Tag: Immigrati e rifugiati
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Le storie di migranti nate da una foto
Roma - Nei giorni in cui si torna a parlare (se mai si fosse smesso) di scafisti e di migranti, dimenticando questi ultimi a beneficio della pur giusta lotta ai trafficanti di esseri umani, diventa istruttivo il documentario di National Geographic, Where are you? Dimmi dove sei?, andato in onda il 20 giugno in occasione della Giornata mondiale del rifugiato e riproposto in replica anche lunedì. «Dove sei?» è la domanda più ricorrente, un vero e proprio tormentone delle nostre telefonate quotidiane. In questo caso, però, quell’interrogativo era finalizzato a scoprire dove fossero finiti quegli uomini, quelle donne e quei bambini ritratti nella famosa foto di Massimo Sestini, scattata da un elicottero, che riprende a piombo un barcone carico di centinaia di disperati partiti dalla Libia. Era il 7 giugno 2014.
Quel giorno il noto fotografo stava seguendo le operazioni di soccorso della Marina italiana quando arriva un sos dalle acque internazionali tra Libia e Sicilia. In una quarantina di minuti l’elicottero militare raggiunge il barcone. Dallo scafo i migranti cominciano a urlare e gesticolare verso il velivolo. Sestini, sporgendosi totalmente fuori dall’elicottero riesce a scattare una foto zenitale. Tutti i migranti guardano dritto nell’obiettivo. È l’immagine voluta, cercata, rischi compresi, per dare l’idea della speranza e che puoi realizzare solo se ti chiami Massimo Sestini e viaggi con un pilota capace di passare sopra il barcone in un punto preciso da permettere quello scatto senza mettere a rischio gli occupanti con il vortice che provoca il rotore. Per certi versi, però, quella foto è un pretesto, anche se dimostra la forza dell’immagine, tra l’altro dell’immagine fissa e non di quella in movimento, che i social hanno in qualche modo contribuito a rivalutare. Il documentario vuole soprattutto raccontare la storia di alcuni di quei migranti che videro in quell’elicottero la salvezza e che ora sono in giro per l’Europa senza dimenticare le angherie dei trafficanti e la tragedia vissuta in mezzo al mare. Ma ce l’hanno fatta. Il problema è per le decine di migliaia che nel Mediterraneo hanno trovato la morte. A loro è dedicato il documentario di National Geographic. (Andrea Fagioli- Avvenire)