Tag: Immigrati e rifugiati

Un’altra doppia strage in mare

22 Dicembre 2021 - Milano - Ancora morti nel Mediterraneo. Almeno 163 persone sono annegate nell’ultimo fine settimana davanti alle coste della Libia nel tentativo di raggiungere l’Italia. L’ennesima tragedia annunciata alle porte della 'fortezza Europa'. «Da quello che abbiamo saputo, si tratta di due barconi di legno – spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni – in un caso ci sono stati 102 dispersi al largo di Surman, con 8 sopravvissuti di cui sette uomini e una donna. Nell’altro caso, al largo di Sabratha, la guardia costiera libica ha recuperato 61 corpi senza vita. In tutto ci sono 210 sopravvissuti (tra cui 35 donne e 10 bambini) che non abbiamo ancora capito se sono stati recuperati in mare o direttamente dal barcone». Si tratta perlopiù di migranti provenienti dal Mali e dal Senegal e partiti dalle coste di Sabratha. «In tutto sono 1.508 le persone morte nel 2021 lungo la rotta del Mediterraneo centrale, la più pericolosa nel mondo» aggiunge Di Giacomo. Intanto è sempre più drammatica la situazione in mare. Nell’ultima settimana, dal 12 al 18 dicembre, ci sono stati circa 900 arrivi in Italia e la cosiddetta guardia costiera libica ha intercettato 466 persone in mare e riportate a terra. «Naturalmente questo è un dato (quello dei riportati a terra, ndr) che continua a preoccuparci perché sappiamo che le persone vengono riportate nei centri di detenzione. Nel 2021, complessivamente sono state intercettate 31.456 persone dai libici rispetto agli 11mila degli anni scorsi – aggiunge Di Giacomo – e quasi 1.500 persone sono morte lungo questa rotta, quella del Mediterraneo centrale, la più pericolosa la mondo». «C’è un sistema di pattugliamento largamente insufficiente – accusa il portavoce dell’Oim – quando c’è un Sos i migranti devono aspettare ore per il salvataggio quando sappiamo che bastano anche cinque minuti per andare giù». Naturalmente i numeri snocciolati sono «per difetto». Non ci sono tanti 'occhi' a testimoniare e a raccontare quello che succede. Le Ong in mare sono poche. Ma a preoccupare c’è anche la rotta atlantica: quella che parte dal Senegal, dalla Mauritania e dal Marocco per arrivare alle Canarie. «Si parla di oltre 14 ore di navigazione in un mare che non è certo il Mediterraneo – racconta Di Giacomo – e dove solo quest’anno sappiamo che 937 persone hanno perso la vita. Ma è molto probabile che questa cifra in realtà sia da raddoppiare. Le rotte migratorie irregolari continuano ad essere mortali e mortifere. Bisogna iniziare a parlare in modo serio di migrazione regolare. La crisi demografica è un enorme problema che per essere frenato ha anche bisogno, da subito, di una gestione dell’immigrazione diversa, non rivolta a chiudere i confini da supposte e inesistenti invasioni, ma a creare canali migratori regolari». Anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri, è tornato sul tema dei flussi migratori. «È essenziale che l’Unione europea adotti una gestione condivisa, umana e sicura, all’altezza dei nostri valori – ha detto partecipando alla cerimonia di chiusura della XIV Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d’Italia nel mondo – Servono corridoi umanitari dai Paesi terzi verso l’Europa che impegnino anche altri Paesi europei, non solo l’Italia. E servono accordi di rimpatrio giusti ed efficaci. Anche in questo, l’Unione europea può svolgere un ruolo di guida». Intanto ci sono 144 persone a bordo della nave Ong Ocean Viking ancora in attesa di un porto, dopo tre richieste alle autorità marittime. E nelle ultime 24 ore 22 migranti, di nazionalità tunisina, sono giunti a Lampedusa. Tra loro anche 11 donne e 3 minori. Il barchino su cui viaggiavano è stato intercettato a circa 2 miglia a sud dall’isola dagli uomini della Guardia di finanza. (Daniela Fassini – Avvenire)

Viminale: da inizio anno sbarcate 64.008 persone migranti sulle coste italiane

21 Dicembre 2021 - Roma - Sono 64.008 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 15.342 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (8.118, 13%), Bangladesh (7.613, 12%), Iran (3.848, 6%), Costa d’Avorio (3.636, 6%), Iraq (2.534, 4%), Guinea (2.348, 4%), Siria (2.193, 3%), Eritrea (2.190, 3%), Marocco (2.175, 3%) a cui si aggiungono 14.011 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Cif, Immigrazione: la speranza delle madri per i loro figli

21 Dicembre 2021 -

Roma - “I bambini cui le madri negano il presente per assicurare loro il futuro sono quelli che da soli o insieme ai genitori cercano un altrove che comunque li respinge” così Renata Natili Micheli, Presidente nazionale del Centro Italiano Femminile. Che conclude “ il cuore dell’immigrazione non è nei numeri di quanti arrivano nel nostro Occidente ma consiste nel perché arrivano e nel perché, oltre la dignità della vita,  noi vogliamo togliere loro anche la speranza”.

Papa Francesco: l’impatto della crisi sull’economia informale, che “spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”

21 Dicembre 2021 - Città del Vaticano - L’impatto della crisi sull’economia informale, che “spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”. Lo scrive oggi papa Francesco nel messaggio per la 55ma Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà il prossimo 1 gennaio sul tema “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”.  Molti migranti – scrive il Papa – “non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”. La pandemia da Covid-19 – ha aggiunto papa Francesco nel messaggio presentato oggi nella sala Stampa della Santa Sede - ha “aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche”. (Raffaele Iaria)

La valle solidale e i migranti bambini

21 Dicembre 2021 -

Torino - Non piangono mai i bambini che arrivano all’ultima tappa prima del confine francese. Sono esausti, dormono di continuo, qualcuno ha i piedi morsicati dai topi negli accampamenti di fortuna in Bosnia, eppure non piangono. Lo raccontano commossi gli operatori e i volontari del rifugio per immigrati 'Fraternità Massi' nella casa dei salesiani accanto alla stazione di Oulx. Ai piccoli il lungo viaggio sembra un gioco in compagnia dei genitori. Per gli esperti il gioco si chiama 'rotta italiana' oppure 'terminale della rotta mediterranea' e anche 'limite occidentale della rotta balcanica'. Comunque la si veda, Oulx dal 2017 è diventata una porta di uscita sempre più battuta dall’Italia verso la Francia e l’Ue, per marciatori della speranza in viaggio da anni.

Non temono di andare in mezzo alla neve in scarpe da tennis, ma se vengono al rifugio voluto dalla fondazione 'Talità Kum' con i medici di Rainbow 4 Africa aperto h 24 trovano scarponi, cibo, possono farsi visitare e passare una notte al caldo dopo le 16, quando d’inverno cala subito il buio e la temperatura scende sottozero.

A pochi passi dal rifugio in Alta Val di Susa, ironia della sorte, fermano i treni di linea per la Francia e persino il Tgv. Ma il viaggio comodo è roba per chi ha documenti europei e Green pass. Il resto dell’umanità tenta di prendere un bus di linea, se non controllano i 'certificati verdi', o arriva a piedi fino alle piste di fondo di Claviere e poi si infila nei boschi per 20 chilometri per passare il Monginevro. Un’impresa al buio col freddo, specie per le famiglie con donne incinte e bambini. Oltretutto la sorveglianza dei gendarmi dotati anche di visori notturni al confine e lungo la statale è continua. Inflessibili anche con i più vulnerabili, non rilasciano il documento di respingimento, il 'refus d’entrée', contro cui presentare appello. Chi passa, però, in 5 giorni arriva a Parigi e da lì prosegue per Germania, Paesi Bassi, Belgio o Regno Unito, nell’Europa che cerca manodopera.

Gli scarponi li lasciavano i valligiani quando si è aperta la rotta. Il rifugio prosegue la tradizione solidale, mettendoli nelle rastrelliere. Ogni giorno passano da qui almeno 60 persone, con punte di 100 dall’estate a novembre. Quando si supera quota 50 la Croce rossa sposta i profughi al polo logistico di Bussoleno, 20 chilometri a valle, così che nessuno dorma all’aperto. Da aprile a dicembre sono passate 9mila persone e altre 1.500 sono state portate alla Croce rossa. Il 60% proveniva dalla rotta balcanica, gli altri erano subsahariani sbarcati da poco e tunisini alle prese con disoccupazione.

«È dura marciare nella neve, ma chi proviene dai Balcani dice che dopo Bosnia e Croazia passare il Monginevro è come bere un bicchiere d’acqua – spiega don Luigi Chiampo, 62 anni, da 10 parroco di Bussoleno, presidente di Talità Kum e responsabile Migrantes della diocesi susina – e da quando abbiamo aperto il centro a Oulx nel 2018 non ci sono più stati morti sulle montagne. Passavano dal Colle della Scala, molto pericoloso. Nel 2021 dalla valle è passato un fiume di circa 15mila persone dirette a Claviere. Arrivano a Trieste e in 72 ore attraversano il nord in treno o bus, oppure vengono dai centri di accoglienza. Il rifugio lo abbiamo aperto per non far dormire più nessuno in mezzo alla strada ed è importante la rete che si è creata e la collaborazione con le istituzioni». I Comuni, al contrario di quanto accade Oltralpe, sono presenti. La Prefettura di Torino contribuirà al nuovo rifugio di fronte alla 'Fraternità Massi', sempre di proprietà dei salesiani, molto più grande, in cui a giorni si sposteranno le attività. Che comprendono le attività dei medici e infermieri di 'Rainbow for Africa' e degli operatori legali di Diaconia valdese e Danish refugee Council, che qui hanno un punto nodale del loro osservatorio dei tre confini. Cena e assistenza le offrono la rete solidale di Talità Kum, aperta ad associazioni laiche e nazionali.

«Prepariamo un piatto di pasta, offriamo un letto caldo – afferma racconta Giorgio Guglielminotti, storico operatore – e se lo desiderano parliamo. Soprattutto diamo le scarpe a chi arriva con i piedi rotti da marce interminabili». I single dormono in uno camerone e le famiglie nei container in cortile. Si resta al massimo 48 ore ad eccezione delle famiglie numerose. Secondo Serena Tiburtini, coordinatrice di programma per Danish refugee council, le famiglie sono soprattutto afghane (il 40%) e iraniane. Poi i pachistani. «Passano da Claviere a piedi – aggiunge – perché sono abituati alla montagna. Sono arrivati i primi evacuati in estate da Kabul, i più ricchi, gli altri li attendiamo nei prossimi mesi. I tempi di ricongiungimento con i parenti sono troppo lunghi. Una ragazza afghana a settembre mi ha detto che non poteva attendere sei mesi per raggiungere la madre in Svezia, mentre poteva farcela in 15 giorni. Un giovane curdo iraniano, rimasto storpio a una gamba, fratturata dalle botte prese in Croazia, non riusciva a passare a piedi. Ma voleva raggiungere moglie e figlioletta in Svizzera. Niente ricongiungimento, alla fine è partito con un passeur ».

«Chi arriva a Oulx dalla rotta balcanica è esausto fisicamente e mentalmente – prosegue Eloisa Franchi dei medici di Rainbow 4 Africa – poi c’è chi arriva con ferite da marcia o con le cicatrici delle torture inferte dai poliziotti croati. Noi offriamo primo soccorso per curare la 'patologia di confine', uno stress psicofico continuo. Nel nuovo rifugio avremo uno spazio per dare assistenza continuativa». A Oulx sono arrivate quest’anno due donne in procinto di partorire: una ci è riuscita, l’altra ha messo al mondo un bambino morto. Era da sola, marito e figlio erano già passati, ma sono tornati indietro per salutare il piccolo e ripartire con lei. Domani si concluderà qui il 'Cammino della Speranza', staffetta partita da Trieste in bici una settimana fa per ricordare cosa accade ogni giorno da un confine all’altro. (Paolo Lambruschi – Avvenire)

Viminale: da inizio anno sbarcate 63.876 persone migranti

20 Dicembre 2021 - Roma - Sono 63.876 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato diffuso questa mattina dal ministero degli Interni. Di questi 15.241 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (8.113, 13%), Bangladesh (7.567, 12%), Iran (3.848, 6%), Costa d’Avorio (3.636, 6%), Iraq (2.534, 4%), Guinea (2.348, 4%), Siria (2.193, 3%), Eritrea (2.187, 3%), Marocco (2.170, 3%) a cui si aggiungono 14.039 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. 9.359 sono i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare sempre secondo i dati del Viminale.

Papa Francesco riceve un gruppo di profughi arrivati in questi giorni in Italia

17 Dicembre 2021 - Città del Vaticano - Questa mattina, nel giorno del suo compleanno, Papa Francesco ha ricevuto al Palazzo Apostolico un primo gruppo di una decina di rifugiati giunti in Italia ieri grazie a un accordo tra la Santa Sede, le Autorità italiane e quelle cipriote, come già anticipato durante il recente Viaggio Apostolico a Cipro e in Grecia. Lo riferisce oggi il direttore della sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.  Il gruppo sarà sostenuto direttamente dal Pontefice mentre la Comunità di Sant’Egidio si occuperà del loro inserimento in un programma di integrazione della durata di un anno. Il Papa ha accolto i rifugiati nella sala del tronetto e ha ascoltato le loro storie e quelle del loro viaggio dal Congo-Brazzaville, dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Camerun, dalla Somalia e dalla Siria. Alcuni di loro sono medici e tecnici informatici. “Ci hai salvato!” ha detto, commosso, un ragazzo congolese, rivolgendosi a lui. Il Papa - ha aggiunto Bruni - ha rivolto loro individualmente alcune parole di benvenuto e di affetto, e li ha ringraziati della visita. Nell’augurargli “lunga vita e tanta salute” per il suo compleanno, i rifugiati hanno dato in dono al Papa un quadro di un rifugiato afgano, raffigurante il tentativo dì attraversare il Mediterraneo da parte di alcuni migranti. Papa Francesco si è informato su una bambina incontrata nel campo di Mavrouni, a Lesbo, che verrà in Italia nei prossimi giorni insieme alla famiglia per curarsi, e dopo una foto insieme, ha salutato il gruppo e chiesto a tutti di pregare per lui. (R.I.)

Ieri la consegna del Premio “Giuseppe De Carli” a due servizi sul tema migratorio

17 Dicembre 2021 - Roma - Laura Galimberti (RomaSette.it), Stefano Leszczynski (Radio Vaticana), Giammarco Sicuro (Tg2 Rai) e Sara Lucaroni (Avvenire) sono i vincitori della sesta edizione del Premio "Giuseppe De Carli", promosso dall'Associazione culturale "Giuseppe De Carli" con la collaborazione dei Comitati "Informazione, migranti e rifugiati" e "Giornalismo e tradizioni religiose" e della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce. La consegna dei premi ieri pomeriggio (16 dicembre) alla Santa Croce in una cerimonia che, dopo i saluti istituzionali del prof. Daniele Arasa (decano della Facoltà di comunicazione) e del prof. Giovanni Tridente (vice presidente dell'Associazione De Carli), è stata introdotta da una tavola rotonda sul tema “Dalla pandemia al cammino sinodale per una Chiesa dell’ascolto”.  Per quanto riguarda la sezione "Comunicazione e migranti" il premio è andato ex aequo a Stefano Leszczynski (Radio Vaticana) con Non mi chiamo rifugiato. La storia di Moussa fuggito dal Mali e Giammarco Sicuro (Tg2 Rai) con il servizio L’accampamento dei bambini. Leszczynski ha proposto, con la narrazione dell’odissea del giovane Moussa, una nuova forma di comunicazione delle storie di migrazione: non solo testimonianze di rifugiati ma narrazioni ricche di approfondimenti, empatia e informazione, con grande forza comunicativa, completezza e accuratezza, si legge nella motivazione mentre Giammarco Sicuro della Rai è stato premiato per un servizio dal notevole impatto comunicativo, dal momento che i video sono stati girati direttamente dall'autore nei luoghi oggetto del racconto: “magistrale la scrittura della sceneggiatura, efficace la denuncia delle vessazioni burocratiche, il ruolo dei Cartelli nel decidere vita e morte di tante persone disperate, lo strazio delle famiglie divise”. "La novità di quest'anno - spiegano Elisabetta Lo Iacono e Giovanni Tridente, fondatori dell'Associazione Giuseppe De Carli - è stata l'introduzione di due nuove sezioni, grazie alla collaborazione con i Comitati Informazione, migranti e rifugiati Giornalismo e tradizioni religiose, che ha ampliato le aree tematiche su questioni centrali per la società e attorno alle quali la Chiesa sta dimostrando particolare sensibilità. Quello che non rappresenta una novità è l'elevato livello dei lavori partecipanti, segno di un'informazione di qualità trasversale alle testate religiose e laiche e che, da qualche anno, trovano il riconoscimento con questo Premio, nato per ricordare un grande professionista qual era Giuseppe De Carli".

Migrantes Cagliari: l’arcivescovo incontra i migranti

17 Dicembre 2021 - Cagliari - Domani, Sabato 18 dicembre dalle ore 9 alle ore 13, l’arcivescovo di Cagliari,  mons. Giuseppe Baturi, incontrerà le comunità di immigrati presenti nel territorio diocesano nella sede istituzionale dell’Episcopio a Cagliari (piazza Palazzo 4), nell’ambito dell’iniziativa “Il vescovo incontra i migranti”.  Durante la mattinata un momento di saluto e conoscenza, in cui le singole comunità, divise in gruppi, saliranno nella sede vescovile per lo scambio di auguri e per un'offerta reciproca del messaggio di pace nell'ottica di una "fratellanza universale", sulla linea dell'Enciclica di Papa Francesco "Fratelli Tutti". L'iniziativa è promossa dalla Caritas  e dall'ufficio Migrantes della diocesi di Cagliari e vedrà la presenza dei due direttori, don Marco Lai e p.  Stefano Messina.

Torino: presentato il rapporto sull’immigrazione in provincia sul tema “stranieri e salute”

17 Dicembre 2021 - Torino - E' stato presentato presso l’Aula Magna dell’Università di Torino la 23esima edizione del Rapporto 2020 dell’Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri nel territorio provinciale, alla presenza del prefetto Raffaele Ruberto. L’analisi di quest’anno si è concentrata sul tema “stranieri e salute”, grazie anche al contributo del Servizio sovranazionale di Epidemiologia A.S.L.TO3 che ha approfondito e descritto le differenze di impatto della pandemia da Covid-19 sui cittadini italiani e stranieri. Tra i dati più significativi, quelli sulla presenza della popolazione straniera che rappresenta il 9,3% di quella complessiva (205.988 stranieri su 2.212.996 abitanti totali sul territorio metropolitano). Di questi 131.256 sono a Torino (su 866.150 abitanti) con un calo rispetto al 2019, di 1622 unità. Sul resto del territorio metropolitano gli stranieri sono 86.259 (3mila in meno rispetto all’anno precedente) mentre i comuni con una maggior concentrazione di stranieri si riconfermano essere Pragelato, Chiesanuova, Colleretto Castelnuovo e Mercenasco. “Fra le moltissime competenze in capo alle prefetture, ha commentato il prefetto Ruberto, considero fondamentali due compiti: antimafia e immigrazione. E su questo tema, ammiro la grande capacità di Torino di costruire collaborazioni ampie e durature, come quella necessaria a realizzare il Rapporto. Inoltre dal Rapporto emerge, quale dato di fondo, il valore della integrazione che non può prescindere da un percorso volto ad acquisire una sufficiente conoscenza della lingua italiana, dei principi fondamentali della Costituzione e del nostro ordinamento istituzionale, a fronte dei servizi che lo Stato eroga, favorendo, nel contempo, la partecipazione attiva dello straniero alla realtà in cui è inserito. Tali finalità e la sempre maggiore consapevolezza dell’importanza del contributo dei migranti allo sviluppo economico e sociale delle società ospitanti sta creando nella realtà piemontese un circolo virtuoso, che ha via via rafforzato le iniziative locali, favorendo la realizzazione di progetti di istruzione, lavoro e formazione. Anche le politiche di prima accoglienza sono state efficacemente orientate all’obiettivo della integrazione, contribuendo a crearne i presupposti. Il continuo dialogo, favorito dalla consolidata rete esistente tra Istituzioni pubbliche, Soggetti del Terzo Settore e Associazionismo sviluppatasi nel tempo a Torino e provincia ha fatto vedere ai cittadini la capacità di operare come sistema in maniera costruttiva ed efficace, consentendo un processo positivo di crescita, con il coinvolgimento degli stessi cittadini stranieri, elemento centrale per favorire il processo di integrazione dei migranti nel contesto sociale, culturale ed economico in cui sono inseriti”. Il volume, infatti, nasce dalla collaborazione di più enti fra loro, coordinati dalla prefettura di Torino: Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Comune, Questura, Comando provinciale dei Carabinieri, ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca-Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Centro giustizia minorile del Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Massa Carrara, Camera di Commercio, Direzione Territoriale del Lavoro, Direzione Regionale I.N.A.I.L., Osservatorio Regionale per l’Università e il Diritto allo Studio, Agenzia Piemonte Lavoro, F.I.E.R.I. (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione).

Viminale: da inizio anno sbarcate 63.246 persone sulle coste italiane

16 Dicembre 2021 - Roma - Sono 63.246 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 15.106 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (8.109, 13%), Bangladesh (7.567, 12%), Iran (3.848, 6%), Costa d’Avorio (3.634, 6%), Iraq (2.534, 4%), Guinea (2.348, 4%), Siria (2.192, 4%), Eritrea (2.187, 3%), Marocco (2.167, 3%) a cui si aggiungono 13.554 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.  

COMECE: nuove norme per frontiere

15 Dicembre 2021 - Roma - Rispetto dei diritti fondamentali e della dignità dei migranti e dei rifugiati compreso il diritto di asilo e il principio di non respingimento; impegno a prevenire “ogni tipo di strumentalizzazione” delle persone che giungono alle nostre frontiere; invito a tutti gli Stati Membri ad “esprimere reciproca solidarietà concreta in situazioni di pressione”. Sono i “principi chiave” ribaditi al Sir dal segretario generale della Commissione degli episcopati Ue, padre Manuel Barrios Prieto, a commento della proposta di revisione del Codice Schengen presentata dalla Commissione Ue, in attesa della riforma di Dublino. “Apprezziamo – dice Barrios – l’intenzione della Commissione europea di preservare l’area Schengen e di avere una politica comune per quanto riguarda la chiusura delle frontiere esterne in caso di pandemie o altre circostanze, pur consentendo la libera circolazione dei cittadini dell’Ue. Tuttavia, esortiamo l’Ue e gli Stati membri a rispettare i diritti fondamentali e la dignità dei migranti e dei richiedenti asilo, compreso il diritto di asilo, il principio di non respingimento e l’unità delle famiglie di migranti o rifugiati”. “Ribadiamo inoltre – aggiunge il segretario generale della COMECE – la necessità di prevenire ogni tipo di strumentalizzazione di migranti e rifugiati e invitiamo tutti gli Stati membri dell’Ue ad esprimere reciproca solidarietà concreta in situazioni di pressione indotta alla frontiera esterna dell’Ue. Invitiamo inoltre tutti gli Stati e le società europee ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati”. La Commissione europea ha presentato ufficialmente la sua proposta per una riforma dei codici Schengen per gestire in maniera più efficiente le frontiere esterne in caso di crisi sanitaria pubblica, sulla base di quanto appreso dalla pandemia di Covid-19” e per rispondere alle pressioni migratorie in special modo al confine con la Bielorussia.  Di fronte ad emergenze come quella Covid, ad “attacchi ibridi” come quello perpetrato della Bielorussia o a flussi eccezionali di migranti, i Paesi europei potranno operare una stretta sulle proprie frontiere per un periodo massimo di due anni, permettendo a Stati come Germania, Francia o Olanda di sbarrare le porte ai cosiddetti “movimenti secondari”. Una strategia che deve passare al vaglio del Parlamento europeo ed in sede di Consiglio Ue e che potrebbe però penalizzare i Paesi di primo approdo, tra cui l’Italia, se non sarà affiancata da politiche di redistribuzione e solidarietà europea in tema migratorio.

 

Ferrara: l’integrazione si fa con ago e filo

15 Dicembre 2021 - Ferrara - Piccola scuola di sartoria” è il nome del progetto nato nel 2013 nella parrocchia di Santa Francesca Romana (via XX Settembre, 47) a Ferrara dall’incontro di alcune parrocchiane con la comunità pakistana residente in città. Un connubio decisamente fruttuoso che nasce, come ci spiegano le volontarie, dal «desiderio di integrazione e di fornire alle donne strumenti per provvedere da sole alle proprie esigenze e a quelle della propria famiglia, e avere uno strumento che consentisse loro anche di trovare un lavoro». Così, nelle stanze della parrocchia si crea «un momento felice di incontro: donne provenienti da diversi Paesi e italiane insieme ad imparare, parlare, scambiarsi ricette, sogni. Tantissimi sogni». Nel 2017 termina il corso tenuto da Sanowar Tanveer, pakistana, e inizia quello guidato da Rita Giberti. Lo spirito è lo stesso, le competenze diverse, dagli abiti orientali si passa a quelli europei. Solo il Covid è riuscito a fermare la forte intraprendenza di queste donne, che lo scorso ottobre hanno deciso di ripartire con corsi di vari livelli, da quelli per le principianti, da come si attaccano i bottoni, a come si usa una macchina da cucire, a fare i modelli, a tagliare i tessuti e confezionarli.

Mons. Perego: rilanciare concretamente la solidarietà tra gli stati per affrontare e non più sottrarsi alla sfida delle migrazioni forzate

14 Dicembre 2021 - Roma - In Europa, nella ‘casa comune’ occorre "riuscire veramente a rilanciare concretamente la solidarietà tra gli stati per affrontare e non più sottrarsi alla sfida delle migrazioni forzate, smettendola di pensare che lasciare fuori le persone che si dovrebbero proteggere e scaricare l’accoglienza sui paesi con meno risorse e meno diritti possa essere la soluzione". Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes concludendo il Report 2021 "Il Diritto d'Asilo" della Fondazione Migrantes. Per "alleggerire il carico di sofferenza, che comunque non è certo l’Europa - ha detto mons. Perego - ma il resto del mondo più povero al momento a portare (l’85% delle persone in fuga è accolto da pesi non occidentali), servono politiche realistiche che aprano canali di migrazione legale, per togliere finalmente terreno ai trafficanti e riuscire a far diminuire il numero dei morti sia nel mare che via terra. Queste politiche d’ingresso legale ci aiuterebbero a chiudere finalmente i campi di prigionia in Libia e i campi di contenimento lontano dagli occhi e lontani dal cuore che abbiamo ai confini europei. Oltre a canali di immigrazione legale per ricerca lavoro, studio e di tutela per tutti i minori non accompagnati, che ancora troppi numerosi si trovano nei campi ai confini dell’Europa lasciati ancora senza prospettive e senza futuro, dovremmo alimentare i canali di ricollocamento dai campi profughi e dalle situazioni di tensione verso l’Europa (1.400.000 le richieste poco più di 20.000 gli arrivi in tutta Europa). I canali umanitari, che in 5 anni hanno portato circa 4.000 persone in tutta Europa e poco più di 3.000 in Italia, sono un segno importante ma non sufficiente e talora rischiano di risultare un alibi a di fronte alle nostre responsabilità politiche". Per mons. Perego per l'Italia occorre "superare l’idea e l’immagine di essere sempre in emergenza – una sorta di ‘sindrome’ dell’emergenza che caratterizza le politiche migratorie - sia rispetto ai numeri gestibili che abbiamo in accoglienza che rispetto al numero degli arrivi e cominciare a credere davvero e non solo a parole all’accoglienza diffusa superando finalmente i CAS e le limitazioni che si nascondono dietro la preoccupazione della sicurezza. C’è una rete di Comuni, di associazioni, di famiglie che ormai è in grado di accogliere, tutelare, promuovere e integrare, di dare una nuova famiglia, una nuova scuola, un nuovo lavoro una nuova città a migliaia di persone che hanno diritto alla protezione internazionale nel nostro Paese, seguendo la Costituzione. E’ arrivato il momento, anche per valorizzare una risorsa umana presente tra noi, di offrire sempre più spazio in tutti i luoghi di pensiero ed elaborazione delle politiche non solo all’ accoglienza ma all’ integrazione dei rifugiati che nel nostro Paese non solo sono arrivati, ma si sono già formati e sono membri attivi della società civile: il Papa ha parlato a Lesbo di superare “le ghettizzazioni” e di favorire “l’indispensabile integrazione”. E questo chiede attenzione ai passaggi dalla minore alla maggiore età, alla casa, alla scuola, al servizio civile, alla valorizzazione dei titoli, all’ingresso nel mondo del lavoro, ai ricongiungimenti familiari, alla cittadinanza: il Paese cresce anche con i rifugiati". Il presidente Migrantes, richiamando la presenza e la collaborazione nella redazione del Rapporto sul Diritto d’asilo di quest’anno dell’UNIRE (Unione Italia rifugiati ed Esuli), vuole "dimostrare come i rifugiati nel nostro Paese siano una risorsa e come desideriamo camminare insieme, come Chiesa e come società, con uomini e donne tra noi".      

Mons. Russo: “gli ostacoli verso un noi sempre più grande” possano essere “superati attraverso il riconoscimento dell’altro e del valore dell’accoglienza”

14 Dicembre 2021 - Roma - Questo Rapporto "entra nel merito della mobilità forzata, cioè quella delle persone che si confrontano sia nel loro Paese di origine sia durante il tragitto con privazioni, torture e violazioni dei diritti. Queste purtroppo sempre più spesso non cessano neanche alle porte o dentro l’Unione Europea. Mai come quest’anno c’è una contraddizione (uno scandalo) stridente e conclamata tra le parole di Papa Francesco e le immagini che ci arrivano dalla diverse frontiere marine e terrestri del nostro Continente: da un lato, l’enciclica Fratelli Tutti, il Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato del 2021 che ispira il rapporto e i discorsi durante il recente pellegrinaggio a Cipro e in Grecia; dall’altro lato, le violenze e le umiliazioni lungo la rotta balcanica, i campi di confinamento, le navi con le persone appena salvate in mare tenute fuori dai porti, i migranti e i rifugiati bloccati al confine tra Bielorussa e Polonia tenuti a distanza con idranti e lacrimogeni". Lo ha detto questa mattina mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei in apertura della presentazione del Rapporto "Il Diritto D'Asilo" della Fondazione Migrantes. Il presule ha invitato a "non dimenticare" le numerose crisi internazionali che "generano insicurezza e costringono le persone a fuggire. Sono ancora vive nella nostra memoria le drammatiche immagini dello scorso agosto quando migliaia di cittadini afghani si accalcavano all’ingresso dell’aeroporto di Kabul nella speranza di lasciare il Paese per mettersi in salvo". Papa Francesco "ci  invita con forza a camminare insieme per raggiungere pace e giustizia e individua, proprio nell’abbattimento dei muri e nella capacità di costruire legami e ponti due degli strumenti più efficaci per edificare un futuro che non lasci indietro o nella marginalità sempre più persone e che non condanni la parte che non esclude a un male interiore che non lascia scampo: l’indifferenza" e ricorda inoltre che "proprio i muri e i fili spinati sembrano essere la cifra di questo tempo a cui però non bisogna né abituarsi né rassegnarsi. Occorre invece continuare a denunciare e provare a trovare una strada diversa". Per la Chiesa che è in Italia "stare accanto ai più deboli è una scelta che si rinnova ogni giorno nella verità e nella carità". A questo proposito mons., Russo - ricorda l’impegno nel rispondere alle grandi sfide contemporanee che coinvolgono centinaia di migliaia di rifugiati. Negli ultimi anni la Chiesa che è in Italia ha garantito oltre 700 posti di accoglienza per i profughi giunti da Kabul con i ponti aerei e, recentemente, la CEI firmato un nuovo protocollo con il Governo italiano per l’apertura di un corridoio umanitario da Iran e Pakistan per trasferire in Italia, in modo legale e sicuro, rifugiati afghani. Il segretario della cei ha concluso auspicando che “gli ostacoli verso un noi sempre più grande” possano essere "superati attraverso il riconoscimento dell’altro e del valore dell’accoglienza".  

Il bimbo e la foresta

14 Dicembre 2021 - In quei boschi splendidi e immensi di Ucraina ero stato anni addietro accompagnato da padre Pavel Vyshkovsky che a Roma si era laureato in storia del cristianesimo con una tesi sull’Holodomor, lo sterminio per fame che tra il 1932 e il 1933 Stalin aveva voluto per piegare il popolo ucraino ribellatosi all’ingiustizia del suo regime: cinque milioni di vittime, moltissimi i bambini. Fui colpito da un incontro di alcune centinaia di bambini raccolti da padre Pavel per un giorno di giochi attorno ad alcune suore, preti, laici. Una festa nel bosco alla quale anche gli alberi partecipavano. Al termine il vescovo mi chiese: “Quando torna in Italia dica che molti di questi bambini sono i figli di donne ucraine al servizio di persone italiane, sono mamme che mandano i soldi del loro lavoro per sostenere i piccoli rimasti qui”. Non mancai di dirlo e di scriverlo. In molto altri Paesi dell’Est europeo vissi simili esperienze, il messaggio del vescovo ucraino si ripeté, l’immagine di quei bimbi nella foresta ucraina non si è cancellata. Si è fatta ancor più viva e graffiante di fronte a quelle che vengono da questi luoghi segnati dalla sofferenza e dalla morte di bambini appena nati o non ancora nati, di mamme e di papà disperati. Morti o abbandonati sotto un manto europeo, non solo quello delle istituzioni dell’Unione europea, che raggela invece di riscaldare. Gli alberi delle foreste di Ucraina, testimoni di una disumanità senza frontiere e che vede estendersi l’ombra di un conflitto, hanno cercato e cercano di proteggere con i rami e con la legna per il fuoco. Faremo il presepio e ci augureremo Buon Natale anche quest’anno. La statuetta del bambino che metteremo nella culla avrà il volto del piccolo morto per il gelo tra Polonia e Bielorussia oppure annegato nelle acque del Mediterraneo o nel fiume al confine tra Messico e Usa? È una domanda che irrompe e attende una risposta dalla coscienza più che da nobili concetti, da dotte citazioni, da rispettabili omelie. Anche le grandi questioni che oggi impregnano i media e l’opinione pubblica quali il futuro della democrazia, la ripresa economica, la lotta al virus e la difesa dell’ambiente sono a un bivio: o si chinano come gli alberi della foresta di fronte a un bambino oppure non hanno né senso né futuro. È notte nei boschi di Ucraina, sul Mediterraneo, al confine tra Messico e Usa, in mille altri presepi nel mondo compreso quello della stazione Termini di Roma dove un giovane è morto assiderato. È notte in strade e piazze vicine alle nostre case. È notte anche per il creato manomesso e violentato. Il presepio ha sempre un senso profondo e da riscoprire ogni anno: rasserena e nello stesso tempo provoca. Nella notte del mondo lascia intravvedere un chiarore che oggi richiama quelle luci verdi accese per un bambino nel buio della foresta di Ucraina che è il buio della foresta del mondo. (Paolo Bustaffa)

Vescovi Guatemala su incidente ai migranti: vittime sono “persone spinte da mancanza di opportunità”

13 Dicembre 2021 - Roma - “Come pastori siamo profondamente commossi per il terribile incidente accaduto il 9 dicembre, a Corzo de Chiapas, in Messico, dove sono morti decine di fratelli migranti, e molti altri sono rimasti feriti. In grande maggioranza erano giovani. Sono persone che, spinti dalla mancanza di opportunità, si erano messi in viaggio verso il cosiddetto sogno americano”. Lo ha scritto, riferisce l'agenzia Sir,  la Conferenza episcopale guatemalteca (Ceg) in seguito all’incidente accaduto nel sud del Messico, dove un camion che li trasportava clandestinamente è uscito di strada nei pressi di Tuxtla Gutiérrez, capoluogo del Chiapas. Nell’incidente sono morte almeno 55 persone, in gran parte di nazionalità guatemalteca tra cui alcuni minori. Continua la nota dei vescovi, firmata da firmata da mons. Gonzalo de Villa y Vásquez, arcivescovo di Città del Guatemala e presidente della Conferenza episcopale (Ceg), e mons. Antonio Calderón Cruz, vescovo di Jutiapa e segretario generale: “Consapevoli che tale incidente ha aggravato la precaria situazione nella quale si trovavano queste famiglie, vogliamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a quelle più colpite e offriamo le nostre preghiere per il riposo eterno dei defunti e per il pronto recupero di coloro che sono stati feriti”. Il messaggio esprime la convinzione che “situazioni di ingiustizia e povertà, corruzione e criminalità in varie Paesi, costringono le persone a migrare e a esporsi a situazioni come queste, mostrando come sempre più le politiche migratorie siano disumane”. In particolare, essendo gran parte delle vittime del Guatemala, “questo incidente evidenzia il nostro male e mostra la realtà rispetto alla quale tanti credono che solo migrando troveranno un orizzonte di vita degno”. Conclude la nota: “Chiediamo alle autorità governative che i familiari ricevano informazioni tempestive e accurate, che le persone ferite continuino a ricevere cure mediche adeguate, che sia assicurato un trattamento rispettoso alle vittime e un rimpatrio dignitoso dei defunti”.

Migrantes Concordia-Pordenone: domenica “Natale nel Mondo”

9 Dicembre 2021 - Pordenone - Domenica prossima, 12 dicembre, nella chiesa di San Pietro Apostolo di Cordenons, alle ore 15.00, si svolgerà la manifestazione “Natale nel mondo”. Si tratta di un’iniziativa organizzata dalla Commissione diocesana Migrantes della diocesi di Concordia-Pordenone: è un’occasione d’incontro e di condivisione tra le diverse comunità cattoliche presenti sul territorio, che propongono i loro canti tradizionali di Natale. Per la comunità italiana si esibiscono il Coro della parrocchia di San Francesco di Pordenone, il Coro della parrocchia della Madonna delle Grazie di Pordenone e il Complesso multietnico Coro Sconfinato. Partecipano con i loro canti natalizi tradizionali le comunità filippina, ghanese, nigeriana, rumena e ucraina: è un appuntamento che le diverse comunità condividono da otto anni per prepararsi insieme alla celebrazione del Santo Natale.

Papa Francesco: “davanti ai volti di chi emigra, non possiamo tacere, non possiamo girarci dall’altra parte”

9 Dicembre 2021 - Città del Vaticano - "Il mio augurio per Cipro è che sia sempre un laboratorio di fraternità, dove l’incontro prevalga sullo scontro, dove si accoglie il fratello, soprattutto quando è povero, scartato, emigrato. Ripeto che davanti alla storia, davanti ai volti di chi emigra, non possiamo tacere, non possiamo girarci dall’altra parte". Papa Francesco torna sul tema dei migranti ricordando il suo recente viaggio a Cipro e in Grecia dove ha anche voluto tornare a Lesbo per visitare i migranti nel campo. "A Cipro, come a Lesbo, ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza: per favore, guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo, lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!". è stato l'appello del pontefice che ha ringraziato per l'accoglienza ricevuta in questo 35mo viaggio internazionale. Anche in Grecia  "ho ricevuto un’accoglienza fraterna. Ad Atene ho sentito di essere immerso nella grandezza della storia, in quella memoria dell’Europa: umanesimo, democrazia, sapienza, fede. Anche lì ho provato la mistica dell’insiemenell’incontro con i fratelli Vescovi e la comunità cattolica, nella Messa festosa, celebrata nel giorno del Signore, e poi con i giovani, venuti da tante parti, alcuni da molto lontano per vivere e condividere la gioia del Vangelo. E ancora, ho vissuto il dono di abbracciare il caro Arcivescovo ortodosso Ieronymos: prima mi ha accolto a casa sua e il giorno seguente è venuto a trovarmi. Custodisco nel cuore questa fraternità", ha detto il Pontefice. (R.Iaria)

Papa Francesco: “Se non risolviamo il problema dei migranti rischiamo di far naufragare la civiltà”

7 Dicembre 2021 - Città del Vaticano – “Se non risolviamo il problema dei migranti rischiamo di far naufragare la civiltà”. Lo ha detto ieri pomeriggio papa Francesco nella consueta conferenza stampa sull’aereo che lo riportava a Roma dopo il viaggio a Cipro e in Grecia. Il pontefice ammonisce chi alza muri e fili spinati: “se avessi davanti un governante che impedisce l’immigrazione con la chiusura delle frontiere e con i fili spinati gli direi: pensa al tempo in cui tu fosti migrante e non ti lasciarono entrare, volevi scappare… Ma i governi devono governare e se arriva un’ondata migratoria non si governa più? Ogni governo deve dire chiaramente quanti migranti può ricevere, è un suo diritto, ma allo stesso tempo i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi”, ha detto il papa.  Se un governo “non può fare questo deve entrare in dialogo con altri Paesi. La Ue deve costruire armonia per la distribuzione dei migranti. In Europa non c’è una linea comune. I migranti vanno integrati: perché se non integri il migrante, questo maturerà una cittadinanza di ghetto. E avrai un guerriero”, ha aggiunto papa Francesco rispondendo ad una domanda. Certo, non è facile. I rappresentanti dei governi europei devono mettersi d’accordo. E se uno Stato manda indietro un migrante nel suo Paese allora deve integrarlo là, non lasciarlo sulla costa libica”. (R.Iaria)