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Torino: a Roma con i “nuovi italiani”

20 Aprile 2022 -

Torino - Zaino in spalla e sacco a pelo, sono partiti alle 23 della sera di Pasqua dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Torino, sede della cappellania latinoamericana della diocesi: tra i 550 ragazzi e ragazze che hanno aderito al pellegrinaggio promosso dalla Pastorale giovanile subalpina, si sono iscritti anche 50 adolescenti delle comunità etniche torinesi con i loro animatori, guidati dal diacono Eugenio Teresa Uiliamo, missionario della Consolata mozambicano. Un viaggio sostenuto anche dall’Ufficio Migrantes della diocesi che ha contribuito a pagare le quote d’iscrizione per i ragazzi con famiglie in difficoltà economica, tutti ospitati nell’oratorio salesiano Maria Ausiliatrice.

Un pullman “colorato” con giovani italiani, latino-americani e africani che si sono preparati insieme all’incontro con il Papa, come ci ha spiegato alla partenza suor Estella Luengas, messicana del Famulato cristiano, pellegrina con i giovani latinoamericani, «un’occasione unica per vivere insieme una pagina della enciclica Fratelli tutti. Tra loro anche 9 ragazze accompagnate da una mamma, Angel Okosun, del Gruppo ecumenico nigeriano della diocesi a cui aderiscono 50 famiglie cattoliche e pentecostali della parrocchia di San Giuseppe Cafasso nella periferia della città. Li abbiamo raggiunti al telefono ieri pomeriggio sulla strada del ritorno dopo due giorni faticosi ma che rimarranno scolpiti nella memoria di tutti «perché vedere il Papa da vicino è stata un’emozione unica e poi per i ragazzi era la prima volta che visitavano Roma – dice Queensley Eze, 20 anni, animatrice del Gruppo ecumenico –. Ciò che ha colpito di più le nostre ragazze, e anche me, è quando il Papa ci ha detto che è felice, dopo due anni in cui piazza San Pietro è stata vuota per il Covid, che siano proprio i giovani a tornare a riempirla ricordando che durante la pandemia lui, da solo, era in quella stessa piazza a parlare al mondo e anche a noi davanti alla tv. Ci siamo commossi, perché abbiamo capito che il Papa conta su di noi». Mamma Angel le fa eco: «I nostri ragazzi si portano a casa il dono grande di essere accolti dai loro coetanei provenienti da tutta Italia, di essersi sentiti come loro amati dal Papa che li ha incoraggiati a non aver paura, perché la vita è bella».

«Per i ragazzi figli di migranti – commenta il diacono Uliano – è stato importante capire che non sono i soli ad avere difficoltà, anche di integrazione, e questo grazie alle testimonianze dei giovani italiani che hanno parlato delle proprie sofferenze e crisi. È una spinta a uscire dai loro gruppi a non avere paura delle diversità, perché agli occhi del Signore siamo tutti uguali. E in piazza San Pietro attendendo il Papa abbiamo vissuto davvero un bel momento di fraternità in cui i nostri ragazzi si sono mischiati con i loro coetanei, cantando, pregando, raccontandosi le loro storie. Alcuni mi hanno detto che non dimenticheranno che il Papa li ha invitati ad avere coraggio, a non tenere dentro le paure ma di parlarne con gli amici, i genitori, gli educatori. Ecco il nostro impegno per il futuro: tenere per mano i nostri ragazzi e ripetere loro, con il Papa: non scoraggiatevi, fatevi aiutare, noi siamo con voi». Ad aspettare i ragazzi a Torino padre John Nkinga, missionario della Consolata, originario del Kenya: «Per i nostri adolescenti si è trattato di un’esperienza nuova che li porterà a “uscire” dalle proprie realtà etniche, che li aiuterà grazie all’invito del Papa a vivere la dimensione universale della fede che nelle nostra città non sempre è possibile». (Marina Lomunno - Avvenire) 

Viminale: da inizio anno sbarcate 8.642 persone migranti coste italiane

19 Aprile 2022 -
Roma - Sono 8.642 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno.  Di questi - fa sapere il Ministero dell'Interno - 1.896 sono di nazionalità egiziana (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.467, 17%), Tunisia (997, 11%), Afghanistan (586, 7%), Costa d’Avorio (525, 6%), Eritrea (370, 4%), Siria (335, 4%), Guinea (320, 4%), Sudan (245, 3%), Camerun (186, 2%) a cui si aggiungono 1.715 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 1.014 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.

Mediterraneo, morti e dispersi

19 Aprile 2022 -

Milano - Nella sola ultima settimana quattro naufragi e una donna morta uccisa da un colpo d’arma da fuoco mentre tentava di attraversare il mare dalla Turchia alla Grecia. Sono gli ultimi dati che arrivano dal Mediterraneo: dall’altra sponda delle migrazioni. Di chi tenta dal Nord Africa di raggiungere a tutti i costi l’Europa. Sono in tutto 35 i migranti morti nell’ultimo naufragio al largo delle coste libiche: ad aggiornare il drammatico bilancio è ancora una volta l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

«Un altro naufragio: 29 dispersi e 6 cadaveri recuperati al largo della Libia – scrive su Twitter Flavio Di Giacomo, portavoce Oim per il Mediterraneo – Sono almeno 193 i migranti morti nel Mediterraneo Centrale nelle ultime 2 settimane e almeno 511 dall’inizio dell’anno. Ribadiamo la necessità di rafforzare il sistema di ricerca e soccorso in mare».

Una migrante è rimasta uccisa in uno scambio di colpi d’arma da fuoco sul confine tra la Grecia e la Turchia lungo il fiume Evros, che è anche il confine estero dell’Unione Europea. Secondo la ricostruzione fornita dalla polizia greca, la notte scorsa le guardie di confine greche hanno avvistato un gommone che partiva dalla parte turca e lo hanno invitato con gli altoparlanti a tornare indietro. A questo punto, secondo la ricostruzione degli agenti greci, dalla parte turca sarebbero partiti dei colpi, e le guardie di confine greche si sono riparate ed hanno esploso dei colpi in aria. Quattro migranti sono riusciti a raggiungere il versante greco, ma la polizia ha poi recuperato nel fiume il corpo della donna senza vita, colpita al petto da un colpo di arma da fuoco. I migranti hanno raccontato alla polizia di frontiera di aver pagato a trafficanti di Istanbul 2mila euro ciascuno per poter attraversare il fiume ed entrare in Europa.

E sempre lungo il confine turco, ma questa volta su terra, oltre 80 migranti sarebbero stati respinti denudati dalla Bulgaria. Altri 103 che tentavano di entrare in Ue sarebbero stati catturati. Le forze di sicurezza della Bulgaria hanno fermato 84 migranti entrati in modo irregolare dalla Grecia e li hanno respinti dopo averli denudati oltre il confine con la Turchia. Lo fanno sapere vari media turchi mostrando fotografie di alcune persone seminude in un bosco e citando dichiarazioni di membri delle forze di sicurezza di Ankara che hanno riportato le testimonianze dei migranti stessi. Il gruppo è stato intercettato dalle forze di sicurezza turche durante un pattugliamento nel distretto di Kofcaz, all’interno della regione turca della Tracia nei pressi del confine bulgaro. I migranti provengono da Afghanistan, Marocco, Siria e Iran. Sempre nella stessa zona, 103 persone con cittadinanza afghana, marocchina, tunisina, siriana e iraniana sono state fermate dalle forze di sicurezza turche, e successivamente trasferite in centri di rimpatrio, mentre tentavano di oltrepassare illegalmente il confine terrestre tra Turchia e Bulgaria per entrare in Unione europea.

Ma è altrettanto drammatico il bollettino che racconta delle migrazioni lungo il Mediterraneo centrale: qui, nell’ultima settimana, sono avvenuti almeno cinque naufragi con 23 corpi senza vita recuperati e almeno 70 persone risultate disperse. Questi sono i morti delle frontiere europee. «Un sistema di soccorso che non funziona, un tragico risultato delle politiche Ue sui confini» sottolinea la Ong Mediterranea Saving Humans. Proprio due anni fa si era consumata 'la strage di Pasquetta', quando nell’area di ricerca e soccorso maltese furono lasciate morire 12 persone e 53 superstiti furono consegnati agli aguzzini libici. «Una storia esemplare di morte, respingimenti illegali e diritti negati» ricorda la Ong Sea Watch che chiede anche «basta morti nel Mediterraneo». (Daniala Fassini)

Viminale: circa 8mila le persone migranti sbarcate sulle coste italiane

12 Aprile 2022 - Roma - Sono 7.937 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall'inizio dell'anno. Di questi 1.750 sono di nazionalità egiziana (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.308, 16%), Tunisia (997, 13%), Afghanistan (586, 7%), Costa d’Avorio (459, 6%), Eritrea (345, 4%), Siria (291, 4%), Guinea (253, 3%), Sudan (218, 3%), Camerun (149, 2%) a cui si aggiungono 1.581 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare sono 911. I dati sono del Ministero dell'Interno.

Integrazione, arriva la serie Rai “Bangla”

12 Aprile 2022 -

Roma - Arriva domani su RaiPlay Bangla La serie (dal 27 aprile al 6 maggio anche su Rai 3 alle 20.20), commedia che tratta la questione dell’integrazione in modo divertente: un giovane italiano di seconda generazione racconta cosa vuol dire essere musulmano praticante e vivere in un mondo lontano dai precetti dell’islam.

Gli 8 episodi sono la prosecuzione del diario di Phaim, ventenne nato e cresciuto a Torpignattara, a Roma.

Ancora naufragi e salvataggi

12 Aprile 2022 -

Milano - Oltre 800 persone arrivate a Lampedusa con barchini, in modo autonomo nell’ultimo fine settimana. Due naufragi al largo della Tunisia con decine di dispersi e solo pochi corpi recuperati, un altro dramma di fronte alle coste libiche con 4 morti e 19 dispersi e una nave Ong con a bordo 205 persone salvate da soccorsi in mare. Il bollettino che arriva dal Mediterraneo racconta ancora una volta la drammaticità dei flussi migratori che partono dal Nord Africa diretti in Europa. Dopo il naufragio di sabato, una seconda tragedia è avvenuta domenica al largo di Sfax, sempre in Tunisia. A denunciarlo è Alarm Phone, spiegando che sabato scorso una barca è affondata al largo della Tunisia. «Venti persone sono state soccorse, ma 6 sono ancora disperse e sono stati recuperati quattro corpi». Altre 30 persone non ce l’avevano fatta il giorno prima nell’altra tragedia raccontata. «Bisogna fermare il regime di frontiera omicida dell’Ue», dice l’Ong. E sempre domenica un’altra imbarcazione di legno con 20 migranti a bordo ha fatto naufragio al largo della libica Surman. Due persone sono state salvate – riferisce l’Oim in Libia – mentre sono stati recuperati quattro corpi senza vita; altre 14 persone sono date per disperse. Intanto chiede ripetutamente di poter raggiungere terra, in un porto sicuro, la nave Sea Watch con a bordo 205 persone salvate in una serie di soccorsi (anche drammatici) negli ultimi giorni al largo della costa libica. Ma l’Ong tedesca teme che diversi altri profughi siano annegati. In particolare, ha spiegato Sea Watch in un tweet, è stato fatto un salvataggio per un gommone che stava affondando con la guardia costiera libica presente sul posto. Molti migranti erano già in acqua e «su almeno 50 persone in difficoltà, ne abbiamo salvate 34», ha fatto sapere l’Ong, sottolineando che molte delle persone recuperate hanno bisogno di cure urgenti. «I sopravvissuti raccontano di aver visto annegare dei parenti – spiega la Ong –. Le esperienze traumatiche hanno lasciato segni fisici e psicologici. Lo staff medico sta curando molti naufraghi, ma la nave non è un ospedale. Il diritto alla vita deve valere per tutti». Cinque persone con gravi problemi di salute sono state evacuate dalla nave che ora si trova a poco più di dieci miglia a est dell’isola di Lampedusa. Oltre ai cinque migranti, tra cui due donne in gravidanza, anche una sesta persona ha lasciato la nave per accompagnare la moglie. A bordo restano 205 migranti: «Hanno urgente necessità di essere portati a terra e ricevere cure adeguate», dicono dalla Ong.

Intanto è corsa contro il tempo a Lampedusa per svuotare l’hotspot di contrada Imbriacola, al collasso dopo la raffica di arrivi dello scorso weekend quando sull’isola sono sbarcati oltre 800 migranti. Domenica in 127 sono stati imbarcati sul traghetto di linea diretto a Porto Empedocle, stessa sorte ieri per altri 104 migranti, che in serata hanno raggiunto la cittadina dell’Agrigentino. In rada a cala Pisana c’è anche la nave quarantena Moby Dada: 300 i posti disponibili a bordo. Nel centro dell’isola, con i nuovi trasferimenti, restano in più di 400 a fronte di una capienza massima di 250. La prefettura, nelle prossime ore, predisporrà altri trasferimenti. Le avverse condizioni del mare, intanto, per il momento hanno fermato gli sbarchi. Sono 6.938 i migranti giunti in Italia, via mare, da inizio anno. In calo rispetto agli 8.505 di un anno fa ma il doppio rispetto ai 2.971 del 2020 (primo anno fra l’altro della pandemia). Aumentano anche le persone che non ce la fanno a raggiungere le coste dell’Europa. Sono complessivamente 475 i migranti morti in mare da inizio anno. Numeri purtroppo destinati ad aumentare con le persone scomparse durante la navigazione e di cui non si è mai saputo nulla. La rotta più letale resta quella del Mediterraneo centrale, tra Libia e Italia e Malta. Ed è proprio lungo questa rotta che è tornata in mare la nave Ong Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans. «Torniamo in mare per salvaguardare la vita umana, proteggere e accogliere chi fugge dalla Libia. La nostra nave Mare Jonio è salpata da porto di Mazara del Vallo verso la zona Sar del Mediterraneo centrale» ha annunciato nei giorni scorsi l’organizzazione umanitaria. (Daniele Fassini - Avvenire)

Papa: ultimi tratti della Via Crucis a famiglie russa e ucraina e migrante

11 Aprile 2022 - Città del Vaticano - "Ormai siamo qui. Siamo morti al nostro passato. Avremmo voluto vivere nella nostra terra, ma la guerra ce lo ha impedito. È difficile per una famiglia dover scegliere tra i suoi sogni e la libertà. Tra i desideri e la sopravvivenza. Siamo qui dopo viaggi in cui abbiamo visto morire donne e bambini, amici, fratelli e sorelle. Siamo qui, sopravvissuti. Percepiti come un peso. Noi che a casa nostra eravamo importanti, qui siamo numeri, categorie, semplificazioni. Eppure siamo molto di più che immigrati. Siamo persone. Siamo venuti qui per i nostri figli. Moriamo ogni giorno per loro, perché qui possano provare a vivere una vita normale, senza le bombe, senza il sangue, senza le persecuzioni. Siamo cattolici, ma anche questo a volte sembra passare in secondo piano rispetto al fatto che siamo migranti. Se non ci rassegniamo è perché sappiamo che la grande pietra sulla porta del sepolcro un giorno verrà rotolata via". Sarà questa l'ultima meditazione della tradizionale Via Crucis al Colosseo, presieduta da papa Francesco e durante la quale la Croce sarà portata da una famiglia migrante. Nele ultime stazioni anche una una famiglia russa insieme ad una famiglia ucraina porteranno la Croce. La  meditazione che sarà letta durante il tratto  quando Gesù muore sulla croce, dice: "La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L'esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d'inverno, l'andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. 'Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?'. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare". (Raffaele Iaria)

Fai-Cisl: una mozione parlamentare sui ghetti per tutelare i lavoratori sfruttati

5 Aprile 2022 -
San Giovanni Rotondo - “Aver giustificato o addirittura legittimato per anni l’esistenza dei ghetti, aver voltato lo sguardo dall’altra parte, ha consolidato nel tempo una vergogna nazionale alla quale non possiamo rassegnarci. Lo sappiamo, il caporalato e i ghetti non rappresentano l’agricoltura italiana, ma sono una realtà e un’offesa che ci riguarda tutti. Chiediamo alla politica di agire in modo più coerente e concreto”. Lo ha detto il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, in apertura del VII congresso nazionale in corso da oggi a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Il sindacalista ha annunciato la promozione in Parlamento di una mozione che impegna il governo a una serie di interventi, tra i quali: tutelare e garantire la dignità dei migranti e il rispetto dei loro diritti umani fondamentali, ripensare i procedimenti amministrativi utili all’ottenimento dei permessi di soggiorno, completare la mappatura degli insediamenti informali, rendere operativa la clausola di condizionalità sociale nella Pac dal 2023, promuovere le buone pratiche commerciali nei confronti delle imprese aderenti alla Rete del lavoro agricolo di qualità, intervenire sulle condizioni abitative dei migranti con un graduale processo di integrazione sociale. “La mozione – ha detto Rota – è già nelle mani del ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e di diversi parlamentari. Continueremo a promuoverla in tutte le sedi, e chiediamo a tutte le forze sociali d’Italia e d’Europa di unirsi a noi e sottoscriverla. Partiamo da qui, dal foggiano, luogo di eccellenze produttive eppure ferito dall’illegalità, per guidare l’operato dei governi verso la lotta allo sfruttamento e la qualificazione del lavoro, perché chi produce il cibo non debba più vivere nel degrado e nella solitudine”. La Fai Cisl ha anche prodotto un “Atlante dei ghetti”: “Una mappatura – ha detto il sindacalista – della nostra incapacità di incanalare forza lavoro nei circuiti della legalità. In questi luoghi c’è la sofferenza di persone in carne ed ossa, c’è la tratta di esseri umani, eppure sono noti a tutti: non possiamo assuefarci a questa mostruosa normalità”.

“Fratelli tutti”: cerimonia interreligiosa nel ghetto di Borgo Mezzanone

5 Aprile 2022 -

Foggia -Si è svolta domenica nella chiesa del ghetto di Borgo Mezzanone, nel foggiano, la cerimonia 'Fratelli Tutti', organizzata dalla Fai-Cisl nell’ambito delle iniziative del congresso nazionale. L’incontro ha riunito sotto lo stesso tetto cattolici, musulmani e protestanti, in un momento di preghiera e riflessione sulla pace e l’unità tra i popoli.

«Questo è un tempo che tende a dividerci tutti – ha detto il segretario generale Onofrio Rota intervenendo alla cerimonia – invece noi condividiamo sentimenti e idee, e lo facciamo qui, in un luogo che è simbolo di fatica e solitudine. Pregare insieme qui per molti di noi è un gesto normalissimo, però è anche una scelta molto bella, rivoluzionaria, di coraggio, di fratellanza».

Sullo sfondo dell’iniziativa, un messaggio politico forte contro il caporalato e lo sfruttamento. Da tanti anni, denuncia il sindacato, la politica chiude gli occhi davanti a insediamenti come questi, ma ciò non ha portato nulla di buono per nessuno. Soprattutto, non ha portato nulla di positivo per i migranti, per i lavoratori, per le famiglie che giungono in Italia e in Europa per conquistare una vita dignitosa, libera, felice. «Qui – ha detto Rota – non ci sono prospettive di felicità, possibilità di emancipazione. Non vogliamo che si ripetano le violenze, le morti per il freddo, per i roghi, per la fatica nei campi. Non vogliamo che le persone cerchino lavoro rivolgendosi agli sfruttatori, persone che fingono di essere amici dei lavoratori, ma in realtà sono veri e propri trafficanti di esseri umani». Sono intervenuti alla cerimonia l’imam Zakariya Mutah, Erika Szilagyi, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica Valdese di Foggia, il Pastore Charles Ojieaga, sacerdote della Garden of Jesus Christ Church di Borgo Mezzanone e mons. Franco Moscone, vescovo di Manfredonia, che ha concluso la cerimonia sottolineandone il valore nell’ottica della «comune paternità di ogni persona e di tutta l’umanità, nella prospettiva che dobbiamo imparare a non fare più la guerra, a trasformare le lanci in falci e le spade in aratri, a trasformare i nostri cuori in cuori che accolgono e non dividono. Il lavoro autentico, libero da ogni sfruttamento, dall’illegalità – ha concluso Moscone in segno di condivisione delle azioni del sindacato – è lo strumento più grande per costruire la giustizia e aprire la strada della pace».

Tra guerra, indifferenza e respingimenti: da Malta, il Papa chiama a fermare questo naufragio

4 Aprile 2022 - Roma - È stata una domenica triste, quella in cui il Papa ha concluso il suo viaggio apostolico a Malta. Mentre il Pontefice si preparava a celebrare la Messa nel piazzale dei Granai di Floriana, sull’isola si incrociavano notizie angosciose provenienti da nord e da est, e da sud. Dal fronte ucraino, nel trentanovesimo giorno di guerra, dove i russi tentano di compensare la ritirata dalla regione della capitale Kiev intensificando i bombardamenti ad est e su Odessa; dove le tregue restano sulla carta e le evacuazioni proseguono nell’insicurezza; dove nelle città come Bucha si scoprono i segni “sacrileghi” del passaggio degli invasori, i corpi in strada e le fosse comuni delle vittime degli eccidi. Notizie dalla Turchia: qui, nell’attesa infinita dell’incontro tra i vertici delle parti in guerra, i negoziati sono un’altalena frustrante di dichiarazioni di distensione seguite, l’istante dopo, da nuove accuse reciproche, rivendicazioni irricevibili, toni accesi, chiusure. Notizie da sud, infine. Nella stessa domenica, l’Europa si è svegliata e ha saputo del naufragio di oltre novanta persone nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche. Le organizzazioni umanitarie avvertivano da giorni che almeno un centinaio di persone si trovavano a bordo di gommoni in balia delle onde, ma nessuno è intervenuto fino all’alba di sabato, quando un mercantile ha tratto dalle acque gli unici quattro superstiti. Neanche loro, dopo tanto travaglio, si sono guadagnati la salvezza: saranno ricondotti in Libia, di nuovo inghiottiti nella spirale di violenza generata dalle politiche europee di deterrenza delle partenze migranti. Non è la migrazione in sé, è questo intreccio tra omissioni di soccorso e respingimenti a moltiplicare le sofferenze di chi tenta di raggiungere l’Europa: ad aver provocato, dall’inizio dell’anno, trecento vittime in mare e oltre tremila intercettati dalla Guardia costiera libica – che la Germania ha appena annunciato di voler privare di quell’addestramento che l’Europa ha, invece, sinora offerto – e destinati ai centri di detenzione del Paese. Quella della Missione d’inchiesta indipendente ONU, nell’ultimo rapporto pubblicato in questi giorni, è stata solo l’ennesima conferma delle sconvolgenti violazioni dei diritti umani che avvengono al loro interno. Di tutto questo Papa Francesco era andato a parlare a Malta. Per richiamare l’Europa alle sue responsabilità, ma ancor prima alla sua identità profonda di luogo d’accoglienza, quel volto che il continente sta mostrando oggi nei confronti dei profughi ucraini e che proprio Malta – nome fenicio che vuol dire “porto sicuro” – rivelò duemila anni fa a San Paolo, quando l’apostolo, naufrago, trovò rifugio in una grotta sulle sue coste. Fa’ che riconosciamo i bisogni di chi soffre tra le onde e che la nostra compassione si trasformi in accoglienza attiva, ha pregato il Papa in visita in quella grotta, nelle ore in cui Malta e gli altri Paesi europei, una volta ancora, negano la disponibilità dei propri porti. Questa volta i respinti sono le 113 persone salvate da Medici senza frontiere, che dal 30 marzo attendono in condizioni precarie a bordo della nave Geo Barents. Il Vangelo letto domenica, alla presenza del Papa sotto la facciata della Chiesa di San Publio, insegnava che il peccato è di ognuno e che il perdono è per tutti. Gesù, però, dopo averla salvata dalla lapidazione, ha esortato la donna adultera a non peccare più. Così faccia l’Europa. La solidarietà commovente di questi tragici giorni sia l’occasione per cambiare corso anche nel Mediterraneo, per fermare la “torbida” cooperazione praticata sinora e la rovinosa crescita del “cimitero più grande d’Europa”. Per impedire almeno un ultimo naufragio, dopo i troppi che non si è riusciti ad evitare: come ha detto il Papa, per fermare il naufragio della civiltà.

Papa Francesco a Malta: “centri accoglienza migranti siano luoghi di umanità”

4 Aprile 2022 -
Roma - “Penso ai centri di accoglienza: quanto è importante che siano luoghi di umanità!”. Lo ha esclamato il Papa, nel discorso rivolo ai 200 migranti presenti nel Centro “Giovanni XXIII PeaceLab” di Hal Far, ultima tappa pubblica del suo viaggio apostolico a Malta. “Sappiamo che è difficile, ci sono tanti fattori che alimentano tensioni e rigidità”, ha ammesso Francesco: “E tuttavia, in ogni continente, ci sono persone e comunità che accettano la sfida, consapevoli che la realtà delle migrazioni è un segno dei tempi dove è in gioco la civiltà”. “E per noi cristiani è in gioco anche la fedeltà al Vangelo di Gesù, che ha detto ‘Ero straniero e mi avete accolto’”, il monito del Papa sulla scorta del Vangelo: “Questo non si crea in un giorno! Ci vuole tempo, ci vuole tanta pazienza, ci vuole soprattutto un amore fatto di vicinanza, di tenerezza e di compassione, come è l’amore di Dio per noi. Penso che dobbiamo dire un grande ‘grazie’ a chi ha accettato tale sfida qui a Malta e ha dato vita a questo Centro. Lo facciamo con un applauso!”. Al centro del discorso di Francesco, le testimonianze dei migranti, che partendo hanno dovuto staccarsi dalle proprie radici. “È uno strappo. Uno strappo che lascia il segno. Non solo un dolore momentaneo, emotivo. Lascia una ferita profonda nel cammino di crescita di un giovane, di una giovane. Ci vuole tempo per risanare questa ferita; ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono esperienze ricche di umanità: incontrare persone accoglienti, che sanno ascoltare, comprendere, accompagnare; e anche stare insieme ad altri compagni di viaggio, per condividere, per portare insieme il peso… Questo aiuta a rimarginare le ferite”.

Papa Francesco ai migranti a Malta:“dal giorno in cui andai a Lampedusa non vi ho mai dimenticato”

4 Aprile 2022 -
Roma - “Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato”. A confessarlo ai 200 migranti incontrati al Centro “Giovanni XXIII Peace Lab” di Hal Far, ultimo incontro pubblico e culmine del viaggio apostolico a Malta, è stato il Papa, che oltre al suo primo viaggio a Lampedusa ha citato anche il viaggio a Lesbo del dicembre 2021 – “sono qui per dirvi che vi sono vicino, sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi” – tracciando così un “filo rosso” che lega la sua preoccupazione per la questione migratoria, considerata una delle sfide maggiori del nostro tempo fin dall’inizio del pontificato. “Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere”, le parole di Francesco che hanno fatto eco alle testimonianze di due ospiti del Centro ascoltate poco prima: “ci avete aperto il vostro cuore e la vostra vita, e nello stesso tempo vi siete fatti portavoce di tanti fratelli e sorelle, costretti a lasciare la patria per cercare un rifugio sicuro”. “In questo incontro con voi migranti emerge pienamente il significato del motto del mio viaggio a Malta”, l’omaggio ai presenti: “È una citazione degli Atti degli Apostoli che dice: ‘Ci trattarono con rara umanità’. Si riferisce al modo in cui i maltesi accolsero l’apostolo Paolo e tutti quelli che insieme a lui erano naufragati nei pressi dell’Isola. Li trattarono ‘con rara umanità’. Non solo con umanità, ma con una umanità non comune, una premura speciale, che San Luca ha voluto immortalare nel libro degli Atti. Auguro a Malta di trattare sempre in questo modo quanti approdano alle sue coste, di essere davvero per loro un porto sicuro”.

Papa Francesco: a Malta l’incontro con i migranti

4 Aprile 2022 -
“Chi deve lasciare il proprio Paese parte con un sogno nel cuore: il sogno della libertà e della democrazia. Questo sogno si scontra con una realtà dura, spesso pericolosa, a volte terribile, disumana”. Lo ha detto il Papa, nel discorso rivolto ai 200 migranti presenti presso il Centro “Giovanni XXIII Peace Lab” di Hal Far, momento culminante del viaggio apostolico a Malta. “Tu hai dato voce all’appello soffocato di milioni di migranti i cui diritti fondamentali sono violati, purtroppo a volte con la complicità delle autorità competenti”, le parole rivolte a Sirmian, l’autore di una delle due testimonianze ascoltate poco prima: “E hai richiamato l’attenzione sul punto-chiave: la dignità della persona. Lo ribadisco con le tue parole: voi non siete numeri, ma persone in carne e ossa, volti, sogni a volte infranti. Da questo si può e si deve ripartire: dalle persone e dalla loro dignità”. “Non lasciamoci ingannare da chi dice: ‘Non c’è niente da fare’, ‘sono problemi più grandi di noi’, ‘io faccio gli affari miei e gli altri si arrangino’”, l’invito di Francesco: “Non cadiamo in questa trappola. Rispondiamo alla sfida dei migranti e dei rifugiati con lo stile dell’umanità, accendiamo fuochi di fraternità, intorno ai quali le persone possano riscaldarsi, risollevarsi, riaccendere la speranza. Rafforziamo il tessuto dell’amicizia sociale e la cultura dell’incontro, partendo da luoghi come questo, che certamente non saranno perfetti, ma sono laboratori di pace”. Poi la citazione della “Pacem in terris” di San Giovanni XXIII, di cui il Centro porta il nome: “Allontani il Signore dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo – la pace –; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace”.

Papa Francesco: sui migranti serve “un’intesa con i Paesi dell’Europa”

4 Aprile 2022 -
Città del vaticano - “Il problema dei migranti è grave perché sia Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna, sono i Paesi più vicini all’Africa e al Medio Oriente e atterrano qui, arrivano qui, i migranti vanno accolti sempre!”. A ribadirlo è stato papa Francesco, a proposito del tema centrale del suo viaggio apostolico a Malta, insieme a quello della guerra in Ucraina. “Il problema è che ogni governo deve dire quanti ne possono ricevere normalmente per vivere lì”, ha spiegato Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Malta a Roma. “Per questo – ha detto il Papa– ci vuole un’intesa con i Paesi dell’Europa e non tutti sono disposti a ricevere i migranti. Dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti, no? Ma così sono le cose, ma almeno non lasciare tutto il peso a questi Paesi limitrofi che sono così generosi, e Malta è uno di loro. Oggi sono stato nel centro di accoglienza dei migranti e le cose che ho sentito lì sono terribili, la sofferenza di questi per arrivare qui e poi i lager, ci sono dei lager, che sono nella costa libica, quando sono mandati indietro. Questo sembra criminale no? Per questo credo che è un problema che tocca il cuore di tutti. Così come l’Europa che sta facendo con tanta generosità il posto agli ucraini che bussano alla porta, così anche agli altri che vengono dal Mediterraneo”.

Lamorgese: 6701 sbarchi nel 2022

30 Marzo 2022 - Roma - Nel 2021 sono arrivati in Italia 6.701 migranti dal Mediterraneo: 3.323 a seguito di interventi di soccorso - di cui 1.595 dopo operazioni di navi ong - e 3.378 sbarchi autonomi. Lo ha detto il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, in audizione al Comitato Schengen, ricordando che la maggioranza "continua a partire da Libia (4.236) e Tunisia (1.494), ma ultimamente si sta registrando un allentamento della pressione da Libia e Tunisa".

Viminale: da inizio anno sbarcate 6.544 persone migranti sulle coste italiane

28 Marzo 2022 -
Roma -Sono 6.544 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 1.621 sono di nazionalità egiziana (25%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.276, 20%), Tunisia (912, 14%), Afghanistan (469, 7%), Costa d’Avorio (393, 6%), Eritrea (341, 5%), Siria (291, 4%), Guinea (234, 4%), Camerun (145, 2%), Sudan (140, 2%) a cui si aggiungono 722 persone (11%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Migrantes Padova: domenica feste delle Comunità con mons. Cipolla

25 Marzo 2022 - Padova - Appuntamento domenica 27 marzo, alle ore 16,  a Padova, nella Cattedrale, con la Festa delle comunità. Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, celebrerà la santa messa con la presenza delle comunità cattoliche di altra madrelingua presenti in diocesi. Concelebreranno i rispettivi sacerdoti che seguono le comunità cattoliche: cinese, africana francofona, africana anglofona, sri-lankese, filippina, indiana, polacca, romena, ispano-americana, ucraina. La festa si colloca nella quarta domenica di Quaresima, “domenica della gioia”: «in questa domenica le comunità cattoliche che dal mondo hanno trovato casa nella Diocesi di Padova, ringraziano il Signore con il vescovo Claudio e si incaricano di dare un messaggio di unità e di pace», commenta don Gianromano Gnesotto, direttore dell’Migrantes che coordina le diverse realtà. «È un momento di festa – prosegue – per dare rilievo a questa pluralità di tradizioni, riti e devozioni particolari: è la ricchezza della diversità. Il significato di questa festa è di fare di tutti i popoli un’unica grande famiglia dove nessuno è indifferente all’altro».

Fondazione Moressa: in Lombardia il maggiuor numero di imprenditori stranieri

22 Marzo 2022 - Roma - La prima regione per numero di imprenditori stranieri in Italia è la Lombardia, con poco meno di 160 mila unità (oltre un quinto del totale nazionale). In questo caso, la componente immigrata rappresenta l’11,7% dell’imprenditoria complessiva. La seconda regione è il Lazio, con oltre 85 mila imprenditori. Seguono poi tre regioni con oltre 60 mila imprenditori stranieri: Toscana, Emilia-Romagna e Veneto. L’incidenza maggiore si registra in Liguria (13,2%), Lazio e Toscana (entrambe a 12,9%) e generalmente è superiore alla media nelle regioni del Centro-Nord. Il dato è stato elaborato oggi dalla Fondazione Moressa che evidenzia come nell’ultimo anno gli imprenditori immigrati sono aumentati in quasi tutte le regioni ad eccezione del Lazio, e ben 9 regioni hanno registrato incrementi maggiori del 3%. La crescita maggiore si è registrata in Trentino – Alto Adige (+5,7%). A livello provinciale, in termini assoluti le concentrazioni più importanti di imprenditori immigrati sono nelle grandi città: Milano, Roma, Torino e Napoli. Se invece consideriamo l’incidenza sul totale imprenditori, il picco massimo si raggiunge a Prato, dove il 24,8% degli imprenditori è nato all’estero. Altre tre province segnano un valore al di sopra del 15%: Trieste, Imperia e Milano. Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, “la crescita dell’imprenditoria immigrata non è più una sorpresa. Nonostante la pandemia, negli ultimi due anni prosegue il trend, tanto che gli imprenditori nati all’estero sono ormai un decimo del totale. Si tratta di un fenomeno con luci e ombre, ma anche di una sfida per il nostro Paese, da non sottovalutare nella prospettiva di ripresa economica".  

Fondazione Moressa: aumentano imprenditori immigrati in Italia

22 Marzo 2022 - Roma - Gli imprenditori nati all’estero crescono anche nel 2021, arrivando a toccare il 10% del totale. Lo sottolinea oggi la Fondazione Moressa.   Nel 2021 gli imprenditori nati all’estero sono 753.064, pari al 10% del totale. Volgendo lo sguardo agli ultimi dieci anni, appare evidente la differenza tra nati in Italia (-8,6%) e nati all’estero (+31,6%). Anche nel 2021, nonostante il protrarsi dell’emergenza sanitaria, il numero è aumentato (+1,8%), mentre quello dei nati in Italia è rimasto invariato. La Cina si conferma il primo paese (76.417 imprenditori), in lievissima crescita rispetto all’anno precedente (+0,7%). Anche la Romania conta più di 70 mila imprenditori. Nell’ultimo anno gli aumenti più significativi si sono registrati tra le comunità dell’Est Europa: Romania (+2,6%), Albania (+7,2%), Moldavia (+10,7%), Ucraina (+6,6%). In crescita anche Pakistan (+5,2%) e Nigeria (+3,7%). Rallenta invece il Bangladesh (-0,3%), che negli ultimi dieci anni aveva registrato un raddoppio dei propri imprenditori. Il settore con più imprenditori nati all’estero è il Commercio, con oltre 240 mila imprenditori (32,1% del totale). Seguono Servizi e Costruzioni, rispettivamente col 23,6% e il 22,0% del totale. Per quanto riguarda l’incidenza dei nati all’estero per settore, i valori massimi si registrano nelle Costruzioni (16,5%), nel Commercio (13,5%) e nella Ristorazione (12,4%). Nell’ultimo anno sono aumentati tutti i settori ad eccezione del Commercio; l’incremento maggiore si è registrato in Agricoltura e Costruzioni, con oltre il 4%.

Comunità francofone in Emilia Romagna: il 27 marzo incontro a Ferrara

18 Marzo 2022 - Ferrara - In collaborazione con l’Ufficio Migrantes diocesano di Ferrara-Comacchio, le comunità francofone dell’Emilia-Romagna organizzano per domenica 27 marzo una giornata di ritiro spirituale, per fare un’esperienza comune d’incontro, preghiera e condivisione della vita fraterna. Don Mathieu Malick Faye, coordinatore nazionale Migrantes delle comunità francofone in Italia, guiderà la meditazione del ritiro spirituale basato sul Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima, sul tema “Tempo di Quaresima, tempo di Grazia...”. L’incontro si terrà nella parrocchia di S. Maria Codifiume (via Fascinata, 15). La Messa pontificale concelebrata sarà presieduta da mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, e animato dal Coro “Po’ o Si” di Ferrara. Il programma prevede alle ore 9 l’accoglienza e il saluto di benvenuto, alle 9.30 la meditazione, alle 10.30 le confessioni, una pausa e l’adorazione silenziosa, alle 11.30 la Messa, alle 13.30 l’animazione e alle 15 le conclusioni e i saluti.