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Papa Francesco: una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Libano

31 Maggio 2021 - Città del Vaticano – Il Libano tra le preoccupazioni di Papa Francesco. Ieri, al termine della preghiera dell’Angelus ha annunciato una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Paese. “Il prossimo 1° luglio – ha detto - mi incontrerò in Vaticano con i principali responsabili delle Comunità cristiane presenti in Libano, per una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese e per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità”. Il pontefice ha affidato questa intenzione all’intercessione della Madre Dio, “tanto venerata al santuario di Harissa” ed ha chiesto di “accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno”. (R. Iaria)

Papa Francesco: ieri sera incontro con rifugiati dopo la proiezione del film-documentario “Francesco”

25 Maggio 2021 - Città del Vaticano – Ieri sera Papa Francesco ha incontrato un gruppo di rifugiati e senza dimora che hanno partecipato, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, alla proiezione del film-documentario “Francesco”. Papa Francesco – fa sapere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni - si è recato presso l’Atrio dell’Aula Paolo VI e si è “intrattenuto con le circa 100 persone, senzatetto e rifugiati, invitate a vedere il film mentre veniva loro distribuito un pacco alimentare, offerto dagli organizzatori. Quindi il Santo Padre ha fatto ritorno a Casa Santa Marta”. (R.I.)  

CEI: Papa Francesco apre l’Assemblea generale

20 Maggio 2021 - Roma - Sarà Papa Francesco ad aprire, lunedì prossimo, l'Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana che si svolgerà a Roma dal 24 al 27 maggio. Tema dell'Assemblea sarà “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita - Per avviare un cammino sinodale”. Il giorno successivo sarà il Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI, ad avviare la riflessione con la sua Introduzione che potrà essere seguita in streaming attraverso il canale YouTube e la pagina Facebook della Conferenza Episcopale Italiana. All’ordine del giorno, la riflessione sull’attuale contesto che richiede un rinnovato annuncio del Vangelo, in uno stile sinodale. La relazione principale sarà tenuta da Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara e Vice Presidente della CEI. Il confronto nei gruppi di studi e in aula aiuterà a individuare linee di fondo e metodologie. L’Assemblea sarà quindi chiamata ad eleggere due Vice Presidenti (per l’area Nord e per l’area Centro), i Membri del Consiglio per gli Affari Economici e i Presidenti delle Commissioni Episcopali. I Vescovi provvederanno anche all’approvazione di determinazioni in materia giuridico-amministrativa. (R.I.)  

“Custodire”: una parola che sembra così lontana dalla realtà del Myanmar”. La testimonianza di G.R.

17 Maggio 2021 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha aperto, ieri, l'omelia della messa con i fedeli del Myanmar con il verbo  custodire: "una parola che sembra così lontana dalla realtà del Myanmar dove ogni cosa che rappresenti un simbolo del regime militare è soggetto a distruzione e viceversa: ogni cosa che rappresenta una semplice idea diversa da quella del regime militare, viene vista come 'un nemico' da distruggere", dice G.R. da 30 anni nel sud est Asiatico con una grande passione per gli aspetti sociali e spirituali della regione e per la sua "meravigliosa gente". "Sembra che sia impossibile, a questo momento, qualsiasi dialogo tra le parti in conflitto e si gioca alla distruzione reciproca. E' proprio un segno della presenza del Male, della suo opera", aggiunge G. Il paese, entrato nella spirale di odio in seguito al colpo di stato del 1 Febbraio scorso, ha visto "cancellare riforme e sviluppo che sono iniziati dal 2015 fino ad oggi: in un 'battito di ciglio' è stato cancellato tutto un processo democratico per ritornare al vecchio, al ''già visto'', alla soppressione di ogni libertà. Gli interessi di parte, la sete di profitto e di potere hanno veramente preso il sopravvento in Myanmar e fatto ripiombare il paese in un clima di odio, di divisione, di impossibilità di dialogo". L'unità è il "richiamo principale" dell'omelia del Papa: "come se richiamasse tutta la Chiesa in Myanmar al fondamento dell'unità che è il fondamento della Chiesa: l'essere una cosa sola. Un richiamo non casuale probabilmente rivolto alla gerarchia del Myanmar, chiamata a stringersi intorno ai suoi pastori affinché abbiamo una linea comune e unitaria di confronto e di azione davanti al regime militare. Sia perché l'unità della Chiesa con i suoi pastori è fondamentale per ogni chiesa locale: ma anche perché non è scontata in un paese con 135 etnie riconosciute e presenti all'interno del popolo di Dio". G.R. ricorda che nell'omelia del Pontefice "c'è un chiaro richiamo a tutta la Chiesa ad essere testimone di Vangelo vissuto, della testimonianza dell'amore eroico che porta in sè la speranza cristiana. Un richiamo forte e un'indicazione precisa: solo con l'amore che testimonia Gesù Cristo vivo c'è l'unica via per non perdere la speranza in una nazione che è praticamente, in guerra e sull'orlo di una catastrofe umanitaria e sicuramente economica. E l'ultimo richiamo alle piaghe di Gesù, con cui si chiude l'omelia, possiamo dire che sia il richiamo alle innumerevoli piaghe del popolo e dei popoli del Myanmar che più di 70 anni sono piagati da una violenta classe dirigente militare aggrappata al potere che non disdegna, da 70 anni ormai, la violenza anche più brutale e crudele, pur di non cambiare corso". (R. Iaria)

Messa del Papa con i fedeli del Myanmar: “Dio converta i cuori di tutti alla pace”

17 Maggio 2021 -

Città del Vaticano – “Voglio portare sull’altare del Signore le sofferenze del vostro popolo e pregare con voi perchè Dio converta i cuori di tutti alla pace”.

Papa Francesco, ieri, ha voluto celebrare la liturgia eucaristica, nella Basilica di San Pietro per la comunità  del Myanmar che vive a Roma. Circa le duecento persone hanno partecipato alla liturgia. Nell’omelia il pontefice ha sottolineato che  “dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare", ha aggiunto il pontefice che ha auspicato un esito positivo della crisi aperta in Myanmar con il colpo di stato militare. Non dimenticando però di sottolineare la necessità per i cristiani di impegnarsi, perché’ spinti dalla verità, nelle scelte politiche e sociali anche a rischio della vita.   “La preghiera di Gesù – ha detto papa Francesco -  ci aiuti a custodire la fede anche nei momenti difficili, a essere costruttori di unità , a rischiare la vita per la verità  del Vangelo”.

Al termine a salutare il Papa un giovane sacerdote birmano, fr. Bosco Mung Sawng, che ha espresso la “profonda gratitudine” dei birmani per la vicinanza del Papa. “Nelle nostre lacrime, nell’amaro sconforto, nei momenti in cui la comunità mondiale ci ha abbandonato noi siamo stati confortati, guariti dalle parole del Santo Padre”, ha detto il sacerdote che studia alla Pontificia Università Urbaniana.

Il giovane sacerdote ha ricordato le tante volte che il Papa ha pregato per la fine delle ostilità nel Paese e il viaggio apostolico del novembre 2017: “Le nostre lacrime, il nostro amaro sconforto, la nostra pace distrutta, chiedono un intervento divino. Noi crediamo fermamente - dice - che questo evento straordinario in Roma col nostro Pastore sia il punto di partenza dell’intervento di Dio nella nostra storia”. E, in conclusione, ribadisce che “la pace è possibile” ed è “l’unica strada”. A Papa Francesco sono stati poi donati alcuni doni: l’immagine della pace in Myanmar, un album di foto e un libro, portato da alcune religiose e fedeli. (Raffaele Iaria)

Papa Francesco: appelli per Gerusalemme, Afghanistan e Colombia

10 Maggio 2021 - Città del Vaticano - “Seguo con particolare preoccupazione gli eventi che stanno accadendo a Gerusalemme. Prego affinché essa sia luogo di incontro e non di scontri violenti, luogo di preghiera e di pace”. Così Papa Francesco, ieri al termine del Regina Caeli.  “Invito tutti a cercare soluzioni condivise affinché l’identità multireligiosa e multiculturale della Città Santa sia rispettata e possa prevalere la fratellanza”, ha sottolineato aggiungendo che la  violenza “genera solo violenza. Basta con gli scontri”. “E preghiamo anche per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto ieri a Kabul”, ha proseguito il papa: “Un’azione disumana che ha colpito tante ragazzine mentre uscivano da scuola. Preghiamo per ognuna di loro e per le loro famiglie. E che Dio doni pace all’Afghanistan”. Infine il Papa ha espresso la sua preoccupazione “per le tensioni e gli scontri violenti in Colombia, che hanno provocato morti e feriti”.  

Un sussulto di umanità

3 Maggio 2021 - Roma - Ieri abbiamo celebrato la V domenica dopo Pasqua. Un tempo, quello pasquale, che ci invita a meditare sulla resurrezione di Cristo attraverso la testimonianza di coloro che lo hanno incontrato “risorto”. Un tempo di riflessione ma anche di lettura della storia alla luce della resurrezione. Ma non possiamo non “ascoltare” il sussurro di Gesù nel Getsemani mentre dice ai suoi discepoli “la mia anima è triste, vegliate”. Queste parole tornano alla mente oggi mentre, per l’ennesima volta, registriamo la morte di persone migranti nel Mediterraneo, l’uccisione di una giovane missionaria in Perù, Nadia De Munari e il ferimento del futuro vescovo italiano Christian Carlassare, chiamato a guidare una diocesi nel Sud Sudan. Papa Francesco ha parlato di “vergogna” ricordando il silenzio assordante dopo la morte di 130 migranti al largo della Libia. Il silenzio di una umanità distratta di fronte a drammi che si ripetono. “Sono persone, sono vite umane che hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato”, ha detto il Papa invitando ad “interrogarci tutti su questa ennesima tragedia” e a pregare “per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte”. Dolore e sdegno arrivato da più parti del mondo cattolico: “che questa ennesima tragedia – ha detto la Fondazione Migrantes - provochi in noi un sussulto di umanità e d’impegno a creare canali legali e sicuri di ingresso”. Il desiderio di stare accanto agli altri non si ferma. Sono tanti i volontari italiani nel mondo accanto ad una umanità sempre più sofferente. Volontari e missionari come la missionaria laica italiana Nadia De Munari, 50 anni, da anni in Perù per l‘Operazione Mato Grosso. È stata aggredita nel sonno e uccisa: aiutava i poveri di una baraccopoli. Ma anche il più̀ giovane vescovo del mondo, padre Christian Carlassare, 43 anni, nominato dal papa due mesi fa e che il 23 maggio prossimo sarà consacrato vescovo per poi guidare la diocesi dove per anni è stato missionario. Le sue condizioni, in questi giorni, stanno migliorando. Ma anche qui, davanti a queste notizie, il mondo si gira dall’altra parte e non sente il grido dei poveri che arrivano su una barca o i tanti che in vari paesi del mondo soffrono la carestia, la persecuzione, la guerra. E non ascoltano il grido di coloro che lottano a loro fianco per la pace e per una vita dignitosa. Ecco perché le parole di Gesù nel Getsemani non possono non ridondare nelle nostre orecchie mentre il rifiuto, anche violento, del bene che si cerca di fare lascia l’amaro in bocca. I 130 morti nel Mediterraneo, Nadia e Christian probabilmente non saranno gli ultimi a essere vittime di un mondo concentrato su sé stesso ma questo non deve invitarci a guardare dall’altra parte. Anzi deve essere un monito per dire ancora una volta che il bene prevale sempre e che occorre “vegliare” perché non prevalga il male e l’egoismo. Altrimenti il sogno di un mondo diverso per milioni di perone rimarrà “solo” un sogno mentre continueranno a morire per fame, persecuzione, guerre, ingiustizie tanti innocenti. (Raffaele Iaria)        

Papa Francesco: le preghiere per invocare la fine della pandemia

3 Maggio 2021 - Città del Vaticano - “All’inizio del mese dedicato alla Madonna, ci uniamo in preghiera con tutti i santuari sparsi per il mondo, con i fedeli e con tutte le persone di buona volontà, per affidare nelle mani della nostra Madre santa l’umanità intera, duramente provata da questo periodo di pandemia”. È iniziata con queste parole, sabato 1° maggio, la preghiera prima della recita del Rosario che ha aperto la maratona di preghiera dal tema “Da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio (At 12,5)” per invocare la fine della pandemia. L’iniziativa, nata per desiderio del Papa, è promossa dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione e coinvolge trenta santuari mariani di tutto il mondo che, a turno, guideranno ogni giorno del mese di maggio, tradizionalmente mese mariano, la preghiera del Rosario per tutta la Chiesa. Al termine della recita del Rosario, il Papa ha pronunciato una seconda preghiera: "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione. O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro. Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio divino, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia. Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro eroica fatica e dona loro forza, bontà e salute. Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati e ai sacerdoti che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti. Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere questo virus. Assisti i responsabili delle Nazioni perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà. Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro. Madre amatissima, fa’ crescere nel mondo il senso di appartenenza a un’unica grande famiglia, nella consapevolezza del legame che tutti unisce perché con spirito fraterno e solidale veniamo in aiuto alle tante povertà e situazioni di miseria. Incoraggia la fermezza della fede, la perseveranza nel servire, la costanza nel pregare. O Maria, consolatrice degli afflitti, abbraccia tutti i tuoi figli tribolati e ottieni che Dio intervenga con la sua mano onnipotente a liberarci da questa terribile epidemia, così che la vita possa riprendere in serenità il suo corso normale. Ci affidiamo a Te, che risplendi sul nostro cammino come segno di salvezza e di speranza. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria, conduci i passi dei tuoi pellegrini che desiderano pregarti e amarti nei Santuari a Te dedicati in tutto il mondo, sotto i titoli più svariati che richiamano la tua intercessione. Sii per ciascuno una guida sicura. Amen".  

Sacerdoti, nel segno di Cristo

26 Aprile 2021 - Città del Vaticano -  “È il momento della vergogna”. Prega Papa Francesco per i 130 migranti morti in mare, che “per due giorni interi hanno pregato invano aiuto”; prega anche per quanti possono aiutare “ma preferiscono guardare da un’altra parte”. È un Regina caeli segnato dal dolore per queste vittime, che non vedranno mai le coste cercate e il futuro diverso; vittime di cui nessuno si è preso cura. Prega anche per gli 82 morti dell’ospedale covid a Baghdad. Gesù “conosce e ama” ognuno di noi, dice prima della recita della preghiera che in questo tempo di Pasqua, fino a Pentecoste, sostituisce l’Angelus; Gesù “ci conosce ad uno ad uno, non siamo degli anonimi per Lui, e il nostro nome gli è noto”. È la domenica in cui la Chiesa fa memoria del Buon Pastore. Ossia di colui che raccoglie e guida le pecore fino ad offrire la sua stessa vita. Domenica nella quale Francesco ordina nove sacerdoti in una basilica che torna ai tempi precedenti la pandemia: celebra all’altare della confessione e fedeli, tutti con la mascherina compresi gli ordinandi, occupano la navata centrale, nel rispetto delle norme anti Covid. Ai suoi preti, quando era arcivescovo di Buenos Aires, raccomandava misericordia, coraggio, porte aperte, e non si stancava di puntare il dito contro quella che chiamava e chiama “mondanizzazione spirituale”. Il buon pastore, diceva, è colui che sta in mezzo alla gente, “nelle periferie dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni”. C’è un “rifiuto di Dio da parte del mondo”, diceva Benedetto XVI celebrando la festa del Buon Pastore il 3 maggio 2009. E questo perché da un lato “non conosce Dio” e, dall’altro, “non vuole conoscerlo. Il mondo non vuole conoscere Dio e ascoltare i suoi ministri, perché questo lo metterebbe in crisi”. Il Buon Pastore, Gesù, è il “pastore vero”, dice papa Francesco, “ci difende sempre, ci salva in tante situazioni difficili, situazioni pericolose, mediante la luce della sua parola e la forza della sua presenza, che noi sperimentiamo sempre e, se vogliamo ascoltare, tutti i giorni”. Ci conosce, non siamo “massa” o “moltitudine”; “siamo persone uniche, ciascuno con la propria storia […] ciascuno con il proprio valore”. Conosce, Gesù “i nostri pregi e i nostri difetti, ed è sempre pronto a prendersi cura di noi, per sanare le piaghe dei nostri errori con l’abbondanza della sua misericordia”. Ai nuovi sacerdoti ha detto che l’ordinazione non è un passo verso la “carriera ecclesiastica”, ma è “un servizio, come quello che ha fatto Dio al suo popolo”; e che ha uno stile fatto di “vicinanza, compassione, tenerezza”. Vicinanza con Dio nella preghiera: “se uno non prega lo spirito si spegne”. Vicinanza con il vescovo, segno di unità, “anche nei momenti difficili”. Quindi vicinanza tra sacerdoti. Ma la più importante, per Francesco, è “la vicinanza al santo popolo di Dio”. Ricorda loro: “siete stati eletti, presi dal popolo. Non dimenticatevi da dove siete venuti: della vostra famiglia, del vostro popolo. Non perdete il fiuto del popolo di Dio”. Infine, ha detto loro di allontanarsi “dalla vanità, dall’orgoglio dei soldi. Il diavolo entra dalle tasche. Siate poveri, come povero è il santo popolo fedele di Dio. Poveri che amano i poveri”. Ha raccomandato loro di non essere “arrampicatori”. La “carriera ecclesiastica: poi diventi funzionario, e quando un sacerdote inizia a fare l’imprenditore, sia della parrocchia sia del collegio…, sia dove sia, perde quella vicinanza al popolo, perde quella povertà che lo rende simile a Cristo povero e crocifisso, e diventa l’imprenditore, il sacerdote imprenditore e non il servitore”. Ancora, li ha esortati a essere “sacerdoti di popolo, non chierici di Stato”, ma “pastori del santo popolo fedele di Dio. Pastori che vanno con il popolo di Dio: a volte davanti al gregge, a volte in mezzo o dietro, ma sempre lì, con il popolo di Dio”. Finita la celebrazione in basilica, c’è stato anche il tempo di un incontro segnato da un gesto di umiltà: papa Francesco si è chinato per baciare le mani a ognuno dei nove nuovi preti, chiedendo a uno di loro di benedirlo. (Fabio Zavattaro – Sir)  

Papa Francesco: “ancora morti nel Mediterraneo, è il momento della vergogna”

26 Aprile 2021 - Città del Vaticano – “Molto addolorato” per la tragedia che “ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato”. Lo ha detto papa Francesco ieri al termine della preghiera mariana del Regina Coeli commentando la tragedia in mare dei giorni scorsi e invitando ad “interrogarci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna”. “Preghiamo – ha detto il Papa - per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte”. (R. Iaria)