Tag: Immigrati e rifugiati
Croce Rossa Italiana lancia una raccolta fondi per il campo di Lipa
Sae: “migliaia di persone in condizioni disumane” in Bosnia Erzegovina
Migrantes Sicilia: un webinar su Mediterraneo e Balcani
Agrigento - Rotta del Mediterraneo centrale e rotta balcanica: vie percorse dalle migrazioni forzate, entrambe teatro di tragedie, violenze, sfruttamento, e morte. Il Mediterraneo continua ad essere via d’acqua per i viaggi della speranza e tomba liquida, per i tanti naufragi che nel 2020 e già nel 2021 si sono verificati. Nel corso dell’anno sulle coste della Sicilia sono arrivati 34.154 immigrati e richiedenti asilo, ma quasi 12.000 persone sarebbero state intercettate e riportate in Libia, con violazione patente delle norme del diritto internazionale.
Lungo la rotta balcanica, i respingimenti a catena – spesso violenti - e a ritroso dai confini di Croazia, Slovenia, Italia verso la Bosnia impediscono l’accesso all’Europa, calpestando i più elementari diritti umani e violando il diritto internazionale. Diverse testate giornalistiche (in prima linea Avvenire) hanno prodotto inequivocabile documentazione fotografica delle violenze perpetrate dalla polizia croata. La mancanza di una gestione oculata degli arrivi (che continuano ormai da decenni e che non termineranno tanto presto) e di prospettive politiche di governo dei flussi hanno fatto sì che l’accoglienza dei nuovi arrivati presenti aspetti altamente problematici, con l’aggravante delle criticità legate alla pandemia. Centri di accoglienza per la quarantena di grandi dimensioni, dove si sono trovati a convivere in promiscuità decine di immigrati (anche 50-80 minori), hanno riscontrato problemi interni e sul territorio. Tutto questo favorisce reazioni di insofferenza e di intolleranza nei cittadini, che – “sollecitati” da interessi politici a carattere populista - hanno protestato in varie occasioni invocando la chiusura dei centri nei loro territori e determinando la volontà delle amministrazioni di localizzare le strutture dell’accoglienza lontano dai centri abitati.
In tutto questo, un monito viene dall’Enciclica “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”. Pur presentando un orizzonte con i caratteri dell’utopia, Papa Francesco richiama ad azioni mirate e puntuali, ed invita ad intervenire con una buona politica, indicandola come “vocazione altissima, una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”.
Non si può pensare la pace sociale senza un’accoglienza inclusiva, rispettosa dei diritti e della dignità di quanti bussano alle porte dell’Italia e dell’Europa. Intervengono, dopo i saluti del card. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire; Gianfranco Schiavone dell’ASGI; don Valter Milocco, Migrantes Gorizia; Alessandra Sciurba, Univ. di Palermo; Mario Affronti, Direttore Regionale Migrantes Sicilia; Maurizio Ambrosini, Sociologo dell’ Univ. Statale di Milano e mons. Antonio Staglianò, Vescovo delegato Migrantes Sicilia. (Migrantes Sicilia)
Migrantes Andria: comunicare bene per aiutare chi è davvero nel bisogno
Viminale: da inizio anno sbarcate 1.039 persone migranti sulle nostre coste
Colombia: il Servizio gesuita ai rifugiati denuncia l’uso eccessivo della forza contro i migranti venezuelani alla frontiera del rio Arauca
Viminale: da inizio anno sbarcate 897 persone migranti in Italia
Roma - Sono 897 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 217 sono di nazionalità eritrea (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (61, 7%), Afghanistan (50, 6%), Sudan (33, 4%), Guinea (29, 3%), Mali (24, 3%), Etiopia (17, 2%), Egitto (13, 1%), Costa d’Avorio (11, 1%), Senegal (8, 1%) a cui si aggiungono 434 persone (48%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I dati son stati diffusi questa mattina dal Ministero dell’interno e sono aggiornati alle 8 di questa mattina.
Migrantes Asti: mantenere viva la sensibilità e l’attenzione sulle criticità che colpiscono migranti, circensi, rom e lunaparkisti
Asti - Durante l’emergenza Covid-19, l’impegno dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Asti si è concentrato sul mantenere viva la sensibilità e l’attenzione sulle criticità che colpiscono migranti, circensi, rom e lunaparkisti interfacciandosi con il Comune e le altre realtà associative impegnate a sostegno delle fasce più deboli. I contatti con l’Assessorato alle Politiche Sociali sono stati costanti e hanno portato alla realizzazione di due iniziative congiunte rivolte alle numerose comunità etniche presenti in città, fa sapere oggi l'Ufficio Migrantes.
Nel mese di marzo, durante la prima fase della pandemia, è stato prodotto un video per diffondere le regole di prevenzione Coronavirus attraverso volti, voci e lingue da tutto il mondo (inglese, francese, arabo, albanese, rumeno, mandingo, spagnolo e portoghese). L’esperienza - sottolineano - è poi stata ripetuta nel mese di ottobre quando, «ormai consapevoli dell’arrivo di una seconda ondata pandemica, abbiamo valutato l’opportunità di un’ulteriore campagna di sensibilizzazione volta a ribadire l’importanza di un corretto uso dei dispositivi di protezione e del distanziamento sociale». Queste iniziative, oltre a «prefiggersi l’obiettivo di rendere comprensibili le regole di prevenzione anche a quanti non padroneggiano ancora la lingua italiana», sono state l’occasione per promuovere la partecipazione di tutti i cittadini, stranieri e non, alla tutela del bene comune. La lotta contro la pandemia «ci ha infatti insegnato che il comportamento di ognuno, nessuno escluso, fa la differenza e che, per riprendere la parole di Papa Francesco, 'nessuno si salva da solo'».
I video, realizzati da Pierfranco Verrua, hanno avuto una diffusione capillare attraverso la web-tv, i canali social istituzionali degli enti promotori, le testate giornalistiche online locali, il nostro sito e i più informali gruppi WhatsApp, rivelandosi «uno strumento utile per molti cittadini stranieri non solo di Asti, ma di tutta la Provincia e altre parti d’Italia».
Migrantes Marche: il viaggio in Marocco alla luce del “Vieni e Vedi”
Azione Cattolica: non essere indifferenti al dramma della Bosnia
Min. Interno: “l’Ue si faccia garante della loro redistribuzione negli Stati dell’Unione”
Mons. Nosiglia: i senza dimora trovino la forza di una nuova speranza
Comitato Onu per i diritti umani: “l’Italia non è accorsa per salvare 200 vite umane in un naufragio nel 2013”
Roma - “L’Italia non è riuscita a tutelare il diritto alla vita di oltre 200 migranti che erano a bordo di una nave affondata nel Mar Mediterraneo nel 2013”: è la denuncia odierna del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui “l’Italia non ha risposto prontamente a varie chiamate di soccorso dalla barca che affondava, trasportando più di 400 adulti e bambini”. Avrebbe inoltre “omesso di spiegare il ritardo nell’invio della sua nave della marina, Its Libra, che si trovava a solo un’ora di distanza” dal luogo in cui avvenivano i fatti. La decisione del Comitato è una risposta ad una denuncia presentata da tre cittadini siriani e un palestinese sopravvissuti all’incidente, dopo aver perso nel naufragio le rispettive famiglie. Il 10 ottobre 2013 si sono imbarcati su un peschereccio e sono salpati da Zuwarah, un porto di pescatori in Libia, intorno all’una di notte. Poche ore dopo la nave, colpita da una barca battente bandiera berbera in acque internazionali, si è riempita di acqua, a 113 km a sud dell’isola italiana di Lampedusa e 218 km a sud di Malta. “Una delle persone a bordo ha chiamato il numero italiano per le emergenze in mare, dicendo che stavano affondando e inoltrando le coordinate della barca – ricorda il Comitato Onu -. Ha chiamato di nuovo più volte nelle ore successive e dopo le 13 gli è stato detto che, poiché si trovavano nella zona di ricerca e soccorso maltese, le autorità italiane avevano inoltrato la chiamata di soccorso all’autorità maltese”. I migranti hanno fatto diverse telefonate, “sempre più disperate”, al Centro di coordinamento del soccorso e alle Forze armate di Malta tra le 13 e le 15: “Quando una motovedetta maltese è arrivata sul posto alle 17.50, la nave si era già capovolta. Come da richiesta urgente di Malta, l’Italia ha infine ordinato alla sua nave della marina militare Its Libra, che era nelle vicinanze della barca, di accorrere in soccorso dopo le 18”. “A causa del ritardo nell’azione – sottolinea il Comitato Onu -, oltre 200 persone, tra cui 60 bambini, sono annegate”. “È un caso complesso – ha detto il membro del Comitato Hélène Tigroudja -. L’incidente è avvenuto nelle acque internazionali all’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, ma il luogo era effettivamente più vicino all’Italia e ad una delle sue navi militari”. Il Comitato ha sollecitato perciò l’Italia “a procedere con un’indagine indipendente e tempestiva e a perseguire i responsabili”. (Sir)
Scout Vicenza: raccolta per i migranti del campo di Lipa
Azione dei cristiani contro la tortura, “porre fine ai maltrattamenti sulla rotta balcanica”
Centro Astalli: “lasciar morire persone in mare o all’addiaccio ai confini d’Europa senza far nulla è la nostra peggior sconfitta”
Roma - Il Centro Astalli rivolge «un appello ai rappresentati politici nazionali e sovranazionali, alle organizzazioni internazionali e umanitarie, alle comunità religiose in Europa, ai giovani e a tutta la società civile affinché si reagisca all’indifferenza». L’appello dopo la morte di 17 migranti morti al largo della Libia come riportato Alarm Phone e l’OIM - Organizzazione internazionale delle migrazioni.
«Lasciar morire persone in mare o all’addiaccio ai confini d’Europa senza far nulla è la nostra peggior sconfitta», sottolinea il Centro dei Gesuiti Italiani.
I bambini di Lesbo prigionieri nel fango
Card. Lojudice: contrastare le narrazioni ideologiche con “la precisione di una comunicazione sana e intelligente”
Treviso: anche lettori migranti per la Giornata della Parola
Raffaele Iaria