Tag: Immigrati e rifugiati

Afghanistan: Centro Astalli, l’Europa chiude le porte alla disperazione

1 Settembre 2021 - Roma - Il Consiglio Affari Interni dell’UE dedicato alla crisi in Afghanistan si conclude come “l’ennesima occasione mancata di dare priorità a dignità e diritti, di scegliere la via della solidarietà nei confronti di chi scappa da guerra e persecuzione”. E’ il commento del Centro Astalli che con p. Camillo Ripamonti, sottolinea che “in un tragico gioco degli specchi cui siamo costretti ad assistere da anni, l’Europa si continua a definire in pericolo, sotto attacco e in situazione di perenne emergenza, ritenendo di dover proteggere se stessa da uomini e donne disperati in fuga da guerre e crisi umanitarie“. Il Centro Astalli spinto dagli esiti “deludenti” del meeting europeo di ieri non cessa di chiedere “la fine di accordi di esternalizzazione, proposti anche per gestire la crisi afgana: il fallimento degli ultimi anni, il costo in termini di vite umane e la condizione di ricattabilità in cui ci si va a porre li rendono da ogni punto di vista inadeguati e deprecabili”, “l’apertura di vie di ingresso legali per i richiedenti protezione internazionale dall’Afghanistan e dalle aree di crisi del Mediterraneo”; “programmi di accoglienza e integrazione per quote significative di rifugiati da gestire con meccanismi di corresponsabilità e ripartizione tra tutti gli Stati UE”; “un cambio radicale in politica estera che consenta di mettere al centro la pace e la sicurezza da perseguire con tutti gli strumenti della diplomazia e del dialogo”.

Ancora un naufragio alle Canarie: decine di vittime e di scomparsi

1 Settembre 2021 -

Madrid - Il gommone è stato localizzato alle tre di ieri mattina a circa 18 chilometri al largo del Faro de la Entallada, a Forteventura con il suo carico di disperazione e di morte. Trentun superstiti, 15 donne e 16 uomini, sono stati soccorsi e trasportati dalla Guardia costiera al molo del Porto del Rosario, nell’isola di Fuerteventura. Il corpo senza vita di un giovane è stato subito individuato in alto mare e portato via su un elicottero assieme a un’altra persona in crisi ipotermica, che però non ce l’ha fatta ed è morta prima di arrivare in ospedale. Provenienti dall’Africa subsahariana, i migranti si erano imbarcati sul precario gommone a Tan-Tan, al sud del Marocco, cercando di raggiungere l’arcipelago. E almeno una ventina di persone mancherebbe all’appello, secondo le testimonianze di alcuni dei sopravvissuti. «Assicurano che sull’imbarcazione viaggiavano sessanta persone», confermano fonti della prefettura. Altri hanno raccontato ai sanitari che le vittime durante la traversata, fra le quali ci sarebbero due bambini, sarebbero un numero inferiore. E che i loro cadaveri sono stati lanciati in mare dopo la morte. Caminando Fronteras, la Ong che vigila le chiamate di Sos dei migranti e dei familiari dei “desaparecidos” in mare, attribuisce la contraddizione sul numero di dispersi al fatto erano due gli Zodiac salpati dalla costa di Tan-Tan. «Abbiamo ricevuto due allerte per due gommoni, uno con 59 persone a bordo, l’altro con 42, partiti nello stesso giorno, venerdì, dallo stesso luogo», ha spiegato ad Avvenire la portavoce Siham Korriche. «Abbiamo verificato con i familiari che quella soccorsa a Forteventura è la seconda imbarcazione, c’erano 42 migranti a bordo. Mancano in dieci». Significa anche che altre 59 persone ancora vagano perdute nell’Atlantico. Quella di ieri è la seconda strage di migranti in 72 ore sulla letale rotta fra l’Africa occidentale e l’arcipelago, dopo la tragedia nel fine settimana in cui hanno perduto la vita 29 persone, delle quali 7 erano bambini, dopo 12 giorni di agonia alla deriva. La settimana scorsa, altri undici migranti sono stati dati per dispersi dopo il salvataggio di un altro barcone, che trasportava una quarantina di persone sulla stessa rotta della morte. Dietro le cifre e il rosario di morti ormai quotidiane, la tragedia umanitaria senza fine. Vite e storie di intere famiglie che sarebbero semplicemente cancellate, ingoiate dal mare, se non fosse per chi si impegna a lasciarne costanza. Come Caminando Fronteras, anche la Cruz Roja ha avviato un progetto pilota per aiutare i familiari dei “desaparecidos” nei viaggi dalle coste africane alle Canarie a localizzare i propri cari. «L’obiettivo è dare sostegno alle famiglie separate o i cui contatti si sono visti interrotti dal dramma umanitario», segnala Carlos Ocana, responsabile dell’iniziativa pilota. Con gli aiuti del governo spagnolo, il programma per gli scomparsi nei conflitti, sarà allargato ai migranti, i tanti ingoiati dall’Atlantico, ai quali è stato negato anche il diritto a una sepoltura. (Paola Del Vecchio - Avvenire)

Lesbo: finita la missione estiva di Sant’Egidio

1 Settembre 2021 - Roma - Si è conclusa la missione estiva della Comunità di Sant’Egidio con i profughi dell’isola greca di Lesbo. Non finiscono però il sostegno e la vicinanza ai migranti che restano sull’isola e che vedranno nuove missioni di Sant’Egidio nei prossimi mesi. La Comunità ha trascorso alcune giornate insieme a tutti i circa 200 minori non accompagnati che vivono in 7 case famiglia sull’isola di Lesbo. Sono giovani dai 12 ai 17 anni provenienti da Afghanistan, Somalia, Siria, Iraq, Congo e Guinea Conakry. Hanno percorso da soli il pericoloso viaggio verso l’Europa e oggi sognano un futuro migliore nel continente. Nelle gite, nei pranzi insieme alla tenda dell’amicizia, i ragazzi confidavano i loro sogni, non tanto diversi dai loro coetanei nati in Europa: chi vuole fare il calciatore, chi l’ingegnere. Molti hanno raccontato l’angoscia dei respingimenti in mare, l’apprensione per i genitori e fratelli lontani e spesso in pericolo nei paesi d’origine. La Scuola della pace, uno spazio per i giochi, i colori e l’alfabetizzazione, si è conclusa con una festa dopo un’estate di attività.  

Clamor, “intensificare gli sforzi per proteggere i migranti, tanti quelli scomparsi in Messico”

31 Agosto 2021 -
Roma - La rete continentale dell’America Latina e dei Caraibi Clamor, l’organismo ecclesiale che si occupa di migranti rifugiati e vittime di tratta, in un comunicato, ha espresso la sua solidarietà alle vittime delle sparizioni forzate esortando “gli Stati a intensificare gli sforzi per proteggere la popolazione e garantire i suoi diritti”. Clamor ha indicato, in conformità con la Dichiarazione universale, che una sparizione forzata è definita come “un arresto o trasferimento forzato, contro la propria volontà, di persone che sono private della loro libertà da agenti governativi, gruppi organizzati o da singole persone”. “Vogliano attirare l’attenzione sulle sparizioni di migliaia di migranti nel nostro continente. Ci sono tante rotte e diverse forme di emigrazione irregolare -  prosegue la nota della rete Clamor, firmata dal suo presidente, mons. Gustavo Rodríguez Vega, arcivescovo di Yucatán - tutte piene di rischi e, tra queste, la scomparsa e la morte”. A tal fine, “ricordiamo tutti i migranti scomparsi in Messico. Molti sono stati vittime di stragi, altri, forse, sono tra i resti non identificati e molti di più sono quelli di cui non si sa più nulla”. La rete Clamor chiede ai governanti di tutti i Paesi di ricordare alle loro forze armate militari e a tutte le istituzioni di pubblica sicurezza che "il loro dovere è quello di servire e garantire la sicurezza, non di perseguitare, arrestare, far sparire e uccidere i civili”.

Diocesi Avezzano: disponibilità all’accoglienza dei rifugiati afghani

30 Agosto 2021 -
Avezzano - Anche la diocesi di Avezzano in campo per dare ospitalità e supporto ai rifugiati afghani ospitati presso l’hub di prima accoglienza, il più grande d’Italia (capienza per circa duemila persone), allestito nell’interporto della città abruzzese dalla Croce Rossa (Cri), Esercito e Protezione civile (Dpc). Attualmente nella tendopoli sono ospitate circa 1.300 persone, si tratta di intere famiglie e numerosi bambini. La procedura prevede che all’arrivo a Fiumicino gli afghani vengano “tamponati” e dopo aver ricevuto una prima assistenza trasferiti ad Avezzano dove cominciano il periodo di quarantena (sette giorni). Nell’hub abruzzese vengono visitati, assistiti, accuditi e messi in lista per il vaccino, con l’ausilio di medici e mediatori oltre che del Dpc, della Cri e del personale del commissario per la emergenza. Secondo il programma, l’hub chiuderà entro il 2 settembre prossimo: la permanenza nel centro è di 48 ore, cinque giorni negli alberghi a completamento dei sette giorni di quarantena. Poi lo smistamento nelle varie regioni italiane secondo il piano coordinato dal Governo nazionale. Per il direttore dell’agenzia regionale di Protezione civile regionale abruzzese, Mauro Casinghini, che sta coordinando assieme alla Croce Rossa italiana le operazioni, a lasciare per primi il campo base saranno una settantina di persone che verranno sistemate negli alberghi della provincia dell’Aquila, a partire dalla Marsica. In Abruzzo, secondo quanto si è appreso, dovrebbero rimanere circa 170 persone. “Abbiamo dato subito la nostra disponibilità ad accogliere alcuni di questi rifugiati – conferma al Sir mons. Pietro Santoro, amministratore apostolico della diocesi di Avezzano –. Per questo motivo stiamo cercando, in accordo con la Prefettura, di reperire degli appartamenti dove accoglierli e provvedere poi ad un cammino di integrazione. Ci siamo attivati con la Caritas diocesana e vedremo il da farsi in base ai bisogni e alle necessità. La diocesi è presente, come sempre”.

Mattarella: “soltanto una politica di gestione del fenomeno migratorio dell’UE può essere in grado di governarlo”

30 Agosto 2021 -   Ventotene - “Siamo riusciti per il Covid, dando vita ad accordi e regole condivise di resilienza, dall’acquisizione alla distribuzione centralizzata europea dei vaccini. E anche di questo va dato atto con riconoscenza alla Commissione europea per questa decisione che ha fatto collaborare, e non competere, i Paesi dell’Unione in materia. Ma è singolare che si è riusciti per il Covid - cosa indispensabile e provvidenziale - che non è materia comunitaria come argomenti, e non si sia fatto ancora realmente tanto così per la migrazione”. Lo ha detto ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  a Ventotene, dialogando con gli studenti dopo aver reso omaggio ad Altiero Spinelli, autore, 80 anni fa, con Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi del “Manifesto di Ventotene” per la promozione dell’Unità Europea.  Per Mattarella “questa carenza, questa omissione, questa lacuna, non è all’altezza delle aspirazioni, del ruolo, della responsabilità dell’Unione europea”. Su questo piano molti Paesi “sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti ma così si finisce per affidare la gestione del fenomeno migratorio agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani. È come se si abdicasse, si rinunziasse alla responsabilità di spiegare alle proprie pubbliche opinioni che non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove, lo si cancella, perché quel fenomeno c’è in tutto il mondo ed è epocale, di dimensioni sempre maggiori. Non è ignorandolo che lo si può contrastare o cancellare; va governato. Ma per governarlo occorre avere senso di responsabilità, sapere spiegare alle proprie pubbliche opinioni che cosa va fatto”. Per Mattarella il fenomeno migratorio va governato “con regole di accessi ordinati, legali, controllati” evidenziando anche un aspetto etico: “io devo confidare di essere sorpreso dalla posizione di alcuni movimenti politici e di alcuni esponenti nei vari Paesi d’Europa, dell’Unione rigorosi nel chiedere il rispetto dei diritti umani a Paesi lontani, ma distratti di fronte alle condizioni e alle sofferenze dei migranti. E non di qualunque tipo di migranti, ma migranti per persecuzioni, per fame, perché i mutamenti climatici hanno sconvolto il loro territorio”. In questi giorni “c’è – ha detto ancora il presidente della Repubblica - una cosa che sinceramente appare sconcertante: si registra, qua e là nell’Unione Europea, grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non gli accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione”. Per Mattarella in questa materia l’Unione deve avere “finalmente una voce unica, deve sviluppare, in maniera maggiore di quanto non sia avvenuto fin qui, un dialogo collaborativo con altre parti del mondo, particolarmente con l’Africa per governare insieme questo fenomeno. Soltanto una politica di gestione del fenomeno migratorio dell’Unione può essere in grado di governarlo in maniera ordinata, accettabile, legale senza far finta di vedere quel che avviene per ora, così da non essere in poco tempo travolti da un fenomeno ingovernabile, incontrollabile”. (R.Iaria)

Caritas-Migrantes Piemonte: pronti ad accogliere i profughi afghani

27 Agosto 2021 -
Torino - È comune e diffusa in questi giorni la preoccupazione per la situazione venuta a crearsi in Afghanistan proprio quando pensavamo che gli ultimi venti anni avessero fatto maturare semi stabili di cambiamento. Prima che gli assetti geopolitici sono le condizioni di vita delle persone che destano apprensione e che stanno mettendo in moto una vera mobilitazione in tante parti del mondo, Italia compresa. L’arrivo dei voli militari che realizzano un’operazione definita tecnicamente di “evacuazione” e la conseguente necessità di trovare una prima ed immediata sistemazione per le circa 2500 persone interessate ha portato a cercare – e talora trovare – disponibilità anche da parte di comunità e gruppi ecclesiali. Grazie all’azione di coordinamento del Ministero e delle Prefetture i posti di accoglienza sono stati tutti trovati utilizzando le reti del Sistema Accoglienza Integrazione (SIA) e dei Centri Accoglienza Straordinaria (CAS) già attive sul territorio e di cui fanno parte anche alcune realtà del mondo ecclesiale, piemontese compreso. Non c’è, dunque, una urgenza per trovare subito nuove sedi. Abbiamo il tempo per costruire e coordinare il meglio possibile le disponibilità che le comunità cristiane possono mettere in gioco. Il tempo consente anche di poter coordinare le iniziative a livello di ogni diocesi, soprattutto interloquendo con Migrantes e Caritas delle singole Chiese. In effetti i termini del discorso potrebbero aggravarsi nei prossimi mesi quando arriveranno alle nostre frontiere nuovi gruppi di profughi o richiedenti asilo anche provenienti dall’Afghanistan. Il ponte aereo termina con la fine della presenza americana a Kabul. Da quel momento è pensabile che una parte della popolazione cercherà di uscire dal paese verso punti di raccolta in Iran, Pakistan, Turchia. Qualcuno prenderà la strada della rotta balcanica dove sono stati bloccati altri uomini nei mesi scorsi anche per lungo tempo. Se sarà possibile mettere in atto i cosiddetti corridoi umanitari questi partiranno da uno dei paesi di prima accoglienza e non dall’Afghanistan direttamente. Le persone interessate a questa fase saranno certamente più povere, meno tutelate, più esposte al traffico di esseri umani. E, arrivando in Italia, entreranno nella procedura usuale di richiesta di accoglienza, senza avere canali preferenziali. Per dare risposte di accoglienza di qualità allora sarà presumibilmente necessario aumentare il numero di posti disponibili e la capacità di farsi carico delle persone per dare loro pieno inserimento e prospettive di futuro. Serviranno case, ma anche e soprattutto relazioni, sostegno, accompagnamento, inserimento lavorativo, sostegno alla mobilità verso l’Europa. E questo non solo per chi proviene dal paese asiatico oggi sotto i riflettori. Stanno arrivando sulle coste del sud numeri importanti di persone in fuga da altre aree di crisi, e continuano anche i respingimenti alle frontiere a nord del nostro paese con la conseguente permanenza nelle nostre valli alpine di gruppi di persone sempre più numerosi. È bene che le comunità territoriali, cristiane soprattutto, inizino fin da subito a muoversi e progettare su questa prospettiva di medio termine, senza concentrarsi ed agire esclusivamente sui primi arrivi degli scorsi giorni. I contatti continui con le Prefetture consentiranno di monitorare i bisogni, ma dovremo essere capaci di farci trovare pronti, senza improvvisazioni e senza fughe individualistiche. Occorre rafforzare la rete sia per non prestare il fianco ad una deleteria supplenza, sia per dare efficacia ad una azione complessa e delicata perché inerente alla vita delle persone. Serve dare del tempo individuale e comunitario alla preghiera e all’approfondimento dei vari elementi del fenomeno, senza lasciarci tentare dalle facili semplificazioni o dall’immediata emozione. Caritas e Migrantes si stanno proponendo per chiedere in ogni sede opportuna l’attivazione di forme temporanee di protezione per gli afghani già presenti in Italia che rischiano di essere rimandati a casa: in Europa sono a rischio di rientro in 280 mila, di cui 60 mila donne. Viene anche chiesta l’interruzione dei respingimenti in frontiera sulla rotta balcanica per evitare un altro inverno come quello disumano vissuto nel 2020. Un ultimo consiglio, che è anche una richiesta: non intraprendiamo progetti né preventiviamo attività – ivi comprese le raccolte di generi primari – senza prima esserci coordinati con la rete Caritas e Migrantes. Insieme saremo più efficaci e meglio parole di Vangelo. (Pierluigi Dovis, Delegato regionale Caritas Piemonte - Sergio Durando, Responsabile regionale Migrantes Piemonte)

Migrantes Cassano Ionio: continua il primo corso di alfabetizzazione per stranieri

27 Agosto 2021 - Cassano allo Ionio - Iqbal, Babucarr, Sher, Jahan, questi sono soltanto alcuni dei venti allievi  tra marocchini, pakistani e ghanesi, che si sono iscritti e stanno partecipando attivamente al primo corso di alfabetizzazione per stranieri organizzato dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Cassano Allo Ionio. La volontà di svolgere questo corso ha incontrato a pieno la disponibilità del vescovo, mons. Francesco Savino, sempre sensibile a tali tematiche. Età media 27, il più “grande” tocca le cinquanta primavere circa, il più piccolo appena diciannove. Tanta volontà e allegria nel recarsi presso i locali del Seminario Vescovile "Giovanni Paolo I", sede del corso. Echeggiano nelle scale suoni indistinguibili di idiomi che raccontano esperienze, sensazioni ed emozioni di una giornata trascorsa, per i più, tra i campi della Piana di Sibari per guadagnare il pane per sfamare la famiglia, spiegano alla Migrantes diocesana. Ma "la stanchezza non la vince sulla voglia di imparare consapevoli del fatto che conoscendo al meglio la lingua italiana possono avere un mezzo in più per integrarsi e provare a sbarcare il lunario". Quaderno e penna e tanta attenzione per ascoltare la docente,  Veronica Schifini, che sta "consegnando loro le regole di grammatica, sintassi e civiltà della nostra lingua per facilitare loro la vita all’interno della nostra comunità".

Fano: domani lo spettacolo “Via da Casa”

27 Agosto 2021 - Fano - Anche Fano partecipa  alla manifestazione regionale “Se vuoi la pace prepara la pace” promossa dall’Università della Pace e cofinanziata dalla Regione Marche che quest’anno giunge alla sua IX edizione. Lo fa attraverso la rete di associazioni della Scuola di Pace “Carlo Urbani” della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola che sabato 28 agosto alle ore 21 ospiterà nel suggestivo Chiostro del Seminario di via Roma lo spettacolo “Via da Casa – Migrazioni e cambiamenti climatici” attraverso parole, musica e teatro a cura del Gruppo Fuoritempo di San Michele al Fiume e del gruppo musicale Nineteen Fourth. L’iniziativa, che gode anche del patrocinio gratuito del Comune di Fano-Assessorato alla Pace, è pensata per riflettere in chiave artistica e culturale sul difficile tema del rapporto tra migrazioni e impatto ambientale causato dall’uomo e dalle sue attività. L’iniziativa è gratuita ma, in ottemperanza alle norme anti Covid-19, è necessaria la prenotazione tramite la mail gruppo@fuoritempo.info, oppure attraverso l’evento Facebook dedicato o chiamando il numero 391/1485502. Venti posti potranno essere prenotati in loco la sera stessa dell’evento dalle ore 20.45.

La “pagella in tasca”: l’Agenzia Onu lancia il progetto con il contributo della Fondazione Migrantes

27 Agosto 2021 - Roma - Una “pagella in tasca”, per permettere ai ragazzi rifugiati di arrivare in Italia e poter proseguire gli studi. Il progetto, promosso da Intersos, Unhcr e Agenzia Onu, partirà a settembre, quando giungeranno i primi cinque minori non accompagnati che saranno ospitati da famiglie affidatarie di Torino. L’ingresso dei giovani migranti verrà consentito attraverso un visto per motivi di studio e riguarderà, in tutto, 35 rifugiati in Niger tra i 15 e i 17 anni. La “pagella” sarà un canale di accesso in Italia regolare e sicuro: i minori potranno così continuare a studiare senza rischiare la vita affidandosi ai trafficanti di persone per affrontare il viaggio nel Mediterraneo. Il progetto, riconosciuto dai ministeri dell’Interno, degli Esteri e del Lavoro, e dal Comune di Torino, coinvolge famiglie e organizzazioni del privato sociale nell’accoglienza e nella promozione dei percorsi di inclusione dei minori: c’è, quindi, una forte partecipazione della società civile accanto alla presa in carico istituzionale. «Con questo progetto lavoriamo a due obiettivi: aumentare le opportunità di accesso all’educazione per i ragazzi e le ragazze rifugiate e ampliare i canali di accesso sicuri per chiedere asilo» ha detto Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per Italia, Santa Sede e San Marino. «È importante creare le condizioni per accogliere in modo sicuro e pianificato i giovani rifugiati offrendo loro la possibilità di studiare in Italia e, allo stesso tempo, sottraendoli ai rischi connessi a viaggi tanto disperati quanto pericolosi». Il progetto è stato realizzato con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana nell’ambito della campagna “Liberi di partire, liberi di restare - Fondi 8 per mille Chiesa cattolica”, della Fondazione Migrantes, di Acri e Fondazione Compagnia San Paolo

Afghanistan: a Catanzaro, la diocesi con Caritas e Migrantes aprirà le porte ad intere famiglie

27 Agosto 2021 - Catanzaro - Da giorni, ormai, scorrono dinanzi ai nostri occhi foto, video che ritraggono immagini di un mondo che avremmo voluto diverso e che continua a nutrirsi di odio e discriminazione. Immagini del fallimento dell’uomo nei confronti di altri esseri umani, la mancanza di responsabilità dei poteri forti verso gli ultimi, i più deboli. Solo qualche mese fa il Presidente americano, Biden,, annunciava il ritiro delle truppe americane dalla missione in Afghanistan entro l’11 settembre ed è bastato raggiungere al 90% questo obiettivo per vedere vanificato, ad opera dei talebani, quanto era stato ottenuto. Ma a causa di chi o di che cosa è accaduto tutto questo? Di chi sono le colpe? E’ questo ciò su cui ci si interroga da giorni…l’abbandono degli stati forti, anni di impegno buttati via…probabilmente, invece bisognerebbe interrogarsi se quell’aiuto portato avanti era realmente la risposta giusta al problema o se piuttosto fosse necessario partire dal dialogo, lanciato dall’appello recente di Papa Francesco “…pregare il Dio della Pace affinché cessi il frastuono delle armi e sia trovata una soluzione al tavolo del dialogo…solo così le martoriate popolazioni di quel Paese potranno tornare alle proprie case e vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco”. Dialogo dal latino dialogus, composto da dià “attraverso” e logos, “discorso” indica il confronto verbale che attraversa due o più persone come strumento per esprimere sentimenti diversi e discutere idee. Ci siamo mai messi realmente in ascolto dei bisogni di questa popolazione? Abbiamo realmente pensato a come accoglierli nel rispetto della loro diversità culturale? L’accoglienza, è questo il punto cruciale su cui la Diocesi di Catanzaro-Squillace e l'arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, stanno cercando di dare risposte efficaci. Di fatti, l’accoglienza di chi arriverà attraverso le evacuazioni o, in futuro, attraverso la rotta balcanica o via mare, non potrà essere lasciata alla buona volontà delle centinaia di persone che stanno chiedendo di ospitare afghani, ma sarà gestita dal Ministero dell’Interno, il quale ha già dato rassicurazioni sul fatto che i sistemi SAI e CAS possono sopperire all’esigenza di posti di accoglienza. La diocesi di Catanzaro-Squillace, sensibile al dramma che sta vivendo il popolo afghano, e in direzione di un’attenzione sempre costante agli ultimi che mons. Bertolone porta avanti dall’inizio del suo mandato e di cui si è fatto sempre portavoce, si sta preparando all'accoglienza concreta e fattiva di persone in arrivo nella nostra terra in cerca di protezione. La diocesi aprirà le porte ad intere famiglie, con particolare attenzione alle categorie più fragili, bambini e donne. Il Vicario Generale indirizzerà una lettera a tutti i parroci per chiedere loro di segnalare case canoniche vuote o appartamenti non utilizzati, anche in uso a privati, ed anche se ci sono famiglie disponibili ad accogliere piccoli nuclei familiari o anche solo mamma e bambini. Non sarà un’accoglienza gestita in maniera estemporanea ed improvvisata ma coordinata da una realtà ecclesiale che nella diocesi ha fatto dell’accoglienza le fondamenta del proprio servizio, ovvero la Fondazione Città Solidale onlus che gestisce attività e servizi per conto della diocesi ed in stretta collaborazione con la Caritas Diocesana e l’Ufficio Migrantes. Inoltre, Città Solidale metterà a disposizione anche le strutture SAI da essa gestite e già attive nella Provincia (nei Comuni di Gasperina, Catanzaro, Squillace, San Sostene, Girifalco, Satriano) ed anche quelle che saranno a breve avviate (nei Comuni di Tiriolo, Settingiano e Davoli), in linea con quanto indicato dal Ministero dell’Interno. La Migrantes Diocesana continuerà a dare il suo contributo anche in questo percorso e   segnalerà all'ufficio Migrantes Nazionale della CEI la disponibilità e l'impegno della diocesi a collaborare e mettere in atto le linee guida che saranno impartite dal Ministero dell’Interno, della Caritas Italiana e dalla stessa Migrantes Nazionale. Città Solidale, inoltre, impegnata anche nell’ambito della formazione ed informazione, svilupperà un'azione sinergica di sensibilizzazione sul territorio, coinvolgendo parrocchie, scuole, associazioni, affinché le azioni di intervento e risposta siano frutto di un lavoro di rete mirato ed efficace, sempre nel rispetto degli orientamenti che saranno dati dalle Istituzioni preposte (Prefettura, Questura …). Una rete tra diverse realtà per offrire risposte concrete e diventare realmente “operatori di pace”, attraverso la via alternativa che ci indica Papa Francesco: “Prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata sui rapporti di fratellanza”. È proprio questo concetto di cura che la Diocesi di Catanzaro-Squillace ha fatto suo ed intende portare avanti anche in questa circostanza. (don Piero Puglisi - Direttore Migrantes Catanzaro-Squillace)   Ufficio Comunicazione e Stampa Città Solidale  

Afghanistan: Scalabriniane, attuare politica delle “porte aperte”

26 Agosto 2021 - Roma - “Sempre più persone oggi si preoccupano di quanto sta avvenendo in Afghanistan, soprattutto per il grande pericolo a cui sono esposte le donne. Il mondo delle istituzioni, della cooperazione internazionale, deve essere sempre più convinto che la soluzione principale è quella delle porte aperte, per aiutare le tante persone che stanno richiedendo asilo. Lo stiamo vivendo in questi giorni nella piccola isola di Lesbo, in Grecia, dove nella missione svolta dalla nostra congregazione, possibile grazie alla partecipazione a un progetto della Comunità di Sant’Egidio, vediamo tanti afghani preoccupati e segnati per tanto dolore. Alle spalle hanno il terrore, davanti a loro c’è l’ansia di non poter avere un futuro”. E’ quanto dichiara in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane evidenziando che “la questione afghana apre a un problema complesso e difficile da risolvere nel mondo, legato alle violenze di genere. Alla crisi che si è aperta - ha aggiunto sr. Neusa - riteniamo opportuno come sia necessario rispondere con l’appello al dialogo fatto da Papa Francesco. Preghiamo per loro, per tutti gli afghani, con la speranza che anche le persone più fragili e in situazione di vulnerabilità possano vivere in pace e sicurezza. Rispondere a loro, come ai tanti rifugiati siriani e di altre parti del mondo, è un impegno fondamentale. Non possiamo lasciarli soli, ecco perché è importante mettere in atto sia gesti di meditazione e preghiera sia azioni in grado di coinvolgere le istituzioni a diversi livelli”. (R.I.)
 

Afghanistan: Ccme, procedure rapide di asilo in Ue

26 Agosto 2021 - Roma - Evacuazione immediata delle persone più vulnerabili dall’Afghanistan, con particolare attenzione anche alle minoranze a rischio di persecuzione. Assistenza umanitaria nel Paese e nei Paesi limitrofi con l’impiego di personale femminile in grado di raggiungere donne e bambine. Attivazione di ogni canale diplomatico possibile, anche se il dialogo deve avvenire “nell’interesse del popolo afghano” e “a condizione del rispetto dei fondamentali diritti umani”. E infine, consentire nei Paesi europei procedure rapide per l’accesso all’asilo e stoppare immediatamente ogni processo giudiziario di rimpatrio forzato in patria. È il “pacchetto” delle priorità contenute in un Documento elaborato dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), organismo a cui aderiscono anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza delle Chiese in Europa (Kek), “per una risposta dell’Ue alla situazione in Afghanistan”. “La stragrande maggioranza degli sfollati afghani – scrive il Ccme nel documento – sarà probabilmente ospitata nei Paesi vicini, come è avvenuto in decenni di sfollamento dall’Afghanistan”. I numeri sono già chiari: a luglio 2021, l’Iran ha ospitato 800.000 rifugiati registrati e fino a 3 milioni di sfollati afghani. In Pakistan i rifugiati registrati sono 1,4 milioni. Cifra che può arrivare fino a 2 milioni di altri sfollati afghani non registrati nel Paese asiatico. “Queste cifre – si legge nel documento – aumentano di giorno in giorno. Ci sono, inoltre, quasi 5,5 milioni di sfollati interni nel Paese”. “In questo contesto, è fondamentale che la piccola percentuale di sfollati che arriva in Europa abbia accesso rapido a una procedura di asilo equa, in linea con gli obblighi degli Stati europei ai sensi del diritto dell’Ue e della legge internazionale”. “Evacuare il più rapidamente possibile e il maggior numero possibile di persone che sono a rischio immediato per la loro  sicurezza” è la priorità sottolineata dalla Commissione che include nella lista le donne e le bambine, come pure i membri delle minoranze a rischio di persecuzione. Riguardo invece ai negoziati di dialogo, il Ccme scrive: “Il dialogo con tutti gli attori interessati in Afghanistan è importante se è nell’interesse del popolo afghano. Tuttavia, a parte l’assistenza umanitaria, tutte le altre forme di cooperazione con qualsiasi potenziale governo futuro devono essere subordinate al rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani, in linea con gli obblighi internazionali dell’Afghanistan e dell’Ue”. Il documento mette poi in guardia i politici europei da ogni strumentalizzazione politica della situazione afghana per “alimentare panico e paura verso le persone che cercano protezione” e per legittimare politiche pre-esistenti di chiusura delle frontiere. (Sir)

Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, in prima mondiale anche una squadra di rifugiati

26 Agosto 2021 - Roma - Parfait Hakizimana, lottatore di taekwondo burundese, Anas Al Khalifa, canoista siriano, Alia Issa, anche lei di origine siriana, specialista in una disciplina di lancio e prima “para-atleta” donna rifugiata di sempre, Ibrahim Al Hussein, nuotatore siriano, Shahrad Nasajpour, lanciatore del disco iraniano, e infine Abbas Karimi, afghano, un secondo nuotatore. Sono i sei atleti della Squadra paralimpica di rifugiati che partecipa ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Se alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 aveva già partecipato un team di rifugiati, è la prima volta che ne gareggia uno anche ai Giochi Paralimpici. Alle Paralimpiadi di Rio, infatti, grazie alla collaborazione fra International Paralympic Committee e UNHCR avevano potuto partecipare solo due rifugiati sotto la bandiera della Squadra indipendente. Ancora una volta nel raccontare le storie, il coraggio dei sei atleti dei Paralympic Games e il significato della loro rappresentanza è facile scivolare sulle bucce della retorica, dei luoghi comuni, del rischio di chetare per una manciata di giorni, con lo spettacolo e la condivisione di un rito globale, la cattiva coscienza di grandi istituzioni e di una “comunità internazionale” che includono ai massimi livelli pochi singoli ma intanto sono incapaci di fermare i meccanismi e le violenze che in giro per il mondo producono sempre più sradicati e persone in fuga. Però, nonostante tutto, è ancora possibile ricordare qualche briciola di verità, magari facendo la tara del… “di troppo”. La presenza di questi sei giovani atleti «sulla scena mondiale segna un momento storico per oltre 12 milioni di rifugiati, sfollati e richiedenti asilo che vivono con disabilità in tutto il mondo – ha detto Filippo Grandi, l’alto commissario ONU per i rifugiati -. Le persone costrette allo sradicamento forzato e che convivono con una disabilità possono essere maggiormente a rischio di discriminazione, violenza e sfruttamento. Ma nonostante queste sfide, i rifugiati con disabilità sono agenti di cambiamento positivo, anche nel campo del “parasport”». Per l’UNCHR lo sport aiuta a combattere lo stigma e la discriminazione anche in questo campo, sfidando «i pregiudizi su ciò che le persone con disabilità costrette alla fuga possono e non possono fare, e offrendo opportunità di inclusione e responsabilizzazione». (Giovanni Godio – www.viedifuga.org)    

Corso Migrantes a Loreto: accoglienza, fragilità, ospitalità, incontro…

26 Agosto 2021 - Loreto - Dire “Accoglienza” in un tempo incerto per cui le identità si irrigidiscono. Questa la sfida che attende le comunità cristiane all'insegna  della Laudato sii e della Fratelli Tutti. E che il prof. Strona, prete diocesano di Fabriano e docente all'istituto teologico marchigiano di Ancona, ha consegnato nel terzo giorno del corso di Alta Formazione della Fondazione Migrantes in corso, fino a domani, a Loreto. “Fragilità” è ciò che si può infrangere e al tempo stesso si sente di proteggere come prezioso. Condizione dell'uomo acuita dall'essere migrante, come Abramo, come Dio stesso in Gesù, migrante tutta la vita. La risposta è “l’ospitalità”, superata la istintiva diffidenza verso il diverso, da hostes a hospes, in un passaggio liberante e apportatore di meravigliosi sviluppi, se ci si mette in gioco come umanità vera. “l’incontro”, risultato arricchente per entrambi, che davvero può dare una svolta alla storia del mondo, da intendere sempre più come casa comune, che riguarda tutti: nessuno si senta escluso p. Aldo Skoda, ha inteso dire del cambiamento da fare per una chiesa sempre più inclusiva, che intende superare il vocabolario dell’ “emergenza” migratoria, per cui il migrante è un pericolo...o è utile per il sistema economico che schiaccia lui e i penultimi, i poveri del posto, che lo vedono come il nuovo nemico. Se “ideologia” è il modo di leggere la realtà con i modi di pensare umani, “teologia” è farlo con la luce della parola di Dio. Perché per come si legge... così si decide ed agisce: la fase performante della teologia cambia il mondo per come lo vuole  Dio, che ci ha già dato l'esempio incarnandosi. Che noi possiamo seguire costruendo comunità capaci di accompagnare questi nostri fratelli: convincerci che ce la possiamo fare a migliorare questo nostro mondo. E un esempio davvero convincente ce lo ha dato il gruppo parrocchiale di Monticelli, Ascoli Piceno. Un grande circo, 70 persone, mezzi e animali bloccati dalla 'grande serrata' causata dal covid: le spese per mangiare senza il guadagno degli spettacoli! Ma la parrocchia si organizza, sensibilizza, procura cibo e gasolio. Alla generosità della gente corrispondono gli spettacoli gratuiti dei circensi in presenza e on line: una vera amicizia con migliaia di risposte di gratitudine e amicizia. Comunione e cresime dei ragazzi del circo celebrate in parrocchia diventa un bellissimo compimento della solidarietà: una risposta bellissima a un problema come quello della pandemia! (don Alberto Balducci – Migrantes Jesi)

Afghanistan: la Chiesa di Bari-Bitonto pronta ad accogliere chi fugge

25 Agosto 2021 - Bari – Una lettera per comunicare la costruzione di una rete di accoglienza diocesana per gli afghani in fuga. L’ha scritta alle comunità parrocchiali della diocesi di Bari – Bitonto la Caritas diocesana per comunicare che l’iniziativa è promossa insieme all’Ufficio Migtrantes. “Vorremmo prepararci a possibili accoglienze di famiglie o singoli soprattutto attraverso corridoi sanitari e umanitari (non ancora attivi). In collaborazione con l’ufficio Migrantes, al momento – si legge nella lettera - riteniamo opportuno costruire una rete di accoglienza diocesana per far fronte tempestivamente a questa emergenza umanitaria che non può lasciarci indifferenti”. I firmatari della lettera chiedano di segnalare eventuali disponibilità  di appartamenti o strutture consone per le eventuali accoglienze che “le vostre realtà  potrebbero mettere a disposizione. In particolar modo vorremmo individuare da 2 a 5 appartamenti per nuclei familiari e strutture dove poter far convivere 5-6 persone al massimo per ciascuna”.

Afghanistan: a Genova 20 posti letto presso il Seminario

25 Agosto 2021 - Genova –  La Chiesa di Genova è pronta ad accogliere famiglie afghane mettendo a disposizione, in una prima fase, circa 20 posti letto presso il Seminario Arcivescovile “Benedetto XV”, posti che potrebbero ampliarsi in caso di maggiore necessità. “Si tratta di una prima disponibilità – spiega Mons. Andrea Parodi, Vicario Episcopale per il servizio della Carità – a cui stiamo lavorando in costante confronto con il Comune di Genova e la Prefettura, tenuto conto della continua evoluzione di questi giorni così drammatici. Sono posti destinati in primo luogo alle famiglie, con tutta probabilità una parte di quelle attualmente accolte a Sanremo”. Intanto non si è fatta attendere la risposta dei genovesi: fin dai primi giorni giungono quotidianamente agli uffici della Caritas Diocesana disponibilità ad accogliere in appartamenti privati, offerte di lettini per bambini e di altri beni di prima necessità. “Ringraziamo davvero tutti costoro per la capacità di condivisione – commenta Mons. Parodi -. In questo momento però la situazione è ancora molto fluida ed è difficile precisare quali siano i beni materiali di cui c’è maggiormente bisogno. Come sempre nelle prime fasi di un’emergenza, è bene avere un quadro più preciso perché ogni aiuto sia ben calibrato e davvero utile”.

Afghanistan: la Chiesa di Napoli pronta ad accogliere

25 Agosto 2021 - Napoli – “Di fonte alla grave crisi umanitaria che sta scuotendo le coscienze degli uomini di buona volontà di tutto il mondo, la Chiesa di Napoli è pronta ad accogliere quota parte dei profughi che arrivano in Italia dall’Afghanistan”. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia che si dice “particolarmente colpito dal dramma che stanno vivendo donne, bambini ed interi nuclei familiari che, per difendere i legittimi diritti alla libertà, alla vita ed al futuro, sono costretti a lasciare la propria terra ed i propri affetti”.

Protezione temporanea per due anni: la direttiva Ue che apre all’accoglienza

25 Agosto 2021 -

Il dramma dell’Afghanistan, con migliaia di persone in fuga verso il Vecchio continente, tiene banco a tutti i livelli e mentre l’Italia, con l’Operazione Aquila 1, ha già portato nel nostro Paese 1.990 persone (tra cui 547 donne e 667 bambini) le capitali europee fanno i conti da Ferragosto con il mutato scenario geopolitco legato all’esodo di massa da Kabul. Esistono precedenti? C’è chi evoca la crisi del Kosovo negli anni Novanta, chi lo spostamento di 10mila cittadini provenienti dalla Tunisia dopo le primavere arabe, chi l’esodo dei cittadini siriani accolti in Germania nel 2015. Oggi se ne parlerà anche al Tavolo asilo che in Italia riunirà diverse associazioni impegnate nei piani di accoglienza.

La proposta è stata lanciata dall’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e riguarda un testo che non è mai stato applicato. La Direttiva 2001/55 permette infatti un’azione controllata dell’Ue in caso di afflusso massiccio di gruppi di persone che siano in fuga da un pericolo grave nel proprio Paese. Per Emilio De Capitani, ex segretario della Commissione parlamentare Libertà pubbliche del Parlamento europeo tra il 1998 e il 2011, profondo conoscitore dei meccanismi comunitari, «siamo di fronte a uno strumento flessibile, che consentirebbe alle autorità continentali di fare un salto di qualità. Non più solo misure di contrasto, come succede oggi con Frontex, ma finalmente azioni che interpretino la solidarietà concreta verso le persone». In questo senso, la Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo non è sufficiente, perché è pensata per rispondere ai bisogni di protezione delle singole persone senza che però si riescano a risolvere i nodi legati ai movimenti di massa. L’obiettivo deve dunque essere quello di 'aiutare' i cittadini afghani in fuga, come stabilisce l’articolo 2d, a uscire dal proprio Paese assicurando loro il diritto a una protezione temporanea fino a due anni. La Corte di Giustizia nel 2017 ha peraltro già dichiarato che le misure temporanee come questa «possono sospendere o modificare anche la legislazione Ue vigente»: si creerebbe dunque lo spazio per sospendere o emendare provvisoriamente «la legislazione europea, come lo stesso regolamento di Dublino». Nessun vincolo d’accoglienza, ad esempio, sui Paesi di primo approdo come accade adesso per i normali flussi migratori dal Mediterraneo, ma una condivisione complessiva dei carichi d’ospitalità tra i vari Stati. Lo stesso varrebbe per il rilascio di visti umanitari, che potrebbe avvenire anche nei consolati dei Paesi vicini all’Afghanistan evitando così viaggi pericolosi per i profughi. Il punto resta quello di un’azione politica efficace: se è vero ad esempio che i ministri degli Interni dei Ventisette non vogliono un’azione coordinata, è anche vero che da tempo si discute sul rafforzamento di organismi come l’Easo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, che potrebbe essere chiamato a un ruolo-chiave adesso nell’attuazione delle misure di protezione per i cittadini afghani. Nel frattempo, e ciò riguarderà in particolare l’Italia, occorrerà capire come ridefinire il sistema d’accoglienza Sai già presente nei territori alla luce dei nuovi arrivi, partendo dal fatto che molti sindaci a nome delle loro comunità hanno già dato una disponibilità. Quel che è certo, in ogni caso, è che per attivare queste misure di emergenza, a partire dalla Direttiva del 2001, occorrerà a livello europeo un’iniziativa degli Stati membri 'volonterosi' nei confronti della Commissione. Un percorso a tappe, insomma, che grazie alla mobilitazione della società civile in questi giorni di fatto è già partito. (Diego Motta – Avvenire)

Migrantes: ieri la seconda giornata del corso a Loreto su “Città comune da costruire e custodire”

25 Agosto 2021 - Loreto - La seconda giornata del corso di Alta Formazione, promosso a Loreto dalla Fondazione Migrantes, cui stanno partecipando una sessantina di direttori e collaboratori degli Uffici diocesani ha avuto come tema la "Città comune da costruire e custodire". Sfida cui anche la Chiesa è chiamata a partecipare attivamente. La giornata si è aperta con una meditazione del vescovo di Loreto,  mons. Fabio Dal Cin, che a partire dalla reliquia della Casa di Maria su cui si è strutturato il Santuario di Loreto  ha condotto in una meditazione sul Vangelo dell’annunciazione come primo luogo in cui i cristiani riconoscono l’agire di un Dio Trino, plurale e uno al tempo stesso nell’agire per la salvezza dell’uomo, impegnato nella storia della salvezza nella prospettiva della comunità credente, a servizio del Regno, dell’umanità tutta. Di un “noi” sempre più grande, a immagine di Dio. La prima riflessione è stata offerta dal prof. Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente all’Università degli Studi di Milano che in dialogo con p. Aldo Skoda ha permesso di lavorare sul tema di Cittadinanza e integrazione. Molti gli spunti per la comprensione di una cittadinanza dai molteplici volti: non solo legata al riconoscimento meramente legale, ma cammino progressivo di impegno personale e civile verso un riconoscimento da un lato, e un impegno di partecipazione attiva dall’altro. Nel caso dei migranti la sfida è sempre aperta. Diverse nazioni europee hanno messo in pista percorsi differenti e nel caso italiano dove la politica sembra faticare ad investire con maggiore impegno, si assiste a processi partecipativi dal basso che paiono più coraggiosi. Si sono messe in luce la partecipazione associativa, sindacale, religiosa, del volontariato, quali forme una cittadinanza reale da costruire insieme. Se da un lato si attende ancora con fiducia la formulazione di una nuova legge di cittadinanza più conforme alla realtà, lungimirante e benefica per il Paese, dall’altra anche la Chiesa si sente impegnata in quei “processi di cittadinizzazione” possibili che passano per la società civile, l’associazionismo e anche le comunità credenti. La seconda riflessione è stata offerta dalla prof.ssa Paola D’Ignazi, docente dell’Università di Urbino su “Condizione migratoria e percorsi di cittadinanza: l’esperienza delle prime e seconde generazioni”. Nel suo intervento sono risuonate soprattutto le storie e i volti di molte persone intervistate e accompagnate nel corso degli anni che hanno arricchito l’esperienza e la riflessione della docente sul tema migratorio e di cittadinanza. Si è sottolineato particolarmente come l’esperienza migratoria sia in generale anche traumatica sul piano psicologico della percezione di sé, sul piano affettivo, cognitivo, sociale, relazionale. Un ascolto profondo, graduale e paziente, è necessario per lasciare emergere ed accompagnare le dinamiche profonde personali che permettono un accompagnamento positivo e costruttivo in una relazione che è fortemente facilitata da esperienze di amicizia e fiducia laddove si riesce a costruire una “casa” in cui sentirsi accolti e riconosciuti. E’ uno sguardo che ben oltre la questione del riconoscimento legale ed impegna il singolo e la società in una relazione adulta e progressiva. Nel pomeriggio è stata l’Associazione "Agevolando" , con sede a Bologna, ma che opera in vari luoghi d’Italia, a portare esperienze concrete di integrazione e cittadinanza e di tutto un lavoro che l’associazione promuove nel valorizzare i giovani che uscendo dal sistema di accoglienza (care leavers) possono divenire protagonisti e formatori verso la società nel restituire un messaggio positivo e competente - per propria esperienza - circa le modalità che più aiutano il processo di integrazione dei migranti coinvolti. Con Silvia Sanchini che ha parlato dell'associazione è stato il giovane Alpha Oumar Diallo a testimoniare la propria esperienza e lanciare messaggi positivi di riflessione ed esortazione sul tema. Mons. Giuseppe Orlandoni, vescovo emerito di Senigallia, ha presieduto la Celebrazione eucaristica nel Santuario a conclusione della giornata. (don Sergio Gamberoni)