15 Settembre 2022 –
Milano – Un continente in ginocchio, ma questa volta la crisi non c’entra. Conta l’umiltà e la saggezza di riconoscersi bisognosi di aiuto e di sostegno per vincere una forza grande e terribile come l’odio che arma la guerra in Ucraina. Ieri l’Europa si è raccolta in preghiera per chiedere il dono della pace. E come forma ha scelto quella dell’adorazione eucaristica. In ginocchio dunque davanti al Santissimo Sacramento per invocare il Signore facendo proprio l’appello di papa Francesco che chiede «a ciascuno di essere costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione ». L’iniziativa, promossa dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) ha trovato pieno sostegno dalla Cei. Dal Nord al Sud del nostro Paese i vescovi hanno sollecitato le comunità, da quelle piccolissime alle più grandi, a raccogliersi davanti a Gesù Eucaristia magari rinnovando le catene, i turni che in tante realtà, soprattutto durante la Settimana Santa, riempiono le chiese anche di notte. Ad accompagnare l’animazione di questi momenti, un apposito sussidio preparato dall’Ufficio liturgico nazionale. «In questo giorno in cui la liturgia della Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Santa Croce – si legge nel testo –, ci uniamo con tutte le Chiese d’Europa per implorare da Dio il dono di una pace duratura nel nostro continente. In modo particolare, vogliamo pregare per il popolo ucraino perché sia liberato dal flagello della guerra e dell’odio». Un richiamo che risuona nella preghiera del Papa (la pubblichiamo integralmente qui a fianco) al centro della liturgia: Signore, «tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace». Anche la scelta della data non è casuale. Il 14 settembre infatti si celebra l’Esaltazione della Santa Croce cui la Conferenza episcopale dell’Ucraina ha intitolato il 2022, anno pastorale conclusosi proprio ieri con una liturgia e una Via Crucis nel Santuario della Passione del Signore a Sharhorod. Il richiamo all’attualità è evidente. «In questo momento – scrivono i vescovi – sentiamo più forte che mai cosa sia la violenza contro gli innocenti e la loro crocifissione. Ora più che mai comprendiamo Gesù Cristo nella sua Via Crucis, comprendiamo la sua sofferenza e morte come Agnello innocente crocifisso da persone che si sono messe al servizio del male». Si tratta allora di invertire la rotta, di dare cuore alla speranza e aria nuova alle forze del bene. Ci si inginocchia davanti al Santissimo Sacramento come singoli e come popoli, proprio per questo. Per imparare a ragionare e a comportarsi secondo la logica di Dio. (Riccardo Maccioni)