Tag: Mobilità umana e migrazioni

“Boccadasse” di Paolo Alberto Valenti alla Fondazione Murialdi

19 Ottobre 2021 - Roma - A 31 anni dalla morte del grande poeta toscano viene pubblicata integralmente quella che ormai diventa, a tutti gli effetti, l’ultima intervista rilasciata da Giorgio Caproni. Nel volume “Boccadasse”  - scritto dal giornalista e producer europeo Paolo Alberto Valenti (Edizioni Cofine, Roma) - che viene presentato il pomeriggio del 28 ottobre alla Fondazione Murialdi di Roma dallo storico Luciano Zani e dal Segretario Generale della Fondazione Giancarlo Tartaglia,  non si rintracciano solo le storie di 4 generazioni di emigranti italiani verso il Nordafrica, le Americhe e la Francia ma si ripercorre il profilo tragico della storia nazionale italiana che la grande poesia ligure e in parallelo i cantautori genovesi hanno declinato in arte. Nonostante la sua copertina che riproduce una cartolina postale dell’anno 1900 della Compagnia di Navigazione Italiana Florio e Rubattino (spedita da un emigrante di 12 anni partito da solo per Montevideo), “Boccadasse” non è un  volume patinato che ripropone le carrellate fotografiche del pittoresco quartiere degli innamorati a Genova, piuttosto entra nelle viscere della città,  entra a Staglieno, entra nelle parole di Gino Paoli, di Camillo Sbarbaro, di Fabrizio De André, di Dino Campana, di Eugenio Montale, di Francesco Biamonti rivelando la morte e la resurrezione di quelle stagioni che si sono fuse in seno a una sola matrice letteraria e musicale. Il denominatore comune di un racconto autobiografico che diventa storia collettiva parte da quei paradisi lirici, dolenti e sublimi, che il poeta dell’esistenzialismo parigino André Frénaud (“Il silenzio di Genova”) e lo stesso Giorgio Caproni (“Stanze della funicolare”) hanno consegnato alla poesia immortale, quella che Montale avrebbe condotto fino al Nobel.

Dietro le parole ostili

20 Settembre 2021 - Roma - Male parole, insulti, frasi intrise di disprezzo e di odio, minacce verbali che annunciano gesti violenti sono un giorno sì e un giorno no sui media. Ai tradizionali soggetti destinatari di pietre verbali si sono aggiunti quelli che nel tempo della pandemia ricordano che non esiste una libertà individuale senza una libertà collettiva. Quello che accade nei social è noto. Cosa sta succedendo nell’uomo? La domanda ritorna ogni qual volta i media notiziano parole che offendono, feriscono e vanno oltre la volgarità. Qualcuno denuncia la pericolosità e la contagiosità di un virus che indebolisce il pensiero e le relazioni. Sembra impossibile opporsi all’onda. Minimizzare la portata di battute offensive e spesso intimidatorie può diventare una connivenza. Il linguaggio dà la misura culturale ed etica di chi lo utilizza, mette in evidenza altezze ma anche bassezze e mediocrità che hanno rispettivamente riflessi positivi e negativi sulla formazione della coscienza. La storia e la cronaca sono stracolme di tragedie che hanno avuto origine dalla banalizzazione delle parole ostili. Il linguaggio infettato dal disprezzo, che non è neppure più quello dell’osteria o del porto, colpisce soprattutto i diversi, i più fragili, i più soli. Gian Marco Centinaio, ex ministro, riferendosi a un caso locale di male parole, ha scritto: “Chi fa politica deve rendersi conto che quando parla o scrive ha delle responsabilità, anche quando magari fa battute. C’è un’etica da rispettare anche se scrivi al tuo migliore amico”. Dunque, non tutti sono disposti a sminuire la pericolosità di parole scagliate come pietre. Un esempio: l’associazione non profit “ParoleO_stili”, nata a Trieste nel 2017, è impegnata in un percorso di “sensibilizzazione ed educazione contro l'ostilità delle parole, online e offline”. Coinvolgendo diversi soggetti è giunta alla redazione e alla diffusione del “Manifesto della comunicazione non ostile”. (www.paroleostili.it). “Si tratta - si legge nella presentazione - di un'esortazione civile alla scelta responsabile delle parole che si usano, all'ascolto, alla discussione, financo al silenzio”. La giornalista Fabiana Martini che di questa associazione è l’ideatrice afferma: “La violenza verbale resta un tema che le comunità locali sentono di dover affrontare con urgenza, poiché tutti viviamo le sue conseguenze sociali. E se le cose non sono così tanto migliorate su scala globale, è pur vero che sta crescendo una consapevolezza locale diffusa sul fatto che le parole non sono mai neutre, ma hanno delle conseguenze di cui siamo responsabili”. Il percorso culturale ed educativo non sarà troppo lungo se si costruiranno alleanze tra genitori, insegnanti, educatori, istituzioni. (Paolo Bustaffa)        

La casa simbolo di ogni autentica integrazione

30 Agosto 2021 - Loreto - Si è concluso il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane che quest’anno si è tenuto a Loreto, nelle Marche, regione scelta dalla Commissione Cei per le Migrazioni e dalla Fondazione Migrantes per la celebrazione nazionale per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 26 settembre. Tema del corso “Costruire e custodire la casa comune”. “La casa, simbolo di Loreto, ma anche di ogni autentica integrazione che deve portare a farci sentire a ‘casa’  nel Paese e nella Chiesa”, dice al termine del Corso il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, che ha coordinato i lavori e ha con concluso soffewrmandosi sul messaggi di papa Francesco per la GMMR. La settimana ha visto presenti oltre 70 persone da 13 regioni italiane e “ci ha permesso non solo di approfondire i diversi temi della cittadinanza, dell’inclusione, della Chiesa ‘dalle genti’ che comincia a nascere nel nostro Paese ma anche – ha aggiunto don De Robertis – di sperimentare fra noi una profonda comunione, di sentirci a casa”. Le giornate erano ritmate dalla preghiera: si aprivano con la lectio biblica del vescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin  e si chiudevano con la celebrazione eucaristica presieduta da diversi vescovi marchigia, oltre  a momenti di studio ma anche “di condivisione in cui ci siamo sentiti a casa” vivendo il territorio dalla visita al museo dell’emigrazione di Recanati all’Hotel House di Porto Recanati,  dove vivono 1.800 persone di 40 nazionalità diverse. Il tema del corso  “Costruire e custodire la casa comune” è stato declinato nei suoi aspetti sociali, culturali ed ecclesiali attinenti le problematiche migratorie attuali ed ha visto la presenza di docenti universitari e di testimonianze ‘sul campo’, con una voce al di là del Mediterraneo, quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat, capitale del Marocco che è intervenuto in collegamento. Il porporato ha parlato della sua Chiesa come “la mia sposa”, piccola ma non insignificante realtà in un paese islamico dove i cristiani sono 30 mila su 37 milioni, stranieri, molti europei e moltissimi sub sahariani, studenti e operai. Una Chiesa “straniera ma non estranea al Paese, costruttrice di ponti…” come testimoniano le 12 scuole cristiane frequentate da 12mila persone e la facoltà teologica ecumenica a Rabat, caso unico al mondo in cui studenti cattolici, protestanti e mussulmani si radunano per studiare reciprocamente la rispettiva fede in modo da abbattere diffidenze e pregiudizi. Per il porporato è sbagliato definire la migrazione un problema ma un fenomeno, perché “il problema vero è la povertà”. Tra le testimonianze quella dei coniugi Antonio Calò e Nicoletta Ferrara, quattro figli,  che hanno aperto la loro casa a sei ragazzi africani salvati dai barconi dopo diverse esperienze negative e quella dell’accoglienza, da parte della parrocchia di Monticelli, in provincia di Ascoli Piceno, durante il periodo di pandemia, di un circo, composto da 70 persone, mezzi e animali, fermi senza poter lavorare. Tante anche le riflessioni a partire da Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente all’Università degli Studi di Milano che in dialogo con p. Aldo Skoda si è soffermato sul tema della cittadinanza “non solo legata al riconoscimento ma cammino progressivo di impegno personale e civile verso un riconoscimento da un lato, e un impegno di partecipazione attiva dall’altro”. E quella di Paola D’Ignazi, docente dell’Università di Urbino su “Condizione migratoria e percorsi di cittadinanza: l’esperienza delle prime e seconde generazioni” e l’esperienza dell’Associazione “Agevolando” che lavora nel campo dell’integrazione. E ancora l’incontro con don Giovanni  Battista Sum Xuyi, di origine cinese, che ha parlato di p. Matteo Ricci e dell’opera del centro studi Li Madou di Macerata; di don Aldo Buonaiuto dell’Associazione Papa Giovanni XXIII che si è soffermayto sulla piaga della tratta di donne costrette a prostituirsi e di Francesco Paolo Capodaglio, medico di base per scelta presente da 17 anni col suo ambulatorio nel cuore dell’Hotel House dove vivono persone di 32 etnie. “Storie vive del prendersi cura dell’altro”, come dice il direttore Migrantes della marche, p. Renato Zilio. (Raffaele Iaria)  

De Robertis: a Loreto abbiamo sperimentato il “sentirci a casa”

30 Agosto 2021 - Loreto - Si è concluso il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane che quest’anno si è tenuto a Loreto, nelle Marche, regione scelta dalla Commissione Cei per le Migrazioni e dalla Fondazione Migrantes per la celebrazione nazionale per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 26 settembre. Tema del corso “Costruire e custodire la casa comune”.

“La casa, simbolo di Loreto, ma anche di ogni autentica integrazione che deve portare a farci sentire a ‘casa’  nel Paese e nella Chiesa”, dice al termine del Corso il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, che ha coordinato i lavori e ha con concluso soffewrmandosi sul messaggi di papa Francesco per la GMMR. La settimana ha visto presenti oltre 70 persone da 13 regioni italiane e “ci ha permesso non solo di approfondire i diversi temi della cittadinanza, dell’inclusione, della Chiesa ‘dalle genti’ che comincia a nascere nel nostro Paese ma anche – ha aggiunto don De Robertis – di sperimentare fra noi una profonda comunione, di sentirci a casa”. Le giornate erano ritmate dalla preghiera: si aprivano con la lectio biblica del vescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin  e si chiudevano con la celebrazione eucaristica presieduta da diversi vescovi marchigiani, oltre  a momenti di studio ma anche “di condivisione in cui ci siamo sentiti a casa” vivendo il territorio dalla visita al museo dell’emigrazione di Recanati all’Hotel House di Porto Recanati,  dove vivono 1.800 persone di 40 nazionalità diverse.

Migrantes: concluso il corso di Alta formazione a Loreto

27 Agosto 2021 -

Loreto - Si è concluso a Loreto il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane. Tema specifico: la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato che la Chiesa cattolica celebra in tutto il mondo l’ultima domenica di settembre.

La prima relazione, a cura di Simone Varisco della Fondazione Migrantes, ha illustrato il percorso della celebrazione di questa Giornata arrivata alla 108 edizione in quattro tappe: 1915 espressione soprattutto dalla cura della Chiesa italiana verso gli emigranti; anni ‘50-’60 in occasione del Vaticano II l’apertura al mondo e la celebrazione in molte nazioni; negli anni’70 l’attenzione progressiva alle comunità di immigrati; dalla nascita della Migrantes in poi dal 2005 l’attenzione alla mobilità umana in generale e il passaggio alla celebrazione “mondiale” della giornata. La seconda relazione, a cura di don Gianni De Robertis, direttore nazionale della Fondazione Migrantes che ha commentato il Messaggio di Papa Francesco per la GMMR 2021. Nell’incipit il riferimento esplicito è all’enciclica Fratelli Tutti: «Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”» (FT 35). Ripercorrendo i quattro passaggi del messaggio don Gianni ha invitato gli uffici a farsi promotori nelle proprie diocesi del “sogno” di Dio che ci conduce “verso un NOI sempre più grande”: la “storia del noi” tratteggiata in riferimento ai testi biblici; la riscoperta e comprensione della cattolicità della Chiesa; l’impegno comune civile verso un mondo più inclusivo e infine la condivisione del sogno a cui insieme siamo chiamati.

Il dibattito è stato ancora una volta vivace ed arricchente. Riflesso delle differenti realtà rappresentate dai partecipanti del Corso.

In riferimento alla drammatica attualità dell’Afghanistan è intervenuta Mariacristina Molfetta della Fondazione che cura anche quest’anno la pubblicazione del Rapporto sul Diritto d’Asilo (dicembre), condividendo come la Chiesa Italiana, in rete con diversi enti, si sta muovendo per l’accoglienza e per sollecitare nuovamente il Governo italiano e l’Unione Europea nell’applicazione di politiche che permettano una reale solidarietà con il popolo afghano.

Si è infine condivisa la sintesi dei 5 gruppi di lavoro nelle giornate di confronto sui temi della cittadinanza e della comunità cristiana in merito alle azioni per trasformare la pluralità in diritti, cittadinanza e relazioni fraterne: come facilitare e promuovere il sentirsi “casa” nella città e nella comunità?

Verso ciascuno il grazie per la partecipazione attiva e l’augurio di far tesoro di queste giornate condivise e l’impegno di animare la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato nelle nostre diocesi come occasione per rilanciare la Pastorale dei Migranti. (don Sergio Gamberoni - Migrantes Bergamo)

Migrantes: ieri visita al museo di Recanati. Oggi la conclusione del Corso

27 Agosto 2021 - Loreto - Si concluderà oggi a Loreto il Corso di Alta Formazione, promosso dalla Fondazione Migrantes  sul tema "Costruire e custodire la casa comune". Ieri la giornata si è aperta con la preghiera del mattino, presieduta quotidianamente da mons. Fabio Dal Cin, vescovo di Loreto: un insegnamento tra i molti offerti dall’icona della Santa Casa di Loreto è l’incoraggiamento a vivere un servizio cristiano umile, che non cerca la vetrina e il protagonismo. Successivamente il gruppo si è trasferito in pullman a Recanati per una serie di appuntamenti. Prima tappa: la visita al museo della “Migrazione dalle Marche”, un percorso allo stesso tempo struggente e appassionante, che ha trasferito i presenti nel vivo delle vicende umane di intere generazioni di mezzadri, braccianti, pescatori decisi ad affrontare viaggi pericolosi e lunghi, ad accettare lavori in miniere, in campi sperduti o in anonime fabbriche, aggrappati alla sola speranza di salvare le loro famiglie dalla fame e di guadagnare condizioni di vita appena migliori. Dopo un passaggio al duomo della città (nel quale sono custodite le spoglie di papa Gregorio XII, che con la scelta di dimettersi ricompose il doloroso scisma di Avignone) siamo giunti al secondo appuntamento, quello con don Giovanni Battista Sum Xuyi. Il prete di origine cinese ci ha presentato la figura di Matteo Ricci, recanatese di origine, e l’opera del centro studi Li Madou di Macerata. Definito ‘Ponte tra Oriente ed Occidente’, il missionario gesuita (vissuto tra il 1552 e il 1610) ha inaugurato un metodo di evangelizzazione ancora oggi straordinariamente attuale, basato sul dialogo e su una rispettosa inculturazione della fede contestualizzati in una relazione di autentica amicizia con i propri interlocutori. Tra i numerosi libri da lui pubblicati (da subito in lingua cinese!) il catechismo è stato definito “medicina spirituale” dagli stessi dignitari presenti presso la corte dell’imperatore. Il Centro studi Li Madou si prefigge di sostenere la ricerca teologica, gli scambi culturali tra Italia e Cina e diverse pubblicazioni, in ideale continuità con il lungimirante lavoro iniziato da Matteo Ricci. Nel pomeriggio ci si è trasferiti a Porto Recanati, presso una struttura della parrocchia San Giovanni battista. L’attività pomeridiana ha visto in successione tre testimonianze. La prima, quella di don Aldo Buonaiuto dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ha illustrato in maniera efficace la terribile e dolorosissima piaga della tratta di donne costrette a prostituirsi e l’infaticabile opera di liberazione e di riscatto che l’Associazione sta ancora portando avanti sul solco del suo fondatore, don Oreste Benzi. La seconda, quella del dott. Francesco Paolo Capodaglio, medico di base per scelta presente da 17 anni col suo ambulatorio nel cuore dell’Hotel House, realtà di estrema periferia esistenziale: 460 interni, 16 piani, 32 etnie. Hanno colpito molto la sua professionalità, la sua dedizione al prossimo e la sua scelta di “essere raggiungibile proprio da tutti”. Il terzo intervento infine ci è stato offerto da Nicola Pallotto, della coop. sociale On The Road, il quale ha sviscerato le numerosissime iniziative che dal 2019 hanno coinvolto i residenti dell’Hotel House, le istituzioni locali e gli uffici di servizi per aiutare i primi a trovare una situazione più agevole di vita: mappature dei bisogni, prevenzione e riduzione delle dipendenze, sportello multi-agenzia, mediazione culturale, individuazione di peer-counselor tra i residenti, ecc. La giornata di incontri si è conclusa infine con la celebrazione della messa presieduta da mons. Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata -Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, il quale ci ha condiviso una delle ricchezze della sua chiesa: l’incredibile varietà di culture nel clero diocesano (23 nazioni presenti tra 108 preti più 15 missionari) costituisce una sfida e allo stesso tempo una concreta profezia di cattolicità per questa diocesi. (don Graziano Gavioli - Migrantes Modena-Nonantola)

Corso Migrantes a Loreto: accoglienza, fragilità, ospitalità, incontro…

26 Agosto 2021 - Loreto - Dire “Accoglienza” in un tempo incerto per cui le identità si irrigidiscono. Questa la sfida che attende le comunità cristiane all'insegna  della Laudato sii e della Fratelli Tutti. E che il prof. Strona, prete diocesano di Fabriano e docente all'istituto teologico marchigiano di Ancona, ha consegnato nel terzo giorno del corso di Alta Formazione della Fondazione Migrantes in corso, fino a domani, a Loreto. “Fragilità” è ciò che si può infrangere e al tempo stesso si sente di proteggere come prezioso. Condizione dell'uomo acuita dall'essere migrante, come Abramo, come Dio stesso in Gesù, migrante tutta la vita. La risposta è “l’ospitalità”, superata la istintiva diffidenza verso il diverso, da hostes a hospes, in un passaggio liberante e apportatore di meravigliosi sviluppi, se ci si mette in gioco come umanità vera. “l’incontro”, risultato arricchente per entrambi, che davvero può dare una svolta alla storia del mondo, da intendere sempre più come casa comune, che riguarda tutti: nessuno si senta escluso p. Aldo Skoda, ha inteso dire del cambiamento da fare per una chiesa sempre più inclusiva, che intende superare il vocabolario dell’ “emergenza” migratoria, per cui il migrante è un pericolo...o è utile per il sistema economico che schiaccia lui e i penultimi, i poveri del posto, che lo vedono come il nuovo nemico. Se “ideologia” è il modo di leggere la realtà con i modi di pensare umani, “teologia” è farlo con la luce della parola di Dio. Perché per come si legge... così si decide ed agisce: la fase performante della teologia cambia il mondo per come lo vuole  Dio, che ci ha già dato l'esempio incarnandosi. Che noi possiamo seguire costruendo comunità capaci di accompagnare questi nostri fratelli: convincerci che ce la possiamo fare a migliorare questo nostro mondo. E un esempio davvero convincente ce lo ha dato il gruppo parrocchiale di Monticelli, Ascoli Piceno. Un grande circo, 70 persone, mezzi e animali bloccati dalla 'grande serrata' causata dal covid: le spese per mangiare senza il guadagno degli spettacoli! Ma la parrocchia si organizza, sensibilizza, procura cibo e gasolio. Alla generosità della gente corrispondono gli spettacoli gratuiti dei circensi in presenza e on line: una vera amicizia con migliaia di risposte di gratitudine e amicizia. Comunione e cresime dei ragazzi del circo celebrate in parrocchia diventa un bellissimo compimento della solidarietà: una risposta bellissima a un problema come quello della pandemia! (don Alberto Balducci – Migrantes Jesi)

Migrantes: ieri la seconda giornata del corso a Loreto su “Città comune da costruire e custodire”

25 Agosto 2021 - Loreto - La seconda giornata del corso di Alta Formazione, promosso a Loreto dalla Fondazione Migrantes, cui stanno partecipando una sessantina di direttori e collaboratori degli Uffici diocesani ha avuto come tema la "Città comune da costruire e custodire". Sfida cui anche la Chiesa è chiamata a partecipare attivamente. La giornata si è aperta con una meditazione del vescovo di Loreto,  mons. Fabio Dal Cin, che a partire dalla reliquia della Casa di Maria su cui si è strutturato il Santuario di Loreto  ha condotto in una meditazione sul Vangelo dell’annunciazione come primo luogo in cui i cristiani riconoscono l’agire di un Dio Trino, plurale e uno al tempo stesso nell’agire per la salvezza dell’uomo, impegnato nella storia della salvezza nella prospettiva della comunità credente, a servizio del Regno, dell’umanità tutta. Di un “noi” sempre più grande, a immagine di Dio. La prima riflessione è stata offerta dal prof. Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente all’Università degli Studi di Milano che in dialogo con p. Aldo Skoda ha permesso di lavorare sul tema di Cittadinanza e integrazione. Molti gli spunti per la comprensione di una cittadinanza dai molteplici volti: non solo legata al riconoscimento meramente legale, ma cammino progressivo di impegno personale e civile verso un riconoscimento da un lato, e un impegno di partecipazione attiva dall’altro. Nel caso dei migranti la sfida è sempre aperta. Diverse nazioni europee hanno messo in pista percorsi differenti e nel caso italiano dove la politica sembra faticare ad investire con maggiore impegno, si assiste a processi partecipativi dal basso che paiono più coraggiosi. Si sono messe in luce la partecipazione associativa, sindacale, religiosa, del volontariato, quali forme una cittadinanza reale da costruire insieme. Se da un lato si attende ancora con fiducia la formulazione di una nuova legge di cittadinanza più conforme alla realtà, lungimirante e benefica per il Paese, dall’altra anche la Chiesa si sente impegnata in quei “processi di cittadinizzazione” possibili che passano per la società civile, l’associazionismo e anche le comunità credenti. La seconda riflessione è stata offerta dalla prof.ssa Paola D’Ignazi, docente dell’Università di Urbino su “Condizione migratoria e percorsi di cittadinanza: l’esperienza delle prime e seconde generazioni”. Nel suo intervento sono risuonate soprattutto le storie e i volti di molte persone intervistate e accompagnate nel corso degli anni che hanno arricchito l’esperienza e la riflessione della docente sul tema migratorio e di cittadinanza. Si è sottolineato particolarmente come l’esperienza migratoria sia in generale anche traumatica sul piano psicologico della percezione di sé, sul piano affettivo, cognitivo, sociale, relazionale. Un ascolto profondo, graduale e paziente, è necessario per lasciare emergere ed accompagnare le dinamiche profonde personali che permettono un accompagnamento positivo e costruttivo in una relazione che è fortemente facilitata da esperienze di amicizia e fiducia laddove si riesce a costruire una “casa” in cui sentirsi accolti e riconosciuti. E’ uno sguardo che ben oltre la questione del riconoscimento legale ed impegna il singolo e la società in una relazione adulta e progressiva. Nel pomeriggio è stata l’Associazione "Agevolando" , con sede a Bologna, ma che opera in vari luoghi d’Italia, a portare esperienze concrete di integrazione e cittadinanza e di tutto un lavoro che l’associazione promuove nel valorizzare i giovani che uscendo dal sistema di accoglienza (care leavers) possono divenire protagonisti e formatori verso la società nel restituire un messaggio positivo e competente - per propria esperienza - circa le modalità che più aiutano il processo di integrazione dei migranti coinvolti. Con Silvia Sanchini che ha parlato dell'associazione è stato il giovane Alpha Oumar Diallo a testimoniare la propria esperienza e lanciare messaggi positivi di riflessione ed esortazione sul tema. Mons. Giuseppe Orlandoni, vescovo emerito di Senigallia, ha presieduto la Celebrazione eucaristica nel Santuario a conclusione della giornata. (don Sergio Gamberoni)

Migrantes: a Loreto il corso di Alta Formazione e la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

16 Agosto 2021 -
Roma - Du eventi nazionali a Loreto in vista della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Li propone la Fondazione Migrantes. Il primo è il corso di alta formazione, dal 23 al 27 agosto, per i direttori diocesani Migrantes  e per collaboratori e operatori pastorali che si svolgerà nel contesto del santuario di Loreto e nelle sue vicinanze. Il tema sarà: “Costruire e custodire la casa comune”, declinato nei suoi aspetti sociali, culturali ed ecclesiali attinenti le problematiche migratorie attuali. Vedrà la presenza di docenti universitari e di testimonianze ‘sul campo’, con una voce da al di là del Mediterraneo, quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat, capitale del Marocco. Prevista anche la visita al Museo dell’emigrazione marchigiana di Recanati, che raccoglie foto e documenti del racconto dei 700mila emigrati marchigiani, e alla casa di Leopardi. Il programma prevede anche la visita all'Hotel House di Porto Recanati,  17 piani dove vivono 1.800 persone di 40 nazionalità diverse. L'ultima domenica di settembre, il 26, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che vedrà nella basilica della Santa Casa la celebrazione principale. Sarà una celebrazione eucaristica animata dalla musica etnica di vari popoli migranti presenti nelle Marche.

Diocesi Siracusa: messa in lingua inglese in Ortigia

26 Luglio 2021 - Siracusa - Una messa in inglese celebrata ogni domenica nel centro storico di Ortigia. L’iniziativa dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del turismo della diocesi di Siracusa si svolge ogni domenica alle ore 19.30 nella chiesa di Santa Maria della Concezione. “La pastorale del turismo ha pensato in questo modo di venire incontro alle esigenze dei tanti turisti in lingua straniera che arrivano a Siracusa e vogliono partecipare ad una celebrazione eucaristica – ha spiegato don Helenio Schettini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del turismo -. Molto spesso capita che soprattutto in Cattedrale arrivano turisti stranieri non solo per ammirare il monumento ma anche per partecipare alla messa. Finalmente siamo riusciti ad organizzare questo servizio intanto per due mesi. L’iniziativa è prevista per i mesi di luglio ed agosto e fino a questo momento sta avendo un buon riscontro. La diocesi ha deciso di scegliere una chiesa nel centro storico, meta preferita dei turisti. A presiedere la celebrazione sono preti siracusani, ma anche sacerdoti stranieri che prestano servizio in diocesi. Lingua inglese non solo per la liturgia ma anche per l’animazione curata da un gruppo di suore. Un ulteriore servizio che la Diocesi di Siracusa ha voluto offrire ai turisti in questo periodo estivo che potrebbe essere anche prolungato.