La casa simbolo di ogni autentica integrazione

30 Agosto 2021 – Loreto – Si è concluso il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane che quest’anno si è tenuto a Loreto, nelle Marche, regione scelta dalla Commissione Cei per le Migrazioni e dalla Fondazione Migrantes per la celebrazione nazionale per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 26 settembre. Tema del corso “Costruire e custodire la casa comune”.

“La casa, simbolo di Loreto, ma anche di ogni autentica integrazione che deve portare a farci sentire a ‘casa’  nel Paese e nella Chiesa”, dice al termine del Corso il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, che ha coordinato i lavori e ha con concluso soffewrmandosi sul messaggi di papa Francesco per la GMMR.

La settimana ha visto presenti oltre 70 persone da 13 regioni italiane e “ci ha permesso non solo di approfondire i diversi temi della cittadinanza, dell’inclusione, della Chiesa ‘dalle genti’ che comincia a nascere nel nostro Paese ma anche – ha aggiunto don De Robertis – di sperimentare fra noi una profonda comunione, di sentirci a casa”. Le giornate erano ritmate dalla preghiera: si aprivano con la lectio biblica del vescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin  e si chiudevano con la celebrazione eucaristica presieduta da diversi vescovi marchigia, oltre  a momenti di studio ma anche “di condivisione in cui ci siamo sentiti a casa” vivendo il territorio dalla visita al museo dell’emigrazione di Recanati all’Hotel House di Porto Recanati,  dove vivono 1.800 persone di 40 nazionalità diverse.

Il tema del corso  “Costruire e custodire la casa comune” è stato declinato nei suoi aspetti sociali, culturali ed ecclesiali attinenti le problematiche migratorie attuali ed ha visto la presenza di docenti universitari e di testimonianze ‘sul campo’, con una voce al di là del Mediterraneo, quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat, capitale del Marocco che è intervenuto in collegamento. Il porporato ha parlato della sua Chiesa come “la mia sposa”, piccola ma non insignificante realtà in un paese islamico dove i cristiani sono 30 mila su 37 milioni, stranieri, molti europei e moltissimi sub sahariani, studenti e operai. Una Chiesa “straniera ma non estranea al Paese, costruttrice di ponti…” come testimoniano le 12 scuole cristiane frequentate da 12mila persone e la facoltà teologica ecumenica a Rabat, caso unico al mondo in cui studenti cattolici, protestanti e mussulmani si radunano per studiare reciprocamente la rispettiva fede in modo da abbattere diffidenze e pregiudizi. Per il porporato è sbagliato definire la migrazione un problema ma un fenomeno, perché “il problema vero è la povertà”. Tra le testimonianze quella dei coniugi Antonio Calò e Nicoletta Ferrara, quattro figli,  che hanno aperto la loro casa a sei ragazzi africani salvati dai barconi dopo diverse esperienze negative e quella dell’accoglienza, da parte della parrocchia di Monticelli, in provincia di Ascoli Piceno, durante il periodo di pandemia, di un circo, composto da 70 persone, mezzi e animali, fermi senza poter lavorare. Tante anche le riflessioni a partire da Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente all’Università degli Studi di Milano che in dialogo con p. Aldo Skoda si è soffermato sul tema della cittadinanza “non solo legata al riconoscimento ma cammino progressivo di impegno personale e civile verso un riconoscimento da un lato, e un impegno di partecipazione attiva dall’altro”. E quella di Paola D’Ignazi, docente dell’Università di Urbino su “Condizione migratoria e percorsi di cittadinanza: l’esperienza delle prime e seconde generazioni” e l’esperienza dell’Associazione “Agevolando” che lavora nel campo dell’integrazione. E ancora l’incontro con don Giovanni  Battista Sum Xuyi, di origine cinese, che ha parlato di p. Matteo Ricci e dell’opera del centro studi Li Madou di Macerata; di don Aldo Buonaiuto dell’Associazione Papa Giovanni XXIII che si è soffermayto sulla piaga della tratta di donne costrette a prostituirsi e di Francesco Paolo Capodaglio, medico di base per scelta presente da 17 anni col suo ambulatorio nel cuore dell’Hotel House dove vivono persone di 32 etnie. “Storie vive del prendersi cura dell’altro”, come dice il direttore Migrantes della marche, p. Renato Zilio. (Raffaele Iaria)

 

Temi: