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Rom, sinti e caminanti: si è riunita a Roma la Commissione pastorale nazionale

2 Dicembre 2025 - Il 2 dicembre 2025 si è riunita a Roma, per la terza volta nel corso dell'anno, la Commissione nazionale per la pastorale rom e sinti della Fondazione Migrantes, presieduta dal direttore generale, mons. Pierpaolo Felicolo. All'ordine del giorno il resoconto sull'Incontro nazionale di Napoli e la prima programmazione per il prossimo (previsto nel mese di settembre 2026); e una riflessione sul recente Giubileo dei rom, sinti e caminanti. Il clima dell'incontro è stato molto buono proprio grazie al fatto di aver lavorato assieme per la preparazione dei due grandi eventi. In particolare, sono state tante le risonanze sull'incontro di Napoli, che ha rappresentato un salto di qualità organizzativo e di stile, che ora ci si attende di mantenere anche per la prossima edizione. Molto importante è stato in questo senso il contributo del Comitato campano per i rom. L'incontro ha coinvolto concretamente la città e la chiesa locale, in particolare tanti operatori pastorali di Napoli e della Campania, oltre a quelli arrivati dal resto d'Italia. Sono rimasti nella memoria la lectio dell'arcivescovo di Napoli, il card. Domenico Battaglia, la cena offerta dalle famiglie del campo di Scampia e la visita alle catacombe. Sul Giubileo è grande la soddisfazione per il lavoro corale che ha portato a coinvolgere circa 3.500 rom, a una importante partecipazione di insieme e alla bella animazione della messa finale presso il Santuario del Divino Amore.

Rom: è morta ad Avezzano Mimma Stefanelli

24 Novembre 2025 - È morta nella sua casa all’età di 101 anni Mimma Stefanelli, che ha dedicato tutta la sua vita al servizio in favore della comunità rom di Avezzano. L’incontro di Mimma con gli “zingari” risale alla metà degli anni ‘70 quando, ancora insegnante, fu chiamata da don Antonio Sciarra, primo direttore della Caritas diocesana, per interessarsi dei rom abruzzesi sedentarizzati in città dal secondo dopo guerra, ma già in testa nelle tristi classifiche dell’intolleranza. Ed infatti, di lì a qualche anno, è rimasta solo in questo servizio di frontiera. "La sua amicizia con il mondo dei rom - si legge in una nota della Diocesi di Avezzano - è stata radicata nell’obbedienza al Vangelo. È diventata una figura di riferimento per la comunità". Nel 1978, nel 30° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ha fondato, insieme a don Antonio Sciarra, il Centro socio-culturale rom della comunità zingara di Avezzano. Nel 1993 Caritas Italiana, in preparazione al nuovo millennio, decise di pubblicare la Collana La Biblioteca della Solidarietà e ha affidato a lei e a mons. Bruno Nicolini il volume sull’apostolato della Chiesa italiana tra i rom e i sinti. "È stata un punto di riferimento - si legge ancora nella nota - per tutti coloro che operano con gli zingari: è intervenuta nelle università, ha avuto una rete di contatti con tutti i glottologi, antropologi, sociologi che hanno studiato il mondo dei rom, collaborando con la specifica rivista culturale del Centro studi zingari, Lacio Drom, nella speranza di contribuire all’elaborazione di una nuova cultura della tolleranza e della solidarietà". Mimma Stefanelli  

Giubileo, Leone XIV a rom, sinti e camminanti: “Siate anche voi protagonisti del cambiamento d’epoca in corso”

18 Ottobre 2025 - "Che la pace di Cristo sia nei vostri cuori, fratelli e sorelle! E la pace sia anche nei cuori dei tanti operatori pastorali che sono qui presenti e instancabilmente camminano con voi". Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, papa Leone XIV ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Giubileo di rom, sinti e camminanti, 60 anni dopo lo storico primo incontro di Paolo VI con il popolo gitano a Pomezia: "Dio Padre vi ama e vi benedice. E anche la Chiesa!", perché "voi potete essere testimoni viventi della centralità di queste tre cose: confidare solo in Dio, non attaccarsi ad alcun bene mondano, mostrare una fede esemplare in opere e parole. Non è scontato vivere così!". Prima di ricordare le parole dei precedenti incontri con Benedetto XVI e Francesco, il Papa ha sottolineato che "le società cosiddette progredite vi hanno puntualmente scartato [...] marginalizzato e reso itineranti senza pace e senza accoglienza –  prima nelle carovane stagionali, poi negli accampamenti situati nelle periferie delle città, dove talora vivete ancora senza corrente elettrica e acqua". Il paradosso, ha rilevato il Papa è che proprio quei modelli di sviluppo hanno "creato nell’ultimo secolo le più grandi ingiustizie sociali a livello globale". Proprio per questo "sempre più ci rafforziamo nell’idea che proprio i valori che i poveri portano avanti con grande dignità e orgoglio sono quelli a cui tutti dobbiamo guardare per cambiare rotta". Leone ha invitato i popoli rom, sinti e camminanti a non scoraggiarsi, nonostante tutto, e a essere "protagonisti del cambiamento d’epoca in corso, camminando insieme alle altre persone di buona volontà dei luoghi dove vi trovate, andando oltre la diffidenza reciproca, facendo conoscere la bellezza della vostra cultura, condividendo la fede, la preghiera e il pane frutto di lavoro onesto". Infine, ha voluto ringraziare "il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale e la Fondazione Migrantes per il grande sforzo messo in opera al fine di organizzare un Giubileo così bello", invitando tutti i presenti "a portare avanti con rinnovata energia gli obiettivi formulati dal V Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari". Leone XIV incorona la "Madonna dei rom"

Le voci di Scampia. Il “Coro Millecolori”

17 Ottobre 2025 - Rom, sinti e camminanti stanno per vivere il loro Giubileo a Roma, proponiamo un articolo di "Migranti Press" su un'esperienza sostenuta dalla Fondazione Migrantes, il "Coro Millecolori" di Scampia (NA). Il “Coro Millecolori” nasce nel 2019 a Napoli, nel quartiere di Scampia, presso il “Centro Millecolori” delle Suore della Provvidenza. L’idea del proget­to, sostenuto dalla Fondazione Migrantes, è quella di offrire a tutti i bambini e le bambine provenienti da una delle aree più marginali di Napoli – il ri­one “Lotto P” di Scampia, più il campo rom di Cupa Perillo – un’occasione per scoprire e valorizzare i propri talenti, av­viare possibili percorsi di pro­fessionalizzazione nell’ambito dell’arte e della bellezza e, so­prattutto, effettuare concreti passi di integrazione tra per­sone di etnie e culture diverse che difficilmente trovano vie di convivenza. Il Coro intende presentare la musica come via per “umaniz­zarsi”, conoscere sé stessi e gli altri, crescere nell’armonia e nell’amicizia. La proposta rien­tra nella “pastorale dei rom” ed è offerta concretamente dalla Rettoria Santa Maria della Spe­ranza, gestita dai Padri Gesuiti, in collaborazione con le Suore della Provvidenza.
I primi passi
Al momento della nascita, gra­zie alla paziente opera di suor Edoarda Pirò, allora direttri­ce del Centro, e della prima direttrice corale, Chiara Ca­lastri, il coro riuniva una venti­na di bambini, di età compresa tra i 7 e i 10 anni, e ha inizia­to cantando un repertorio di brani etnici di tutto il mondo. Il repertorio poi è andato gra­dualmente evolvendo, passan­do al gospel afro-americano, fino a brani originali in lingua napoletana, scritti e arrangia­ti dall’attuale direttore artisti­co, Ciccio Merolla, insieme alla direttrice corale, Filomena De Rosa. In poco tempo i bimbi del “Coro Millecolori” sono pas­sati dalle piccole performance nel territorio di Napoli a con­certi fuori regione, con tappe a Firenze, Milano e, di recen­te, a Torino dove, dal 26 al 28 settembre 2025, hanno parte­cipato a “Babelebàb -Secon­do Festival Nazionale dei Cori Interculturali”. Inoltre, il Coro ha nel tempo registrato i pro­pri brani e sta completando il lancio della prima raccolta, in uscita a fine 2025. È interessante rileggere la ge­nesi, i valori “fondanti”, la sto­ria e lo sviluppo dell’esperien­za del coro, attraverso le parole di Chiara Calastri, nel suo re­port ancora inedito, Voices of Scampia – Coro Millecolori; An Ethnographic Report on Choral Creative Practices in a Neapol­itan Marginaliseed Neighbour­hood. Scrive Calastri che «il Coro Millecolori mira a rendere l’educazione musicale accessi­bile a tutti i bambini» e chiari­sce che «il progetto concepisce la musica non solo come un’ar­te, ma anche come ciò che può plasmare il contesto in cui na­sce, grazie all’interazione con le principali istituzioni politi­che e le strutture di sviluppo socio-economico che operano per la rigenerazione del poten­ziale del quartiere». La filosofia educativa che ha sostenuto sin da principio tut­ta l’attività corale era costitui­ta da tre assi:
  • Suonare: incontrare l’arte (ear training, analisi dei brani, trascrizione, tecnica).
  • Esprimersi: incontrare il pro­prio sé (improvvisare, compor­re, arrangiare, interpretare).
  • Condividere: incontrare l’al­tro / gli altri (musica d’insie­me, esecuzione, performance, registrazione).
Chiara Calastri valuta l’espe­rienza del primo anno di vita del Coro Millecolori in questo modo: «La scoperta e lo svilup­po di nuovi talenti musicali ha dimostrato come in pochi mesi le famiglie si siano sentite con­fermate e valorizzate grazie alla scoperta di figli talentuo­si. Il riconoscimento del pro­prio talento è servito ai giova­ni anche come motivazione per assumersi la responsabilità di sviluppare la propria tecnica. Per quanto riguarda il ricono­scimento dei giovani di etnia rom attraverso la musica rom, questo obiettivo è quello che da sempre ha posto una sfida, che ancora attende risposta».
L’evoluzione del coro: un discernimento costante
Inizialmente i bimbi del Coro cantavano brani di diverse tra­dizioni del mondo, in diverse lingue (inclusi hindi ed ebrai­co). L’esperienza è stata mol­to bella, ma c’era un ostacolo fondamentale alla piena rap­presentazione dei brani: la dif­ficoltà di comprensione e pro­nuncia delle lingue, al di là della mera riproduzione del “suono” dell’originale. Pertanto nel 2020 il Coro è pas­sato a un repertorio gospel. Pur trattandosi sempre di canti in lingua straniera, il gospel era ed è un genere musicale che possiamo definire “il canto de­gli oppressi”: porta in sé una sensibilità nella quale implici­tamente i ragazzi si ritrovava­no, riuscendo in questo caso a esprimere con grande natura­lezza il significato delle canzo­ni, cioè la sofferenza dell’uo­mo che domanda a Dio il senso della vita a fronte di una situazione di povertà, schiavi­tù e spesso anche di maltratta­mento. Nei primi due oltre alle lezioni corali vi erano lezioni di percussioni, chitarra e an­che pianoforte. L’idea era che il coro potesse auto-accompa­gnarsi con il supporto iniziale di maestri di musica. In questa cornice di evoluzio­ne del Coro, è arrivato come di­ rettore artistico Ciccio Merolla, musicista afro-napoletano, già percussionista di Pino Danie­le. Con il suo arrivo, unitamen­te alla presenza di Filomena De Rosa, che nel frattempo ave­va sostituito Chiara Calastri, è stato possibile a scrivere per il coro dei testi inediti nell’unica lingua che accomunava i gio­vani nati a Scampia: la lingua napoletana. I primi brani del nuovo corso del Coro Millecolori sono stati arrangiati e suonati “in casa”, con l’aiuto di musicisti profes­sionisti locali, proponendo ai bimbi di performare cantando coralmente sulla musica suo­nata live. Nel momento in cui sono arrivati i primi concer­ti, il risultato è stato entusia­smante. Tuttavia l’esecuzione dal vivo con una band richie­deva lo spostamento di un or­ganico troppo grande e troppo complesso. Inoltre, supera­ta l’emozione del momento in cui performava, a un ascolto “a freddo” delle registrazio­ni dei concerti il risultato ap­pariva meno soddisfacente: molti errori, scarsa intonazio­ne, troppa confusione. Pertan­to si è deciso di interrompere la performance live e si è ini­ziato a comporre i nuovi bra­ni avvalendoci di basi musica­li pre-registrate, utilizzando le basi stesse come playback su cui le voci dei bambini poteva­no cantare dal vivo con grande facilità, con maggiore intona­zione e armonia, e senza muo­vere numerosi musicisti e pe­santi strumenti musicali.
L’afro-beat e il rap napoletano
Ciò ha permesso anche di svi­luppare in modo più articolato il genere musicale performa­to dai bambini, con l’introdu­zione di diversi brani su basi “afro-beat” e con la presenza di parti in “rap napoletano”, il che ha favorito l’attività solistica di alcuni talenti notevoli presen­ti nel coro. Il risultato è stato sorprendente, come pure è sta­ta eccellente la pedagogia sot­tesa a questa nuova formula: imparare divertendosi, diver­tirsi imparando, sperimentare l’ascolto della propria voce pri­ma su una base completa con anche le voci registrate, e suc­cessivamente sulla base solo strumentale. Inoltre, lungo l’arco di tre anni i bambini, che ora sono dei giovani, del Coro Millecolo­ri hanno fatto ripetutamen­te l’esperienza dello studio di registrazione, hanno impara­to a farsi coraggio per vincere la naturale timidezza e ritro­sia al salire sul palco, appren­dendo come gestire l’emozione trasformandola in “energia di performance”, fino a introdur­re alcuni movimenti del corpo in accompagnamento al can­to e alcuni momenti “recita­ti” di presentazione dei brani, traducendoli dal napoletano all’italiano. Oggi, dopo sei anni di percorso costante, i giovani coristi san­no offrire uno spettacolo com­pleto, interessante dal punto di vista dei contenuti e della musica, arricchente e piacevo­le per chi vi partecipa, segno di una eccellente testimonian­za che chi vive in contesti di povertà può dire al mondo in musica il proprio desiderio di riscatto e di riuscita sociale, celebrando la bontà dell’animo umano e la gioia nella colla­borazione, unite all’amicizia e all’amore per la musica. (Eraldo Cacchione sj, in "Migranti Press" 9 2025)
Un brano - "RISCATTO"
( rit ) c serv n’occasione p c riscatta’ nuij nu vulimm nient sol n’opportunita’ nu vulimm or nu vulimm argient simm cuscient e chell ca a music po da mill pensier nda cap ma pigliat a capat quand o cantant a fatt a serenat   (solista) sacc chell caggia fa quand sent na bas piglij a penn ca sta la e c scriv nata strof ca si pur nu foss cos nu m stanc a cancella’ e accumenc natavot e accumenc natavot a la stut o telefn p st’incantesim rep t cresim a zer centesim sient ca staser e parol so chiu bell lagg scritt p te sott a luc e chesta stell song chest e cos bell ca sta music m ra song chest e cos bell ca sta music t ra Coro Millecolori Scampia Rom

Giubileo: oltre 3.500 rom, sinti e camminanti da tutta Europa e dal mondo sono attesi a Roma il 18 e 19 ottobre 2025

16 Ottobre 2025 - Ha inizio domani il Giubileo dei rom, sinti e camminanti, sul tema “La speranza è itinerante, mio padre e mia madre erano aramei erranti” (cfr. Dt 26,5). Nella mattinata di sabato 18, è previsto un grande evento nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Sarà un momento di preghiera, per professare la profonda fede dei popoli rom, sinti e camminanti, ma anche l’occasione per celebrarne la cultura viva e per onorarne la memoria. A guidare l’evento ci saranno Maris Milanese (TV2000), insieme a Eva Rizzin, di origine sinta e responsabile scientifico dell’Osservatorio nazionale sull’Antiziganismo di Verona, e ad Amadeus Giordan Halilovic, studente universitario con radici rom, molto impegnato in progetti culturali e sociali. Sul palco si alterneranno artisti di diversa provenienza, tra momenti di musica, canti, balli, poesie e testimonianze. Il tutto sarà coronato dalla presenza del Santo Padre, Leone XIV, che sarà in Aula Paolo VI per incontrare e conoscere i popoli rom, sinti e camminanti. L’evento si concluderà con il pellegrinaggio alla Porta Santa della Basilica di San Pietro. Il giorno seguente, la mattina della domenica 19, l’appuntamento è al Santuario del Divino Amore. Qui si svolgerà la messa solenne, arricchita dalle melodie di alcuni musicisti rom e sinti. Seguirà poi un momento di preghiera nei pressi della Chiesa a cielo aperto dedicata al Beato Ceferino Gimenez Malla, anche conosciuto come “el Pelé", il primo gitano martire della fede, fucilato nel 1936 durante la Guerra civile spagnola e gettato in una fossa comune per aver difeso un prete con il suo Rosario. La giornata si concluderà con una festa e un pranzo sociale nei pressi del Santuario. (fonte: Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale)
  giubileo rom

Card. Battaglia: “Fare pastorale con rom, sinti e camminanti vuol dire riconoscere la dignità di chi vive di soste e ripartenze”

13 Settembre 2025 - 13 Settembre 2025 - "Un arameo errante era mio padre non è una frase triste: è una chiave. Dice che veniamo da poco e che Dio costruisce casa proprio lì, quando mancano sicurezze. Per la pastorale con rom e sinti vuol dire riconoscere la dignità di chi vive di soste e ripartenze, smontare il pregiudizio che confonde mobilità e sospetto, passare dall’“integrazione” che uniforma a una alleanza che valorizza lingue, mestieri, musica e famiglia allargata". Questo il cuore della lectio su Dt 26, 1-11 che l’arcivescovo di Napoli, S. Em. card. Domenico Battaglia, ha proposto ai partecipanti all’Incontro nazionale dedicato a chi opera o intende impegnarsi nelle attività pastorali della Chiesa italiana con rom, sinti e camminanti, organizzato e promosso dal 12 al 14 settembre a Napoli con la collaborazione dei referenti per la pastorale rom e sinti della Fondazione Migrantes. All'inizio della mattina, alle ore 8, aveva celebrato e presieduto la S. Messa S.E. mons. Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti e vescovo Delegato per la Conferenza episcopale campana per i migranti, rom e sinti, spettacolo viaggiante. Il card. Battaglia - facendo riferimento all'immagine del versetto 5 del capitolo 26 del libro del Deuteronomio, ha proposto alle persone riunite presso il seminario arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi” uno chiaro stile pastorale: "Se il padre era errante, il Vangelo non chiede prima un domicilio e poi la fede: offre una famiglia che cammina con chi è in viaggio, capace di fermarsi in area di sosta, in un campo tollerato, in un parcheggio ai margini, e di iniziare dal passo giusto: salutare, conoscere i nomi, ascoltare le storie, chiedere permesso, parlare con capifamiglia e mamme, costruire fiducia prima dei progetti".
"Niente sgomberi senza alternativa"
L'arcivescovo di Napoli ha concluso la sua lectio con una preghiera che ha racchiuso tutto il senso del suo intervento e che è anche un appello a chi ha responsabilità politiche e istituzionali:

Signore Gesù, arameo errante fra gli erranti, Cristo dei cammini, dei rom e dei sinti, dei senza indirizzo: mettici in strada con Te.

Ferma Tu le ruspe: che non parta nessun braccio meccanico finché non c’è una via d’uscita vera, finché non c’è una porta, un tetto, un contratto, un nome scritto giusto. Spezza il lessico delle “bonifiche”: non si bonifica la vita, si protegge.

Custodisci le roulotte come tabernacoli leggeri, i cani legati al parafango, i panni tesi tra due alberi, le foto sugli sportelli come ex voto: sono case provvisorie, ma sono case.

Dona coscienza a chi governa e a chi firma: niente sgomberi senza alternativa, nessun ordine senza ascolto, nessuna statistica senza volti. Difendi l’unità delle famiglie: nessun bambino sfrattato dall’infanzia.

Accendi nella Chiesa una pastorale di tenda: comunità-ponte, cappellanie stabili, laici e preti capaci di stare in mezzo, tradurre lingue, guarire diffidenze, aprire scuola, salute, lavoro, documenti. Insegnaci quattro passi semplici e radicali: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.

Smaschera le nostre paure, perdona i nostri recinti e le parole taglienti. Fa’ della città una piazza: da sgombero a patto, da sospetto a fraternità. Trasforma i campi in patti firmati, le baracche in indirizzi, le frontiere in mense apparecchiate.

Metti in noi il coraggio di schierarci: parlare quando è scomodo, negoziare quando è difficile, fare da scudo con la nostra presenza quando il diritto viene calpestato. Perché il Tuo Regno non spiana: abita.

E quando la polvere si posa, fa’ che restino in piedi le persone, che la legge si faccia misericordia, e che ogni campo diventi campo di festa. Amen.

Napoli Incontro rom 2025

“La speranza è itinerante”: a Napoli l’Incontro nazionale degli operatori impegnati con rom, sinti e camminanti

8 Settembre 2025 - Dal 12 al 14 settembre Napoli ospiterà, presso il Seminario arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi”, l'Incontro nazionale dedicato a chi opera o intende impegnarsi nelle attività pastorali della Chiesa italiana con rom, sinti e camminanti. L'Incontro è organizzato e promosso con la collaborazione dei referenti per la pastorale rom e sinti della Fondazione Migrantes. Il pomeriggio di venerdì 12 sarà dedicato ad arrivi e sistemazione, e a conoscere la città, con una visita alle catacombe di San Gennaro e al Rione Sanità. Al mattino del sabato, alle ore 8,  è prevista la S. Messa, presieduta da S.E. mons. Giuseppe Mazzafaro (vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti e vescovo Delegato per la Conferenza episcopale campana per i migranti, rom e sinti, spettacolo viaggiante). Dalle ore 9.30, l'arcivescovo di Napoli, S. Em. card. Domenico Battaglia, proporrà una lectio sul tema “La speranza è itinerante: 'mio padre e mia madre erano aramei erranti'" (cfr. Dt 26,5), sulla base della quale i partecipanti si confronteranno, suddivisi in Tavoli tematici. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 16.00, è prevista una visita alle comunità rom della Città Metropolitana e poi una cena presso la comunità di Giugliano in Campania. A terminare la giornata il concerto della ‘O Rom band napoletana. La domenica, dopo la celebrazione delle Lodi, ci sarà in plenaria la restituzione del lavoro dei tavoli tematici e l'incarico per la redazione del documento conclusivo dell’incontro. Al termine, prima dei saluti, intorno alle ore 11.45, la S. Messa presieduta dal vescovo Ausiliare di Napoli e presidente della Fondazione Missio, S.E. mons. Michele Autuoro. Napoli

Commissione rom e sinti della Fondazione Migrantes: verso l’Incontro nazionale

5 Giugno 2025 - 5 Giugno 2025 - Si è nuovamente riunita oggi a Roma, presso la sede della Fondazione Migrantes, la commissione rom e sinti. Al centro dell'incontro che periodicamente riunisce i rappresentanti della pastorale di settore della Chiesa italiana, l'organizzazione dell'Incontro nazionale per tutti gli operatori italiani, in programma dal 12 al 14 settembre 2025. L'incontro si terrà a pochi giorni dalla ricorrenza del 60° anniversario dell'omelia di Paolo VI a Pomezia (RM), in occasione dell'incontro con tutti "i nomadi venuti da ogni parte d'Europa". Paolo VI in quell'occasione, in particolare, disse: "Voi scoprite di non essere fuori, ma dentro un'altra società; una società visibile, ma spirituale; umana, ma religiosa; questa società, voi lo sapete, si chiama la Chiesa. Voi oggi, come forse non mai, scoprite la Chiesa. Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al cento, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno è solo nella Chiesa; siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati". Commissione rom e sinti

Roma, festa per la Giornata internazionale dei rom e sinti

9 Aprile 2025 - L'11 aprile a Roma è in programma un grande evento della Unione Comunità Romanès in Italia con la Comunità di S. Egidio per condividere musica, arte e cultura. Dalle ore 17 presso la Sala Benedetto XII, Casa dell'Amicizia della Comunità di S. Egidio (Via di San Gallicano 25a) ci sarà una festa a ingresso libero per celebrare la recente Giornata Internazionale dei rom e sinti. In programma, il concerto dei Roman Project, musica balcanica e tradizionale, la memoria del Samudaripen (detto anche Porrajmos, il genocidio dei rom e sinti - almeno 500mila persone - durante la Seconda Guerra Mondiale) con voci e testimonianze dei sopravvissuti e l'intervento del poeta Agim Saiti. romani week 2025

Giornata internazionale rom e sinti, mons. Felicolo: coltivare concretamente la speranza della convivenza

7 Aprile 2025 - "Questa giornata sia una nuova occasione per provare a uscire dalle narrazioni stereotipate, dalle etichette degradanti, e imparare così a conoscere almeno un poco di più sui popoli rom e sinti: le tradizioni e i costumi, i valori e la storia, spesso drammaticamente dolorosa. Non c'è un altro modo per coltivare la speranza di una convivenza in cui condividere diritti e doveri". Così mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, in occasione della Giornata internazionale rom e sinti, che si celebra l'8 aprile per ricordare il primo Congresso Mondiale del Popolo Rom, tenutosi a Londra nel 1971. Segnaliamo inoltre:
  • l'intervista a Carlo Stasolla, presidente della “Associazione 21 luglio” - che il 9 aprile presenterà a Roma il suo Rapporto annuale sulla condizione delle comunità rom e sinte in Italia - pubblicata sul numero 2 2025 della rivista della Fondazione Migrantes, Migranti Press.
  • l'articolo "Organizzare la speranza. Dal basso” sul progetto sostenuto dalla Fondazione Migrantes “Scuola per e con i rom” portato avanti dall’organizzazione di volontariato Arrevutammoce per i bambini e adolescenti rom del campo di via Carrafiello, a Giugliano in Campania, probabilmente il “campo” più difficile del Paese (pubblicato sul numero 1 2025 di Migranti Press).

Migranti Press | Rom, superare i campi si può. Intervista a Carlo Stasolla

8 Aprile 2025 - In occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti - che si celebra l'8 aprile per ricordare il primo Congresso Mondiale del Popolo Rom, tenutosi a Londra nel 1971 - pubblichiamo integralmente l'intervista di Simone Sereni a Carlo Stasolla, presidente della “Associazione 21 luglio” - che domani presenterà a Roma il suo Rapporto annuale - pubblicata sul numero 2 2025 della rivista della Fondazione Migrantes, "Migranti Press". «Salone è un campo estremamente complesso, dove però abbiamo avviato un processo partecipativo nel 2023. E da aprile 2024 stiamo lavorando con operatori e assistenti sociali per il superamento del campo, attraverso un processo integrato, che vuol dire scuola, salute, casa popolare, lavoro, documenti. A metà gennaio abbiamo superato il 50% dei rom usciti. Oggi a Salone vivono meno di 200 persone. Nel 2010 si era arrivati a 800 presenze…. Tutti hanno un documento e una tessera sanitaria. E stiamo lavorando su 32 richieste di cittadinanza. La mattina di bambini non ne vedrai quasi nessuno. Ma fino a 2 anni fa c’era una frequenza scolastica del 19%». Incontro Carlo Stasolla alla stazione ferroviaria di Salone, a Roma, appena fuori dal Grande Raccordo Anulare, tra la via Tiburtina e la Prenestina. Stasolla – 59 anni, presidente della “Associazione 21 luglio” – è stato appena nominato dal presidente Mattarella Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Mentre ci incamminiamo verso l’ingresso del campo, nato nel 2006, sul ciglio della strada trafficata del mattino, l’intervista incomincia da sé... “Superamento” sarà la parola-guida di tutta la nostra conversazione. Dal 2021 abbiamo presentato alla Camera un modello partecipativo di “superamento” dei campi rom, il “modello Ma.rea” (Mappare e Realizzare comunità, ndr). E lo stiamo disseminando per l’Italia. Laddove le amministrazioni ci chiamano, noi le aiutiamo ad applicarlo. Ad Asti a giugno, per esempio, si chiuderà il campo, la baraccopoli di Via Guerra, 36. Ecco. A parte Roma, negli anni avete di fatto un mappato un po' tutte le situazioni simili in giro per l'Italia… Sì, si trova tutto su www.ilpaesedeicampi.it. Quasi in tempo reale, riusciamo a geolocalizzare gli insediamenti, quando sono stati aperti, quante persone ci sono, di quale etnia. E per noi è un indicatore sulla strada del superamento. Fino al 2018 siamo stati un po’ “cani da guardia” con le istituzioni. Poi dal 2018 abbiamo iniziato a cambiare approccio. Da “cani da guardia” siamo diventati “cani per ciechi”, accompagnando le amministrazioni interessate nel superamento. Intanto, siamo entrati nel campo. A un certo punto svoltiamo verso il container dove ha sede la sala polifunzionale dell’associazione. Il tempo per un saluto a una giovane coppia di vicini, che ci offre un caffè caldo. Hanno appena salutato i figli, che vanno alla materna e alle elementari. Stasolla mi racconta un fatto del giorno precedente: un rom del campo è andato per la prima volta ad aprire la casa popolare che gli è appena stata assegnata. La chiave non va. Si pensa a un’occupazione abusiva. Si mette in moto tutta una macchina di interventi. Poi torna al campo è scopre che in realtà aveva preso la chiave sbagliata. Che ci dice questa storia? Quella chiave, quanto l'hai dimenticata veramente o quanto dentro di te hai avuto difficoltà a prenderla per aprire quella porta? C'è una fatica che non è l'antiziganismo: sono casi molto isolati ed episodici quelli della famiglia rom che arriva e i vicini la cacciano. La resistenza viene dalla mancanza di stima in sé stessi, di fiducia. Il nostro lavoro è anche far sbocciare le persone. Sono sicuro che tutte le famiglie che sono uscite da qua, se non ci fosse stato qualcuno che le accompagnava, in casa non ci sarebbero entrati o rimasti. Quindi, il pregiudizio contro i rom non è il primo ostacolo da superare? No. Abbiamo compreso sin dall'inizio che il problema in Italia fossero i campi. Il campo è il luogo in cui si sviluppa e si amplifica l'antiziganismo. Perché si è a lungo pensato che i rom volessero vivere nei campi. Il punto invece è superare i campi. Nel 2010, quando è nata la “21 luglio”, era impensabile. Non si sapeva nulla dei rom. Da qui il lavoro di ricerca, il monitoraggio, la mappatura degli insediamenti. Abbiamo iniziato a capire l'entità del fenomeno. Oggi in Italia solo il 6% dei rom vive nei campi. C’è stato un momento-chiave? La sentenza storica nel 2015 del Tribunale Civile di Roma sul campo “La Barbuta”. Per la prima volta si stabilisce che costruire un campo è discriminatorio. Un precedente importantissimo che ci ha consentito di bloccare la costruzione di campi successivi. Chiaramente mettendoci tutti contro. Per due anni abbiamo avuto la Polizia che ci proteggeva. Il nostro rapporto – “Campi nomadi S.P.A” –, è stato acquisito da Pignatone nelle indagini su Mafia Capitale. Una persona che viveva qui a Salone prima del 2014 costava al Comune 600 euro al mese, per servizi inutili, appalti mai realizzati. Abbiamo pagato il prezzo di quella denuncia… Ora però il Presidente della Repubblica l’ha nominata Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana… Quando ho saputo, ho avuto un flash. Come quelli che, si dice, capitino a chi sta per morire. In un attimo ho rivisto un po' tutta la vita dell'associazione, e tutte le accuse e le calunnie ricevute sul nostro lavoro. Ci dicevano che era inutile e che non si basava su dati certi, anche se non abbiamo mai ricevuto una querela o una denuncia sui dati che abbiamo prodotto. Ci deridevano. Perché? Il punto è che ho vissuto 14 anni nei campi prima di iniziare questo lavoro, e l'ho fatto in uno spirito di nascondimento. Nessuno sapeva che c'ero, e non ero lì per risolvere problemi, ma per condividere la vita. E quando presentavamo le prime ricerche, si diceva: “E questi, che ne sanno loro di rom?”. La mia è una conoscenza dal di dentro e mi è servita tantissimo, anche perché a stare nel campo si acquisisce una capacità di conoscere l'animo umano. Come è nata la sua sensibilità per la situazione abitativa dei rom? Non è nata tanto intorno al diritto alla casa, ma rispetto a tutte le forme di diseguaglianza. Lo devo a un episodio che mi raccontò mia madre da piccolo. Poi ho incontrato casualmente i rom attraverso un libro. Non li conoscevo. E così che poi la mia esperienza l'ho vissuta con loro. Chi la conosceva comprese le sue motivazioni? Assolutamente, no. Anche in famiglia. Ma me ne rendo conto adesso del perché. Avevo una enorme difficoltà a spiegare: non ero dentro un'organizzazione, non ero dentro una parrocchia, non avevo nessuno dietro. “Perché lo fai?”. Perché è giusto così, dicevo. Che razza di risposta può essere per un padre, per una madre, per un amico? Gli stessi rom erano convinti che mi rifugiassi nel campo perché scappavo da qualcosa o da un amore andato male. In realtà era un amore andato bene… Questa del Quirinale credo sia anche una tappa di verifica per l'associazione. Cambia qualcosa per voi ora? Facciamo 15 anni di vita ad aprile, siamo in piena adolescenza. Secondo me è qualcosa che impatta più sulle motivazioni, e non tanto sull'attività pratica. Una persona autorevole ti dà una pacca sulla spalla e senti di avere più forza, per andare avanti e lavorare meglio, diventare più autorevoli nel dare voce ai rom che vivono in queste condizioni. La vedo in un’ottica futura. Le chiedo di immaginarsi la prima volta che è entrato in un campo per andarci a vivere… Era il 6 maggio 1988, festa di san Giorgio, quando i rom uccidono l’agnello. Entrai, e pensavo che tutti i giorni fossero così… Era un campo informale, dietro Cinecittà... Tra l'altro, la bambinetta che mi venne incontro quel giorno è stata la prima persona di Salone per la quale ho fatto fare domanda e che è entrata in una casa popolare. Certe cose ritornano sempre.
Leggi anche l'articolo di Elia Tornesi "Organizzare la speranza. Dal basso. Il progetto Scuola per e con i rom” pubblicato sul numero 1 2025 della rivista della Fondazione Migrantes, "Migranti Press".

Migranti Press | Giugliano (NA), il progetto “Scuola per e con i rom”

7 Aprile 2025 - In vista della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti - che si celebra l'8 aprile per ricordare il primo Congresso Mondiale del Popolo Rom, tenutosi a Londra nel 1971 - pubblichiamo integralmente l'articolo di Elia Tornesi "Organizzare la speranza. Dal basso. Il progetto Scuola per e con i rom” pubblicato sul numero 1 2025 della rivista della Fondazione Migrantes, "Migranti Press". Il card. Carlo Maria Martini scriveva: “Sperare equivale a vivere: l’uomo, infatti, vive in quanto spera e la definizione del suo esistere è collegata alla definizione dell’ambito delle sue speranze”. Al pari della vita, la speranza, la più piccola e allo stesso tempo la più forte delle virtù, è un dono di Dio per l’umanità. Riprendendo una definizione particolarmente efficace di papa Francesco: per mezzo della morte e resurrezione del Figlio incarnato, l’uomo conquista un diritto universale, fondamentale e inalienabile, il diritto alla speranza. Il Giubileo del 2025, dedicato al tema “Pellegrini di speranza”, rappresenta un’occasione propizia per riflettere sul valore di questa virtù. A tal proposito, desta particolare preoccupazione l’allarme lanciato da Caritas Italiana nel Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia 2024, Fili d’erba nelle crepe. Nel nostro Paese, oltre 5,7 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta. Tra questi, il dato più drammatico riguarda i minori, con una cifra record che supera 1,3 milioni di bambini in condizioni di grave disagio economico.
La speranza è un impegno
La povertà, prima tra le gravi violazioni della dignità umana denunciate nel recente documento Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede, è definita come «una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo». La povertà, però, non può essere considerata unicamente come una condizione legata alla mancanza di risorse economiche. Essa comprende, oltre agli aspetti materiali, anche dimensioni immateriali e intergenerazionali. Tra queste vi è la progressiva erosione della capacità stessa di sperare in un miglioramento delle proprie condizioni di vita. Vivere in una condizione di povertà prolungata e cronica, come si legge nelle pagine del Rapporto di Caritas Italiana, finisce per erodere il capitale progettuale, le aspettative e i sogni delle persone. I poveri, così, si trovano sempre più intrappolati in una condizione di privazione assoluta. Privi, finanche, della “speranza” di riuscire a trasformare un giorno il corso della propria esistenza. La speranza, però, oltre a essere dono è soprattutto impegno. E così, nella Bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, papa Francesco ci esorta, in occasione di questo momento giubilare e sempre, a essere segni tangibili di speranza per le tante persone che vivendo in condizioni di disagio patiscono “vuoti di speranza”. Il cristiano, ci ricorda il Santo Padre, non può accontentarsi di “avere speranza”, ma al contrario è chiamato al compito di “organizzare la speranza”, utilizzando la bella, e sempre attuale, espressione di mons. Tonino Bello. Organizzare la speranza significa tradurla in vita concreta ogni giorno, nei rapporti umani, nell’impegno sociale e politico. Non si tratta di un miracolo dall’alto, ma di un lavoro dal basso. Nel corso del 2024, grazie ai fondi dell’8 per mille della Chiesa Cattolica, la Fondazione Migrantes – organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana – ha sostenuto numerosi progetti distribuiti in diverse aree del territorio nazionale, inerenti ai suoi cinque ambiti di riferimento: immigrati, emigranti, richiedenti asilo e rifugiati, rom e sinti, e il mondo dello spettacolo viaggiante. La Fondazione cerca sempre di privilegiare quelle iniziative orientate non solo all’assistenza, ma soprattutto alla cura pastorale, alla ricerca, alla formazione, all’inclusione sociale, alla promozione dell’intercultura e dell’integrazione, valorizzando il protagonismo dal basso dei soggetti beneficiari.
Il progetto “Scuola per e con i Rom”
È quanto accade, ad esempio, nel progetto “Scuola per e con i rom”, portato avanti con dedizione e passione dall’organizzazione di volontariato Arrevutammoce operante nell’area Nord di Napoli, periferia geografica ed esistenziale tra le più complicate del nostro Paese. Partendo dalla consapevolezza che il problema della povertà educativa rappresenta, tanto una causa quanto una conseguenza della precarietà delle condizioni di vita delle comunità Rom e Sinti presenti sul territorio, Arrevutammoce ha avviato, con il sostegno della Fondazione Migrantes, un progetto di prescolarizzazione e scolarizzazione rivolto ai bambini e adolescenti rom del campo di via Carrafiello, a Giugliano in Campania. Tale piano mira a promuovere un accesso equo e non discriminatorio alla scuola dell’obbligo, contrastando il fenomeno dell’abbandono scolastico. Allo stesso tempo, il progetto favorisce il dialogo e la cooperazione tra le istituzioni scolastiche e politiche, il territorio in generale, le famiglie e le comunità rom, creando un ponte tra le diverse realtà sociali coinvolte e ponendo le basi per un’educazione, e quindi una società, più inclusiva. I risultati parlano da sé e certificano il successo di questa iniziativa. Nel luglio 2023, 52 minori hanno sostenuto un esame presso la scuola pubblica per verificare le competenze raggiunte grazie ai corsi di prescolarizzazione avviati. A partire da novembre dello stesso anno, grazie a un importante lavoro di rete, sono stati avviati gli inserimenti scolastici presso le scuole di Giugliano, dopo un confronto con le 92 famiglie residenti nel campo. Nel gennaio 2024, 64 bambini sono stati inseriti in cinque scuole primarie e una secondaria di primo grado, e a marzo, poi, si sono aggiunti 5 bambini iscritti alla scuola dell’infanzia. A settembre 2024, il numero complessivo di minori iscritti è salito a 72, registrando un incremento del 15%. Gli alunni hanno frequentato con regolarità e il 98% di loro è stato ammesso alla classe successiva. I risultati ottenuti, però, non si misurano tanto nei numeri, ma soprattutto – in termini umani e spirituali – con quanta dignità viene restituita ai più vulnerabili. In questo senso tali risultati non devono essere considerati un punto d’arrivo, ma piuttosto un punto di partenza per una Chiesa chiamata a essere instancabile promotrice di processi di speranza. Una Chiesa che non si limita ad assistere, ma si impegna a costruire un futuro in cui l’educazione sia una via privilegiata per la giustizia sociale e l’inclusione, dove nessuno sia lasciato indietro e dove la speranza, organizzata e tradotta in azione, possa continuare a fiorire per generazioni a venire.
La speranza è una “bambina da nulla”
Charles Péguy, poeta molto caro al Santo Padre, ci regala una meravigliosa immagine della speranza: una “bambina da nulla”, nata il giorno di Natale, che cammina tra le due sorelle maggiori, fede e carità. Apparentemente, sembrano essere loro ad accompagnarla lungo la strada accidentata della salvezza, ma in realtà è proprio lei, la speranza, con il suo passo leggero e vivace, a trainare le due sorelle. Senza di lei, fede e carità resterebbero statiche, prive di vitalità, ridotte a due donne avanti negli anni, “sciupate dalla vita”. E così, speranza è Eva che tutte le sere prepara la sua cartella. Speranza è Marianna che ogni mattina sale sul pulmino per andare a scuola. Speranza è Elvira che da oggi ha una nuova compagna di banco. Speranza è Valentina che impara a scrivere il suo nome. Speranza è Chiara che non vede l’ora di incominciare un nuovo anno scolastico. Speranza, infine, è anche Michelle, che non ha mai iniziato il suo percorso di studi, morta nel gennaio dello scorso anno, a soli sei anni, folgorata da un cavo elettrico scoperto vicino a una pozzanghera. Perché, come ci ricorda papa Francesco, è proprio a partire dai “dolori di oggi”, che noi cristiani siamo chiamati a seminare e nutrire la “speranza di domani”. (Elia Tornesi)

“Una seconda vita”. A Roma un evento per raccontare il percorso di inclusione delle comunità rom

17 Febbraio 2025 - Il 19 febbraio a Roma, in Campidoglio (Sala del Carroccio) dalle ore 15, l’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, in collaborazione con Associazione 21 luglio, promuove "Una seconda vita. Il superamento dei campi rom a Roma. Storie di vita", un'occasione per raccontare il percorso di inclusione delle comunità rom nella Capitale attraverso testimonianze dirette. Durante l’incontro verrà presentato il libro, realizzato con la Fondazione Migrantes, A second Life. Rinascita delle donne rom nel passaggio dal campo alla casa di Maria Ilaria De Bonis, con il contributo di alcune protagoniste della narrazione. Interverranno:
  • Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale.
  • Carlo Stasolla, Associazione 21 luglio.
  • Mattia Peradotto, direttore dell’UNAR, Presidenza del Consiglio dei Ministri.
  • mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes (CEI).
  • Gianna Rita Zagaria, direttore della Direzione Accoglienza e Inclusione di Roma Capitale.
Modera: Luca Liverani, giornalista di Avvenire.

Carlo Stasolla, presidente di “Associazione 21 luglio”, nominato Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana

3 Febbraio 2025 - Sabato 1 febbraio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato Carlo Stasolla (59 anni, presidente di Associazione 21 luglio), Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. L'associazione presieduta da Stasolla è sostenuta tra gli altri anche dalla Fondazione Migrantes.
Nella stessa giornata il Presidente, motu proprio, ha infatti conferito 31 onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per attività volte a favorire il dialogo tra i popoli, contrastare la violenza di genere, per un’imprenditoria etica, per un impegno attivo anche in presenza di disabilità, per l’aiuto alle persone detenute in carcere, per la solidarietà, per la scelta di una vita nel volontariato, per attività in favore dell'inclusione sociale, del diritto alla salute e per atti di eroismo.
La motivazione che accompagna l'onorificenza per Stasolla è la seguente: “Per supportare persone e gruppi in condizione di estrema segregazione e discriminazione. Da molti anni con l’Associazione 21 luglio, tocca con mano le problematiche del disagio e delle discriminazioni diventando un punto di riferimento anche per organismi internazionali ed europei". La cerimonia di consegna delle onorificenze si svolgerà presso il Palazzo del Quirinale il 26 febbraio alle 11 e 30.

Giornata della memoria, “Sterminate la piaga gitana”: un libro per ricordare il Porajmos

27 Gennaio 2025 - "Quando il 27 gennaio 1945 Auschwitz-Birkenau fu liberato dai soldati dell'Armata Rossa, nello Zigeunerlager - dove migliaia di rom e sinti erano stati assassinati dalla fame, dalle malattie e fatti entrare con violenza nelle docce dove con lo ZiklonB, il gas in cristalli che li avvelenava in massa - di rom e sinti ne sopravvivevano solo 4. Nella notte tra il 2 e il 3 agosto del 1944 erano state, infatti, gasate circa 3.000 persone, tutte quelle che erano rimaste: donne, uomini e bambini". Il 27 gennaio si celebra a livello internazionale la Giornata della Memoria, in ricordo delle vittime dell’Olocausto. È doloroso, ma necessario, ricordare che all’interno dei campi di sterminio, ad andare incontro alla morte furono anche oltre mezzo milione di Rom e sinti. Uomini e donne la cui memoria necessita di essere perpetrata di generazione in generazione. Carla Osella, sociologa e pedagogista, nel suo libro Sterminate la piaga gitana, pubblicato all’interno della collana “Testimonianze ed esperienze delle migrazioni” (Tau Editrice) promossa dalla Fondazione Migrantes, ci ricorda quanto sia fondamentale la conoscenza del passato. L'intolleranza e le discriminazioni che ancora oggi permeano il nostro tessuto sociale nei confronti delle comunità rom e sinti riflettono, almeno in parte, l'ignoranza della loro storia. Le storie raccontate in questo libro sono una rappresentazione romanzata di vite reali vissute da donne e uomini sinti e rom, che l’Autrice ha conosciuto personalmente, durante l’epoca del genocidio - Porajmos (in lingua rom  vuol dire “grande divoramento” o “devastazione”) o Samudaripen (in lingua sinta) - e dei lager nazisti. La loro storia di morte non ha avuto grande risonanza. "La storia ci dice - come ricordò papa Francesco a Blaj, il 2 giugno 2019, durante il suo viaggio apostolico in Romani - che anche i cristiani, anche i cattolici non sono estranei a tanto male. Vorrei chiedere perdono per questo". "Sterminate la piaga gitana"

Consiglio d’Europa: “raddoppiare gli sforzi per difendere i diritti e la dignità dei rom”

9 Aprile 2024 - Bruxelles - “Raddoppiare gli sforzi per difendere i diritti e la dignità dei rom, promuovere la coesione sociale e costruire società inclusive in cui la diversità sia celebrata e rispettata”: questo chiede Gudrun Mosler-Törnström, relatrice permanente sui diritti umani per il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa nella giornata internazionale dei rom che si è celebrata ieri. Sono proprio gli enti locali e regionali a svolgere “un ruolo cruciale” nell’affrontare le sfide con cui questa fetta della popolazione si trova confrontata: discriminazione, emarginazione e disparità socioeconomiche. Perché gli enti locali possono “favorire ambienti inclusivi e promuovere la piena integrazione delle comunità rom nelle società locali”. “La discriminazione subita dai rom e dai viaggianti in Europa e la portata delle violazioni dei diritti umani che subiscono sono scioccanti e richiedono un’azione ferma”, aveva affermato alla vigilia della giornata il neo-commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, entrato in carica il 1° aprile scorso. Sono circa 10-12 milioni i rom e nomadi che vivono in Europa, vittime di un “diffuso antiziganismo” che ha radici in secoli di violenza, stigmatizzazione e disuguaglianza. O’Flaherty aveva denunciato, ad esempio, che “i rom in fuga dalla guerra della Russia contro l’Ucraina sono stati discriminati nel tentativo di accedere a rifugi e altre forme di assistenza”. C’è molto da fare, aveva aggiunto O’Flaherty: “Utilizzerò al massimo il mio mandato per sostenere i rom nel rivendicare e godere dei diritti umani”.

Rom e sinti: l’azione incisiva della Migrantes di Reggio Calabria-Bova

8 Aprile 2024 - Reggio Calabria - In Italia la presenza delle minoranze Rom, Sinti e Camminanti ha origini ben radicate e, in Europa, la loro storia è segnata da tentativi di rispetto e di valorizzazione della loro cultura, ma anche da esperienze di esclusione e di repressione. Il Consiglio d’Europa stima che nel Vecchio Continente vivano tra i 10 e i 12 milioni di Rom, di cui circa 6 milioni nella sola Unione Europea. In base alle stime ufficiali,  in Italia i Rom residenti sarebbero circa 150.000, di cui metà cittadini italiani e metà cittadini dell’area europea. Abitano per lo più le periferie delle città, dedicandosi all’artigianato, allo spettacolo viaggiante e al piccolo commercio, ma tentando anche qualche forma di integrazione. In Calabria la presenza dei Rom è attestata a partire dalla fine del 1300. All’epoca erano seminomadi e si spostavano sul territorio offrendo servizi itineranti ai contadini. A reggio Calabria  gruppi consistenti di Rom sono arrivati intorno alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Oggi sono tutti cittadini italiani che, a causa della crisi del mondo rurale e dello sviluppo dell’urbanizzazione, sono stati costretti a sedentarizzarsi, con programmi abitativi sia di equa dislocazione sul territorio e nei condomini insieme ai non- Rom, sia di concentramento. L’azione della Chiesa reggina, in particolare attraverso il Centro “Migrantes”, la Caritas, alcuni Istituti religiosi e movimenti ecclesiali, ha cercato sempre di muoversi nella direzione della promozione dei diritti fondamentali della persona e della costruzione di percorsi condivisi con le istituzioni (comune, scuole, ospedali...) per una sinergia di orientamenti e di prassi. Motivo ispiratore è il Vangelo, che in epoca moderna i Papi hanno richiamato e attualizzato con particolare sollecitudine pastorale. Ad esempio, il 26 settembre 1965, Paolo VI si recò a visitare il campo di Pomezia, accompagnato da alcuni Padri Conciliari, e disse: «Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, [che] ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati». E così segnò una tappa importante nella pastorale della Chiesa per le minoranze zigane e rese loro manifesta la sollecitudine della Chiesa, nel cui seno non ci devono essere ineguaglianze riguardo all’etnia, alla nazione o alla condizione sociale. Poi, Papa Giovanni Paolo II, il 12 marzo 2000, con un gesto intensamente evangelico di coraggio e di umiltà, chiese perdono per le colpe commesse in passato dalla Chiesa nei confronti di tutte le minoranze gitane. Tre anni prima, il 7 maggio 1997, aveva elevato alla gloria degli altari un martire gitano, lo spagnolo Ceferino Giménez Malla. L’undici giugno 2011, Benedetto XVI ricevette i rappresentanti di diverse etnie Rom e disse: «La vostra storia è complessa e, in alcuni periodi, dolorosa. (…) Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo! Da parte vostra, ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui!». Infine, il 26 ottobre 2015, ricevendo in Udienza oltre cinquemila rappresentanti Rom, Sinti e Camminanti, Papa Francesco ha ribadito la prospettiva pastorale della Chiesa con queste parole: «Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia». L’annuale Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti dovrebbe provocare una riflessione, indirizzare nuove iniziative, mettere a fuoco la dimensione integrale della persona. Quindi, non solo l’attenzione alla questione sociale, sanitaria, occupazionale e abitativa, ma anche alla dimensione spirituale e al patrimonio di fede e di cultura di queste minoranze (p. Gabriele Bentoglio - Direttore Centro diocesano Migrantes Reggio Calabria-Bova)

Rom e sinti: si celebra oggi la Giornata internazionale

8 Aprile 2024 - Roma - Si celebra oggi, 8 aprile,  la 54esima Giornata internazionale dei rom, sinti e caminanti, istituita in ricordo dell’8 aprile del 1971, quando a Londra si riunì il primo Congresso Internazionale delle popolazioni rom. E' una giornata di riflessione per guardare con occhi diversi e conoscere meglio questo popolo ancora molto discriminato. Nel mondo oggi sono circa 37 milioni i rom, sinti e caminanti. La maggioranza vive in Europa. Sul tema della Giornata e sull'importanza della conoscenza di questo popolo si è soffermato oggi, nell'edizione delle 12 di TG2000 il direttore Generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. https://youtu.be/j18Ev6h5mow?si=4iB85XImheDRDspA  

Rom e Viaggianti: Ambasciatori dell’istruzione inclusiva riuniti a Strasburgo

31 Marzo 2023 - Strasburgo - Undici “Ambasciatori dell'Istruzione inclusiva", provenienti da Albania, Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Portogallo, Romania, Repubblica slovacca e Regno Unito, si soino riuniti nei giorni scorsi per la prima volta per parlare di come promuovere un’istruzione inclusiva di qualità per i Rom e i Viaggianti nei loro rispettivi paesi nei prossimi mesi. Gli Ambasciatori, tra cui figurano attivisti per i diritti umani rom e non rom, ex studenti di scuole segregate e speciali, insegnati, dirigenti scolastici e giornalisti, hanno condiviso storie motivanti sull’istruzione inclusiva per il comune obiettivo di promuovere un’istruzione inclusiva di qualità per tutti i minori. La riunione che si è svolta a Strasburgo è stata l'occasione per aiutare a elaborare e a realizzare attività di comunicazione sul valore e sul vantaggio dell’istruzione inclusiva e della desegregazione scolastica. Gli Ambasciatori sosterranno inoltre gli insegnanti e le autorità scolastiche pertinenti al fine di migliorare i processi di apprendimento e governance per rispondere alle esigenze di tutti i minori, indipendentemente dalle loro differenze socio-economiche, etniche, linguistiche e di altra natura. Questo progetto è condotto nel quadro del Progetto congiunto dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, Scuole inclusive: fare la differenza per i bambini rom.

Rom e sinti: online il sito del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari

21 Febbraio 2023 - Roma - Un sito per il Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari (CCIT). Da qualche giorno, infatti, è attivo il sito www.ccitsiganes.org, organismo che raduna persone, Rom, Sinti, Camminanti e gadje, sacerdoti, religiosi, laici, di ogni cultura, lingua, religione, ideologia, che sono impegnati o che desiderano impegnarsi insieme, in un comune cammino umano ed evangelico a partire dalla vita degli zingari. Il sito è emanazione della rivista Nevi Yag che inizia la sua pubblicazione sul digitale e smette quella cartacea. “È stata una decisione frutto di un paziente scambio, di vari confronti”, tra i membri dell’equipe di Nevi Yag, ma anche con i partecipanti del CCIT. È stata anche “una scelta sofferta e un po' difficile, memori soprattutto del cammino di Nevi Yag, i suoi inizi e di come pian piano la rivista si è sviluppata, anche grazie ai suoi fondatori, che l’hanno sempre desiderata come un legame tra il cammino del CCIT e questo ‘mondo di mondi’, che sono le vite dei Sinti e Rom. Quindi una rivista sempre con le orecchie aperte, capace di raccontare lo Spirito che anima il CCIT e capace di dialogare con un mondo sempre in cambiamento, nel bene e nel male”. Sul sito è possibile anche leggere, in pdf, l’ultimo numero della rivista “Nevi Yag”.