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Migrantes e Ass. Ercolini a fianco dei Rom

31 Marzo 2020 - Roma - L'associazione Ercolini di don Orione, fondata nel 2004 dall’attuale vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D'Ercole, sostiene diversi nuclei Rom in questa emergenza del coronavirus. Purtroppo i diretti interessati – dice Salvatore Paddeu dell’Associazione - sono bloccati nelle loro abitazioni e non possono svolgere i modesti lavori che li consentivano di sostenere le spese quotidiane. Ad esempio Zineta non può recarsi a pulire la Chiesa di Prima Porta come da tempo si era accordata col parroco. In grave difficoltà anche ìDilan, che vive con la sua famiglia in un borgo vicino Latina che “non può svolgere i suoi lavori, agricolo la mattina e aiuto chef nelle ore serali”. “A parte il minimo sostegno economico, siamo – aggiunge Paddeu - per loro un punto di riferimento. Ci chiamano spesso per esser aggiornati sulla triste realtà e inoltre cerchiamo di essere per loro di conforto”. “Migrantes – conclude - continua a sostenere le nostre attività a conferma dell'importante ruolo di coordinamento strategico in un momento molto delicato che trova tutti noi inermi e speranzosi nella Divina Provvidenza”.

De Robertis (Migrantes):  “non dimenticare le fasce più vulnerabili, chi vive alla giornata”

31 Marzo 2020 -
Roma - Un  appello “a non dimenticare le fasce di persone più vulnerabili: gli immigrati che continuano a lavorare nei campi. Se non ci fossero loro non avremmo cibo per noi. I migranti che sono rinchiusi nei centri; le famiglie rom, i circensi e lunaparkisti”. Con l’auspicio che i Comuni, coinvolti negli ultimi provvedimenti governativi per le persone più in difficoltà, “facciano arrivare gli aiuti a tutti, soprattutto a coloro che sono nell’impossibilità di avere altre fonti di reddito e vivono alla giornata”. A parlare al Sir è don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes. A livello nazionale e diocesano arrivano molte richieste, soprattutto dalle famiglie di circensi, giostrai e rom, “che hanno difficoltà addirittura a reperire cibo – racconta don De Robertis -. Devono far fronte al necessario per le famiglie e dare da mangiare agli animali. Alcuni immigrati non possono pagare gli affitti di casa. È una situazione pesante”. A Torino, inoltre, l’amministrazione ha chiesto alla Fondazione Migrantes un elenco dei cimiteri non cattolici. “Questo vuol dire che ci sono morti per il coronavirus anche tra gli stranieri”, dice. “Tra il personale paramedico tanti sono stranieri”, ricorda don De Robertis, e “molti stanno dando un grande contributo accanto ai nostri anziani”. “In questi giorni – afferma – ci stiamo rendendo conto che l’Italia potrà farcela solo se lavoriamo tutti insieme per il benessere del Paese, indipendentemente dalla provenienza. Stiamo riscoprendo che non esiste un ‘noi’ e un ‘loro’. Spero che questa consapevolezza non venga meno al termine dell’emergenza”. Finora le misure per prevenire il contagio nei campi rom sono state “molto labili”, osserva il direttore della Migrantes: “In alcuni comuni si sono limitati a dire: andate alle Caritas. Ma nei campi si vive in spazi ristretti, in promiscuità, non c’è acqua”. “Noi speriamo che l’ultimo provvedimento del premier Conte possa arrivare un po’ a tutti – dichiara  -. Però bisognerebbe andare a vedere cosa sta accadendo nei vari comuni”. Tra le amministrazioni virtuose don De Robertis cita Bari, che ha mandato un camion con generi di prima necessità al campo rom. Una situazione ad alto rischio – ricorda – è quella nei grandi centri di accoglienza o di rimpatrio –  dove sono accolti o rinchiusi gli immigrati: “Lì sono in condizioni assolutamente non idonee a contenere il contagio. Ci sono camerate, pochi bagni. Questo può diventare un pericolo per tutti”.

Frosinone: iniziative per non fare sentire nessuno solo

26 Marzo 2020 - Frosinone - In questo momento di grave emergenza sanitaria una compagnia circense presente in diocesi di Frosinone – Veroli – Ferentino si trova bloccata dalle restrizioni governative con la conseguente impossibilità di poter lavorare e di spostarsi.  La Caritas diocesana è intervenuta con l'obiettivo di non fare sentire nessuno solo e abbandonato offrendo sostegno per le necessità primarie che l'intera compagnia circense ha. È stata attivata una rete di commercianti particolarmente sensibili che hanno risposto prontamente ai bisogni. Ovviamente il responsabile della compagnia con grande dignità confida nel poter tornare presto a lavorare e a poter continuare a far sorridere non solo i propri cari e i membri della compagnia, ma anche i tanti bambini e adulti che ora più che mai hanno bisogno e desiderano godersi uno spettacolo emozionante che solo al circo si può gustare. Nella diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino inoltre sono seguiti da tempo 5 nuclei di famiglie rom per le quali sono stati fatti interventi di sostegno per regolarizzare i documenti, progetti di scolarizzazione con importanti risultati raggiunti, soprattutto sono stati messi in campo progetti di integrazione. Purtroppo l'emergenza sanitaria ha richiesto la sospensione di alcuni progetti quali percorsi formativi altamente professionalizzanti, tirocini lavorativi ma nonostante ciò il sostegno quotidiano per le necessità primarie e la vicinanza umana non sta mancando con l'obiettivo di poter tornare presto a camminare insieme. (Gloria Lauretti)  

Migrantes Modena-Nonantola: il servizio delle comunità cattoliche straniere e l’aiuto ai rom del territorio

25 Marzo 2020 - Modena - Tutti i cappellani della diocesi di Modena-Nonantola seguono le loro comunità facendo in modo che le persone restino in casa per evitare il propagarsi del contagio, ci dice Giorgio Bonini dell’Ufficio Migrantes diocesano. Allo stesso tempo “si cerca di tenere i contatti, seppure a distanza, per continuare a garantire l'assistenza spirituale”. Alcune famiglie della comunità polacca condividono (a distanza) la parola del giorno,  recitano la Coroncina alla Divina Misericordia alle ore 15 di ogni giorno con don Fraczek. Don Celestin sottolinea che per la comunità Cattolica Anglofona di San Barnaba di Modena è “un momento difficile come per gli altri ma una cosa chiara è che tutti  noi restiamo a casa  seguendo l'ordine del governo per salvare la vita”. Per la messa domenicale e per i contannti con i fedeli della comunità utilizza WhatsApp, preparando tutto e le famiglie fanno il resto a casa. Ascoltano la messa dell'arcivescovo, mons. Erio Castellucci in TV. Ultimi fra gli ultimi, Migrantes cerca di portare aiuto ad alcune famiglie nomadi già 'normalmente' in difficoltà e ora “sono ancora più emarginati”.

Comitato Europeo Diritti sociali: preoccupazione per i diritto sociali dei migranti e delle condizioni abitative dei rom

24 Marzo 2020 - Comitato Europeo Diritti sociali: preoccupazione per i diritto sociali dei migranti e delle condizioni abitative dei rom Strasburgo - I diritti sociali dei migranti “sono in pericolo in Europa”, secondo le ultime conclusioni annuali del Comitato europeo dei diritti sociali ( ECSR ). Il Comitato è sempre “più preoccupato per il trattamento dei minori migranti in situazione irregolare, accompagnati o meno, e dei minori richiedenti asilo, e in particolare del loro accesso a un alloggio adeguato e sicuro”. Per quanto riguarda il diritto all'abitazione, il Comitato è particolarmente preoccupato per “le indegne condizioni abitative di rom e viaggiatori in molti paesi”. Inoltre il Comitato sottolinea il problema del crescente numero di bambini apolidi in Europa che hanno “un accesso limitato” a diritti e servizi essenziali come la salute e l'istruzione. Il Comitato ha chiesto agli Stati parti di fornire ulteriori informazioni durante il prossimo ciclo di rendicontazione sulle misure per ridurre i casi di apolidia.  

Ass. 21 luglio: a rischio anziani e bambini rom e sinti

19 Marzo 2020 - Roma – “Io resto a casa? No. Tu resti a casa. Io resto nel campo. Sta qui tutta la differenza!”. È questa frase, pronunciata da un abitante della baraccopoli di Salone – periferia est della Capitale – l’incipit dell’indagine curata dall’ Associazione 21 luglio volta a comprendere, dopo 9 giorni dalla sua pubblicazione, l’impatto del decreto governativo IoRestoaCasa sui 3.500 abitanti delle baraccopoli formali monoetniche della città di Roma, ovvero in 6 “villaggi attrezzati” e in 9 “campi tollerati”. I ricercatori si sono serviti di interviste telefoniche, realizzate tra il 14 e il 17 marzo 2020, che hanno coinvolto 24 soggetti dimoranti presso il “villaggio” di via Cesare Lombroso, di via Luigi Candoni, di via dei Gordiani; di Castel Romano, di via di Salone. In questi insediamenti vivono circa 2200 persone. In alcuni casi, in container deteriorati di 21 mq vivono anche 6 o 7 persone. “In nessuna baraccopoli è stata segnalata la presenza di operatori sanitari disponibili a distribuire dispositivi di prevenzione o ad illustrare le misure atte a prevenire il contagio”, denuncia l’associazione sottolineando che restano le azioni raccomandate attraverso la tv e che sono praticabili, però, “laddove le condizioni igieniche lo permettono o dove almeno c’è disponibilità di acqua corrente (scarsa in via di Salone e utilizzata solo attraverso autobotte a Castel Romano)”. “Un fattore fortemente penalizzante è rappresentato dall’impossibilità di svolgere la consueta attività lavorativa. In alcuni casi – spiega una nota - quando eventuali risorse risultano scarse, può essere la solidarietà della comunità ad intervenire. Essa però, in tempi di contagio, dove domina la paura del contatto fisico, rischia di venire meno con conseguenze che nel tempo, per alcuni soggetti, potrebbero assumere una dimensione drammatica. In quasi tutti gli insediamenti sono stati segnalati casi di famiglie con minori o anziani che a partire dai prossimi giorni potrebbero trovarsi nell’impossibilità di disporre di beni di prima necessità. Sono proprio questi ultimi, probabilmente insieme ai bambini, la categoria che, all’interno delle baraccopoli romane, sta pagando il prezzo più alto di un decreto che interviene sulla libertà di movimento e con essa sulla possibilità, per chi vive di un’attività informale, di una sussistenza giornaliera”. Nelle interviste emerge “scarsa consapevolezza da parte degli abitanti delle baraccopoli dell’impatto che le misure attualmente imposte dal decreto potrebbero avere sull’infanzia. La sospensione dell’attività scolastica e l’impossibilità di utilizzare strumenti tecnologici indispensabili a seguire un’eventuale didattica a distanza pone i minori in età scolare in uno stato di grave isolamento in rapporto ai coetanei e agli insegnanti”. Ma cosa accadrebbe – si sono chiesti i ricercatori di Associazione 21 luglio - se, come prospettato da alcuni abitanti intervistati, in un insediamento come quello di via Luigi Candoni, abitato da più di 800 persone di cui la metà minori, venisse riscontrata anche una sola positività? La promiscuità presente nella baraccopoli, dove si evidenzia un evidente sovraffollamento interno ed esterno alle abitazioni, “è tale da poter isolare solo il paziente e la sua famiglia o andrebbe messa in quarantena l’intera comunità?”: l’analisi delle condizioni delle baraccopoli romane e i recenti fatti di “quarantene” di insediamenti rom a Cuneo e a Lucca, “fa apparire concreto il rischio che un’eventuale positività al Codiv-19 riscontrata nelle baraccopoli formali della Capitale, lasciate nell’abbandono più totale da anni unito al disinteresse istituzionale registrato anche prima e durante l’epidemia, possa far esplodere problematiche di carattere sanitario che sarà difficile governare per gravità ed entità”. Per tale ragione l’Associazione lancia un appello on line rivolto alla sindaca Virginia Raggi e al prefetto di Roma Gerarda Pantalone per chiedere di: “garantire nelle baraccopoli romane la distribuzione beni di prima necessità e condizioni igienico-sanitarie adeguate assicurando in primis l’accesso all’acqua potabile; assicurare all’interno degli insediamenti la presenza di operatori sanitari e di mediatori culturali che possano promuovere una campagna informativa e distribuire agli abitanti dispositivi di protezione individuali; rinforzare e coordinare una rete di volontariato sociale al fine di monitorare in maniera capillare le condizioni igienico-sanitarie e la salute di quanti vivono nelle baraccopoli della Capitale; predisporre per tempo, in caso di riscontro di una o più positività al Covid-19 all’interno degli insediamenti formali, un adeguato e tempestivo piano di intervento sanitario, al fine di evitare che la città arrivi impreparata a tale evento”. “Mai come in questi giorni difficili – afferma Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio - Roma deve mostrare il suo volto di città solidale, attenta agli ultimi e garante dell’art.32 della Costituzione Italiana che estende a tutti i cittadini le azioni di tutela e prevenzione della salute pubblica. Alle 6.000 persone che oggi vivono nelle baraccopoli romane, non dimentichiamo i 7.700 senza fissa dimora. Un esercito di uomini, donne, bambini in condizioni estreme, ai quali deve essere salvaguardato il diritto alla salute a vantaggio loro e a tutela dell’intera collettività”.

Migrantes: rinviato l’incontro annuale degli operatori pastorali dei rom e sinti

6 Marzo 2020 -

Roma - Prendendo atto delle nuove disposizioni ministeriali per arginare la diffusione del Covid-19,  il convegno Migrantes – previsto dal 15 al 17 marzo presso Villa Campitelli a Frascati – è stato rinviato a data da stabilirsi. All’ incontro annuale di formazione degli operatori pastorali “amici” dei rom e sinti era previsto, tra gli altri, l’intervento di padre Claude Dumas, Presidente del CCIT (Comité Catholique international pour les Tsiganes) che avrebbe introdotto l’incontro sul tema “La visione pastorale chez les Rom”.​

Migrantes: a marzo l’incontro degli “amici dei Rom e Sinti”

28 Febbraio 2020 - Roma – “Il Vangelo tra i Rom. Annunciare testimoniare condividere”. Questo il tema dell’incontro annuale degli “amici dei Rom e Sinti”, promosso dalla Fondazione Migrantes che si svolgerà a Frascati, dal 27 al 29 marzo 2020. Tra gli interventi previsti  quello del catecheta Enzo Biemmì e molte testimonianze. La celebrazione eucaristica di sabato 28 marzo sarà presieduta dal vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio Mons. Giampiero Palmieri. (R.I.)  

Pastorale dei Rom: un “ospedale da campo” alla Magliana

4 Febbraio 2020 - Città del Vaticano - A Roma, nel quartiere Portuense, nel cuore della Magliana, una zona periferica storicamente difficile, c’è una Parrocchia che da decenni è impegnata nell’accoglienza e nell’integrazione delle comunità Rom. È intitolata a San Gregorio Magno ed è stata visitata da Papa Francesco nell’aprile del 2014. In quell’occasione il Pontefice, rivolgendosi ai fedeli, aveva affermato che Dio si trova proprio nelle “debolezze dell’umanità”. A conferma di queste parole, proprio in quest’area disagiata della diocesi del Papa c’è una comunità cristiana viva, un piccolo modello di “ospedale da campo”, per dirla con Francesco. Debora Foglia è nata alla Magliana cinquantatré anni fa. Considera la parrocchia un po’ casa sua e da due anni è responsabile del ‘Centro di ascolto’. “Il centro – ci spiega – è nato trent’anni fa. Come in quasi tutte le parrocchie è quel posto dove le persone in difficoltà possono venire per essere appunto ascoltate, aiutate e supportate anche con un pacco di generi alimentari”. “Abbiamo cercato di aprire il nostro centro anche ai Rom e ci occupiamo in particolare delle persone che vivono sotto il viadotto della Magliana, che collega questo quartiere all'Eur, e di quelle che vivono a Campo Candoni, uno dei campi Rom attrezzati di Roma Capitale”. Ogni lunedì, alle diciassette, inizia l'accoglienza delle persone Rom. Un volontario li attende all’ingresso, viene distribuito un numero per la turnazione, mentre suor Rosanna prepara il tè caldo per gli ospiti.  “Piano piano, un bicchiere di tè e una chiacchierata, li riceviamo. Io ho un quaderno dove raccolgo la storia di queste famiglie”, spiega la signora Debora. “Loro ci raccontano le loro storie, i loro problemi, di cosa hanno bisogno e noi cerchiamo di aiutarli. Per loro, anche solo la chiacchierata, il colloquio, è fondamentale. Quando è possibile, li andiamo a trovare anche sotto il viadotto o nel campo. È una cosa bellissima conoscere la loro vita, io resto sempre affascinata dalle storie di queste famiglie”. A Campo Candoni, racconta la volontaria, i Rom sono per metà rumeni e per metà bosniaci, mentre i figli sono quasi tutti nati in Italia ma non hanno la cittadinanza, solo il permesso di soggiorno. “È una situazione – ci spiega – che crea problemi per le cure mediche, per ottenere i documenti, per l'iscrizione a scuola. Noi cerchiamo di aiutarli sotto tutti questi aspetti”. Anche nella Capitale le persone Rom sono spesso discriminate e trattate da “cittadini di seconda classe”, come ricordava Papa Francesco nell’incontro con il popolo Rom e Sinti nel maggio 2019. “Non nego che tra i Rom ci siano persone che rubano e commettono altri reati”, spiega Debora Foglia. “Però credo che con le altre persone sia importante instaurare rapporti umani. Solo così crollano i muri della paura e dello stigma. Solo quando conosci una persona e sai il suo vissuto puoi aiutarla”. “Uno dei loro problemi principali, per esempio, è il lavoro”, racconta Debora. “Perciò cerchiamo di fargli fare qualche lavoro qui in parrocchia: li chiamiamo a potare le piante, raccogliere l'immondizia e riusciamo a dargli così una paga giornaliera”. “Qui in parrocchia abbiamo anche una ‘Casa della carità’ dove abbiamo ospitato una famiglia Rom, marito, moglie e una bimba. Lui adesso sta aprendo una piccola impresa, da solo, perché abbiamo creduto in lui. Bisogna dare una possibilità a queste persone, ricordarsi che sono esseri umani, spesso con grandi potenzialità e una diversità che è una ricchezza immensa”. “Le discriminazioni sono basate sul pregiudizio”, spiega Giancarlo Gamba, settantenne di origini bergamasche da decenni impegnato in attività sociali nel quartiere. “In questi anni, attraverso una cooperativa sociale che ha lavorato sul territorio abbiamo creato occasioni dove i Rom potevano lavorare con i nostri giovani. Dove si riesce a creare queste situazioni le barriere cadono e oggi abbiamo muratori che quando hanno bisogno di qualcuno vanno chiamare quella persona Rom perché l'hanno conosciuta e sanno che ci si può fidare”. “Sette anni fa – racconta ancora Giancarlo – abbiamo messo su in parrocchia un progetto chiamato ‘Sabato in famiglia’: un momento di convivialità settimanale che coinvolgeva soprattutto i poveri.  Anche qui abbiamo messo i Rom al primo posto e abbiamo creato amicizie, relazioni. Dove si crea relazione si crea inserimento, sicurezza e tutto diventa più semplice”. “Certo – conclude Giancarlo – qui alla Magliana siamo circa trentacinquemila ed è chiaro che ci sono sempre frange più difficili. Un mese fa, per esempio, c’è stato un incendio nelle baracche sotto il ponte ed era chiaramente un incendio di natura dolosa, ma noi cerchiamo di emarginare chi considera i Rom come il capro espiatorio di tutti i mali della società”. Parroco a San Gregorio Magno dal settembre 2019 è don Stefano Meloni che ha alle spalle una lunga esperienza pastorale con i Rom nella periferia di Villa Gordiani, nel quartiere Prenestino. “La mia parrocchia precedente, Santa Maria della Misericordia, sorge accanto a un Campo Rom. Lì il campo nomadi era casa mia e la parrocchia era casa loro e con queste persone ho instaurato un rapporto di profonda amicizia che ha dato i suoi frutti”, spiega don Stefano. “Per esempio adesso siamo alla terza generazione di ragazzi Rom. I primi erano molto chiusi, ma quelli di adesso stanno assumendo gli atteggiamenti degli altri ragazzi del quartiere. Oggi lì quasi tutti i bambini Rom vengono battezzati, vengono al catechismo, frequentano la parrocchia, vanno a scuola”. Alla Magliana però don Stefano ha trovato una situazione diversa: “Il campo Cantoni è una sorta di ghetto in mezzo alla campagna, sono persone lontane dalla comunità parrocchiale. I Rom che sono sotto il viadotto stanno ancora peggio, in baracche improvvisate, spesso in mezzo al canneto. Ma il mio atteggiamento è lo stesso: loro sanno che la parrocchia è a loro disposizione e che qui c'è sempre una casa pronta ad ospitarli”. “Non tutti i parrocchiani sono contenti di questo nostro lavoro di accoglienza, ma non ci sono grandi tensioni. La maggior parte della comunità capisce che sono anche loro persone che hanno bisogno di aiuto e qui nessuno vuole creare guerre tra poveri”, conclude il parroco.  (Fabio Colagrande – Vatican News)

Migrantes: a marzo l’incontro degli “amici dei rom e sinti”

29 Gennaio 2020 - Roma – “Il Vangelo tra i Rom. Annunciare testimoniare condividere”. Questo il tema dell’incontro annuale degli “amici dei rom e sinti”, promosso dalla Fondazione Migrantes che si svolgerà a Frascati, dal 27 al 29 marzo 2020. Tra gli interventi previsti  quello del catecheta Enzo Biemmì e molte testimonianze. La celebrazione eucaristica di sabato 28 marzo sarà presieduta dal vescovo delegato Migrantes della Conferenza Epicopale del Lazio mons. Giampiero Palmieri. (R.I.)

Giornata della Memoria: una “passeggiata” da Largo 16 ottobre a piazza degli Zingari domenica 2 febbraio

27 Gennaio 2020 - Roma - Si celebra oggi in Italia la Giornata della Memoria che ricorda l’olocausto di sei milioni di ebrei. Una giornata che, però, non dimentica i 500mila rom e sinti vittime del genocidio nei campo di sterminio nazisti. Per fare memoria, in questa settimana, l’ Associazione21 Luglio promuove, per domenica prossima, 2 febbraio, “una passeggiata urbana nel cuore di Roma per unire, in un unico abbraccio le Memorie delle due persecuzioni”. La passeggiata inizierà alle ore 11,00 presso Largo 16 ottobre 1943 davanti alla targa che ricorda il “sabato nero” del ghetto di Roma. All’evento è prevista la partecipazione e l’intervento di Lello Dell’Ariccia, sopravvissuto al rastrellamento del ghetto del 16 ottobre del ’43, Tobia Zevi membro della comunità ebraica, Triantafillos Loukarelis, direttore UNAR e testimoni del genocidio delle comunità rom. I partecipanti si sposteranno poi in una passeggiata libera verso Piazza degli Zingari dove è previsto un omaggio presso la targa che ricorda lo sterminio del popolo rom. La tragedia che ha colpito i rom e sintomi viene ricordata con il nome “Porrajmos” che si divide - ricorda l’associazione - in quattro periodi. Il primo periodo è inaugurato con la Circolare del Ministero degli Interni del 19 febbraio 1926 che dispone il respingimento delle carovane entrate nel territorio “anche se munite di regolare passaporto” e l’espulsione di quelle soggiornati di origine straniera. Il secondo periodo è racchiuso tra il 1938 e il 1942 e risulta segnato da una pulizia etnica organizzata presso le frontiere. Il terzo periodo si inaugura con un Ordine emanato l’11 settembre 1940 dal Capo della Polizia Nazionale che ordina, per i rom di nazionalità italiana “certa o presunta” il rastrellamento “nel più breve tempo possibile” e il concentramento “sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatte in ciascuna Provincia”. L’ultimo periodo, il quarto, parla il drammatico linguaggio della “soluzione finale” verso i campi di sterminio. (R.I.)  

Carpi: Mons. Castellucci in visita al campo nomadi

23 Gennaio 2020 - Carpi -  “Una giornata particolare”. Questo il titolo di un libro che descrive la giornata vissuta con Paolo VI nel 1965 a Pomezia quando per la prima volta incontrò le comunità nomadi. Ci sembra una frase adatta per descrivere quanto accaduto domenica scorsa, nella Diocesi di Carpi: la visita dell’Amministratore Apostolico, Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, al campo nomadi delle Piscine di Carpi. Un momento di preghiera, un invito a fondare la propria vita sulla roccia delle parole di Gesù, la benedizione alle persone, la distribuzione di una preghiera da recitare in famiglia e un piccolo momento conviviale. E’ stato un incontro fatto di sobrietà, semplicità, fraternità, calore umano, inserito nel percorso che da anni vede la Chiesa di Carpi impegnata in questo ambito pastorale. Percorso che a sua volta è parte di un’attenzione pastorale che, non senza difficoltà, la Chiesa universale ha cercato di portare avanti con la sua presenza pastorale tra i rom, i sinti e le altre popolazioni nomadi. Dall’ottobre 2011, la Migrantes Diocesana ha svolto attività catechistica presso le famiglie Sinti di Carpi. Nei primi due anni il catechismo si è svolto direttamente all’interno del campo e poi, dopo la suddivisione in due unità, sia presso le piscine di Carpi e sia presso la parrocchia di Cortile. Dal 2014, l’attività catechistica per le famiglie di Carpi si svolge principalmente presso la parrocchia di San Nicolò e quella per le famiglie di Cortile si svolge nella parrocchia della frazione. Abbiamo avuto in questi anni la gioia di veder conferito il Sacramento della Cresima a giovani che abbiamo accompagnato fin dall’inizio nell’iniziazione cristiana, insieme all’amministrazione del Sacramento del Battesimo ai bambini nati nei due campi. Inoltre, alcuni giovani volontari svolgono un servizio di doposcuola settimanale, grazie alla collaborazione anche con gli scout. Ed è molto bello vedere la partecipazione a questo cammino di nuovi volontari, i quali insieme alle persone che da più tempo si dedicano a questo servizio pastorale e alle catechiste di San Nicolò che più da vicino hanno seguito questo percorso, si sono ritrovate la scorsa domenica al campo. E alla luce di un fragile sole pomeridiano, che tentava di attutire il freddo invernale, riuniti attorno a dei semplici banchetti, come quelli usati per il doposcuola e il catechismo, nello spazio all’aperto, così come per tante volte si è svolto e si svolge questo servizio, nel cuore di diversi operatori pastorali sono risuonate le parole di San Paolo VI rivolte ai nomadi in quella giornata particolare richiamata all’inizio, un grande inno all’accoglienza: “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro… Siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati”. E come ci ha detto una delle persone che fin dall’inizio ha svolto questo servizio pastorale: “I poveri sono davvero parte della Chiesa, la edificano, ne sono in un certo senso gli architetti, in quanto attraverso di loro il Signore ci smuove, ci chiama a prendere sempre più in mano la nostra vita e a seguirlo”. Domenica scorsa, Mons. Castellucci, con il gesto di visitare il campo, un gesto semplice e allo stesso tempo concreto e sentito, riteniamo abbia invitato tutti noi, Chiesa di Carpi, ad andare sempre di più in questa direzione. (Ufficio Migrantes Carpi)    

Intesa a Torino per chiudere i campi rom

20 Dicembre 2019 - Torino - Non ci saranno sgomberi forzati. Niente ruspe. In virtù di un’intesa siglata il 16 dicembre dal Comune di Torino, dalla Regione Piemonte, dalla Diocesi e dalla Prefettura, i campi rom regolari saranno liberati entro il 2020 cercando soluzioni abitative alternative per le famiglie nomadi: in alloggio, in strutture del terzo settore o in terreni idonei a ospitare roulotte. L’accordo, come si legge sul settimanale della diocesi “La Voce e il Tempo”,   firmato in Prefettura riproduce il metodo della concertazione fra istituzioni locali, già sperimentato con successo per liberare l’ex villaggio olimpico Moi da mille occupanti.

Buon Natale!

20 Dicembre 2019 -

Roma  - “Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di tortura e schiavitù ignobile? Come possiamo rimanere indifferenti di fronte agli abusi e alle violenze di cui sono vittime innocenti, lasciandoli alle mercé di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo ‘passare oltre’, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano facendoci così responsabili della loro morte? La nostra ignavia è peccato!”.

Papa Francesco, ieri, ci ha invitato a non essere indifferenti verso tanti uomini, donne e bambini che vivono la loro condizione di migranti avendo occhi aperti verso gli ultimi senza farci troppe domande.

Un invito forte, a pochi giorni dal Natale, quando siamo invitati a contemplare la nascita di Gesù, nato in una mangiatoia “perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

Tante famiglie, come quella di Gesù, ci ricordano come il mistero del Natale è nascosto anche dietro una fuga dalla violenza o dalla povertà.

Nel festeggiare il Natale guardiamo alle loro storie, alle loro vicissitudini, alle loro vite nel nostro Paese insieme ai nostri connazionali che in questi anni hanno lasciato l’Italia per altri Paesi del Mondo. Insieme guardiamo anche ai 150.000 rom e sinti che vivono in Italia, agli oltre 60mila operatori del mondo dello spettacolo viaggiante e a tutti coloro che sono in viaggio, in cammino, lontani dalle loro famiglie. “Invitiamoli” a prendere posto, a farne posto nelle celebrazioni natalizie.

Giornata per i Diritti dell’Infanzia: una “Biblioteca Vivente ” per ricordare i bambini nelle baraccopoli

19 Novembre 2019 - Roma -  Domani, 20 novembre, si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale per i Diritti  dell’Infanzia e dell’Adolescenza. L’evento ricorda l’approvazione della Convenzione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York ma, nonostante siano trascorsi 30 anni da quel giorno, la strada per l’affermazione dei diritti dei bambini che vivono esclusione sociale e povertà è ancora in salita. Ne sono un esempio i circa 14mila minori rom che abitano nelle baraccopoli delle città italiane, ai margini di contesti urbani e in piccoli “ghetti” dove anche i servizi minimi non sono quasi mai garantiti, evidenzia l’Associazione 21 luglio, impegnata dal 2010 nella difesa dei diritti delle bambine e dei bambini che vivono in emergenza abitativa che come ogni anno organizza un momento di riflessione. In occasione del prossimo anniversario, in collaborazione con la Rete REYN Italia  (che vede coinvolti anche l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, “Casa della Comunità Speranza” di Mazara del Vallo e l’associazione Articolo 34) ha promosso un evento di “Biblioteca vivente" dal titolo "Un libro non si giudica dalla copertina!". Si tratta di “metodologia innovativa con un obiettivo chiaro: decostruire i pregiudizi creati intorno a differenze di genere, età, etnia, stato sociale, formazione culturale, scelte di vita attraverso il dialogo ma anche l’ascolto e la comprensione”. Cuore pulsante della Biblioteca sono i libri “umani ” e nel caso specifico “donne e uomini rom che hanno subito episodi di discriminazione nella loro vita e che dopo anni trovano il coraggio di raccontare quanto vissuto perché consapevoli della potenza intrisa nel dialogo”, si legge in una nota. A supportare la loro funzione, due ruoli importanti: il bibliotecario che presenta titoli e sinossi del catalogo e un dizionario (umano anch’egli) pronto a spiegare passaggi chiave della storia recente, non solo del nostro Paese. L’evento della “Biblioteca Vivente”, dal titolo “Un libro non si giudica dalla copertina!”, è fissato in calendario per la giornata di domenica 24 novembre con due appuntamenti: in centro città e in periferia. A partire dalle ore 10.30, i libri “umani” della “Biblioteca Vivente” saranno in piazza Madonna di Loreto per incontrare chi vorrà ascoltare le loro storie. Nel pomeriggio, invece, dalle ore 15.00, si trasferirà a Tor Bella Monaca, presso il Centro Commerciale “Le Torri” di via Amico Aspertini. “La strada per la tutela dei diritti delle bambine e dei bambini che  in Italia abitano i margini urbani è ancora lunga e in salita: i dati, tutt’altro che rassicuranti, dimostrano quanto sia necessario continuare a parlarne – ha detto Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio -. Quest’anno abbiamo deciso di lasciare che siano i protagonisti stessi a raccontare le discriminazioni subite e le strategie attivate per superarle perché solo le testimonianze dirette possono imprimere stati d’animo e consapevolezze. Ringraziamo  di vero cuore le donne e gli uomini che hanno accettato di raccontare alcuni dei momenti più segnanti e difficili della loro vita  e ci auguriamo che tanti ‘lettori’ si avvicinino per sfogliare le ‘pagine’ che compongono il ‘catalogo’ della Biblioteca Vivente”. L’evento è patrocinato dalla Regione Lazio, dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e dalla  Fondazione Migrantes.

Rom: un incontro di Sant’Egidio su percorsi di integrazione a Milano

15 Novembre 2019 - Milano “I Rom di Via Rubattino 10 anni dopo. Immagini, video e racconti di un'integrazione possibile". Questo il tema di un incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio di Milano il prossimo 19 novembre,  che vuole fare il punto sulle storie dei rom sgomberati dieci anni fa a Milano. Era il 19 novembre del 2009 quando 400 rom romeni venivano sgomberati dalla baraccopoli di via Rubattino a Milano. Venti sgomberi in un anno con bambini costretti a cambiare 8 scuole in tre anni. La Comunità di Sant'Egidio, insieme a tanti cittadini della zona ("Mamme e maestre di Rubattino"), reagì con azioni solidali, come le insegnanti che ospitarono gli alunni sgomberati, ricorda una nota. Oggi la quasi totalità di quelle persone (73 famiglie) vive in casa, è “finito il tempo delle baracche e dei topi; in ogni nucleo almeno un adulto lavora; il 100% dei minori frequenta le scuole dell'infanzia, primarie e medie, molti ragazzi studiano alle superiori e fanno volontariato”. All’incontro porteranno la loro testimonianza alcuni rom e interverranno l'Assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e Milena Santerini dell'Università Cattolica e Comunità di Sant'Egidio coordinati da  Stefano Pasta, Assunta Vincenti, Flaviana Robbiati e Elisa Giunipero. La vicenda dei rom di Rubattino rappresenta “uno dei maggiori casi di superamento della baraccopoli e di accesso alla casa, tra i più significativi percorsi di integrazione di famiglie rom in Italia”, spiega oggi la comunità: "Dieci anni di amicizia ci dicono che tanti muri sono stati abbattuti, tante cose che ritenevamo impossibili sono diventate la normalità: è normale che un ragazzo finisca le medie e si iscriva alle superiori, è normale che due amici rom e non rom escano insieme a Milano che è la città di entrambi, è normale che un anziano milanese sia accudito da una donna rom. E' diventato normale che persone tanto diverse si sentano parte della stessa famiglia. E' stata un'amicizia che ha chiesto di cambiare a tutti,  ai rom e ai non rom".  

Milano: oggi una preghiera per rom e sinti morti negli ultimi anni

31 Ottobre 2019 - Milano - Saban, morta mentre cercava vestiti in un cassonetto. Costel, ucciso dal fuoco nel tentativo di scaldarsi. La piccola Elena, affogata nella roggia dietro Chiaravalle, e Emil, bruciato nel giorno del suo tredicesimo compleanno nel rogo della baracchina. Mariana, Liliana e Cristian, portati via dalle malattie proprio mentre i loro figli, finalmente in casa e non più nei campi, iniziavano le scuole superiori. Sono queste alcune delle tante storie che si ascolteranno questa sera a Milano nel corso di un momento di preghiera in memoria dei “nostri fratelli rom e sinti” morti negli ultimi anni a Milano. L’iniziativa è promossa dalla  Comunità di San’Egidio insieme alla Comunità Pastorale Lambrate e Ortica e al Servizio Pastorale per i Rom e Sinti della Diocesi di Milano. I bambini depositeranno i lumini all’altare mentre si ascolteranno i ricordi dei defunti, si leggerà un brano del Vangelo e il Padre Nostro sarà recitato in italiano e in lingua romanes.  Tante delle morti di questi anni sono “ingiuste e conseguenza della povertà”, si legge in una nota. Spesso sono storie di bambini. Come Florentina, fulminata a 5 anni per la scarica elettrica ricevuta da un palo della luce. O Maria, neonata morta di freddo a Legnano. Eppure da alcune di queste tragedie sono nati grandi legami con i volontari che li seguono da anni.

Rom e sinti: Casa della Carità promuove confronto nella prospettiva di superare i campi

8 Ottobre 2019 - Milano – A 15 anni dall’inizio dei suoi interventi, il 10 e 11 ottobre, Casa della carità di Milano promuove due giornate di approfondimento, per raccontare le storie, le sfide e i successi raggiunti insieme a tante famiglie rom e per condividere strategie e piani in grado di superare i campi, promuovendo la piena cittadinanza e inclusione di Rom e Sinti. Alcune delle persone accolte in questi anni dalla Casa della carità, esperti accademici italiani ed europei, rappresentanti delle comunità rom e sinte e membri delle istituzioni si confronteranno su come in Italia sia possibile costruire percorsi sociali, culturali e di cittadinanza con Rom e Sinti. La Casa della carità di Milano, si legge in una nota, “fin dalla sua nascita ha lavorato nelle aree più marginalizzate della città di Milano, in insediamenti formali e informali o in edifici abbandonati, dove la maggior parte delle persone incontrate erano famiglie Rom, provenienti dall’Europa dell’est” lanciando anche il progetto “Villaggio solidale” per promuovere l’inclusione sociale e la piena cittadinanza di queste persone. Il convegno si aprirà con la presentazione dei risultati del lavoro sociale della Casa della carità, partendo dal modello del “Villaggio solidale” e analizzando casi come quelli del superamento dei campi autorizzati di via Triboniano e via Idro a Milano, che la Fondazione ha seguito in prima persona. Seguiranno interventi relativi ad altre esperienze di successo in Italia in Europa e non mancherà la voce delle comunità Rom.

Rom e sinti: fontana chiusa a Fossano, “scelta che non risolve problemi e crea malumore”

9 Agosto 2019 - Fossano -  “Con dispiacere abbiamo appreso della scelta della chiusura della fontana di piazza Castello, a causa di un utilizzo improprio da imputarsi ad ‘alcune persone di etnia Sinti’, così come scritto sui social”. Lo scrivono sacerdoti e diaconi di Fossano in una lettera pubblicata dal settimanale “La Fedeltà” - e ripresa dal Sir - dopo che il sindaco di Fossano ha fatto chiudere temporaneamente una fontana nella centrale piazza Castello, che sembra sia stata utilizzata da donne nomadi per lavarsi. Il caso ha scatenato centinaia di commenti sui social. “Certamente occorre decoro nelle nostre strade e nelle nostre piazze e non si possono accettare attitudini inadeguate, ma ci domandiamo perché arrivare a una scelta così drastica che non risolve nessun problema, crea malumore e alla prova dei fatti individua soltanto ‘un nemico’ in quelle persone?”. L’intento dei sacerdoti e dei diaconi è quello di “fare fronte comune contro la maleducazione che purtroppo sta crescendo in mezzo a noi, facendo una seria riflessione sul nostro linguaggio e sulle nostre ipocrisie, per non correre il rischio di seminare cattiveria e odio verso gli altri”. “Vorremmo agire per far sì che le persone tirino fuori di sé ogni aspetto positivo, come lo sono il rispetto dei luoghi comuni, l’attenzione ad ogni essere umano e la cura dell’ambiente; insieme ce la potremo fare”.

Commissione Ue: “uguaglianza e non discriminazione sono valori che non possono essere dati per scontati”

2 Agosto 2019 - Bruxelles - Nella Giornata di commemorazione delle vittime rom dell’Olocausto “rendiamo omaggio alla memoria dei 500mila rom che hanno perso la vita in queste circostanze. Quest’anno in particolare commemoriamo con profonda tristezza il 75º anniversario dell’assassinio degli ultimi rom che sono stati così ingiustamente e brutalmente imprigionati nel ‘campo degli zingari’ ad Auschwitz, persone che sono state uccise per il solo fatto di essere chi erano”. Lo affermano il primo vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans e la commissaria Věra Jourová per la “Giornata europea di commemorazione delle vittime rom dell’Olocausto”. Tale giornata speciale è stata istituita dal Parlamento europeo nel 2015 proprio per ricordare il mezzo milione di persone sinti e rom, che all’epoca rappresentavano almeno un quarto della loro popolazione totale, assassinati nell’Europa occupata dai nazisti. “Nelle nostre società europee moderne e nel dibattito politico non c’è spazio per la disumanizzazione dei rom o di altre minoranze. Le atrocità perpetrate in passato ci ricordano che l’uguaglianza e la non discriminazione sono valori che non possono essere dati per scontati: la loro difesa ci impone di essere sempre vigili e pronti ad opporci a coloro che li attaccano”, affermano i due commissari. Oggi la commissaria Jourová, responsabile per la giustizia, parteciperà alla cerimonia di commemorazione ad Auschwitz-Birkenau. Un’altra commemorazione si terrà a Strasburgo dinanzi alla sede del Consiglio d’Europa.