Primo Piano

Naufragio Calabria: Mattarella visita superstiti in ospedale

2 Marzo 2023 - Crotone - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio nelle acque dell'imbarcazione sulla quale viaggiava un gruppo di migranti avvenuto domenica mattina nelle acque antistanti Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Il naufragio del natante partito dalla Turchia ha provocato la morte accertata, al momento, di 67 persone tra cui anche donne e bambini. Il Capo dello Stato, che è atterrato all'aeroporto Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, ha raggiunto in auto l'ospedale San Giovanni di Dio dove sono ricoverate 15 persone, i superstiti del naufragio. Il presidente è stato salutato all'arrivo da alcuni applausi all'ingresso del nosocomio ed è stato accolto dal Commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Crotone Simona Carbone e dal direttore sanitario Lucio Cosentino che lo hanno accompagnato nei reparti. Successivamente Mattarella si recherà al poco distante Palamilone, la struttura sportiva già gremita di persone, dove sono state sistema le bare e dove incontrerà i parenti e renderà omaggio alle vittime della tragedia.

Vangelo Migrante: II domenica di Quaresima | Vangelo (Mt 17, 1-9)

2 Marzo 2023 - Se l’inganno della tentazione è il boccone attraverso il quale il maligno opera la distruzione e l’annientamento di Quelli che Dio ama, la Trasfigurazione è la gloria, il peso specifico, che Dio dà ai Suoi amati, ad iniziare dal Figlio che finirà per farsi cibo nella Pasqua verso la quale siamo in cammino. Questo è il cammino della Gloria: si sale, si vede, si discende. L’ascesa al Tabor è condizione necessaria per vedere altro, per vedere diversamente quel reale in cui il demonio dopo averci separato da Dio, dapprima ci fa pensare male di Lui e quindi ci offre se stesso come dio da adorare. Schema falso e, purtroppo, vincente. La vista della Gloria non è tras-formazione di qualcosa in qualcos’altro ma è tras-figurazione, ossia la stessa cosa vista nel suo senso autentico e profondo: oltre la figura, oltre la forma. A cambiare sono gli occhi di un essere umano semplice e non acculturato come Pietro, al quale quella rivelazione risulta accessibile e bella fino a fargli esclamare: “... restiamo qui!” E c’è anche la discesa, perché Dio non è mai autoreferenziale, anche se a volte fa comodo pensarlo così e fissarlo in un quadro dottrinale. Il rientro al reale, non di rado esposto alle insidie di questo mondo, è il luogo dove Egli trasfigura e mette ordine ai nostri desideri, ai nostri progetti e ai nostri bisogni. È dura, ma la discesa di questi tempi per noi è sulla spiaggia di Cutro in mezzo a quel che resta di un barcone che all’alba di domenica scorsa (I domenica di quaresima) incagliandosi in una risecca, a causa del mare agitato, ha rovesciato in mare bambini, donne e uomini, di cui 66 vittime e 81 superstiti, finora accertati; la discesa è fra le gelide terre del territorio ucraino e in quelle di altri 60 scenari dove insistono guerre e conflitti;  è fra le corsie di ospedali o case di lunga degenza; è fra le contese tra coniugi o ex coniugi che oltre a distruggere le famiglie stanno distruggendo le persone; è fra le assurde e insensate aggressività degli adolescenti per cui non si riesce a capire il verso da cui approcciarli. Più che mai avvertiamo il bisogno di una vera trasfigurazione per collaborare al Suo progetto di salvezza. Ancora una volta: o ci amiamo o ci distruggiamo! (p. Gaetano Saracino)  

Ecco perché decidono di partire: la storia di una famiglia afghana accolta grazie a Migrantes

2 Marzo 2023 - Massa Carrara - I loro figli vanno a scuola in Italia come facevano a Kabul. La differenza è che le due ragazze possono frequentare le lezioni e che tutti sono sicuri di tornare a casa. A proposito di vie legali e sicure per entrare in Italia, la storia della famiglia Azimi è esemplare della disperazione che sconvolge i profughi e che un po' tutti in Italia sembriamo aver dimenticato. Oggi sono salvi, ma in tre maledetti giorni dell'agosto 2021 a Kabul la loro vita è stata sconvolta per sempre. Padre, madre e quattro figli minorenni, dopo due giorni di attesa in aeroporto sono riusciti a sfuggire ai taleban salendo sul volo della Farnesina per evacuare i collaboratori delle istituzioni italiane. Il padre lavorava come sacrestano dell'unica missione cattolica del Paese retta dal padre barnabita Giovanni Scalese, partito a sua volta. I taleban non avrebbero risparmiato nessuno degli Azimi, che oltre ad essere collaboratori del "nemico" occidentale, sono di etnia hazara, musulmani sciiti, odiata in Afghanistan dai taleban, pashtun e sunniti. Sono salvi, ma il loro mondo, la loro esistenza non sarà mai più la stessa. E le loro vite restano divise. Da una parte il costante sforzo di integrarsi in una città della Toscana, Massa, radicalmente diversa da Kabul. Dall'altra il pensiero a parenti, amici, compagne e compagni che da Kabul non sono potuti fuggire. I contatti telefonici frequenti non alleviano la nostalgia. Le ragazze sono asserragliate in casa e anche i maschi vivono oppressi dal rigore talebano. Avevamo scritto di questa famiglia un anno fa. Siamo tornati a Massa per incontrarli in occasione della visita di alcuni istituti scolastici superiori cittadini alla mostra sui corridoi umanitari della Caritas italiana allestita dalla diocesi nel Chiostro del Seminario Vescovile. Accolti nell'ambito del Sai, il Servizio pubblico di accoglienza rifugiati, dalla Migrantes diocesana, vivono in un grande appartamento in centro e hanno fatto grandi passi avanti. Sono la prova di un'integrazione che si compie nonostante gli ostacoli burocratici in cui siamo maestri. Merito soprattutto dell'accoglienza diffusa e della Migrantes. Il padre ha trovato lavoro in un'officina. Le due figlie maggiori proseguono gli studi universitari rispettivamente in Economia e Giurisprudenza a Torino grazie a borse di studio. I due maschi tredicenni frequentano la seconda media, le due ragazze 18enni sono in quarta liceo artistico. «Sono una famiglia laboriosa, unita e affiatata - spiega Sara Vatteroni, direttrice della Migrantes Toscana - hanno imparato la nostra lingua grazie ai corsi di sostegno e anche la madre, nonostante sia analfabeta, è riuscita ad apprendere un po' di parole». I quattro figli sono stati accolti bene da compagni e professori. La loro presenza è stata di stimolo. Ma il pensiero fisso va ai loro coetanei che dovrebbero fuggire in Pakistan o Iran. Poi lì le condizioni dei campi profughi, checché ne dica il ministro Piantedosi, li spingono ad arrivare in Europa o prendendo in Turchia una barca per la rotta calabra o rischiando la vita sulla rotta balcanica fino a Trieste. E al figlio 27 enne rinchiuso da anni in Indonesia nel campo di Pekanbaru, sull'isola di Sumatra. Vive sospeso con altri 13.700 afghani che non sono considerati rifugiati dal governo. Li sostiene solo l'Oim, l'organizzazione internazionale per i migranti. L'Italia e l'Ue tanto invocata potrebbero aiutarli a uscire da questo limbo disumano andando a prendere il giovane e altri profughi, dando seguito alle parole di questi giorni coi fatti. (Paolo Lambruschi - Avvenire)

Migrantes: mons. Felicolo, reimpostare e riprendere le attività pastorali di accompagnamento spirituale e catechetico con i viaggianti

1 Marzo 2023 - Roma - Venerdì scorso si è riunita la Commissione Nazionale per la Pastorale dello Spettacolo Viaggiante della Fondazione Migrantes presieduta dal direttore generale Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. Nerlla sua introduzione ai lavori mons. Felicolo ha ricordato l’importanza dell'attività pastorale tra i Viaggianti, ascoltarli nei loro sogni non solo spirituali, ma anche sui problemi legati alla sosta delle attrazioni e delle carovane. Tanti circensi e lunaparchisti fanno fatica ad inserirsi nel vissuto delle nostre comunità parrocchiali, per questo, ha proseguito il direttore della Fondazione, c’è bisogno di rendere operativa la pastorale. La pandemia ha provocato un’interruzione delle attività sia dei Viaggianti, sia degli operatori pastorali svolte in presenza; per questo è importante reimpostare e riprendere le attività pastorali di accompagnamento spirituale e catechetico. È importante in queste attività “fare rete” per poter affrontare le varie situazioni che possono presentarsi durante il cammino di catechesi. Durante i lavori è stato presentato il catechismo per la preparazione ai sacramenti dei i ragazzi fieranti e circensi: “Con Gesù per portare gioia e festa”. La struttura del testo è un’ottima guida che va però attualizzata alla loro vita di viaggianti. Una commissione lavorerà per suggerire e preparare il materiale operativo da poter utilizzare negli incontri di formazione con i ragazzi e le loro famiglie. (MDT)

Ismu: presentato oggi il Rapporto 2022

1 Marzo 2023 - Milano -  Poco più di sei milioni gli stranieri presenti in Italia, al 1 gennaio 2022: 88mila in più dell’anno precendente. E’ la stima di Fondazione ISMU ETS che questa mattina ha presentato il rapporto 2022.  Il bilancio demografico mostra quindi una moderata ripresa della crescita della popolazione straniera in Italia, evidenza l’Ismu. Diminuisce invece la componente irregolare, che si attesta sulle 506mila unità, contro le 519mila dell'anno precedente (-2,5%). Il calo degli irregolari è dovuto principalmente all’avanzamento delle pratiche relative alla sanatoria 2020.  Il 2021 segna un significativo aumento di nuovi permessi di soggiorno (circa 242mila, +127% rispetto all'anno precedente). Sul fronte lavorativo, nel 2021 assistiamo a una crescita sia del tasso di attività degli stranieri sia del tasso di occupazione. Non migliorano invece i dati sulla povertà: nel 2021 quella assoluta interessa il 30,6% delle famiglie di soli stranieri, quasi quattro punti percentuali in più rispetto al dato rilevato nel 2020. Inoltre si osserva che l'alta incidenza di famiglie immigrate in condizioni di povertà assoluta e relativa, anche tra gli stranieri regolarmente occupati, è la spia del diffondersi del lavoro "povero", non più in grado di generare integrazione, ma che anzi produce disagio sociale.  Le numerose criticità che caratterizzano il mercato del lavoro degli immigrati evidenziano la necessità di una nuova governance dei processi migratori e di inclusione. Sul fronte scolastico, nell'anno 2020/2021, per la prima volta da circa 40 anni si registra una diminuzione del numero degli alunni con background migratorio (sono circa 865mila, con una flessione di 11.413 rispetto al precedente anno scolastico). Si segnala inoltre che i nati in Italia rappresentano il 66,7% degli alunni con cittadinanza non italiana. Per quanto riguarda le confessioni religiose, ISMU stima che al 1° luglio 2022 i cristiani nel loro complesso rappresentino la maggioranza assoluta (53,1%) tra gli stranieri residenti in Italia, con una presenza di immigrati cattolici che si attesta al 17,1% (i musulmani sono il 29,4%). Alla presentazione, realizzata in collaborazione con Fondazione Cariplo e moderata dalla giornalista del Corriere della Sera, Marta Serafini, hanno partecipato Franco Anelli, Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore; Valeria Negrini, Vicepresidente Fondazione Cariplo; Gian Carlo Blangiardo, Presidente Fondazione ISMU; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale Fondazione ISMU; Livia Elisa Ortensi, Responsabile Settore Statistica Fondazione ISMU; Marcello Flores, Storico.  A chiusura del convegno la tavola rotonda su “Migrazioni, donne e libertà” con gli interventi di Samirà Ardalani, Rappresentante Associazione Giovani Iraniani Residenti in Italia; Laura Silvia Battaglia, Direttore Testate Scuola di giornalismo Università Cattolica del Sacro Cuore; Yaryna Grusha Possamai, Scrittrice e docente di Lingua e Letteratura ucraina Università Statale di Milano; Mariagrazia Santagati,  Responsabile Settore Educazione ISMU e docente Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel corso del convegno è assegnato il riconoscimento Fondazione CARIPLO – Fondazione ISMU ETS 2023 a Pinda Kida, stilista di origini maliane e testimonial dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, che presenta la sua nuova collezione di abiti femminili, “per il suo impegno nel contrastare il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni multiple attraverso la sua creatività e il suo lavoro”.

Naufragio in Calabria: mons. Panzetta, Questo è il momento della pietà”

1 Marzo 2023 - Crotone - “Questo momento è fatto di poche parole, questo è il momento della pietà. Un momento umanissimo dove, davanti al segno delle bare, davanti al segno della morte, ognuno di noi invoca il Signore, il Dio della vita, perché accolga questi nostri fratelli”, ha etto questa mattina l'arcivescovo di Crotone-Santa Severina,  mons. Angelo Raffaele Panzetta, che ha voluto visitare la camera ardente al Pala Milone e pregare davanti alle salme dei migranti morti nel naufragio avvenuto domenica mattina sulle coste calabresi e che ha causato finora 66 morti accertati. Per il presule “noi ci battiamo tutti il petto perché è chiaro che c’è una corresponsabilità e una responsabilità sociale in quello che è avvenuto e tutto dovrà essere considerato con attenzione. Però, ci vorrebbe anche, almeno in questo momento, che ci fosse una tregua dalle polemiche e si sperimentasse dentro di sé quella umanissima pietà per le persone che sono morte, per le famiglie straziate dal dolore”. Mons. Panzetta ha citato le scritture e in partiucolare alcuni salmi dove si parla di "un vento che squarcia le navi: il vento gelido dell’egoismo, il vento gelido della paura, il vento gelido della chiusura, il vento gelido di Paesi nei quali i diritti non sono riconosciuti, il vento gelido di un sistema economico che produce Paesi dai quali bisogna scappare, il vento gelido di corresponsabilità che ci chiama tutti in causa”. Oggi non è "il momento della polemica, ma della pietà e della preghiera", ha concluso davanti ai giornalisti il presule crotonese: "verrà un tempo in cui non di pancia ma con la testa e con il cuore occorrerà riflettere accuratamente su quello che è avvenuto e su quello che bisogna fare perché queste cose non accadano più”.      
(foto Sir)

Naufragio in Calabria: Migrantes Crotone-Santa Severina, “una tragedia immane rispetto alla quale ognuno deve capire qual è la propria responsabilità”

1 Marzo 2023 -
(Foto Sir)

Naufragio Calabria: card. Lojudice, “preghiamo per le vittime del naufragio in Calabria”

1 Marzo 2023 - Siena - “Una tragedia di proporzioni immani quella di Cutro dove ancora una volta hanno perso la vita 66 migranti, tra loro uomini, donne e bambini. Il viaggio della speranza che si è infranta sulle coste calabresi e che deve farci riflettere sulla necessità di ripensare dal profondo l’accoglienza dei migranti in un contesto internazionale sempre più instabile”. E’ il commento del card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza - membro della Commissione Cei per le Migrazioni - in merito alla morte, sulle coste della Calabria, di 66 migranti che tentavano di raggiungere l’Italia. “Invito tutte le parrocchie e le comunità dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e della diocesi di Montepulciano Chiusi-Pienza – aggiunge il cardinale – a dedicare un momento di questa giornata alla preghiera, in forma pubblica e anche privata, in suffragio delle vittime di questo terribile naufragio”.

Naufragio Calabria: card. Zuppi, “chi è annegato aveva il diritto di essere accolto”

1 Marzo 2023 - Roma - Non è «con l'alzare muri che si governa la questione dei migranti». Non è con il buonismo né con il pacifismo ma essendo «operatori», tanto meno puntando subito il dito verso il mondo dell'umanitario perché «questo vuol dire avvelenare le fonti». Il fenomeno delle migrazioni va governato, ma questo significa «fare delle scelte». Torna sul tema delle scelte, il presidente delle Cei cardinale Matteo Zuppi nel corso del dibattito organizzato dal Consiglio italiano dei Rifugiati (Cir) ieri sera a Roma dal titolo Fratelli Tutti - Migrazioni più umane, come aveva fatto anche al mattino parlando di una questione migranti che «crescerà e richiede scelte consapevoli ed europee». Non va dimenticato, spiega nell'auditorium della parrocchia di Santa Chiara il presidente della Cei, è che «quelli che sono affogati avevano diritto, diritto ad essere accolti, scappavano da una guerra, la maggior parte di loro probabilmente erano afgani. Quindi bisogna cercare di fare in modo che i rifugiati siano trattati come tali, hanno il diritto di essere esaminati. Se neghiamo questo diritto, tradiamo tutta la consapevolezza che proveniva dalla Seconda guerra mondiale». La sfida, conclude il cardinale Zuppi, è chiedersi «la stessa domanda che si ha fatto il Papa: abbiamo fatto tutto il possibile per la pace?». Chi parte, aggiunge, «ha il fuoco dietro e si butta nell'unico spazio aperto davanti». Un concetto ricordato anche dall'Osservatore romano in un editoriale di prima pagina dal titolo La marcia indietro dei diritti umani: «Chi lascia il proprio Paese lo fa perché non ha alternative, perché la sua stessa vita è a rischio».

Mons. Lorefice: “quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni

1 Marzo 2023 - Palermo - I morti di Cutro, “fratelli e sorelle sfiniti dalla sofferenza della fuga da una patria martoriata e ingoiati dalle onde del nostro mare in un ultimo, disperato combattimento, hanno tentato fino all’ultima bracciata, fino all’ultimo respiro di sfiorare con le dita la speranza che fin qui avevano inseguito: toccare terra in un luogo capace di salvarli e di accoglierli. La speranza di una terra diversa da quella che tragicamente avevano dovuto abbandonare perché incapace di assicurare il diritto alla vita e alla sicurezza dell’umanità in quanto tale”. E’ quanto dice l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lojudice dopo la tragedia avvenuta sulle coste calabre. “Non hanno riconosciuto, i nostri fratelli pakistani, afghani, iraniani, siriani, nell’orizzonte freddo della costa, avara di aiuti e incapace di cura per l’unicità preziosa delle loro vite, non hanno riconosciuto questa diversità della nostra terra rispetto a quella che li ha scacciati, perseguitati, minacciati, costretti all’esilio. Ci avrebbero chiesto, se fossero riusciti ad approdare – ce lo chiedono gli occhi sgomenti, atterriti dei sopravvissuti – su cosa fondiamo oggi noi europei, noi occidentali, la promessa che abbiamo fatto quando abbiamo scritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo. Ci avrebbero chiesto – e ora tocca a noi, da cittadini, da cristiani, chiedercelo e chiederlo a nome di ognuno di loro ai Governi italiano ed europeo – se abbiamo compreso che quella promessa l’abbiamo fatta innanzitutto a coloro che ancor oggi scappano dai luoghi in cui questi diritti sono sconosciuti, violati, e se ci siamo resi conto che lasciandoli morire li abbiamo violati noi stessi, per primi”, evidenzia il presule che è anche delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana. Per mons. Lorefice “non è solo dinanzi a quello che è accaduto in Calabria che ci sentiamo di dover fare questa affermazione, ma anche e soprattutto dinanzi alla negazione delle responsabilità, alla gravità della loro elusione, alla mancanza di consapevolezza politica ed umana da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali impegnate solo a stringere accordi con paesi come la Libia per trattenere e sospingere i migranti in veri e propri campi di concentramento. Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi”. Il “culmine simbolico di tutto ciò – ha detto ancora l’arcivescovo di Palermo  - è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo –, il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime. Come mi sono già trovato a dire, durante la Preghiera per la pace del 4 novembre 2022, rischiamo tutti di ammalarci ‘di una forma particolare di Alzheimer, un Alzheimer che fa dimenticare i volti dei bambini, la bellezza delle donne, il vigore degli uomini, la tenerezza saggia degli anziani. Fa dimenticare la fragranza di una mensa condivisa’. Come cristiani, memori della parola del Vangelo del Messia che si è fatto povero e ha sposato la causa dei poveri, insieme alle donne e agli uomini di buona volontà e alle numerose associazioni umanitarie impegnate nel Mediterraneo e sulle rotte di terra, crediamo che sia necessario rispondere ai tanti interrogativi ancora aperti sul naufragio di Cutro e che venga dissipato ogni equivoco sulla gravissima responsabilità di chi non soccorre i naufraghi lasciandoli morire in mare. Si aprano una volta per tutte i tanto attesi corridoi umanitari, si agisca sul diritto di asilo, si lavori sull’integrazione. Facciamo insieme di questa nostra terra un giardino fecondo di vita, in cui celebrare e sperimentare la convivialità delle differenze”.

Migrantes Piemonte- Valle d’Aosta: giovedì un convegno su Religiose e migranti

28 Febbraio 2023 - Torino - Giovedì 2 marzo il Coordinamento regionale Migrantes Piemonte e Valle d’Aosta e l’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI) promuovono una giornata di studio dal titolo: «Religiose e migranti: costruiamo insieme il futuro!» per riflettere sulla ricchezza dei carismi e delle culture e sulla missione cristiana nel campo della mobilità umana. Dopo il momento di preghiera iniziale, i lavori saranno introdotti dai saluti di mons. Marco Prastaro, vescovo di Asti e delegato Migrantes della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta, e da suor Azia Clairano, delegata nazionale dell’Usmi. Seguirà l’intervento di mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa. Spazio poi alle riflessioni proposte da Sergio Durando, coordinatore regionale Migrantes, suor Gemma Dalmasso, delegata regionale Migrantes Usmi. Le conclusione sono affidate a mons. Prastaro.  

Zattera

28 Febbraio 2023 - Rossano - Una disperata speranza a maturare la risoluzione. Quel partire, le cose più care lasciate alle spalle, solo l’essenziale, i bimbi stretti a sé. Inghiottire la paura silenziosamente e poi continuare a scrutare l’orizzonte mentre il mare tutto attorno si fa sempre più gonfio. È il mare che noi monache abbiamo davanti, a riempire l’orizzonte del suo colore cangiante a seconda delle stagioni e della luce. I giorni scorsi, lo Ionio era una ininterrotta striscia grigia, limacciosa, che aveva perso il blu sereno delle giornate di sole. Ci vorrebbe almeno una zattera a cui aggrapparsi, mentre tutto si sfascia, va in frantumi. Una zattera per non affondare, per non annegare. Siamo un po’ tutti in viaggio su deboli barchette: le nostre preoccupazioni, i nostri progetti, sempre così limitati, precari, fragili. E poi quell’attaccamento a noi stessi che lascia a distanza gli altri coi loro drammatici vissuti. Una zattera per non affondare, per non annegare, quando anche le nostre sicurezze rivelano tutta la loro inconsistenza. «Nessuno può attraversare il mare di questo secolo se non è portato dalla Croce di Cristo» (S. Agostino). Ben più che zattera: vera e propria imbarcazione di salvezza, la Croce di Cristo. Rimane la preghiera, a traghettare questi nostri fratelli sulle rive sicure del cuore misericordioso dell’Eterno. (Monache Agostiniane - Corigliano-Rossano)  

Naufragio in Calabria: ieri una fiaccolata per ricordare

28 Febbraio 2023 -

Crotone - Alcune centinaia di persone hanno partecipato ieri sera a Crotone ad una fiaccolata in memoria delle vittime del naufragio di domenica mattina. La folla si è ritrovata davanti al palasport in cui sono state portate le bare. Fiaccole, lumini, preghiere e un minuto di silenzio. All’iniziativa hanno partecipato donne e uomini appartenenti alle comunità straniere. Tante le ragazze con i volti segnati dalle lacrime. All’inferriata sono stati appesi alcuni cartelli polemici. Esposto anche uno striscione dei tifosi del Crotone con cui si chiede “silenzio e giustizia per le vittime del mare”. Molte persone hanno chiesto di entrare nel palasport per potere rendere omaggio alle vittime. Soltanto ad una ventina delle vittime, al momento, è stato possibile dare un nome mentre è stato recuperato un altro cadavere. Salgano, quindi, a 65 le vittime accertate.

 

 

Cir: incontro su “Migrazioni più umane” con il card. Zuppi

28 Febbraio 2023 -

Roma  - Il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) organizza stasera a Roma l’incontro “Fratelli tutti – Migrazioni più umane”, con la partecipazione del card. Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza espiscopale italiana. L’appuntamento è alle 19 presso l’Auditorium Due Pini di Roma. Parteciperanno al dibattito anche il prof. Massimo Livi Bacci, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e l’editorialista del Fatto quotidiano Antonio Padellaro, intervistati dalla giornalista Micaela Palmieri. Un’occasione importante per riflettere ancora una volta sul fenomeno migratorio verso l’Italia e l’Europa, a poche ore dalla tragedia che ha funestato il mare della Calabria.

I medici: obbligo di soccorso e assistenza per legge

28 Febbraio 2023 -

Roma - I medici chiedono al governo italiano, all’Europa e alle Nazioni unite di assicurare, per legge, la ricerca, il soccorso e l’assistenza dei migranti. «Come medici, che hanno giurato di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona, non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla strage di esseri umani che si è consumata ieri lungo le coste calabre. Come esponenti di un Ente sussidiario dello Stato, che agisce in nome e per conto dello Stato stesso quando si parla di tutela della Salute, non possiamo rimanere in silenzio. Bisogna indignarsi di fronte a simili tragedie: la vera sconfitta sta nell’assuefazione e nella “durezza di cuore», ossia nel far diventare abitudine quello che dovrebbe essere eccezionale e intollerabile». Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, interviene sul naufragio del caicco carico di migranti avvenuto domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro. «Per questo – aggiunge – condividiamo il monito del Vicepresidente della Cei, Monsignor Francesco Savino: é l’ora di politiche “alte e altre”, nazionali e sovranazionali. È l’ora di invitare tutti coloro che hanno responsabilità politiche a rivedere certe decisioni rispetto ai fenomeni migratori.

È in gioco, come ricorda Savino, la civiltà, la democrazia reale, la democrazia matura. Sono in gioco, aggiungiamo noi, la tutela della salute, il rispetto dei principi di umanità e di dignità che spettano di diritto a ogni individuo. È in gioco la realizzazione di quella democrazia del bene che è il fine ultimo, sanitario, sociale e civile della Professione medica». «Questa mattina (ieri, ndr)– conclude Anelli – pregando davanti alle bare, Savino ha affermato: io incontro oggi come credente Gesù crocifisso, Gesù abbandonato, Gesù negato, Gesù profugo non accolto che muore in mare. Oggi Dio muore con questi nostri fratelli. Noi, come medici, sentiamo come nostra la sofferenza di questi fragili, di questi ultimi, di queste persone; sentiamo come un nostro fallimento, come un fallimento dei principi scritti nel nostro Codice deontologico, nella nostra Costituzione, nella Dichiarazione universale dei diritti umani il non averli saputi proteggere. Chiediamo al Governo italiano, all’Europa, alle Nazioni Unite di fare di più e di fare meglio, istituendo percorsi sicuri e legali per migranti e rifugiati e programmando e assicurando, per legge, ricerca, soccorso e assistenza medica».

 

Naufragio Calabria: mons. Savino, “diventiamo tutti Caino nella misura in cui non ci sentiamo custodi e responsabili di questi nostri fratelli immigrati”

27 Febbraio 2023 - Crotone - "Dinnanzi a queste bare mi permetto di dire che l’umanità è sconfitta": queste le parole commosse, che celano le lacrime, a stento trattenute, di mons. Francesco Savino, Vicepresidente della Cei per il Mezzogiorno e vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Calabra che si è recato al Palamilone di Crotone dove sono state ricomposte le salme che il mare ha restituito dopo la tragedia che su è consumata ieri a Cutro, nel crotonese. "Mi chiedo perché tutto questo? Non potevano, forse, essere aiutati ed accolti per un processo di integrazione nei nostri territori?".  Questi gli interrogativi del presule che continua: "diciamolo chiaramente: Crotone, la Calabria tutta sta dimostrando di essere una regione solidale, accogliente, ospitale. Ma ci sono, evidentemente pregiudizi che vengono da altri luoghi. Ci sono pregiudizi ideologici che non ci consentono, molto spesso, di accompagnare questi fratelli in un processo di integrazione fattibile. Il fenomeno migratorio di italiani che vanno al Nord è quantitativamente molto più numeroso del fenomeno immigratorio. Allora penso che bisogna fare verità nei numeri. Qui sono a rappresentare tutti i confratelli vescovi, tutta la Chiesa. Vengo qui a nome della Conferenza Episcopale Italiana, del Consiglio di Presidenza, del cardinale Matteo Zuppi, del segretario della Cei monsignor Giuseppe  Baturi, di mons.  Erio Castellucci, vice presidentte Cei per il Nord. Sono qui a nome di tutti i Vescovi calabresi con cui abbiamo definito questa tragedia 'il naufragio dell’umanità'. Lasciatemi ringraziare, tutti i soccorritori che sempre con generosità non vengono mai meno a questa pratica di accoglienza". «Sono qui – ha concluso il presule – a dare la mia prossimità a nome della Chiesa italiana ai sopravvissuti che in questo momento vanno accompagnati seriamente e responsabilmente. Penso alle mamme che non hanno più i loro bambini accanto che stanno vivendo questo tremendo dolore. Facendo mia una domanda che proviene dalla Bibbia mi chiedo: 'Caino dov’è tuo fratello?'. Diventiamo tutti Caino nella misura in cui non ci sentiamo custodi e responsabili di questi nostri fratelli immigrati".

Ucraini: ieri una celebrazione e una mostra ad un anno dalla guerra

27 Febbraio 2023 - Roma - “Ma chi toglie il pane della bocca della gente, condanna la gente a morte crudele! Questo anno trascorre il 90 anniversario della grande carestia che fu provocata da Stalin sul territorio dell'Ucraina negli anni di 1932 e 1933. E che purtroppo si ripete adesso con la guerra in Ucraina”. Lo ha detto ieri nella Basilica di Santa Sofia l’Esarca apostolico per gli Ucraini mons.  Dionisio Lachovicz, durante una celebrazione per ricordar i morti della guerra che continua da un anno e che ha causato morti e feriti oltre a migliaia di sfollati. “Padre Nostro, gridiamo con tutta le forza. Liberaci dal maligno! E la pace finalmente ci sarà…”, ha aggiunto. Dalla Basilica romana di Santa Sofia,  uno dei luoghi di preghiera degli ucraini nella Capitale, sono oltre cento i Tir carichi di aiuti umanitari partiti per l’Ucraina dallo scoppio della guerra. La Basilica è diventata centro di solidarietà e di raccolta per dare aiuto a chi è fuggito e ai tanti che sono anche arrivati in Italia. Per ricordare quest’anno drammatico per la popolazione ucraina ieri la Divina Liturgia presieduta dall’Esarca Apostolico e cincelebrata, fra gli altri, dal direttore generale della Fondazione Migrante, mons. Pierpaolo Felicolo. E’ stato un momento di preghiera per la pace ma anche per ricordare le tante vittime di questa «orrenda guerra», dice don Marco Yaroslav Semehen, Rettore della Basilica e direttore Migrantes dell’Esarcato che in questi mesi è stato molto attivo nell’accogliere e nell’indirizzare i tanti che si sono rivolti a lui per ricevere un consiglio, un aiuto, un indirizzo. «Questa guerra è tragica per lo sradicamento delle persone – spiega ancora don Semehen  - e il suo prolungarsi porta sul tavolo grandi problemi». Oltre agli aiuti inviati nel paese o donati agli ucraini arrivati in Italia anche corsi intensivi di italiano per tanti profughi grazie all’aiuto ricevuto dalla Fondazione Migrantes. «Un gesto che abbiamo voluto - dice mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes - perché chi arriva in un paese ha bisogno di accoglienza ma anche di un supprto linguistico per vivere al meglio la loro situazione». Sono soprattutto donne e bambini perché i loro mariti sono rimasti in Ucraina a combattere. «Siamo grati al popolo italiano per quanto ha fatto e alla Migrantes», dice il sacerdote ucraino: «grazie a loro abbiamo spedito aiuti, rispondendo alla prima emergenza. E abbiamo accolto bambini e persone fragili. Abbiamo imparato molto da voi. Il nostro secondo impegno è stata l’accoglienza. Abbiamo dovuto affrontare anche situazioni difficili». Don Semehen ricorda anche un progetto della Migrantes che ha coivolto le 150 comunità cattoliche ucraine nel nostro Paese, assistite da oltre 60 sacerdoti. Attraverso questo progetto sono stati accolti oltre un migliaio di rifugiati ucraini grazie alla Fondazione Migrantes  e alle fondazioni bancarie di Acri in 18 diocesi italiane, alcuni con disabilità gravi. A distanza di un anno ogni giorno – spiega il presidente della Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego -   «conosciamo le armi che vengono inviate in Ucraina, ma non sappiamo il numero dei morti dall’una e dall’altra parte»: «l’invio delle armi ha preso il sopravvento sui morti civili e militari, di giovani e adulti, di neonati e anziani”. Cosa fare a un anno di distanza?: «accogliere e tutelare le persone in fuga che sono arrivati tra noi, farli sentire a casa, superando i tempi lunghi della burocrazia, garantendo un minimo vitale, sostenendo i traumi nascosti, curando i malati». Oltre alla celebrazione l’inaugurazione della mostra “Graffiti del tempo di Guerra” dello scultore Capri Otti che attraverso questi lavori ha voluto esprimere solidarietà e vicinanza alla popolazione ucraina e dire no alla guerra. (Raffaele Iaria)

Naufragio in Calabria: Scalabriniane, ennesima tragedia nel Mediterraneo, servono carità e cooperazione

27 Febbraio 2023 -
Roma - "Nella notte della prima domenica di Quaresima, l'ennesima tragedia di migranti morti, vittime non del mare in burrasca ma dell'avidità di trafficanti di vite umane, sfruttatori di uomini e donne in cerca di una speranza per la vita propria e dei loro figli. Più di cento persone provenienti da Iraq, Afghanistan, Siria e Iran, fra le quali anche bambini e neonati, sono annegati al lago di Crotone. Siamo solidali e vicine con la preghiera alle vittime di questa tragedia e a tutti coloro che si stanno prodigando per accogliere i sopravvissuti". Lo ha detto suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, congregazione che dalla sua fondazione è al servizio dei migranti. “Sono donne e uomini che fuggono dalla guerra, dalla miseria. Affrontare un viaggio come quello che è terminato così drammaticamente sulle coste della Calabria è una scelta disperata - ha aggiunto - Che questa disperazione sia sfruttata senza alcuna considerazione per la vita di queste vittime è intollerabile. Le istituzioni non possono voltarsi. Devono aiutare le persone, prima che i popoli, a vivere una vita serena. Servono carità, cooperazione internazionale, rispetto per la vita umana".
 

Viminale: da inizio anno sbarcate 14.437 migranti sulle coste in Italia

27 Febbraio 2023 -
Roma - Sono 14.437 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Di questi 2.042 sono di nazionalità guineana (14%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (2.009, 14%), Tunisia (1.118, 8%), Pakistan (1.107, 8%), Bangladesh (1.066, 7%), Egitto (621, 4%), Camerun (501, 4%), Mali (492, 3%), Eritrea (462, 3%), Burkina Faso (444, 3%) a cui si aggiungono 4.575 persone (32%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 1.712 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a oggi, 27 febbraio seco ndo i dati del Ministero dell'Interno.

Naufragio in Calabria: Scalabriniani, no a “lacrime di facciata e argomentazioni strumentali della politica”

27 Febbraio 2023 -
Roma Dopo il drammatico naufragio di ieri nel crotonese i missionari Scalabriniani contestano le “lacrime di facciata, le argomentazioni strumentali sui migranti” e tutta “una ridda di dichiarazioni ideologiche e fuorvianti” che si rincorrono in queste ore. “In fondo, dei morti, di questi e dei 25 mila che li hanno preceduti nel ‘cimitero Mediterraneo’ – fanno notare –, non interessa a nessuno: chi sono, chi lasciano, cosa cercano, cosa portano con sé: quali sogni, speranze, aspirazioni…, perché scelgono di mettere a rischio la loro vita e quella dei loro cari… queste domande sono come fastidiose punture di insetti ai facili versatori di lacrime che dinanzi alla durezza dei fatti continuano imperterriti a ripetere meccanicamente i loro assurdi ritornelli argomentativi”. “Che fare allora?”, si chiedono. “Se i politici e la politica proprio non riescono a vedere al di là dei miseri interessi di parte – osservano –, tocca alla società civile prendersi la responsabilità di rimettere al centro dell’attenzione la dignità della persona umana, la dignità dei migranti, la dignità dei cittadini che non vogliono negare le realtà, la durezza e la complessità delle migrazioni odierne, che non sono dissimili dal passato”. “Costruiamo nuove politiche capaci di garantire”, come ripeteva san Giovanni Battista Scalabrini, “libertà di migrare sì, ma non libertà di far emigrare”, con la consapevolezza che “migliaia di migranti continuano e continueranno (quando non periscono lungo il percorso ad ostacoli da noi approntato) ad arrivare nelle nostre città e nei nostri Paesi in cerca di dignità, rispetto e accoglienza che non possiamo negare loro”.