Primo Piano

Cei: dai carcerati le ostie per il Congresso Eucaristico Nazionale di Matera

19 Settembre 2022 -
Roma - Sono stati i detenuti delle carceri di Opera (Milano) e di Castelfranco Emilia (Modena) a preparare le 35mila ostie che verranno distribuite durante le celebrazioni del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre.
Promossa dall’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri italiane, l’iniziativa vuole esprimere la condivisione spirituale dei ristretti con le Chiese in Italia e lanciare un messaggio forte che, oltrepassando le sbarre, possa raggiungere tutti. “Il pane che sulla mensa diventerà il Corpo di Cristo vuole essere la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e al mondo civile per non dimenticare che, anche nelle carceri, c’è una Chiesa bisognosa di ascolto, di accoglienza e di riscatto”, sottolinea don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri.
Realizzato grazie al sostegno della Fondazione “La Casa dello Spirito e delle Arti” del carcere di Opera e alla Cooperativa sociale “Giorni Nuovi” e “Missione speranza” del carcere di Castelfranco Emilia, il progetto ha visto il coinvolgimento di numerosi detenuti: la produzione artigianale delle ostie è stata una tappa fondamentale nel loro cammino di riconciliazione e riparazione al male commesso, che viene sostenuto e incoraggiato da tanti cappellani e volontari che rendono le carceri luoghi di recupero e non polveriere di rabbia. “In questo tempo difficile e di crisi economica e sociale, gli Istituti Penitenziari hanno maggiormente bisogno di mani tese, di forze nuove di donne e uomini di buona volontà che sappiano curare le ferite, senza pregiudizio e disprezzo alcuno verso coloro che sono avvolti dal manto della prigione esistenziale”, afferma l’Ispettore generale, che invita a “ritornare al gusto del servizio, a indossare l’umile grembiule, a chinare il capo e a servire coloro che sono nella difficoltà”.
Il Congresso Eucaristico Nazionale, è l’auspicio di don Grimaldi, “ci faccia cogliere e comprendere ancora di più che in quel piccolo pezzo di pane, che nutre la nostra fragilità umana, oltre ad esserci Il Cristo Vivente, sono racchiusi anche i dolori dell’umanità, sono impressi i volti di coloro che vivono nelle carceri”.

In ginocchio: la storia di Moussa

19 Settembre 2022 - Un sogno spezzato lungo una pista di terra e sabbia dalle parti di Sinthiou Garba, nel nord del Senegal verso la Mauritania. Negli occhi di Moussa (Mosè in arabo) oggi c’è un grande dolore che non è solo fisico, c’è una voglia di raccontare l’indicibile, il sogno di tornare  sull’erba, tra le pedate dei difensori e quei segni con le dita, quelle occhiate quando c’è da tirare un calcio di punizione o un calcio d’angolo e sembra un’impresa impossibile. Tra le foto del telefonino i suoi miti, Del Piero, Chiellini, Pirlo, i video delle partite di Champions, ma anche le foto di amici presi a botte mentre cercano di scavalcare le reti di protezione di Ceuta e Melilla e arrivare in Europa. Un giorno d’agosto lo incontro all’ombra della chiesa Notre Dame de Lourdes, nel quartiere Mers Sultan di Casablanca. Dorme in canonica insieme ad altri migranti subsahariani, compagni di viaggio che arrivano qui disperati dopo settimane di cammino. Ad aiutarli questa parrocchia e le suore di Madre Teresa di Calcutta con il loro furgoncino colorato che distribuisce i pasti agli angoli delle strade. A centinaia dormono  in edifici  abbandonati stracolmi di immondizie o per strada dalle parti della Gare routiere Ouled Ziane. Lui non ce l’ha fatta, non ci ha nemmeno provato a scalare le barriere alte sette metri di Ceuta e Melilla, o salire su un barcone; è rimasto nel bosco con la febbre e le sue gambe azzoppate. Ha ventitrè anni, una maglia gialla e i pantaloncini rossi, lo sguardo buono che sprofonda nell’abisso di una speranza già lontana: tornare a giocare. Il 4 aprile del 2020, dopo un allenamento, corre verso casa in sella una Jakarta rossa 125, quella moto che a volte trasporta un’intera famiglia da un villaggio all’altro. Il cielo è coperto di nuvole che sembrano piramidi di cannoli grigi, non si accorge di nulla, si risveglia nella sabbia con le gambe spaccate. Si sono schiantati contro un un fuoristrada sbucato da chissadove. Il suo amico ha qualche contusione ma lui sanguina dappertutto. L’ambulanza che lo trasporta all’ospedale di Ourossogui dell’ambulanza ha solo il nome, per il resto è un furgoncino grigio con una scritta rossa “ambulance”, con un asse di legno come barella. Fratture multiple al ginocchio sinistro e al femore destro, dicono i medici che chiedono, com’è normale in Senegal e in America, che qualcuno paghi l’intervento. Altrimenti Moussa può anche morire, come muoiono in tanti, in troppi negli ospedali africani. Per fortuna c’è il vecchio zio Deh, ci pensa lui, si vogliono bene e vivono insieme da tanti anni. Ma nell’ospedale hanno finito il filo al titanio che serve a ricomporre le fratture, e allora prendono il fil di ferro e lo passano tra le ossa come si trattasse delle gambe di un burattino di legno e chiudono tutto. Una bomba di ruggine e batteri che innesca un osteomielite che da un giorno all’altro può portare all’amputazione degli arti. Vive così Moussa, appeso al fil ferro arrugginito che si porta in corpo, imbottito di antibiotici e spray antisettici. Mi scrive ogni giorno e mi chiede di aiutarlo, l’Italia non ha solo ospedali ma è anche la patria delle sue squadre preferite, Juventus in testa insieme alla nazionale di Buffon e company. Ha sempre con sé il suo tesserino di giocatore della Federation Senegalaise de Football e aspetta una risposta dagli spalti dell’umanità, che può aiutare Moussa con un progetto di cura e accoglienza scrivendo a padre Renato Zilio: oltrefrontiere@gmail.com,  wa +393314782628 (p. Renato Zilio)  

Migrantes Torino: in cammino con il Festival dell’Accoglienza

19 Settembre 2022 - Torino - Con venerdì 9 settembre ha preso avvio il Festival dell’Accoglienza. Si tratta di un progetto culturale condiviso, in particolare con la Fondazione Migrantes, l’Ufficio Missionario della Diocesi di Torino e l’Opera Barolo, patrocinato dal Comune di Torino e sostenuto dalle fondazioni Compagnia di San Paolo e CRT. Si tratta di uno tra gli eventi di settembre che ha come focus l’accoglienza nelle sue varie declinazioni. Il progetto è nato per fare in modo che la GMMR (Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 25 settembre, che quest’anno giunge alla 108esima giornata) non sia solo una giornata, ma diventi l’occasione per confrontarsi, formarsi, sensibilizzare ciascuno di noi, le nostre comunità e gruppi di appartenenza su un tema così importante. L’Accoglienza non è l’attività di un gruppo che ha dato la disponibilità a occuparsi della gestione di un alloggio per senza fissa dimora o per rifugiati, ma è, o dovrebbe essere, lo stile e il biglietto da visita delle relazioni nei nostri ambienti. L’Accoglienza è un cammino e non è facile. Accogliere chi la pensa in modo diverso, chi per qualche ragione non ci va a genio, chi esprime culture molto diverse dalla nostra o è l’immagine di pregiudizi che con il tempo si sono sedimentati dentro di noi, sappiamo tutti che non è semplice. Spesso le reazioni sono di indifferenza, disinteresse, chiusura, rimozione, allontanamento. Per altro, è un bisogno che ciascuno di noi ha e che alcune volte si trasforma in paura e ansia. Il primo giorno di scuola, cambiando istituto, per i nostri figli è un giorno molto faticoso. I ragazzi sono nervosi. La domanda è: chi incontrerò? Come mi troverò? Sarò accolto? Gli altri mi accoglieranno per quello che sono e per come sono? O dovrò mettermi qualche maschera, nascondermi, ritoccarmi per poter essere accettato dal gruppo? In ogni azione pastorale l’accoglienza è l’inizio di una relazione che apre alla possibilità di costruire in seguito occasioni e confronti su contenuti, che riconosce l’altro nelle sue potenzialità e lo rende protagonista. Per quanto il Festival dell’Accoglienza sia promosso dall’Ufficio Migrantes, come ci dice il titolo “E mi avete accolto”, il richiamo è immediato al capitolo 25 del Vangelo di Matteo, dove si legge certamente “Ero straniero e mi avete accolto”, ma anche “Avevo fame e sete e mi avete dato da mangiare e da bere, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, in carcere siete venuti a trovarmi”. Questo per dire che il Festival dell’Accoglienza non è il festival dell’immigrazione, che a Torino è organizzato da altri gruppi (anche in collaborazione con UPM-Migrantes) e si terrà dal 27 settembre al 2 ottobre, ma è un festival per parlare dell’accoglienza della vita nelle sue diverse stagioni e in qualsiasi ambito e latitudine della Terra. L’ospitalità dello straniero è per noi un tema fondamentale, ma anche la visita del malato e del carcerato, dare da mangiare all’affamato, vestire l’ignudo, far spazio ai giovani, non accantonare gli anziani e in generale l’attenzione ai vulnerabili per noi è il segno di una società che è attenta a tutti, nessuno escluso. Il messaggio per la GMMR del 2022 di Papa Francesco ha per tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Papa Francesco ci dice che la costruzione del Regno di Dio, del futuro dell’Umanità è con tutti, compresi i migranti, i rifugiati, gli sfollati, le vittime di tratta. La costruzione del Regno è con loro perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. Il tema di questa edizione del festival è dunque il cammino. Il costruire CON di Papa Francesco è chiaramente un percorso, un processo, un cammino che bisogna intraprendere. Per arrivare alla meta bisogna camminare in questa direzione. Ma non solo il messaggio del Papa ci ha richiamato al tema del cammino, ma anche i 50 anni, celebrati da poco, della Lettera pastorale “Camminare insieme” del Cardinal Pellegrino e la stagione sinodale che, come Chiesa universale, stiamo vivendo. Il cammino è anche una metafora del pellegrinaggio terreno che, come credenti, viviamo. E’ un cammino fatto di tappe, salite, di incontri, di compagni di viaggio, di gioie, di dolori, di emozioni, di ricordi, di cambiamenti. Camminare non è solo andare, ma è anche la ricerca di una direzione da scegliere e intraprendere. Camminare è cambiamento, è disponibilità a lasciarsi mettere in discussione, ad accogliere altri punti di vista. Camminare è approfondire le situazioni, senza cadere nel rischio di superficialità, di strumentalizzazioni, chiusure o ideologismi. L’invito di Papa Francesco non è di camminare da soli. Un cammino percorso insieme costruisce senso comune e produce bene comune. Anche la costruzione del programma del Festival si è rivelata un esercizio intrapreso di cammino insieme. E’ un programma ricco e articolato che è stato possibile grazie alle tante organizzazioni che ne hanno condiviso i presupposti, la necessità, l’urgenza: investire tempo e risorse per riflettere su un tema che non è di nicchia, ma è la risposta profonda ad un desiderio dell’uomo, e si traduce in qualità dei servizi e qualità delle relazioni, in incontri reali e non virtuali e nel saper guardare negli occhi, prendere per mano, accarezzare, ascoltare in silenzio, stare accanto nella quotidianità e nelle diverse situazioni in cui ciascuno di noi è immerso. La capacità di accogliere e di rendere un contesto accogliente è la capacità di umanizzare, di mettere al centro l’altro. Non è la perfezione delle attività, ma è la capacità di rendere i nostri ambienti casa, punto di riferimento, porto sicuro, porta aperta. Il festival valorizza quattro giornate per fare in modo che non passino sottotraccia o in silenzio nelle nostre comunità. Abbiamo già parlato della 108esima GMMR. Una seconda ricorrenza è la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza istituita nel 2016 dopo il tragico episodio delle morti nel Mediterraneo del 2013 a Lampedusa; una terza è la Giornata europea contro la Tratta di Esseri umani del 18 ottobre, istituita nel 2006 dalla Commissione europea; e poi la Giornata Missionaria Mondiale del 23 ottobre con il tema quest’anno “Di me sarete testimoni”. Le sei sezioni del Festival (Percorsi di fede, Cinema, Eventi, Libri, Narrazioni di ordinaria accoglienza, Giovani) saranno animate da 150 ospiti, relatori, testimoni, che porteranno il loro contributo nei 50 appuntamenti in programma che si terranno in 25 sedi diverse tra Torino, Chieri e Susa. Lungo il Festival dell’Accoglienza si camminerà insieme, si condividerà il cibo, ci si confronterà su molti temi; guarderemo alla situazione mondiale, alle guerre dimenticate, alle sfide della mobilità umana; racconteremo la fatica dell’accoglienza nei nostri territori, le condizioni di marginalità, il crescere di fatto come italiani ma senza cittadinanza; affronteremo la situazione di uomini e di donne vittime di tratta, ascolteremo storie di vita di giovani studenti internazionali, di migranti italiani all’estero, di operatori  e volontari in prima linea, di rifugiati e di famiglie e comunità accoglienti. Daremo voce a cammini positivi: a racconti di accoglienza, alla voglia di protagonismo e di mettersi in gioco di cittadine/i e di tanti giovani, ai diversi linguaggi artistici dell’accoglienza, al progetto delle Guide del Distretto Barolo e a persone che sono state accolte e che ora accolgono a loro volta. L’invito è quello di “utilizzare”, ciascuno secondo la sua disponibilità di tempo, questi 50 appuntamenti per tessere relazioni, ritessere legami, per confrontarsi sulla capacità delle nostre scuole, della sanità, del mondo del lavoro, di essere inclusivi per condividere una storia fatta di speranza e di umanità di tante famiglie e comunità accoglienti, ma anche per confrontarsi sui problemi che sperimentano i nostri territori, sulla insicurezza, sulla paura crescente, con l’obiettivo di costruire comunità coese. I problemi ci sono: non basta una giornata di memoria per ricordare le vittime dell’immigrazione. Sappiamo che ogni giorno persone muoiono nel tentativo di raggiungere terre sicure o migliori condizioni di vita, che in tutto il Mondo crescono i muri, le recinzioni di filo spinato e le restrizioni per l’accesso alla permanenza delle persone con cittadinanza altra; sappiamo che la tratta di esseri umani, uomini e donne, continua a crescere, che i Crocifissi della storia ma anche dell’oggi sono tanti, che le guerre nel mondo crescono, che la disperazione dei bambini è visibile nei loro occhi e che molti anziani concludono gli ultimi anni di vita nella completa solitudine. Calvino scriveva: “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e che qualcosa cambi in noi”. E allora non rimane che augurare a tutti buon Festival dell’Accoglienza, ma soprattutto buon cammino, perché di accoglienza si parli tutto l’anno e perché questo sia lo stile dei nostri uffici, parrocchie, gruppi, territori, ospedali, scuole. Camminiamo! Non fermiamoci! Ma, soprattutto, non torniamo indietro. (Sergio Durando - Direttore Migrantes Torino)

GMMR, Migrantes Albano: “Una giornata per la Chiesa”

19 Settembre 2022 - Albano - Domenica prossima, la Chiesa celebra la 108ª Giornata del migrante e del rifugiato, occasione di dialogo e incontro all’interno e all’esterno delle comunità parrocchiali. Per questo, il direttore dell’ufficio diocesano Migrantes, don Luis Fernando Lopez si è rivolto con una lettera ai sacerdoti della diocesi, chiedendo di pensare a momenti di sensibilizzazione e confronto sul tema per permettere alle comunità di vivere intensamente questa giornata. «Quest’anno – ha scritto don Luis Fernando Lopez – papa Francesco ha scritto un bel messaggio a riguardo, sulla linea del Sinodo: costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. Non possiamo pensare di costruire la vita sociale, politica, culturale e tanto meno religiosa del nostro territorio, senza tener conto dei nostri fratelli migranti e rifugiati. Siamo chiamati a camminare con loro, a cambiare la preposizione da quello che possiamo fare per loro, a quello che possiamo fare con loro». Nella lettera vi sono poi alcune indicazioni per le celebrazioni, a partire dal sussidio liturgico predisposto dalla fondazione Migrantes della Cei: «Inoltre – ha proseguito il direttore dell’ufficio diocesano – si possono avviare altre iniziative parrocchiali per celebrare questa giornata con i migranti e rifugiati: coinvolgere qualcuno di loro nella proclamazione della parola di Dio, aggiungere l’intenzione di preghiera apposita, oppure proporre una piccola testimonianza. Non è una giornata pensata solo per i migranti, ma per tutta la Chiesa, perché è una realtà che riguarda da vicino ciascuno di noi». Lo stesso papa Francesco, nel suo messaggio sul tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” ha infatti sottolineato che «Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al  processo di costruzione». (Valentina Lucidi - LazioSette)  

GMMR, Migrantes Latina: una Messa con i migranti con mons. Crociata

19 Settembre 2022 - Domenica prossima, 25 settembre, alle 18,30, presso la chiesa di San Francesco d’Assisi a Latina, il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Privern,  mons.  Mariano Crociata presiederà una Messa nella Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. Con lui a concelebrare anche i sacerdoti stranieri, di altre diocesi, che svolgono il ministero in diocesi per condividere con gli altri migranti che parteciperanno alla celebrazione la loro esperienza di persone immigrate ed accolte in Italia. Il titolo scelto quest’anno è “Costruire il futuro con migranti e rifugiati”. L’individuazione della chiesa di S. Francesco è simbolica poiché è dove la comunità ucraina arrivata a Latina per via della guerra celebra ogni domenica la propria messa. Da Migrantes spiegano che il tema della Giornata invita a “costruire il nostro futuro, il futuro delle nostre città, delle nostre Chiese valorizzando le loro storie, la loro cultura, l’esperienza religiosa, il loro lavoro, la partecipazione attiva al mondo del volontariato e alla vita sociale. Senza i migranti e i rifugiati la nostra città e la nostra Chiesa rischia di essere più povera”.

La domenica del Papa: la scaltrezza del bene

19 Settembre 2022 - Città del Vaticano - Il tema del rapporto con la ricchezza, con il denaro, attraversa questa pagina di Luca. Da leggere bene perché sembra un controsenso rispetto a quanto Gesù va dicendo, nel suo cammino verso la città di Gerusalemme, la meta cui tendere. Una pagina che si inserisce tra il racconto del padre misericordioso che accoglie il figlio tornato dopo aver sperperato la sua parte di eredità, il Vangelo di domenica scorsa, e la parabola del ricco, di cui non conosciamo il nome, e di Lazzaro, la prossima domenica. Anche le letture sono in sintonia con il tema delle ricchezze: il profeta Amos pone in primo piano la giustizia sociale, e in modo particolare nei confronti dei più deboli, e condanna le ingiustizie operate: “voi che calpestate il povero e sterminate gli ultimi”. Nella sua lettera a Timoteo, Paolo invita a pregare per coloro che hanno responsabilità di governo “perché possano condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”. Brani che, possiamo dire, sottintendono una domanda: ciò che conta e dà sicurezza è il denaro? Eccoci alla pagina dell’amministratore scaltro, e anche un po’ imbroglione, che il padrone licenzia. Leggiamo in Luca, che “per farsi degli amici” condona una parte di quanto i debitori devono al suo datore di lavoro. Compie una frode, in sostanza, ma il padrone, saputo il fatto, si congratula con lui. E qui cominciano i nostri problemi: si può lodare un imbroglione, che “agisce con furbizia, cerca una soluzione, è intraprendente”? Papa Francesco, all’Angelus, spiega che Gesù “prende spunto da questa storia per lanciarci una prima provocazione: i figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Capita cioè che, chi si muove nelle tenebre, secondo certi criteri mondani, sa cavarsela anche in mezzo ai guai, sa essere più furbo degli altri; invece, i discepoli di Gesù, cioè noi, a volte siamo addormentati, oppure siamo ingenui “. Come dire, c’è un’astuzia mondana e c’è, contrapposta, l’astuzia cristiana, o almeno dovrebbe. Nei momenti “di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale” dice il Papa, “a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela e nel vittimismo. Invece – dice Gesù – si potrebbe anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”. Ecco l’insegnamento sull’utilizzo dei beni che Francesco sottolinea: “fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Le congratulazioni, se così possiamo dire, non sono per l’azione ingiusta, ma per l’atto dell’amministratore di farsi degli amici. Per ereditare la vita eterna, afferma il Papa, “non serve accumulare i beni di questo mondo, ma ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne”. Cristo ci chiede di non usare i beni di questo mondo solo per il nostro “egoismo”, ma “servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”. Anche nel mondo di oggi, sottolinea Papa Francesco, vi sono “storie di corruzione come quella che il Vangelo ci racconta; condotte disoneste, politiche inique, egoismi che dominano le scelte dei singoli e delle istituzioni, e tante altre situazioni oscure”. Tuttavia, i cristiani non possono scoraggiarsi o “lasciar correre, restare indifferenti. Al contrario, siamo chiamati – afferma il vescovo di Roma – a essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo - non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore - non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale”. Nelle parole che pronuncia dopo la preghiera mariana, esprime vicinanza alle famiglie delle vittime dei combattimenti tra l’Azerbaigian e l’Armenia: “la pace è possibile quando tacciono le armi e incomincia il dialogo”. Prega per il “martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”. E ha un pensiero per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione: “il Signore dia forza a quelle comunità”. (Fabio Zavattaro -Sir)

GMMR: iniziative da oggi nella diocesi di Cagliari

16 Settembre 2022 - Cagliari - Oggi  dalle ore 16.30 alle ore 19.30, presso l’aula A della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche di Cagliari  l’Ufficio Migrantes e la Caritas diocesana di Cagliari promuovono un incontro in occasione della 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Nel messaggio per la Giornata 2022, papa Francesco scrive che «costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti» (cfr Is 60,10-11). «Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. La carta di Firenze per costruire il futuro» è il tema scelto per l’occasione. A distanza di quasi un anno dalla firma della carta di Firenze, il 26 ottobre 2021, il documento sottoscritto dall'allora presidente della Conferenza episcopale italiana e vescovo emerito di Perugia - Città della Pieve, cardinale Gualtiero Bassetti e dal sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella, sarà al centro dell’appuntamento cagliaritano. La Carta, ispirandosi all'eredità di Giorgio La Pira, che già negli anni Cinquanta promuoveva il dialogo interculturale e interreligioso tra le Città, e in particolare tra le Città del Mediterraneo, rappresenta l'atto conclusivo del convegno dei vescovi del Mediterraneo e del forum dei sindaci, al quale erano presenti anche l'arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi, ed il primo cittadino del capoluogo sardo Paolo Truzzu, entrambi firmatari dell’intesa. «Questo documento - afferma monsignor Baturi - testimonia la volontà comune, da parte della Cei e degli amministratori locali, di difendere e promuovere una coscienza mediterranea a favore delle politiche migratorie e del rispetto dei diritti umani fondamentali. Contestualmente, attraverso la Carta, ci facciamo sostenitori di opportunità di lavoro di qualità per le categorie svantaggiate, giovani e donne, con uno sguardo attento alla forte connessione esistente tra flussi migratori e cambiamento climatico». L'evento di oggi , promosso in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna, prevede dopo l’introduzione e i saluti da parte del Magnifico rettore dell’Università di Cagliari Francesco Mola, del preside della Facoltà di scienze economiche, giuridiche e politiche di Unica Nicola Tedesco e dell’arcivescovo Baturi, la relazione del cardinal Bassetti sul tema “La Carta di Firenze per costruire il futuro”. Seguirà la tavola rotonda, moderata dal presidente regionale Odg Francesco Birocchi, alla quale parteciperanno Gianluca Borzoni e Carlo Pilia, rispettivamente docente di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali e docente di Diritto civile presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari, Francesco Seatzu, docente di Diritto internazionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza, ed il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Chiuderà i lavori l’intervento di Ada Ugo Abara, cofondatrice dell’associazione Arising Africans, che offrirà una testimonianza sul tema «Dalla parte giusta della storia». A chiusura dell'iniziativa dedicata alla Giornata del migrante e del rifugiato, domenica 18 settembre alle 11.30, presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, il cardinal Bassetti presiederà la santa messa, concelebrata dall'arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi.

GMMR: le iniziative nella diocesi di Brescia

16 Settembre 2022 - Brescia - “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”: questo è il titolo della Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato che si festeggerà il prossimo 25 settembre. A Brescia, quest’anno, la formula sarà rinnovata. Non più una celebrazione in Cattedrale, ma tre appuntamenti frutto della comunione tra i rappresentanti delle comunità parrocchiali e di quelle etniche: la messa presieduta dal Vicario generale, mons. Gaetano Fontana, nella parrocchia di S. Alessandro alle 10.30, vedrà la partecipazione dei gruppi srylankese, ucraino e africano di lingua francese; quella delle 10 nella parrocchia di S. Faustino sarà insieme alla comunità filippina e latinoamericana; infine, nella parrocchia di S. Giovanni Battista Stocchetta, alle 11, ci saranno quelle africane di lingua inglese e polacca. “Il titolo, che deriva dalle parole del Papa – spiega Giuseppe Ungari, vice direttore dell’Ufficio per i migranti (Migrantes) –, calza a pennello con il modello che stiamo provando ad attuare. L’idea del ‘con’ è l’asse portante del nostro orizzonte pastorale, cioè fare qualcosa ‘insieme a’ e non ‘per’ i migranti. Non vogliamo vederli solo come destinatari di alcuni bisogni. Vogliamo distinguere il tema dell’emergenza, che pure c’è e di cui si occupa Caritas, da quello della condivisione nella crescita all’interno nelle comunità parrocchiali. Il tentativo, quindi, è che questa giornata e tutte le altre iniziative in programma possano portare alla compartecipazione. Ecco il motivo, per esempio, delle tre celebrazioni progettate insieme alle diverse comunità etniche che quotidianamente vivono in quelle zone”. (E. Garatti)

Per i sacerdoti: domenica la Giornata nazionale delle offerte

16 Settembre 2022 - Roma - I nostri preti sono sempre al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra presenza. Ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa: sono i nostri sacerdoti che si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti. Per richiamare l’attenzione sulla loro missione, torna domenica 18 settembre la Giornata nazionale delle offerte per il sostentamento del clero diocesano, che sarà celebrata nelle parrocchie italiane. La Giornata – giunta alla XXXIV edizione – permette di dire “grazie” ai sacerdoti, annunciatori del Vangelo in parole ed opere nell’Italia di oggi, promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, punto di riferimento per le comunità parrocchiali. Ma rappresenta anche il tradizionale appuntamento annuale di sensibilizzazione sulle offerte deducibili. “È un’occasione preziosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – per far comprendere ai fedeli quanto conta il loro contributo. Non è solo una domenica di gratitudine nei confronti dei sacerdoti ma un’opportunità per spiegare il valore dell’impegno dei membri della comunità nel provvedere alle loro necessità. Basta anche una piccola somma ma donata in tanti”. Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani. “Le offerte – aggiunge Monzio Compagnoni – rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti, è sempre al fianco dei più fragili e in prima linea per offrire risposte a chi ha bisogno”. Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte permettono, dunque, di garantire, in modo omogeneo in tutto il territorio italiano, il sostegno all’attività pastorale dei sacerdoti diocesani. Da oltre 30 anni, infatti, questi non ricevono più uno stipendio dallo Stato, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento. Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e circa 3.000, ormai anziani o malati dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo. In occasione della Giornata del 18 settembre in ogni parrocchia i fedeli troveranno locandine e materiale informativo per le donazioni. Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti. Per maggiori informazioni: https://www.unitineldono.it/ https://www.facebook.com/unitineldono https://twitter.com/Uniti_nel_dono https://www.instagram.com/unitineldono/ https://www.youtube.com/unitineldono

Italiani all’estero: domani e dopodomani un convegno a Mentone

16 Settembre 2022 -
Mentone - Sono 6 milioni gli italiani all’estero iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), pari il 10% della popolazione italiana, ma in realtà ce ne sono molti di più.  E proprio per “riflettere sul ruolo degli italiani che vivono e lavorano all’estero” Mauro Marabini, direttore del sito Alter Italia, ha organizzato un Convegno internazionale in programma oggi e domani  a Mentone, città sul confine con l’Italia, situata sulla Costa Azzurra. Il convegno, intitolato “Italia Eterna” – si legge in una nota – è animato da italiani trasferiti all’estero per lavoro o per scelta di vita (chiamati in inglese “expat”), ma che rimangono cittadini italiani; stranieri con radici italiane e che spesso prendono un secondo passaporto, quello italiano; ma anche stranieri che amano l’Italia e ne parlano la lingua. Il convegno sarà ospitato nello storico Palace des Ambassadeurs, creazione Belle Époque firmata nel 1865 da Gustave Eiffel, che per due giorni sarà sede dei lavori. Gli speaker vengono da diversi Paesi e ambienti. Dagli Stati Uniti interverranno l’arcivescovo di San Francisco, mons. Salvatore Cordileone; Josephine Maietta, presidente della Association of Italian American Educators (Aiae); Andrew Cotto, autore pluripremiato, giornalista del The New York Times nonché direttore della rivista American Italia; Elizabeth Nicolosi, scrittrice. La Francia sarà presente con Jean-Robert Armogathe, co-fondatore dell’Académie Catholique de France, membro dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres e direttore della rivista cattolica “Communio”. Dalla Gran Bretagna arriva Francesco Ragni, direttore della rivista Londra, Italia. L’Italia sarà rappresentata da Delfina Licata della Fondazione Migrantes della Cei, curatrice del “Rapporto Italiani nel Mondo” e scrittrice; Giovanni Bocco, scrittore e giornalista (TG1, TV2000, Longitude); Armando Torno, editorialista del Sole 24 Ore e del Corriere della Sera, che modererà l’incontro. Oltre a questo Convegno internazionale, che sarà un appuntamento annuale fisso, Alter Italia organizza anche il Salone della Stampa italiana all’estero, che avrà luogo il prossimo 15 e il 16 ottobre, sempre a Mentone.

Nell’istituto con 12 nazionalità:”Lo Ius scholae? È già realtà”

16 Settembre 2022 - Torino - Dirige una scuola con 2.200 studenti che è un caleidoscopio di colori e culture, con giovani di 12 nazionalità diverse (dall’Est Europa al Sud America, dall’Asia all’Africa) alle quali, negli ultimi tempi, si sono aggiunti anche ragazzi ucraini in fuga dalla guerra. Parole come «accoglienza» e «inclusione » sono, perciò, pratica quotidiana all’Istituto superiore “Curie-Vittorini” di Grugliasco, paesone della cintura torinese, dove oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, inaugureranno ufficialmente il nuovo anno scolastico. «Siamo orgogliosi che la scelta sia caduta su di noi anche se non crediamo di essere migliori di altri istituti che cercano di essere accoglienti e aperti al territorio », si schernisce il dirigente scolastico, Gian Michele Cavallo, che farà gli onori di casa, non nascondendo, comunque, l’orgoglio di rappresentare, anche se soltanto per un pomeriggio, «tutte le scuole d’Italia». Nelle aule del “Curie-Vittorini” - dove studiano sia i liceali che gli alunni dell’istruzione tecnica - la tradizione dell’accoglienza e dell’attenzione ai più bisognosi ha radici lontane nel tempo e rimanda agli anni in cui gli studenti collaborarono per la costruzione di alcuni pozzi per la raccolta dell’acqua in Burkina Faso. Da questo progetto, interrotto dalle guerre che, nel frattempo, hanno interessato quella martoriata regione africana, sono nate altre iniziative che hanno portato l’istituto ad aprirsi sempre di più al mondo, incrementando il numero di iscritti. A Grugliasco, insomma, lo “Ius scholae” non è più da tempo tema di dibattito ma realtà consolidata e percepita come assolutamente normale dai ragazzi. «Il nostro compito è formare buoni cittadini al di là della nazionalità – sottolinea il preside Cavallo –. I ragazzi vivono tutto questo con grande naturalezza e spontaneità». Anche questo dirà, dunque, oggi il preside al Capo dello Stato, che interverrà a conclusione dell’evento “Tutti a scuola”, giunto alla XXII edizione, incentrato proprio sui temi dell’accoglienza e dell’inclusione. Alla cerimonia torinese parteciperanno delegazioni di studenti provenienti da tutta Italia. Fra gli ospiti ci saranno, ad esempio, le bambine e i bambini dell’Istituto “Ferrajolo-Siani” di Acerra, in provincia di Napoli, con la loro sfilata di moda e il progetto fatto di abiti ricavati dalle mascherine anti-Covid, un modo per simboleggiare la ripartenza dopo l’emergenza. Sarà presente sul palco anche la scuola “C. Aurispa” di Noto, nel Siracusano, con la coreografia “Il mondo che vorrei”, dedicata alla sostenibilità ambientale. Le ragazze e i ragazzi dell’Istituto comprensivo “Rapallo-Zoagli” di Rapallo, in provincia di Genova presenteranno una bicicletta libreria “pop up”, pensata per diffondere la lettura, con la possibilità di prendere gratuitamente libri, donarli e ascoltare audiolibri realizzati dagli stessi studenti. “Battiti di donna” è invece il lavoro che presenteranno gli studenti dell’Istituto “Ciampoli-Spaventa” di Atessa, in provincia di Chieti, un progetto sul contrasto alla violenza contro le donne che ripercorre la storia della figura femminile, dai tempi di Dante ad oggi. “I nostri cento passi” è il brano dedicato a Peppino Impastato degli studenti dell’Istituto comprensivo “Garibaldi” di Realmonte, nell’Agrigentino. Da Alicudi, in provincia di Messina, Teresa Maria Perre, insegnante in pensione e Mirella Fanti, dirigente scolastica, racconteranno la storia della scuola più piccola d’Europa. Da Piacenza arriva il mouse speciale realizzato da un docente per il suo alunno con disabilità. E ancora, ci sarà la testimonianza di Riky, Riccardo Massimini, uno studente con disabilità la cui storia sarà raccontata anche dall’insegnante Davide Toffoli che lo ha aiutato nella carriera scolastica. Seguirà il racconto delle studentesse e degli studenti di Torino, piloti per due settimane in volo con l’Aeronautica Militare. In scaletta anche il lancio del cartoon firmato Rai Ragazzi tratto dalla storia del racconto afghano nel libro “Nel mare ci sono i coccodrilli”, con la presenza, sul palco, del protagonista. Saranno poi raccontate le storie di alcune studentesse e alcuni studenti ucraini accolti nelle scuole piemontesi. (Paolo Ferrario - Avvenire)    

Vangelo Migrante: XXV Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 16,1-13)

15 Settembre 2022 - Si sa che l’arte di cavarsela è molto applicata nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo è molto meno nella grande impresa della salvezza eterna. Per questo Gesù ci riprende per come siamo più pronti a salvarci dai mali mondani che dal male eterno. E racconta la parabola di un fattore disonesto che, chiamato a rendere conto al padrone della sua amministrazione, si vede costretto a fare sconti a destra e a manca, ai debitori del suo padrone perché costoro da lì a poco, il giorno in cui sarà licenziato, lo possano accogliere; la parabola, tuttavia, non dice se resta o viene licenziato… Per le logiche umane, il racconto è sconclusionato perché pur dinanzi ad un comportamento che è disonesto a tutto campo, il padrone finisce comunque per lodarlo: “i figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”. Qualcosa non torna. Siamo in una parabola e il discorso pur muovendo dalle cose di questo mondo, non rimane nelle logiche di questo mondo ma si porta nella logica di Dio. E quindi: se quel padrone è Dio, i suoi beni non sono i denari per come li intendiamo noi ma per come li intende lui; per Dio la vera ricchezza, simboleggiata anche dal denaro, è la misericordia! E quell’amministratore cosa fa? Fa sconti, rimette i debiti … ai debitori del padrone. In questo, è un amministratore di misericordia perché capisce che l’unica salvezza per lui è rimettere i debiti. Umanamente è un discorso ‘utilitaristico’ ma per come lo usa Gesù, sotto forma di parabola, spiega meglio di tante parole qual è l’unica logica Dio: la vera ricchezza è la misericordia e, se c’è di mezzo il denaro, o è per fare misericordia o sarà per i traffici disonesti e basta. Questo testo è un’immensa spiegazione narrativa di un testo dell’AT: “l’elemosina copre una moltitudine di peccati”. Noi nella vita non saremo mai perfetti nè riusciremo ad aggiustare tutto della nostra amministrazione … Sappiamo solo che alla fine i conti non torneranno mai. Come salvarsi? Abbassando i conti e tagliando le pretese. Come distinguere il servire Dio dal servire la ricchezza? Far sì che la ricchezza serva Dio e non il contrario. Il denaro serve per amare, per perdonare; il denaro va messo al servizio della volontà di Dio. Per Dio non esistono né ‘assoluti’ nè fermezze che non contemplino  la misericordia. È un Vangelo che ci insegna la strada: cancellare i crediti, rimettere i peccati perché questo ci apre le porte dei cieli. (p. Gaetano Saracino)

Cei: a Matera il Consiglio Permanente

15 Settembre 2022 -
Roma - La sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente si svolgerà da martedì 20 a giovedì 22 settembre a Matera, dove dal pomeriggio del 22 a domenica 25 settembre è in programma il Congresso Eucaristico Nazionale sul tema: “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”. Il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, guiderà il dibattito in aula che si concentrerà, innanzitutto, sul Cammino sinodale entrato nel vivo del secondo anno di ascolto della “fase narrativa”. I lavori prevedono una comunicazione riguardante la prosecuzione dell’itinerario avviato nelle Diocesi italiane, in sintonia con il Sinodo universale e a partire dalle prospettive tracciate dal documento “I Cantieri di Betania”, diffuso lo scorso luglio.
All’ordine del giorno anche aggiornamenti sulle Istruzioni della Congregazione per l’Educazione Cattolica sull’affiliazione, l’aggregazione e l’incorporazione degli Istituti di studi superiori; sui lavori relativi alla stesura della nuova Ratio nationalis per la formazione sacerdotale; sulle iniziative in corso per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Previsto infine un confronto sull’Assemblea Generale che si terrà nel maggio 2023.

Migrantes Padova, GMRR: insieme, solo così si può costruire il futuro

15 Settembre 2022 - Padova - Domenica 25 settembre è la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, giunta alla 108a edizione. Nel suo messaggio - che si intitola "Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati" - papa Francesco vuole «evidenziare l' impegno che tutti siamo chiamati a mettere in atto per costruire un futuro che risponda al progetto di Dio senza escludere nessuno». "Costruire con" significa innanzitutto «riconoscere e promuovere il contributo dei migranti e dei rifugiati a tale opera di costruzione, perché solo così si potrà edificare un mondo che assicuri le condizioni per lo sviluppo umano integrale di tutti e tutte». «La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato è, per le nostre parrocchie, un' occasione da non perdere - sottolinea don Gianromano Gnesotto - direttore dell' ufficio per la Pastorale dei migranti (Migrantes) - Il messaggio di papa Francesco consegna molti spunti su cui riflettere, quindi l' invito è a celebrarla (messaggio e materiali di approfondimento si trovano nel sito migrants-refugees.va). Quest' anno, poi, non c' è la concomitanza con la Giornata del Seminario, che è stata spostata al 2 ottobre». A livello diocesano è in programma una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Claudio Cipolla - domenica 25 alle 16 in Cattedrale - a cui sono invitate le comunità etniche. «Sarà una messa "internazionale" in cui letture, canti, intenzioni... verranno pronunciate in più lingue. Un' attenzione particolare, anche nella preghiera, sarà per i fedeli ucraini e per il difficile momento che sta vivendo il loro Paese». Quel giorno, al mattino, le comunità etniche presenti in diocesi - che di solito, alla domenica, celebrano la messa in una parrocchia, ma separatamente - vivranno l' eucaristia insieme a tutti gli altri fedeli. «È così che si realizza la comunione - sottolinea don Gnesotto - partecipando tutti alla stessa eucaristia. È attorno a Cristo che si possono incontrare le diverse ricchezze. Occasioni come questa Giornata mondiale non vanno perse». Info: migrantes.diocesipadova.it.    

Altri naufragi nel Mediterraneo: tra le vittime anche due bebè

15 Settembre 2022 - Roma - Due naufragi in poco più di 24 ore. È quanto accaduto nel 'cimitero' Mediterraneo che si conferma ancora una volta tra le rotte più pericolose dei migranti. Una doppia tragedia nell’Egeo e in zona Sar Malta. Da giorni si sono persi i contatti di un barchino con 33 persone a bordo che potrebbe essere naufragato in zona Sar Maltese. A segnalare la presenza della carretta del mare in difficoltà era stato Alarm Phone. «Ci hanno detto di essere fuggiti dalla Libia 7 giorni fa. Sono alla deriva, il loro motore si è spento», aveva twittato l’8 settembre scorso la Ong, che ha perso poi i contatti con il gruppo di naufraghi mentre si trovavano a 37 miglia a est di Malta. «Dobbiamo presumere che questa barca sia naufragata», dice ora l’organizzazione umanitaria che non è riuscita ad avere alcuna conferma su un loro possibile arrivo in Italia, a Malta o su un eventuale respingimento in Libia. «Inviamo le nostre condoglianze alle famiglie e agli amici degli scomparsi», dice Alarm Phone, puntando il dito contro «la mancata assistenza di Malta e delle altre autorità europee». È di almeno sei persone morte - tra cui due bebè e tre bambini - il bilancio dell’affondamento di un’imbarcazione di migranti avvenuto nel mar Egeo. Ad annunciare la tragedia avvenuta martedì è stata la Turchia che ha così accusato la Guardia Costiera greca di aver espulso il barcone dalle proprie acque territoriali. Denuncia confermata anche dai superstiti. In tutto sono state tratte in salvo 66 persone davanti alla costa di Marmaris. Intanto non si fermano anche gli arrivi e i soccorsi: sono in tutto 151 le persone arrivate a Lampedusa nelle ultime ore. Per tutti è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove, nonostante i trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, le presenze restano sopra quota mille a fronte di una capienza di 350 posti. La nave Ong Humanity 1 è riuscita a raggiungere un’imbarcazione segnalata da giorni nella Sar di Malta e ha soccorso e preso a bordo 207 persone, tra cui 36 donne e 88 minori tra cui diversi bambini. Prima dell’arrivo della nave, due mercantili si erano avvicinati all’area e recuperato quattro persone cadute in mare. A bordo della Humanity 1 vi sono, adesso, 415 migranti, 192 dei quali hanno meno di 18 anni. Alcune delle persone soccorse sono ferite. Sono finora 65.578 le persone sbarcate in Italia da inizio anno. Dei quasi 65.600 migranti sbarcati in Italia nel 2022, 13.980 sono di nazionalità tunisina (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (12.549, 19%), Bangladesh (9.581, 15%), Afghanistan (5.210, 8%) e Siria (4.122, 6%). (D. Fas. - Avvenire)

La pace si costruisce “in ginocchio”: Così la preghiera ha unito l’Europa

15 Settembre 2022 -

Milano - Un continente in ginocchio, ma questa volta la crisi non c’entra. Conta l’umiltà e la saggezza di riconoscersi bisognosi di aiuto e di sostegno per vincere una forza grande e terribile come l’odio che arma la guerra in Ucraina. Ieri l’Europa si è raccolta in preghiera per chiedere il dono della pace. E come forma ha scelto quella dell’adorazione eucaristica. In ginocchio dunque davanti al Santissimo Sacramento per invocare il Signore facendo proprio l’appello di papa Francesco che chiede «a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione ». L’iniziativa, promossa dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) ha trovato pieno sostegno dalla Cei. Dal Nord al Sud del nostro Paese i vescovi hanno sollecitato le comunità, da quelle piccolissime alle più grandi, a raccogliersi davanti a Gesù Eucaristia magari rinnovando le catene, i turni che in tante realtà, soprattutto durante la Settimana Santa, riempiono le chiese anche di notte. Ad accompagnare l’animazione di questi momenti, un apposito sussidio preparato dall’Ufficio liturgico nazionale. «In questo giorno in cui la liturgia della Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce – si legge nel testo –, ci uniamo con tutte le Chiese d’Europa per implorare da Dio il dono di una pace duratura nel nostro continente. In modo particolare, vogliamo pregare per il popolo ucraino perché sia liberato dal flagello della guerra e dell’odio». Un richiamo che risuona nella preghiera del Papa (la pubblichiamo integralmente qui a fianco) al centro della liturgia: Signore, «tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace». Anche la scelta della data non è casuale. Il 14 settembre infatti si celebra l’Esaltazione della Santa Croce cui la Conferenza episcopale dell’Ucraina ha intitolato il 2022, anno pastorale conclusosi proprio ieri con una liturgia e una Via Crucis nel Santuario della Passione del Signore a Sharhorod. Il richiamo all’attualità è evidente. «In questo momento – scrivono i vescovi – sentiamo più forte che mai cosa sia la violenza contro gli innocenti e la loro crocifissione. Ora più che mai comprendiamo Gesù Cristo nella sua Via Crucis, comprendiamo la sua sofferenza e morte come Agnello innocente crocifisso da persone che si sono messe al servizio del male». Si tratta allora di invertire la rotta, di dare cuore alla speranza e aria nuova alle forze del bene. Ci si inginocchia davanti al Santissimo Sacramento come singoli e come popoli, proprio per questo. Per imparare a ragionare e a comportarsi secondo la logica di Dio. (Riccardo Maccioni)

Papa Francesco: oggi il suo ultimo giorno in Kazakistan

15 Settembre 2022 - Città del Vaticano - Intensa anche la terza e ultima giornata del viaggio apostolico di papa Francesco in Kazakistan. Dopo l’incontro privato con la comunità dei gesuiti il Papa vedrà in Cattedrale i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli operatori pastorali presenti nel paese asiatico. Alle 15 (le 11 italiane) vi sarà la lettura della Dichiarazione finale del Congresso al Palazzo dell’Indipendenza, che concluderà il VII incontro mondiale dei leader religiosi. Alle 16.15 (corrispondenti alle 12.15 di Roma) presso l’aeroporto internazionale di Nur Sultan, capitale del Kazakistan, si svolgerà la cerimonia di congedo e circa mezz’ora dopo è previsto il decollo dell’aereo che riporterà il Papa a Roma, dove è previsto l’atterraggio alle 20.15 presso lo scalo di Fiumicino.

Acli: fermiamo la guerra silenziosa contro i migranti che si combatte nel Mediterraneo

14 Settembre 2022 -
Roma - “Se i conflitti non si combattono solo con le armi ma con scelte politiche sbagliate, nel Mediterraneo è in corso una guerra subdola, silenziosa e senza munizioni che non offre riparo o sponda nemmeno ai bambini. Non meno deplorevole di tutte le altre guerre, questa si consuma, da decenni, ai confini dell’Europa nell’indifferenza senza scrupoli di governi che si rimbalzano persino la responsabilità di un salvataggio in mare”. Così Antonio Russo, Vice Presidente nazionale delle Acli. “Ancora dei rifugiati, questa volta sei siriani, fra cui due bambini di uno e due anni, un adolescente e tre adulti, morti presumibilmente di fame e di sete su un barcone alla deriva per quasi una settimana”. Le Acli continuano a chiedere, anche dopo questa ennesima tragedia, una ripresa del pattugliamento delle rotte marittime e del rafforzamento della ricerca e dei soccorsi in mare, capaci di aiutare chiunque sia in difficoltà, secondo il diritto internazionale. “Nessuna vita, ancor più quella dei bambini e dei neonati, può essere interrotta per semplice indifferenza – continua Russo. –  Secondo le Nazioni Unite, quest’anno più di 1.200 migranti sono morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa. Persone che si aggiungono alle altre migliaia annegate nei precedenti anni”. “Anche in questa circostanza ci chiediamo cosa è rimasto di una civiltà, che accetta la morte per sete e fame di bambini e neonati per paura di aprire i propri confini? Come per il teologo Bonhoeffer, siamo convinti che la cifra della civiltà e il senso morale di un popolo come di una comunità nazionale e internazionale, si misuri anche dalla sua capacità di accogliere i bambini”, conclude Russo.
In occasione delle elezioni politiche che, nelle prossime due settimane chiameranno donne, uomini e schieramenti a proporre scenari programmatici e di sviluppo, le Acli chiedono che non si perda, sul tema dell’accoglienza e del rispetto dei diritti umani, l’opportunità di chiarire le posizioni in una fase storica in cui è in gioco il ruolo determinante dell’Italia nella costruzione della pace tra i popoli.

Papa Francesco: ogni essere umano è sacro, riscoprire arte dell’accoglienza

14 Settembre 2022 - Città del Vaticano -Papa Francesco questa mattina - durante il suo viaggio in Kazakistan -  ha parlato della sfida "dell'accoglienza fraterna" osservando che "oggi è grande la fatica di accettare l'essere umano". L'occasione il settimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali. "Ogni giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati - ha ricordato -. Tanti fratelli e sorelle muoiono sacrificati sull'altare del profitto, avvolti dall'incenso sacrilego dell'indifferenza. Eppure ogni essere umano è sacro". Ed "è compito anzitutto nostro, delle religioni, ricordarlo al mondo!". "Mai come ora assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere - ha affermato il Pontefice -. Un grande esodo è in corso: dalle aree più disagiate si cerca di raggiungere quelle più benestanti. Lo vediamo tutti i giorni nelle grandi migrazioni. Non è un dato di cronaca, è un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti". "Certo, viene istintivo difendere le proprie sicurezze acquisite e chiudere le porte per paura - ha riconosciuto -; è più facile sospettare dello straniero, accusarlo e condannarlo piuttosto che conoscerlo e capirlo. Ma è nostro dovere ricordare che il Creatore, il quale veglia sui passi di ogni creatura, ci esorta ad avere uno sguardo simile al suo, uno sguardo che riconosca il volto del fratello". "Riscopriamo l'arte dell'ospitalità, dell'accoglienza, della compassione - ha esortato Francesco -. E impariamo pure a vergognarci: sì, a provare quella sana vergogna che nasce dalla pietà per l'uomo che soffre, dalla commozione e dallo stupore per la sua condizione, per il suo destino di cui sentirsi partecipi". "È la via della compassione, che rende più umani e più credenti - ha aggiunto -. Sta a noi, oltre che affermare la dignità inviolabile di ogni uomo, insegnare a piangere per gli altri, perché solo se avvertiremo come nostre le fatiche dell'umanità saremo veramente umani".

Tv2000: stasera il rosario per la pace in Ucraina dalla cattedrale di Gaeta con l’arcivescovo Vari

14 Settembre 2022 -
rOMA - Tv2000 e InBlu2000, nella Giornata di preghiera per invocare la pace per l’Ucraina, invitano i fedeli, le famiglie e le comunità religiose a ritrovarsi, stasera alle 21.10, per recitare insieme il Rosario trasmesso su Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) e InBlu2000. La preghiera sarà trasmessa dalla cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta in Gaeta (Latina), con l’arcivescovo mons. Luigi Vari.