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Ucraina: card. Parolin a Tv2000, “intervento Santa Sede a più livelli”

7 Marzo 2022 - Roma -  “Quello che si deve fare adesso, prima di tutto è fermare le armi e i combattimenti ma soprattutto evitare una escalation. E la prima escalation è proprio quella verbale”. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito alla guerra in Ucraina. “Quando si cominciano ad usare certe parole ed espressioni – ha aggiunto il card. Parolin - queste non fanno altro che accendere gli animi e portano naturalmente e insensibilmente all’uso di ben altri mezzi che sono le armi micidiali che vediamo in azione in questo momento in Ucraina”. Card. Parolin ai microfoni di Tv2000 ha ribadito che “noi siamo disponibili. Se è ritenuto che la nostra presenza e la nostra azione possa aiutare, noi siamo lì”. “L’intervento della Santa Sede – ha spiegato il card. Parolin - si colloca a più livelli. Il livello religioso che è quello di invitare a una insistente preghiera affinché Dio doni la pace a quella martoriata terra e coinvolgere i credenti a questa preghiera corale. Poi c’è l’aspetto umanitario soprattutto attraverso le Caritas e le Diocesi che sono molto impegnate nell’accogliere i profughi che vengono dall’Ucraina. E poi c’è la disponibilità di iniziative sul piano diplomatico. Abbiamo offerto, come ha detto il Papa, la disponibilità della Santa Sede di aiutare in tutti i modi per poter fermare le armi e la violenza e negoziare una soluzione. E ci sono vari tentativi che si stanno svolgendo in giro per il mondo”.  

Ucraina: veglia di preghiera a Perugia con gli ucraini

7 Marzo 2022 - éerugia - «Carissimi fratelli e sorelle ucraini, voi tutti che vivete a Perugia e in Italia e anche a coloro che in questi giorni stanno arrivando da noi, mi preme a nome della nostra Chiesa di assicurarvi che proprio questa Chiesa perusino-pievese vi è madre e si sente madre in condivisione con il vostro arcivescovo maggiore di Kiev, Svjatoslav Ševčuk, capo della Chiesa greco-cattolica. È madre anche di tutti gli ucraini lontani, i vostri parenti. Qualcuno ha i genitori, qualcuno ha i fratelli in guerra, richiamati alle armi. Di tutti voi la Chiesa perusino-pievese si sente madre e il vescovo si sente di tutti padre e pastore». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti al termine della veglia di preghiera diocesana con l’adorazione eucaristica per la pace in Ucraina, tenutasi, nella serata del 4 marzo, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Numerosi i fedeli che hanno partecipato, diversi dei quali ucraini residenti nel capoluogo umbro. Non pochi i volti segnati dalle lacrime e dalla commozione per quanto sta accadendo di orribile in Ucraina. Una sofferenza manifestata con grande dignità da persone duramente provate, che vivono con immensa angoscia e preoccupazione il presente e il futuro del loro Paese. «Nonostante tutto non dubitate, sentitevi davvero accolti – ha ripetuto loro il cardinale Bassetti –. Questa nostra terra, l’Umbria, benedetta dai santi Francesco e Benedetto, possa essere per ciascuno e per ciascuna di voi, fratelli e sorelle ucraini, una terra di speranza. Noi ci impegneremo a tenere viva questa vostra speranza, sostenendovi, pregando per voi e augurandovi pace». Il cardinale, prima di impartire la benedizione al termine della veglia, rivolgendosi ancora una volta agli ucraini, ha detto: «Ci separiamo fisicamente, ma spiritualmente rimaniamo uniti e comunione profonda». Nell’omelia il presule ha parlato «di dramma e di incertezza che tutti avvolge in questi giorni», avvertendo «ancor più la necessità di raccoglierci dinanzi al Signore per invocare la tanto desiderata pace. Pace tra gli uomini e tra le nazioni. L’immane sciagura cui stiamo assistendo ci lascia sgomenti. Su case, ospedali, scuole e intere città avanza la distruzione, e sembra spento in alcuni anche il senso dell’umana pietà: dinanzi a questo ci possiamo sentire fisicamente inermi. Ma abbiamo un’arma potentissima ed è la preghiera, insieme al digiuno e alla penitenza. Se fatta con animo puro e con insistenza, arriva al cuore di Dio, l’unico in grado di agire sulla volontà dei potenti. Di fermare questa follia che miete vittime innocenti e ignare, distrugge famiglie e comunità; costringe ad un esodo forzato donne e bambini, con il terrore negli occhi (molti profughi sono accolti anche qui a Perugia); riaccende la fiamma dell’odio in quelle terre che, già nel secolo scorso, sono state bagnate da tanto sangue e bruciate dal fuoco della violenza scatenata da ideologie devastanti». «Ho ancora impresse le immagini della grande celebrazione che tre anni fa ho avuto la grazia di presiedere al Santuario della Santissima Vergine di Zarvaniza, nel centro dell’Ucraina – ha proseguito Bassetti nel ricordare il suo recente viaggio –. Decine di migliaia di persone si erano raccolte da ogni angolo del Paese ai piedi della veneratissima immagine della Madre di Dio. Ho nel cuore quei luoghi di fede e di serenità, che oggi sono teatro di scontri violentissimi e di stragi. Non posso credere alla tanta crudeltà che sta trasformando uomini in belve. La follia sta prevalendo sul dialogo, sul senso di umanità e sulla fraternità. La pace che invochiamo stasera è quella che viene dal Signore: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace…”. Questa pace, infatti, supera ogni nostro meschino interesse. Ci invita prima di tutto a guardare dentro noi stessi, a mettere da parte gli egoismi quotidiani, le piccole vanità, le rivalità negli ambienti di lavoro, il desiderio di potere in ogni ambito in cui viviamo, persino nella Chiesa. La pace del Signore, se accolta con verità, è capace di rinnovarci, di cambiare tutto il nostro essere, di renderci uomini e donne migliori. È capace di cambiare il cuore delle persone e le sorti degli Stati. Mentre iniziamo il cammino di Quaresima, il Signore ci doni la grande virtù dell’umiltà. È l’umiltà, dice Papa Francesco, “il segreto che porta in Cielo”: è “l’unica strada, non ce n’è un’altra”». «Mai come in questo momento la preghiera – ha evidenziato il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione – è la nostra vera “arma” contro la guerra. Giorgio La Pira diceva che «la preghiera è la forza motrice della storia». Lui aveva ben conosciuto la guerra e poi aveva lottato e lavorato per la ricostruzione morale e sociale: tutto il suo impegno è stato una sintesi di contemplazione e azione. E questa è un’eredità importante anche per il mondo di oggi. Abbiamo bisogno, soprattutto oggi, di profeti di pace per rompere il muro di iniquità che gli uomini avidi hanno costruito».

Unità europea e solidarietà concreta: come oggi per gli ucraini, da domani per ogni migrazione

7 Marzo 2022 - Roma - Con la proposta di dare esecuzione alla Direttiva sulla protezione temporanea, l’Unione Europea fa un passo coraggioso nella giusta direzione. Tende la mano verso chi fugge dall’Ucraina, nell’immediato e senza distinzioni, anche a prescindere dalla nazionalità ucraina, in un momento in cui non c’è tempo per indugiare né per perdersi in intralci burocratici. Sarebbe la prima volta che gli Stati membri trovano l’accordo per ricorrere a questo strumento eccezionale, introdotto nel 2001 per offrire un argine umanitario in caso di massicci afflussi di sfollati che non potessero tornare nello Stato terzo d’origine. Davanti agli occhi degli europei di allora, stava l’immagine delle colonne di civili evacuati dall’ex Jugoslavia. Eppure, nonostante la violenza di quel conflitto, neanche allora si riuscì ad applicare la nuova misura. La Commissione propone al Consiglio dell’Unione, l’organo rappresentativo degli Stati membri, di farlo ora. Non vi è dubbio che la crisi ucraina abbia creato le condizioni descritte dalla Direttiva: gli ucraini che varcano i confini del loro Paese fuggono da un pesante conflitto armato e dal serio rischio di violazioni sistematiche dei propri diritti fondamentali. Allo stesso tempo, il loro numero è certamente considerevole: lo è già adesso, quando l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati stima che oltre un milione di persone hanno lasciato il Paese, e lo sarà sempre più nel futuro. Si attendono almeno quattro milioni di profughi. In più, è una fuga che sta avvenendo in tempi precipitosi: numeri così elevati si sono raggiunti in appena una settimana. Queste persone hanno bisogno innanzitutto di essere accolte dignitosamente: si tratta per la maggior parte di donne e bambini e in tutti i casi di persone vulnerabili, col trauma di un improvviso distacco forzato. È importante che ricevano un permesso di soggiorno e il riconoscimento immediato di tutti i diritti, compresi quelli allo studio, al lavoro e all’assistenza sociale. Subito dopo, ci si dovrà impegnare nel ricollocamento, in primo luogo assecondando le loro esigenze di ricongiungimento con familiari nei vari Paesi d’Europa. Anche prima che la nuova protezione diventi effettiva, comunque, un’imponente macchina dell’accoglienza si è attivata nei Paesi confinanti, prima meta dei profughi. Organizzazioni umanitarie, amministrazioni locali e nazionali, volontari e singoli cittadini si sono attivati in Polonia, Moldavia, Romania, Slovacchia, mentre gli altri Paesi spalancavano i confini agli spostamenti secondari. Si sono messi a disposizione cibo, vestiti, auto, case. Nessuna voce politica, in nessun Paese europeo, si è levata in senso contrario. Nulla di strano a pensarci, sembrerebbe la più naturale delle reazioni.  Ora che l’Europa pare rovesciata e che un ingente, improvviso flusso migratorio preme da nord e da est, invece di approdare sui confini sud, i Paesi che finora hanno potuto sciogliersi dagli oneri di asilo europei non avranno più modo di sfruttare il proprio privilegio geografico. Di certo, non potranno più opporsi ad un meccanismo di redistribuzione. L’attuale risposta solidale dell’Europa, per una volta tutta unita, non può portare alla fine della guerra né offrire risarcimento a chi, in passato, ha moltiplicato le proprie sofferenze a causa di sistemi d’accoglienza fallaci e della chiusura delle frontiere europee. Che sia almeno l’inizio di un approccio nuovo verso tutte le migrazioni forzate, da qualsiasi luogo provengano.      

La comunità internazionale del Dopoguerra davanti al nuovo conflitto: che la risposta sia quella di un mondo adulto

7 Marzo 2022 - Roma - L’invasione spinta da brame imperialiste, le città bombardate, le colonne di civili in fuga, gli aerei e i carrarmati, la minaccia nucleare. Una nuova guerra dentro i confini d’Europa, quando nessuno la credeva possibile. Quando nessuno si aspettava di tornare a sentire il rombo dei cannoni così da vicino, come ha commentato la Senatrice a vita Liliana Segre. I testimoni del Novecento come lei sono ancora a raccontarci gli orrori che è toccato loro di vivere. Com’è possibile non ascoltarli affatto? Com’è possibile dimenticare tutto? Una guerra nuova con logiche e dinamiche vecchissime. Se chi l’ha provocata dà prova di non aver imparato nulla, i governi occidentali – a guida di quelle democrazie nate in reazione ai totalitarismi e che si considerano la patria dei diritti – hanno ancora l’occasione di mostrare la propria maturità. Dal secondo Dopoguerra in poi, la comunità internazionale si è dotata di strumenti in grado di prevenire l’apertura di conflitti, di ripristinare la pace appena si rompe, di porre rimedio alle conseguenze dell’uso della forza. La madre del progetto è la Carta delle Nazioni Unite del 1945, che si propone di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e guida a “praticare la tolleranza e vivere in pace”. Sarà questo spirito ad animare popoli e governi davanti alla prima grande prova? Si scorge qualche segnale incoraggiante. Lo è certamente l’avvio di un’indagine da parte del Procuratore della Corte penale internazionale sui crimini che si stanno commettendo in Ucraina. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità nelle regioni orientali del Paese, che la Corte stava esaminando in via preliminare già dal 2014. L’Ucraina, che non è parte dello Statuto di Roma fondativo della Corte, in quell’anno aveva espressamente accettato di sottoporsi alla giurisdizione della Corte. Questo consenso sarebbe bastato al Procuratore per avviare un’investigazione formale e ricomprendervi anche i fatti degli ultimi drammatici giorni. È stato, tuttavia, un segnale forte quello lanciato da 39 tra gli Stati parte dello Statuto, che hanno scelto di deferire comunque la situazione ucraina alla Corte. In sostanza, mostrando il proprio consenso per un intervento pronto e deciso. Ciò rafforzerà l’azione del Procuratore e favorirà una maggiore speditezza delle sue indagini. Ma soprattutto, questi Stati hanno sottolineato il grado dell’allarme internazionale rispetto alla crisi ucraina. Lo scopo dello Statuto di Roma è prevenire e reprimere quei crimini così gravi da sconvolgere la coscienza del mondo. La ricerca dei responsabili e il loro giudizio davanti al massimo organo di diritto penale internazionale sanzionerà i singoli gravissimi crimini, ma soprattutto manderà un messaggio chiaro: nel mondo dopo le guerre mondiali e dopo l’Olocausto, nessuno può ferire i valori fondamentali condivisi. Nessuno può violare la dignità della persona umana e spezzare la pace tra i popoli. Forse è ingenuo aspettarsi che ciò basti a fermare lo slancio irruento di chi non sa abbandonare la logica della sopraffazione e del predominio. Ma è chi non trova altri mezzi che la violenza ad essere fuori dal tempo. Una comunità internazionale con i piedi nella guerra e lo sguardo rivolto alla pace non può che rispondere al fragore delle armi con la voce ferma del diritto. (Livia Cefaloni)

Ucraina: don Semehen: grati al Papa e al presidente Mattarella

[caption id="attachment_27253" align="alignnone" width="300"] (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)[/caption] 6 Marzo 2022 - Roma – “E’ stata veramente una visita che ci ha riempito di gioia. Abbiamo sentito concretamente la vicinanza dell’Italia che in questi giorni non ha mancato di esprimere solidarietà in tanti modi”. Lo dice a www.migrantesonline.it don Marco Yaroslav Semehen, Rettore della Basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes dell’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia  dopo che questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha partecipato alla messa, nella prima domenica di Quaresima, presieduta da don Semehen. È un “grande segno di vicinanza. Siamo grati all’Italia e agli italiani: in questi giorni sono tanti i volontari che partecipano e aiutano nella raccolta e smistamento di medicine e viveri che arrivano qui da ogni parte della città e non solo”. “Siamo grati – dice ancora don Semehen - anche a Papa Francesco per “il nuovo appello che ha rivolto questa mattina all’Angelus affinché prevalgono trattative di pace. E’ quello che chiedono tutti gli ucraini che vivono in Italia e non solo”. E la vicinanza del Papa è stata anche “molto concreta” con la visita, nei giorni scorsi ,dell'elemosiniere che “a nome del Santo Padre ha portato anche viveri e medicinali che noi abbiamo già inviato in Ucraina. Una vicinanza e una solidarietà concreta di Papa Francesco e del presidente Mattarella”. La visita del presidente Mattarella - gli fa eco il presidente della Fondazione Migrantes, l'arcivescovo mons. Gian Carlo Perego - è stata "un segno di attenzione a tutte le 150 comunità cattoliche ucraine in Italia e un segno di riconoscenza per l'impegno negli aiuti umanitari oltre che della preghiera per il popolo ucraino".

Ucraina: papa Francesco, “cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato”

6 Marzo 2022 - Città del Vaticano - "In Ucraina scorrono fiume di sangue e di lacrime: non si tratta solo di un'operazione militare ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria". Lo ha detto questa mattina papa Francesco dopo la preghiera mariana dell'Angelus rivolgendo nuovamente un "accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari e sia garantito e facilitato l'accesso degli aiuti alle zone assediate per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura". Il Papa ha, quindi, ringraziato tutti coloro che stanno accogliendo i profughi e ha implorato che "cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato, e prevalga il buon senso pure, e si torni a rispettare il diritto internazionale". Papa Francesco ha quindi voluto ringraziare anche i tanti giornalisti e giornaliste che in queste ore rischiano al vita per garantire l'informazione necessaria. "Un servizio - ha affermato - che ci permette di essere vicini al dramma di quella popolazione e ci permette di valutare la crudeltà di una guerra! Grazie, fratelli e sorelle". E poi l'invito a pregare per l'Ucraina: "preghiamo insieme per l'Ucraina, qui davanti abbiamo le sue bandiere. Preghiamo insieme, come fratelli, la Madonna Regina dell'Ucraina", recitando un'Ave Maria. (Raffaele Iaria)  

Ucraina: Mattarella questa mattina a messa nella chiesa degli ucraini di Santa Sofia

[caption id="attachment_27253" align="alignnone" width="300"] (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)[/caption]   6 Marzo 2022 - Roma - Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, questa mattina è nella Basilica di Santa Sofia a Roma, la chiesa dove si riunisce la comunità cattolica ucraina. La chiesa, guidata da don Marco Semehen, direttore Migrantes dell'Esarcato dei greco cattolici ucraini in Italia, in questi giorni è diventata il punto di raccolta e di stoccaggio degli aiuti verso la popolazione ucraina. Ogni giorno da qui partono tir pieni di medicine e viveri con la collaborazione di diversi volontari. Anche il cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, nei giorni scorsi si è recato presso la Basilica per recapitare materiale sanitario e generi di sussistenza. La liturgian eucaristica è stata presieduta da don Semehen. (Raffaele Iaria)

Ucraina: mons. Perego, positiva intesa Ue per i profughi ucraini

4 Marzo 2022 - Roma - Ieri i ministri degli Interni della Ue hanno deciso di applicare la direttiva di protezione temporanea ai profughi ucraini. Una decisione certamente “positiva perché copre per un anno non solo i richiedenti asilo ucraini, ma anche migranti e rifugiati provenienti da Paesi terzi e residenti in Ucraina”, dice oggi al quotidiano Avvenire, il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego: “questo fa ben sperare anche per altre situazioni. Credo che sia stato un primo passo importante che ha guardato al precedente della Bosnia e del Kosovo. Poi deve seguire la collaborazione sui territori. Attualmente sono arrivate circa 6.600 persone secondo i dati del Viminale ma, poiché il meccanismo di redistribuzione assegna il 13% all’Italia, potrebbero arrivarne 500mila se in tutta l’Unione entrano 5 milioni di profughi ucraini come prevede l’Ue, o il doppio se i profughi saranno 10 milioni, come prevede l’Onu. Occorre dunque sforzarsi per una redistribuzione diffusa”. In Italia gli ucraini sono circa 250mila con maggioranza donne, le 150 comunità cattoliche ucraine con 60 preti: “è stato importante per la solidarietà e la preghiera, come quella del 2 marzo con il Papa. Sono state le prime a mobilitarsi a Ferrara, Genova, Firenze, Palermo, Padova, Trieste e Gorizia. Il ricongiungimento familiare dei profughi diventerà un elemento importante – sottolinea mons. Perego - per l’accoglienza. Vediamo che il flusso è per lo più composto da donne e bambini. Significa che l’attenzione alla tutela dei minori fuggiti da una guerra e un adeguato accompagnamento psicologico sono aspetti da mettere in campo”. Il presule spera che “l’accoglienza che inizia nei Paesi dell’Est Europa, nel cosiddetto gruppo di Visegrad, sia un primo avviso dell’auspicata redistribuzione dell’accoglienza dei richiedenti asilo, e quindi della tanto attesa modifica del regolamento di Dublino che lascia i profughi nel Paese europeo di primo arrivo”. Il tema della solidarietà  - sottolinea il presidente di Migrantes - torna a “essere elemento qualificante in Europa di fronte a questi come a tutti gli altri richiedenti asilo in arrivo. Ribadisco che l’apertura dei Paesi di Visegrad può essere di buon auspicio per la revisione della politica di asilo nei 27 Stati membri che aveva subito diverse battute di arresto. Ma anche una opportunità per rivedere l’atteggiamento verso altri fronti da cui arrivano i richiedenti asilo, nel nostro caso il Mediterraneo. È un tema discusso nell’incontro dei sindaci e dei vescovi del Mare nostrum a Firenze nei giorni scorsi. Questa guerra ci fa capire quanto è importante che ogni Paese europeo sia Paese di accoglienza, e al tempo stesso che tutta l’Ue sia impegnata nel superamento del regolamento di Dublino”.

Ucrania: missione umanitaria di imprenditori della mobilità sostenibile

4 Marzo 2022 - Roma - Quattro autisti Ncc, aderenti all’Associazione Imprenditori Mobilità Sostenibile, sono rientrati ieri sera dalla missione umanitaria volontaria in Ucraina, iniziata il 28 febbraio. Hanno portato a Leopoli e Ternopil, con quattro veicoli van, medicinali, articoli sanitari, cibo, coperte, vestiario, percorrendo, tra andata e ritorno, più di 3.600 km in tre giorni. Sulla via del ritorno, con loro 23 ucraine: 16 donne, 6 bambine e Raichel, una cucciola labrador, salvandole dai rischi della guerra.  Quattro passeggere sono giunte a destinazione in Polonia, 2 a Verona, 8 a Cattolica e le  altre a Roma. arriveranno a Roma questa sera. La missione umanitaria è completamente autofinanziata, e realizzata con i van che Alfonso, Alex, Nazare, Alexey, utilizzano professionalmente ogni giorno a Roma per trasportare i clienti. I quattro imprenditori del trasporto sostenibile hanno offerto alla causa della pace e della solidarietà umana, anche i mancati guadagni dei giorni impiegati a soccorrere gente sconosciuta e lontana, si legge in una nota. Il presidente di Aims, Paolo De Santis commenta: “Mi hanno raccontato di un momento significativo. All’ultimo check-point di militari ucraini prima di Leopoli, sono stati circondati da una ventina di militari con fare inquisitivo. Quando hanno capito di cosa si trattava si sono sciolti in un sorriso e con gli occhi commossi hanno detto di non poter immaginare che degli italiani potessero spontaneamente attraversare mezz’Europa per portare aiuti. Hanno augurato ogni bene, dando consigli sul percorso”. De Santis ha dichiarato che Aims pensa di far partire un altro convoglio umanitario la prossima settimana, se le circostanze lo consentiranno. (R.Iaria)

Ucraina: mons. Lachovicz, “il mondo non fa niente perché ha paura bomba atomica”

4 Marzo 2022 -

Roma -  “La gente ucraina grida aiuto. Non bastano le parole e le sanzioni, si deve fare qualcosa di più ma il mondo non può fare niente perché c’è il pericolo della bomba atomica e di una apocalisse”. Lo ha detto mons. Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, ospite del ‘Diario di Papa Francesco’ su Tv2000. “Viviamo un momento drammatico – ha aggiunto mons. Lachovicz - l’Ucraina è martoriata e lotta da sola contro l’impero russo. Preferiscono che muoia una sola nazione che tutto il mondo. Il mondo è stato minacciato dalla bomba atomica e ora ha paura di interferire in questa guerra”. “La speranza”, ha concluso mons. Lachovicz a Tv2000, è “l’ultima a morire e vede il futuro” ma “l’apocalisse oggi non è solamente simbolica ma è reale. Se dovesse scoppiare la guerra atomica finirà la vita su questa terra”.

Ucraina, Scalabriniane: ora accogliere, essere solidali e pregare per la pace

3 Marzo 2022 - Roma - "Se non si dovesse raggiungere una tregua nei 27 Paesi dell’Unione europea sono attesi circa 7 milioni di rifugiati. Un numero considerevole, visto che secondo l’Unhcr in tutto il pianeta sono in fuga 8 milioni di persone”. A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane: “In Ucraina sono poco meno di 300mila le persone che hanno passato il confine con la Polonia, altri 200 mila sono già in Ungheria, Moldavia, Romania e Slovacchia. L’Europa è, ancora una volta, colpita al cuore. Il mondo è con il fiato sospeso. Ciò che possiamo fare è continuare ad accogliere, essere solidali e pregare. Secondo l’Onu è la peggiore crisi umanitaria che ha colpito l’Europa negli ultimi decenni ed è l’ennesima dimostrazione che l’intero pianeta deve mobilitarsi per la pace – prosegue – Una piattaforma solidale e di aiuti è la base per contenere gli enormi danni che ne stanno derivando. Facciamo nostri gli appelli di Papa Francesco per porre fine a queste ostilità. Aderiamo convintamente alla Giornata di preghiera e digiuno di oggi e ricordiamo le parole del Pontefice ‘chi fa la guerra dimentica l’umanità’. Succede in Ucraina come in tantissime altre parti del mondo. È ora di pregare, essere uniti, offrirci gesti di solidarietà, educarci a gesti di pace nelle nostre realtà, aiutare la pace a risplendere nel pianeta”. --

Ucraina: arrivati in Italia 4mila profughi

3 Marzo 2022 -

Roma - Il flusso di profughi ucraini verso l’Italia è già iniziato, al ritmo di un migliaio di persone al giorno. Secondo fonti del Viminale, al 1° marzo ammontano a 3.840 gli ingressi dall’inizio del conflitto: 1.890 donne, 570 uomini e 1.380 minori. Arrivano soprattutto dal confine friulano, dopo estenuanti viaggi in automobile o in pullman. Sono famigliole, spesso composte solo dalla mamma e dai bambini, perché il papà è rimasto in patria a combattere. In molti casi, si sistemano presso familiari già presenti sul territorio nazionale o presso famiglie italiane che hanno dipendenti originari di Kiev, Mariupol o altre città. Ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha avuto un lungo colloquio telefonico con l’omologo ucraino Denys Monastyrskiy, manifestandogli la solidarietà del governo e assicurando il massimo impegno italiano per accogliere chi arriva.

Ieri sera una circolare del Capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione ha fornito ai prefetti indicazioni operative sull’accoglienza, in attuazione del decreto legge del 28 febbraio con le misure urgenti per la crisi. Il decreto ha disposto l’incremento di 5mila posti nei centri temporanei di accoglienza (Cas), autorizza l’attivazione di altri 3mila posti del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) ed estende la riserva di posti (5mila) già finanziata per i cittadini afghani evacuati la scorsa estate. Oggi Lamorgese parteciperà alla riunione fra i ministri dell’Interno europei, chiamati a decidere se concedere ai profughi un visto di un anno per soggiornare nell’Ue. Nel frattempo, la circolare ricorda come gli ucraini potranno accedere alle strutture di accoglienza anche «se non in possesso della qualità di richiedente protezione internazionale ». Nell’invitare ad agire con «urgenza», la circolare richiama la possibilità di «sottoscrivere accordi di collaborazione» per «affidare ai comuni la gestione dell’accoglienza», con oneri a carico dell’Interno.

Proviamo a pensarla come Dio e riusciremo per davvero a far pace

3 Marzo 2022 - Milano - Questa guerra alle porte di casa, come tutti i conflitti, come ogni gesto che coinvolge totalmente l’uomo, parte dal cuore e dalla testa e poi arriva alle mani. Mani che caricano un fucile, che demoliscono pareti, che alzano un indice accusatorio. E, dall’altra parte, che erigono trincee, che costruiscono bombe a loro volta, che cercano una via di fuga tra boschi e palazzi. Facile dire che non sono fatte per tutto questo, che un un buon libretto di istruzioni spiega come montare un oggetto e non la via per distruggerlo. Se ci si avvia sulla strada della violenza, quando l’unico linguaggio possibile sembra essere quello della rabbia, tornare indietro diventa a ogni passo più difficile. Si tratta invece di fermarsi un attimo, di resettare la testa infarcita di propaganda, di dare al cuore il tempo di vedere quale tragedia si prepara dietro l’angolo. Andava in questo senso l’invito di papa Francesco per il Mercoledì delle Ceneri. Una formula semplice: preghiera e digiuno per far tacere le armi, per invocare il dono della pace. Non la rinuncia alle proprie responsabilità, tanto meno una ricetta magica, piuttosto l’impegno a provare a ragionare in un altro modo, a tentare di capire la logica di Dio, che è Padre di tutti, e tutti vuole fratelli. Non nemici. Certo, le obiezioni sono facili: ma, come, siamo sull’orlo di un conflitto mondiale e l’unica cosa che proponete è mettervi in ginocchio? E poi, andiamo, certe formule sono vecchie, superate. Può darsi sia così. Però non vanno fuori moda le domande di senso, il perché siamo in questo mondo e cosa fare per migliorarlo. La preghiera ci riporta proprio lì, dove si formano i dubbi, nell’abisso più profondo di noi stessi, in cui cadono le maschere e si resta nudi nelle proprie paure e fragilità. La Quaresima, per i cristiani, è l’itinerario privilegiato per arrivarci. Come uno zoom fotografico allarga le immagini dell’orrore: i morti bambini, i missili sui civili, la lunga interminabile fila dei tank invasori. E allora che fare? Non possiamo nulla, verrebbe voglia di dire ma è la risposta sbagliata. Assieme agli aiuti materiali e all’accoglienza dei rifugiati, si tratta di lavorare su noi stessi. «La pace nel mondo inizia sempre con la nostra conversione personale», ha sottolineato ieri il Papa. Vuol dire, per esempio, disarmare i gesti e il vocabolario, informarsi con cura e non per schieramenti, ascoltare la sofferenza. E qui torna in campo la preghiera, più assidua e profonda durante il tempo che prepara la Pasqua, come un collirio per liberare gli occhi dai pregiudizi. Non una tessera di appartenenza, ma una scuola di umanità cui tutti possono iscriversi. Perché la preghiera è lì, esiste, anche se non si rivolge a Dio. Ti esplode dentro quando il dolore è troppo forte e allora urla, grida, piange. È naturale come l’aria, appartiene a tutti, in più nel credente ha un indirizzo chiaro e la certezza di essere ascoltato. Che non vuol dire ottenere ciò che desideriamo. La logica di Dio, infatti, è diversa dalla nostra. Invocarlo significa dirsi disponibili a provare a pensarla come Lui, passando il più possibile attraverso lo svuotamento di noi stessi, rinunciando all’esagerata autoreferenzialità, mettendo a tacere il narcisismo. Il digiuno, dicono i saggi di ogni tempo e le Scritture, in questo senso aiuta. Fortifica la volontà, educa al sacrificio, qualche volta somiglia al bambino che rinuncia a qualcosa che gli piace molto per dimostrare che la prossima volta saprà fermarsi in tempo, non commetterà più l’errore appena commesso. Una richiesta d’amore e, dal-l’altra parte, una lezione di perdono. Tra le tante testimonianze di questi giorni, una colpisce in particolare. È del nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, che ha provato a mettersi nei panni di Dio. «Se vedessi una grandissima solidarietà tra gli esseri umani – che si aiutano a vicenda, si sostengono, aprono il cuore – direi: che bello, sono diventati fratelli! E la conclusione sarebbe: basta, si è superata la prova, non c’è più bisogno di guerra. Eccovi come dono la pace». La preghiera ci insegna proprio questo. Ad andare a lezione di umanità dal Signore. Per imparare la logica che riempie il cuore di progetti di bene, che impegna la testa nella ricerca del modo per realizzarli. E così disarma le mani. (Riccardo Maccioni- Avvenire)

Mons. Delpini: “le vittime trovino in noi un’accoglienza lungimirante e generosa

3 Marzo 2022 - Milano – “Questo momento drammatico, questo tempo confuso, questa umanità smarrita, angosciata, indignata, spaventata, domanda una parola che non sia solo convenzionale, che non sia solo una retorica proclamazione di principi. Quale parola possiamo dire noi, discepoli di Gesù?”. Così l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha iniziato la sua meditazione nel corso dell’Adorazione eucaristica che si è celebrata ieri pomeriggio in Duomo, accogliendo l’invito del Papa a dedicare la giornata del 2 marzo al digiuno e alla preghiera per la pace. “Non disperate dell’umanità. Non pensate solo a voi stessi. Ammonite i violenti. Prendetevi cura delle vittime”: questi i quattro appelli dell’arcivescovo nel suo intervento. Di fronte allo sconforto per questa ennesima guerra, per “la perversione di rapporti tra popoli fratelli che genera il fratricidio, la desolazione di gente che lascia il paese, la casa, la terra”, l’arcivescovo ha invitato anzitutto a “non disperare dell’umanità”: “Continuate a credere che tutti siamo fatti per edificare la fraternità universale. Trovate parole e gesti, pensieri e occasioni per dichiarare la stima, l’invito a conversione, la vocazione all’amore fraterno di tutti gli uomini e le donne che abitano questa terra”. “Nella tragedia abita la tentazione di ripiegarsi su di sé e di intendere il dramma presente solo come un danno economico”, ha proseguito mons. Delpini: “è necessario invece un animo grande e sensibile, che sosta in preghiera per ascoltare lo Spirito che suggerisce le vie da percorrere e non solo i danni prevedibili e i vantaggi probabili. Abbiamo una parola da dire a tutti coloro che vogliono la guerra - ha poi ammonito -: ricordatevi che dovete morire, tutti dobbiamo morire. Dovrete rendere conto a Dio di quello che avete fatto”. “Viene il momento del prendersi cura”, ha concluso l’arcivescovo: “Verranno a bussare persone che hanno perso la casa. Trovino casa tra noi in una accoglienza intelligente, lungimirante, generosa e sollecita. (…) Sia generosa la mano che dona e che organizza il sollievo”.

#abbraccioperlapace: la società civile si mobilita per il dialogo tra comunità ucraine e russe

2 Marzo 2022 -

Roma - Al via domani, 3 marzo, #abbraccioperlapace, Campagna di mobilitazione per promuovere l’apertura di tavoli di dialogo tra le comunità ucraine e russe presenti in Italia, arginando e prevendo l’odio che potrebbe divampare tra i due popoli fratelli in conseguenza dell’aggressione Russa all’Ucraina.

Promossa dall’Alleanza “Per un Nuovo Welfare”, che riunisce oltre 100 organizzazioni del terzo settore diffuse in tutta Italia e dal Comitato editoriale di Vita società editoriale e impresa sociale. #abbraccioperlapace ha un grande valore concreto perché vuole  costruire in maniera  diffusa  - attraverso i tavoli di dialogo - l’opportunità di confronto tra persone e quindi popoli, spiega una nota spiegando che è anche  una Campagna Culturale perché narra tutta la capacità della società civile di essere terreno di dialogo tra le diversità, tra i popoli, tra le culture con un no deciso ad ogni forma di violenza.

I tavoli di dialogo sono incontri, momenti di confronto, che ospitano anche cittadini di nazionalità Ucraina e Russa promossi e ospitati nelle loro sedi dalle tante organizzazioni che sin dalle prime ore di diffusione della campagna hanno dato la loro adesione. Tra questi Azione Cattolica Italiana, Acli, Action Aid, Save the Children, Banco Alimentare, Next Nuova Economia per Tutti, Scuola di Economia Civile, Rete di Economia Sociale Internazionale, Gruppi di Volontariato Vincenziano, Associazione Papa Giovanni XXIII, Fondazione Ebbene, la Rete di Economia Civile Sale della Terra, Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, Casa della Carità, la Conferenza Permanente Franco Basaglia, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Nazionale Bioas.

Possono aderire alla campagna tutte le  organizzazioni della società civile, ma anche a gruppi di cittadini informali, inviando una mail all’indirizzo abbraccioperlapace@gmail.com ed apponendo  all’ingresso della propria sede il cartello simbolo di #abbraccioperlapace che riporta la dicitura “Qui c’è un Tavolo di Dialogo per la Pace”, accompagnata dall’immagine di un abbraccio realizzata appositamente dall’attivista e fumettista Gianluca Constantini.

Per diventare promotori di un Tavolo di Dialogo per la Pace basterà accogliere nella propria sede la testimonianza di cittadini dell’est di diverse nazionalità,  in particolar modo russi e ucraini. Il dialogo potrà avere origine da un qualsiasi tema: leggere insieme autori delle due nazionalità e del pensiero nonviolento, organizzare insieme raccolte di beni di prima necessità da inviare nelle zone del conflitto, condividere progettualità utili per il sostegno a distanza e per l’accoglienza di profughi  della guerra.  Durante il tavolo le persone che partecipano sono  accompagnate da operatori capaci di essere accoglienti e di animare il dibattito. Il tavolo di dialogo può concludersi con un impegno scritto dei componenti di entrambe le comunità per far avanzare la pace ma soprattutto con un loro abbraccio.  Saranno proprio le foto di questi abbracci a diventare la base dello storytelling di questo movimento dal basso che in tutto il Paese chiede dialogo e Pace.

 La campagna di Mobilitazione si muoverà anche sul web. I promotori hanno realizzato materiali per brandizzare siti e social delle persone e delle organizzazioni che credono nella necessità di un #abbraccioperlapace. Tutti i materiali ufficiali sono scaricabili alle pagine www.vita.it, www.perunnuovowelfare.it, www.azionecattolica.it e www.ebbene.org. Per l’occasione la Società editoriale Vita ha realizzato in un Instant Book gratuitamente scaricabile http://www.vita.it/it/magazine/2022/03/01/letture-per-la-pace/426/ che contiene alcune tra le pagine più belle della letteratura ucraina e russa ma anche del pensiero non violento.

Diocesi Locri-Gerace: strutture diocesane per l’accoglienza dei profughi ucraini

2 Marzo 2022 - Locri - La diocesi di Locri-Gerace si mobilita per sostenere la popolazione ucraina colpita dalla guerra. Accogliendo l’appello di papa Francesco, il vescovo, mons. Francesco Oliva, invita tutta la Chiesa diocesana alla preghiera ed al digiuno e chiede la partecipazione alla “Veglia diocesana di preghiera per la pace in Ucraina e nel mondo” che sarà celebrata oggi, Mercoledì delle Ceneri, alle ore 21.00 nella Cattedrale di Locri. Tale giornata ha valenza spirituale e pastorale. Essa - scrive in una nota la diocesi -  è un richiamo alla pratica delle opere di misericordia spirituali e corporali per salvare il popolo ucraino dalla guerra. La preghiera, con il digiuno e l’elemosina, costituisce uno degli atti essenziali che traducono davanti a Dio l’umiltà, la speranza e l’amore dell’uomo. È, contemporaneamente, un’offerta ed un atto d’amore al Padre. Infatti, per essere efficaci, il digiuno e l’astinenza devono unirsi alla preghiera e alla carità. La Caritas diocesana in tale prospettiva, ricordando le parole di Sant’Agostino di «dare in elemosina quanto riceviamo dal digiuno», seguendo le indicazioni del vescovo  in collaborazione con gli Uffici e le realtà diocesane, promuove un calendario di iniziative per fare fronte alla situazione emergenziale che l’Ucraina si è trovata ad affrontare. In particolare mons. Oliva, "preoccupato della drammatica situazione", chiede ad ogni famiglia, ove possibile, di devolvere a favore del popolo ucraino il frutto delle nostre rinunce cioè l’equivalente di un pasto pari a € 10,00 di un giorno feriale. Inoltre, chiede alle parrocchi e raccomanda i parroci a destinare la raccolta della Prima Domenica di Quaresima (6 Marzo) a sostegno delle popolazioni dell’Ucraina. Inoltre organizza con l’ufficio Migrantes diocesano e i centri di ascolto diocesani e parrocchiali, attività di ascolto ed accoglienza delle istanze provenienti dai fratelli e dalle sorelle ucraini, che vivono nel territorio diocesano dando, per quanto possibile, risposte concrete di vicinanza e prossimità e in collaborazione con la fondazione Santa Marta e la Fondazione Opere di religione, predispone le strutture diocesane per l’accoglienza dei profughi ucraini in caso di necessità e di emergenza.

Portate indietro le lancette della storia

2 Marzo 2022 - Su quadrante dell’Europa, la culla della luminosa civiltà, le lancette tornano sulle ore buie. Circolarità di una storia che sembra ripetersi non a causa del fato ma per scarsa memoria. Terra meravigliosa, che ha visto piangere i suoi figli e le sue figlie, a causa delle guerre che sul suolo si sono consumate. Non solo epiche battaglie, ma conflitti dalle dimensioni mondiali. Ideologie che hanno annichilito l’uomo per quella brama di potere e di imperialismo, che fa perdere la testa. Ore buie, che scandiscono una notte che sembrava ormai passata, di cui si faceva memoria solo nelle giornate legate agli orrori dell’olocausto e delle foibe, dei genocidi. Scene viste nei film che si ripropongono con agghiacciante violenza, terribile contemporaneità. Muro contro muro le due superpotenze si affrontano su un terreno conteso. Guerra fredda, Stati considerati campi di battaglia, attacchi tecnologici e sanzioni commerciali, interessi e crolli della borsa. File di carri armati, missili e droni, armi sempre più sofisticate. E l’uomo continua la sua egoistica corsa verso un potere che non deve essere messo in crisi per nessun motivo. Dove c’è puzza di complotto, vero o presunto, si interviene in maniera devastante. L’io si riprende il suo spazio e riappare l’uomo solo al comando, così come accadde in tempi passati. I dissensi non sono ammessi! Minacce terribili: chi si metterà contro farà le spese con una forza distruttiva mai vista prima. Non è passato nemmeno un secolo di pace in Europa e i confini di uno Stato sovrano sono stati violati per imporre con forza la volontà suprema; il grande Impero fa sentire il fiato sul collo del debole offrendo in cambio solo una libertà limitata, come quella di un cane legato alla catena. Fin qui e non oltre! Si dibatte, si calcola, si tira la corda per vedere chi cede prima, da che parte cede e fin dove possono tirare gli altri partner che potrebbero perdere tutto. Fino a quando può resistere il giovane stato Ucraino? Il piccolo Davide contro il colosso Golia. Ma volte possono bastare anche cinque ciottoli di fiume, una pietra che rotolando dalla montagna colpisce la base della grande statua di Nabucodonosor. E il gigante dai piedi di argilla può crollare definitivamente. (Enzo Gabrieli - Direttore "Parola di Vita")

Ucraina: oltre 100mila i rifugiati in Romani dall’inizio della crisi

2 Marzo 2022 - Roma - Dall'inizio della crisi in Ucraina sono stati 105.452 i rifugiati a varcare la frontiera verso la Romania, secondo il quotidiano cotidianul.ro. Molti hanno già lasciato la Romania per raggiungere i propri familiari sparsi in vari Paesi dell'Europa occidentale, ma molti altri sono rimasti ricevendo la straordinaria solidarietà della popolazione romena che, soprattutto nelle città in prossimità delle frontiere, sta garantendo in tutti i modi assistenza. Secondo l'alto commissario dell'Onu per i rifugiati, Kelly Clements, circa 677.000 persone hanno abbandonato l'Ucraina a meno di una settimana dall'inizio della guerra. Per l'Unicef la metà di questi rifugiati sono bambini.

Ucraina: in 680mila hanno lasciato il Paese

2 Marzo 2022 -

Roma - Un “esercito” di invisibili. Che prova, in tutti i modi, a sfuggire all’orrore della guerra. Secondo una stima dell’Onu, sono un milione gli sfollati interni in Ucraina. «C’è stata molta attenzione su coloro che fuggono nei Paesi vicini, ma è importante ricordare che la maggior parte delle persone colpite si trova in Ucraina», ha spiegato una funzionaria dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, Karolina Lindholm Billing. C’è chi ha poi scelto di abbandonare il Paese, cercando rifugio superando il confine. Sono almeno 680mila: oltre 400mila sono entrati in Paesi Ue, la maggior parte in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania. «I numeri stanno crescendo in modo esponenziale. Sono passati solo sei giorni dall’inizio del conflitto », ha detto

da Ginevra la portavoce dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Acnur- Unhcr), Shabia Mantoo, assicurando che l’Onu sta mobilitando le risorse necessarie per rispondere più rapidamente ed efficacemente possibile all’emergenza. «Di questo passo, con un aumento così esponenziale, la situazione è destinata a diventare la più grande crisi dei rifugiati in Europa dall’inizio del secolo », ha aggiunto. «In arrivo quattro milioni di rifugiati dall’Ucraina, non lasciamo soli i Paesi che accolgono »: è l’accorato appello lanciato dall’Alto commissario Filippo Grandi in una lettera aperta al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mentre la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson ha parlato di «cinque milioni di profughi»: «L’Onu parla di prepararsi a cinque milioni di persone e penso sia il numero a cui dovremmo prepararci».

Papa Francesco: grazie ai polacchi per l’accoglienza agli ucraini

2 Marzo 2022 -
Città del Vaticano - “Saluto cordialmente tutti i polacchi. Voi, per primi, avete sostenuto l’Ucraina, aprendo i vostri confini, i vostri cuori e le porte delle vostre case agli ucraini che scappano dalla guerra”. Lo ha detto il Papa, salutando al termine dell’udienza i pellegrini polacchi. “State offrendo generosamente a loro tutto il necessario perché possano vivere dignitosamente, nonostante la drammaticità del momento”, ha proseguito Francesco salutando da un fragoroso applauso dei fedeli presenti in Aula Paolo VI: “Vi sono profondamente grato e vi benedico di cuore”. Poi un riferimento, a braccio, allo speaker che ha introdotto il saluto: “Questo frate francescano che fa lo speaker adesso in polacco, ma lui è ucraino. E i suoi genitori sono in questo momento nei rifugi sotto terra per difendersi dalle bombe in un posto vicino a Kiev. E lui continua a fare il suo dovere qui con noi. Accompagnando lui, accompagniamo tutto il popolo ucraino che sta soffrendo per i bombardamenti, le famiglie e i tanti anziani che stanno soffrendo. Portiamo nel cuore questo popolo! E grazie a te per il lavoro!”.