10 Aprile 2020 -
Roma - Assistenza agli italiani bloccati all’estero che hanno urgenza di rientrare e sostegno a chi da tempo vive fuori dai confini nazionali ma che si trova ora in difficoltà. La tutela dei nostri connazionali sparsi per il mondo è da sempre al centro dell’azione del ministero degli Affari esteri, ma ora - causa emergenza Coronavirus - l’attenzione è ancora più alta. “Tutta la rete consolare italiana è fortemente impegnata, in questo momento, nelle operazioni di assistenza agli italiani che hanno necessità e urgenza di tornare in Italia”, afferma a 9colonne Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina. Una rete consolare che “dà informazioni e coordina, in seno al ministero, gli imbarchi e la preparazione dei voli, si occupa di fornire ogni indicazione utile ai tanti connazionali”, prosegue Vignali ricordando che “ai 6 milioni di iscritti negli schedari consolari si aggiungono decine di migliaia di studenti, lavoratori temporanei, turisti, che hanno bisogno di assistenza”. Questo comporta un impegno importante di tutta la rete del ministero degli Esteri, “aperta costantemente alle richieste degli italiani nel mondo: le segue e, anche se non immediatamente, riesce a risolverle tutte”.
Per poter rientrare in Italia “la condizione fondamentale è quella di uno stato di necessità e di urgenza legato in particolare a motivi di lavoro o di salute - spiega il direttore generale per gli Italiani all’estero -. Situazioni che hanno bisogno di un’autocertificazione da parte dell’interessato e che devono essere particolarmente stringenti. Ci devono essere condizioni legate, ad esempio, alla perdita del lavoro, quindi alla mancanza di mezzi di sussistenza all’estero, o motivi di salute non legate all’epidemia e che richiedono cure mediche in Italia”. Vignali ricorda poi che “chi torna deve stare in isolamento, avvertendo le autorità sanitarie, per almeno due settimane, anche se non ha nessun sintomo e se non ha avuto nessun ‘rapporto’ con il virus”.
Ad aiutare la direzione generale in questa attività di sostegno e assistenza, c’è la rappresentanza italiana all’estero, una rete preziosa attiva sui territori. “Continuiamo a tenerci strettamente in contatto con l’associazionismo italiano nel mondo, in particolare con i Comites - sottolinea Vignali - che possono avere un ruolo di raccordo con gli italiani, possono aiutarci a veicolare le iniziative di sostegno alla Protezione civile italiana, agli ospedali e agli enti di ricerca come il Sacco di Milano o lo Spallanzani di Roma, e possono anche fornire assistenza ai nostri connazionali”. In questo senso la direzione generale per gli Italiani all’estero della Farnesina è pronta “a sostenere i Comites, anche finanziariamente, laddove ci fossero iniziative di assistenza che ci vogliono proporre”.
L’attività del ministero degli Esteri, in questo particolare momento di crisi, si sviluppa su due linee principali: “L’assistenza agli italiani, in particolare a chi è temporaneamente all’estero e che chiede di tornare, e il reperimento, attraverso la sua rete diplomatico-consolare, di dispositivi sanitari, come ventilatori e mascherine”, continua Vignali. E mentre l’Unità di crisi “si occupa soprattutto dei rimpatri”, la direzione generale per gli Italiani all’estero “segue più da vicino la situazione dei connazionali che rimangono all’estero e che hanno bisogno di servizi da parte della rete consolare, che devono continuare a essere forniti, di assistenza e di emergenza, in particolare per gli indigenti e per chi ha perso il lavoro”. “Servizi di prossimità che la rete diplomatica continua a dare e per i quali la nostra direzione generale svolge una funzione importante di coordinamento”, continua Vignali.
Dalle nostre comunità nel mondo continuano ad arrivare iniziative di solidarietà rivolte all’Italia, a testimonianza di quel filo che da sempre lega gli emigrati italiani al loro Paese d’origine. “I nostri connazionali all’estero non hanno mai fatto mancare, in nessun momento, il sostegno all’Italia, lo stanno facendo anche ora con iniziative di solidarietà - sottolinea Vignali”. Da un lato, quindi, “la solidarietà degli italiani all’estero verso il nostro Paese” e dall’altro “l'attività del ministero degli Esteri per gli italiani in difficoltà”. Ma non c’è solo la solidarietà a far sentire l’Italia orgogliosa delle sue comunità nel mondo: “Ci sono tanti italiani nel mondo che ricoprono ruoli a livello politico, amministrativo, economico e del mondo accademico: in questo momento sono al centro della ricerca per sconfiggere il virus e questo è un ulteriore motivo di orgoglio per il ntro Paese”, conclude Vignali. (Sab - 9colonne)
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Lucchesi nel mondo: anche a Mosca decretato il “lockdown”
10 Aprile 2020 - Mosca - Chi vive a Mosca spesso riceve messaggi di allerta sul suo telefono cellulare. Informano sulle condizioni metereologiche. Lunedì 30 marzo, all’una di notte, l’Ufficio Centrale di Meteorologia comunicava che dalle 6:00 “erano attese pioggia, nevischio, neve, raffiche di vento, tempesta di neve, diminuzione della temperatura...”. Dieci gradi in meno non sono pochi, ma poche ore prima c’era stato un annuncio assai più importante, storico: il sindaco di Mosca, Sergey Sobianin, decretava il “lockdown” della città. Durante la settimana precedente i cittadini della Federazione Russa, salvo quelli impegnati in servizi essenziali, erano stati messi in “vacanza retribuita”, come misura per contenere l’epidemia di Covid19.
Poco dopo la metà di marzo il numero dei contagi, soprattutto a Mosca, aveva infatti preso una diversa piega: decine di nuovi casi al giorno, non più poche unità. Mentre scrivo sono stati superati i 4700 contagiati. L’annuncio del sindaco Sobianin, rafforzato dal repentino cambio metereologico, deve aver colto i moscoviti domenica sera, mentre preparavano il ritorno dalle dacie. Le case di campagna, versione russa, dove immagino molti abbiano passato la settimana di vacanza. Per quello che riguarda me, e la mia compagna, l’isolamento, volontario, era iniziato però un mese prima: pochi giorni dopo il ritorno dall’Italia. Partimmo da Mosca intorno al 20 febbraio, per un viaggio che, per ragioni di famiglia, non era posticipabile. All’arrivo a Fiumicino ci accolsero col controllo della temperatura, ma salvo questo dettaglio, lo scenario italiano, e l’atmosfera, erano ancora lontani dalla gravissima situazione attuale. In quei giorni in Italia, tra amici e parenti, ero la persona più in allerta, invitavo tutti alla massima precauzione. Avevo letto degli articoli che ricordavano le dinamiche della crescita esponenziale delle epidemie, che collegai a un aneddoto raccontatomi dai miei genitori quando ero bambino: un solo chicco di riso raddoppiato per ognuna della 64 caselle di una scacchiera, supera la quantità di riso raccolto in tutto il mondo per molti anni. Inoltre, a Mosca, insegno in due Università, Hse e Rudn nella seconda vi sono studenti da più di 150 paesi del mondo. Già il 30 gennaio Rudn aveva stabilito per tutti gli studenti in arrivo dalla Cina un isolamento di 14 giorni. Non stavo tenendo lezioni, non ero stato toccato concretamente, ma l’epidemia si era fatta sentire, entrando nella mia sfera lavorativa. Nei pochi giorni trascorsi tra Lucca e Roma, il virus aveva preso molto terreno nel Nord e cominciavano ad esserci vari casi anche in Toscana e nel Lazio. Il volo di ritorno a Mosca lo abbiamo fatto indossando mascherine chirurgiche. All’aeroporto ci aspettavamo controlli, invece niente. Roma, evidentemente, ancora non preoccupava. Altri passeggeri, in arrivo da Milano, sono stati accolti da tute bianche e mascherine protettive: controlli e raccolta di informazioni. Partiti da Mosca in una situazione in cui il problema erano gli arrivi dalla Cina, vi siamo ritornati quando l’Europa stava diventando il focolaio principale. I numeri degli infetti e dei decessi in Italia, in particolare, crescevano seguendo una inesorabile curva esponenziale. Abbiamo deciso di chiuderci in casa, salvo lavoro e spese essenziali. E questo non perché fosse richiesto o perché avessimo alcun sintomo. Per prudenza. Inoltre, il nostro stato d’animo si era ormai sintonizzato sulla situazione italiana: numeri, storie, conferenze stampa sul cellulare, scelte tardive, frustrazione, dibattiti e proposte su Twitter. E soprattutto contatti con le famiglie. Come con mia nonna, nata nel 1932, che in una video-chiamata da Verrucolette in Garfagnana, mi ha detto: “È peggio della guerra, perché dalla guerra ti puoi "rimpiattare", da questo no». Dove non arriva la consapevolezza matematica della crescita esponenziale, arriva il buon senso. Spero che saranno applicati entrambi nelle prossime decisioni qui a Mosca, in Italia, in Toscana, a Lucca. (Leonardo Romei - Toscana Oggi – In Cammino – Lucca)
Media italiani all’estero: rimandata la stampa del “Corriere d’Italia”
8 Aprile 2020 - Francoforte - Il numero di aprile del “Corriere d’Italia”, il mensile delle Missioni Cattoliche italiane in Germania e Scandinavia avrebbe dovuto andare in stampa lunedì 30 marzo 2020 ed essere distribuito in questo fine settimana. Considerando la chiusura di tutti gli uffici ed i locali italiani in Germania (dai consolati ai patronati, ai Centri Italiani, ai Comites, associazioni, ristoranti, ecc.), comprese le sedi delle Mci, e vista l’impossibilità di tanti distributori di uscire di casa per la consegna, “abbiamo pensato di fare slittare la stampa di questo numero a lunedì 20 aprile, nella speranza che la situazione sia migliorata”, spiega la redazione del giornale.
La redazione sta aggiornando il sito ed è raggiungibile sia telefonicamente che per posta elettronica mentre il direttore p. Bassanelli è raggiungibile presso la Mci di Gross Gerau.
Mci Monaco: nella laboriosità e nella creatività
8 Aprile 2020 - Monaco - Alla Missione cattolica italiana di Monaco di Baviera le cose procedono “nella laboriosità e nella creatività”, dice a www.migrantesonline.it sr. Zaira Dovico: “siamo regolarmente in contatto telefonico o telematico con persone di varia età e condizione sociale che ricorrono a noi o rispondono alla nostra offerta di aiuto soprattutto nella linea di un sostegno spirituale o a volte materiale”. A chi impossibilitato per vari motivi non può fare la spesa o andare in farmacia, alcuni membri della comunità prestano personalmente un “lodevole servizio di assistenza che porta frutti di gioia, di sollievo, di forza nell´avversità e di speranza”. Anche i vari incontri di preghiera tramite Skype, primo fra tutti quello della celebrazione della S. Messa domenicale trasmessa via streaming dalla Cappella della Missione, costituiscono un appuntamento “significativo – ci spiega la religiosa - che lascia lievitare la fede cristiana dei singoli come dei gruppi contribuendo a rinsaldare i legami della carità e dell´amicizia”. Per il triduo pasquale e la Domenica di Pasqua è previsto pure il collegamento attraverso il link creato dalla Missione: “lo spirito di comunione ecclesiale assicura così l´unità sia pur a debita distanza!”.
R.I.
Mci Germania e Scandinavia: il messaggio del delegato ai fedeli
6 Aprile 2020 - Francoforte – “Alla vigilia della Settimana Santa, penso al grande digiuno di celebrazioni liturgiche - almeno di quelle tradizionali, con tanta partecipazione di fedeli – cui quest’anno la pandemia del coronavirus ci costringe a fare”. E’ quanto scrive il delegato nazionale Migrantes delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia, p. Tobia Bassanelli in un messaggio a tutti i missionari e ai fedeli italiani residenti nei due Paesi. Questo – spiega il religioso - “non ci dispensa dalle responsabilità nei confronti dei nostri parrocchiani, con cui continuiamo a restare in contatto attraverso il telefono ed i nuovi media, offrendo messaggi e celebrazioni online sui siti Internet o in altro modo”.
Interrogativi di un genitore al tempo del Covid-19
5 Aprile 2020 - Roma - Cosa vuol dire vivere al tempo del Covid-19 per le famiglie transnazionali, per noi genitori dei giovani migranti italiani?
Ce lo chiediamo ogni giorno, da quando è iniziata la pandemia.
Ce lo chiediamo quando la morte ha smesso di essere un numero per diventare un volto. È quanto è accaduto con la tragica morte di Luca di Nicola, il diciannovenne abruzzese colpito dal Covid-19 a Londra, che anche la nostra community ha voluto ricordare con affetto e dolore.
Torniamo a riflettere sul nostro modo di vivere nella distanza dai nostri cari e torniamo a chiederci cosa tutto ciò voglia dire
- per noi che i nostri figli li abbiamo appoggiati, sostenuti, confortati, spronati. E loro che hanno mostrato che vivere all'estero ne valeva la pena;
- per noi che abbiamo detto "fino in capo al mondo", raggiungendo i nostri figli dal Sud Est Asiatico al Canada del Nord;
- per noi che della distanza abbiamo fatto un modo di essere nonostante il dolore, la preoccupazione, l'ansia e tanta confusione;
- per noi che mai avremmo immaginato di poter partecipare solo in streaming a nascite, matrimoni e lauree;
- per noi che abbiamo - a ragione - criticato Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti per non avere attivato tempestivamente le misure di contenimento del contagio;
- per noi che - come un mantra quotidiano - imploriamo i figli di adottare le nostre misure di protezione, a costo di essere presi in giro da amici e colleghi locali: "stai a casa, se puoi - indossa la mascherina - lavati le mani - fai la spesa on line".
- per noi che abbiamo intensificato tutti i modi per essere vicini, i nostri modi, quelli che abbiamo sviluppato con l'esperienza di anni di lontananza (videochiamate, messaggi, pacchi);
- per noi che, come sempre a inizio telefonata, chiediamo "ciao come stai?", solo che questa volta non è una domanda di prammatica;
- per noi che per una volta, abbiamo poche parole e poche risorse sia per i figli che per noi stessi.
Aspettando il giorno in cui avremo trovato le nostre risposte.
Brunella Rallo
fondatrice di www.mammedicervellinfuga.com e
collaboratrice del Rapporto Italiani nel Mondo
Mci Amburgo: come si vive “in” e “la” missione in tempo di “coronavirus”
4 Aprile 2020 - Amburgo - Siccome siamo ormai tutti “confinati” in casa possiamo raccontarvi come questa emergenza la viviamo qui “in” missione ed anche come la comunità vive “la” Missione.
“Andrà tutto bene”. Una frase che sentiamo spesso nelle ultime settimane, che incornicia un periodo difficile. Ecco allora che si cerca di stare vicino a tutti innanzitutto con la trasmissione via Facebook della Santa Messa domenicale alle 11.30. C’è la Missione, la Chiesa, ci siamo NOI, di tutte le età: piccoli e grandi; ed un grazie va a tutti coloro che con un video con un messaggio o una canzone, una foto, un disegno, una frase, hanno reso ancor più viva la Missione Cattolica Italiana di Amburgo: persone e soprattutto cristiani che non si arrendono.
La messa non si può celebrare comunitariamente, è vero, ma la comunità c’è e c’è anche in videochiamata con gli altri, sui social, nella musica, nella preghiera. C’è ed è più viva che mai. Inoltre non si hanno problemi a spiegare alla gente che si può santificare la festa anche pregando in casa. Nessuno si meraviglia, nessuno protesta … e non abbiamo polemiche da sanare neppure all’interno della Chiesa! La limitazione si accetta con serenità e come una cosa che si scosta poco dalla normalità. Per molti la domenica passerà con il pensiero rivolto alla chiesa nel momento in cui sentiranno suonare le campane. Allora, in quel momento, si faranno il segno della croce, (che fanno sempre quando sentono una campana!), pregheranno al modo che loro conoscono (io ho suggerito il rosario) e cercheranno di evitare lavori pesanti di domenica. Come cercano di fare sempre, anche se, il lavoro di ogni giorno non può essere lasciato indietro, perché almeno nel Nord della Germania la cosa più importante non è proprio la spiritualità ma il portafoglio. Ed allora … che succede, qui, al tempo del corona virus? Sembrerebbe che si possa avere più tempo per sé stessi, ma non è proprio così perché se come da noi è stato deciso di sospendere Sante Messe e incontri pastorali almeno fino alla fine di Aprile, ciò non toglie che ci sia bisogno della confessione o della celebrazione di un funerale od altro. Abbiamo anche ricordato che il Signore non è “confinato in Chiesa”! Il Signore è con noi, ovunque ci troviamo. E se, attraverso la preghiera, lo “contattiamo” come un ospite “non infetto”, Lui ci aiuta ad affrontare le difficoltà che stiamo vivendo. Ci aiuta ad uscirne più forti, anche spiritualmente. Ecco quindi che dobbiamo riempire quello che apparentemente può sembrare un calendario vuoto con la fede, la preghiera, le opere buone, relazionandoci anche con gli amici…forse anche con quelli che il ritmo della vita ce li ha messi nel dimenticatoio. La comunità in questo momento è più “social” che mai e si cerca di rimanere uniti in questo modo. Le missioni continuano a dare il proprio servizio al di là se gli uffici sono chiusi, i Missionari proprio perché tali sono sempre al servizio del popolo di Dio loro affidato e qui ad Amburgo anche se chiusi in casa siamo sempre a disposizione per chi ci cerca anche per una semplice parola di conforto.
don Pierluigi Vignola
Coronavirus: in Argentina pochi casi, ma l’isolamento è partito subito guardando all’Italian
3 Aprile 2020 - Buenos Aires – Il messaggio girava in tutto il Sud America, su whatsapp, nei giorni immediatamente precedenti tra i tanti discendenti di emigrati italiani: “Martedì 31 marzo in tutta Italia ci saranno le bandiere a mezz’asta in segno di lutto nazionale per le vittime del coronavirus. Anche noi nello stesso giorno collochiamo le bandiere italiane dalle nostre finestre e dai balconi delle nostre case”. E così è avvenuto anche nella città di Cordoba in Argentina.
Elena Tori (82 anni) vive con il marito, Hector Hugo Rubiano (79 anni), a trenta minuti dal centro della città. Il figlio più grande abita vicino casa ma, per la situazione legata al coronavirus, si sentono solo per telefono. L’altro figlio vive in Brasile. Le chiediamo di raccontarci come stanno vivendo l’emergenza sanitaria che è arrivata anche da loro: “Ci sono ancora pochi casi. Ma abbiamo iniziato subito a prendere provvedimenti, grazie a Dio!, per decisione del Presidente Alberto Fernández. Ogni giorno c’è una restrizione in più. Hanno chiuso anche le frontiere. Tutto pensando proprio a quello che avviene in Italia. Io e mio marito, come tutti, dal 19 marzo siamo in isolamento a casa e non usciamo. Abbiamo trovato dei negozi che ci portano le verdure, la frutta, il latte, il pane... tutto quello di cui c’è bisogno. I supermercati aprono dalle 8 alle 9 per i pensionati, poi dalle 9 alle 19 per tutti e chi va, nelle code, deve lasciare almeno un metro di distanza dagli altri. Nel nostro quartiere questo è rispettato, ma so che in altri quartieri no e la gente esce, è un peccato!”. Poi aggiunge: “Davanti casa abbiamo un viale che ha uno spazio verde con alberi nel mezzo. Ora quel viale è vuoto, fermano le macchine. Chi esce di casa deve avere un permesso, un foglio di autocertificazione”. In Tv cosa dicono della situazione? “Qui parlano di tutto il mondo. Ma ogni ora l’Italia è presente nei nostri notiziari. Poi io e mio marito guardiamo anche la Rai e quindi sappiamo tutto. Sono tantissimi gli italiani in Argentina e siamo tristissimi. Ci viene da piangere. Poi io sono collegata anche con i parenti che ho in Italia: Brescia, Boario Terme, Montecarlo, Tonfano, Firenze, Lucca”. (Toscana Oggi – In Cammino – Lucca)
Mci Romania: anche nel tempo del coronavirus non si ferma la “missione”
31 Marzo 2020 - Bucarest - Purtroppo anche qui in Romania la situazione si sta aggravando. Mancano i presidi sanitari e i posti letto nelle varie terapie intensive sono nettamente insufficienti. Il governo, quasi settimanalmente, emana decreti che puntano alla limitazione della circolazione delle persone ricorrendo anche ad ammende davvero alte: il minimo supera già lo stipendio medio mensile. Sono stati coinvolti i militari, sia per limitare la circolazione, che per garantire l'adempimento delle misure prese e anche per montare in diverse città ospedali da campo. Il ritorno di migliaia di romeni dagli altri stati dell'Unione Europea ha complicato ulteriormente la situazione. Infatti vi sono già stati molti casi accertati dove il contagio del virus è stato causato proprio da alcune di queste persone.
Alcune compagnie aeree, grazie al lavoro fatto in collaborazione tra la Farnesina, i nostri diplomatici e le autorità locali, con dei voli speciali stanno riportando in Italia molti nostri connazionali che, per vari motivi, si trovavano e/o si trovano ad essere presenti in Romania. La stessa cosa accade per coloro che desiderano dall'Italia tornare in Romania per continuare a gestire le loro attività create sul territorio romeno o per ricongiungersi con i loro famigliari. Sono numerosi gli studenti italiani che frequentano le università romene: le stime parlano di circa 10.000 giovani e molti, o non sono rientrati in Romania dopo la vacanza post sessione, oppure sono rientrati in Italia con i suddetti voli. Mi permetto di segnalare come un buon numero di essi, soprattutto studenti di medicina, sono voluti rimanere per dare una mano alla sanità rumena e a loro va tutto il nostro plauso. Il plauso va anche a tutti quegli italiani che, sia come ditta che come singole persone, volontariamente, si sono organizzati per venire incontro alle necessità di altri italiani o dei romeni stessi.
Per quanto riguarda le missioni cattoliche posso segnalare che, a breve, dovremmo riuscire nuovamente ad inviare tramite posta elettronica il nostro strumento di comunicazione storico Adeste e che comunque, con la dicitura “Adeste Comunità Italiana in Romania”, è diffuso tramite Facebook. Presso la missione cattolica di Iasi, sempre tramite Facebook, è stata creata una parrocchia virtuale chiamata “Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi” che trasmette, tra l'altro, anche l'omelia domenicale scritta dal nostro missionario don Alessandro Lembo. Entrambe le iniziative sono curate, fin dall'inizio, da Pietro Marchettini che, in modo particolare in questo periodo, sta dedicando notevoli energie per curare appunto sia Adeste che la parrocchia Virtuale.
Accanto a questo abbiamo dato vita a dei gruppi Whatsapp per poter facilitare i contatti interpersonali e trasmettere, in modo più capillare e immediato, messaggi di natura pastorale e spirituale tra coloro che partecipavano normalmente alle iniziative pastorali nonché alla Santa Messa. Sono nati quindi i gruppi: Comunità Cattolica Alba Iulia; Comunità Cattolica Cluj; Comunità Cattolica Timisoara; Comunità Cattolica Bucarest. I partecipanti a tali gruppi stanno aumentando e raggiungono anche persone che, a causa della distanza oggettiva, non riuscivano a partecipare alle liturgie o alle iniziative organizzate dalle missioni. A questo proposito, la missione di Iasi, usa come strumento, tramite Facebook, la Parrocchia Virtuale. Un'altra iniziativa è legata alla trasmissione della Messa domenicale delle 11:15 tramite youtube. La prima Messa è stata celebrata e quindi trasmessa, dalla Cappella del Centro Don Orione di Voluntari, domenica 29 marzo e si continuerà fino a che i nostri missionari potranno riprendere a celebrare la Messa nelle loro chiese. Si continua, sempre tramite gli strumenti offerti dalla rete, a preparare, bambini, ragazzi e adulti ai sacramenti dell'iniziazione cristiana e agli altri sacramenti.
Preghiera, Prudenza, Positività e "Ave Maria e avanti!". (don Valeriano Giacomelli – Delegato Mci Romania)
A Lugano, ai tempi del Coronavirus
31 Marzo 2020 - Lugano - E ti ritrovi con le spalle al muro. Certo, mura di casa. Ma sempre di muri si tratta. Ti ritrovi con la realtà delle cose. Con ciò che è giusto e quello che non lo è ancora. In una società frenata dalle circostanze. Che esiste, consuma, ma che si sfugge e non progetta nulla. Mi ritrovo a pensare alla vita. Alle occasioni perse. Ai traguardi da raggiungere. Ai sogni che ormai è meglio lasciare dove si trovano.
Nelle pochissime occasioni per avvicinare la realtà, trovo un mondo pietrificato. Immobile nelle sue illusioni e nei suoi desideri, nel suo necessario e nel suo superfluo.
Cammino in città, tra file di negozi chiusi. Guardo le vetrine. Sorrido alle novità di una primavera che quest’anno non potrò vivere.
Quando i commerci riapriranno, tutta questa merce diventerà inutile con l’arrivo della nuova stagione, quale che sia. Perché ho capito che merce è, e merce rimane.
Altro che appagante esperienza di acquisto. Potessi anche acquistarla tutta e subito, non saprei cosa farmene.
Passo i giorni a rovistare nei cassetti. A scoprire il necessario e il superfluo. Penso a tutte le volte che ho acquistato qualcosa d’inutile e di cui ora non so proprio cosa fare. A domandarmi cosa ho provato quando l’ho comprata, e se una prossima volta ci cascherò ancora.
No, lo prometto: la prossima volta non comprerò più senza pensare.
Cammino per le strade deserte. La gente si evita. Cerco di abituarmi a una quotidianità costretta alla pura sopravvivenza, bloccata.
Si ha un bel dire che questo è il vivere dei giorni nostri. Non è vero, lo so. Allora comincio a immaginare cosa accadrà quando ci diranno che siamo liberi, che si torna come prima. A sognare come sarà il ritorno al futuro.
Lo prometto. Non farò gli stessi errori.
Acquisterò e vivrò nel modo necessario ai miei bisogni, quelli di cui ho vissuto in queste lunghissime settimane. Sognerò quanto basta, senza ambizioni impossibili. Darò più valore al quotidiano, al dialogo con gli altri. Non dimenticherò quello che ho riscoperto essermi veramente indispensabile.
Ho imparato a non affidare alla tecnologia il monopolio della mia conoscenza e del mio destino.
Ho imparato che è inutile poter raggiungere il mondo intero se ora non posso incontrare nessuno. Lo capisco oggi, quando la nostra esistenza è a rischio, quando l’isolamento è diventato un valore sociale, ora che siamo tutti invitati a non frequentarci, a parlare attraverso un vetro, e farcelo bastare.
Darò più valore al mondo e al modo in cui ho vissuto e vivrò.
Darò più valore a incontrare gli altri. A condividerne socialità, esigenze e cultura.
La mia nuova disponibilità verso il mondo esterno mi aiuta a dimenticare la solitudine di oggi.
Attendo di tornare a vivere come la persona diversa che sto diventando.
Allora non mi opprime più il muro domestico che adesso pesa sulle mie spalle e segna il confine della libertà.
Mi scosto da questa barriera di pietra fredda e inerte. Apprezzo il valore dei miei pensieri, felice di sapere che tra breve torneranno a guidare il destino della nuova persona che sarò. In quelmomento, veramente, sì: andrà tutto bene. (Andrea De Grandi – Corriere degli Italiani)
Coronavirus: iniziative nella Comunità cattolica italiana in Lussemburgo
27 Marzo 2020 - Lussemburgo - Nonostante a causa del virus Codiv-19 tutte le celebrazioni e i servizi religiosi in lingua italiana siano annullati fino al 30 aprile, la comunità cattolica italiana si organizza. In diretta dalla pagina facebook della Comunità Italiana Cattolica in Lussemburgo, P. Alberto Fabio Ambrosio, a nome di don Giovanni e di padre Zefferino ha dato un appuntamento online per la celebrazione dell'Eucarestia, la domenica in diretta alle ore 11.
P. Alberto, che è anche professore di teologia e storia delle religioni alla Luxembourg School of Religion & Society, giornalmente pubblica le sue riflessioni su Avvenire, nella rubrica La messa di tutti. Gli articoli vengono puntualmente rilanciati dalla pagina facebook del mensile PassaParola Mag (anche online su www.passaparola.info).
I sacerdoti stanno organizzando, con l’aiuto di alcuni genitori, per il catechismo online.
In vista della Santa Pasqua le suore laiche missionarie di Padre Kolbe continuano le loro preghiere e le adorazioni eucaristiche via streaming ed è possibile partecipare collegandosi via skype a Missionaires de l’Immaculèe Pére Kolbe/Mipklux.
Paola Cairo
MCI Zimmerberg: l’impatto del Coronavirus
25 Marzo 2020 - Zimmerberg - Il coronavirus, benché portatore di incertezza, ansia e solitudine, ci permette di affrontare nuove e stimolanti sfide, facendoci uscire dalla nostra zona di “comfort”. Come permettere ai fedeli di continuare a seguire, per quanto possibile, le attività offerte dalla Missione Cattolica di Lingua italiana? Le “routines” ci tranquillizzano, per cui sarebbe fondamentale mantenere appuntamenti ricorrenti per garantire l’idea di normalità. È questo il tema che abbiamo affrontato, ed a cui abbiamo risposto utilizzando degli strumenti partecipativi che ci vengono offerti dalla tecnologia: le videoconferenze ed i video caricati su “Youtube”. L’omelia domenicale ed eventualmente altri video verranno caricati su “Youtube”, uno strumento oramai classico (il canale della missione è accessibile al nostro indirizzo http://www.lemissioni.org/zimmerberg). Per ciò che riguarda gli altri incontri, come per esempio le liturgie del periodo Pasquale, le “letture della Bibbia” e l’incontro dei giovani adulti “Agorà”, avverranno tramite videoconferenze. La Mcli ha analizzato i diversi strumenti offerti dal mercato, ed alla fine ha optato per la piattaforma “Zoom”: abbiamo creato una “stanza virtuale”, a cui tutte le persone che lo desiderano hanno accesso per poter partecipare all’incontro. L’indirizzo di questa “stanza” è il medesimo per ogni incontro (https:// zoom.us/j/4251802050), e lo trovate anche nel sito internet della missione (http://www.lemissioni.org/zimmerberg/). Nel caso foste interessati potete esercitarvi, ed accedervi direttamente via telefono cellulare oppure attraverso i programmi di accesso alla rete, come ad esempio “Internet Explorer” o “Google Chrome”. Le videoconferenze già pianificate per i mesi di marzo ed aprile riguarderanno le liturgie del periodo Pasquale, le “Letture della Bibbia” e l’incontro dei giovani adulti “Agorà”: le date e le ore degli incontri sono riassunti nella tabella delle attività della missione, ma vi chiediamo la cortesia di controllare sul sito internet della MCLI per eventuali cambiamenti o nuovi appuntamenti. Le videoconferenze sono uno strumento nuovo per molti di noi, per cui è importante familiarizzare con la “netiquette”, ossia le regole di comportamento della chiamata: • Il moderatore è colui che vi ha invitato e che da inizio e fine alla videoconferenza modera i commenti e riceve le domande. Per motivi tecnici e pratici le videoconferenze hanno una durata di massimo circa 35 minuti. • I partecipanti possono familiarizzare con “Zoom” prima dell’inizio dell’incontro, provando ad accedere alla “stanza virtuale”. • I partecipanti devono essere puntuali ad ogni incontro, se possibile dotarsi di auricolari, mettersi in modalità silenziosa quando gli altri parlano, ed evitare di usare il vivavoce. All’inizio degli incontri che prevedono un’interazione può essere richiesto che si presentino, e nel caso effettuino interventi devono cercare di essere chiari e sintetici. Sarebbe inoltre meglio evitare di distrarsi e moderarsi nei commenti. Nel caso di domande o commenti scritti si può utilizzare l’apposita sezione “chat”. Ci saranno probabilmente degli inconvenienti e dei problemi tecnici che vi aiuteremo a risolvere, ma speriamo di fornirvi un servizio gradito. (Mcli Zimmerberg)
Mci Parigi: il missionario scrive ai fedeli
20 Marzo 2020 - Parigi – In questo momento i cui l’intera Europa, e non solo, vive una situazione particolare, sono molte le Missioni Cattoliche Italiane che si stanno organizzando con varie iniziative e alcune lettere dei missionari ai fedeli.
Pubblichiamo qui la lettera del responsabile della Missione Cattolica Italiana di Parigi, p. Barly
Cari Fratelli e sorelle,
mi rivolgo a Voi in questo momento di difficoltà non solo in qualità di Rettore della nostra comunità ma, soprattutto, in veste di pastore che sente fortissimo, specialmente in questi giorni così particolari, l’urgenza di incontrare il suo gregge per consolarlo, coccolarlo e rincuorarlo. Posso immaginare, infatti, il senso di smarrimento e di solitudine che potrebbe prendere i nostri cuori. Il non vedersi, il non potersi parlare a tu per tu, il non potersi riunire fisicamente attorno all’Eucaristia, il non poter celebrare il battesimo dei figli, l’incertezza sulla celebrazione del matrimonio già programmato, sono situazioni certamente eccezionali e strane per la nostra comunità e per il popolo di Dio, più in generale. Tuttavia il Signore non ci abbandona e attraverso le parole del Santo Padre ci conforta.
“In questa situazione di epidemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti e specialmente per le persone che vivono sole”.
Vi chiedo anche di bussare, con insistenza, al cuore della nostra Madre, perché lei, a sua volta, bussi al cuore di Gesù. Questo tempo di Quaresima “a casa” è la nostra opportunità per riscoprire la bellezza dei piccoli gesti quotidiani, il servizio, la bellezza dei figli, il dono grande del marito e della moglie. È spazio per raccontarci e, finalmente, ascoltare senza fretta.
Vi porto nel mio cuore e nella preghiera ogni giorno e spero di rivedervi e riabbracciarvi al più presto.
Padre Barly
Mci Barcellona: celebrazioni e catechesi online e un concorso per i bambini della comunità italiana
20 Marzo 2020 - Barcellona - Quando il virus ha cominciato la sua guerra in Italia essere italiani a Barcellona ha significato condividere la sensazione di rifiuto con chi da sempre è discriminato semplicemente per la sua nazionalità. Poi il nemico è diventato comune e si è affrontato un periodo di confusione in cui il cappellano don Luigi Usubelli ha diretto la sua nave con sicurezza in mezzo alla tempesta delle direttive ufficiali.
Fino a dover rifugiare la sua nave in un porto sicuro quello della quarantena per tutti.
Il Covid19 ha così insegnato come la tecnologia e la creatività possono aiutare. Don Luigi invia via whatsApp commenti al Vangelo e messaggi rassicuranti ai bambini e ragazzi delle catechesi.
Le catechiste inviano video leggendo brevi brani della Bibbia e hanno lanciato un concorso di disegno. Hanno invitato ad esprimere disegnando le sensazioni che si provano in questo periodo promettendo che sarà organizzata una mostra e che i disegni più belli verranno utilizzati per il calendario della comunità 2021. Per il gruppo giovani è stato facile: non spaventa organizzare incontri via skype.
Tutti hanno condiviso la necessità di proteggere soprattutto i più anziani membri della comunità : non sono molti perché la comunità è giovane ma sono considerati un bene prezioso. Tutti esprimono nostalgia per i comuni incontri e momenti di preghiera.
Il Covid 19: insegna il valore della fratellanza che in questa speciale circostanza curiosamente si esprime attraverso la distanza evitando i contatti. Sì, in questo momento si è fratelli nella distanza. E’ una fraternità tutt’altro che virtuale, è fraternità spirituale. (Missione Cattolica Italiana di Barcellona)
Mci Amburgo:unione spirituale e la preghiera darà forza alla nostra comunità in questo momento
19 Marzo 2020 - Amburgo - Ovviamente non è semplice poter vivere con una certa tranquillità in un periodo di completa incertezza, soprattutto in quella che è la seconda città della Germania. Se è pur vero che le strutture sanitarie tedesche hanno circa 29.000 posti di terapia intensiva è anche pur vero che ci sono 80.000.000 di persone e soprattutto di persone che per certi versi non hanno compreso ancora appieno il pericolo che si corre, basti pensare che fino a domenica ristoranti e bar e pub erano tutti pieni.
Forse a tanti l’Italia ancora non ha insegnato nulla, ma invece ai nostri connazionali altre priorità balzano dinnanzi. Innanzitutto l’essere accanto a quei connazionali che sono più vulnerabili, più in difficoltà, tramite i social e non solo, perché la presenza di un gruppo di volontari in un certo senso è una buona protezione. Ecco allora che bisogna mostrare che è possibile aiutare ancora in queste condizioni, tutti possiamo trasmettere il virus, non particolarmente chi è povero, chi vive per strada, quindi tutti dobbiamo prendere le dovute precauzioni, ma non dobbiamo mai lasciare nessuno da solo perché l'isolamento di questi giorni può portare a gravi conseguenze. Infatti ci sono casi di persone della nostra comunità che si sentono male solo al pensiero di essere colpiti dal virus e vanno in ospedale. C’è bisogno, oggi, di una di una reazione da parte di tutti così come dobbiamo rispettare ciò che ci viene chiesto dalle autorità, ed infatti qui tranne i servizi essenziali tutto è sospeso fino al 30 Aprile e ciò che fa soffrire di più la nostra comunità e il non poter partecipare alle celebrazioni liturgiche per circa 60 giorni; ma l’unione spirituale e la preghiera darà forza alla nostra comunità in questo momento. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di cittadini forti, di cittadini consapevoli del rischio che si sta vivendo, ma che rispondono a questo rischio non con la paura, ma con una reazione di solidarietà, di attenzione, al bene comune e al bene di chi è più povero e più fragile, affidandoci alla bontà di Dio. (don Pierluigi Vignolino - Mci Amburgo)
Mci Bruxelles: il vescovo scrive al missionario italiano
19 Marzo 2020 - Bruxelles - "Ho appreso che la città e la diocesi di Bergamo sono particolarmente colpite dall'epidemia globale di coronavirus e che al momento sono morti 6 sacerdoti. Devi essere terribilmente colpito”. Lo scrive in un messaggio al missionario della comunità italiana di Bruxelles, don Claudio Visconti, il vescovo ausiliare della diocesi belga, mons. Jean Kockerols: “Ti invio questo piccolo messaggio per assicurarti la mia comunione di preghiera in questa grande prova. Possa il Signore accompagnare te e tutti i tuoi compatrioti”. Ad oggi sono 13 i sacerdoti della diocesi di Bergamo morti a causa del virus che sta colpendo l’Italia e molti Paesi europei. “Da qualche giorno siamo confinati”, ci dice don Visconti che voleva recarsi a Bergamo per andare a trovare i suoi parenti, amicie e anche sacerdoti “con alcuni dei quali ho condiviso tanti anni di seminario e poi di ministero”. Il sacerdote ricorda la telefonata di ieri di Papa Francesco al vescovo della cttà orobica, mons. Francesco Beschi esprimendo la sua vicinanza: “vorrei essere tra i miei compaesani. D’altro canto sono trattenuto qui a Bruxelles, non solo perché sono l’unico prete della Comunità italiana, ma anche perché il mio posto ora è qui ed i miei fratelli e le mie sorelle sono ora qui”.
La Comunità cattolica italiana di Bruxelles ha attivato alcuni canali di comunicazione su YouTube e Facebook, attraverso i quali don Viscini cerca di “testimoniare che Dio non ci abbandona e che ci vuole ancora bene, nonostante sembra muto o disattento alle tante suppliche che in questi giorni gli vengono rivolte”. A Bruxelles vivono migliaia di italiani e anche la comunità cattolica è molto numerosa. “Abbiamo sospeso come in Italia ogni forma di celebrazione pubblica, ma attraverso i mezzi di comunicazione riusciamo a trasmettere la Messa ed alcune liturgie significative per la Quaresima come la Via Crucis ed il Rosario”, ci dice don Visconti: “domenica mi han detto che ci sono stati più di 700 collegamenti. Questi collegamenti dicono sicuramente la comunione che sempre cerchiamo di costruire ma anche l’Invocazione che anche da qui con le nostre famiglie rivolgiamo al Signore, perché stia dalla nostra parte contro il virus. Questo male – spiega don Visconti - dal suo canto sta contagiando anche qui e facendo le sue vittime, che per fortuna non sono assolutamente comparabili a quanto succede a Bergamo e in Italia. Abbiamo comunque molta paura, anche perché gli esperti ci dicono che siamo di fatto in ritardo di una decina di giorni rispetto alla sua diffusione in Italia. Confidiamo e preghiamo. Sentiamoci uniti”. (Raffaele Iaria)
Mci Mosca: don Caruso scrive alla comunità italiana
19 Marzo 2020 - Mosca – Pubblichiamo la lettera che il responsabile della Missione Cattolica Italiana di Mosca, don Giampiero Caruso, ha inviato alla comunità italiana della capitale russa:
Carissimi, la situazione che si è venuta a creare con la pandemia di coronavirus mi spinge a raggiungere ciascuno di voi con questa lettera. Credo che non possiamo non domandarci: “che cosa ci chiede questo momento drammatico rispetto alla nostra vita, e di battezzati?” A cosa ci chiama Dio in quanto cristiani attraverso questa prova universale? Che testimonianza siamo invitati a dare? Fin dall’inizio della Quaresima mi sono espresso dicendo che questo tempo, invitandoci alla conversione, ci propone di riprendere consapevolezza dell’evidenza d’essere delle creature, cioè fatti, creati in questo momento da un Altro, per cui dipendenti da Uno che Ama il nostro destino e fedele al suo patto d’Amore. Per poter riscoprire questa Verità elementare occorre però il silenzio. La realtà parla nel silenzio. Recita un inno che canto all’inizio della recita delle ore: “Nel silenzio canta il Mistero”. (Inno Lodi: “Prima che sorga l’alba”) Il mondo si sta fermando! Improvvisamente le nostre abitudini sono state stravolte da un nemico invisibile e terribilmente insidioso. È come se il Signore stesse gridando, come griderebbe un padre che vede il proprio figlio in pericolo: “Fermatevi e riconoscete che io sono Dio”. (Salmo 46,10) Fermatevi! Forse la nostra prima responsabilità è di vivere questa circostanza cercandone un senso. In fondo, il vero dramma che si vive attualmente in molte parti del nostro pianeta non è tanto la pandemia, ma le sue conseguenze nella nostra esistenza quotidiana. Il mondo si è fermato: sport, divertimenti, economia, progetti, vacanze. All’improvviso tutto non è più! In Italia e ora anche in altre Nazioni, si è fermata anche la vita religiosa pubblica, la celebrazione pubblica dell’Eucaristia. Qui a Mosca sono impediti tutti i raduni e gli incontri con più persone a questo momento). È come un grande digiuno, una grande astinenza universale, come per una Quaresima universale. Credo che questo arresto forzato ci voglia invitare a riscoprire la bellezza del presente, l’istante da vivere ora, la vera realtà del tempo, e quindi anche la vera realtà di noi stessi, della nostra vita. Ciascuno di noi vive solo nel presente, ma spesso siamo tentati di rimanere attaccati a ricordi del passato che non c’è più o in attesa di un futuro migliore che non c’è ancora e forse non ci sarà mai. Nel salmo 46, Dio ci invita a fermarci per riconoscere la sua presenza in mezzo a noi: “Fermatevi! Sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.” (Sal 46,11-12) Il Signore ci sta chiedendo di fermarci; non ce lo impone, ce lo propone. Vuole che ci fermiamo per cercare Lui e restare con Lui liberamente, per scelta, cioè con amore. Non ci ferma con la forza. Vuole che ci fermiamo come ci si ferma davanti alla persona amata, o perché attratti dalla Bellezza. Solo così possiamo render conto che Lui, nell’esperienza, per pura grazia, che è la cosa più importante della vita, che nulla può superare. Fermarci di fronte a Dio significa riconoscere che della sua dolce presenza è gravido l’istante e quindi soddisfa pienamente il nostro cuore, in qualsiasi circostanza e condizione ci troviamo. Questo è lo scopo e il vertice della preghiera, guardare l’istante presente come guardare il volto di Cristo, Dio fatto uomo. Fin dall’inizio della Quaresima vi ho invitati durante le mie omelie a ciò cui sempre siamo invitati, cioè, a tenere fisso lo sguardo su Gesù. È la frase che san Paolo ripete per ben due volte nella Lettera agli Ebrei: «Tenete bene fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 3,1). E ancora: «Fissate lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). Tenere fisso lo sguardo su Gesù è un guardare domandando. Mi sembra che il guardare domandando sia come il vertice dell’umano. Penso che anche i papà e le mamme si commuovano molto di più quando il loro bambino guarda domandando di essere voluto bene che non quando obbedisce a qualcosa che loro gli dicono. Questo guardare domandando è come l’espressione suprema di quello che il cuore dell’uomo può compiere. È per questo che vi invito, soprattutto in questo momento particolare della vita di ciascuno, di riscoprire la bellezza della preghiera personale e familiare. Ad esempio, la recita del Santo Rosario, a Gesù che è presente, che ci conforti, che ci guarisca e ci salvi. La Santa Messa della domenica alle ore 13.30 per il momento continuerò a celebrarla, salvo nuove indicazioni, e allo stesso modo la messa infrasettimanale delle ore 19.30 del mercoledì. A partire da mercoledì 25.03.2020 e tutti i mercoledì a venire, sarò a disposizione per le confessioni, dopo la Santa Messa nella chiesa di San Luigi dei Francesi dalle ore 20.00 alle ore 21.00. Maria, “vita, dolcezza e speranza nostra”, ci doni di vivere con umiltà e coraggio, offrendo sacrifici per la pace e la gioia di tutti i nostri fratelli uomini! (Don Giampiero)
Mci Mosca: la testimonianza del missionario don Caruso
19 Marzo 2020 - Mosca - La situazione qui a Mosca legata al virus Covid-19 si aggrava giorno dopo giorno. E’ difficile riuscire a capire qual’è la reale situazione. É possibile che nei prossimi giorni a Mosca possa essere introdotto il regime di emergenza: interrotto il trasporto pubblico, compresa la metropolitana, la città sarà chiusa all'ingresso. Il regime di emergenza può essere introdotto entro due settimane, ma forse già prima della fine di questa settimana. Già da lunedì’ scorso tutte le scuole e le università sono state chiuse.
Fino al momento in cui scriviamo è ancora possibile celebrare la santa messa solo se il numero dei fedeli non supera il numero di 50 partecipanti. L’arcivescovo Paolo Pezzi entro oggi renderà pubblico un comunicato in cui verrano date indicazioni per regolare il flusso dei fedeli, lì dove si renderà necessario.
Ieri è stata pubblicata sul sito della cappellania https://www.cattoliciitalianiamosca.it/ la lettera, messaggio (la versione integrale nel prossimo articolo, ndr) con cui intendo raggiungere ciascun credente, comunicare il mio pensiero su quanto sta accadendo e indicare alcune riflessioni che possano accompagnare ciascuno di loro in questo tempo di Quaresima”. (don Giampiero Caruso – Mci Mosca)
Mci Romania: il sostegno alla comunità italiana e varie iniziative ecclesiali
18 Marzo 2020 - Bucarest - Anche in Romania la situazione è preoccupante ed è in continua evoluzione, negativa. Gli organi dello stato stanno prendendo dei provvedimenti per poter arginare la diffusione del virus. Uno di questi sta limitando anche la possibilità di raduni di vario genere e quindi anche di quelli che riguardano la possibilità di celebrare la Messa. Anche noi ci siamo adeguati e quindi qui a Bucarest la Messa prefestiva celebrata nella cappella del Centro Don Orione di Voluntari (Città della periferia di Bucarest) è stata per ora sospesa, così anche il catechismo e gli altri incontri. C'è anche da dire che, purtroppo noi italiani, visto lo sviluppo del contagio in Italia, siamo diventati, fin dall'inizio, persone cui stare alla larga. Come tutte le scuole della Romania anche la scuola Italiana Aldo Moro, presso la quale insegno religione, ha sospeso le lezioni e ci si è organizzati per le lezioni fatte tramite la didattica a distanza. Per ora riesco ancora a celebrare la Santa Messa domenicale presso la “Chiesa Italiana” di Bucarest. Il numero dei partecipanti, che normalmente superava i cento, si è ridotto a meno di trenta (per ora l'ultimo decreto di urgenza limita i gruppi a meno di 50 persone) e penso che a breve, come per l'Italia, verrà interrotta la possibilità di celebrare tutte le funzioni liturgiche. Naturalmente abbiamo sospeso le prove di canto che facevamo al mercoledì e gli incontri di catechesi fatti il secondo lunedì del mese.
A Iasi la celebrazione della Messa è stata sospesa per non mettere a rischio di contagio i seminaristi. La Messa domenicale veniva infatti celebrata presso la cappella del locale Seminario orionino.
A Cluj, Timisoara, Alba Iulia continua ad essere celebrata la Santa Messa, ma il numero dei partecipanti è notevolmente ridotto.
In questo contesto il settimanale “Adeste” della Missione Cattolica Italiana sta diventando ancora più prezioso, in quanto viaggiando via etere riesce a raggiungere le case anche di coloro che non possono più partecipare alla Messa. Inoltre stiamo incoraggiando la partecipazione alla Messa domenicale tramite i canali televisivi italiani.
Per trasmettere via etere la Messa in italiano stiamo pensando alla costituzione di una radio web e ad usufruire della possibilità di trasmettere via cavo ed etere la Messa tramite la rete Telestar 1.
Riguardo al catechismo noi di Bucarest ci siamo organizzati usando Skype, cosi facciamo per il corso in preparazione al matrimonio. (don Valeriano Giacomelli – Mci Romania)
Covid19: una testimonianza di una famiglia italiana in Germania
18 Marzo 2020 - Fulda - Siamo una giovane famiglia italiana residente in Germania da 6 anni, a 20 km da Fulda, nella regione Assia. Io, mio marito, e nostro figlio di 2 anni stiamo vivendo in maniera molto triste questo periodo, perché non vediamo le nostre famiglie da un anno, e ogni giorno che passa siamo preoccupati per i nostri nonni soprattutto, e parenti che abbiamo lasciato in Italia.
Ma loro lo sono più di noi!
Il 16 marzo è stato emanato un decreto secondo cui, oltre la chiusura delle scuola, è prevista anche chiusura di parchi, negozi che non vendono beni di prima necessità, e ristoranti aperti fino alle 18:00. Mio marito lavora in un hotel e la situazione è pessima. Molto probabilmente resterà a casa. E lo Stato? Ancora non sappiamo come ci aiuterà. La situazione cambia di giorno in giorno. Abbiamo un mutuo da pagare, una famiglia lontana, e un figlio che gira per casa con le scarpe e la zaino perché non vede l'ora di uscire e di andare a giocare all'asilo con gli altri bambini.
Noi evitiamo contatti sociali il più possibile, ci sono tanti casi di Covid-19 anche in Germania. Abbiamo paura. Paura perché la situazione è sempre stata presa sotto gamba fin quando non è stata dichiarata pandemia mondiale. E ancora oggi vediamo tedeschi che escono come se nulla fosse, si aggregano, sottovalutano il virus, e non prendono le giuste precauzioni. Ed è per persone così che purtroppo il virus si espanderà a macchia d'olio.
Speriamo solo che questo incubo finisca presto, ci mancano le nostre famiglie, la nostra Italia, il sole, uscire con gli amici, lavorare, e riprendere la nostra routine. Vogliamo le nostre vite!
Un saluto a tutte le comunità italiane all'estero : " andrà tutto bene "!
Italia e italiani vi siamo vicini e soffriamo e preghiamo con voi . (Fam.Forte)