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Festival della Migrazione: oggi la giornata conclusiva

28 Novembre 2020 - Modena - Si concluderà oggi la quinta edizione del Festival della Migrazione. Una edizione tutta on line sul sito www.festivalmigrazione.it e sul profilo facebook del festival. Alle  11 ‘Noi ci siamo! Cittadini senza cittadinanza’ con Marwa Mahmoud, consigliere comunale di Reggio Emilia, Jovana Kuzman del movimento Italiani senza Cittadinanza, Maria Chiara Prodi, del consiglio generale Italiani all’estero e Omar Daffe, ex calciatore che lavora per la Figc. Modera la giornalista Paula Baudet Vivanco. Alle 15.30 interverranno i presidenti nazionali di Arci, Csi, Agesci e Azione Cattolica, oltre al presidente di Cittadini nel Mondo per lo spazio dedicato alle associazioni coordinato da Alberto Caldana, presidente Csv Terre Estensi. Alle 17 la chiusura con il tavolo dell’attualità politica. Presenti Stefania Ascari Movimento 5stelle, Graziano Delrio Pd, Maria Chiara Gadda Italia viva e Cecilia Guerra di Leu. Sono state invitate anche le altre forze politiche in Parlamento. Coordina il professor Gianfrancesco Zanetti di Unimore. A seguire la conclusione del portavoce del Festival, Edoardo Patriarca. L’appuntamento è promosso da Fondazione Migrantes, Porta Aperta, Crid di Unimore e Integriamo, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena e oltre 50 aderenti ed enti locali, gode inoltre del sostegno del Csv Terre Estensi e di Fondazione di Modena e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Prodi al Festival della Migrazione: “Un Master europeo per studiare questi temi”

26 Novembre 2020 -

Modena - E’ iniziato questo pomeriggio il Festival della Migrazione di Modena che quest’anno si terrà completamente online sul sitowww.festivalmigrazione.it e sulla pagina Facebook del Festival. Ad aprire i lavori il portavoce del Festival, Edoardo Patriarca. Tra i primi interventi quello del Vice Ministro agli Interni, Matteo Mauri che ha annunciati che "questa notte la Camera ha chiuso i lavori per la conversione in legge del decreto Immigrazione. Una battaglia culturale per chiudere una stagione in cui si è voluto dipingere il diverso come nemico e criminalizzare chi fa soccorso in mare. Dobbiamo superare la logica inaccettabile di mettere penultimi contro ultimi e dobbiamo costruire una società più equa”. Il vice Ministro ha concluso allargando lo sguardo: “Introdurremo di nuovo la protezione umanitaria e ne allargheremo i confini e poi c’è il nuovo sistema di accoglienza e integrazione (Sai), che prende spunto dagli Sprar con un sistema diffuso di tanti gruppi di piccole dimensioni per fare vera integrazione e limitare al massimo le conflittualità. E poi interverremo sulla formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. E’ necessario però mettere mano alla legge su cittadinanza e al superamento della ‘Bossi Fini’, che crea un sistema che crea irregolari. Serve anche un racconto diverso e occorre farlo insieme, forze politiche e sociali”. L’intervento del professor Romano Prodi è entrato in pieno sul tema: “Siamo il Paese con la più bassa natalità del mondo: è un segno di stanchezza e disagio collettivo. Nascono appena 400mila bambini. In una società così il tema dei giovani è complicato, perché la voce degli anziani finisce con l’interessare di più e poi c’è un mercato del lavoro che non riesce ad assorbire i giovani. A questi si aggiungono circa 5 milioni di stranieri, l’8% della popolazione, un numero calato di 500mila rispetto al 2015: è chiaro, dunque, che chi parla di invasione lo fa con motivazioni politiche. Ma questo festival non è un’occasione per lamentarsi, ma dare risposte concrete: per fare questo abbiamo bisogno di un centro di analisi complessiva, coinvolgendo l’università. Va pensato e realizzato un master che si occupi di questi temi a tutto tondo, a Modena o altrove, e deve essere a livello internazionale, europeo. La consapevolezza che il fenomeno migratorio sta cambiando l’Europa adesso è comune a tutti i paesi, cambiare il trattato di Dublino è necessario, ben sapendo che si tratta di un problema molto complesso. Vedo però passi avanti in Europa, forse anche per l’uscita della Gran Bretagna. In Italia c’è un lavoro da fare anche a livello locale: non abbiamo mai saputo realmente valorizzare il contributo dei migranti e in questo modo abbiamo perso tutti qualcosa. Il migrante è uno di noi – ha sottolineato – e c’è invece l’idea di catalogarli tra i poveri, quando invece portano con loro grandi risorse”. Il finale è per il Mediterraneo: “Cento anni fa il Mediterraneo era fonte di affari, oggi è una barriera. Bisogna ricostruire una struttura di collaborazione, anche per un interesse nazionale. Il nostro Mezzogiorno non potrà mai svilupparsi se intorno a sé non ha niente e il Mediterraneo in questo è decisivo. L’Italia è decisiva per costruire alleanze, in Europa abbiamo questa missione, quella di legare il Mediterraneo ed è il vero modo di aiutare le nuove generazioni”.

L’arcivescovo di Modena, mons. Erio Castellucci, ha spiegato: “Cento anni fa, proprio oggi, nasceva Ermanno Gorrieri che, oltre a tanto altro, sapeva educare i giovani a un futuro di speranza, di integrazione, di inclusione, un futuro bello. Iniziative come questo festival va in questa direzione, guarda avanti. Spesso sulle nuove generazioni si ragiona e si fanno discorsi, ma vanno prima di tutto ascoltate. E chi viene da fuori e diventerà italiano a tutti gli effetti, come auspichiamo, porta con sè energie e proposte di cui una società come la nostra, che è invecchiata, ha bisogno”. La chiosa del Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli: “Occorre fare un salto di qualità sul tema, parliamo della nostra storia di ieri e di oggi. E dobbiamo guardare alle nuove generazioni. Pensiamo ai ragazzi stranieri delle nostre scuole: noi diamo la cittadinanza modenese a 10 anni, sentono l’appartenenza. E’ tempo di un dialogo culturale che faccia crescere tutti”.

L’appuntamento è promosso da Fondazione Migrantes, Porta Aperta, Crid di Unimore e Integriamo, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Modena e oltre 50 aderenti ed enti locali, gode inoltre del sostegno del Csv Terre Estensi e di Fondazione di Modena e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

“E subito riprende il viaggio”: da oggi il Festival della Migrazione

26 Novembre 2020 - Modena - “E subito riprende il viaggio. Giovani generazioni, nuove energie per superare la fragilità”: questo il titolo della V edizione del Festival della Migrazione di Modena, che mette al centro l’inclusione e l’integrazione soprattutto dei ragazzi. Sia di coloro che arrivano in Italia, sia i nostri connazionali che si spostano in altri Paesi. Per tre giorni, da giovedì 26 a sabato 28 novembre 2020, la città della Ghirlandina ospiterà – rigorosamente via web per via delle restrizioni dovute all’emergenza Covid19 – incontri, seminari, spettacoli, mostre, film e libri per entrare nel vivo del tema migrazione, approfondirlo grazie alla partecipazione di relatori internazionali e dare voce ai protagonisti e alle loro storie. Un percorso che si svilupperà lungo tappe di carattere giuridico, giornalistico, culturale e, soprattutto, umano. Nel corso del Festival, che prevede approfondimenti e tavoli tematici su cooperazione, economia e lavoro, sarà presentato in anteprima il “Rim Junior” della Fondazione Migrantes, il Rapporto Italiani nel Mondo. L’evento è promosso da Fondazione Migrantes con le diocesi del territorio emiliano, il Terzo settore (con Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni), l’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno, tra gli altri, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Modena. L'edizione 2020  potrà essere seguito in diretta dalla pagina Facebook del Festival.

Migrantes: dolore per queste “morti innocenti”

12 Novembre 2020 - Roma - Una “ennesima tragedia che si consuma a pochi chilometri dalle nostre coste nell'indifferenza generale, ciascuno preoccupato solo di se stesso”. E’ quanto dice don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes dopo il naufragio avvenuto ieri a circa 30miglia a nord delle coste libiche di Sabratha che ha causato la morte di almeno 5 persone compreso una bambina di 6 mesi. Don De Robertis esprime il dolore della Migrantes per queste “morti innocenti”.  

Migrantes: con i direttori regionali condividere l’esperienza di questi mesi

11 Novembre 2020 - Roma - Condividere l’esperienza di questi mesi, quello che questa pandemia ci sta insegnando, e per individuare insieme alcune piste sul lavoro degli uffici Migrantes alla presenza del Presidente della Migrantes, il Vescovo Mons. Guerino Di Tora. Questo lo scopo dell'incontro che si è svolto oggi in modalità online. Nell’introdurre i lavori il Direttore generale, don Giovanni de Robertis, ha chiesto di pregare per il Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, attualmente ricoverato a Perugia a causa del Covid 19. Il direttore ha ripercorso gli ultimi appuntamenti Migrantes come il Rapporto Immigrazione (8 ottobre) e il Rapporto Italiani nel mondo (27 ottobre). “Nonostante non sia stato possibile farlo in presenza, la modalità online ci ha permesso di raggiungere una platea più vasta”, ha detto don de Robertis. Circa il cammino futuro, il direttore Migrantes ha ricordato che “la nostra stella polare resta il Convegno nazionale dell’aprile 2019 a Seveso sulla Chiesa dalle genti. È un orizzonte che dobbiamo assimilare e che dobbiamo aiutare le nostre Chiese locali a fare proprio. Passare da delle comunità cristiane monoculturali a delle comunità ‘intessute da colori diversi’, come dicevamo a Seveso, capaci di includere persone di lingua e provenienza diverse, non come destinatari della nostra carità, ma come portatori di una ricchezza da condividere”.  

Migrantes: la gioia per la nomina a cardinale di mons. Lojudice

25 Ottobre 2020 - Roma - La Migrantes si unisce alla gioia dei fedeli dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e della Toscana per la scelta di Papa Francesco di annoverare tra i membri del collegio cardinalizio S. E. mons. Paolo Lojudice, segretario della Commissione Episcopale per le Migrazioni e vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Toscana. L’annuncio del Papa questa mattina al termine dell’Angelus recitato dalla finestra dell’appartamento pontificio. “Nella scelta di Papa Francesco di nominare cardinale un sacerdote e vescovo impegnato accanto ai migranti – commenta la Fondazione Migrantes – si legge l’attenzione che il pontefice ha per il mondo migratorio. Un impegno che “siamo certi mons. Lojudice continuerà anche nel collegio cardinalizio, di cui oggi è stato chiamato membro da Papa Francesco”. Il papa ha annunciato la nomina di 13 nuovi cardinali. Tre gli italiani tra i nuovi porporati : oltre a mons. Lojudice il vescovo di Albano e prefetto della Congregazione delle cause dei Santi e fra Mauro  Gambetti, francescano conventuale guardiano della comunità francescana  di Assisi.

Raffaele Iaria

Card. Bassetti: la Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata “un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace”

14 Ottobre 2020 -

Roma - La campagna della CEI, “Liberi di partire, liberi di restare”, è stata "un ‘segno dei tempi’, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace. È stata un cammino che, in questi tre anni, ha visto protagonisti i migranti e, insieme a loro, operatori, volontari, religiosi, religiose, sacerdoti e laici, in Italia e all’estero". Lo ha detto questa mattina il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nell'omelia della messa che ha aperto l'evento conclusivo della campagna "Liberi di partire, liberi di restare".  Attraverso i tanti progetti avviati nei Paesi di partenza dei flussi migratori, di transito e di arrivo, la campagna - ha detto il porporato - ha promosso "uno sviluppo umano integrale" per 'tutti gli uomini e tutto l’uomo', a livello familiare e comunitario. La nostra iniziativa ha permesso anche di sperimentare nuove piste di azione, di favorire una maggiore consapevolezza del dramma delle migrazioni, di realizzare iniziative concrete in diversi settori, come l’educazione, la formazione professionale, l’inclusione lavorativa, la tutela dei minori. Si è trattato di un lungo cammino di condivisione di storie e di iniziative che hanno cercato di gettare uno sguardo e porgere l’aiuto possibile sul vasto fenomeno delle migrazioni, che interessa da sempre il bacino del Mediterraneo, ma che ormai è divenuto un fenomeno planetario, con milioni di persone in tutto il mondo che sono alla ricerca di una vita migliore". "Spiace - ha detto quindi il Card. Bassetti - constatare che molte volte le parole che vengono dal mondo sono di chiusura ed esclusione, se non addirittura aggressive", come ha ricordato anche papa Francesco nella sua enciclica "Fratelli tutti". 

Il Presidente della CEI, dopo aver citato alcuni passaggi dell'Enciclica ha detto che "tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri. Lo si legge nella grande scena del capitolo venticinquesimo del Vangelo di Matteo, quella in cui il Figlio dell’uomo, il re, dirà a coloro che si trovano alla sua sinistra: 'Ero straniero e non mi avete accolto' (Mt 25,43). Certo, quanto sta accadendo oggi in Italia, nel Mediterraneo, in Europa, è molto diverso dalla situazione a cui si riferiva Gesù, ma vale sempre la stessa regola, quella della giustizia e dell’amore, di cui ha detto il Signore". "Certo – ha scritto il papa nell’Enciclica Fratelli tutti -  l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona". Parole "vere". "ecco perché ha spiegato - oggi siamo qui a riflettere su 'Liberi di partire, liberi di restare', un’occasione preziosa non solo per la nostra Chiesa, ma per tutta la società, che ha profondamente bisogno di agire concretamente e con giustizia, e di avere informazioni corrette, riconoscendo non solo la complessità dei problemi riguardanti le migrazioni, ma anche ricordando a tutti che – come si legge nel progetto della campagna – 'i migranti sono un valore e un tesoro per le città e i paesi'. Perché questo venga riconosciuto, certamente, è necessario 'fare ogni sforzo per integrare'. E siccome 'la complessità di tale processo implica formazione, dialogo, approcci sussidiari, partecipazione di tutti, inclusione, lungimiranza, programmazione che tenga conto delle esigenze e delle specificità dei territori e delle comunità di accoglienza', noi vogliamo essere - ha detto ancora il presidente della CEI - presenti in questo processo, e ci siamo già, con le nostre comunità ecclesiali, in prima linea".  Raffaele Iaria

Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”: i numeri della Campagna

14 Ottobre 2020 -

Roma - Sono 130 – per un totale di 27.529.890 milioni di euro - i progetti realizzati grazie alla Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, lanciata nel 2017 in risposta al dramma delle migrazioni. È il bilancio della Campagna “Liberi di partire, Liberi di restare” presentato questa mattina a Roma. Centodieci sono gli interventi avviati in Italia per 14.879.290 euro: di questi 29 sono quelli promossi da associazioni, istituti religiosi e cooperative (9.433.920) e 81 quelli voluti dalle diocesi (5.445.370). Sono invece 7 i progetti finanziati nei Paesi di transito – Marocco, Albania, Algeria, Niger, Tunisia e Turchia – per una somma di 4.284.600 euro.

Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Guinea sono i Paesi di partenza dei flussi migratori in cui sono state avviate 13 iniziative per uno stanziamento complessivo di 8.366.000 euro. L’iniziativa straordinaria della Chiesa italiana ha contribuito in questi anni a sensibilizzare la popolazione sul tema delle migrazioni e a realizzare progetti nei Paesi di partenza, di transito e di accoglienza di quanti, specialmente bambini e donne, fuggono da guerre, fame e violenza. 

Oltre ad agire sul fronte culturale, la Campagna ha sostenuto l’educazione e la formazione (anche professionale), l’informazione in loco, i settori sociale e sanitario, l’inserimento lavorativo e

l’accompagnamento di chi ha scelto volontariamente di tornare in Patria. Sempre nel solco tracciato da papa Francesco con i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere ed integrare

– che hanno fatto da bussola all’intera Campagna.

L’incontro di oggi sarà introdotto dalla messa celebrata dal presidente della CEI, il Card. Gualtiero Bassetti e prevede gli interventi del Segretario generale della CEI, Mons. Stefano Russo e del Card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna seguito da alcuni interventi con esponenti di Caritas e Migrantes in prima linea nell’accoglienza.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: la maggior parte degli stranieri è cristiana

8 Ottobre 2020 -
Roma  - La religione professata dagli stranieri immigrati è uno degli aspetti analizzati dal XXIX Rapporto di Caritas italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. “Anche quest’anno sfatiamo un mito duro da superare cioè che la maggioranza degli stranieri in Italia sia musulmana”, ha commentato Simone Varisco della Fondazione Migrantes. Al primo gennaio di quest'anno la maggioranza degli stranieri era di religione cristiana (3 milioni di fedeli, in aumento rispetto all’anno precedente) per lo più ortodossi. “Alle religioni di recente formazione, alle cosiddette sette, è dedicato un approfondimento perché – ha precisato Varisco – ognuna pone una sfida alla Chiesa e alla società perché affondano la radice nello stato di abbandono e sofferenza umana”. Gli atei e gli agnostici contano mezzo milione di persone fra la popolazione straniera: “Anche questo – ha sottolineato – esige una risposta specifica. Le religioni portate con sé costituiscono un elemento di aggregazione e là dove ci sono situazioni di difficoltà personale è importante intercettare i bisogni”. Per il ricercatore, la pandemia ha in parte accelerato alcuni processi: “I cimiteri non sono stati preparati ad accogliere i cittadini stranieri o di origine straniera. Le terze generazioni intendono piangere i loro cari in Italia da qui le sfide per molti Comuni”.

Migranti: Di Piazza (sottosegretario min. Lavoro), “c’è bisogno di nuove visioni”

8 Ottobre 2020 - Roma -  “L’immigrazione è un banco di prova per la politica”. A dirlo è Stanislao Di Piazza, senatore e sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con delega all’immigrazione e alle Politiche di integrazione, alla presentazione del XXIX Rapporto sull’immigrazione curato da Caritas e Fondazione Migrantes. “Il rapporto – dice il sottosegretario – non si ferma ai numeri ma li fa parlare e li utilizza per l’incontro delle persone”. “Al bene comune – continua – mirano le politiche e i percorsi di integrazione, come un progetto pilota che vede già in campo una ventina di comuni italiani. Anche lo sport sui territori può essere motore di integrazione e per questo vogliamo creare presidi. Il bene comune è stato anche l’obiettivo della recente emersione con cui abbiamo voluto dare dignità e creare opportunità per le imprese. Non è stato un esercizio facile. Potevamo fare meglio? Come sempre sì, ma nelle oltre 800mila domande leggiamo i destini delle persone che vogliono lavorare legalmente, vivere vite degne e contribuire insieme al progresso delle nostre comunità”. “Anche per l’immigrazione – conclude – c’è bisogno di nuove visioni. Non solo politiche nazionali di governo, ma servono indirizzi chiari per il rispetto dei diritti dell’uomo, un accesso al welfare e alla cittadinanza con particolare attenzione ai giovani di seconda generazione”. (SIR)  

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: la maggioranza degli stranieri in Italia è cristiana

8 Ottobre 2020 - Roma - Al 1° gennaio 2020 si stima che la maggioranza assoluta degli stranieri residenti in Italia sia di religione cristiana (54,1%), in aumento rispetto ad inizio 2019 (quando era il 53,6%), ma ancora ad un livello inferiore rispetto al 1° gennaio 2018 (57,5%). E' quanto emerge nel Rapporto Immigrazione di caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma. Nel loro complesso, nel 2019 i cristiani stranieri residenti in Italia sono aumentati di 97 mila unità (+3,4%), dopo la forte diminuzione (145 mila unità) dell’anno precedente, e si attestano ad oltre 2,9 milioni di fedeli e di potenziali fedeli, includendo nel conteggio anche i minori. Fra gli immigrati cristiani la maggioranza assoluta è ortodossa (29,3%, pari a 1,6 milioni di fedeli, originari soprattutto di Romania, Ucraina e Moldova), mentre più di uno su tre è cattolico (20,1%, con quasi 1,1 milioni di persone, per lo più romeni, filippini, peruviani e albanesi). Proprio i cattolici, però, hanno fatto registrare la crescita maggiore nel 2019, con un aumento di 103 mila unità (+10,5%), superati soltanto – sebbene su livelli quantitativi assoluti minori – dai copti (in aumento di 3 mila unità, +16,7%); lieve la crescita degli ortodossi (+19 mila unità, pari al +1,2%), mentre sono diminuiti gli appartenenti ad altre fedi cristiane (in particolare gli evangelici, diminuiti del 9,1%, vale a dire quasi 17 mila fedeli in meno). Gli stranieri musulmani residenti in Italia sono risultati stabili in numerosità durante il 2019 (-0,4%, vale a dire circa 6 mila unità in meno fra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019), dopo il forte aumento fatto riscontrare durante il 2018 (+8,7%, cioè +127 mila unità), mantenendosi poco al di sotto del valore di 1,6 milioni, pur senza considerare gli acquisiti alla cittadinanza italiana e i non iscritti in anagrafe (ma conteggiando i minorenni di qualsiasi età). Si tratta per lo più di marocchini, albanesi e bangladeshi. Sul territorio nazionale si segnalano, infine, circa 174 mila stranieri buddisti. (3,2% degli immigrati residenti in Italia), 96 mila induisti (1,8%), 51 mila sikh (1,0%) e 44 mila afferenti ad altre religioni (0,8%). Gli atei e gli agnostici sono invece stimabili in circa 531 mila, pari a circa un decimo (9,9%) del totale degli stranieri residenti in Italia. Le tradizioni religiose del Paese d’origine costituiscono da sempre un importante elemento di aggregazione e di rassicurazione identitaria, soprattutto in contesti sociali e culturali molto distanti da quelli nati.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: migranti il 38,4% dei poveri del lockdown

8 Ottobre 2020 - Roma - Durante i tre mesi di lockdown la Caritas ha aiutato 445.585 persone (in media, 2.990 utenti per diocesi), una cifra altissima che supera la media annua di circa 200mila individui. Gli stranieri erano il 38,4%. Anche tra i 129.434 “nuovi poveri” che si sono rivolti alla Caritas nello stesso periodo, gli stranieri erano il 32,9%. È quanto emerge dal Rapporto immigrazione di Caritas italiana e Fondazione Migrantes presentato a Roma questa mattina. Secondo l’Istat nel 2019 gli individui di nazionalità non italiana in povertà assoluta sono quasi 1 milione e 400mila, con una incidenza pari al 26,9%, contro il 5,9% dei cittadini italiani. Alta è anche la povertà educativa e culturale: nell’anno scolastico 2017/2018 gli studenti italiani in ritardo sono risultati il 9,6%, contro il 30,7% degli studenti con cittadinanza non italiana, che sono anche quelli a più alto rischio di abbandono, pari al 33,1% (la media nazionale è del 14%). L’impatto del Covid e della didattica a distanza è stato forte: nonostante il Ministero abbia fornito molti tablet, “i bambini stranieri non ricevono aiuto dai familiari per scarsa competenza informatica e difficoltà linguistiche – rileva il Rapporto -. Se il prossimo anno scolastico si svolgerà con un sistema misto di lezioni in presenza e a distanza, potrebbero allargarsi ancora di più le disuguaglianze tra alunni stranieri e italiani”. Durante l’emergenza il 74% delle Caritas intervistate in un sondaggio ha avviato oltre 600 azioni di supporto alla didattica a distanza, l’80% erano a favore di minori stranieri accompagnati. Il 61% delle Caritas ha fornito supporti tecnologici (40% tablet) e computer (37%) e coinvolto 170 operatori in attività di sostegno. Tra le famiglie più in difficoltà quelle di nazionalità bengalese e pakistana. “Investire sull’istruzione – suggerisce il Rapporto – significa anche investire sull’alfabetizzazione informatica e linguistica dei genitori stranieri, in particolare delle madri”.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: il mercato del lavoro

8 Ottobre 2020 - Roma - L’occupazione dei cittadini stranieri in Italia continua a dare segnali di crescita, ma al contempo non registra significativi avanzamenti nella qualità del lavoro. Lo sottolinea il rapporto Immigrazione di Caritas Italina e Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma. Permangono le criticità che studi e Rapporti sul tema sottolineano da anni: ovvero "la tendenziale concentrazione in alcuni specifici settori, in cui le qualifiche e le mansioni ricoperte sono per lo più a un basso livello professionale o contrattualizzate a tempo (o con modalità precarie); le conseguenti differenze retributive con i lavoratori italiani, la ancora scarsa partecipazione delle donne (soprattutto di alcune nazionalità) al mercato del lavoro, l’adibizione a lavori manuali, con scarsa preparazione anche rispetto ai rischi per la sicurezza e, ancora, le scarse prospettive di crescita professionale dei più giovani, anche essi avviati, almeno stando alle attuali tendenze, a riprodurre le modalità occupazionali della generazione precedente". Queste linee di tendenza trovano conferma nei principali dati  esposti più estesamente nel Rapporto, ma che possono essere così sintetizzati: in Italia sono 2.505.000 i lavoratori stranieri, che rappresentano il 10,7% degli occupati totali nel nostro Paese. Il tasso di occupazione straniera si attesta intorno al 60,1%, superiore al 58,8% degli autoctoni; parallelamente, il tasso di inattività degli stranieri extra-UE (30,2%), per quanto elevato, risulta comunque inferiore a quello italiano (34,9%). L’87% degli occupati stranieri in Italia sono lavoratori dipendenti, concentrati soprattutto in alcuni settori: servizi collettivi e personali (642 mila addetti), industria (466 mila), alberghi e ristoranti (263 mila), commercio (260 mila) e costruzioni (235 mila). In merito alle qualifiche prevalenti, nel 2019 si registra un elevato volume di rapporti attivati per braccianti agricoli (584.253  attivazioni), addetti all’assistenza personale (179.502), camerieri e professioni assimilate (158.645) e collaboratori domestici e professioni assimilate (111.562). Quanto alle tipologie contrattuali, si attesta come preponderante il reclutamento con forme contrattuali temporanee. Esse interessano circa i due terzi delle nuove assunzioni destinate ai cittadini stranieri, fra cui, oltre ai contratti di lavoro a tempo determinato, anche i tirocini e i rapporti di lavoro in somministrazione o stagionali;  la retribuzione media annua nel 2019 dei lavoratori extracomunitari è inferiore del 35% a quella del complesso dei lavoratori (14.287 euro rispetto a 21.927 euro). Secondo il Rapporto la differenza di genere nell’accesso al mondo del lavoro è marcata e fa registrare tassi di inattività e di disoccupazione nettamente superiori per quanto riguarda la componente femminile; nel confronto con i dati del 2018, aumenta anche il tasso di lavoratori stranieri autonomi (+2,7%), in netta controtendenza rispetto agli italiani. Cresce il numero di titolari di imprese nati fuori dall’UE (383.462), pari al 12,2% del totale, concentrati soprattutto nel settore commerciale (43,1% del totale) e dell’edilizia (21,1%); nel corso del 2019 gli infortuni verificatesi ai lavoratori stranieri sono stati 108.173 (il 16,9% del totale) e in due casi su tre hanno riguardato cittadini extracomunitari, per i quali c’è stato un aumento del +5% rispetto al 2018. Nel caso degli incidenti con esito mortale, l’incidenza dei lavoratori stranieri sul totale è più elevata, attestandosi sul 18,8%, con un incremento del +13,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS) erogate dall’INPS a cittadini extracomunitari alla fine del 2019 sono state appena 65.926, pari allo 0,4% del totale delle pensioni INPS dello stesso tipo (16.840.762); le pensioni assistenziali erogate a cittadini extracomunitari sono state invece 100.898, pari all’2,5% del totale (4.030.438). Il primo impatto del Covid su questi dati - affermano i ricercatori - riferiti al 2019 è valutabile in base alle stime prodotte nel mese di aprile dall’Istat sulle forze lavoro, riferite al primo trimestre del 2020. Nel mese di marzo 2020 sono diminuiti sia gli occupati (-30.000), che le persone in cerca di occupazione (-270.000), mentre sono sensibilmente aumentati gli inattivi, ovvero quelli che né lavorano né cercano lavoro (+300.000, pari al + 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Il fenomeno sopra descritto si è manifestato in modo molto evidente per gli stranieri: le persone di cittadinanza non italiana, che erano pari al 9% di tutti gli inattivi del primo trimestre 2019 (1 milione 290 mila unità), diventano al primo trimestre 2020 il 9,7% (1 milione 315 mila unità). Si riscontra, quindi, un aumento sia in termini assoluti (+25 mila) che percentuali +0,7 punti percentuali). La maggior parte degli stranieri inattivi (61,5%) sono in possesso di un basso livello di istruzione, mentre tra gli italiani tale caratteristica riguarda una quota inferiore di persone, pari al 56,1%. In particolare, il 7,3% degli italiani inattivi non ha alcun titolo di studio o ha solamente la licenza elementare, mentre tra gli stranieri questo tipo di condizione giunge a coprire il 10,8% dei casi. Quello che desumomno i redattori del Rapporto Immigrazione  è che la situazione di stagnazione nel mercato del lavoro e l’isolamento sociale con il blocco degli spostamenti autonomi sul territorio, ha di fatto scoraggiato i disoccupati a continuare a cercare lavoro in modo attivo, producendo una trasformazione in senso passivo del loro status. La diminuzione nel numero di disoccupati è, quindi, un miglioramento solo apparente. Al contrario, le difficoltà del momento colpiscono drammaticamente la fiducia delle persone, rendendo complesso per chi perde il lavoro anche solo immaginare di poterne trovare uno nuovo. Si rinuncia, quindi, del tutto alla ricerca di una nuova occupazione.

“Liberi di Partire, Liberi di Restare”: evento Cei il 14 ottobre a Roma

8 Ottobre 2020 - Roma - La Conferenza episcopale italiana il prossimo 14 ottobre a Roma promuove un incontro a conclusione della campagna "Liberi di partire, liberi di restare". L’incontro, introdotto dalla messa celebrata dal presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, prevede gli interventi del segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo e del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna seguito da un dibattito con esponenti di Caritas e Migrantes in prima linea nell’accoglienza.

Migranti. Mons. Russo: storie, non numeri

8 Ottobre 2020 -

Roma - Questa mattina, Giovedì 8 ottobre, mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI, è intervenuto alla presentazione del  Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes dal titolo “Conoscere per comprendere”.

Ecco il testo del suo saluto.

Buongiorno a tutti! Senatore Di Piazza, carissimi amici di Caritas e Fondazione Migrantes, accogliamo con grande attenzione, che si rinnova di anno in anno – ormai siamo al 29° -, la pubblicazione del Rapporto Immigrazione, curato da due organismi della Chiesa italiana (Caritas e Fondazione Migrantes). Il volume di quest’anno concentra le riflessioni attorno al tema Conoscere per comprendere, una delle sei coppie di verbi proposte dal Santo Padre nel suo messaggio per la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, celebrata pochi giorni fa. Si tratta di un impegno reso ancora più necessario dalla complessa congiuntura che stiamo vivendo, determinata dalla pandemia, che ha posto nuove difficoltà, aggravato tante problematiche già esistenti e ulteriormente indebolito le già precarie condizioni economiche e relazionali della società. In questo senso si stanno recependo le ultime modifiche normative che stanno portando una serie di previsioni in discontinuità con il recente passato. Queste sono una prima risposta alle situazioni di crisi registrate nel tempo. La pandemia ha precarizzato ancora di più la condizione di tanti migranti e di tanti italiani. Pertanto, oggi più che mai sono necessarie risposte immediate che mettano al centro l’umanità che ci unisce. Le incessanti statistiche che si sono susseguite negli ultimi mesi hanno reso evidente come nessuno possa essere considerato semplicemente un numero – lo abbiamo più volte ribadito – ma una persona con una dignità, dei legami affettivi, una storia e uno sguardo al futuro che talvolta rischia di rimanere inespresso o addirittura d’interrompersi precocemente. Questo è vero anche per le persone migranti, che alla propria storia personale aggiungono l’esperienza del viaggio e della permanenza in territori estranei, per cambiare la propria vita e spesso quelle dei propri cari. Il Rapporto Immigrazione ci aiuta a mettere a fuoco le coordinate fondamentali delle migrazioni, un fenomeno che attraversa pressoché il mondo intero e tutti gli ambiti del vivere sociale, e che papa Francesco, nell’enciclica firmata pochi giorni fa ad Assisi, Fratelli tutti, definisce «un elemento fondante del futuro del mondo» (n. 40). Una caratteristica di questa pubblicazione è l’interconnessione esistente fra i diversi contributi che la compongono, che restituisce la complessità degli attuali fenomeni migratori. «Il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta – scrive il Santo Padre nell’enciclica Fratelli tutti, al n. 96 – rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri». È un richiamo importante. Non sarebbe possibile, infatti, realizzare un’efficace accoglienza dei migranti – né, tantomeno, la loro protezione, promozione e integrazione – se si curassero solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando la dimensioni antropologiche, sociali e relazionali. Né, ancora, si darebbe una risposta adeguata – vale a dire integrale – ai bisogni di ogni persona se si ricercasse esclusivamente una soluzione ai problemi abitativi o alimentari, senza prestare un’eguale attenzione agli aspetti culturali e religiosi, che costituiscono dimensioni essenziali nella vita di ogni persona. Qualsiasi concezione di accoglienza che la concepisse soltanto come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione. Anche per questo, la visione fornita dal Rapporto Immigrazione si spinge a considerare l’intimo legame fra i diversi ambiti che caratterizzano la vita di ogni persona, senza i quali essa non potrebbe esprimere appieno il proprio essere e la propria personalità. Solo così, fra l’altro, si può realizzare quell’autentica integrazione della persona migrante nel nuovo contesto sociale, la quale può dirsi compiuta quando, da ospiti, coloro che sono stati accolti diventano soggetti partecipi e attivi, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale ormai sono divenuti parte. Tale obiettivo rappresenta un’autentica sfida e una scommessa per l’Europa, per il nostro Paese e per i singoli territori che lo compongono, chiamati a vedere in coloro che chiedono ospitalità non un peso, bensì una ricchezza dal punto di vista umano, lavorativo, culturale e, non ultimo, spirituale. Certo, «quando il prossimo è una persona migrante si aggiungono sfide complesse», come scrive con realismo il Santo Padre in Fratelli tutti (n. 129). È evidente, però, come uno sguardo interessato a conoscere l’altro, a incontrarlo, pur con tutte le difficoltà e gli ostacoli che questo implica, dia vita a una prospettiva che si colloca a grande distanza dall’opinione, diffusa a più livelli, che vede nel migrante solo un’insidia, e nell’opera di coloro che lo soccorrono un pericolo. Si tratta di sentimenti contrari alla vita cristiana, che nella fede ci spinge invece ad avere il coraggio di riconoscere in chi è bisognoso del nostro aiuto un fratello, e, nel più piccolo di essi, il Cristo stesso. La fragilità non caratterizza solo gli “altri”, ma ognuno di noi: ognuno di noi può essere quel “piccolo”. Raggiungere una simile consapevolezza è segno di speranza, poiché contribuisce allo sviluppo di una cultura più matura e meno portata ad essere sviata dai preconcetti, più aperta a quanto di buono può esserci nell’altro e meno incline a difendersi pregiudizialmente, più consapevole della necessità e delle opportunità dell’incontro, più disposta a fare autocritica e a condividere. Il Signore guidi i nostri passi in questo cammino di pace e di convivenza, che ci vede tutti fratelli e sorelle. Un ringraziamento a Caritas e Fondazione Migrantes per la cura che, ogni anno, mettono in questa pubblicazione. Ripeto: non è una semplice raccolta dati, ma una narrazione di storie. Grazie!  

Mons. Stefano Russo - Segretario generale della CEI

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: la panoramica in Italia

8 Ottobre 2020 - Roma - Gli ultimi dati sulla situazione demografica italiana diffusi dall’Istat confermano le tendenze in atto da alcuni anni: progressiva diminuzione della popolazione residente (-189 mila unità), in particolare nelle regioni del Mezzogiorno; aumento del divario tra nascite e decessi; stagnazione della fecondità a livelli molto bassi; aumento dell’incidenza della popolazione anziana e diminuzione di quella giovane, con il relativo ulteriore innalzamento dell’età media; saldo migratorio con l’estero positivo, anche se in diminuzione; aumento della popolazione residente straniera, sia in termini assoluti che relativi. LO sottolineano i redattori del Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrante presentato oggi a Roma. Se fino a un decennio fa l’aumento della popolazione straniera seguiva un ritmo significativo, da qualche anno - sottolineano - il trend è in diminuzione (dal 2018 al 2019 appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più), accompagnato da altri segnali “negativi”, come la diminuzione delle nascite (da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019) e le minori acquisizioni di cittadinanza (passate da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019). Stando ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, i permessi di soggiorno validi al 1° gennaio 2020 sono 3.438.707, il 61,2% dei quali è stato rilasciato nel Nord Italia, il 24,2% nel Centro, il 10,8% nel Sud e il 3,9% nelle Isole. I cinque Paesi di provenienza prevalenti fra i titolari di permesso di soggiorno sono, nell’ordine, Marocco (circa 400 mila cittadini), Albania (390 mila), Cina (289 mila), Ucraina (227 mila) e India, che con poco meno di 160 mila soggiornanti ha superato una nazionalità storica come le Filippine. Considerando, invece, il dato complessivo sui cittadini stranieri residenti in Italia (compresi, dunque, i cittadini comunitari), che in base alle elaborazioni Istat al 1° gennaio 2020 ammontano a 5.306.548 (con un’incidenza media sulla popolazione italiana dell’8,8%), la maggior quota è rappresentata dai rumeni (1.207.919). I motivi dei permessi di soggiorno confermano la tendenza all’inserimento stabile, in quanto, in relazione alla durata, la maggior parte dei permessi è a lunga scadenza (62,3% del totale); mentre quelli di breve durata si attestano sul 37,7%. Stando ai motivi del soggiorno, si conferma la prevalenza di quelli familiari (pari al 48,6% del totale), seguiti da quelli lavorativi (41,6%). Terzi per volume i permessi collegati all’asilo e alla protezione internazionale (5,7%) e quarti quelli per studio (appena l’1,5%). I dati del Ministero dell’Interno al 1° gennaio 2020 consentono anche un primo bilancio sulle nuove tipologie di permesso di soggiorno introdotte dal d.l. n. 113/2018 (c.d. decreto Salvini), convertito in legge n. 132/2018. Si è trattato in totale di poco più di 28 mila permessi di soggiorno, che risultano per la quasi totalità di derivazione da tipologie già esistenti prima della riforma o che per effetto di questa hanno subito solamente un cambio di denominazione o di disciplina (ad es., permessi per motivi umanitari ridenominati in “casi speciali”), fatta eccezione per qualche unità di permessi per meriti di valore civile o per calamità naturale, che si sono rivelati dunque assolutamente non coincidenti con le aspettative, i bisogni e le condizioni personali dei migranti nel nostro paese, precarizzandone peraltro i già complessi percorsi di inserimento e integrazione (le nuove fattispecie non sono quasi mai convertibili per lavoro, ad esempio. Lo scivolamento nell’irregolarità è dunque sempre in agguato. Diversi studi hanno fornito stime circa la consistenza della componente irregolare nel nostro paese, arrivando a parlare di oltre 650.000 persone. I dati che "forniamo - si legge in questa edizione del Rapporto, sono quelli relativi ai primi esiti della procedura di regolarizzazione varata fra giugno e agosto 2020 e i dati sui provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale, che continuano a dimostrare di essere strumenti insufficienti e dispendiosi di gestione dell’irregolarità (sono state 41.000 le persone coinvolte), rivelando da oltre 10 anni un tasso di efficacia non superiore al 50% (è il 48,4% nel 2019). La strada da preferire è dunque certamente quella della regolarizzazione, che consente di restituire i diritti sociali ed economici alle persone, sottraendole alle pratiche di sfruttamento, tanto dannose anche per le casse dello Stato, in termini di evasione fiscale e contributiva". Nell’approfondimento dedicato dal Rapporto all’apporto economico dell’immigrazione si evidenzia che in Italia nel 2018 il contributo dei migranti al PIL è stato di 139 miliardi di euro, pari al 9% del totale. I circa 2,3 milioni di contribuenti stranieri hanno dichiarato 27,4 miliardi di redditi, versando 13,9 miliardi di contributi e 3,5 miliardi di IRPEF. L’IVA pagata dai cittadini stranieri è stimata in 2,5 miliardi. Si tratta di dati che confermano il potenziale economico dell’immigrazione che, pur richiedendo notevoli sforzi nella gestione, produce senza dubbio benefici molto superiori nel medio-lungo periodo. Anche i costi per la gestione delle emergenze, che sono aumentati dagli 840 milioni nel 2011 ai 4,4 miliardi nel 2017, possono essere ammortizzati nel tempo, soprattutto se sostenuti da politiche capaci di ridurre l’irregolarità, che oggi è stimata in 670 mila persone. Pertanto, "una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri avrebbe garantito entrate superiori ai 3 miliardi di euro". Invece il provvedimento varato ha consentito la presentazione di “appena” 207.542 domande presentate; in particolare per lavoro domestico (85% del totale) e il resto per gli altri settori, quasi interamente rappresentati dall’agricoltura. La regione nella quale sono state presentate il maggior numero di istanze è la Campania, con 6.962. Segue la Sicilia con 3.584 istanze, il Lazio con 3.419 e la Puglia con 2.871, ma anche il Veneto con un dato significativo di 2.756 domande e l’Emilia Romagna con 2.101. In entrambi i casi, bisognerà attendere i prossimi mesi per verificare quante di queste istanze andranno a buon fine attraverso la sottoscrizione dei contratti di soggiorno ed il rilascio dei permessi di soggiorno. Permangono le perplessità per una procedura nata principalmente per rispondere alla presenza di lavoratori in nero nel settore dell’agricoltura e che invece sembra rispondere in via principale alle esigenze del mondo del lavoro domestico e del cd. badantato. Un’ulteriore dimostrazione che tale provvedimento avrebbe dovuto allargarsi a ricomprendere molti altri settori nei quali si registra un notevole coinvolgimento dei lavoratori stranieri. Si osserva pertanto come la maggioranza dei nuovi ingressi vede una quota troppo ridotta dei motivi di lavoro (i visti per lavoro sono appena l’1,3% del totale). Gli attuali permessi di soggiorno si riferiscono, dunque, nella gran parte a conversioni di permessi rilasciati ad altro titolo, comprese le motivazioni legate a protezione e assistenza, più che a motivazioni legate alla sfera economica e professionale. Alla luce di tali tendenze, si raccomanda, pertanto, di adottare definitivamente una strategia di potenziamento dei percorsi di integrazione, che contempli: la promozione di interventi normativi volti a sostenere la presenza e l’inserimento socioeconomico dei cittadini stranieri con politiche mirate a garantire la regolarità del soggiorno delle persone, delle famiglie, dei lavoratori e a migliorare i livelli di istruzione e di professionalizzazione delle persone in età da lavoro; il rafforzamento, la reintroduzione, la sperimentazione di canali di ingresso legati al lavoro e allo studio.

Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes: “soddisfatti per modifiche” Decreti Sicurezza, ora “legalità e integrazione”

8 Ottobre 2020 - Roma - "Viva soddisfazione" per le modifiche ai decreti sicurezza con l'auspicio che "i decisori politici proseguano in questo percorso di legalità e integrazione, sostenendolo, oltre che con l'importante processo di revisione delle norme, anche con politiche attive di supporto" viene espressa da Caritas italiana e Fondazione Migrantes, che oggi presentano a Roma il XXIX Rapporto Immigrazione 2020 sul tema "Conoscere per comprendere". Nel volume viene sottolineata "l'importanza di favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese, attraverso un ampio riconoscimento della convertibilità in motivi lavorativi del permesso di soggiorno detenuto ad altro titolo, al fine di invertire la tendenza all'approccio securitario da un lato, o assistenzialistico dall'altro". Secondo i dati contenuti nel rapporto sono stati poco più di 28mila i permessi di soggiorno rilasciati secondo le normative contenute nei decreti sicurezza ma "lo scivolamento nell'irregolarità è sempre in agguato", avvertono Caritas e Migrantes, che stimano la componente irregolare in Italia intorno alle 650.000 persone. I rimpatri, osservano, "continuano a dimostrare di essere strumenti insufficienti e dispendiosi di gestione dell'irregolarità (sono stati 41.000), rivelando da oltre 10 anni un tasso di efficacia non superiore al 50% (è il 48,4% nel 2019)". "La strada da preferire - precisano - è certamente quella della regolarizzazione, che consente di restituire i diritti sociali ed economici alle persone, sottraendole alle pratiche di sfruttamento, dannose anche per le casse dello Stato, in termini di evasione fiscale e contributiva".

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese

8 Ottobre 2020 - Roma - Questa edizione del Rapporto Immigrazione si colloca in un contesto che riesce solo parzialmente a fotografare gli effetti della pandemia sulla mobilità umana. Gli spunti che sono emersi dai dati relativi al 2019 sono comunque ricchi di stimoli e di tendenze, che possiamo esaminare in relazione ai diversi ambiti trattati dal Rapporto, compendiandoli con i risultati di vari monitoraggi nel frattempo realizzati dalle nostre reti per stimare proprio l’impatto del Covid in differenti ambiti: la povertà, il lavoro, la scuola, la salute dei migranti e delle persone fragili. Lo scrivono i redattori del "Rapporto Immigrazione" di caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. I due organismi pastorali prendono atto "con viva soddisfazione, del recente via libera (6.10.2020), del Consiglio dei Ministri al decreto legge contenente disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, contenente modifiche dei c.d. decreti sicurezza (d.l. 113/2018 e 53/3019), convertiti in l. n. 132/2018 e 138/2019". Molte delle raccomandazioni contenute nel Rapporto hanno sottolineato, nei vari temi affrontati, l’importanza di "favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese, attraverso un ampio riconoscimento della convertibilità in motivi lavorativi del permesso di soggiorno detenuto ad altro titolo, al fine di invertire la tendenza all’approccio securitario da un lato, o assistenzialistico dall’altro, adottando definitivamente una strategia di potenziamento dei percorsi di integrazione, che contemplasse la promozione di interventi normativi volti a sostenere la presenza e l’inserimento socio-economico dei cittadini stranieri". L'auspicio è che "i decisori politici proseguano in questo percorso di legalità e integrazione, sostenendolo oltre che con l’importante processo di revisione delle norme, anche con politiche attive di supporto".

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: domani a Roma la presentazione

7 Ottobre 2020 -

Roma – Sarà presentato domani, 8 ottobre, a  Roma, nel centro congressi Aurelia, il “Rapporto Immigrazione” elaborato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes e giunto alla sua 29esima edizione, dal titolo “Conoscere per  comprendere”.  Alla presentazione interverranno mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana; Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con delega all’immigrazione e alle Politiche di integrazione; Igiaba Scego, scrittrice. Introdurrà e modererà: Oliviero Forti, responsabile Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale Caritas Italiana.

I dati saranno presentato da Manuela De Marco, Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale Caritas Italiana. Le conclusione sono affidate a Simone Varisco della Fondazione Migrantes. La presentazione può essere seguita anche in diretta streaming, tramite YouTube e Facebook della Conferenza Episcopale Italiana: https://www.youtube.com/ChiesaCattolicaItaliana ; https://www.facebook.com/conferenzaepiscopaleitaliana .

Giornata Vittime Immigrazione: le iniziative della giornata

3 Ottobre 2020 - Roma - Oggi si celebra La Giornata nazionale delle Memoria delle vittime dell’Immigrazione. La data del 3 ottobre ricorda il naufragio al largo dell’isola perdono del 2013 nel quale persero la vita 368 persone. Dal 2016 questa data è stata scelta come giorno della Memoria di tutte le vittime dell’immigrazione e per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Secondo alcuni dati da quel 3 ottobre ad oggi sono stati 17.900 i migranti e rifugiati morti o dispersi nel mar Mediterraneo. Fino alla settimana scorsa in cui ci sono stati altri naufragi e più di 200 vittime, dice il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis: "e senza che tutto questo faccia più notizia, senza che susciti anche solo un moto di pietà e di indignazione". Tutta la vicenda della mobilità umana è legata profondamente anche alle parole che usiamo, ha detto il direttore del quotidiano "Avvenire", Marco Tarquinio: "le parole dei trattati, ad esempio, che pesano enormemente o quelle della politica dove negli ultimi anni sono state usate parole sbagliate, c’è stata la progressiva 'riclandestinazione' del fenomeno migratorio". Per Tarquinio c'è poi il "tipo di linguaggio che è stato usato per raccontare quelli che scappavano come gli invasori di casa nostra o i ragazzotti che venivano a fare le vacanze in Italia" spiegando anche l’importanza di una certa stampa per "combattere con quello che si è incistato nella testa della gente: una favola triste ma radicata in profondità". La piazza principale per le iniziative è quella di Lampedusa promossa dal Comitato 3 ottobre nella campagna “Siamo tutti sulla stessa barca”. Qui cittadini dell’Isola, giovani, studenti marceranno verso la Porta d'Europa, il monumento alla memoria dei migranti morti in mare. Su luogo del naufragio di sette anni fa verrà poi deposta una corona di fiori alla presenza delle istituzioni. Altre iniziative a Roma in piazza Santi Apostoli, Milano in piazza dei mercanti e ancora Palermo Padova, Brescia , Catania, etc. A Caltanissetta  al cimitero Angeli una celebrazione commemorativa su iniziativa dell'Ufficio Migrantes. Una cerimonia nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e l'obbligo dell'utilizzo della mascherina, così come previsto dalla norme di sicurezza anti covid. A Bari la presentazione del volume "Mare Nistro. Naufraghi senza volto" di Salvatore Maurizio Moscara alla quale parteciperà anche il direttore generale della Fondazione Migrantes, don De Robertis.