Primo Piano

Istat: nel 2021 nuovi permessi in crescita

26 Ottobre 2022 - Roma - Nel corso del 2021 sono stati rilasciati in Italia 241.595 nuovi permessi di soggiorno, con un aumento del 127% dopo il minimo storico registrato l’anno precedente a causa della pandemia. L’incremento riporta il numero di ingressi sui valori registrati nel 2018. Lo certifica l’Istat  nel Report sui cittadini non comunitari in Italia. Per l’istituto di statistica italiano sono tornati a crescere i nuovi documenti concessi per asilo: ne sono stati emessi quasi 31 mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019. Tuttavia, in termini relativi i permessi per asilo e altre forme di protezione hanno, sul totale dei nuovi rilasci, una minore importanza rispetto al 2019 (12,8% contro 15,6%) perché, a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. 34 del 2020), sono cresciuti notevolmente i permessi per lavoroi. Nel 2021 sono infatti 51.019 i nuovi documenti rilasciati per lo svolgimento di attività lavorativa, più di quanti ne erano stati emessi in tutto il quadriennio precedente (meno di 48.500), e rappresentano oltre il 21% dei nuovi permessi rilasciati, una quota record visto che dal 2015 non avevano mai superato il 10% del totale dei nuovi rilasci. I permessi per studio concessi, pari a 17.603 nel 2021, risultano – secondo l’Istat - più che raddoppiati rispetto all’anno precedente ma non sono ancora tornati ai livelli del 2019 e del 2018, quando superavano i 20 mila. Raddoppiati anche i permessi per famiglia che tornano sopra le 122 mila unità e fanno registrare, in termini assoluti, il picco più alto dal 2012 a oggi. Il numero di nuovi ingressi cresce per tutte le principali collettività ma il primato spetta all’Ucraina che registra un +209% tra il 2020 e il 2021 (contro un aumento medio di +127%), l’incremento più alto tra le prime dieci collettività. Per i cittadini ucraini in valore assoluto passano da 3.264 a 10.087, in larga parte rilasciati per motivi di lavoro: rappresentano infatti oltre il 52% di quelli nel complesso concessi nell’anno a persone di questa cittadinanza. Altra novità, conseguente alla Brexit, è la presenza del Regno Unito tra le prime dieci collettività non comunitarie per numero di ingressi. Si può però ipotizzare che dietro a una quota elevata di “nuovi documenti” ci siano in realtà individui, già da tempo presenti sul territorio italiano, i quali hanno dovuto richiedere un documento di soggiorno a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Escono invece dalla graduatoria gli Stati Uniti per i quali la nutrita presenza studentesca non ha ancora ripreso i livelli del periodo precedente la pandemia. In generale, per tutte le prime dieci collettività, il principale motivo di ingresso in Italia è il ricongiungimento familiare (a cui si riferisce quasi il 73% degli ingressi di cittadini marocchini durante il 2021). Fanno eccezione il Pakistan, i cui cittadini richiedono maggiormente protezione internazionale (oltre il 41% dei nuovi documenti rilasciati), e la Nigeria (oltre il 39%). Per la Cina tornano elevati gli ingressi per studio che coprono il 29,8% dei permessi emessi nel 2021. Molto rilevanti per alcune cittadinanze anche i permessi rilasciati per motivi di lavoro che vedono in testa alla graduatoria, oltre l’Ucraina, anche India (37,7% del totale dei nuovi ingressi) e Cina (circa il 30,6%).

Due gemellini senza vita su un barchino

26 Ottobre 2022 -

Milano - Oltre 400 persone soccorse la notte scorsa dai nostre guardacoste, 1.300 migranti in grave pericolo a Est delle coste di Sicilia e Malta, due neonati senza vita arrivati con un barcone e oltre 390 persone sbarcate a Lampedusa nelle ultime 24 ore. Senza contare le due navi Ong bloccate dalla “direttiva Piantedosi” ora tra Libia e Italia in attesa di un porto “sicuro”. Un’emergenza umanitaria, quella che si sta vivendo in questi giorni nel Mediterraneo, che mette a dura prova chi, giorno dopo giorno decide di salvare dal mare e dagli aguzzini quelle vite disperate che non vogliono altro che raggiungere l’Europa. Una tragedia senza fine che racconta anche di due bimbi neonati con meno di 20 giorni trovati senza vita su un barchino che trasportava 58 migranti intercettato a 10 miglia dall’isola di Lampedusa. Ma a tenere col fiato sospeso Ong e volontari ma anche le associazioni che operano nei porti di accoglienza, ci sono quei due barconi con 600 e 700 migranti in pericolo. « Abbiamo parlato con una persona a bordo che ci ha detto che la situazione è estremamente pericolosa - avverte Alarm Phone - Le persone stanno soffrendo di grave disidratazione ed una sarebbe finita in mare. Noi temiamo per le vite di oltre 1.300 persone». Il “centralino” del mare invita a lanciare subito un intervento di soccorso nei confronti delle due imbarcazioni che sarebbero partite da Tobruk, in Libia. Secondo le indicazioni della ong i barconi sarebbero in acque internazionali ad est delle coste di Sicilia e Malta.

Sono invece originari della Guinea i due gemellini trovati morti sul barcone partito da da Sfax in Tunisia, a bordo del quale c’erano altre 58 persone: 28 uomini, 17 donne e 13 minori. I migranti hanno dichiarato di essere in fuga da Gambia, Guinea, Serra Leone e Costa d’Avorio.

I cadaveri dei neonati verranno portati alla camera mortuaria del cimitero dove già si trovano altri quattro corpi di migranti recuperati lunedì e quelli dei due bambini - di 10 mesi e un anno - morti ustionati. «Tutto questo poteva essere evitato? Penso proprio di sì - aggiunge don Carmelo, parroco dell’isola -. Se queste persone avessero viaggiato in sicurezza non sarebbe capitato. E nessuno lascia la propria casa per affrontare un viaggio del genere se ha un’alternativa ». «Chi è in mare va salvato. I muri non servono a fermare i flussi ma, al contrario, alimentano la clandestinità e gli affari dei trafficanti. Occorre uno sforzo internazionale, pensare a viaggi sicuri per chi scappa da guerre e miserie, strutturare corridoi umanitari perché il Mediterraneo non continui a essere un cimitero». (D.Fas.)

Card. Zuppi: “l’immigrazione non è un problema di sicurezza ma di visione e di umanità”

25 Ottobre 2022 - Roma - “Il Mediterraneo deve essere una cerniera, non un muro: occorre un cambio di prospettiva per affrontare la questione delle migrazioni in termini di umanità, non di sicurezza”. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, è intervenuto a uno dei forum del convegno interreligioso “Il grido della pace”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, ed è tornato a parlare di immigrazione. “Dal mar Mediterraneo si alza il grido 'salvami' - ha detto Zuppi - e rispondere non è una responsabilità solo dei paesi che si affacciano sul mare, ma di tutta l’Europa. Dobbiamo liberarci tutti dalla tentazione di reagire con le paure, perché quello dei migranti non è un problema solo di sicurezza, ma di visione: se continueremo ad accettare le diseguaglianze tra riva Nord e Sud si accumuleranno i risentimenti e il mare nostrum diventerà mare mostrum”. Alle parole di Zuppi hanno fatto eco quelle del cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, che ha denunciato “l’Unione Europea che finanzia la mafia libica nel silenzio e nell’indifferenza del mondo” e ha richiamato i paesi mediterranei ad una responsabilità comune: “dobbiamo resistere alle sirene politiche che cercano di anestetizzarci con la paura e farci credere che l'immigrazione sia solo una minaccia”.

Migrantes Spoleto-Norcia: l’ invocazione di pace di cattolici e musulmani

25 Ottobre 2022 - Spoleto -La comunità cristiana e la comunità islamica di Spoleto hanno invocato il dono della pace in Ucraina e nelle altre regioni del mondo dove si combattono guerre. Il momento è stato organizzato dalla Caritas e dall' Ufficio Migrantes della diocesi di Spoleto-Norcia e si è tenuto nel pomeriggio di domenica a Spoleto. «Abbiamo pensato a questo momento - afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas e dell' Ufficio Migrantes - nel contesto delle iniziative della 108sima Giornata del Mondiale del Migrante e Rifugiato celebrata lo scorso 25 settembre. È il primo passo di un cammino che si intraprende tra la comunità cristiana e quella musulmana di Spoleto a favore della pace, nella comune consapevolezza che gli stranieri non sono invasori e distruttori, ma lavoratori volenterosi». Anche il Comune di Spoleto ha aderito al momento di preghiera. Dopo la lettura di alcuni brani del profeta Isaia sono intervenuti l' Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo e l' Imam di Spoleto Abdelilah Saouf. Il vescovo ha sottolineato che la diversità è un' autentica ricchezza più che una minaccia. «Siamo qui - ha detto - per elevare all' unico Dio il nostro grido di pace e per ridire che mai la violenza e la guerra possono invocare il nome di Dio». L' Imam Saouf si è detto felice di questo momento comune di preghiera: «La comunità musulmana vuole contribuire insieme alla Chiesa a far crescere la pace nel mondo». Al termine sia l' Imam che l' Arcivescovo hanno elevato a Dio preghiere per la fine della guerra.

Memorandum Italia–Libia: 40 organizzazioni in piazza contro il rinnovo degli accordi

25 Ottobre 2022 - Roma - Le conseguenze del Memorandum sulle persone trattenute in Libia tra abusi, sfruttamento, detenzione arbitraria e torture e fare luce sulla gestione dei fondi europei che finanziano la Guardia costiera libica. Sono i principali temi della conferenza stampa, organizzata da 40 organizzazioni, il prossimo mercoledì 26 ottobre a Roma, alle ore 14.30 presso la Sala Cristallo dell’hotel Nazionale in Piazza di Montecitorio 131, per chiedere all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e non rinnovare gli accordi con la Libia. Dopo la conferenza stampa, le organizzazioni invitano la società civile a scendere in piazza durante la manifestazione organizzata alle 17,30 in Piazza dell’Esquilino. “Se entro il 2 novembre il governo italiano non deciderà per la sua revoca, il Memorandum Italia–Libia – si legge in una nota delle Organizzazioni - verrà automaticamente rinnovato per altri 3 anni. Si tratta di un accordo che da ormai 5 anni ha conseguenze drammatiche sulla vita di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati. Dal 2017 ad ottobre 2022 quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un paese che non può essere considerato sicuro. Le organizzazioni chiedono al governo italiano di riconoscere le proprie responsabilità e di non rinnovare gli accordi con la Libia”.

Migranti, i naufragi e i morti

25 Ottobre 2022 - Milano - Non c’è fine ai racconti di tragedie che arrivano dal mare. Dopo i due bimbi con meno di un anno morti bruciati su un barcone alcuni giorni fa e la neonata dispersa durante un naufragio domenica, ieri l’ennesimo dramma a poche miglia dalla Sicilia. Un barchino di circa 5 metri, con a bordo una trentina di migranti, è affondato a 24 miglia dall’isola. Ventidue uomini, 3 donne e un minore sono stati tratti in salvo dalla Capitaneria di porto. Ci sarebbero però, secondo il racconto dei superstiti, tre uomini e una donna dispersi. Una bambina, in stato di ipotermia, la madre e un ragazzo che aveva forti dolori al petto, sono stati portati al poliambulatorio per le cure mediche. I migranti hanno dichiarato di essere originari di Liberia, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Senegal, Mali e Gambia. «In mare si continua a morire e questo é semplicemente inaccettabile. Le persone che stiamo assistendo hanno visto bambini morire a pochi passi dalla fine del viaggio racconta Sami Aidoudi, responsabile dell’intervento di Msf a Lampedusa -. Avevano l’Europa davanti agli occhi». Dall’inizio di quest’anno oltre 1.700 persone (per l’esattezza 1.735, secondo l’Oim) risultano morte o disperse nel Mediterraneo.

Peruviani in Italia: 3000 persone per la festa del Señor de los Milagros a Roma

24 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Erano circa 3000 i peruviani che ieri mattina hanno voluto essere presenti nella basilica di san Pietro  per la festa del Señor de los Milagros. La celebrazione è stata presieduta dal direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. I partecipanti hanno assistito anche, in piazza San Pietro, alla preghiera mariana dell’Angelus durante la quale papa Francesco ha rivolo loro un saluto. La festa del Señor de los Milagros è legata all’immagine di un crocifisso, originariamente un affresco dipinto in una cappella di Lima da uno schiavo di origine angolana, oggi simbolo dei peruviani sparsi nel mondo. Una festa molto sentita e preparata dalle varie comunità con novene e celebrazioni. Una venerazione che mons. Felicolo ha voluto ricordare nell’omelia esprimendo un ringraziamento all’intera comunità peruviana e a quanti portano avanti questa devozione segno di fede e di partecipazione di una comunità che nel nostro paese è molto presente ed attiva anche nel mondo ecclesiale”. (R.I.)

Padre Baggio: “migranti non fenomeno anonimo ma persone”

24 Ottobre 2022 -
Roma - “La prima indicazione è un invito a spostare l’attenzione dalle “migrazioni” ai “migranti”, ossia da un fenomeno anonimo alle persone che migrano. La tentazione della semplificazione e della relativa riduzione a fenomeno anonimo ci distrae dal riconoscimento dell’altro, della persona migrante, come soggetto portatore della dignità umana intrinseca in ogni fratello e sorella”. E’ il monito lanciato questa mattina da padre Fabio Baggio, del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, intervenendo, al Centro Congressi di Roma La Nuvola, al Forum su “La grande occasione: migrazioni e futuro” che si è svolto nell’ambito dell’incontro interreligioso “Il grido della pace” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. “La seconda indicazione del Santo Padre – ha subito aggiunto il rappresentante dei dicastero vaticano – è l’incoraggiamento a formulare politiche lungimiranti per uscire dall’emergenzialità. Esiste anche qui la tentazione della semplificazione, il rischio di non riconoscere la complessità della mobilità umana nello scenario globale. La lettura meramente emergenziale del fenomeno migratorio non aiuta la ricerca e l’elaborazione di soluzioni sostenibili non solo per i migranti, ma anche per le comunità locali nei paesi di transito e destinazione. Occorre invece farsi promotori di politiche migratorie lungimiranti e giuste”. Nel suo intervento padre Baggio ha dato una terza indicazione, spronando “tutti e tutte a diffondere la cultura dell’incontro in contrapposizione a quella dello scarto”. “Come ci insegna il Santo Padre – ha detto -, il futuro va costruito ‘con’ i migranti e i rifugiati, così come con tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, con gli scartati e gli emarginati, affinché nessuno rimanga escluso”. Ma “costruire con” significa anche “riconoscere e promuovere il contributo dei migranti e dei rifugiati a tale opera di costruzione, perché solo così si potrà edificare un mondo che assicuri le condizioni per lo sviluppo umano integrale di tutti e tutte”.

Migrantes Lombardia: al convegno sui giovani le “nuove generazioni”

24 Ottobre 2022 - Crema - "Ce lo siamo meritati di essere italiani". Queste parole pronunciate dal capitano della squadra Italia 2 nel cortometraggio “Il mondiale in piazza”, per giustificare la propria identità e la propria appartenenza, ben sintetizzano il senso del Convegno che si è svolto all'Auditorium Manenti a Crema. L'idea di un Convegno regionale, organizzato dagli Uffici Migrantes della Lombardia, è nato al termine del primo anno del Corso di formazione permanente, un'esperienza senza dubbio positiva che però si vorrebbe radicare maggiormente nel territorio. Per questo si è pensato di far introdurre il Corso di formazione da una giornata di approfondimento e che questa iniziativa, che si ripeterà ogni anno, tocchi una diocesi diversa. La prima tappa è stata Crema che ha ospitato per l'intera giornata di sabato 15 ottobre quasi un centinaio di persone provenienti da diverse diocesi lombarde per confrontarsi su un tema oggi di grandissima attualità: le cosiddette seconde generazioni. Il titolo "Di generazione in generazione": conferme o rivoluzioni?" riprende volutamente il titolo di un libro, pubblicato nel 2018, frutto di una ricerca commissionata dalle Migrantes Lombarde all'Istituto Toniolo, sulla situazione della fede, qualunque Fede , delle nuove generazioni provenienti dal processo migratorio. Questa volta però il campo di ricerca è più ampio perché oltre all'aspetto religioso si vuole indagare anche l'aspetto culturale e sociale. Per poter effettuare questa indagine indiretta non ci si è limitati ad interpellare gli scienziati, ma si è cercato di ascoltare gli stessi interessati, cioè i giovani protagonisti di questi personalissimi percorsi di integrazione. Ne è uscita una bella occasione di confronto, dove si sono misurati non soltanto gli italiani e gli italiani di diversa provenienza ma anche padri e figli, perché dove si mettono in discussione differenti generazioni, valutando pregi e difetti dei loro comportamenti, si può solo migliorare perché si punta sugli aspetti positivi che emergono dall’esperienza. Diversi gli spunti interessanti emersi dal Convegno.  Il primo è senz'altro la percezione palpabile di gratitudine che i sei giovani coinvolti a diverso titolo hanno dimostrato perché per la prima volta si sono sentiti trattati alla pari e sono stati ascoltati. Ognuno di loro infatti al termine del proprio intervento, ha dato l'impressione di essere un vero e proprio laboratorio multiculturale, dove hanno trovato posto, seppur in maniera diversa e in percentuali variabili, la cultura di origine e la cultura italiana. Il secondo è che le migrazioni sono un dato strutturale e non eccezionale. Per questo è ora di smettere di considerare la diversità come un problema. Anzi, come ha sottolineato p. Aldo Skoda si si sono raggiunti risultati positivi solo quando la diversità è stata considerata come un elemento arricchente di una comunità. In questa logica le migrazioni possono anche essere un fatto positivo, stando alla profezia di Geremia, citata dal vescovo Gianotti nella lectio divina iniziale. Al capitolo 29,4 il profeta, riferendo la parola del Signore, incita i deportati a Babilonia a costruire case, a coltivare orti, a prendere moglie, a generare figli… insomma a moltiplicarsi. E così conclude: «Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare..., perché dal suo benessere dipende il vostro benessere». Un ragionamento che non fa una piega e che può essere tranquillamente ribaltato: lo star bene dell'emigrato è sinonimo dello star bene di tutti coloro che vivono in quel luogo. Ora i giovani figli dei migranti non sono migranti, non hanno vissuto la migrazione, ma ne hanno solo sentito parlare dai genitori. E questa nuova realtà deve portarci a compiere scelte sia pastorali che sociali del tutto nuove: passare da un fare per, che genera servizi, a un fare con, che genera un cammino condiviso; di conseguenza dare voce ai protagonisti; utilizzare tutti gli spazi, istituzionali e no, per intraprendere cammini che aiutino quello scambio che, per essere vero, deve prevedere un arricchimento reciproco: la scuola, l'oratorio, lo sport, le espressioni artistiche... Sono tutte preziose occasioni per gettare le basi di quella integrazione istituzionale che ha come ultimo obiettivo la pari dignità nelle strutture. L'Integrazione Film Festival di Bergamo e Sarnico, ampiamente presentato, è uno splendido esempio di come la settima arte possa farsi portavoce di tantissime istanze, indicando anche percorsi positivi. A questo punto non ci rimane altro che far tesoro di questi suggerimenti incominciando dalla definizione stessa di queste generazioni, che sul modello dei nativi digitali, possono essere a buon diritto chiamati nativi multiculturali. (a cura dell’Ufficio Migrantes Crema)

Comunità Sant’Egidio: “Aprire vie legali di ingresso in Europa e trasformare gli stranieri in cittadini”

24 Ottobre 2022 - Roma - “I migranti non sono braccia che migliorano il PIL, ma vogliono partecipare alle nostre comunità nazionali e contribuire a renderle migliori”. Lo ha affermato Daniela Pompei, responsabile dei servizi migranti, rifugiati e rom della Comunità di Sant’Egidio, intervenendo al forum “La grande occasione: migrazioni e futuro” nel corso dell’incontro interreligioso “Il grido della pace”. “Sostenere il processo di inserimento dei giovani immigrati  - ha spiegato Pompei, ricordando come l’Italia è sempre meno attrattiva anche per i ragazzi migranti - trasforma degli stranieri in veri patrioti. Occorrono provvedimenti concreti ed urgenti, come semplificare il percorso di riconoscimento dei titoli di studio stranieri, ed investire nell’istruzione e nella formazione professionale”. Accanto a Pompei, Valentina Brinis, advocacy officer della Ong spagnola Open Arms, che ha rivolto un appello al governo italiano: “Non dimentichiamo la pulsione etica dell’operazione Mare Nostrum, che è la stessa dei medici che hanno lavorato contro la pandemia di Covid-19 - ha detto Brinis - il nostro Paese dovrebbe elaborare le politiche migratorie non sull’onda delle emozioni, ma dei dati reali".

Il Circo Maya Orfei Madagascar a Reggio Emilia

24 Ottobre 2022 - Reggio Emilia - Chi aveva detto che allo spettacolo del circo equestre, la gente non va più? Soprattutto quando esso presenta un ricco parco zoologico al proprio seguito? Domenica 23 ottobre allo spettacolo delle 15,30 a Reggio Emilia, al Circo Maya Orfei Madagascar si registrava il tutto esaurito (considerando che il complesso si trovava in città da venerdi 7 ottobre) e all’uscita, una lunga coda di gente alla cassa e in fila per l’ingresso per il secondo e ultimo spettacolo delle ore 18, ne lasciava presagire abbondantemente l’en plein. Per la gioia dei bambini e degli adulti (e sì, perche il circo è spettacolo per tutte le età), per oltre due ore nella grande pista centrale si sono alternati: numeri di alta equitazione, verticalisti, trapezisti volanti, tigri e leoni, numeri aerei, lancia coltelli e quant’altro di strabiliante; di grande apprezzamento anche l’originale carosello (denominato Madagascar, per l’appunto), con tanti animali. Lo stupore dei bimbi e del pubblico, sincero e al contempo indice di gradimento (Il circo deve essere bellezza, emozione, stupore),  si manifestava con un grande “ohhhh!” ad ogni ingresso dal sipario dei diversi animali (ricordiamo anche il simpatico ippopotamo, il grazioso elefante, la giraffa, i vatussi ecc.). Lo spettacolo presentato da Dario De Felice (per brevità, tra gli artisti si ricordano in un elenco non esaustivo i cognomi Martini, Bizzarro, Ardisson, Piazza), era come da tradizione alternato dagli sketch del “clown”, che alla fine ha regalato al pubblico un numero alle cinghie aeree mozzafiato: Maverik Piazza. Un bel regalo per la città  che grazie al circo Orfei alle proprie famiglie è stata offerta la possibilità, attraverso gli spettacoli (e a prezzi popolari, va detto), di condividere momenti di svago, cultura e divertimento. Perché lo spettacolo del circo è anche allegria e tutto rigorosamente dal vivo! Al circo Orfei,  era presente anche una coppia di struzzi che non mettevano la testa sotto la sabbia: anzi sembrava quasi si compiacessero, del numerosissimo pubblico che nell’intervallo dello spettacolo si era recato a visitare l’attiguo zoo. (Alessandro Cantarelli)

Migrantes Andria: migranti “dal ghetto al centro”

24 Ottobre 2022 -
Andria - “Il fenomeno dei ghetti in Italia in larga parte è una conseguenza voluta da come è stato e viene gestito il fenomeno dell’emergenza migranti”. Lo si legge in una nota diffusa dalla diocesi di Andria. “Negli ultimi anni sia la politica che i grandi esperti di materie sociali, hanno focalizzato il dibattito solo se fosse giusto chiudere i porti oppure tenerli aperti. Senza mai affrontare il vero problema, ossia strutturare un servizio, che intervenisse a favore dei migranti che scappavano da guerra e fame su barconi di fortuna e soprattutto garantisse un vero processo di integrazione e sviluppo economico nel tessuto sociale e locale. Infatti tutto questo è stato affidato a enti privati, che si sono arrangianti e organizzati come meglio hanno potuto”. In taluni casi “sono scoppiati casi giudiziari e mediatici dove l’obiettivo era lucrare e non aiutare i migranti, in altri si sono sviluppate realtà virtuose che con lungimiranza e abnegazione hanno costruito il futuro della nostra società”. “Alcuni mesi fa – si legge ancora – diversi migranti abbandonavano alcuni ghetti dei nostri territori e si trasferivano in una casa della Comunità Migrantesliberi in collaborazione con l’uffico Migrantes della diocesi di Andria. Nella rete sociale di supporto ha partecipato anche l’associazione NoCap di Yvan Sagnet, che ha interloquito con l’azienda Cantatore per la stipula di contratti lavorativi legali e trasparenti”. Il progetto prevedeva che dopo tre mesi, i migranti proseguivano il loro percorso in autonomia, presso case in affitto badando liberamente al ménage quotidiano delle spese. Obiettivi tutti raggiunti con la piena soddisfazione della rete e soprattutto dei migranti”. Don Geremia Acri, direttore dell’ufficio Migrantes e di Casa accoglienza “S. Maria Goretti” della diocesi di Andria e responsabile della Comunità Migrantesliberi racconta: “In questi vent’anni di servizio/attività, con i collaboratori e volontari, oltre a promuovere i valori evangelici e di solidarietà nei confronti degli ultimi ci siamo impegnati a promuovere concetti come autonomia e indipendenza. Dopo l’ascolto e la presa in carico della persona, che sia migrante o italiana non c’è alcuna differenza, si cerca di individuare il bisogno reale e nel contempo stabilire delle linee educative. Questa metodologia scavalca la tradizionale logica assistenzialista e nel tempo diventa vincente. A piccoli passi e con grandi sacrifici si ottengono risultati molto importanti raggiunti mettendo al centro la cura della persona”. “L’indigenza, l’emarginazione possono essere eliminate solo ridando dignità, autonomia, libertà e indipendenza. Le lunghe file di poveri e dei nuovi poveri che chiedono cibo, accesso ai servizi per l’igiene personale e per le cure mediche, per avere lavoro o solo il conforto dell’ascolto e di una parola di speranza sono crudi testimoni di una povertà che va combattuta. Si combattere e sconfiggere tutto, ma la vergogna, l’imbarazzo, gli occhi spenti e bassi no no sono situazioni e atteggiamenti che non si possono eliminare con un pacco viveri. La dignità è sacra e come tale va trattata e rispettata”.

Don Claudio Visconti presenta il Foyer cattolico europeo

24 Ottobre 2022 -
Bruxelles - Uno spazio dove ragazzi, giovani e adulti “si educano alla fede cristiana attraverso le dimensioni fondanti del credere”: la catechesi, la liturgia, la carità. Una fede “non solo e non tanto come dottrina, ma come risposta alle domande più profonde sul senso della vita. Un percorso che si realizza nell’incontro con Gesù”. Don Claudio Visconti, sacerdote bergamasco, da alcuni anni è responsabile della Comunità italiana a Bruxelles. Tre anni fa ha individuato l’opportunità – forse la necessità – di rilanciare il Foyer Catholique Européen, nel cuore del quartiere europeo della capitale belga. Un’operazione complessa, che ha richiesto anzitutto una completa ristrutturazione dello stabile situato al civico 51 di Rue du Cornet. Nel frattempo è stata ripensata la “mission” del Foyer, le cui origini risalgono a sessant’anni fa, nel periodo di incubazione della Comunità economica europea. Il prossimo 11 novembre verrà inaugurato il rinnovato Foyer Catholique: don Visconti ne è il responsabile, mentre il presidente del Consiglio di amministrazione è Lorenzo Mannelli, funzionario del Parlamento europeo, già capo di gabinetto dello scomparso David Sassoli.
“Nel 1963, i cristiani impegnati nel processo di unificazione europea fondarono il Foyer cattolico europeo con l’aiuto dei padri Gesuiti”, affermano i responsabili nella lettera d’invito. “Oggi il Foyer è un segno di unità e un luogo di incontro, discussione, educazione, azione e celebrazione al servizio di una pastorale cattolica europea, in uno spirito ecumenico e sociale”. “È interamente finanziato dai contributi e dalle donazioni dei suoi membri e sostenitori, provenienti da tutta Europa”. Nell’edificio trovano spazio sale riunioni, uffici, la sede del gruppo scout St. Benoit. E una splendida cappella, decorata con un capolavoro biblico-simbolico ispirato ai doni dello Spirito Santo, opera dell’artista italiano Andrea Mastrovito. Ma qual è l’idea di fondo che soggiace al rinnovato spazio europeo di Rue du Cornet? “Educare alla fede è educare a un’umanità piena che si riconosce fraterna e solidale – spiega don Claudio Visconti al Sir–. Educare alla fede è aiutare a riconoscere in Gesù l’‘Uomo’, e nel suo stile la realizzazione piena dell’essere umano”. Tre sono, intrecciate tra loro, le “vocazioni” della casa. Anzitutto “la catechesi e la formazione cristiana, con attenzione ai ragazzi ed ai giovani, mediante itinerari specifici di scoperta e di incontro con il Signore. Ma la formazione prevede possibilità di altri incontri di carattere psicologico e sociale e formativo ai temi che aiutano l’uomo nella scoperta di sé e nella costruzione di una comunità fraterna”. In secondo luogo l’educazione al rito e alla vita liturgica. Terzo: “l’educazione alla vita etica e alla carità”. I principali – ma non esclusivi – destinatari del Foyer sono le comunità cristiane di origine straniera che, sottolinea don Visconti, “necessitano di spazi per le loro attività pastorali; le realtà di carattere internazionale le cui attività rivestano caratteristiche morali e confessionali che non contraddicono le finalità della casa”. L’abitare la stessa casa “sarà occasione per tutti non solo di conoscenza ma di partecipazione, di interscambio tra le diverse attività proposte, così pure occasione per costruire momenti condivisi”. Vi si intravvede, in filigrana, il richiamo alla “unità nella diversità”, motto dell’Unione europea. Don Claudio fornisce anche una lettura del contesto brussellese, città divisa in 19 comuni, con due lingue ufficiali (francese e fiammingo) e almeno altre 23 parlate da una popolazione ad alta “densità internazionale”. A suo avviso Bruxelles “presenta molte similitudini con la Gerusalemme del tempo della prima comunità degli apostoli: la religione cristiana è minoritaria, il contesto sociale altamente secolarizzato, mentre genti diverse si incontrano in un’unica città. La Buona Notizia riceve poca attenzione se non addirittura ostilità”. La Chiesa cattolica convive con quelle ortodosse e protestanti (oltre a una forte presenza islamica): in questo “panorama multiconfessionale e multilinguistico, le Chiese pongono semi del Vangelo annunciando la Parola, portando la loro testimonianza di carità e celebrando le festività”. Ma se molti arrivano a Bruxelles per lavorare nel progetto di integrazione europea, “la vita locale offre un panorama difficile da decifrare fra lingue e culture, storie e colori, religioni e tradizioni. In questa Babele, l’occhio attento sa cogliere le espressioni di una umanità che ricerca un senso rispetto allo straniamento perché, a Bruxelles, tutti sono un po’ stranieri, anche i locali”. Eppure la religiosità resiste, “seppur in maniera sempre meno centrale, mentre le Chiese, anche loro da chiamare al plurale, cercano di annunciare il Vangelo districandosi fra lingue e linguaggi diversi. Ritroviamo, dunque, i segni di una Pentecoste, in cui gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati ad accogliere il Vangelo e accogliersi l’un l’altra, a generare e condividere, a donare e donarsi”. Crocevia del mondo. A questi concetti si è ispirato Andrea Mastrovito, con il support del teologo don Giuliano Zanchi, per realizzare l’installazione che impreziosisce la cappella da cento posti del Foyer. Un’opera che si estende su 120 metri quadri, fra intarsi di legni colorati e pagine della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo. “Quando abbiamo deciso di ristrutturare il Foyer con la sua cappella mi è venuto immediato rivolgere il pensiero allo Spirito Santo, e a Lui dedicare l’opera che caratterizza significativamente questo luogo”. “Nel giorno di Pentecoste fu grazie allo Spirito Santo che gli abitanti e i pellegrini di Gerusalemme intesero gli apostoli parlare nelle loro lingue o, forse, parlare l’unica lingua che tutti compresero: la lingua dell’amore, la lingua del Vangelo. Questa nostra casa che oggi ci accoglie è in realtà il crocevia di tante strade su cui camminiamo e che continuamente ci provoca alla conversione: da Babele a Pentecoste”. E conclude: “se nessuno sa cosa riserva il futuro a questa Europa; il senso dell’opera invita a fidarsi dello Spirito Santo, così come gli apostoli si fidarono quel giorno di Pentecoste. Essi partirono per il mondo ad annunciare il Vangelo, allo stesso modo il Foyer spera di accogliere chi arriva in questo crocevia del mondo e aiutarlo a custodire e a far crescere la fede nel Signore”.
Don Claudio Visconti nella cappella del Foyer Catholique di Bruxelles, (foto SIR/Marco Calvarese)
 

Superbia spirituale

24 Ottobre 2022 - Città del Vaticano - Ci sono tre giovani che si affacciano dalla finestra dello studio accanto a Papa Francesco, dopo la recita della preghiera dell’Angelus. A Lisbona, nel mese di agosto del prossimo anno, ci sarà la Giornata mondiale della gioventù e il Papa e quei ragazzi sono i primi a iscriversi all’evento: “dopo un lungo periodo di lontananza, ritroveremo la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, di cui abbiamo tanto bisogno”. È la domenica dedicata alla Giornata missionaria; il Papa chiede di “sostenere i missionari con la preghiera e con la solidarietà concreta” affinché possano “proseguire nel mondo intero l’opera di evangelizzazione e di promozione umana”. Missionari che pagano con la vita la loro testimonianza, come la religiosa Suor Marie-Sylvie Kavuke Vakatsuraki uccisa, assieme a altre sei persone tre giorni fa nel villaggio di Maboya nella regione Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Ancora, è la domenica in cui Francesco prega “per l’unità e la pace dell’Italia” nel giorno in cui ha inizio il lavoro del nuovo Governo. E pace chiede per l’Etiopia – “la violenza non risolve le discordie, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze” – per l’Ucraina “così martoriata”; e lo farà andando al Colosseo, martedì 25, assieme ai leader religiosi nell’incontro dal titolo “Il grido della pace”: “la preghiera è la forza della pace”. La preghiera è anche il tema centrale del brano del Vangelo di Luca, il pubblicano e il fariseo che salgono al tempio per pregare, un religioso e un peccatore ricorda il Papa. Salgono a pregare, ma sono due modi diversi di rivolgersi al Signore, tanto che, afferma Francesco, “soltanto il pubblicano si eleva veramente a Dio, perché con umiltà scende nella verità di sé stesso e si presenta così com’è, senza maschere, con le sue povertà”. Il fariseo, invece, prega come se Dio non ci fosse, è una preghiera incentrata sulla sua persona, si rivolge al Signore dicendo “ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini”. Diceva Madre Teresa di Calcutta: chi giudica non ha il tempo per amare. Il Papa evidenzia i due verbi contenuti nella parabola riportata da Luca: salire e scendere. Il primo movimento, salire, richiama episodi della Bibbia, dice Francesco, “dove per incontrare il Signore si sale verso il monte della sua presenza: Abramo sale sul monte per offrire il sacrificio; Mosè sale sul Sinai per ricevere i comandamenti; Gesù sale sul monte, dove viene trasfigurato”. Salire “esprime il bisogno del cuore di staccarsi da una vita piatta per andare incontro al Signore”. Ma per “elevarci a Dio”, afferma ancora il vescovo di Roma, “c’è bisogno del secondo movimento: scendere”, perché per salire “dobbiamo scendere dentro di noi: coltivare la sincerità e l’umiltà del cuore”. Nell’umiltà “diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che realmente siamo, i limiti e le ferite, i peccati, le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca, ci rialzi. Sarà lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto”. Ecco la diversità della preghiera narrata nella parabola: il pubblicano “si ferma a distanza, non si avvicina, ha vergogna, chiede perdono, e il Signore lo rialza”. Invece il fariseo “si esalta, sicuro di sé”. La sua, afferma ancora il Papa, è “superbia spirituale”. Un rischio nel quale tutti possiamo cadere: così, “senza accorgerti, adori il tuo io e cancelli il tuo Dio. È un ruotare intorno a sé stessi. Questa è la preghiera senza umiltà”. L’invito di Francesco è di guardarci dentro, per capire se siamo come il pubblicano o il fariseo, se c’è “l’intima presunzione di essere giusti”, se ci “preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo”. Abbiamo bisogno di umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i nostri errori ed omissioni, per poter veramente formare un cuore solo e un’anima sola”, diceva Benedetto XVI. Vigiliamo su narcisismo e esibizionismo, “fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre una parola sulle labbra: io”. Così Papa Francesco ci dice che “dove c’è troppo io, c’è poco Dio”. Questa è la superbia spirituale. (Fabio Zavattaro - Sir)

Mons. Perego (Migrantes): urgente un’accoglienza più diffusa

22 Ottobre 2022 - Città del Vaticano – “Il tema dei minori non accompagnati attraversa sempre la storia dei rifugiati, quest'anno sono già oltre 15 mila e questo dato è certamente importante, è un dato tra l'altro sottostimato rispetto ad alcuni anni fa e quindi questo chiede un impegno specifico a strutturare in maniera diffusa l'accoglienza dei minori attraverso anche un'accoglienza familiare che purtroppo ancora è solo sperimentale e che manca sia nel contesto italiano che nel contesto europeo, e che chiede invece un impegno maggiore verso queste persone che hanno bisogno anche di un percorso educativo e di protezione specifica. La legge Zampa è stato un passo in avanti importantissimo. Il problema è che mancano gli strumenti per realizzarla e oggi oltre la metà dei minori non accompagnati di fatto va a finire nei CAS, cioè non in una struttura adeguata per accompagnare un minore e per tutelarlo”. Lo ha detto oggi il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, in una intervista per Vatican News e Radio Vaticana. Rispondendo ad una domanda sul nuovo esecutivo in Italia che ha giurato oggi mons. Perego ha invitato a “continuare in una strutturazione del progetto di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, continuare nella costruzione di un progetto che sia diffuso su tutto il territorio, in tutti gli 8 mila Comuni, arrivando a chiudere le strutture emergenziali, come i CAS, attraverso invece delle strutture che siano più di carattere famigliare e siano inclusive all'interno di un territorio e non esclusive. Questo credo – ha spiegato - sia un passo importante che si è fermato negli ultimi anni e che deve essere assolutamente ripreso con forza e, secondo impegno, certamente un'attenzione più adeguata al discorso dei minori non accompagnati. Anche qui attraverso una rete familiare e di comunità-famiglia che possa tutelarli. Un ultimo elemento: no ai respingimenti, no ai blocchi navali, sì ad incontrare e a riconoscere chi ha diritto alla protezione internazionale e, con gli accordi con gli Stati di provenienza, il rientro di chi non ha diritto a questa protezione”.  E alla vigilia della Giornata Mondiale Missionaria il presidente di Migrantes evidenzia che sono tante le persone che stanno sbarcando dalla Somalia, dall'Eritrea, da altri Paesi, dallo stesso Iran, da alcuni Paesi africani: “cristiani e cattolici. Ricordo nel famoso naufragio del 2013, quando i sommozzatori sono andati a recuperare i corpi, c'erano tanti che avevano in bocca la croce della coroncina che avevano al collo, erano cristiani copti, abbiamo trovato un diario di un diacono, tante testimonianze, abbiamo trovato pagine delle Bibbie tra i reperti degli sbarchi dei barconi naufragati e quindi questi sono tutti segnali che ci ricordano che colore che stanno arrivando, sono anche fratelli nella fede, e potrebbero far parte di quel mondo di 900 mila cattolici che oggi sono in Italia provenienti da 120 nazionalità diverse”.

Migrantes Pistoia: oggi il convegno sul tema della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

22 Ottobre 2022 -
Pistoia - Oggi, sabato 22 ottobre, si svolgerà a Pistoia il III convegno della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. La giornata dedicata a questa ricorrenza era domenica 25 settembre, ma a causa delle elezioni politiche è stata spostata al 22 ottobre. La mattinata di incontro e riflessione, a cura dell’Ufficio Migrantes diocesano, si svolgerà presso l’antico refettorio del Convento di San Domenico a Pistoia sul tema: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Saranno presenti il direttore diocesano di Migrantes, don Elia Matija, il vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, la vicesindaco di Pistoia, Anna Maria Celesti. Interverranno padre Alessandro Cortesi, promotore di giustizia e pace dell’Ordine dei predicatori, che proporrà una relazione intitolata: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”, Lorenzo Pratesi, avvocato, che interverrà sul tema: “Costruire il futuro con i migranti: con quale legislazione”, e Denata Ndreca, poetessa, che parlerà di “Testimonianza e poesia”. Modera l’incontro Paola Bellandi, presidente del Centro San Martino de Porres di Pistoia.

Né stranieri né ospiti: semplicemente fratelli

21 Ottobre 2022 - La paura dell’altro, del diverso può essere vinta imboccando la via della solidarietà, della coscienza sociale, dell’impegno politico e dell’orientamento religioso. Un’alleanza che, da oltre un secolo, ogni anno si rinnova nella giornata del migrante e del rifugiato, quando riecheggia forte l’appello del papa contro lo scandalo dei muri, il disinteresse generale, l’abitudine a un fenomeno che dovrebbe lasciarci stupiti e non impauriti e l’esortazione a coglierne il senso. Non bastano le tavole rotonde e le marce rispetto a un fenomeno che ha assunto la caratura apocalittica, che causa vittime e provoca fenomeni criminali quali lo sfruttamento, le violenze fisiche e psicologiche, la prostituzione e tanta altra fame anche sotto le nostre case. Papa Francesco ci va giù duro quando ha l’occasione di parlarne a quanti affollano le udienze generali o nei messaggi annuali. Nella Scrittura il fenomeno migratorio diventa profezia, è infatti una esperienza che il popolo d’Israele ha fatto più volte, sulla sua pelle: dalla ricerca di una terra promessa alla deportazione e al ritorno. “Non siete più stranieri né ospiti”, dice l’Apostolo Paolo agli Efesini, possiamo ripeterlo anche noi tutte le volte che veniamo interpellati da una mano tesa, da un volto che cerca la speranza e rivendica il diritto a una casa e ad un futuro. Occorrono leggi dall’orizzonte ampio, dice il papa, perchè fame, guerre e malattie spingono folle di disperati sempre di più verso di noi, verso l’Occidente; i tempi della sofferenza non corrispondono a quelli delle burocrazie, ci sono quelli scanditi dagli orologi della solidarietà che supplisce, ma necessitano anche quelli di lancette che se- gnano un futuro già intuito dai grandi visionari della storia. Solo rifondando le relazioni tra gli uomini, senza distinzioni di razza, sesso e religione, si scopre la grande verità della fraternità umana che interpella ancor prima  dell’annuncio evangelico. La fraternità è precondizione umana, è terreno nel quale può attecchire e crescere la pianta dell’amore. Senza questa coscienza l’altro non può essere (ac)colto come un fratello ma sempre come un ospite, uno straniero, uno di passaggio, al quale al massimo concedo il temporaneo diritto di solcare “la mia terra e i miei spazi”. Rileggiamo perciò quello che papa Francesco ha scritto in occasione della giornata appena celebrata: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profe- tica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti. Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento, e la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono”. (Enzo Gabrieli)

Memorandum Italia–Libia: 40 organizzazioni in piazza contro il rinnovo degli accordi

21 Ottobre 2022 - Roma - Le conseguenze del Memorandum sulle persone trattenute in Libia tra abusi, sfruttamento, detenzione arbitraria e torture e fare luce sulla gestione dei fondi europei che finanziano la Guardia costiera libica. Sono i principali temi della conferenza stampa, organizzata da 40 organizzazioni, il prossimo mercoledì 26 ottobre a Roma, alle ore 14.30 presso la Sala Cristallo dell’hotel Nazionale in Piazza di Monte Citorio 131, per chiedere all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e non rinnovare gli accordi con la Libia. Dopo la conferenza stampa, le organizzazioni invitano la società civile a scendere in piazza durante la manifestazione organizzata alle 17,30 in Piazza dell’Esquilino. Se entro il 2 novembre - si legge in una nota - "il governo italiano non deciderà per la sua revoca, il Memorandum Italia–Libia verrà automaticamente rinnovato per altri 3 anni. Si tratta di un accordo che da ormai 5 anni ha conseguenze drammatiche sulla vita di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati. Dal 2017 ad ottobre 2022 quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un paese che non può essere considerato sicuro. Le organizzazioni chiedono al governo italiano di riconoscere le proprie responsabilità e di non rinnovare gli accordi con la Libia".  

Torino: al Politecnico “corridoi” per studenti rifugiati

21 Ottobre 2022 - Torino - Università come luogo di accoglienza e integrazione: tra corridoi universitari, reti con il Terzo Settore e pratiche di accoglienza il Politecnico di Torino vuole essere una casa inclusiva per studenti stranieri e rifugiati. Con l’inizio del nuovo anno accademico il Politecnico ci tiene a ribadire il ruolo fondamentale dell’Università per rispondere alle crisi globali con l’accoglienza in una conferenza dove si intrecciano le esperienze di alcuni dei vertici dell’ateneo con quelle di alcuni studenti di origine straniera protagonisti dei programmi di inclusione. «C’è una crescente emergenza mondiale che coinvolge donne e uomini che necessitano di protezione e accoglienza», sottolinea la prorettrice Laura Montanaro, «la nostra comunità politecnica ha condiviso da subito questo impulso all’accoglienza e all’integrazione, anche con una disponibilità che in tanti casi si è espressa al di là degli abituali compiti istituzionali. I nostri colleghi e colleghe hanno aperto le porte delle loro case, hanno ospitato e ospitano queste persone in difficoltà, si dedicano ad accompagnare il loro inserimento nella vita di tutti i giorni, per organizzare momenti di incontro che riportino la vita a quella serena quotidianità che molte di queste persone non conoscono da tempo». Già dal 2019 l’Ateneo ha aderito al Manifesto dell’Università Inclusiva promosso da Unhcr e sottoscritto da 52 atenei italiani per facilitare l’accesso all’istruzione superiore da parte di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Ispirato a quel manifesto, nel 2022 prende vita il progetto Piu-Aei - Piemonte Università Accoglienti Eque Inclusive, il cui obiettivo è il coinvolgimento attivo e in rete delle quattro Università, degli attori istituzionali e del Terzo Settore del Piemonte. L’intento è la creazione di condizioni di vita, studio e lavoro che almeno in parte mitighino il dramma di studenti rifugiati, richiedenti asilo o provenienti da Paesi in condizioni di fragilità e instabilità per cause geopolitiche, istituzionali, economiche e climatiche. Uno strumento determinante per l’inclusività della proposta formativa sono i corridoi universitari, creati grazie al progetto Unicore che prevede la creazione di percorsi di ingresso regolari e sicuri per lo studio e l’integrazione in Italia. Grazie a questo progetto, con il supporto dell’Ufficio Pastorale Migranti (Migrantes) della diocesi di Torino, qualche giorno fa è stato accolto al Politecnico uno dei primi studenti rifugiati in arrivo quest’anno. Si tratta di Yves Umuhotza, originario del Burundi, rifugiato in Zimbabwe. Attualmente è ospite della Diaconia Valdese a Torino e frequenterà, grazie ad una borsa di studio del Politecnico, la Laurea Magistrale in Ingegneria energetica e nucleare. Grazie invece ad una donazione privata 12 ragazzi afghani hanno potuto iniziare gli studi con una borsa pagata, mentre un altro connazionale ha ottenuto una borsa di dottorato. «Abbiamo predisposto aiuti sotto molteplici forme», aggiunge la vicerettrice per la Qualità, il Welfare e le Pari Opportunità Claudia De Giorgi, «ad esempio il coinvolgimento dei ‘Buddies’, studenti borsisti formati ad accogliere e accompagnare tutte le matricole. Nel caso degli studenti appena arrivati in Ateneo con i corridoi universitari, potranno offrire una guida e qualche risorsa in più per affrontare insieme il momento complesso dell’inserimento nella nostra comunità universitaria e cittadina». Grazie alla «Rete di Antenne» nei Dipartimenti, vengono, inoltre, coinvolti docenti e amministrativi per accompagnare gli studenti internazionali più fragili anticipando e affrontando uno a uno, ma con un’unica regia condivisa e consapevole, i problemi che si presenteranno. (Simone Garbero - Voce e Tempo)

Gli italiani nel mondo e la Chiesa con loro

21 Ottobre 2022 -

Milano - Martedì 25 ottobre 2022 riprende, dopo la pausa estiva, la rubrica «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». Condotta da Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, la trasmissione si avvale della consulenza della Fondazione Migrantes. La trasmissione - su Radio Mater, l’ultimo martedì di ogni mese - presenta alcune Missioni cattoliche italiane. Quest’anno è previsto qualche piccolo aggiornamento. Anzitutto, cambia l’orario (andrà in onda dalle 18.50 alle 19.30) così da intercettare anche un nuovo pubblico interessato a questo specifico segmento della mobilità, quello dei nostri connazionali fuori Italia, spiega don Pavanello. Durante le varie trasmissione si approfondiranno argomenti trasversali a più comunità. E ci saranno collegamenti anche con missioni cattoliche italiane extraeuropee. Il primo ospite parlerà dal Marocco. Padre Renato Zilio - scalabriniano, residente a Rabat - approfondirà, tra l’altro, la recente canonizzazione di G.B. Scalabrini; e racconterà la vita dei circa 3000 italiani presenti, ufficialmente, nel Paese.

La trasmissione si può ascoltare su www.radiomater.org) e in Italia  ache  attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab). In tutto il mondo, scaricando la app dedicata; oppure, all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm