Primo Piano

Mons. Pizzaballa: “testimonianza di migranti e rifugiati è lezione per le nostre comunità locali”

4 Ottobre 2022 -
Gerusalemme - “Davanti al mistero del male, dove l’uomo è solo e impotente, la fede permette di fare il passo che riapre di nuovo un cammino, che ricrea fiducia e rende possibile ritrovare un senso: perché nella fede nulla è mai definitivamente morto. È questa la testimonianza che riceviamo da voi. Nonostante tutto, proprio lì dove tutto sembra essere bloccato, senza vie di uscita, la fede apre nuovi cammini e prospettive, crea spazi di vita, di amore e condivisione”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, celebrando il 1° ottobre nella città santa la Giornata internazionale dei migranti, promossa dal Vicariato dei migranti e dei richiedenti asilo di Terra Santa guidato dal padre benedettino Nikodemus C. Schnabel. La Giornata, dal tema “Costruire il futuro insieme ai migranti e ai rifugiati”, è stata celebrata ufficialmente domenica 25 settembre, ma a causa della festività di Rosh Hashanah in Israele, la celebrazione è stata posticipata. Nell’omelia il patriarca ha dipinto il quadro sociale nel quale i migrati e i rifugiati vivono in Terra Santa: “Penso alla questione della continua minaccia di espulsioni che coinvolge moltissime famiglie e che è un dramma soprattutto per i figli. Bambini e ragazzi, nati e cresciuti qui e che, a distanza di anni, sono minacciati di partire per una patria che non hanno mai conosciuto. In un certo senso, sono costretti a diventare a loro volta migranti e partire da quello che dovrebbe essere il loro Paese verso l’ignoto. Famiglie che periodicamente devono cambiare residenza, per paura di essere rintracciate ed espulse. Lavoratori e lavoratrici che non hanno la possibilità di uscire facilmente dalle case dove lavorano. Richiedenti asilo, soprattutto donne, che non hanno prospettive di lavoro ed esposte a minacce di ogni tipo. Penso, insomma, ai tanti che vivono tra noi senza alcuna garanzia giuridica, con il rischio di essere costretti ad andarsene in qualsiasi momento, senza mezzi e senza la possibilità di procurarseli, costretti a vivere di briciole. Penso a chi vive in condizioni di lavoro umilianti, ma soprattutto ai tanti bambini che non hanno la possibilità di vivere come qualsiasi altra famiglia, con un padre e una madre vicini, una casa e un contesto di vita sereno; costretti a partire per un Paese straniero e non necessariamente amico, a essere divisi, per mancanza di mezzi, sempre in movimento e con la paura di dover partire all’improvviso per un futuro imprevedibile”. Quella che la comunità dei migranti e dei rifugiati offre, ha aggiunto Pizzaballa, “è una lezione anche per le nostre comunità locali, anch’esse schiacciate da tanti problemi, ma chiamate a dare la stessa testimonianza di fede, di essere quel seme che nonostante tutto, seppur non visibile, fa crescere alberi insradicabili”. La Chiesa di Terra Santa, ha ricordato il patriarca, “è composita, ha tante forme diverse, parla molte lingue, ha una incredibile varietà di colori. È vero che siamo noti nel mondo per essere la Chiesa dello Status Quo, di tutto ciò che è inamovibile, ma se sappiamo osservare bene, vediamo davvero come il piccolo seme del vangelo stia facendo crescere, silenziosamente e pazientemente, nuove realtà cristiane di vita e di fede nel nostro Paese. È necessario – ha concluso – che poco alla volta tutte queste diverse anime di questa stessa nostra Chiesa si incontrino più spesso, che preghino insieme, condividano le loro esperienze di vita. Quando viene condivisa, la fede si rafforza e si arricchisce di una nuova vitalità, di cui abbiamo tanto bisogno”.

Parlamento Ue ricorda i 360 morti a Lampedusa di 9 anni fa

4 Ottobre 2022 -
Strasburgo -  “360 morti, vite, famiglie, sogni spezzati nel Mediterraneo”. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, in apertura di sessione plenaria a Strasburgo ha voluto ricordare il naufragio di 9 anni fa al largo di Lampedusa, definendo il Mediterraneo “un cimitero crudele”.Si è trattato di “un fallimento per noi e per tutta l’umanità”. “Nove anni fa abbiamo promesso un cambiamento – ha aggiunto Metsola – e ora dobbiamo fare un passo avanti sul tema delle migrazioni” con “una soluzione europea”. La presidente ha poi dato la parola all’eurodeputato Pietro Bartolo, a suo tempo medico a Lampedusa. “Nove anni sono passati da quella terribile notte. Da allora, i pianti, le voci, lo strazio e il silenzio dei sopravvissuti mi perseguitano. Perché io ero lì, a Lampedusa, a soccorrere i vivi e contare i morti”. Bartolo ha aggiunto: “Oggi rendiamo omaggio non solo alle 368 persone che hanno perso la vita di fronte alla mia isola quella notte. Inghiottite dal mare nel loro disperato tentativo di cercare una nuova vita in Europa. Ma anche alle altre 22mila che da allora hanno avuto la stessa terribile fine. Questo è un anniversario che ci riguarda tutti. Possiamo fermare questo massacro solo in un modo: con un cambiamento radicale della politica di immigrazione e accoglienza. Facciamolo insieme in nome dell’uomo. Che il 3 ottobre diventi la giornata europea delle vittime del mare”. Nel discorso di apertura Metsola ha ricordato la lotta delle donne in Iran “per la libertà e per la vita”, denunciando le violenze in atto nel Paese e lanciando un messaggio di sostegno: “Non siete sole!”. “L’omicidio brutale della 22enne Mahsa Amin rappresenta un punto di svolta. Sono le figlie dell’Iran che stanno guidando la spinta al cambiamento”. “Questo Parlamento è al fianco di chiunque chieda il cambiamento”. La presidente ha quindi ricordato l’espulsione dell’ambasciatore Ue dal Nicaragua. “Il regime di Ortega non può continuare a isolare il Paese dalla comunità internazionale”.

Migrantes: oggi un incontro con una rappresentanza di operatori spagnoli per la pastorale dei rom e sinti

3 Ottobre 2022 - Roma – Una delegazione di operatori pastorali con i rom e i sinti provenienti da Alicante (Spagna), si sono incontrati questa mattina a Roma con una delegazione della Fondazione Migrantes guidata dal direttore generale, mons. Pierpaolo Felicolo e con Alessandra Silvi del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Gli operatori spagnoli hanno illustrato le loro attività per aiutare nell’integrazione e inclusione il popolo gitano e hanno voluto ascoltare, dalla voce del direttore Migrantes, come la chiesa italiana lavora accanto a questa popolazione. E’ stata l’occasione – dice mons. Felicolo - per uno scambio di esperienze e di conoscenza per un maggior coordinamento su questa pastorale poco conosciuta ma molto importante che la Chiesa italiana ha affidato alla Migrantes.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 72.252 persone migranti sulle coste italiane

3 Ottobre 2022 -
Roma - Sono 72.252 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il report giornaliero del ministero degli Interni aggiornato a questa mattina. Di questi 14.622 sono di nazionalità tunisina (20%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (14.501, 20%), Bangladesh (10.906, 15%), Afghanistan (5.521, 8%), Siria (5.341, 8%), Costa d’Avorio (2.352, 3%), Eritrea (1.904, 3%), Guinea (1.723, 2%), Pakistan (1.691, 2%), Iran (1.612, 2%) a cui si aggiungono 12.079 persone (17%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

3 Ottobre, Sant’Egidio: nel Mediterraneo si continua a morire

3 Ottobre 2022 - Roma - Nella Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, la Comunità di Sant’Egidio rende omaggio alle 368 vittime del naufragio che avvenne davanti alle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e ricorda che nelle acque del Mediterraneo "si continua a morire. Un bilancio che con gli anni diviene sempre più drammatico, se si pensa che dal 1990 ad oggi sono morte oltre 61mila persone nel tentativo di raggiungere l’Europa", si legge in una nota: "negli anni sono cambiate le rotte, ma non le tragedie: è di pochi giorni fa la notizia della morte di 80 cittadini libanesi e siriani, morti nel naufragio di una barca a largo del porto di Tartus. Di fronte a questa immane tragedia si può e si deve fare molto di più: continuare il soccorso in mare e facilitare l’ingresso regolare di migranti per motivi di lavoro, di cui l’Italia, in piena crisi demografica, ha estremo bisogno, oltre a favorire i ricongiungimenti familiari". Occorre inoltre incentivare i Corridoi Umanitari. Attraverso questo progetto "totalmente autofinanziato, nato proprio dallo sdegno per la strage di Lampedusa", la Comunità di Sant’Egidio – insieme alle Chiese protestanti, alla Cei e ad altre realtà – è riuscita a portare in Europa oltre 5.100 profughi "sottraendoli ai trafficanti di esseri umani e avviandoli verso l’integrazione, al punto che chi anni fa è stato accolto, ora è una risorsa per il nostro Paese. E sulla base di questo modello, le Comunità di Sant’Egidio in diversi Paesi europei hanno offerto ospitalità a oltre 1.800 profughi ucraini".

Papa Francesco: “molti marittimi continuano a soffrire per condizioni di lavoro ingiuste”

3 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Un ringraziamento alla “testimonianza di fede e carità mostrata da molti cappellani e volontari verso coloro che navigano i nostri mari”. A rivolgerlo è il Papa, che nel messaggio inviato ai partecipanti al XXV Congresso di Stella Maris (Apostolato del Mare) in corso a Glasgow, in Scozia, dal 2 al 5 ottobre, rende omaggio a Stella Maris per “l’assistenza psicologica e materiale della miriade di navigatori e personale marittimo di diverse nazionalità e tradizioni religiose”. “La nostra casa comune – ricorda Francesco – è composta di una grande quantità d’acqua, che è essenziale per la vita e il commercio umano, senza parlare del turismo. Il 90% dei beni mondiali è trasportato nelle navi, e ciò è reso possibile da milioni di persone, molte delle quali si allontanano per mesi dal sostegno delle loro famiglie così come dalle loro comunità sociali e religiose”. “Nel momento in cui il mondo si riprende dalla pandemia – l’augurio del Papa – questo Congresso offre l’opportunità di prendere ispirazione dalla vostra ricca storia e di progettare come continuare ad essere al servizio di coloro le chi vite sono strettamente connesse con i nostri mari”. “Nonostante i progressi nella tecnologia, molti lavoratori marittimi continuano a soffrire per condizioni di lavoro ingiuste e altre privazioni, aggravate dagli effetti del cambiamento climatico”, la denuncia di Francesco: “In più, i danni all’ambiente marino provocano effetti sproporzionati sui nostri fratelli e sorelle più vulnerabili, le cui vite sono perfino minacciate di estinzione”.

3 ottobre, Migrantes: un piano europeo condiviso di salvataggio delle persone in fuga nel Mediterraneo

3 Ottobre 2022 - Roma - Il 3 ottobre 2013 nel Mediterraneo, a poche decine di metri dall’Isola di Lampedusa, morivano 368 persone. Erano donne, uomini, bambini che scappavano dalla Siria, dalla Somalia ed Eritrea e da altri Paesi, in fuga dalla fame e dalla guerra. Nostri fratelli e sorelle. Da allora altri 24.000 uomini e donne hanno trovato la morte in fondo al Mediterraneo. “Un cimitero”, ha ricordato più volte papa Francesco, che ricorda la nostra incapacità di dare risposte di accoglienza, di giustizia e di pace a tanti nostri fratelli e sorelle. “Il 3 ottobre è una giornata di preghiera e di riflessione in tutta Italia”, afferma il direttore generale della Fondazione Migrantes, Mons. Pierpaolo Felicolo: “è una giornata in cui risentiamo le parole rivolte a Caino come un monito per tutti noi: ‘Dov’è tuo fratello?’”. Il 3 ottobre “è una giornata in cui si rinnova l’appello all’Europa per un piano condiviso di salvataggio in mare di persone in fuga e che hanno diritto a una protezione internazionale. Ogni morto in mare è un atto di ingiustizia e di inciviltà. Non si possono lasciare sole le Capitanerie di porto e le navi delle Ong nell’azione di salvare in mare chi fugge. Non bastano piani per fermare. Occorrono piani per salvare. La democrazia in Europa è macchiata da ogni ritardo nel presidiare il salvataggio delle persone nel Mediterraneo. Ed ancora: è macchiata da ogni abbandono di azioni diplomatiche di pace e da ogni impegno mancato di cooperazione allo sviluppo”, conclude mons. Felicolo. La Migrantes è favorevole che questa giornata diventi da nazionale a giornata europea.

Migrantes Calabria: “il nostro appello per un Garante che ancora non c’è”

3 Ottobre 2022 - Cosenza - Non è passato inosservato come, in questi ultimi anni, la situazione dei minori si sia modificata a causa della pandemia e di come le conseguenze di natura sanitaria, sociale, educativa rappresentino una vera e propria emergenza, ancor più per tutti i bambini e bambine e adolescenti che già versavano in una condizione di svantaggio. Nel 2004, in Calabria con la legge regionale 12 novembre 2004, n. 28, è stata istituita la figura del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, un’autorità indipendente di garanzia che ha il compito di garantire il pieno rispetto e l’attuazione dei diritti dei soggetti minori d’età che la Convenzione delle Nazioni Unite del 20 novembre del 1989 riconosce all’infanzia e all’adolescenza. Un punto di riferimento fondamentale, dunque, per la garanzia di tutti i soggetti minori d’età, tenuto a svolgere il proprio mandato di tutela “in piena autonomia, con indipendenza di giudizio e valutazione, senza vincoli di controllo gerarchico e funzionale”. Tra le principali funzioni del Garante previste dall’art. 2 della L.R. n.28/2004: 1. promuovere, in collaborazione con gli Enti competenti e con le organizzazioni del privato sociale, iniziative per la tutela dei diritti dei Minori in particolar modo con riferimento al fenomeno della dispersione scolastica e del lavoro Minorile; 2. vigilare sull’assistenza prestata ai Minori ricoverati in Istituti educativi- assistenziali, in strutture residenziali o comunque in ambienti esterni alla propria famiglia, anche in ordine allo svolgimento dei poteri di vigilanza e controllo di cui all’art. 2 della legge n. 698/1975 che vengono delegati ai Comuni che possono esercitarli tramite le Unità locali socio-sanitarie; segnala alle competenti Amministrazioni Pubbliche fattori di rischio o di danno derivanti ai Minori a causa di situazioni ambientali carenti o inadeguate dal punto di vista igienico-sanitario, abitativo, urbanistico; 3. verificare le condizioni e gli interventi volti all’accoglienza ed all’inserimento del Minore straniero non accompagnato; 4. fornire ogni sostegno tecnico e legale agli operatori dei servizi sociali e proporre alla Giunta Regionale lo svolgimento di attività di formazione; 5. istituire un elenco al quale può attingere anche il giudice competente per la nomina di tutori o curatori; 6. assicurare la consulenza ed il sostegno ai tutori o curatori nominati. Una figura, quella del Garante Regionale, di cui nessun territorio regionale dovrebbe esserne sprovvisto, specialmente in un momento storico come quello che stiamo vivendo e dal quale a fatica stiamo cercando di risollevarci. Eppure, in Calabria è da giugno 2020 che la figura del Garante per l’Infanzia e l’adolescenza è praticamente scomparsa dal panorama politico regionale, gli indirizzi e-mail istituzionali sono stati completamente disabilitati e l’Ufficio di fatto non si è più costituito, in quanto viene nominato dal Consiglio regionale per un mandato legato alla durata della legislatura, e non vi è modo di prorogarne il mandato fino alla nomina del nuovo. Tante le opportunità in sospeso o vanificate da questa mancanza, dalla presa in carico di interventi a favore dei minori, all’attuazione di convenzioni con le aziende ospedaliere per le cure dei soggetti minori di età che vivono in comunità o in case di accoglienza, italiani e non, alla promozione di programmi ed azioni di sensibilizzazione e formazione circa le problematiche inerenti l’infanzia e l’adolescenza, formulazione di proposte su atti normativi e di indirizzo riguardanti l’Infanzia, l’Adolescenza e la famiglia, di competenza della Regione, delle Province e dei Comuni…tutte attività che dovrebbero mettere al centro la persona di minore età e che invece sono rimaste praticamente “congelate” al 2020. Una vacatio che dunque blocca procedure e interventi in favore dei minori in generale ed in particolare di quella parte di popolazione ancora più vulnerabile rappresentata dai Minori Stranieri non Accompagnati. Rispetto a questi ultimi, gli Enti formatori, Fondazione Città Solidale Onlus, Ufficio Migrantes di Cosenza-Bisignano, Cidis Onlus di Cassano allo Ionio, in collaborazione con l’Istituto don Calabria di Verona, nell’ambito del progetto FAMI Monitoraggio della Tutela Volontaria ai sensi dell’art.11, della Legge 47/2017, nel biennio 2020-2021, e nell’anno in corso, nell’ambito del progetto Tutori Never Alone FVG-CALABRIA, all’interno dell’iniziativa, “Never Alone per un domani possibile”, atto a rafforzare e supportare il sistema di Tutela Volontaria dei minori stranieri non accompagnati, che ha visto allargare il partenariato anche ad ARCI Reggio Calabria APS, garantiscono interventi sia individuali che di gruppo ai Tutori Volontari presenti sul territorio regionale, provvedendo a realizzare corsi di formazione per aspiranti Tutori Volontari, mediante un accordo siglato con l’Ufficio dell’Autorità Garante Nazionale, che ha già sollecitato una nomina a livello regionale. Per tutto quanto espresso sopra, la manifestazione di una volontà congiunta, un’unica voce, alla quale si unisce anche l’Ufficio Migrantes Regionale, rispetto alla richiesta di una nuova nomina, che non può essere più procrastinata a data da definirsi. Chiediamo che sia sanata questa inadempienza e che sia nominato con urgenza il Garante per l’Infanzia e dell’Adolescenza della Calabria. (Migrantes Calabria)

3 Ottobre: Sezione Migranti, invito alla preghuera

3 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Il 3 ottobre 2013, a causa di un terribile naufragio a poche miglia dal porto di Lampedusa, 368 persone persero la vita. Erano migranti in cerca di dignità che trovarono la morte lungo una delle tante rotte della speranza. Un dramma che ancora oggi ritorna nelle menti e nei cuori di molti e che non deve essere dimenticato. Il naufragio avvenne a pochi mesi dalla visita di Papa Francesco l’8 luglio 2013. Fu il primo viaggio fuori Roma, fortemente desiderato dal Pontefice per pregare per tutti i migranti che erano morti in mare e per ringraziare i lampedusani, che sin dall’inizio si erano generosamente impegnati nell’accoglienza dei profughi. Risuonano forte ancor oggi le parole di Papa Francesco: “in questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!” Sono parole che si rinnovano ogni qualvolta una vita umana si spegne allo stesso modo. In memoria di quel tragico 3 ottobre, la Sezione Migranti e Rifugiati  del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale invita tutti oggi ad alzare "unanimi una preghiera affinché nessuno perisca a causa della migrazione, affinché nessuno sia più costretto a lasciare la propria terra, affinché ogni persona possa guardare con speranza al proprio futuro, e affinché i fratelli e delle sorelle più vulnerabili siano accolti e protetti. Per significare la nostra unione di intenti, invitiamo tutti a recitare la preghiera che Papa Francesco elevò al Signore il 16 aprile 2016, durante la sua visita a Lesbo".

3 ottobre: marcia a Lampedusa in ricordo dei 368 morti naufragio

3 Ottobre 2022 - Lampedusa -  Piazza Castello, l'area di Lampedusa che si affaccia su molo Madonnina, è  invasa da migliaia di studenti provenienti da tutta Europa. E' partita - riferisce Ansa - la marcia alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico, indetta per per non dimenticare i 368 morti accertati e i circa 20 dispersi nel naufragio del 3 ottobre del 2013, che porterà al luogo simbolo della memoria: Porta d'Europa. I sopravvissuti furono 155. "A distanza di 9 anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Biellorussia. Dal 2013, oltre 24 mila persone hanno perso la vita solo nel Mediterraneo. I morti delle migrazioni spesso non hanno nome, non hanno volto, non hanno storia. Corpi sepolti senza identità, vittime senza nome, persone a cui è stato negato il futuro. Il comitato 3 ottobre chiede alle istituzioni europee che il 3 ottobre diventi 'Giornata europea della memoria e dell'accoglienza"', afferma il presidente del comitato Tareke Brhane. "Per noi del comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vite umane debba sempre restare la priorità numero uno e come questa responsabilità debba essere una responsabilità condivisa da tutti gli stati membri dell'Unione Europea" , aggiunge Brhane . La proposta di legge per l'istituzione del 3 ottobre quale Giornata europea della memoria e dell'accoglienza è stata sottoscritta tra gli altri dal Comune di Lampedusa e Linosa, da Medici senza frontiere Arsing Africans, Festival divercity, Unire.

La domenica del Papa: in nome di Dio, tacciano le armi

3 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - 221 giorno del conflitto in Ucraina, per la prima volta Papa Francesco si rivolge direttamente ai presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. L’andamento della guerra, dice, “è diventato talmente grave, devastante e minaccioso, da suscitare grande preoccupazione”, e rischia di trascinare il mondo in un conflitto atomico dalle conseguenze devastanti. Angelus diverso, atipico in piazza San Pietro; non commenta il Vangelo di Luca – dialogo con gli apostoli sul tema della fede – ma guarda direttamente al conflitto nel cuore dell’Europa, e manifesta tutta la sua preoccupazione per una crisi che rischia di allargarsi sempre più, per le conseguenze della guerra iniziata da Mosca. Tra un paio di settimane sono 60 anni dalla crisi dei missili di Cuba e, forse, è questo anniversario a spingere il Papa a rivolgersi direttamente ai due leader, come fece Giovanni XXIII con John Kennedy e Nikita Kruscev. Già il primo settembre 2013 Francesco scelse di dedicare alla guerra in Siria la riflessione che precede la preghiera dell’Angelus, per farsi interprete “del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace”. Così domenica parla di una ferita “terribile e inconcepibile” che “continua a sanguinare sempre più”; di “fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi”; di migliaia di vittime, di bambini, di distruzioni, di famiglie senza casa minacciate da freddo e fame, di “luoghi di sofferenze e paure indescrivibili”, di assurda minaccia atomica: “certe azioni non possono mai essere giustificate”. Cos’altro deve succedere, si chiede Francesco, “quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio, e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”. Soluzioni nel rispetto del valore della vita umana, “della sovranità e integrità di ogni paese”, dei diritti delle minoranze. Preoccupa la situazione, le azioni contrarie ai principi del diritto internazionale, e il “rischio di una escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale”. Nel giorno in cui Luca, nel suo Vangelo, scrive di una fede intensa, forte, che sa sperare contro ogni speranza – è la fede incrollabile di Abramo; è l’audacia di Giorgio La Pira che anima i colloqui di pace nel nord Africa, in Medio Oriente, ma anche nell’Est europeo e in Unione Sovietica, dove ai delegati del Soviet Supremo si rivolge dicendo che centinaia di suore di clausura stanno pregando per questa visita e per voi – Papa Francesco supplica il presidente della Federazione Russa “di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte”; e rivolge “un altrettanto fiducioso appello” al presidente ucraino, “addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita”, al quale chiede di “essere aperto a serie proposte di pace”. La sua sembra la voce di uno che grida nel deserto; voce inascoltata. Da Francesco, appello anche ai responsabili delle Nazioni ai quali chiede “con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo”. Facciamo respirare ai giovani dice il Papa “l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia”. In questi sette mesi del conflitto, il vescovo di Roma non ha mai fatto mancare la sua voce per chiede la pace, e mettere fine a violenze e morti. Così questa domenica chiede che si faccia ricorso “a tutti gli strumenti diplomatici” per far finire “questa immane tragedia: la guerra in sé stessa è un errore e un orrore”. Preghiera, dunque, confidando “nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori”, e nell’intercessione di Maria Regina della pace, nel giorno in cui, ricorda Francesco, nel Santuario di Pompei si recita la supplica alla Madonna del Rosario. (Fabio Zavattaro - Sir)

Migrantes: il cordoglio per la morte di don Canuto Toso

2 Ottobre 2022 - Roma - Don Canuto Toso “ha lavorato a fianco degli ultimi e si è prodigato con opere di solidarietà e di vicinanza soprattutto agli emigrati italiani”. Così la Fondazione Migrantes, appena appreso la notizia, ricorda la figura di don Toso, morto ieri sera all’età di 91 anni. Tra i tanti impegni pastorali del sacerdote della diocesi di Treviso la direzione, per tanti anni, dell’ufficio diocesano Migrantes. Ha inoltre fondato, nel 1973, l’Associazione “Trevisani nel Mondo” e l’omonima rivista che ancora oggi dirigeva. “Ringraziamo il Signore – scrive la Fondazione Migrantes - per aver donato alla Chiesa che cammina con i migranti un sacerdote come don Canuto. Al vescovo di Treviso, ai confratelli sacerdoti, ai familiari e amici di don Canuto giungano le più sentite condoglianze del Vescovo Presidente, mons. Gian Carlo Perego, del direttore Generale, mons. Pierpaolo Felicolo e degli operatori della Fondazione Migrantes, dei missionari tra gli emigranti italiani nel mondo. Preghiamo affinché la sua testimonianza di vita e di impegno non venga dimenticata”.

Italiani nel mondo: è morto don Toso, fondatore di “Trevisani nel Mondo”

2 Ottobre 2022 - Treviso - Si è spento ieri sera, all’età di 91 anni, don Canuto Toso, sacerdote della diocesi di Treviso sempre a fianco degli emigrati italiani. Originario di San Martino di Lupari, era stato ordinato sacerdote nel  1957. Tra i tanti impegni pastorali la direzione dell’ufficio diocesano Migrantes per molti anni. Ha inoltre fondato, nel 1973, l’Associazione “Trevisani nel Mondo” e l’omonima rivista che ancora oggi dirigeva. “Guidato da un fede incrollabile, aveva una parola di conforto per tutti quelli che si trovavano in difficoltà, compresi tutti i migranti. Ci stringiamo al dolore dei suoi parenti e di tutti quelli che gli volevano bene", evidenzia l’associazione in un post su facebook. “Se ne va una persona che ha scritto non una, ma molte pagine di questa comunità. E’ stato lui a dar vita a un network mondiale dei Trevigiani nel mondo. E’ lui che ha capito che l’identità, la storia le tradizioni, ma soprattutto la cultura e i valori si possono tramandare anche se non si vive direttamente in Veneto. Una grande perdita, di un uomo che ha scritto una pagina di storia della nostra identità e dell’epopea dell’emigrazione veneta all’estero”, ha detto il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia:   don Canuto “resterà sempre nei nostri cuori e resterà la sua opera. Rivolgo il mio profondo cordoglio alla famiglia, a tutta la comunità dei Trevisani nel Mondo, a Sua Eccellenza il Vescovo e a tutti coloro che gli hanno voluto bene”. Alla diocesi, ai familiari e all'Associazione Trevisani nel Mondo le condoglianze della Fondazione Migrantes che ricorda il suo impegno a favore dei migranti. (R.Iaria)

Migrantes Messina: momenti di preghiera per Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione

30 Settembre 2022 - Messina - In occasione della Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione, che si celebra lunedì prossimo 3 ottobre, l’Ufficio Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, in collaborazione con il Centro Culturale Islamico di Messina e tante altre realtà del mondo ecclesiale e civile, propone 3 momenti di preghiera e riflessione: per i migranti che hanno perso la vita durante il viaggio della speranza per scappare da situazioni di guerra, da persecuzione e impoverimento; per quanti sono morti perché vittime di tratta e di sfruttamento lavorativo; per quanti pesano sulla coscienza di quei Paesi che, in nome della difesa delle frontiere, hanno respinto chi arrivava in cerca di protezione. Il programma prevedeu un primo momento, ore 10.00 - Cimitero monumentale di Messina (via Catania, 120): preghiera itinerante, guidata dal Vicario foraneo di Messina centro e Messina nord, p. Marco D’arrigo, che si snoderà dalla porta centrale fino alle tombe dei migranti forzati per l’offerta dei fiori. Aprirà e segnerà il cammino la riproduzione del quadro dell’artista messinese Giuseppe Martino “La Madonna di Porto Negato”, icona del dramma dei migranti. L’opera originale, presentata a Papa Francesco da p. Felice Scalia  lo scorso 10 febbraio, e ora nella collezione d’arte Vaticana, denuncia con pietà e durezza insieme, l’urgenza di accogliere chi cerca asilo e spesso viene respinto o trova la morte in mare. Un secondo momento, ore 12.30 - Porto di Milazzo, c/o sede “Stella Maris” (via Marullo, 28): momento di preghiera, guidato da p. Carmelo Russo , delegato diocesano per l’Apostolato del mare, in ricordo delle vittime dei naufragi, e lancio in mare di una corona di fiori. Un terzo momento, ore 19.00 - Chiesa di Sant’Elia (via S. Elia, 49 - Messina): celebrazione eucaristica, animata dal Gruppo del Rinnovamento nello Spirito “Il Resto d’Israele” e presieduta dal Vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro. Nella processione d’ingresso verrà portata la copia del quadro della “Madonna di Porto Negato”, donata dall’autore Giuseppe Martino, per rimanere poi esposta nella Chiesa di Sant’Elia, Rettoria per la pastorale delle migrazioni. La Giornata è stata istituita con la Legge dello Stato n. 45 del 21 marzo 2016, ricordando la data del 3 ottobre 2013, giorno in cui un'imbarcazione carica di migranti, in maggioranza eritrei, affondò a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa. Si trattò del naufragio più grave accertato in termini di perdite di vite umane: 368 morti certi, altri venti presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini. Nei 3 articoli che compongono la Legge, viene evidenziato che essa è stata voluta per conservare e rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria. La Giornata è momento privilegiato per sensibilizzare l'opinione pubblica e la comunità ecclesiale alla solidarietà civile nei confronti dei migranti, al rispetto della dignità umana e del valore della vita di ciascun individuo, all'integrazione e all'accoglienza.

Migrantes Andria: parte la rassegna “Visioni – dei conflitti dei diritti”

30 Settembre 2022 - Andria - Dopo due anni di stop imposto dalle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia, Casa Accoglienza “S. Maria Goretti”, l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria e la Comunità Migrantesliberi, in collaborazione con l’associazione culturale “il Nocciolo”, danno il via, domani 1 ottobre, alla rassegna teatrale “Visioni – dei conflitti dei diritti”. Giunta alla quarta edizione, la mini rassegna vuole essere propedeutica per affrontare l’acuirsi delle diseguaglianze sociali, con una guerra alle soglie dell’Europa che conta, ma vuole anche uscire allo scoperto per guardare il mondo circostante e le sue derive umane ed educative, spiega il direttore della Migrantes di Andria, don Geremia Acri. “Visioni – dei conflitti dei diritti” si pone l’obiettivo di riuscire a raccontare, attraverso l’arte del teatro, i temi dell’accoglienza e delle povertà, la memoria, la tratta degli esseri umani e le tante ingiustizie. Primo appuntamento, sabato 1 Ottobre  presso Auditorium Baglioni in Via Monte Bianco 30, Andria, con “Non abbiate paura” con Luigi D’Elia, in memoria della Giornata dell’Accoglienza, in virtù della Legge 45/2016 istituita per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. “Non abbiate paura” è un racconto per quelli che stavano da questa parte del mare. Per non dimenticare quello che accadde allora. Per una medaglia mai data. Per un incontro inimmaginabile: quello fra i cittadini brindisini e più di ventimila albanesi. Nell’orazione civile di Francesco Niccolini, la cronaca di quei giorni si fonde con lo sguardo e i ricordi di Luigi D’Elia, narratore, autore, nato e cresciuto a Brindisi, formatosi come artista e attivista tra gli interstizi della natura ancora intaccata della sua città e l’ennesimo tradimento di questa come tante terre periferiche. Ma poi un giorno, per caso, accade un miracolo, lontano dagli occhi del potere e della retorica. Un miracolo vero, fatto di migliaia di corpi che all’improvviso si incontrano nell’umanità più nuda che potessero immaginare. Quella dello sbarco del marzo ‘91 è una storia pugliese senza nessuna redenzione dall’alto. Senza l’intervento salvifico del potere centrale, né di alcuna bandiera. È soltanto la storia di un naufragio umano; di ventimila corpi che poteva essere la scintilla di un’apocalisse. E non lo è stato. Viceversa si è tramutata in una delle pagine di dignità e umanità che vale la pena di ricordare, in questo mondo disinfettato e cattivo che siamo riusciti a tirarci addosso.

I rifugiati iraniani in Italia: accendiamo una candela per ricordare Mahsa

30 Settembre 2022 - Roma -  Ricordare Mahsa Amini e «le altre 300 Mahsa uccise in questi 14 giorni di rivolta». È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Una candela per Mahsa Amini”, promossa dall’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia per mostrare solidarietà ai manifestanti che protestano contro le rigide norme sul velo imposte dalla Repubblica islamica. L’invito è quello di accendere una candela sui balconi, o anche in modo “virtuale” sui social, domenica 2 ottobre alle ore 20 per «non lasciare sola la coraggiosa ribellione delle donne iraniane»

La Chiesa a servizio dello sviluppo umano: dall’ ascolto all’ impegno

30 Settembre 2022 - ​Roma - Tre sezioni principali: ascolto e dialogo, ricerca e riflessione, e comunicazione e restituzione. E dal punto di vista delle materie «tutte le questioni sociali, compresa la questione della nostra casa comune». Questi in sintesi il nuovo assetto e la nuova articolazione interna del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, così come si sono venuti a configurare in base alla Praedicate evangelium di papa Francesco, che riforma la Curia Romana, e come sono stati presentati ieri ai giornalisti dal cardinale prefetto, Michael Czerny, e da suor Alessandra Smerilli, che dello stesso Dicastero è la segretaria. «Servire e aiutare le Chiese locali a promuovere lo sviluppo umano integrale», ha detto il porporato, sarà la bussola principale. E la religiosa ha aggiunto che «il punto di partenza è l' ascolto, per comprendere le sfide e i bisogni dell' ampio spettro che la nuova Costituzione voluta da papa Francesco ci assegna». Oltre alle questioni sociali e di salvaguardia del Creato, come già detto, suor Smerilli ha citato le «questioni specifiche che non rientrano nelle caselline, e sono legate agli "eccetera"». Tra queste, ha fatto notare ancora la religiosa, l' esigenza di «accogliere subito le emergenze e dare ad esse una risposta», come è accaduto con l' istituzione della Commissione Covid-19. Il discorso si è poi concentrato sulle tre sezioni principali. La prima, ascolto e dialogo, «è un ponte con le Chiese locali e con i vari ministri che all' interno di essere promuovono lo sviluppo», ha spiegato la segretaria del Dicastero. Tutto ciò che passa in questa sezione confluisce nella seconda, ricerca e riflessione, «che cerca risposte alle sfide facendo ricorso alle discipline scientifiche correlate ad esse e alla Dottrina sociale della Chiesa». Infine, c' è la terza sezione, denominata comunicazione e restituzione, che si propone come obiettivo quello di «far diventare la ricerca e la riflessione proposte concrete, documenti da restituire alle comunità e da condividere attraverso una comunicazione fatta di ascolto». Infine, a supporto delle tre sezioni, un' area amministrativa e una segreteria, cui si affianca un gruppo di valutazione e di progettazione, «per dare dinamicità al flusso continuo che emerge dal lavoro delle tre sezioni, affinché non rimangano solo parole». Durante l' incontro con i giornalisti, ieri nella Sala Stampa della Santa Sede, non sono mancate le domande. Una ha riguardato anche l' eventuale preoccupazione per la vittoria elettorale del centrodestra date le posizioni più volte espresse in materia di migrazioni. Il cardinale Czerny ha rimandato la questione all' Italia. «Sono abbastanza sicuro che la vera risposta la debba dare la Chiesa italiana - ha esordito -. È una Chiesa che ha fatto molto per accompagnare i migranti e i rifugiati e ha sostenuto iniziative molto importanti anche nel Mediterraneo». Del resto, ha aggiunto in riferimento ai diritti dei migranti e dei rifugiati, «si tratta di diritti che hanno migliaia di anni. Quando qualcuno si trova in difficoltà in mare, si è obbligati moralmente e umanamente ad aiutarlo, e non a rendere le cose più difficili». ( M.Mu.- Avvenire)

Caritas e Migrantes: il 7 ottobre la presentazione del Rapporto Immigrazione

30 Settembre 2022 - Roma - Sarà presentato a Roma, il prossimo 7 ottobre, in via Aurelia 796, la nuova edizione del Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Tema di quest’anno “Costruire il futuro con i migranti”. I lavori saranno aperti dal presidente della Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia. A presentare i dati due dei curatori del Rapporto Immigrazione, Manuela De Marco di Caritas Italiana (principali dati del Rapporto Immigrazione) e Simone M. Varisco della Fondazione Migrantes su  "L’immigrazione fra comunicazione e pastorale". Seguirà l’intervento del Ministro Patrizio Bianchi (in attesa di conferma) su “Orientamenti e prospettive dell’istruzione in tema di immigrazione” e mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana su “I migranti dentro il cammino sinodale della Chiesa in Italia”. Seguirà la giornalista e scrittrice italo-siriana Asmae Dachan su “Italiani madrelingua. Il polmone verde della cultura italiana" mentre le conclusioni sono affidate a mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione e arcivescovo di Ferrara-Comacchio. Modererà Oliviero Forti di Caritas Italiana. ​  

Vangelo Migrante: XXVII Domenica del Tempo Ordinario- | Vangelo (Lc 17,5-10)

29 Settembre 2022 -

La prima lettura di questa domenica, ci consegna una frase molto bella per mezzo della quale, ci accostiamo alla meditazione del vangelo: il giusto vivrà per la sua fede. Iniziamo la nostra riflessione, chiedendoci se siamo pienamente consapevoli del significato della fede. Nel vivere la dimensione spirituale, si riscontra una certa confusione tra religione e fede, in quanto alcuni ritengono che le due cose siano uguali: la persona religiosa è anche un uomo e una donna di fede? Essere delle persone religiose, significa esser nati all’interno di un contesto culturale, caratterizzato da usanze e tradizioni. Sin dalla nascita ci sono stati trasmessi degli insegnamenti riguardanti anche la sfera religiosa: il segno di croce prima di andare a dormire, la domenica a Messa, per certi versi anche i sacramenti dell’iniziazione cristiana più che una maturazione di fede, per alcuni scandiscono i processi della crescita umana. Anche il vivere in società risente dell’aspetto religioso: la festa del santo patrono, le caratteristiche processioni, le pietanze che si preparano in occasione di una solennità. La religione dunque, richiama una credenza vaga, non definita, che non indica un cammino di maturazione, ma semplicemente un’educazione sociale o famigliare che è stata inculcata. Si può essere religiosi senza conoscere per bene Dio, la Sua parola e la Sua logica. La fede è tutt’altra cosa, essa pur nascendo dal contesto religioso, pretende qualcosa di più: il desiderio di conoscere Dio, istruire un rapporto personale con Lui, orientarsi continuamente a Lui, porlo alla base della nostra esistenza, nelle scelte che siamo chiamati a compiere. Entrato in questo processo prendo consapevolezza in modo progressivo di quanto sono amato, del fatto che Dio non ama in modo generale la gente o il popolo, ma si manifesta nella sua misericordia in modo specifico per ogni uomo e ogni donna: il mondo è amato poiché lo è ciascuno di noi. La fede non ha una misura quantitativa, non consiste nel dire ne ho tanta o poca, essa è semplicemente un seme, il più piccolo, che decide di farsi fecondare dal terreno misericordioso di Dio, entrando così in un processo di crescita dinamica.

Farsi fecondare per mezzo della fede aiuta ad affrontare due aspetti della vita molto importanti, che sono riportati all’interno del Vangelo di questa domenica. La fede è potente, mi aiuta a estirpare anche l’impossibile: l’albero di gelso possiede delle radici poderose, molto probabilmente ai tempi di Gesù era impossibile sradicarlo, così nella nostra vita, riteniamo irrealizzabile il liberarsi da alcuni aspetti, come un vizio o degli episodi spiacevoli, la fede è capace di estirpare tutto questo. In secondo luogo l’essere immerso nella misericordia di Dio, mi introduce nel servizio amorevole (senza utile), eliminando ogni forma di mercificazione del bene in favore del prossimo, tutto ciò si apprende dall’amore gratuito e personale di Dio. (Luca De Santis)

Card. Czerny: “l’aiuto ai migranti è un obbligo morale”

29 Settembre 2022 -
Città del Vaticano - “Quando qualcuno si trova in difficoltà in mare, si è obbligati moralmente e umanamente ad aiutarlo, e non a rendere le cose più difficili”. Così il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha risposto alle domande dei giornalisti su una eventuale preoccupazione per la vittoria elettorale, in Italia, di una coalizione che, almeno nel programma, non fa cenno alla protezione dei migranti. “Sono abbastanza sicuro che la vera risposta la debba dare la Chiesa italiana – ha esordito il cardinale, durante una conferenza stampa in Sala stampa vaticana sul nuovo assetto del citato Dicastero alla luce della ‘Praedicate evangelium’ – che ha fatto molto per accompagnare i migranti e i rifugiati e ha sostenuto iniziative molto importanti anche nel Mediterraneo”. “Si tratta di diritti che hanno migliaia di anni”, ha ricordato Czerny a proposito dei diritti dei migranti e rifugiati. “Quando qualcuno si trova in difficoltà in mare, si è obbligati moralmente e umanamente ad aiutarlo, e non a rendere le cose più difficili”.