Primo Piano

Migranti: presentata in Corea del Sud la Carta di Lampedusa

12 Ottobre 2022 - Roma - Sostenere l'integrazione non solo tra persone ma anche tra territori, per potere promuovere sia localmente che a livello internazionale azioni volte al rispetto dei diritti e della dignità di ciascun essere umano: sono alcuni dei principi contenuti nella "Carta di Lampedusa - per la mobilità umana e la solidarietà territoriale" presentata anche in Corea del Sud. Il documento della Uclg, la più grande associazione mondiale di governi e territori locali che raccoglie oltre 250.000 membri da circa 190 paesi Onu, è stato presentato a Daejeon - riferisce Ansa - nel corso del settimo congresso mondiale dell'associazione. Un evento al quale, dal 10 al 14 ottobre, prendono parte i rappresentanti di oltre 1.000 città e territori di più di 140 Paesi per discutere di diritti delle persone, cambiamenti climatici e delle proposte di Uclg nell'ambito del "Vertice per il futuro" dell'Onu, nel 2023. E tra i diritti da garantire la 'Carta di Lampedusa' indica anche "nuove categorie" come ad esempio il diritto alla cultura, il diritto di vivere in un ambiente sano così come il diritto alla digitalizzazione. "L'impegno di Lampedusa sul fronte dell'accoglienza umanitaria, per la pace e per il rispetto dei diritti umani è ormai un esempio a livello internazionale e continuerà ad esserlo nonostante quegli amministratori e quei governanti che dicono di volere fermare le migrazioni", ha detto l'ex sindaco delle Pelagie Totò Martello intervenendo alla presentazione della Carta in Corea del Sud. Martello durante la sua attività da sindaco di Lampedusa, fino allo scorso giugno, insieme con i membri di Uclg e grazie all'impulso dei vertici dell'associazione, ad iniziare dalla segretaria generale Emilia Saiz, ha promosso il percorso che ha portato alla stesura del documento.

Multilinguismo in famiglia: webinar gratuiti del Comites Londra

11 Ottobre 2022 -
Londra - Entra nel vivo il progetto promosso dal Comites Londra per supportare le famiglie italiane che vivono nel Regno Unito alle prese con l’educazione dei propri figli nella fase di apprendimento di una doppia lingua. Dopo aver ricevute decine di domande dalla diffusione del progetto, segno che ci sono ancora molti dubbi sulle numerose criticità generate attorno al multilinguismo, ora si passa alla parte concreta, ossia alla realizzazione di tre webinar a partecipazione totalmente gratuita durante i quali - spiega il Comites di Londra - "risponderemo alle domande ricevute fornendo dettagliate informazioni che possano agevolare il “lavoro” dei genitori verso i loro figli all’interno della quotidianeità familiare, per rendere proprio il multilinguismo parte integrante della loro crescita culturale e sociale, anche come forma di gioco". I tre webinar, a partecipazione totalmente gratuita, sono organizzati grazie al supporto fornito da tre esperti i quali saranno protagonisti in diretta e in contemporanea sui profili Facebook, Twitter e Youtube del Comites Londra. I tre seminari, in lingua italiana e fissati con inizio con fuso orario inglese, sono: mercoledi 19 ottobre, ore 13.00: Jacopo Torregrossa, professore di Multilinguismo, Ghoete-Universitat Frankfurt am Main; lunedì 14 novembre, ore 13.00: Antonella Sorace, professoressa di Linguistica dello Sviluppo, University of Edinburgh e fondatrice di Bilingualism Matters e lunedi 12 dicembre, ore 18.00: Giulia Pepe, ricercatrice in Sociolinguistica, University of Westminster e docente di lingua italiana. Durante la prima parte di ogni webinar, gli esperti forniranno informazioni tecniche, nella seconda risponderanno ai quesiti giunti, o che giungeranno anche nei prossimi giorni, via email, o a quelli che verranno posti proprio durante la diretta attraverso lo spazio dei commenti. Come anticipato, i webinar possono essere seguiti in diretta e in maniera gratuita attraverso i profili social del Comites Londra: qui quello di Facebook, qui quello di Twitter, qui quello di Youtube. Inoltre, fino al giorno prima dello svolgimento di ogni webinar, possono essere inviate domande ai tre esperti i quali, nei limiti tecnici e di durata di ogni sessione (circa un’ora), cercheranno di sciogliere ogni dubbio. Le domande possono essere inviare a press@comiteslondra.info. Come ulteriore informazione tecnica, ogni singolo webinar sarà disponibile già nelle ore successive alla conclusione, e sempre in forma gratuita, sul sito www.comiteslondra.info ma ricordiamo che per ovvie ragioni tecniche, solo durante le dirette sarà possibile porre delle domande agli esperti.

Pace: papa Francesco alla preghiera della pace di Sant’Egidio

11 Ottobre 2022 - Roma - “Il Santo Padre prenderà parte all’Incontro di Preghiera per la Pace con i rappresentanti delle grandi religioni mondiali organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio dal titolo ‘Il Grido della Pace’, che si svolgerà nel pomeriggio di martedì 25 ottobre al Colosseo”. Lo riferisce oggi il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruno. L’evento, che – dopo le restrizioni dovute alla pandemia – tornerà a svolgersi nell’arco di tre giorni, dal 23 al 25 ottobre a Roma, vedrà riunite le grandi religioni mondiali in un tempo in cui prevale drammaticamente una realtà di guerra in Europa, quella in Ucraina, insieme ad altri, numerosi, conflitti che interessano tante nazioni del mondo. La pace e l’urgenza di costruirla, insieme alla crisi ambientale e a quella umanitaria, con migliaia di profughi costretti ad abbandonare le loro terre, saranno i temi che verranno affrontati nel corso del convegno, che conoscerà anche una partecipazione popolare non solo dall’Italia ma anche da diversi paesi europei. “Ci sembra opportuno ricordare che la pace è soffocata, non solo in Ucraina ma anche in altri contesti, in Africa, in Medio Oriente, in alcuni Paesi dell’America Latina”, ha detto oggi il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo nel corso di una conferenza stampa di presentazione dell’evento dal titolo “Il grido della pace. Religioni e Culture in Dialogo”. “La pace – ha detto Impagliazzo – è soffocata dal grido e dal rumore della guerra perché la guerra non fa altro che riprodurre se stessa, le sue logiche e sembra non lasciare spazio ad altro tipo di discorsi che siano quelli del dialogo o della pace. Quando si è in guerra, la guerra non fa altro che farci parlare di lei. Noi vorremmo liberarci di questa prigionia della guerra che riproduce se stessa e ci influenza in tutte le nostre discussioni e modi di pensare. Ma noi sappiamo per esperienza e alla luce del lavoro che la Sant’Egidio ha fatto in tante parti del mondo, che nella base della società, il grido della pace esiste, è forte, tra le persone, tra i popoli ma spesso non è ascoltato. Per questo, forse anche provocatoriamente, abbiamo voluto dire che la pace ha un grido che deve essere ascoltato e sarà espresso a questo evento”. (R.Iaria)

Migrantes Lombardia: a Crema il convegno regionale

11 Ottobre 2022 -
La giornata prevede un’introduzione biblica al tema a cura del vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, e due relazioni a cura di padre Aldo Skoda ("Generazioni in conflitto di identità") e Giovanni Bombelli "Alla ricerca di una identità culturale e religiosa" e che dialogherà con alcuni giovani di origine straniera.  Nel pomeriggio saranno nuovamente protagonisti i giovani di origine straniera (di Crema e non solo), chiamati a testimoniare la loro personale esperienza in una tavola rotonda e si potrà provare a immergersi nel loro sguardo, attraverso la proposta dell’Integrazione Film Festival-IFF di Bergamo (a cura di Giancarlo Domenghini). Alle 17.30 le conclusioni, con la presentazione del secondo ciclo del corso di formazione permanente per operatori pastorali, cappellani e responsabili della Pastorale migranti, dal 21 novembre all’Abbazia di S. Paolo d’Argon (Bg).  

Migrantes Esarcato Ucraini: festa ‘Facciamo pace’ per i bambini rifugiati con il card. Krajewski

11 Ottobre 2022 - Roma - "Un saluto molto cordiale da Papa Francesco": queste sono state le prime parole del card. Konrad Krajewski ai tanti bambini che vivono situazioni di marginalità e disagio sociale, di cui molti provenienti dall' Ucraina, radunatisi nel piazzale della basilica di Santa Sofia a Roma, per la festa a loro dedicata 'Facciamo pace', con musica, giochi, maschere, regali, merenda e, soprattutto, tanto divertimento. "Lui, ogni santo giorno, prega per voi. Per tutti i profughi, per tutti i bambini, per tutti quelli che combattono per la libertà della loro Patria", ha aggiunto l' elemosiniere di Papa Francesco e prefetto del Dicastero per il Servizio della carità, prima di dare la benedizione a nome del Pontefice. "Questa è accoglienza. I bambini di Santa Sofia, accolgono i bambini delle diverse nazionalità per fare festa insieme, uniti", ha detto don Marco Jaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes dell' Esarcato apostolico degli ucraini in Italia, che ha ricordato come l' idea sia nata in occasione della messa per l' inizio dell' anno scolastico, e portata avanti dall' Ente morale Tabor in collaborazione con l' associazione religiosa Santa Sofia e Lux Holding, per far imparare ai bambini a donare, oltre che ricevere. "Lo scopo principale di questa festa è dare ai bambini la massima gioia per coprire le loro ferite. Bambini sradicati dai propri Paesi, dalle proprie famiglie, dalle proprie terre. La gioia comune, gioia insieme che proviene dal Signore guarisce tutte le ferite", ha aggiunto don Semehen che ha seguito tutto il pomeriggio di festa, animato dalla banda musicale Don Bosco di Cassino, i clown di Teniamoci per mano Onlus e tanti altri: "Papa Francesco è sempre molto vicino all' Ucraina ma anche a tutti i popoli che sono in guerra, a tutti quelli che soffrono, a tutte le persone sfollate e assicura la sua preghiera quotidiana e fa molto di più di quello che sappiamo o che possiamo dire".  

Canonizzazione Scalabrini: messa di ringraziamento con il card. Cantoni

11 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - «Non solo ha commiserato i profughi, ma anche si è adoperato con ogni mezzo, anche presso i responsabili civili, perché non si sentissero abbandonati a un triste destino». È uno dei passaggi più significativi dell’omelia pronunciata ieri nell’Aula Paolo VI dal vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni, per rievocare la figura del neocanonizzato vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazione dei missionari e missionarie  di San Carlo, Giovanni Battista Scalabrini. La Messa di ringraziamento del porporato è stata l’occasione di rendere grazie al Signore per questa figura che nacque a Fino Mornasco e divenne presbitero per la diocesi di Como il 30 maggio 1863 e della cui Chiesa particolare fu rettore del Seminario minore.

Canonizzazione Zatti: la Messa con il card. Sandri

11 Ottobre 2022 - Roma - «Un santo» il cui scopo e «ragione della sua esistenza è stata la carità». È il ritratto scelto dal prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, il cardinale argentino Leonardo Sandri, per tracciare la cifra di grandezza del nuovo santo, il coadiutore salesiano Artemide Zatti. La Messa di ringraziamento si è svolta ieri – presieduta dal porporato argentino  - nella chiesa di Santa Maria Addolorata nel quartiere Trieste a Roma: da tutti conosciuta come la chiesa nazionale argentina. All’Eucaristia era presente tra gli altri, il rettor maggiore dei salesiani, don Ángel Fernández Artime.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 73.941 persone migranti sulle coste italiane

10 Ottobre 2022 -
Roma - Sono 73.941 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è diffuso dal ministero degli Interni aggiornati alle 8 di questa mattina. Di questi 15.927 sono di nazionalità egiziana (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (15.182, 20%), Bangladesh (11.008, 15%), Siria (5.825, 8%), Afghanistan (5.652, 8%), Costa d’Avorio (2.393, 3%), Eritrea (1.907, 3%), Guinea (1.744, 2%), Pakistan (1.768, 2%), Iran (1.654, 2%) a cui si aggiungono 10.851 persone (15%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 8.516 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a oggi, 10 ottobre. I minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane lungo tutto il 2021 sono stati 10.053, 4.687 nel 2020, 1.680 nel 2019, 3.536 nel 2018 e 15.779 nel 2017.

Ue: una piattaforma per l’impiego per rifugiati ucraini

10 Ottobre 2022 - Bruxelles - La Commissione europea lancia oggi una piattaforma pilota per aiutare i rifugiati ucraini a trovare impiego nei Paesi membri. Lo hanno annunciato i commissari Ue per gli Affari interni e per il Lavoro, Ylva Johansson e Nicolas Schmit. Il database, affiancato dal sostegno della rete Eures di cooperazione dei servizi pubblici per l'impiego, raccoglierà i dati delle aziende in cerca di personale e dei rifugiati in cerca di lavoro. Il 'talent pool' "segna un altro passo concreto nel nostro sforzo per integrare le persone sfollate dall'Ucraina nel mercato del lavoro dell'Ue", ha evidenziato Schmit. La piattaforma 'EU Talent Pool Pilot' è disponibile online in inglese, ucraino e russo.

Papa Francesco: è urgente anteporre la fraternità al rifiuto verso i migranti

10 Ottobre 2022 - Città del Vaticano – Nell’incontrare la famiglia scalabriniana e i pellegrini venuti a Roma per la canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, papa Francesco ha ricordato la “grande rilevanza” che ha avuto il suo apostolato a “favore degli emigrati italiani”. Mons. Scalabrini “li guardava con lo sguardo di Cristo, di cui ci parla il Vangelo” e “si preoccupò con grande carità ed intelligenza pastorale di assicurare ad essi un’adeguata assistenza materiale e spirituale”. Per il Papa “le migrazioni costituiscono una sfida molto importante. Esse mettono in evidenza l'impellente necessità di anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all'indifferenza”. “Oggi ogni battezzato è chiamato a riflettere lo sguardo di Dio verso i fratelli e le sorelle migranti e rifugiati” e “a lasciare che il suo sguardo allarghi il nostro sguardo, grazie all'incontro con l'umanità in cammino, attraverso una prossimità concreta, secondo l'esempio del vescovo Scalabrini. Siamo chiamati oggi a vivere e diffondere la cultura dell'incontro, un incontro alla pari tra i migranti e le persone del Paese che li accoglie. Si tratta di un'esperienza arricchente, in quanto rivela la bellezza della diversità. Ed è anche feconda, perché la fede, la speranza e la tenacia dei migranti - ha sottolineato papa Francesco - possono essere di esempio e di sprone per quanti vogliono impegnarsi a costruire un mondo di pace e di benessere per tutti. E perché sia per tutti, voi lo sapete bene, bisogna partire dagli ultimi”. (Raffaele Iaria)

Festival internazionale abilità differenti: a Carpi serata di musica e arte circense

10 Ottobre 2022 -
(foto Festival Internazionale delle Abilità Differenti)
Roma - Nell’ambito del Festival internazionale delle abilità differenti 2022, è in programma per mercoledì 12 ottobre alle ore 21, nel Centro sociale G. Graziosi di Carpi, una serata di musica ed arte circense con l’Orchestra Scià Scià (Nazareno Cooperativa), l’Orchestra Alberto Pio e gli artisti delle compagnie Gambeinspalla Teatro (Eros Goni) e Igniferi (Lucie Vendlova). In scena la performance “Loco-Motiv” tra aquiloni, aeroplani di carta, fumo, bolle di sapone e una macchina scenica che prende vita tra la gente, misurando la direzione e la velocità dell’aria, con la musica dal vivo durante tutto lo spettacolo. Il biglietto d’ingresso costa 15 euro intero e 10 euro ridotto per bambini dai 10 ai 14 anni compiuti, over 65 e accompagnatori di persone con disabilità. Dei biglietti gratuiti ne possono usufruire persone con disabilità e under 10. Per accedere all’evento è obbligatoria la prenotazione o tramite il sito www.festivalinternazionaleabilitadifferenti.it , o tramite l’App Festival abilità differenti o con prenotazioni telefoniche al 340 124 6615 (no sms) esclusivamente il lunedì ed il venerdì dalle ore 16,30 alle ore 19,30 ed il sabato dalle ore 10 alle ore 13. I biglietti si potranno ritirare presso il @negozio Banco Artigiano negli stessi orari delle prenotazioni telefoniche oppure anche presso il Teatro Comunale, un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Il programma dettagliato degli eventi è visionabile sul sito www.festivalinternazionaleabilitadifferenti.it.

San Giovanni Battista Scalabrini e San Luigi Orione

10 Ottobre 2022 - Roma - Un pastore santo con il programma di vita: potessi santificarmi e santificare tutte le anime affidatemi, fu davvero un vescovo al cui cuore non bastò una diocesi, come il suo amico Geremia Bonomelli vescovo di Cremona. Quando due anime virtuose s’incontrano è come se si riconoscessero: quasi per istinto si avvicinano e si legano con vincoli che il tempo non vale a spegnere, anche se le circostanze della vita impediscono poi che gli incontri siano frequenti, o addirittura li riducono ad un numero ben limitato come fu tra il vescovo Scalabrini e don Orione. Il primo incontro risale al 1894. C’era grande differenza di anni e di condizioni fra i due: Scalabrini aveva 55 anni, era vescovo da diciotto e circondato da un alone di venerazione e di celebrità per le alte virtù che aveva mostrato verso i malati di colera a Como nel 1867, la pubblicazione nel 1874, di un prezioso opuscolo per la difesa di Pio IX (Le glorie del Papa nel Concilio Vaticano), lo spogliarsi dei beni per i poveri del Piacentino, specialmente nell’inverno del 1879, l’intelligente azione per l’insegnamento del catechismo, la fondazione, nel 1887, della Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo per l’assistenza e la protezione dei migranti; Orione, chierico ventiduenne aveva ricevuto gli ordini minori l’anno precedente, era però già noto per l’apertura di un oratorio festivo e di un piccolo collegio per giovani poveri, come pure per quella sua oratoria trascinante e convincente, al punto che il vescovo Igino Bandi l’aveva già autorizzato a predicare in tutte le chiese della diocesi e segnalato alla Santa Sede in occasione della sua visita ad limina di quello stesso anno. Nel 1894, tra il 18 e il 20 di agosto, celebrando la festa del santuario Santa Maria delle Grazie di Fontanasanta   a Ripaldina di Arena Po, mons. Scalabrini e il chierico Orione furono tra i pellegrini. Dopo la celebrazione fu offerto un pranzo agli ecclesiastici e alle personalità convenute e venendo ai discorsi, Orione, invitato a gran voce,  pronunciò un focoso brindisi, tutto d’amore per la Chiesa e per il Papa. Mons. Scalabrini notò il giovane chierico e volle conoscerlo, gli pose la mano sulla spalla, parlandogli con una dolcezza e affabilità che non dimenticò mai più. Lo invitò a visitarlo, se avesse avuto occasione di passare da Piacenza e chiuse l’incontro dicendogli: «Mi raccomando… non perdere la voce…».  Il secondo avvenne l’anno seguente nel 1895. Don Orione il 13 aprile, sabato santo,  era stato ordinato sacerdote  e con i suoi giovani volle recarsi in pellegrinaggio a Bobbio per venerare san Colombano. Aveva fatto i suoi conti e gli pareva che nonostante avesse pochi soldi, se la sarebbe cavata, ma non aveva previsto che il viaggio, la camminata e l’aria sottile avrebbero stimolato l’appetito dei suoi giovani amici al punto che bastarono solo per la cena. Don Orione, senza perdersi d’animo, si ricordò che vicino c’era il vescovo Scalabrini e nella notte raggiunse Piacenza, lo incontrò e ottenne quanto necessario. Il terzo fu nel 1896 quando il vescovo scrisse al giovane prete offrendogli la chiesa di S. Bartolomeo a Piacenza nella quale desiderava si facesse qualcosa a vantaggio dei figli del popolo, lo volle a pranzo e lo trattò con grande cordialità, però non se ne fece nulla perché il giovane fondatore aveva già altre opere e scarso personale. (cf Bianchi Amerigo, Mons. Scalabrini e don Orione, in L’emigrato italiano ottobre 1955, pp. 117-119). Il vescovo Scalabrini morì nel 1905 e l’ammirazione e la devozione di don Orione verso di lui si prolungarono nel rapporto fraterno, cordiale e fattivo con alcuni missionari della sua Congregazione: il servo di Dio Massimo Rinaldi (Rieti 1869 – Roma 1941, vescovo di Rieti) considerato il secondo fondatore morale, spirituale e operativo dei missionari e delle missionarie scalabriniani/e, aveva compreso ed amato tanto in profondità il carisma e le finalità volute dal genio di Scalabrini da costituirne il più convinto continuatore; Faustino Consoni (Palazzolo sull’Oglio 1857 - S. Paulo 1933) inviato missionario in Brasile nel 1895, lasciò l’Italia senza farvi più ritorno, operò tra i migranti italiani che nelle fazendas del caffè avevano sostituito gli schiavi e soprattutto nell’orfanotrofio Cristoforo Colombo di S. Paulo. Aiutò don Orione a sviluppare le conoscenze e le attività tra gli immigrati italiani a San Paolo, fin dal suo primo viaggio nel 1921, restò affascinato dal suo impeto di carità e di fede e nacque fra loro reciproca e profonda amicizia e stima. “Un giorno un grande Vescovo italiano, Monsignor Scalabrini, Vescovo di Piacenza, del quale si è iniziata la Causa di beatificazione – un Vescovo che io ho conosciuto e ho visto più volte nella sua casa, ospite suo – andò in udienza da Pio X e mentre stava in udienza, o fosse mezzogiorno o altro, fatto sta che istintivamente il Papa trasse fuori l’orologio e Monsignor Scalabrini – io stesso lo seppi da Monsignor Scalabrini, che adesso è già Servo di Dio, mentre Pio X non lo è ancora – vide che il Papa aveva un orologio di nichel con uno spago per catena. Forse era quello che aveva quando era patriarca di Venezia, o Vescovo di Mantova. Sapete che Pio X è stato nove anni parroco, nove anni patriarca a Venezia, nove anni Vescovo a Mantova; tutto 9 per 9. Quando Monsignor Scalabrini vide che il Papa aveva l’orologio povero, offerse a Pio X il suo orologio d’oro – che gli avevano dato quando aveva celebrato non so che Giubileo – e a tutti i costi insisté che prendesse l’orologio, ma il Papa non volle, rifiutò dicendo: «Ringrazio, Monsignore». (Don Orione, buona notte del luglio 1939, Parola VIII, 110). Don Orione, di ritorno dall’America latina dopo tre anni (1934-37) profondamente cambiato, nella deposizione al processo diocesano di beatificazione, il 25 luglio 1939 a Piacenza, espresse con sincere e circostanziate attestazioni tutta la sua stima, venerazione e ammirazione e “fu una delle più importanti e commoventi: era un santo, che faceva gli elogi di un altro santo”. (Anonimo, Don Orione a Piacenza, in Il nuovo Giornale, Piacenza 17 marzo 1940).  “Domani devo andare, dunque, a Piacenza a deporre nel processo di beatificazione di Mons. Scalabrini. Un gran Vescovo quello! Se fosse vissuto nei primi tempi della Chiesa sarebbe stato un martire o un apologista o un Padre della Chiesa; adesso ce ne sono molti di Vescovi grandi che passano; egli era veramente molto grande!”. (Don Orione, buona notte del 24 luglio 1939, Parola XI, 34-35). “Quando sentii dire che s’introduceva la causa, se altri rimasero un po’ sorpresi, a me non fece alcuna meraviglia, e dichiaro volentieri che ne desidero la Beatificazione, perché continuerebbe a fare da morto quello che ha fatto da vivo, cioè ad edificare, a dimostrare la sua fiamma di apostolo, a ricordare che nel cuore del Sacerdote, anche nelle ore più grigie, è sempre ardente l’amore di patria, nonché ad esaltare l’episcopato cattolico”. (Congregatio pro Causis Sanctorum, Canoniziationis servi Dei Ioannis Baptistae Scalabrini, Relatio et vota super virtutibus, Congressus peculiaris habiti die 25 novembris an. 1986, depositio IX testis ex officio: Rev.mus D.nus Aloysius Orione, sacerdos, pp. 288-293, abbreviato Relatio p. 289 e Borzomati Pietro, G.B. Scalabrini, il vescovo degli emarginati, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 1997, pp. 163-168). Attestò che la sua parola era affascinante e che “dimostrava la sua fiamma di apostolo”. La sua natura è un appello ad andare oltre, a trascendersi. Sta qui il fascino che emanava dalla sua persona, così bene avvertito da don Orione quando testimoniò che non era possibile “incontrare Scalabrini e ritornarsene quelli di prima”. (Fongaro Stelio C.S., Beato Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo e Fondatore. Profilo, Piacenza 20053, p. 23 e 36). “Il fatto più bello, però, lo ha raccontato don Orione; un fatto che gli fu riferito in Brasile dal missionario scalabriniano padre Faustino Consoni. Lo zelo di Scalabrini era tanto grande che durante la sua visita in Brasile pensò anche di riannodare i contatti con i sacerdoti italiani ‘lapsi’ (spretati), che sapeva presenti in gran numero nella metropoli di San Paolo (parecchi dei quali già con famiglia). Il suo zelo giunse perfino al punto di organizzare una specie di corso di esercizi spirituali per loro.   In apertura del corso, da lui stesso predicato, lo Scalabrini fu tuttavia colto da un senso profondo come di angoscia, perché non se ne aspettava tanti, né così tristamente ridotti, e non sapeva trovare le parole giuste per rompere il ghiaccio. Mentre in un’attesa incresciosa egli andava girandosi nel dito l’anello episcopale, quasi a chiedergli la buona ispirazione, questa finalmente venne, mandatagli dal cielo: «Vedete - alfine proruppe -: se questa perla del mio anello mi si stacca e va a cadere nel fango, la perla si imbratta, ma… resta sempre una perla preziosa. E se io mi chino e prendo la perla e la metto nell’acqua, il fango se ne va, e la perla riprende il suo splendore… Noi, cari fratelli, siamo perle». (Relatio, p. 291). La conclusione fu che tutto l’uditorio fu suo fin dall’inizio, e che molte perle si detersero dal fango e ritornarono a splendere”. (Fongaro Stelio C.S. (a cura), Beato Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo e Fondatore. Aneddoti e detti: mansuetudine, Piacenza 19972, p. 10). “So che il Servo di Dio doveva conoscere molto D. Luigi Guanella, e che il Guanella rivelava di avere un altissimo concetto di Mons. Scalabrini, quantunque i grandi dispiaceri sofferti da D. Guanella per parte di qualche autorità politica avessero scossa in lui quella fiducia nel campo politico-religioso, che animava il Servo di Dio”. (Relatio, p. 289). Sostenne soprattutto che non vedeva ragione alcuna per dar corpo alle accuse di liberalismo che furono insinuate contro di lui: “Ho saputo dei rapporti tesi tra il Servo di Dio  e D. Davide Albertario; ma non ho fatti particolari da deporre. In ordine poi all’accusa di liberale mossa al Servo di Dio in quanto la parola può indicare opposizioni alle direttive della S. Sede in questioni politiche, per quanto so, non aveva fondamento”. E spiegò: “Mons. Scalabrini era uno di quegli uomini che cercano di entrare nel campo avversario, concedendo, salvo la sostanza, il più possibile, per guadagnare gli animi a compiere il maggior bene possibile. […] Era persona che non lasciava occasione per fare di se stesso un ponte, al santo scopo di conciliare e unire, il più possibile, i Figli del Padre comune dei fedeli”. (Relatio, p. 289). (Borzomati Pietro, G.B. Scalabrini, il vescovo degli emarginati, Ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 1997, pp. 163-168). “Tutto ieri sono stato a Piacenza per deporre per la Causa di beatificazione di un grande Vescovo che, quando viveva, gli davano dell’eretico e ora lo fanno Beato. Egli era di tanto zelo; e fu il primo a raccogliere il Congresso Catechistico e aperse il solco al movimento per il catechismo in Italia. Anzi egli fondò una Congregazione di missionari apposta per assistere spiritualmente gli emigrati all’estero.  Io, in America, trovai le orme di questo grande apostolo. Sono stato in Brasile, in Argentina 15 o 16 anni dopo il suo passaggio e la sua memoria era ancora viva. Bene, si legge, nella vita di questo Vescovo, della grande cura che egli aveva nel preparare i chierici al sacerdozio”. (Don Orione, buona notte del 26 luglio 1939, Parola XI, 43). Il santo vescovo Giovanni Battista Scalabrini, per ventinove  anni (1876-1905) svolse un intenso apostolato nella diocesi piacentina con alcuni primati e idee vincenti: compì cinque visite pastorali, indisse e celebrò tre sinodi diocesani, realizzò il primo Congresso catechistico al mondo, la prima rivista catechistica italiana, il primo catechismo unico per gli italiani, anche emigrati, istituì la prima cattedra di catechetica,incrementò e rinnovò la formazione e gli studi nei tre seminari della diocesi, esercitò con gran frutto il ministero della parola, curò in modo particolare la liturgia e il canto liturgico, promosse il culto eucaristico e la devozione.  Rientrarono tra le sue preoccupazioni anche l’apostolato della buona stampa con la fondazione di un giornale diocesano, l’assistenza ai poveri e agli anziani, senza trascurare categorie socialmente svantaggiate, come le sordomute e le mondariso. Dopo aver visto emigrare in Argentina tre fratelli - il fratello Angelo fu direttore generale delle scuole italiane all’estero -, e impressionato delle drammatiche condizioni delle prime migrazioni di massa verso le Americhe - l’11% della popolazione della sua diocesi -, fondò la prima Congregazione missionaria per gli emigrati italiani con la prima proposta di una pastorale specifica per loro, s’impegnò a renderne consapevoli le autorità ecclesiastiche e statali, a sensibilizzare l’opinione pubblica, svolgendo un’intensa attività con conferenze e pubblicazioni; fu il primo a fondare un’Opera laica per l’assistenza dei migranti, nel 1901 vide accolte alcune sue proposte nella nuova legge sull’emigrazione approvata dallo Stato italiano e, negli ultimi anni della sua vita, visitò personalmente gli emigrati e i suoi missionari negli Stati Uniti e in Brasile. (don Patrizio Dander)  

La guarigione, anche dal peccato, è un cammino

10 Ottobre 2022 - “Gesù, maestro, abbi pietà di noi”. Dieci lebbrosi, dieci morti viventi. Uomini colpiti da una malattia che per la Bibbia e la cultura dell’epoca equivaleva alla morte. Lo chiamano per nome chiedendo il suo aiuto. Solo in due altre occasioni viene invocato con il suo nome nel Vangelo di Luca: dal cieco di Gerico e dal buon ladrone sulla croce. Tutto avviene ai margini del villaggio, “lungo il cammino verso Gerusalemme”. È la terza volta che l’evangelista ci ricorda che Gesù è in cammino verso la città santa, la sua, e la nostra, meta ultima. La strada lo porta a attraversare la Galilea e la Samaria. Nei pressi del villaggio i dieci uomini con le ferite della lebbra, cioè segnati dal peccato e per questo allontanati, emarginati, si avvicinano e lo chiamano “Gesù, maestro” e chiedono misericordia. Lui, non avvicinandosi, ordina loro di fare ciò che la legge comandava di fare ai lebbrosi, cioè di recarsi dai sacerdoti perché giudicassero lo stato della loro malattia. Non li guarisce subito, come ha fatto in altri casi, non li tocca nemmeno, ma li invia da coloro che devono attestarne la guarigione. I dieci, obbedendo, entrano nel villaggio e si rendono conto, camminando, di essere guariti: “e mentre essi andavano, furono purificati”. La guarigione, anche dal peccato, è un cammino. Proprio la dimensione del camminare insieme e del ringraziare, sono il cuore della riflessione di Papa Francesco, nell’omelia per la canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini e di Artemide Zatti. All’inizio del brano, Luca ci dice che “non c’è nessuna distinzione tra il samaritano e gli altri nove. Semplicemente si parla di dieci lebbrosi, che fanno gruppo tra di loro e, senza divisione, vanno incontro a Gesù”. Sottolinea il Papa: “il samaritano, anche se ritenuto eretico, straniero, fa gruppo con gli altri. Fratelli e sorelle, la malattia e la fragilità comuni fanno cadere le barriere e superare ogni esclusione”. Il numero dieci sta a significare l’intera umanità. Questo vuol dire che siamo tutti malati, peccatori, bisognosi di misericordia, dice Francesco, allora “smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita, e cadono così i muri interiori, cadono i pregiudizi. Così, finalmente, ci riscopriamo fratelli”. Dobbiamo essere capaci di camminare insieme agli altri, “di ascoltare, di superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni. Ma camminare insieme – cioè essere 'sinodali' - è anche la vocazione della Chiesa”. L’invito di Francesco è di essere comunità “aperte e inclusive verso tutti”. Di più, dice di avere paura “quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare”. Di qui la richiesta di “includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni”. Ricordando la figura e l’opera di Scalabrini, Francesco parla di “scandalosa esclusione dei migranti”; parla del Mediterraneo come “cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale”. L’altro aspetto toccato dal Papa, la capacità di ringraziare: dei lebbrosi guariti, ci dice Luca, nove vanno per la loro strada, torna solo il samaritano, cioè l’eretico per il giudaismo del tempo. È una brutta “malattia spirituale dare tutto per scontato, anche la fede”. Dice “no” il Papa a “cristiani che non si sanno più stupire, che non sanno più dire grazie”: sono “cristiani all’acqua di rose”. L’altro santo, Artemide Zatti, guarito dalla tubercolosi “dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza”. È una “grande lezione anche per noi che beneficiamo ogni giorno dei doni di Dio, ma spesso ce ne andiamo per la nostra strada dimenticandoci di coltivare una relazione viva, reale con lui”. Nel dopo Angelus, Papa Francesco ricorda i 60 anni dall’apertura del Concilio: anche allora, dice pensando al conflitto nel cuore dell’Europa, vi era il pericolo di una guerra nucleare che minacciava il mondo, “c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica”: perché non imparare dalla storia? (Fabio Zavattaro - SIR)

Giovanni Battista Scalabrini, missionario dalla visione profetica che divenne “padre dei migranti”

9 Ottobre 2022 - La canonizzazione di un vescovo è sempre motivo di particolare gioia per la Chiesa. E la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini lo è particolarmente per la Chiesa italiana e per la Fondazione Migrantes che nella Cei e per la Cei segue particolarmente il mondo della mobilità umana. Essere al fianco del migrante. Questo l’impegno che Scalabrini, “Padre dei Migranti”, come ebbe a definirlo Giovanni Paolo II venticinque anni fa in occasione della beatificazione, ha portato avanti nella sua vita scegliendo di mettersi al fianco degli italiani che alla fine dell’Ottocento lasciavano l’Italia per altri lidi. Una vera e propria vocazione confermata dalla Chiesa, che non esitò a riconoscere nelle intuizioni di Scalabrini i segni e le stimmate dell’opera dello Spirito Santo. A lui infatti si deve la fondazione della Congregazione dei Missionari di San Carlo e quella delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo  oltre che quella delle missionarie laiche per l’assistenza dei migranti. Realtà oggi ancora molto attive e presenti in ogni parte del mondo e che, insieme alla Fondazione Migrantes, operano in Italia fianco a fianco nelle diocesi e,  lì dove presenti, anche in Europa, in particolare nelle Missioni Cattoliche Italiane. Scalabrini fu profeta, antesignano e pioniere nel considerare il fatto migratorio in tutti i suoi aspetti. Non voleva far mancare ai migranti, in quel tempo diretti soprattutto nelle Americhe, quella vicinanza spirituale e culturale indispensabile per la tutela dei loro diritti e per la loro promozione sociale nei paesi di arrivo. “Insieme all’allora vescovo di Cremona e suo amico Geremia Bonomelli, – come ha detto recentemente l’arcivescovo, presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego – saranno i primi a considerare l’importanza del camminare della Chiesa con i migranti, Scalabrini fondando una congregazione di religiosi nelle Americhe e Bonomelli dando vita ad un gruppo di sacerdoti diocesani in Europa. I due vescovi erano convinti che l’emigrazione fosse una legge di natura e come tale non poteva essere fermata. Un fenomeno ampiamente dimostrato ancora oggi. Questo incontrarsi di persone e popoli diversi portava a quella unità della famiglia umana, più volte citata nel magistero della Chiesa e ultimamente da Papa Francesco nella “Fratelli Tutti”. “Abbandonare ieri come oggi i migranti – ne era convinto Scalabrini – vuol dire abbandonarli anche nella fede e nella pratica religiosa”. Scalabrini aveva intuito che chi partiva non poteva e non voleva dimenticare la terra d’origine, anzi, voleva mantenere un collegamento. E la fede è il mezzo vitale per questo, rafforzata con la celebrazione nella propria lingua. Scalabrini aveva riflettuto sulla dimensione religiosa dei migranti” Ci mandi un prete, gli scrivevano, che qui si vive e si muore come bestie”. Il missionario quindi secondo Scalabrini “non è soltanto l’uomo di Chiesa, l’uomo di Dio; egli è l’uomo sociale per eccellenza”. Ed è quanto continuano a fare e vivere ancora oggi i suoi “missionari e missionarie”, i sacerdoti e i laici che per conto della Chiesa italiana seguono oggi i nostri connazionali all’estero.“Dov’è il popolo ivi è la Chiesa – diceva Scalabrini – perché la Chiesa è la madre, l’amica, la protettrice del popolo, e per il popolo la Chiesa avrà sempre una parola, un sorriso, una benedizione”. Da allora ad oggi molto è cambiato, ma quel richiamo alla carità pastorale, sociale e politica è ancora vivo come dimostra l’accoglienza verso i migranti e l’impegno nella difesa della loro dignità. Un impegno che la Chiesa italiana porta avanti, attraverso Migrantes e tutte le realtà che operano in questo difficile settore, camminando insieme ai migranti e coniugando evangelizzazione e promozione umana.

Mons. Pierpaolo Felicolo - direttore generale della Fondazione Migrantes

 

Papa Francesco: “l’esclusione dei migranti è schifosa e criminale”

9 Ottobre 2022 - Città del Vaticano -  "L'esclusione dei migranti è scandalosa", "è criminale, li fa morire davanti a noi". A dirlo questa mattina Papa Francesco  nell'omelia della messa ricordando il nuovo santo, Giovanni Battista Scalabrini, che si è occupato tutta la vita dei migranti. "L'esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale". "Non aprire le porte" ai migranti significa mandarli "nei lager dove sono sfruttati e sono venduti come schiavi", detto ancora il Papa: "per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti. E oggi, nel giorno in cui Scalabrini diventa santo, vorrei pensare ai migranti. È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno. “No, non li escludiamo, li mandiamo via”: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto". E durante la preghiera dei fedeli  si è pregato affinché "il Custode dei migranti e dei rifugiati ci conceda il suo sguardo accogliente verso tutti e insegni alle nostre comunità come debellare la cultura dell’indifferenza e dello scarto". (R.Iaria)  

Papa: i due nuovi santi ci invitano a camminare insieme

9 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - I due Santi oggi canonizzati, il vescovo Giovanni Battista Scalabrini e il laico Artemide Zatti,  "ci ricordano l’importanza di camminare insieme e di saper ringraziare". Lo ha detto papa Francesco oggi nell'omelia per la canonizzazione dei due santi in piazza San Pietro. Il Vescovo Scalabrini, che fondò una Congregazione per la cura degli emigrati, affermava - ha detto il Papa - che "nel comune camminare di coloro che emigrano non bisogna vedere solo problemi, ma anche un disegno della Provvidenza: 'Proprio a causa delle migrazioni forzate dalle persecuzioni – egli disse – la Chiesa superò i confini di Gerusalemme e di Israele e divenne cattolica; grazie alle migrazioni di oggi la Chiesa sarà strumento di pace e di comunione tra i popoli' (L’emigrazione degli operai italiani, Ferrara 1899). Scalabrini guardava oltre, guardava avanti, verso un mondo e una Chiesa senza barriere, senza stranieri". Da parte sua, il "fratello salesiano Artemide Zatti - ha spiegato - è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza. Si racconta di averlo visto caricarsi sulle spalle il corpo morto di uno dei suoi ammalati. Pieno di gratitudine per quanto aveva ricevuto, volle dire il suo 'grazie' facendosi carico delle ferite degli altri". Il pontefice ha poi ricordato l'emigrazione di oggi e soprattutto quella degli ucraini con l'invito a pregare per questo Paese. (Raffaele Iaria)

Papa Francesco: Zatti fu migrante in Argentina

9 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha incontrato, ieri mattina,  i salesiani in occasione della canonizzazione di Artemide Zatti. Nato a Boretto (Reggio Emilia) fu "migrante" in Argentina dove conobbe appunto i missionari di don Bosco. "I salesiani - ha detto il papa - giunsero in Argentina nel 1875 e in un primo tempo svolsero il loro apostolato, a Buenos Aires. A Buenos Aires non sono andati nel quartiere più importante, sono andati alla Boca, dove c’erano i comunisti, i socialisti, i mangiapreti! Lì sono andati i salesiani, e in altri luoghi, soprattutto a favore degli emigrati italiani. Artemide conobbe i salesiani a Bahía Blanca, dove nel 1897 con la sua famiglia era giunto dall’Italia. Purtroppo, molti migranti perdevano i valori della fede, tutti presi dal lavoro e dai problemi che incontravano. Ma gli Zatti, grazie a Dio, fecero eccezione. La partecipazione alla vita della comunità cristiana, i rapporti cordiali con i sacerdoti, la preghiera comune in casa, la frequenza dei sacramenti non vennero meno. Artemide crebbe in un ottimo ambiente cristiano e, grazie alla guida di padre Carlo Cavalli, maturò la scelta per la vita salesiana". "Quando ero Provinciale - ha detto ancora - dei Gesuiti dell'Argentina, conobbi la vicenda di Artemide Zatti, ne lessi la biografia e affidai a lui la richiesta al Signore di sante vocazioni alla vita consacrata laicale per la Compagnia di Gesù. Da quando cominciammo a pregare per sua intercessione, aumentarono sensibilmente i coadiutori giovani; ed erano perseveranti e molto impegnati. E così ho reso testimonianza di questa grazia che abbiamo ricevuto".

Santi mons. Scalabrini e il laico Zatti

9 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha proclamato santi i beati Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti, pronunciando la formula di rito all'inizio della messa a Piazza San Pietro. Giovanni Battista Scalabrini nacque l’8 luglio 1839 a Fino Mornasco, in provincia di Como (Italia). Nel 1863 fu ordinato sacerdote. Nominato parroco nella periferia della città, sviluppò una peculiare sensibilità per i problemi sociali e l’educazione dei giovani. Giunse nel 1876, all’età di 36 anni, la sua nomina a Vescovo di Piacenza. Gli inizi rivelarono subito i tratti caratteristici di tutto il suo ministero episcopale: attenzione al clero e ai seminaristi, vicinanza alla gente, preoccupazione per l’insegnamento del catechismo, carità verso i bisognosi. Con zelo e lungimiranza straordinari raccolse la sfida pastorale dell’emigrazione di famiglie e lavoratori locali verso gli Stati Uniti e il Sud America, così da ideare e realizzare il progetto di un’adeguata assistenza religiosa dei migranti. Con l’approvazione di Papa Leone XIII ebbe inizio nel 1887 a Piacenza la Congregazione dei Missionari di San Carlo, che egli fondò. Scalabrini istituì anche un’associazione laicale, la “San Raffaele”, per l’aiuto ai migranti nei porti di imbarco e sbarco. Diede poi vita, nel 1895, alla Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Fra il 1901 e il 1904 visitò i missionari nei luoghi del loro apostolato. Tornato dal Brasile, il disturbo di salute, di cui soffriva da tempo, si aggravò e il 1° giugno 1905 rese l’anima a Dio. Lo zelo pastorale del Vescovo di Piacenza, vero uomo di fede, fu espressione di una carità ardente, che lo spinse a riconoscere l’importanza e la complessità del fenomeno migratorio nelle società moderne. Il suo insegnamento anima ancora oggi i cattolici all’impegno verso i migranti e rifugiati, per la costruzione della fratellanza universale. Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997. Artemide Zatti nacque a Boretto, in provincia di Reggio Emilia (Italia), il 12 ottobre 1880. Costretta dalla povertà, la famiglia emigrò in Argentina quando Artemide era adolescente, e si stabilì a Bahía Blanca. Il giovane frequentava la parrocchia retta dai Salesiani e si accese in lui il desiderio di farsi religioso. All’età di 20 anni partì quindi per Bernal come aspirante. Assistendo un sacerdote malato, contrasse la tubercolosi; di conseguenza venne trasferito a Viedma, dove si trovava un ospedale missionario. Artemide, su suggerimento del Padre Evasio Garrone, promise che, se fosse guarito, avrebbe dedicato la vita ai sofferenti. Per intercessione di Maria Ausiliatrice, guarì. Il 18 febbraio 1911 emise la professione perpetua come salesiano laico e subito si mise al lavoro con i malati, prima distribuendo i farmaci, poi nella gestione di tutto l’ospedale di Viedma. Soprattutto vi lavorò come infermiere, stimato da pazienti e medici. Per assistere gli ammalati a domicilio girava in bicicletta per la città e oltrepassava anche il Rio Negro per raggiungere Patagones. Vestito del grembiule e portando la borsa con medicine e strumenti, teneva con una mano il manubrio e con l’altra sgranava il Rosario. Amava servire quelli che non avevano niente, nei tuguri della periferia. Con la sua fedeltà e letizia, conquistava tutti. Incarnò quanto don Bosco aveva detto ai suoi primi missionari partiti per l’America: «Abbiate cura speciale degli infermi, dei bambini, degli anziani, dei poveri, e vi guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini». Nel 1950 comparvero in lui i segni di una grave malattia, che visse con eroismo fino alla morte, avvenuta il 15 marzo 1951. Primo salesiano coadiutore non martire, Artemide Zatti è stato beatificato il 14 aprile 2002.

Migrantes Marche: a Loreto il Pellegrinaggio regionale con i migranti

9 Ottobre 2022 -
Loreto - Questa mattina a Loreto il Pellegrinaggio marchigiano con i migranti “Tutti insieme… alla casa di Maria”. Alle 16 è previsto il raduno dei partecipanti in piazza della Basilica; alle 16,30 il saluto di mons. Fabio Dal Cin e la presentazione dei gruppi etnici, con canti; alle ore 17.00 si celebrerà la messa presieduta dal card. Francesco Montenegro, che sarà trasmessa nei canali streaming del santuario di Loreto. Alle 18 “Festa insieme” alla Casa del pellegrino. Lunedì 10 ottobre, alle ore 21, sempre a Loreto, la Commissione regionale Migrantes propone un incontro aperto a tutti i laici della Regione presso la Sala Paolo VI, tenuto dal card. Francesco Montenegro dal titolo “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. L’incontro sarà trasmesso sui canali di streaming del santuario.

Lo sguardo di umanità del Vescovo Scalabrini nei confronti dei migranti

9 Ottobre 2022 - Il Vescovo Giovanni Battista Scalabrini è Santo. Una santità che nasce dal suo impegno sacerdotale e parrocchiale, nella catechesi e nella predicazione, nell’insegnamento e nella cura dei presbiteri, ma ha al centro il suo impegno pastorale e sociale a favore degli emigranti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Allora dal nostro Paese, a causa della povertà in campagna e in collina partivano fino a un milione di italiani l’anno: metà verso le Americhe e l’altra metà verso i Paesi dell’Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente. Un impegno condiviso con un altro Vescovo amico, Geremia Bonomelli, di due diocesi vicine - Piacenza e Cremona – che alla fine si divideranno il lavoro pastorale con i migranti: Scalabrini, con i suoi missionari, in America e Bonomelli, con i preti diocesani, in Europa. L’impegno pastorale sarà soprattutto nel condividere il viaggio e la vita con gli emigranti italiani, perché avessero la possibilità di continuare un cammino di fede, con le celebrazioni e la catechesi in lingua italiana e l’assistenza spirituale. Il clero autoctono, infatti, non solo non curava la vita religiosa degli emigranti, ma talora ostacolava l’attività dei missionari. Il Vescovo Scalabrini aveva compreso che abbandonare gli emigranti e le loro famiglie che partivano avrebbe generato l’abbandono anche della fede e della pratica religiosa, oltre che l’adesione a movimenti socialisti e anarchici. L’impegno sociale sarà diretto a promuovere la tutela dei migranti, contro gli agenti e mediatori di manodopera approfittatori, contro i datori di lavoro sfruttatori, per la promozione dei diritti dei lavoratori e delle loro famiglie e dei minori, sensibilizzando l’opinione pubblica e la politica in diverse occasioni – all’ Expo di Torino del 1898, al Convegno dell’Opera dei Congressi di Ferrara del 1899, ad esempio – e formulando anche proposte di legge. A questo proposito, in una relazione alla Congregazione di Propaganda fide del 4 settembre 1889 il Vescovo Scalabrini scriveva: “Nelle fazendas gli emigranti lavoravano in condizioni durissime, come braccianti salariati, in genere a cottimo, alle dipendenze di fazendeiros in gran parte dispotici e sfruttatori, con conseguenze negative sia sul piano morale che religioso”. Bella è poi l’amicizia per quasi quarant’anni tra i due Vescovi, Scalabrini e Bonomelli, testimoniata dal fitto Epistolario, dove si respira la passione per la cura degli emigranti che per Scalabrini sfocerà nella fondazione della Congregazione degli Scalabriniani e per Bonomelli nella creazione dell’Opera di assistenza per gli italiani emigrati in Europa. Esemplari sono le parole del Vescovo Bonomelli commemorando l’amico Scalabrini nella Chiesa di S. Bartolomeo a Como, nel 1913: “La Provvidenza mi pose in contatto con molti uomini collocati in alto nella Chiesa di Dio per ufficio, per scienza e pratica di affari, conoscitori della società; ma posso affermarlo con tutta coscienza: non ne trovai uno o ben pochi che conoscessero al pari di lui le condizioni nostre vere, sociali e religiose, e i bisogni relativi dei nostri tempi!... Il suo sguardo spaziava al di là della sua diocesi, dell’Italia e dell’Europa”. Questo sguardo di Scalabrini è carico di santità perché esperto di umanità, capace di dialogare con le istituzioni, di “uscire dal tempio”. Ed è questo sguardo pieno di umanità che la santità del Vescovo Scalabrini ci sollecita, perché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, soprattutto dei poveri e dei malati” (G.S. 1) non ci lascino indifferenti, abbattino i muri dell’indifferenza e della prepotenza, spingano all’impegno e alla condivisione. È uno sguardo, quello del Vescovo Scalabrini, che ha una preferenza per i poveri, che allora erano i salariati sfruttati, costretti a partire per le Americhe. È uno sguardo che coinvolge oggi noi, le nostre comunità per educarci alla prossimità nei confronti dei migranti, in questo tempo in cui – come scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – “riappare “la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito, senza orizzonti. Perché gli manca questa alterità” (F.T. 27).

Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes