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Tavolo Asilo: proposte al Governo per migliorare le condizioni degli stranieri in Italia

27 Marzo 2020 - Roma - Il Tavolo Asilo nazionale (che riunisce le maggiori associazioni che si occupano di diritti dei migranti, tra cui Amnesty, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cir, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Emergency, Fcei, Migrantes) ha inviato una serie di proposte a Governo e Parlamento per migliorare le condizioni di vita delle persone straniere presenti in Italia, garantendo anche a loro e al personale dei progetti la possibilità di attenersi alle regole socio-sanitarie volte a impedire il diffondersi del contagio da Coronavirus. Mascherine, guanti e disinfettanti non sono stati infatti ancora inviati né ai Siproimi (ex Sprar) né ai Cas (Centri di accoglienza straordinaria), né si è provveduto a trasferire competenze specifiche all’equipe dei progetti per gestire l’emergenza. Intanto, per effetto del Decreto Salvini su sicurezza e immigrazione, sono cresciuti gli stranieri irregolari, molti dei quali senza fissa dimora o costretti a vivere in insediamenti informali, in condizioni igienico-sanitarie inaccettabili. La stessa condizione è condivisa dalle migliaia di lavoratori stranieri impiegati nel settore agricolo. Tra le proposte, si chiede, per Siproimi e Cas di “garantire la proroga dei progetti in corso sino alla fine del 2020, disporre il non allontanamento delle persone accolte per il periodo dell’emergenza, prevedere specifici protocolli per i casi positivi, garantire un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale”. Rispetto ai grandi centri (hotspot e Cpr), dove è impossibile applicare le regole previste dal ministero della Salute, il Tavolo Asilo chiede “che si sospenda ogni nuovo ingresso e si individuino subito alternative alla detenzione amministrativa”. Viene chiesta inoltre “la sospensione delle espulsioni e delle pene previste in caso di non ottemperanza all’ordine di allontanamento dal territorio”. Per gli stranieri fuori dal circuito dell’accoglienza, il Tavolo Asilo chiede che ai cittadini senza fissa dimora venga concesso di accedere a strutture adeguate, individuandone anche di nuove se necessario. A tutti, anche a chi non è in regola col permesso di soggiorno, va inoltre garantito l’accesso ai servizi sanitari. Rispetto al soccorso in mare, si chiede che quest’attività non venga sospesa e che le persone soccorse vengano ospitate in strutture adeguate a garantire la prevenzione del contagio.    

Coronavirus: oggi benedizione “Urbi et Orbi” con papa Francesco in una piazza San Pietro vuota

27 Marzo 2020 - Città del Vaticano – Oggi pomeriggio, alle ore 18:00, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come annunciato lo scorso 22 marzo al termine della preghiera dell’Angelus. Il Pontefice ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della Celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria, ovvero la cancellazione delle pene temporali, secondo quanto previsto da un recente decreto della Penitenzieria Apostolica. Il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia durerà circa un’ora. Nei pressi del cancello centrale della Basilica Vaticana saranno collocati l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso di San Marcello. Dopo l’ascolto della Parola di Dio, Papa Francesco terrà una meditazione. Il Santissimo Sacramento sarà esposto sull’altare collocato nell’atrio della Basilica Vaticana. Dopo la supplica, seguirà il rito della Benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”. Il card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, pronuncerà la formula per la proclamazione dell’indulgenza. Altro gesto significativo previsto per oggi è quello promosso dalla Chiesa italiana con l’invito ai vescovi a recarsi da soli in un cimitero per commemorare i defunti.  

Coronavirus: “noi giostrai ridotti alla fame”

27 Marzo 2020 - Milano - Sono quindicimila in tutta Italia. Più o meno come i dipendenti dell’Ilva di Taranto ai tempi d’oro. Ma, anche se vivono in un ambiente meno a rischio per l’inquinamento, hanno molto tutele in meno. Molte meno, Anzi, praticamente nessuna. Se lavorano riescono a tirare avanti. In caso contrario sono in difficoltà, tanto più gravi quanto più lungo si preannuncia il periodo di inattività. «E per noi giostrai questo era il periodo della ripresa dopo la pausa invernale. Da fine ottobre - racconta Catia Savina, di Modena, famiglia di giostrai sinti italiani - la maggior parte di noi è ferma. Sabato scorso sarebbe stata in programma la prima fiera primaverile, che naturalmente è saltata, come tutte le altre in programma fino a giugno”. Una sosta che per i piccoli giostrai rischia di tradursi in un dramma senza via d’uscita. “Lavoriamo da marzo a ottobre girando per le fiere delle varie regioni italiane. Noi per esempio – riprende Catia – con una quindicina di altre famiglie di giostrai, ci siano fermati per l’inverno nel piazzale di una grande fabbrica dismessa a Forlimpopoli. Proprio qui l'altra settimana sarebbe dovuta partita la prima fiera primaverile. Poi l’emergenza sanitaria ha bloccato tutto. Abbiamo saputo che anche le altre fiere da qui a giugno sono state rinviate. Siamo disperati”. Oltre ai mancati introiti infatti, i giostrai devono sostenere le spese ordinarie di tutte le altre famiglie: vitto, bollette, riscaldamento e tanto altro. “E poi ci sono le spese per la licenza, i collaudi delle attrezzature e tutte le altre tasse. Ormai in fiere e lunapark si possono installare le giostre soltanto se tutto è in regola, giustamente. Ci sono anche rigidi parametri di sicurezza da rispettare”. La famiglia Cavina per esempio, mamma, papà e due figli di 24 e 30 anni, lavora con i tappeti elastici, quelli in cui i bambini vengono imbragati e collegati a piccoli paranchi elettrici che sollevano in modo alternato i piccoli. Tutto deve evidentemente funzionare alla perfezione, Con tutti i controlli del caso. “Eravamo pronti per ripartire. Adesso non sappiano cosa succederà e come faremo per tirare avanti”. A sostenere le buone ragioni dei giostrai è arrivata l’associazione Kathané, impegnata a tutelare le famiglie di rom e sinti italiane con iniziative di sensibilizzazione contro razzismo e pregiudizi. “Abbiamo chiesto al ministero dello spettacolo interventi urgenti di sostegno per il settore dello spettacolo viaggiante, circensi e giostrai a fronte dell’emergenza sanitaria. Per loro è una questione di sopravvivenza”, spiega Dijana Pavlovic, portavoce di Kathanè. “Circensi e giostrai sono un mondo che comprende 15mila persone. Per loro in questi ultimi anni le difficoltà sono aumentate. Sono aumentate per esempio le pratiche burocratiche a causa della legislazione che ha spostato dal centro ai Comuni le procedure di concessione degli spazi. Quindi – prosegue Pavlovic - sono aumentati i costi di gestione. Per sostenere e rilanciare questi antichi mestieri sarebbe necessario rivedere le normative”. Ora l’emergenza coronavirus rischia di essere il colpo di grazia “Abbiamo chiesto al ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, ai presidenti delle regioni, alle amministrazioni locali la stessa attenzione riservata a tutti gli altri lavoratori dello spettacolo- ma devono ascoltarci subito, altrimenti tutta questa gente sarà alla fame”.(Luciano Moia – Avvenire)  

Papa Francesco: “momento di preghiera” sul sagrato della basilica di San Pietro e recita del Padre Nostro con tutti i capi delle Chiese cristiane

22 Marzo 2020 - Città del Vaticano – “Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la pandemia della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate. ”. A dirlo oggi Papa Francesco al termine dell’Angelus trasmesso sui media vaticani dalla Biblioteca Apostolica vaticana. “In questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo”, ha detto il papa invitando “tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato”. “Invito dunque tutti a farlo parecchie volte al giorno, ma tutti insieme recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno”. “Nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo – ha pregato il papa - possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”. “Con questa medesima intenzione, venerdì prossimo 27 marzo, alle ore 18 – ha quindi annunciato - presiederò un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, con la piazza vuota” ed ha invitato tutti a “partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria”. Papa Francesco ha quindi espresso la “vicinanza ai medici;  vicinanza agli operatori sanitari, agli infermieri, alle infermiere, ai volontari; vicinanza alle autorità, che devono prendere misure dure ma per il nostro bene. Vicinanza ai poliziotti, ai soldati che per le strade cerano di mantenere sempre l’ordine, perché si compiano le cose che il Governo chiede di fare per il bene di tutti noi. E vicinanza a tutti”. (R.Iaria)  

Elemosineria apostolica: “grazie a tutti coloro che continuano a prendersi cura dei poveri

22 Marzo 2020 - Città del Vaticano - Un grazie a “tutti i volontari e le persone di buona volontà che continuano a prendersi cura dei più poveri e bisognosi, soprattutto i senza fissa dimora che vivono per strada, e non li abbandonano proprio in questo momento che per loro è ancora più difficile”. A rivolgerlo è il card. Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, secondo quanto riferisce un comunicato dell’Elemosineria apostolica, diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede. “Questi nostri fratelli non solo non hanno una casa, ma ora non possono neppure chiedere la carità per comprare qualcosa da mangiare”, si legge nel comunicato: “Ora più che mai, essi ‘dipendono’ dal nostro cuore. La misericordia è una parola molto concreta e solo ‘la carità copre una moltitudine di peccati'”. L’Elemosineria, inoltre, esprime “la propria gratitudine a tutte quelle aziende e attività commerciali che in questi giorni hanno donato generosamente i loro prodotti per preparare la ‘busta del cuore’ (tonno, scatolame di piccole dimensioni, frutta, formaggi, salumi confezionati, pane…) che, in sostituzione dei pranzi e delle cene, viene offerta ai poveri da diverse mense, dormitori, parrocchie, associazioni di volontariato e comunità religiose. Un esempio ci viene dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo che quotidianamente inviano centinaia di confezioni di latte fresco e di yogurt”. Per quanto riguarda le mense, le parrocchie e le associazioni che preparano pranzi al sacco o aiutano in altre forme i poveri della strada, “qualora si trovassero in difficoltà, economica o per la mancanza di viveri”, possono contattare, tramite il suo numero di cellulare, il card. Krajewski, che “resta disponibile anche per quanti volessero donare alimenti utili a preparare i pasti, per riceverli direttamente o indirizzarli ad altre realtà caritative che aiutano i poveri senza fissa dimora”.      

Mci Francia: farsi vicino ai sacerdoti e ai fedeli

21 Marzo 2020 - Parigi - Anche qui in Francia la pandemia sta raggiungendo livelli altissimi particolarmente nella zona parigina e nell'Est. La Chiesa, che sta vivendo questa attraversata del deserto, seguendo le disposizioni del governo ha emanato delle indicazioni da osservare simili a quelle della Chiesa italiana. I vescovi invitano a unirsi in preghiera durante la Novena a Notre Dâme de Lourdes che terminerà il 26 marzo. In questi giorni come coordinatore delle MCI di Francia passo una parte del mio tempo, più che con internet, al telefono per sentire la voce, prendere notizie dei sacerdoti, delle situazioni nelle diverse comunità.. Trovo incoraggiante vivere questa prossimità sentendo la voce e scambiando notizie sulla salute, il morale e anche ... sulle provvigioni alimentari. Alcuni sacerdoti anziani non hanno internet, solo un telefono fisso e ringraziano di poter raccontare a qualcuno cosa fanno e come si organizzano. Molti sacerdoti e laici hanno famigliari in Italia e interessarsi alle loro famiglie, alla loro regione ci si fa sentire che non si è trascurati. Qualche missionario mi ha detto che ci sono stati alcuni casi di giovani del progetto Erasmus; sono partiti in Italia durante le vacanze di febbraio e rientrando in Francia si sono scoperti contagiati. La parola che più è usata nei dialoghi telefonici è prudenza: “restez chez vous”.   don Ferruccio Sant Delegato Nazionale Missioni Cattoliche in Francia    

Quaresima e Coronavirus: veri pastori del loro gregge

21 Marzo 2020 - Sul sito del Sir è possibile trovare una intervista a un mio carissimo amico, parroco della provincia di Bergamo, che peraltro sto sentendo telefonicamente quasi ogni giorno, visto che si trova nel fulcro della zona rossa. Sebbene sia stato contento di trovare i suoi pensieri espressi con la profondità che sempre lo contraddistingue da uomo poetico e contemplativo qual è, quanto racconta mi ha straziato il cuore: “Mi è capitato qualche giorno fa di andare a dare l’estrema unzione a una persona che poi è morta soffocata durante il rito: una scena straziante. Due settimane fa, prima dell’ultimo decreto ministeriale, andavo a trovare le persone anziane che mi guardavano terrorizzate e mi dicevano di non andare da loro perché temevano di potermi contagiare. In diocesi sono morti tanti sacerdoti, altri sono ricoverati, alcuni in terapia intensiva. Anche se andiamo con la mascherina, quando entriamo in una casa per dare l’estrema unzione a un malato di polmonite, non ufficialmente Covid-19, è una protezione irrisoria: nella stanza del moribondo non si cambia l’aria da giorni per non fargli prendere freddo e ci sono tanti parenti. Ma andiamo ugualmente per non far mancare il conforto della fede”. Lo ammetto, sono preoccupato per lui. Lo so che, in quanto parroco romano, peraltro di un quartiere in cui molti sembrano infischiarsene allegramente delle restrizioni della quarantena, avrei di che preoccuparmi pure qui – ma sono comunque in ansia per lui, e per tutti i suoi confratelli di quelle parti, che non sono semplicemente in trincea, come lo siamo un po’ tutti noi preti di parrocchia: no, loro sono proprio sotto il fuoco nemico. Sono preoccupato, ma anche tanto fiero. Sì, amico mio, sono fiero di te. So di che pasta sei; so che la paura della morte, il motore ultimo di ogni peccato, tu l’ha già pugnalata al cuore con la tua fede e la tua dedizione. Spero non ti succeda nulla, ma so anche che, se dovesse succederti, sarebbe come vorresti tu, e come d’altronde vorrei io per me: sul campo di battaglia. Sono tanto fiero di come stiamo reagendo noi preti, anche quando veniamo bersagliati da accuse di viltà, mentre siamo sempre in campo, chi attaccato per ore al telefono, chi esaurendosi in una serie ininterrotta di streaming per non fare sentire abbandonata la gente privata della liturgia; sono fiero dei cappellani ospedalieri e carcerari che mischiano il loro respiro a quello già infetto dei malati e dei morenti; sono fiero dei parroci che non abbandonano la nave, per quanto scalcagnata, della loro parrocchia, e ridotti a poco più che eremiti comunque ci restano, e pregano per i parrocchiani che in chiesa per ora non ci possono entrare. Quanti preti sto sentendo in questi giorni, da tutta Italia! E quanti esempi bellissimi! Ieri parlavo dell’eroismo e della santità di cassiere, impiegati e autisti. Permettetemi di spendere allora una parola anche per l’eroismo e la santità di tanti preti, che non vanno sui giornali… se non, forse, nella forma di foto di necrologi, come a qualcuno è già capitato. Sono fiero di essere vostro confratello, fratelli miei sacerdoti. Sono fiero di essere un prete, come voi. Alessandro Di Medio      

Le strutture diocesane per la Protezione Civile, i medici e le persone in quarantena

21 Marzo 2020 - Roma - “Non sprecate questi giorni difficili”. È l’appello di Papa Francesco a ritrovare - in questo periodo in cui l’attenzione agli altri è messa a dura prova - la concretezza dei gesti quotidiani e delle relazioni. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, pur nella consapevolezza delle difficoltà economiche in cui anche tante Diocesi versano, incoraggia ad abbracciare con convinzione scelte solidali, che possano contribuire a rispondere all’emergenza Covid-19. Di fatto, molte diocesi italiane - a partire dalle più provate dall’emergenza - già hanno aperto le porte: Bergamo ha messo a disposizione di medici e infermieri 50 camere singole del Seminario, altre 10 le ha offerte Lodi e così Roma e Taranto; Cremona ha reso disponibili 25 posti per operatori sanitari che dopo il lavoro non possono rientrare in famiglia per non mettere a rischio i familiari; Crema ospiterà 35 medici cinesi che verranno a supporto dell’ospedale cittadino e di quello da campo che verrà costruito nei prossimi giorni in uno spazio della diocesi. Altre diocesi - Brescia, Roma,Tricarico, San Marco Argentano-Scalea, Reggio Calabria, Cassano allo Jonio, Siracusa - hanno offerto le proprie strutture per l’accoglienza di persone in quarantena o si accollano il pagamento alberghiero di pazienti che possono uscire dall’ospedale (Bergamo), liberando posti. Altre - Milano, Rimini, Lanusei… - hanno messo a disposizione strutture per la Protezione Civile. Altre stanno dando ospitalità a persone senza fissa dimora: Pavia, Lodi, Gorizia, Belluno-Feltre, Piacenza, Parma, San Marco Argentano-Scalea, Bari-Bitonto, Nardò Gallipoli, Cerignola-Ascoli… Un’attenzione particolare alcune diocesi la stanno rivolgendo al mondo del carcere e alle condizioni di quanti escono a fine pena e si trovano senza alternative… Si tratta di una mappa della carità ampia e in continuo aggiornamento, per sostenere la quale Caritas Italiana lancia una campagna di raccolta fondi, della durata di un mese. “È il tempo della responsabilità e insieme possiamo dare un segno concreto di speranza e conforto; le Chiese locali, in questo modo, potranno continuare a non far mancare il dinamismo forte della carità”, afferma don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, che lancia la campagna “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità”. Per contribuire alla raccolta fondi di Caritas Italiana (via Aurelia 796 − 00165 Roma) utilizzare il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o un bonifico bancario (con la causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:  
  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
 

Papa Francesco prega per le famiglie

21 Marzo 2020 -

Città del Vaticano – Papa Francesco ricorda oggi le famiglie che sono a casa in questi giorni a causa delle restrizioni dovute al contagio da Covid 19. “Oggi vorrei ricordare le famiglie che non possono uscire da casa, forse l'unico orizzonte che hanno è il balcone perché sappiano trovare il modo di comunicarsi bene e di costruire rapporti di amore nella famiglia e sappiano vincere le angosce di questo tempo insieme in famiglia”, ha detto introducendo la liturgia eucaristica a Casa Santa Marta e trasmessa dai media vaticani. Il Papa ha chiesto di pregare per la pace per le famiglie “in questa crisi, e per la creatività”. 

Nell’omelia il pontefice, commentando le letture del giorno, si è soffermato sul tema della preghiera. “Gesù ci insegna come pregare”, ha detto: l’atteggiamento del pubblicano “ci insegna come pregare, come dobbiamo avvicinarci al Signore con umiltà: pregare con l'anima nuda, senza trucco, senza travestirsi delle proprie virtù. Lui perdona tutti i peccati ma ha bisogno che io li faccia vedere i peccati, senza coprire.  Quando andiamo dal Signore un po' troppo sicuri di noi stessi cadiamo nella presunzione”. Per Papa Francesco la  strada è “abbassarsi” come ha fatto il pubblicano che ha “riconosciuto la realtà. Quando preghiamo “incominciamo ad aprirci” raccontando la “vera realtà: io sono peccatore, sono peccatrice. E’ un buon passo avanti per lasciarsi guardare dal Signore. Che Gesù ci insegni questo”, ha concluso. (R.Iaria)

L’Italia prega il Rosario: un momento di grazia unico ma non irripetibile

20 Marzo 2020 - Roma - Pregare il Rosario. Quante volte nel corso della vita abbiamo avuto tra le mani una corona. Dalla più semplice alla più preziosa, ricordi di santuari visitati, di pellegrinaggi, o semplicemente di momenti di preghiera personale. Rosari che hanno rischiato di diventare pezzi da collezione, tenuti in bella vista, mostrati ad amici e parenti come trofei. Probabilmente utilizzati senza mai comprendere fino in fondo il valore autentico di questa straordinaria preghiera. Solo per “grazia” possiamo intravedere il mare di bene che nasce ogni volta che meditiamo, uno dopo l’altro, quei grani più o meno preziosi legati in una catena di amore che “apre le porte del paradiso”. L’Immacolata Concezione insegnava a Bernadette nella grotta di Lourdes che ogni Ave Maria è “come una freccia d’amore nel cuore di Gesù”. Ieri sera abbiamo recitato il rosario in casa, così come i nostri Vescovi ci avevano chiesto. Un momento di comunione con il Santo Padre. Ci siamo ritrovati davanti alla tv, con mia moglie e i miei figli a sgranare una dopo l’altra le 50 “Ave Maria” pensando al tempo che stiamo vivendo. È stato un momento di grazia, unico e, se vogliamo, non irripetibile! E non eravamo soli. Eravamo un unico corpo con i nostri pastori, con i sacerdoti e i cristiani sparsi in Italia e nel mondo intero. Eravamo insieme a chi ogni giorno si spende e dona la propria vita per salvare altre vite. Eravamo con chi è nella sofferenza, perché malato o perché parente di un malato. Eravamo al fianco di chi ha perduto il proprio caro senza aver avuto la possibilità di salutarlo. Eravamo insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà nel chiedere a Dio tramite Maria di fermare l’avanzata di questo virus. Non sappiamo come e quando questo virus mollerà la presa, sappiamo però con certezza che quella preghiera profuma davanti all’altare di Dio. Ieri abbiamo seguito la stella, la “stella del mattino”, Colei che precede l’aurora di Gesù, che sempre ci precede e come Madre ci salva. A Lei abbiamo affidato la nostra umanità dolente ben sapendo che non resterà delusa. E allora faccio mia e vostra la preghiera di San Bernardo di Chiaravalle sperando contro ogni speranza, certi che quella litania altro non è che il battito del nostro cuore, del cuore di ogni uomo, che cerca riparo nel cuore di Dio.  

Tu che nell’instabilità continua della vita presente t’accorgi di essere sballottato tra le tempeste senza punto sicuro dove appoggiarti, tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella se non vuoi essere travolto dalla bufera. Se insorgono i venti delle tentazioni e se vai a sbattere contro gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria! Se i flutti dell’orgoglio, dell’ambizione, della calunnia e dell’invidia ti spingono di qua e di là, guarda la stella, invoca Maria! Se l’ira, l’avarizia, l’edonismo squassano la navicella della tua anima, volgi il pensiero a Maria! Se turbato per l’enormità dei tuoi peccati, confuso per le brutture della tua coscienza, spaventato al terribile pensiero del giudizio, stai per precipitare nel baratro della tristezza, e nell’abisso della disperazione, pensa a Maria! Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria! Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore. E per ottenere la sua intercessione, segui i suoi esempi. Se la segui non ti smarrerai, se la preghi non perderai la speranza, se pensi a lei non sbaglierai. Sostenuto da lei non cadrai, difeso da lei non temerai, con la sua guida non ti stancherai, con la sua benevolenza giungerai a destinazione.

Non siamo soli. Tutto andrà bene!

  (Amerigo Vecchiarelli – Direttore Agenzia Sir)

Mci Hanau: la testimonianza di Donatella

20 Marzo 2020 - Hanau - Viviamo ad Hanau, città di circa 93.000 e distante 28 km da Francoforte, in Germania. Pochi i casi accertati, ma siamo coscienti che ogni ora che passa i numeri dei contagiati e non solo è destinato a salire. Ansia e paura per chi come me ha genitori anziani e gravemente infermi; paura di perderli senza averli potuti abbracciare per l'ultima volta.... come è successo in altri stati colpiti duramente da questa pandemia. Sabato scorso, 14 marzo la diocesi di Fulda ha immediatamente annullato tutte le celebrazioni eucaristiche pubbliche e le altre celebrazioni liturgiche. Il presente regolamento è valido fino al 3 aprile. Una nuova decisione sarà presa in tempo utile prima del 3 aprile se e in quale misura questo regolamento debba essere mantenuto. Da lunedì scorso, 16 Marzo, le scuole rimarranno chiuse e da mercoledì 17 marzo anche la maggior parte dei negozi: la vita frenetica tedesca sembra si stia fermando lasciando spazio a delle giornate interminabili e a nottate insonni, pensando come sarà domani. Quale sarà il prezzo da pagare? Quando tornerà tutto alla normalità? E soprattutto quando torneremo felici e sorridenti ad abbracciarci ancora  per strada? (Donatella Vitale - Comunità cattolica italiana di Hanau)

Coronavirus: inBlu Radio si unisce alle radio italiane e trasmette Inno di Mameli oggi alle 11

20 Marzo 2020 - Roma – “InBlu Radio”, il network delle radio cattoliche della Cei, oggi alle 11 si unirà a tutte le radio italiane per trasmettere l’inno di Mameli in questo momento di grande difficoltà per tutti causato dal coronavirus. A quasi cento anni dal primo programma radiofonico, per la prima volta in assoluto nella storia del nostro Paese, tutte le Radio Italiane, nazionali e locali, si uniscono per un’iniziativa di diffusione comune senza precedenti. Uno strumento di compagnia e di conforto, la cui voce si farà sentire a frequenze unificate, quando tutte le radio d’Italia trasmetteranno in contemporanea, anche su tutte le piattaforme Fm, Dab, in televisione e in streaming sui siti e sulle App delle radio, l’Inno di Mameli. Un’iniziativa “straordinaria e unica che vuole dare ancora più forza a tutti gli italiani e all’Italia che deve andare avanti unita, mostrandosi coesa in questo momento di emergenza mondiale”, si legge in una nota del network cattolico: “un messaggio di unione, partecipazione e connessione, che ha l’auspicio di riunire tutti nello stesso momento di condivisione”.

Papa Francesco: “costruire una vera fratellanza tra noi”

20 Marzo 2020 - Roma - “Dovremo guardare ancora di più alle radici: i nonni, gli anziani. Costruire una vera fratellanza tra noi. Fare memoria di questa difficile esperienza vissuta tutti insieme. E andare avanti con speranza, che mai delude. Queste saranno le parole chiave per ricominciare: radici, memoria, fratellanza e speranza”. Lo dice papa Francesco in una intervista pubblicata questa mattina dal quotidiano “La Stampa” sottolineando che “da questa situazione potremo uscire solo insieme, come umanità intera”. Il Papa, nella celebrazione mattutina dalla sua residenza di Casa Santa Marta, prega e invita a pregare per i malati, per gli operatori sanitari, per i defunti e per le loro famiglie. Anche questa mattina ha pregato per i medici e le autorità. Dopo questo tempo sospeso sarà “un po’ come un dopoguerra, dice il Papa. Questo tempo di Quaresima è un “tempo di preparazione alla Pasqua, con la preghiera e il digiuno” e che ci allena a guardare con solidarietà gli altri, soprattutto coloro che soffrono. In attesa del bagliore di quella luce che illuminerà di nuovo tutto e tutti”. Dio “ci sostiene in tanti modi. Ci trasmette fortezza e vicinanza, come ha fatto con i discepoli che nella tempesta chiedevano aiuto. O quando ha dato la sua mano a Pietro che stava affogando”. Tra i drammi di questo tempo a causa del coronavirus quello di molte persone che muoiono in isolamento, senza poter vedere per l’ultima volta i familiari. “ In questi giorni – ha detto papa Francesco - mi hanno raccontato una storia che mi ha colpito e addolorato, anche perché rappresenta ciò che sta accadendo negli ospedali. Un’anziana ha capito che stava morendo e voleva congedarsi dai suoi cari: l’infermiera ha preso il telefonino e ha videochiamato la nipote, così l’anziana ha visto il viso della nipote e ha potuto andarsene con questa consolazione. È il bisogno ultimo di avere una mano che ti prenda la mano. Di un gesto di compagnia finale. E tante infermiere e infermieri accompagnano questo desiderio estremo con l’orecchio, ascoltando il dolore della solitudine, prendendo per mano. Il dolore di chi se n’è andato senza congedo diventa ferita nel cuore di chi resta”. E il papa ringrazia tutti questi infermieri e infermiere, medici e volontari che, “nonostante la stanchezza straordinaria, si chinano con pazienza e bontà di cuore per sopperire all’assenza obbligata dei familiari”. Nell’intervista, parlando poi del Piemonte (terra di origine dei suoi genitori) invita a pregare la Consolata, “con fede e fiducia”. (R.Iaria)    

Papa Francesco: “in questa situazione inedita, in cui tutto sembra vacillare, aiutiamoci a restare saldi in ciò che conta davvero”

19 Marzo 2020 - Roma - “In questa situazione inedita, in cui tutto sembra vacillare, aiutiamoci a restare saldi in ciò che conta davvero”. Così questa sera papa Francesco introducendo, questa sera, la preghiera del Santo Rosario promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana quale momento di unità per tutto il Paese. In tutto il Paese esposizione alle finestre di un drappo bianco e una candela accesa. Il Papa ha voluto spiegare il senso della preghiera del Santo Rosario: “preghiera degli umili e dei santi che, nei suoi misteri, con Maria contemplano la vita di Gesù, volto misericordioso del Padre. E quanto bisogno abbiamo tutti di essere davvero consolati, di sentirci avvolti dalla sua presenza d’amore!” “Questa sera – ha detto il Papa - preghiamo uniti, affidandoci all’intercessione di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia, Custode di ogni nostra famiglia. Anche il falegname di Nazareth ha conosciuto la precarietà e l’amarezza, la preoccupazione per il domani; ma ha saputo camminare al buio di certi momenti, lasciandosi guidare sempre senza riserve dalla volontà di Dio”. Papa Francesco prega quindi San Giuseppe: “Proteggi, Santo Custode, questo nostro Paese. Illumina i responsabili del bene comune, perché sappiano – come te – prendersi cura delle persone affidate alla loro responsabilità. Dona l’intelligenza della scienza a quanti ricercano mezzi adeguati per la salute e il bene fisico dei fratelli.  Sostieni chi si spende per i bisognosi: i volontari, gli infermieri, i medici, che sono in prima linea nel curare i malati, anche a costo della propria incolumità. Benedici, San Giuseppe, la Chiesa: a partire dai suoi ministri, rendila segno e strumento della tua luce e della tua bontà. Accompagna, San Giuseppe, le famiglie: con il tuo silenzio orante, costruisci l’armonia tra i genitori e i figli, in modo particolare i più piccoli.  Preserva gli anziani dalla solitudine: fa’ che nessuno sia lasciato nella disperazione dell’abbandono e dello scoraggiamento. Consola chi è più fragile, incoraggia chi vacilla, intercedi per i poveri. Con la Vergine Madre, supplica il Signore perché liberi il mondo da ogni forma di pandemia. Amen”. (R.I.)    

Migrantes Caltanissetta: l’impegno e la solidarietà verso i circensi bloccati in città

19 Marzo 2020 - Caltanissetta – Sono diversi i circhi e i luna park che a causa dell’epidemia di Covid-19, stanno vivendo momento di difficoltà. Oltre alla sospensione degli spettacoli tanti quelli bloccati in varie città italiane impossibilitati a muoversi. A Caltanissetta sosta il circo “Sandra Orfei”. “Tramite don Marco Paternò, assistente spirituale della Caritas diocesana abbiamo ricevuto la segnalazione di questa situazione”, spiegano la direttrice e l’assistente spirituale della Migrantes diocesana di Caltanissetta, Donatella D’Anna e don. Alfonso Cammarata: “una situazione economica molto preoccupante, in seguito alla sospensione degli spettacoli, in ottemperanza alle direttive del decreto ministeriale e del dipartimento di salute pubblica. Situazione che si è poi nei giorni successivi ancor più complicata a causa del blocco di tutti gli spostamenti da un comune ad un altro, che ha costretto questo piccolo ‘paese viaggiante’ a rimanere a Caltanissetta”. Padre Alfonso Cammarata, assistente spirituale della Migrantes diocesana e parroco della Parrocchia San Luca, sul cui territorio è situato il circo, in coordinamento con la Caritas Diocesana, ha messo in moto la macchina della solidarietà, provvedendo a non fare mancare l’essenziale: alimenti, buoni spesa, pane, frutta. Alcune famiglie della parrocchia di San Luca hanno preparato dei pasti pronti. Inoltre si è sensibilizzato il Comune al fine di eliminare o ridurre il pagamento del suolo pubblico in un momento così drammatico per tutti e permettere alle famiglie del circo di accedere all’acqua potabile pubblica per le loro necessità igienico-sanitarie, ma anche per il benessere degli animali. “Il Comune dicono i rappresentanti Migrantes - si è mostrato particolarmente sensibile alla situazione. Sono intervenuti in questa meravigliosa gara di solidarietà anche la Croce Rossa ed altre associazioni di volontariato locali”. “Come Ufficio Migrantes - spiegano D’Anna e p. Cammarata - continuiamo a stare loro vicini e a porre attenzione alle loro necessità. Stiamo pensando anche ad un intervento specifico per i bambini piccoli, fornendo alle famiglie del circo pannolini ed alimenti per l’infanzia, in collaborazione con il progetto “Mamme in Rete” che ha sede sempre nella parrocchia di San Luca. Questa situazione di emergenza ha forse un po’ infranto il nostro sogno, il tanto atteso incontro con il mondo fatato del circo, ci ha messo di fronte alla realtà di fratelli e sorelle che spendono la loro vita per farci sorridere e divertire, ma che in una situazione come questa veramente sono messi alla prova. Siamo felici di essere stati pronti e solleciti e continueremo a farlo, sono persone squisite è stata una gioia incontrarli e la loro gratitudine ci ha riempito il cuore”.   (R.Iaria)

Mci Amburgo:unione spirituale e la preghiera darà forza alla nostra comunità in questo momento

19 Marzo 2020 - Amburgo - Ovviamente non è semplice poter vivere con una certa tranquillità in un periodo di completa incertezza, soprattutto in quella che è la seconda città della Germania. Se è pur vero che le strutture sanitarie tedesche hanno circa 29.000 posti di terapia intensiva è anche pur vero che ci sono 80.000.000 di persone e soprattutto di persone che per certi versi non hanno compreso ancora appieno il pericolo che si corre, basti pensare che fino a domenica ristoranti e bar e pub erano tutti pieni. Forse a tanti l’Italia ancora non ha insegnato nulla, ma invece ai nostri connazionali altre priorità balzano dinnanzi. Innanzitutto l’essere accanto a quei connazionali che sono più vulnerabili, più in difficoltà, tramite i social e non solo, perché la presenza di un gruppo di volontari in un certo senso è una buona protezione. Ecco allora che bisogna mostrare che è possibile aiutare ancora in queste condizioni, tutti possiamo trasmettere il virus, non particolarmente chi è povero, chi vive per strada, quindi tutti dobbiamo prendere le dovute precauzioni, ma non dobbiamo mai lasciare nessuno da solo perché l'isolamento di questi giorni può portare a gravi conseguenze.  Infatti ci sono casi di persone della nostra comunità che si sentono male solo al pensiero di essere colpiti dal virus e vanno in ospedale. C’è bisogno, oggi, di una di una reazione da parte di tutti così come dobbiamo rispettare ciò che ci viene chiesto dalle autorità, ed infatti qui tranne i servizi essenziali tutto è sospeso fino al 30 Aprile e ciò che fa soffrire di più la nostra comunità e il non poter partecipare alle celebrazioni liturgiche per circa 60 giorni; ma l’unione spirituale e la preghiera darà forza alla nostra comunità in questo momento. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di cittadini forti, di cittadini consapevoli del rischio che si sta vivendo, ma che rispondono a questo rischio non con la paura, ma con una reazione di solidarietà, di attenzione, al bene comune e al bene di chi è più povero e più fragile, affidandoci alla bontà di Dio. (don Pierluigi Vignolino - Mci Amburgo)

Papa Francesco introdurrà, con un video messaggio, la preghiera promossa questa sera dalla Cei

19 Marzo 2020 - Città del Vaticano - Come annunciato ieri durante l’Udienza Generale, questa sera alle ore 21.00, Papa Francesco si unirà da Santa Marta al Rosario promosso dai Vescovi italiani e introdurrà la preghiera con un messaggio. Lo anticipa il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni spiegando che il pontefice inviterà ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a “rivolgersi al Signore – dice Bruni - perché custodisca in modo speciale ogni famiglia, particolarmente gli ammalati e le persone che si stanno prendendo cura di loro”. “Questa sera preghiamo uniti, affidandoci all’intercessione di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia, custode di ogni nostra famiglia. Anche il falegname di Nazareth – dirà Papa Francesco - ha conosciuto la precarietà e l’amarezza, la preoccupazione per il domani; ma ha saputo camminare al buio di certi momenti, lasciandosi guidare sempre senza riserve dalla volontà di Dio.” (R.I.)

Mci Bruxelles: il vescovo scrive al missionario italiano

19 Marzo 2020 - Bruxelles - "Ho appreso che la città e la diocesi di Bergamo sono particolarmente colpite dall'epidemia globale di coronavirus e che al momento sono morti 6 sacerdoti. Devi essere terribilmente colpito”. Lo scrive in un messaggio al missionario della comunità italiana di Bruxelles, don Claudio Visconti, il vescovo ausiliare della diocesi belga, mons. Jean Kockerols: “Ti invio questo piccolo messaggio per assicurarti la mia comunione di preghiera in questa grande prova. Possa il Signore accompagnare te e tutti i tuoi compatrioti”. Ad oggi sono 13 i sacerdoti della diocesi di Bergamo morti a causa del virus che sta colpendo l’Italia e molti Paesi europei. “Da qualche giorno siamo confinati”, ci dice don Visconti che voleva recarsi a Bergamo per andare a trovare i suoi parenti, amicie e anche sacerdoti “con alcuni dei quali ho condiviso tanti anni di seminario e poi di ministero”. Il sacerdote ricorda la telefonata di ieri di Papa Francesco al vescovo della cttà orobica, mons. Francesco Beschi esprimendo la sua vicinanza: “vorrei essere tra i miei compaesani. D’altro canto sono trattenuto qui a Bruxelles, non solo perché sono l’unico prete della Comunità italiana, ma anche perché il mio posto ora è qui ed i miei fratelli e le mie sorelle sono ora qui”. La Comunità cattolica italiana di Bruxelles ha attivato alcuni canali di comunicazione su YouTube e Facebook, attraverso i quali don Viscini cerca di “testimoniare che Dio non ci abbandona e che ci vuole ancora bene, nonostante sembra muto o disattento alle tante suppliche che in questi giorni gli vengono rivolte”. A Bruxelles vivono migliaia di italiani e anche la comunità cattolica è molto numerosa. “Abbiamo sospeso come in Italia ogni forma di celebrazione pubblica, ma attraverso i mezzi di comunicazione riusciamo a trasmettere la Messa ed alcune liturgie significative per la Quaresima come la Via Crucis ed il Rosario”, ci dice don Visconti: “domenica mi han detto che ci sono stati più di 700 collegamenti. Questi collegamenti dicono sicuramente la comunione che sempre cerchiamo di costruire ma anche l’Invocazione che anche da qui con le nostre famiglie rivolgiamo al Signore, perché stia dalla nostra parte contro il virus.  Questo male – spiega don Visconti - dal suo canto sta contagiando anche qui e facendo le sue vittime, che per fortuna non sono assolutamente comparabili a quanto succede a Bergamo e in Italia. Abbiamo comunque molta paura, anche perché gli esperti ci dicono che siamo di fatto in ritardo di una decina di giorni rispetto alla sua diffusione in Italia. Confidiamo e preghiamo. Sentiamoci uniti”. (Raffaele Iaria)

Mci Mosca: don Caruso scrive alla comunità italiana

19 Marzo 2020 - Mosca – Pubblichiamo la lettera che il responsabile della Missione Cattolica Italiana di Mosca, don Giampiero Caruso, ha inviato alla comunità italiana della capitale russa: Carissimi, la situazione che si è venuta a creare con la pandemia di coronavirus mi spinge a raggiungere ciascuno di voi con questa lettera. Credo che non possiamo non domandarci: “che cosa ci chiede questo momento drammatico rispetto alla nostra vita, e di battezzati?” A cosa ci chiama Dio in quanto cristiani attraverso questa prova universale? Che testimonianza siamo invitati a dare? Fin dall’inizio della Quaresima mi sono espresso dicendo che questo tempo, invitandoci alla conversione, ci propone di riprendere consapevolezza dell’evidenza d’essere delle creature, cioè fatti, creati in questo momento da un Altro, per cui dipendenti da Uno che Ama il nostro destino e fedele al suo patto d’Amore. Per poter riscoprire questa Verità elementare occorre però il silenzio. La realtà parla nel silenzio. Recita un inno che canto all’inizio della recita delle ore: “Nel silenzio canta il Mistero”. (Inno Lodi: “Prima che sorga l’alba”) Il mondo si sta fermando! Improvvisamente le nostre abitudini sono state stravolte da un nemico invisibile e terribilmente insidioso. È come se il Signore stesse gridando, come griderebbe un padre che vede il proprio figlio in pericolo: “Fermatevi e riconoscete che io sono Dio”. (Salmo 46,10) Fermatevi! Forse la nostra prima responsabilità è di vivere questa circostanza cercandone un senso. In fondo, il vero dramma che si vive attualmente in molte parti del nostro pianeta non è tanto la pandemia, ma le sue conseguenze nella nostra esistenza quotidiana. Il mondo si è fermato: sport, divertimenti, economia, progetti, vacanze. All’improvviso tutto non è più! In Italia e ora anche in altre Nazioni, si è fermata anche la vita religiosa pubblica, la celebrazione pubblica dell’Eucaristia. Qui a Mosca sono impediti tutti i raduni e gli incontri con più persone a questo momento). È come un grande digiuno, una grande astinenza universale, come per una Quaresima universale. Credo che questo arresto forzato ci voglia invitare a riscoprire la bellezza del presente, l’istante da vivere ora, la vera realtà del tempo, e quindi anche la vera realtà di noi stessi, della nostra vita. Ciascuno di noi vive solo nel presente, ma spesso siamo tentati di rimanere attaccati a ricordi del passato che non c’è più o in attesa di un futuro migliore che non c’è ancora e forse non ci sarà mai. Nel salmo 46, Dio ci invita a fermarci per riconoscere la sua presenza in mezzo a noi: “Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.” (Sal 46,11-12) Il Signore ci sta chiedendo di fermarci; non ce lo impone, ce lo propone. Vuole che ci fermiamo per cercare Lui e restare con Lui liberamente, per scelta, cioè con amore. Non ci ferma con la forza. Vuole che ci fermiamo come ci si ferma davanti alla persona amata, o perché attratti dalla Bellezza. Solo così possiamo render conto che Lui, nell’esperienza, per pura grazia, che è la cosa più importante della vita, che nulla può superare. Fermarci di fronte a Dio significa riconoscere che della sua dolce presenza è gravido l’istante e quindi soddisfa pienamente il nostro cuore, in qualsiasi circostanza e condizione ci troviamo. Questo è lo scopo e il vertice della preghiera, guardare l’istante presente come guardare il volto di Cristo, Dio fatto uomo. Fin dall’inizio della Quaresima vi ho invitati durante le mie omelie a ciò cui sempre siamo invitati, cioè, a tenere fisso lo sguardo su Gesù. È la frase che san Paolo ripete per ben due volte nella Lettera agli Ebrei: «Tenete bene fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 3,1). E ancora: «Fissate lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). Tenere fisso lo sguardo su Gesù è un guardare domandando. Mi sembra che il guardare domandando sia come il vertice dell’umano. Penso che anche i papà e le mamme si commuovano molto di più quando il loro bambino guarda domandando di essere voluto bene che non quando obbedisce a qualcosa che loro gli dicono. Questo guardare domandando è come l’espressione suprema di quello che il cuore dell’uomo può compiere. È per questo che vi invito, soprattutto in questo momento particolare della vita di ciascuno, di riscoprire la bellezza della preghiera personale e familiare. Ad esempio, la recita del Santo Rosario, a Gesù che è presente, che ci conforti, che ci guarisca e ci salvi. La Santa Messa della domenica alle ore 13.30 per il momento continuerò a celebrarla, salvo nuove indicazioni, e allo stesso modo la messa infrasettimanale delle ore 19.30 del mercoledì. A partire da mercoledì 25.03.2020 e tutti i mercoledì a venire, sarò a disposizione per le confessioni, dopo la Santa Messa nella chiesa di San Luigi dei Francesi dalle ore 20.00 alle ore 21.00. Maria, “vita, dolcezza e speranza nostra”, ci doni di vivere con umiltà e coraggio, offrendo sacrifici per la pace e la gioia di tutti i nostri fratelli uomini! (Don Giampiero)  

Mci Mosca: la testimonianza del missionario don Caruso

19 Marzo 2020 - Mosca - La situazione qui a Mosca legata al virus Covid-19 si aggrava giorno dopo giorno. E’ difficile riuscire a capire qual’è la reale situazione. É possibile che nei prossimi giorni a Mosca possa essere introdotto il regime di emergenza: interrotto il trasporto pubblico, compresa la metropolitana, la città sarà chiusa all'ingresso. Il regime di emergenza può essere introdotto entro due settimane, ma forse già prima della fine di questa settimana. Già da lunedì’ scorso tutte le scuole e le università sono state chiuse. Fino al momento in cui scriviamo è ancora possibile celebrare la santa messa solo se il numero dei fedeli non supera il numero di 50 partecipanti. L’arcivescovo Paolo Pezzi entro oggi renderà pubblico un comunicato in cui verrano date indicazioni per regolare il flusso dei fedeli, lì dove si renderà necessario. Ieri è stata pubblicata sul sito della cappellania https://www.cattoliciitalianiamosca.it/ la lettera, messaggio (la versione integrale nel prossimo articolo, ndr) con cui intendo raggiungere ciascun credente, comunicare il mio pensiero su quanto sta accadendo e indicare alcune riflessioni che possano accompagnare ciascuno di loro in questo tempo di Quaresima”. (don Giampiero Caruso – Mci Mosca)