Eurostat: la pandemia ha rallentato i flussi

15 Luglio 2021 – Roma – A 137.800 cittadini non-Ue è stato negato il permesso di entrare nell’Unione durante il 2020, mentre 557.500 persone sono state trovate illegalmente presenti nell’Ue. A 396.400 persone è stato ordinato di lasciare il Paese in cui si trovavano: lo hanno fatto in 99.300, di cui 70.200 sono stati riaccompagnati in un Paese non-Ue. Sono i dati che Eurostat diffonde relativamente al 2020, anno che ha segnato un calo in questi numeri rispetto al 2019, a causa delle restrizioni di viaggio e chiusure imposte dalla pandemia. Per esempio, le domande di ingresso respinte hanno avuto un calo del 79% rispetto al 2019 (erano state 670.800). A dire più spesso no nel 2020, è stata l’Ungheria (36.500), seguita da Polonia (28.100), Croazia (14.700) Romania (12.600); destinatari del rifiuto sono stati soprattutto ucraini (56.400), albanesi (13.300) e moldavi (10.200). È calato anche dell’11% il numero di cittadini non Ue trovati risiedere illegalmente nell’Unione: i numeri più alti di illegali rintracciati sono stati registrati in Germania (117.900), Francia (103.900), Ungheria (89.400) e si è trattato soprattutto di ucraini (50.400), siriani (45.700) e marocchini (41.200).

Gli ordini di respingimento emessi sono scesi del 19%; destinatari dei provvedimenti sono stati soprattutto algerini (34.000), marocchini (33.600) e albanesi (23.200). È sceso anche il numero delle persone effettivamente portate fuori dall’Ue (-51%). La Germania ha riportato via 12.300 persone, i Paesi Bassi 8.700, la Grecia 7.000 e la Francia 6.900. Si è trattato soprattutto di albanesi, georgiani e ucraini.

 

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