Primo Piano
Mattarella: “informazione è un veicolo di libertà”
Anci: su migranti serve “un approccio europeo, non scaricare il peso su città e regioni”
Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta: una delegazione internazionale di giovani si riunisce a Roma
Vangelo Migrante: V domenica del tempo ordinario |Vangelo (Mt 5,13-16)
Consiglio d’Europa: richiamo all’Italia su Ong e salvataggi in mare
Spettacolo viaggiante: il tema della scolarizzazione al centro di un convegno ieri a Roma
Decreto flussi: alcuni dettagli
- a) assenza di riscontro da parte del Centro per l’impiego alla richiesta presentata, decorsi quindici giorni lavorativi dalla data della medesima;
- b) non idoneità del lavoratore accertata dal datore di lavoro ad esito negative dell’attività di selezione del personale inviato dal Centro per l’impiego;
- c) mancata presentazione, senza giustificato motivo, a seguito di convocazione da parte del datore di lavoro al colloquio di selezione dei lavoratori inviati dal Centro per l’impiego, decorsi almeno venti giorni lavorativi dalla data della richiesta.
Comunicazione, via per la pace
Dal Friuli al Mondo: un convegno all’università di Udine
Migrantes Reggio Calabria-Bova: l’arcivescovo visita il Centro Scalabrini
Il messaggio di papa Francesco in Africa
C’è nei viaggi apostolici di Francesco una peculiarità che orienta lo sguardo già prima degli elementi che ne andranno a configurare l’itinerario. Ogni viaggio un messaggio, si potrebbe dire. E quello iniziato ieri a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, cui seguirà la tappa in Sud Sudan, non fa certo eccezione. Viaggio nelle guerre e nelle terre depredate e dimenticate dagli uomini (ma non da Dio), lo si può definire. E perciò viaggio di pace nel senso più ampio ed evangelico del termine.
Il richiamo alle guerre dimenticate (lo sono senz’altro quella assai sanguinosa in corso nel Paese equatoriale e l’altra che non cessa, nonostante le promesse di pace fatte davanti allo stesso Pontefice, nella parte meridionale delle terre del Nilo) è risuonato spesso sulle labbra del Pontefice, anche prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina. E se Eritrea, Yemen, Mali, Somalia e altri martoriati Paesi non sono più solo semplici nomi su un atlante, ma vengono mostrati nella loro drammatica realtà di luoghi di sofferenza e di morte, lo si deve soprattutto a papa Bergoglio, alle sue coraggiose denunce delle logiche belliche, del traffico di armi che le alimenta, delle trame di sfruttamento di popoli e risorse naturali che vi stanno dietro e degli «affari vergognosi» che ne costituiscono l’insanguinato frutto. Lo ha detto anche ieri, il Pontefice, appena giunto nella capitale congolese, in un discorso che è una sorta di manifesto programmatico di ciò che dobbiamo aspettarci da qui alla fine del viaggio.
Guerre dimenticate. E terre altrettanto, mentre vengono saccheggiate. L’Africa soprattutto, non solo preda del sottosviluppo e piena di futuro eppure scomparsa quasi del tutto dai radar mediatici, considerata dalle multinazionali solo quando si tratta di spartirsi le sue grandi risorse (il «colonialismo economico», cui ha accennato ieri Francesco), svenduta alle mire espansionistiche delle grandi potenze (la Cina, innanzitutto, ma non solo). Anche in questo caso, negli ultimi 40-50 anni chi non ha mai smesso di accendere i riflettori sul continente “nero” (crogiuolo delle problematiche del pianeta che però, paradossalmente, è anche il più ricco di giovani, e quindi di vita) sono stati i Papi. Ricordiamo Paolo VI con la Populorum progressio e Giovanni Paolo II, con i suoi tanti viaggi e due Sinodi, come pure Benedetto XVI e lo stesso papa Francesco. Il quale anche ieri ha intimato: «Giù le mani dall’Africa. Basta soffocarla, non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare».
Ecco perché questo è anche e soprattutto un viaggio di pace. Quella pace che secondo una bella definizione di don Tonino Bello non è solo un vocabolo, ma un vocabolario. E a pensarci bene, specie dopo aver letto il primo discorso del Pontefice, quel vocabolario cui faceva riferimento il vescovo pugliese, c’è tutto nelle diverse tappe di questa visita. Pace come cammino, innanzitutto, perché essa è una conquista, una costruzione, un pellegrinaggio. E il Pontefice pellegrino, nonostante gli acciacchi, è la migliore dimostrazione di questo assunto. Pace come quel disarmo unilaterale che si chiama perdono: «Il problema non è la natura degli uomini o dei gruppi etnici e sociali – ha detto ieri Francesco – ma il modo in cui si decide di stare insieme, la volontà o meno di venirsi incontro, di riconciliarsi e di ricominciare». Pace come giustizia, il che significa limpidezza cristallina nell’amministrazione politica, bando agli autoritarismi e alla corruzione, istruzione per i giovani e le ragazze (così che non diventino schiavi nelle miniere e prostitute nelle strade), equa distribuzione delle risorse, protezione dell’ambiente naturale e dell’ecologia umana. In sostanza, pace come lotta a diseguaglianze e squilibri che possono diventare – e sovente lo diventano – causa di conflitto.
Pace come ecumenismo, soprattutto nella tappa in Sud Sudan, dove il Pontefice sarà accompagnato anche dal primate anglicano, Justin Welby. Pace, infine, come ricerca del volto del fratello, contro la serialità massificatrice del nostro tempo. Torna in mente l’immagine del diamante che ha fatto da filo conduttore al primo discorso di Francesco in terra africana: « La sua bellezza deriva anche dalla sua forma, da diverse facce armonicamente disposte». In fondo si potrebbe dire lo stesso per la famiglia umana. Quando non dimentica che dietro le guerre (specie quelle di cui nessuno parla), le ingiustizie, le terre abbandonate e le disuguaglianze tra ricchi e poveri c’è sempre il volto di chi soffre ed è immagine del volto di Dio. (Mimmo Muolo - Avvenire)
Diocesi Bolzano-Bressanone: allo studente ugandese Clement Mayambala il Premio Karl Golser
Migrantes: giovedì a Parma la presentazione del “Diritto d’Asilo”
I rifugiati accolti al Centro Astalli salutano Papa Francesco in partenza per Congo e Sud Sudan
Il naufragio dei dimenticati
Milano - Mentre nel Mediterraneo si consuma l’ennesima tragedia, a La Spezia partono i primi accertamenti sulla vicenda della Gero Barents, che ha soccorso la settimana scorsa 237 persone a rischio in mare. È la stretta contro le navi Ong messa in atto dal nuovo governo di centrodestra, a firma del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. L’ultima tragedia del mare si è verificata nella notte tra sabato e domenica, quando le due navi umanitarie operative nel Mediterraneo erano lontane oltre 100 ore di navigazione da quella terribile area Sar, tra il Nord Africa e Lampedusa. Un’imbarcazione con almeno 40 persone è colata a picco proprio nel tratto di mare davanti alle coste tunisine di Louata, nel governatorato di Sfax. La Guardia costiera di Tunisi è riuscita a trarre in salvo 24 persone ma almeno 13 risultano ancora disperse. I naufraghi hanno dichiarato di essere originari di vari Paesi sub-sahariani. Secondo i dati dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, da inizio anno, più di 40 persone in partenza dalla Libia hanno perso la vita in mare.
Nel porto di La Spezia, intanto, sono stati avviati ieri mattina gli accertamenti per verificare se la nave Ong di Medici senza frontiere ha rispettato le norme in tema di soccorso. In particolare, l’attenzione di chi vuol vederci chiaro è concentrata sulle ultime due operazioni. Il decreto infatti stabilisce che le navi, dopo il primo soccorso, debbono raggiungere senza perdere tempo il porto sicuro assegnato. In realtà però il decreto Piantedosi non esclude i salvataggi multipli se questi sono fatti, appunto, senza ritardare l’arrivo in porto.
«Non abbiamo fatto niente di contrario alle misure stabilite - aveva detto sabato scorso Matias Gil, capomissione di Msf -. Se ci sono situazioni di pericolo non possiamo abbandonare le persone in mare. Cosa sarebbe stato dei bambini piccoli, con il mare che stava cominciando a peggiorare? ». Se la relazione che arriverà sul tavolo del prefetto di La Spezia, Maria Luisa Inversini, accerterà la violazione del decreto, le sanzioni saranno pesantissime: multa da 10 a 50 mila euro per il comandante della nave e fermo dell’attività per due mesi. «Potrebbero essere sanzionati per aver compiuto un salvataggio non autorizzato dalla nuova normativa – ha sottolineato con durezza l’ex ministro Pd, Andrea Orlando –. Avete capito bene. Non per aver omesso il soccorso ma per averlo effettuato». Le 237 persone sbarcate sono state quindi successivamente distribuite in diversi centri di accoglienza del Nord tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma anche in Toscana e fino in Puglia. È invece già ripartita alla volta di Siracusa, dove si fermerà alcuni giorni prima di ritornare in area di ricerca e soccorso, la nave Ocean Viking della Ong Sos Mediterranée. Per quanto riguarda i 95 migranti soccorsi nell’unica operazione effettuata da questa seconda nave umanitaria, sono tutti ripartiti da Carrara verso i luoghi di accoglienza in Toscana, Lazio e Marche. Di essi, 33 minori non accompagnati (su 34 minori totali) sono stati invece trasferiti in una struttura individuata dalla prefettura a Marina di Massa. Provengono tutti dall’Africa sub-sahariana, da Nigeria, Mali, Ghana, Ciad e Costa d’Avorio. Quattro i bambini tra i 5 e i 14 anni e viaggiavano tutti insieme ai familiari. «Siamo felici che abbiano raggiunto la salvezza, ma restiamo preoccupati per l’assegnazione di porti lontani che rallentano il soccorso in mare» sottolineano gli operatori dell’organizzazione non governativa. (Daniela Fassini - Avvenire)
Papa Francesco: vado in Africa con un messaggio di pace
Costruttori di Ponti: dedicato ad Omar Neffati l’incontro di oggi. La proposta di mons. Perego
30 Gennaio 2023 - Ferrara - Focus del Seminario “Costruttori di Ponti 7” di oggi pomeriggio a Ferrara sono i giovani e il diritto alla cittadinanza, in un quadro di inclusione e di uguaglianza che deve attuarsi a partire dalla scuola, primo luogo dove i ragazzi crescono e si confrontano. Questi principi sono stati ribaditi nel testo “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”, pubblicato nel marzo del 2022 dal Ministero dell’Istruzione. E proprio ad un giovane l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, ha voluto dedicare questo incontro: Omar Neffati, portavoce del Movimento “Italiani senza cittadinanza” scomparso tragicamente nelle settimane scorse. Tutta la vita di Omar – ha detto mons. Perego – è stato “un impegno per i giovani nella causa di acquisizione di cittadinanza, perché nati e cresciuti in questo Paese o arrivati in tenera età”. Omar era arrivato in Italia dalla Tunisia a soli 6 mesi. Omar ha “testimoniato l’amore per l’Italia, un affetto a senso unico, mai ricambiato. Né l’Italia – ha detto ancora mons. Perego – ha ascoltato la sua voce che ha portava in se quella di oltre un milione di altri bambini, ragazzi e giovani che frequentano le nostre scuole, le università, i territori, incrociando le nostre esistenze. Omar è morto da straniero, dopo aver atteso la cittadinanza per vent’anni, lui che è stato più italiano di tanti altri per impegno, dedizione, cultura”. Il presidente della Migrantes ha voluto che proposto che questo incontro fosse dedicato a Omar “accompagnandolo con il nostro impegno, affinchè il suo ‘sogno’ di una Italia più giusta si realizzi per vivere in un Paese migliore per ciascuno di noi”. Dopo una breve apertura musicale, a cura della musicista e insegnante ucraina Liubov Kardash, il programma del seminario ha visto i saluti introduttivi di Evelina Lamma, Prorettrice Vicaria Università di Ferrara; Bruno Di Palma, Vicedirettore Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna e Serena Forlati, Direttrice Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Ferrara; Tamara Zappaterra, Prorettrice alla Diversità, Equità e Inclusione, Università di Ferrara e Albertina Soliani, Presidente Istituto Alcide Cervi. A seguire, gli interventi del seminario, a cura di Laura Lepore, coordinatrice Ufficio alunni stranieri, Comune di Ferrara, con Hafsa Boumhi, volontaria del Servizio civile regionale e Aseel Al-Kharabsheh, mentore; Cinzia Conti, ISTAT; Italo Fiorin, Università Lumsa di Roma, Osservatorio intercultura, Ministero dell’Istruzione e del Merito; Alessandra Annoni, docente di diritto internazionale, Università di Ferrara; Anna Bazzanini, dirigente Istituto Comprensivo “C. Govoni”, Ferrara e Lia Bazzanini, dirigente Liceo "G. Carducci", Ferrara; Elisabetta Fontanesi e Anna Ciotta, docenti, con la studentessa Ecaterina Tentiuc dell’Istituto Professionale “Filippo Re”, Reggio Emilia; Giulia Martini, Carlotta Mancini, Servizio Immigrazione, Comune di Prato con Umar Iqbal Muhammad, studente. ConcludeRà Edoardo Patriarca Del Festival della Migrazione. Il seminario è moderato da Clelia Caiazza, dirigente Direzione generale per lo studente del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e da Vinicio Ongini, Ministero dell’Istruzione e del Merito.(Raffaele Iaria) Mons. Perego: il vero cambiamento è nel costruire l’Italia del domani con le nuove generazioni di 190 Paesi
Corridoi Umanitari: arrivati oggi a Fiumicino 50 siriani rifugiati
Roma - Sono atterrati questa mattina a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 50 rifugiati siriani che hanno vissuto a lungo nei campi profughi della Valle della Bekaa, nel nord Libano o in alloggi precari a Beirut. Si tratta di famiglie e singoli che negli ultimi mesi hanno sofferto un pesante peggioramento delle loro condizioni di vita a causa della grave crisi politica, economica e sociale che sta attraversando il Libano. Tra di loro 23 minori che, a causa della loro situazione precaria, non potevano frequentare la scuola e alcune persone con disabilità. Il loro ingresso in Italia è reso possibile attraverso il sistema dei corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri, che dal febbraio 2016 hanno portato in salvo nel nostro Paese, dal Libano, oltre 2.400 persone. Complessivamente in Europa con i corridoi umanitari sono giunti circa 6mila rifugiati. I nuclei familiari giunti questa mattina saranno accolti in diverse regioni italiane (Lazio, Calabria, Friuli, Lombardia, Piemonte, Puglia) e verranno avviati in un percorso di integrazione: per i minori attraverso l'immediata iscrizione a scuola e per gli adulti, con l’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, l'inserimento nel mondo lavorativo.