Primo Piano

La tentazione della doppiezza

6 Novembre 2023 -
Città del Vaticano - “Vi prego di fermarvi in nome di Dio: cessate il fuoco”. È “grave” la situazione in Palestina, in Israele e papa Francesco, all’Angelus, chiede che “si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono tanti bambini, che tornino alle loro famiglie”. Bambini vittime della guerra in quella terra come in Ucraina e in altri conflitti: “così si sta uccidendo il loro futuro. Preghiamo perché si abbia la forza di dire basta”. Bambini come quelli che sabato hanno pregato a Gerusalemme per la pace; bambini israeliani e palestinesi, cristiani e musulmani racconta a Vatican News padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa: la paura della guerra “segnerà non solo la loro infanzia, ma probabilmente l’intera vita […] I bambini sono riusciti a riconoscere che la sofferenza è di tutti”. Dal Papa l’appello affinché “si percorrano tutte le vie perché si eviti un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza dove la situazione umanitaria è gravissima”. E non è mancata nemmeno la preghiera per le vittime delle alluvioni in Italia, per le popolazioni del Nepal che soffrono a causa di un terremoto, e per i profughi afghani, rifugiati in Pakistan e che ora non sanno più dove andare. Domenica in cui il Vangelo di Matteo ci propone l’ultimo discorso di Gesù prima di quello apologetico. Sono i suoi ultimi giorni di vita e ancora una volta pronuncia parole contro gli scribi e i farisei, una dura condanna verso quanti hanno in mano le leve del potere. Costoro davano più importanza a regolamenti cavillosi e tradizioni che a misericordia, giustizia e fedeltà. Di più, il loro insegnamento non incontrava il favore del popolo perché essi avevano un atteggiamento di superiorità nei confronti della gente comune e, soprattutto, non davano essi per primi l’esempio. Ecco perché Gesù, che si trova a Gerusalemme, dice alla folla e ai suoi discepoli di “praticare e osservare” tutto quanto scribi e farisei dicono ma di non agire secondo le loro opere “perché essi dicono e non fanno”. Di qui il rimprovero che Gesù rivolge a scribi e farisei che, ricordiamo, avevano un ruolo di maestri e di interpreti della legge mosaica; li rimprovera perché la loro condotta è in contrasto “con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore”. Diceva Benedetto XVI che costoro “dicono e non fanno; anzi, legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. È la distanza tra il dire e il fare, è la “doppiezza della loro vita: predicano una cosa ma poi ne vivono un’altra”, ricorda Papa Francesco. Proprio la “doppiezza del cuore” è il pericolo su cui vigilare per il vescovo di Roma, che “mette a rischio l’autenticità della nostra testimonianza e anche la nostra credibilità come persone e come cristiani”. Già Paolo VI nella sua esortazione Evangelii nuntiandi, diffusa dopo il Sinodo del 1974 sull’evangelizzazione, scriveva che la prima via della comunicazione del Vangelo è la testimonianza della vita: l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. Francesco, nel suo discorso all’Angelus, sottolinea che tutti “sperimentiamo, per la nostra fragilità, una certa distanza tra il dire e il fare; ma un’altra cosa, invece, è avere il cuore doppio, vivere con ‘un piede in due scarpe’ senza farcene un problema”. E questo è ancora più importante per chi riveste, nella vita, nella società o nella chiesa un ruolo di responsabilità: “per un prete, un operatore pastorale, un politico, un insegnante o un genitore, vale sempre questa regola: ciò che dici, ciò che predichi agli altri, impegnati tu a viverlo per primo. Per essere maestri autorevoli bisogna prima essere testimoni credibili”. Francesco si sofferma su un altro aspetto delle parole pronunciate da Gesù: il “primato dell’esteriore sull’interiore”. Scribi e farisei vivendo nella doppiezza “sono preoccupati di dover nascondere la loro incoerenza per salvare la loro reputazione esteriore”; compiono opere “per salvare la faccia”. Il trucco, dice il Papa, “è molto comune: truccano la faccia, truccano la vita, truccano il cuore. Questa gente ‘truccata’ non sa vivere la verità. E tante volte anche noi abbiamo questa tentazione della doppiezza”. (Fabio Zavattaro)

Migrantes: oggi la presentazione del Rapporto Immigrazione a Cosenza

6 Novembre 2023 - Cosenza - Si svolgerà oggi, lunedì 6 novembre dalle 11.00 alle 13.00 presso AULA 1 SSSAP – Ampliamento Polifunzionale 3° piano dell’Università della Calabria – Rende (CS), la Presentazione Regionale del XXXII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes, organizzato dall'Ufficio Migrantes regionale. Introdurrà e modererà l’incontro Pino Fabiano, direttore dell'Ufficio Migrantes di Cosenza-Bisignano e regionale della Calabria. Dopo i saluti del Direttore del SSSAP, prof. Vincenzo Fortunato, e di don Fabio Stanizzo, della Delegazione regionale Caritas, si procederà con la presentazione del volume a cura di Simone Varisco della Fondazione Migrantes. Sono previsti gli interventi dei docenti DISPES Anna Elia e Walter Greco e delle studentesse BIP Erasmus.

Cei: Dialogo cattolici-ebrei, “oltre le passioni tristi” per essere “credenti che contagiano speranza”

31 Ottobre 2023 -
Roma  - “Oltre le passioni tristi. Credenti che contagiano speranza”. Questo il titolo che accompagna quest’anno il Messaggio della Cei per la 35ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebreiche si celebrerà il 17 gennaio 2024, come sempre alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il messaggio – a cura della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo – fa riferimento al passo biblico del profeta Ezechiele, scelto quest’anno per la giornata: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti” (Ez 37,11). “La situazione descritta dal profeta appare disperata”, commentano i vescovi. “Le ‘ossa inaridite’ richiamano l’immagine della sconfitta dopo la battaglia; la ‘speranza svanita’ dice la sfiducia nel futuro e la paura. Su tutto domina un senso di morte e di pessimismo. Trionfano le ‘passioni tristi’: impotenza, delusione, inutilità, paura”. Sono “sentimenti – si legge nel messaggio – che spesso affiorano anche nelle nostre riunioni ecclesiali: ‘Ormai non c’è più nulla da fare’; ‘Siamo sempre meno’; ‘Ormai le abbiamo provate tutte; ‘È troppo tardi per recuperare. Rimestiamo in questo pessimismo e viviamo da vittime impotenti. Lo stesso pessimismo, a volte unito a rabbia e rassegnazione, aleggia anche nella nostra società, spesso ripiegata sul presente, aggrappata al presente, incapace di fiducia nel futuro”. In tale contesto, al credente viene affidata oggi una “missione”: “annunciare possibilità che vanno oltre l’esistente, possibilità che emergono dall’esistente e aprono prospettive inaspettate e che sono tutte collegate esclusivamente all’azione di Dio”. A questo proposito, la Commissione Cei fa riferimento al Cammino sinodale delle Chiese in Italia: “Ci auguriamo che il Signore, attraverso il Cammino sinodale, rigeneri fiducia e coraggio nella nostra Chiesa e, soprattutto, aiuti tutti i credenti ad essere capaci di contagiare di fiducia e coraggio i nostri contemporanei”. Ma perché la speranza “non sia irenica e disincarnata”, “la nostra speranza in un futuro migliore deve appoggiarsi su una continua conversione: nel rapporto con Dio, nel rapporto fra persone, nel rapporto tra stati, nel rapporto con la terra. Solo così possiamo sperare in un mondo in pace, riconciliato, giusto, rispettoso del creato”. “Nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare l’importanza del rapporto tra le nostre comunità in Italia”, conclude il messaggio. “Soprattutto auspichiamo una rinnovata passione per la Scrittura, certi che proprio le sue pagine possono rigenerare in noi ‘passioni felici’, aiutarci a sostenere l’umano che è comune, contagiare speranza”.
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
 

Migrantes Bologna: domani Divina liturgia con con il Primate dei greco-cattolici ucraini e il card. Zuppi

31 Ottobre 2023 - Bologna - Domani, mercoledì 1 novembre, alle ore 18.30 in Cattedralea Bologna, l’arcivescovo, il card. Matteo Zuppi concelebrerà la Divina Liturgia, presieduta da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Primate della Chiesa Greco-Cattolica ucraina, insieme al vescovo Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. «L’ultima visita di un Primate ucraino – afferma mons. Juan Andrés Caniato, Direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes – era avvenuta durante il Concilio Vaticano II, quando il card. Giacomo Lercaro invitò l’arcivescovo Maggiore Josyp Slipyj a presiedere una liturgia in Cattedrale. Ed è ancora nel contesto di un importante evento ecclesiale, il Sinodo appena concluso, che si ripropone l’occasione di questo invito che rinnova i tanti segni di amicizia tra la diocesi bolognese e la comunità ucraina, grazie anche alla presenza in città di una parrocchia greco-cattolica. Il Primate Sviatoslav, fin dai primi giorni della guerra, si è mantenuto costantemente in contatto con tutte le comunità, accanto a Vescovi e sacerdoti che sono rimasti anche nelle città e nei villaggi più direttamente interessati dal conflitto, offrendo indicazioni pastorali e spirituali e aiuti concreti, nella prospettiva della costruzione di una pace giusta e sicura».  

La rotta del Sinodo: una Chiesa accogliente per tutti

31 Ottobre 2023 - Città del Vaticano - Arrivati a metà del cammino di questo Sinodo, che ci chiede di ripensarci come Chiesa, ci ritroviamo attoniti in un mondo polarizzato che “ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele” (Cfr. Papa Francesco Preghiera per la pace del 27.10.2023); un pianeta che “si sta sgretolando e forse si sta avvicinando al punto di rottura” (Papa Francesco, Laudate Deum,2) . Ci viene spontaneo domandarci allora: dove siamo noi nel mondo, dove siamo nel nostro viaggio? Quanta strada abbiamo percorso? E verso dove? E soprattutto è servito questo ritrovarsi a Roma di vescovi di tutti i continenti, insieme ad una piccola parte di “semplici battezzati”? A cosa è servito? Il documento di sintesi si chiude citando il Vangelo di Marco (Mc 4,30 ss). Il regno di Dio è come un granello di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi; ma poi diventa così grande che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra. Ecco a cosa è servito ritrovarsi insieme, pregare insieme, ascoltare insieme la parola di Dio e ascoltarci gli uni gli altri: a riscoprire ciò che ci unisce in Cristo; per essere, camminando insieme, la terra buona dove il seme possa crescere. A testimoniare che un altro modo di stare insieme è possibile. A valorizzare sempre, popolo di Dio unito dal battesimo, ciò che ci unisce e mai ciò che ci divide. A capire che la corresponsabilità a cui ognuno è chiamato – nella diversità dei carismi e dei ministeri – è un servizio e non un potere. A riscoprire come il discorso di Gesù sulla povertà ci riguarda tutti, come persone e come istituzione. A proporci di evitare ogni clericalismo (quello dei laici e quello dei sacerdoti ordinati). A riscoprire l’importanza di ognuno; e soprattutto della comunione che ci fa una cosa sola, membra gli uni degli altri. A riflettere sul ruolo delle donne, che furono le prime ad annunciare la resurrezione di Gesù. A ridare slancio all’ecumenismo. Ad essere una Chiesa accogliente per tutti. Tutti, nessuno escluso. Una Chiesa che non ragiona secondo le divisioni e le etichette del mondo, ma si domanda in ogni momento cosa avrebbe fatto Gesù di fronte a questo fratello, a questa sorella feriti. A come avrebbe fatto in modo di non escluderli dalla redenzione. Sono tante le sfide che come Chiesa abbiamo davanti. Riguardano il sacerdozio, il diaconato, i ministeri non ordinati, la vita consacrata, le famiglie e le situazioni matrimoniali difficili; il ministero petrino, l’ecumenismo, la comunicazione nell’era digitale. Riguardano anche il tema controverso dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Ma è l’amore che le ricomprende tutte. Una sola regola descrive la Chiesa costitutivamente sinodale: la carità; una creatività missionaria fondata, paziente, benigna; “non invidiosa, che non si vanta, che non si gonfia” (Cfr 1Cor 13,4 ss). Questo ci ha detto l’assemblea che si è appena conclusa. Indicando una rotta e non un menu. Milioni, miliardi di persone sono come il viandante che percorreva la strada tra Gerusalemme e Gerico. Non possiamo dire non sapevo. Da questo saremo giudicati (cfr. Mt 25).

Paolo Ruffini

Migrantes: un fumetto sul tema dei rifugiati alla Fiera Internazionale Comics&Games 2023

30 Ottobre 2023 - Roma - “In Fuga. Le persone che scappano non sono tutte uguali”. Questo il titolo di un “romanzo grafico” rivolto ai giovani, utile ad affrontare con semplicità e immediatezza un mondo complesso come quello dei richiedenti asilo e rifugiati. Lo pubblica oggi la Fondazione Migrantes. La Graphic Novel (edita da Tau Editrice) destinata alle scuole medie e superiori, è un lavoro che mira a sensibilizzare gli studenti in merito alle disparità e ingiustizie di trattamento alle quali si devono assoggettare le persone che affrontano quelli che non sono mai viaggi di piacere, ma piuttosto vere e proprie fughe dal paese di origine, tema già trattato da Yagoub Kibeida e Sayed Hasnain nel volume  della Fondazione Migrantes il Diritto d’asilo 2022. Questa Graphic Novel  ha coinvolto nella stesura definitiva diversi autori tra cui Cristina Molfetta, Chiara Marchetti, Duccio Faccini e Manuela Valsecchi. Attraverso la collaborazione con la Tau Editrice, la Fondazione Migrantes ha creato una pubblicazione dal linguaggio visivo e narrativo coinvolgente, grazie ai testi scritti da Emanuele Bissattini e alle illustrazioni di Valerio Chiola. Il risultato del lavoro è uno strumento educativo rivolto al vasto pubblico giovanile, sempre più abituato alla comunicazione per immagini. “In Fuga. Le persone che scappano non sono tutte uguali” verrà presentato il 3 novembre a Lucca nell’ambito della Fiera Internazionale Comics&Games 2023 ospite dell’Arcidiocesi e contestualmente sarà disponibile in tutte le librerie e store online. All’interno della Graphic Novel è presente un codice QR Code che permetterà di accedere a materiali di approfondimento. Attraverso lo stesso QR i ragazzi potranno lasciare i loro commenti e le loro suggestioni. Questo fumetto – si legge nell’introduzione - intende essere “solo il primo di una serie, per cui ogni reazione sarà utile per procedere in una maniera sempre più condivisa e partecipata. Ci teniamo a presentarvelo e speriamo poi che una volta che lo abbiate visto vi venga spontaneo diffonderlo. È uno strumento agile, profondo, ma anche esteticamente molto bello”.      

Mons. Perego: occorre “partire dalla realtà per scelte politiche coerenti e lungimiranti” sulle politiche migratorie

30 Ottobre 2023 - Modena - Il manifesto del Festival della Migrazione – che si è concluso sabato -  propone di “partire dalla realtà per scelte politiche coerenti e lungimiranti. Ad esempio, favorire nel mondo del lavoro l’incontro fra domanda e offerta per combattere l’irregolarità che da sempre i flussi hanno creato, anche oggi con 500.000 lavoratori irregolari. Che si valorizzino poi le scuole professionali, che si curino i ricongiungimenti familiari facilitando l’accesso alla casa, che si riconoscano i titoli universitari con accordi con i Paesi di provenienza, che nella scuola entrino mediatori culturali per agevolare l’inserimento degli alunni stranieri. Che si approvi la nuova legge sulla cittadinanza. In altre parole, che dalla sicurezza si passi alla tutela, alla promozione e all’inclusione. Perché di migranti il nostro Paese ha bisogno per rigenerarsi”. Lo ha detto il presidente della Commissione cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, in una intervista al quotidiano Avvenire. E parlando di accoglienza dei migranti occorre “arrivare a un sistema unico di accoglienza, più simile al Sai, che curi tutela, promozione e inclusione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. O per lo meno che a 100.000 posti dei Cas corrispondano sul territorio dei Comuni, in maniera diffusa, 100.000 posti per chi ha un titolo di protezione internazionale”. Per mons. Perego occorre rivedere la legge sulla cittadinanza: “abbiamo bisogno di nuovi cittadini, valorizzando percorsi di nascita e di studi in Italia, favorendo la partecipazione alla vita sociale e politica, riconoscendo titoli di studio e competenze perché siano messe a disposizione in scuole, ospedali, nel mondo imprenditoriale. La cittadinanza radica le persone migranti su un territorio, le appassiona alla vita italiana di cui si sentono parte. Ritardarla di 12 o addirittura di 15-20 anni in alcuni casi, le allontana. Abbiamo bisogno di personale sanitario, eppure in poco tempo il 30% di medici e infermieri stranieri presenti in Italia, molti dei quali hanno studiato qui, di cui il 65% senza cittadinanza, se ne sono andati in altri Paesi o sono rimpatriati”.

Festival della Migrazione: un confrontro per sfatare “miti” sull’immigrazione

30 Ottobre 2023 - Modena - «Cerchiamo di spiegare alcune cose che dovrebbero essere chiare a tutti, almeno se si andassero a vedere in dati con attenzione per sfatare alcuni 'miti' sull'immigrazione". Lo ha detto il sociologo  Maurizio Ambrosini durante uno degli incontri del festival della Migrazione a Modena.  Per esempio, nel nostro Paese c’è l’idea che l’immigrazione sia in aumento drammatico o come alcuni dicono esponenziale. Non è vero. ha sottolineato Ambrosini: l’immigrazione è stabile, è stazionaria da una dozzina d’anni, anzi, è persino diminuita. C’è l’idea che l’Italia sia il campo profughi d’Europa: "Non è vero: in Europa nel 2022 sono arrivate 965 mila domande di asilo, in Italia 77 mila, l’8%. Siamo sotto la media europea per quanto riguarda l’accoglienza dei rifugiati. Ancora, c’è l’idea che gli immigrati arrivino in barca, dal mare. Non è vero: l’immigrazione è per quasi la metà europea, per più della metà femminile e viene prevalentemente da paesi di tradizione culturale cristiana. C’è l’idea che l’Europa sia sotto assedio da parte dei rifugiati. Non è vero: il 75% dei rifugiati sono accolti in paesi in via di sviluppo o intermedi. L’Unione Europea ne accoglieva, fino alla crisi ucraina, intorno al 12%. Adesso sarà il 14 o 15%, comunque pochi rispetto a quello che succede in Turchia, in Iran, in Colombia, in altri Paesi del mondo che veramente accolgono numeri molto più consistenti rifugiati. C’è l’idea che gli immigrati vengano dai paesi più poveri e siano i più poveri dei loro paesi. Non è vero. L’immigrazione viene prevalentemente da paesi intermedi, infatti in Italia, il primo è la Romania, seguito da Albania, Marocco, Cina … Paesi intermedi e gli immigrati non sono i più poveri dei loro paesi, ma perlopiù la classe media, che guadagna non meno di 1000 e non più di 9000 dollari all’anno, soglia sotto la quale non si riesce a partire e sopra la quale non se ne sente l’esigenza». “Miti”, questi e altri, da sfatare attraverso quello che Ambrosini ha chiamato uno «sguardo corretto sulle migrazioni», lo stesso sguardo che don Mattia Ferrari ha raccontato nei volti dei migranti che ha incontrato: «Uno sguardo – ha affermato il sacerdote – che restituisce le sofferenze patite, ma anche una profonda spiritualità, una grandissima ricchezza interiore. Queste persone hanno qualcosa che noi europei, preoccupati di tenerli lontano, spesso non abbiamo più». Don Ferrari ha ricordato la storia della madre e della figlia morte di sete nel deserto tra la Libia e la Tunisia, una storia che ha fatto il giro del mondo «ma il marito e padre è ancora nei lager libici e nessuno che ne abbia potere fa nulla per farlo uscire». Più volte, nel corso della serata, è stato citato papa Francesco e l’impegno della Chiesa in favore dei migranti. Come ha sottolineato, con grande efficacia, don Pierpaolo Felicolo, Direttore Generale di Fondazione Migrantes, nel suo intervento di chiusura.

Papa Francesco: “sfruttare i più deboli è peccato grave”

30 Ottobre 2023 - Città del Vaticano - “È un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società”. Lo ha denunciato papa Francesco  nell’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro a conclusione della prima tappa del Sinodo sulla sinodalità. “Penso a quanti sono vittime delle atrocità della guerra”, “alle sofferenze dei migranti, al dolore nascosto di chi si trova da solo e in condizioni di povertà; a chi è schiacciato dai pesi della vita; a chi non ha più lacrime, a chi non ha voce. E penso a quante volte, dietro belle parole e suadenti promesse, vengono favorite forme di sfruttamento o non si fa nulla per impedirle”. “Noi, discepoli di Gesù, vogliamo portare nel mondo un altro lievito, quello del Vangelo”, ha detto il Papa: “Dio al primo posto e insieme a lui coloro che egli predilige, i poveri e i deboli. Questa è la Chiesa che siamo chiamati a sognare: una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di buona condotta, ma accoglie, serve, ama. Una Chiesa dalle porte aperte che sia porto di misericordia”. Poi la citazione di  San Giovanni Crisostomo: “L’uomo misericordioso è un porto per chi è nel bisogno: il porto accoglie e libera dal pericolo tutti i naufraghi; siano essi malfattori, buoni, o siano come siano, il porto li mette al riparo all’interno della sua insenatura. Anche tu, dunque, quando vedi in terra un uomo che ha sofferto il naufragio della povertà, non giudicare, non chiedere conto della sua condotta, ma liberalo dalla sventura”.  

Una Chiesa che accoglie, ama, serve, perdona

30 Ottobre 2023 - Citta del Vaticano - “È un’ora buia” aveva detto venerdì, giornata di digiuno e di preghiera per la pace. La famiglia umana “ha smarrito la via della pace” preferendo Caino a Abele, affermava il Papa; un mondo incapace di “ripudiare la follia della guerra che semina morte e cancella il futuro”. Due giorni dopo, all’Angelus, rinnova l’appello alla pace: “cessate il fuoco. Fermatevi, fratelli e sorelle. La guerra sempre è una sconfitta, sempre”. Chiede di pregare per l’Ucraina, per la “grave situazione in Palestina e in Israele e per le altre regioni in guerra”; chiede aiuti umanitari per Gaza, e la liberazione – “subito” – degli ostaggi. Il Vangelo di questa domenica vede Gesù messo alla prova da una domanda insidiosa dei sadducei, corrente spirituale che dava peso solo alla parola scritta che veniva da Dio: “Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?”. Con assoluta semplicità, Gesù risponde: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento”. Poi ne aggiunge un secondo che “è simile” scrive Matteo: “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non cade nella trappola Gesù, anzi li prende in contropiede mettendo in primo piano la professione di fede che ogni credente ebreo pronuncia almeno due volte al giorno, quel Shema Israel che chiede di amare Dio “con tutto il cuore, con tutta la vita, con tutta la mente”. Duplice comandamento dell’amore, anche della pace potremmo dire, che diventa sintesi di tutte le norme e di tutti i precetti, come leggiamo nel primo Vangelo. Come dire, la legge, se vogliamo la nostra esistenza, il nostro rapportarsi a Dio e ai fratelli, è un camminare sui binari dell’amore. Anche la lettura tratta dal libro dell’Esodo ci parla di amore: “non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano…”. L’amore a Dio non può essere scisso dall’amore al prossimo, ricordava Papa Benedetto: “dichiarando che il secondo comandamento è simile al primo, Gesù lascia intendere che la carità verso il prossimo è importante quanto l’amore a Dio. Infatti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore dei fratelli”. Così Papa Francesco, che spiega: “amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre. Riflettere l’amore di Dio, ecco il punto; amare lui, che non vediamo, attraverso il fratello che vediamo”. Domenica nella quale il vescovo di Roma ha presieduto la Messa conclusiva del Sinodo sulla sinodalità, soffermandosi, nell’omelia, su due verbi: adorare e servire. Il cuore di tutto, dice Francesco, è amare Dio e il prossimo “non le nostre strategie, non i calcoli umani, non le mode del mondo”. Amare è adorare, aggiunge, significa “riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della chiesa, le sorti dell’umanità”. Il Papa chiede di rifiutare gli idoli, di “lottare contro le idolatrie, quelle mondane, che spesso derivano dalla vanagloria personale, come la brama del successo, l’affermazione di sé ad ogni costo, l’avidità di denaro – il diavolo entra dalle tasche –, il fascino del carrierismo”; ma anche le idolatrie camuffate di spiritualità: “le mie idee religiose, la mia bravura pastorale”. Poi il secondo verbo: servire. “Non esiste un’esperienza religiosa che sia sorda al grido del mondo”. È l’immagine della Chiesa di Francesco che si china a lavare “i piedi dell’umanità ferita; accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati; va con tenerezza incontro ai più poveri”. È la Chiesa che guarda alle “vittime delle atrocità della guerra; alle sofferenze dei migranti, al dolore nascosto di chi si trova da solo e in condizioni di povertà; a chi è schiacciato dai pesi della vita; a chi non ha più lacrime, a chi non ha voce”. Spesso dietro belle parole e suadenti promesse, dice il Papa, si nascondono “forme di sfruttamento o non si fa nulla per impedirle". Il sogno di Francesco, “una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di ‘buona condotta’, ma accoglie, serve, ama, perdona. Una Chiesa dalle porte aperte che sia porto di misericordia”. (Fabio Zavattaro - SIR)

Festival della Migrazione: salute e cura del migrante in un convegno a Fidenza

27 Ottobre 2023 - Fidenza - L’offerta sanitaria per migranti e richiedenti asilo, bioetica di fine vita nelle diverse tradizioni religiose,  bisogni di salute dei profughi, la sensibilità degli operatori sanitari di fronte al paziente  immigrato: di tutti questi temi si è parlato al convegno “La salute degli immigrati e dei profughi e richiedenti asilo: aspetti sanitari e aspetti interreligiosi e interculturali”, che si è tenuto a Fidenza, presso il centro interparrocchiale di San Michele, nell’ambito dell’ottava edizione del Festival della Migrazione. Dalla premessa che la salute dei migranti ci interroga da vicino – per la rilevanza dei numeri, per la complessità dei bisogni, per l’impatto sull’organizzazione sanitaria –, l’incontro si è concentrato su bisogni sanitari e bioetica nella mattinata ed è proseguito nel pomeriggio con le testimonianze degli operatori sanitari. L’incontro è stato aperto da una riflessione del card. Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “Un convegno importante, che sono convinto possa dare indicazioni operative da condividere con tutti i soggetti coinvolti e in particolare con i vescovi, e originare altre iniziative collegate. Al centro un problema importante, che unisce le indicazioni del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, aiutare i malati e accogliere i forestieri. C’è bisogno di ‘samaritani’ che si mettano a disposizione nell’affrontare la questione e trovare soluzioni, un ringraziamento speciale va a chi fa accoglienza, ai confratelli e ai tanti medici che si prestano il loro servizio. Un aspetto su cui mi preme porre l’attenzione è la malattia psichiatrica: la difficoltà di chi affronta tale malattia a spiegare il proprio stato d’animo alimenta il disagio psichiatrico e crea notevoli difficoltà anche a chi si occupa della cura. Su questo chiedo un’attenzione particolare e indicazioni per arrivare a prendere posizioni comuni”. Nel suo saluto, mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes, ha ripreso il titolo di questa edizione del Festival della Migrazione ‘Liberi di partire, liberi di restare’, per sottolineare che “libertà di partire richiede il dovere della cura, che non può non tenere presente della mediazione culturale, mentre la libertà di restare presuppone l’impegno alla cooperazione e allo sviluppo. Un altro aspetto da considerare è la diversità dei profili e l’attenzione alle varie fasi del percorso, quello premigratorio di cui sappiamo quasi nulla, il viaggio e il paese di arrivo. I migranti chiedono cura, ma allo stesso tempo ci curano: per questo è necessario fare attenzione ai 77mila operatori sanitari di cui il 65% senza cittadinanza - come rileva il Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes -  presenti sul territorio, dei quali  22mila medici, che non possono partecipare ai concorsi e di conseguenza trovano incarichi altrove, mentre per il nostro futuro sarebbe importante trattenerli e anzi valorizzarli. Anche per questo va rivista la legge sulla cittadinanza”. “La varietà e la diversità sono criteri insiti alla creazione – ha affermato nel suo intervento Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale della Pastorale della Salute –, l’uomo e la donna di ogni tempo hanno avuto in affidamento questo Creato che porta in sé il criterio della varietà: categorizzare significa andare contro la logica della creazione. L’articolo 1 della Costituzione Etica della Federazione nazionale degli Ordini sanitari si parla di persona come totalità unificata, centro in cui si armonizzano dimensioni biologiche e spirituali, etiche e bioetiche, culturali  e relazionali, progettuali e ambientali dell’essere umano nel percorso della vita. È una definizione che coinvolge l’essere umano in tutta la sua complessità e che presuppone che il sistema di presa in carico debba essere globale. La cura spirituale è uno degli elementi della relazione di cura, che è più della semplice comunicazione, ma coinvolge tre elementi: l’informazione, la comunicazione intesa come strumento di relazione e l’empatia. L’assistente spirituale è uno dei componenti dell’equipe per area di competenza e si occupa di prendersi carico del malato nella sua dimensione spirituale. Attenzione, però, a non confondere il dolore con la sofferenza: il primo preannuncia il danno e la malattia, la seconda è una condizione psichica e spirituale. Mentre il medico rimane nell’ambito del dolore, l’assistente spirituale si fa carico della sofferenza e risponde a una domanda di senso sul perché che sfugge alla medicina e che non offre una risposta comune a tutti”. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello e Soliera, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca e Menù.    

Migrantes: mercoledì 8 novembre la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo

27 Ottobre 2023 - Roma - Sarà presentato mercoledì 8 novembre, alle ore 10.00, a Roma, presso il centro congressi  del TH Roma – Carpegna Palace Hotel (Via Aurelia, 481), la XVIII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes. Il Rapporto giunge quest’anno alla diciottesima edizione. Vi hanno partecipato autori e autrici che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a diversi saggi. Il volume raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia. La trattazione di questi temi procede a livello statistico, di riflessione teorica e di azione empirica attraverso indagini quali-quantitative. Sarà un momento importante per la Fondazione Migrantes che si augura la più ampia partecipazione.

Mons. Felicolo: favorire l’accoglienza, l’assistenza, la tutela, l’inclusione e la partecipazione dei minori stranieri non accompagnati

27 Ottobre 2023 - Ferrara - “I volti a Lampedusa sono quelli di ragazzi dai 14 ai 16 anni, l'età si sta abbassando”. Dal 2018, come Migrantes, “abbiamo iniziato a costruire, grazie ai fondi della Cei attraverso la campagna ‘Liberi di partire liberi di restare’, e insieme ad Intersos un progetto unico per ora di costruzione di un canale legale di ingresso per studio dedicato ai minori stranieri non accompagnati dal titolo ‘Pagella in tasca’, dai campi del Niger all'Italia”, ora bloccato dal golpe a Niamey . Lo ha detto ieri pomeriggio, a Ferrara, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, nel secondo appuntamento della prima giornata del Festival della migrazione organizzato in diverse cittù dell’Emilia Romagna e del veneto da diversi enti tra i quali l’organismo pastorale della Cei. Per il direttore della Fondazione Migrantes “solo una rete di sostegno efficace e coordinata può garantire il rispetto dei loro diritti fondamentali e la possibilità di costruire un progetto di vita dignitoso e autonomo”. Per questo, occorre  “favorire con la rete di istituzioni e realtà della società civili l'accoglienza, l'assistenza, la tutela, l'inclusione e la partecipazione dei minori stranieri non accompagnati consentendo l'iscrizione e l'inserimento a scuola in qualsiasi momento e valutare la possibilità di un ricongiungimento familiare nel Paese di origine o in un Paese sicuro”. I dati dicono che i minori stranieri soli in Italia sono attualmente 23mila e solo un terzo sta nel circuito di accoglienza diffusa o in famiglia e più di 7.200 si sono allontanati, come ha confermato Giuseppe Lococo, responsabile per i minori dell'Unhcr Italia.

Migrantes Emilia Romagna: oggi a Fidenza un convegno sugli aspetti sanitari, religiosi e culturali dei migranti

27 Ottobre 2023 - Fidenza - “La salute degli immigrati e dei profughi e richiedenti asilo: aspetti sanitari e aspetti religiosi e culturali” è il tema del convegno regionale  promosso oggi a Fidenza dalle Delegazioni della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna (Ceer) per la pastorale della salute, il dialogo interreligioso, Migrantes e Caritas; dalla diocesi di Fidenza e dal Centro interdiocesano di pastorale della salute delle diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi; dal Festival della migrazione di Modena, di cui costituisce un evento centrale; dall’Ambulatorio Porta aperta di Modena per stranieri e italiani senza fissa dimora; dall’Ausl di Parma. Ad aprire i lavori il vescovo di Fidenza Ovidio Vezzoli, e mons. Douglas Regattieri, responsabile Delegazioni regionali di Pastorale della salute e di Caritas della Ceer. In programma nella prima parte della mattinata una riflessione del cardinale presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi. “La salute degli immigrati e dei profughi e richiedenti asilo ci interroga per diversi motivi – spiegano gli organizzatori -. Innanzitutto, per la rilevanza dei numeri e l’importanza della presenza fra noi degli immigrati e dei profughi; per la complessità dei bisogni; per l’impatto sull’organizzazione sanitaria e sul lavoro degli operatori sanitari. Ci interroga anche sul versante culturale, umano e religioso. Siamo sollecitati a riflettere sull’accoglienza e sulla costruzione di una società più umana e pacificata”. Infine, “ci interroga per un aspetto di grandissima attualità: recuperare la dimensione spirituale, la cura della relazione e la presa in carico, come parti integranti di una cura efficace. Questo vale per tutti i pazienti e le loro famiglie, sia italiani di origine che immigrati; la cura degli immigrati richiede una ulteriore attenzione per le convinzioni culturali e religiose di ognuno dei pazienti. Purtroppo, questi aspetti oggi sono spesso gravemente carenti”. Di qui l’intenzione di approfondire, in particolare, l’assistenza sanitaria e gli aspetti interreligiosi e e interculturali, con l’obiettivo di portare un contributo di conoscenza e di sensibilizzazione. Diversi i relatori, appartenenti a differenti confessioni religiose.  

Spettacolo Viaggiante: e’ morta l’acrobata Rinetta Vulcanelli

27 Ottobre 2023 - Tolmezzo - È deceduta questa mattina presso l’ospedale di Tolmezzo Rinetta Vulcanelli, moglie di Salvatore Vassallo. Vassallo è deceduto lo scorso mese di agosto. La famiglia Vassallo è titolare del Circo di Vienna che in questi giorni presenta lo Spettacolo nella Piazza di Gemona del Friuli. Fin da bambina, assieme alle sorelle Paola e Zora, Rinetta ha lavorato nel circo di famiglia con numeri di equilibrismo su filo e di acrobazia al trapezio. Donna buona, di carattere generoso, sempre disponibile, accogliente, ospitale ed altruista, Rinetta ha amato la sua famiglia senza risparmiarsi in sacrifici anzi, ciò che era impegno e dovere per lei era vissuto con tranquillità e mai per forza. Ha affrontato questi anni di malattia con serentà e nel silenzio, come era suo stile, accudita dalle figlie Doriana, Vania e Elen e le loro famiglie. Le esequie si terranno lunedì 30 ottobre a Tolmezzo. (Mirko Dalla Torre)  

Festival della Migrazione: “trattare il fenomeno in modo strutturale, andando oltre l’emergenza” 

26 Ottobre 2023 - Modena - Trattare le migrazioni non più come un’emergenza, ma come un fenomeno strutturale. È questo il filo conduttore degli interventi che hanno aperto l’ottava edizione del Festival della Migrazione, la rassegna promossa da Fondazione Migrantes, Porta aperta, UNIMORE e CRID, inaugurata questa mattina presso Fondazione San Carlo. “Liberi di partire, liberi di restare” è il titolo di una manifestazione che anche quest’anno si pone l’intento di sviluppare un confronto andando oltre i luoghi comuni e la propaganda, come ha sottolineato nel suo intervento il Portavoce del Festival Edoardo Patriarca: “Le migrazioni dovrebbero essere accompagnate da narrazioni veritiere e politiche lungimiranti, invece c'è troppa propaganda ed eccezionalità, aspetti che vanno ad offuscarne le cause profonde. Parlare di emergenza, scambiare gli arrivi dal mare con le migrazioni sono approcci comunicativi che divergono nei dati di realtà. Non è giunto il tempo di rivedere una legge vecchia e inadeguata come la Bossi-Fini? Non è il momento di impiantare un sistema di integrazione che vede protagonisti gli enti locali? E l'Unione Europea quando si prenderà carico della gestione di questi processi? Le frontiere e i confini servono per essere attraversati, per passare e tornare. Da qui il titolo che abbiamo scelto: liberi di partire, per realizzare il proprio progetto di vita, liberi di restare, non obbligati a fuggire dalle persecuzioni. Questa è un’edizione allargata su più territori, che va oltre la provincia modenese e può contare su una collaborazione preziosa con il festival di Torino e questo non può che essere motivo di grande soddisfazione”. “Tutte le questioni chiamate in causa sono parte dei temi a cui siamo chiamati a dare risposta insieme, come comunità, come enti e come terzo settore – ha sottolineato nel suo intervento Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regione Emilia-Romagna –. Noi siamo convinti che un'emergenza ci sia, quella delle persone che muoiono tentando di raggiungere il nostro Paese: la capacità di accogliere funziona in proporzione alla modalità in cui viene alimentata e in questo momento non c'è uno sforzo adeguato. L'idea che ogni paese possa proteggersi da sé, è un'idea profondamente sbagliata, serve una chiamata di responsabilità da parte dell’Europa. La Regione Emilia-Romagna non ha firmato l’intesa sulla gestione dello stato di emergenza per quanto riguarda la migrazione non per ragioni ideologiche, ma perché è sbagliata l’idea che il problema possa essere scaricato sulle città, sulle regioni e sui quartieri. Non può passare che le persone possano accedere al nostro Paese solo se hanno un valore aggiunto che apporta beneficio economico. L’Emilia Romagna cercherà di costruire quella politica di governo di cui abbiamo bisogno, a fianco ai territori e alle organizzazioni”. Al via dei lavori era presente anche il Prefetto di Modena Alessandra Camporota, che ha spiegato che “accogliere e integrare significa favorire lo sviluppo dei propri cittadini favorendo l'inserimento di altri. Sottolineo l'enorme sforzo delle Forze dell'Ordine attraverso la Questura per quanto riguarda i permessi di asilo e ringrazio il terzo settore, con cui stiamo affrontando un momento profondamente critico. L'impegno delle istituzioni è favorire la conoscenza delle ragioni per cui si verificano particolari fenomeni e la modalità attraverso cui vengono affrontati, tenendo anche conto del senso di insicurezza crescente e cercando di risanarlo attraverso la conoscenza”. “Quello dei migranti – ha ribadito Carlo Alberto Porro, Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia – è un tema importante per le sue implicazioni socio-politiche e culturali. Non si tratta solo di passaggi di frontiere, ma di una riflessione che dà la possibilità di confrontarsi con altri. Ringrazio tutti coloro che all'interno della nostra Università, come il CRID, offre un contributo molto significativo nel dibattito culturale di questo fenomeno”. Il Vicesindaco  Gianpietro Cavazza ha posto l’accento sull’importanza delle parole quando si parla del tema migratorio: “Abbiamo parlato degli stranieri come un valore, ma facciamo attenzione perché il passaggio successivo è quello di considerarli una merce: è fondamentale usare le parole giuste per trattare questi temi. Le migrazioni sono un fatto strutturale e per affrontare argomenti come quelli degli stranieri, della salute e dell'istruzione bisogna restare fuori dallo scontro elettoralistico. Si investe sulla cultura e sulle giovani generazioni affinché siano più attrezzate per affrontare questo fenomeno di carattere strutturale. Troppo spesso alla parola straniero viene associata la parola insicurezza: ben venga un festival come questo che riesce a riempire questa narrazione fuorviante, spesso riproposta a fine elettoralistici”. Dopo l’intervento  di Matteo Tiezzi, Presidente di Fondazione di Modena, che ha evidenziato come Fondazione di Modena sostenga tanti progetti sul territorio che esprimono attività su questo tema, “perché  essere liberi di partire ed essere liberi di restare è un obiettivo ambizioso, che deve essere portato nella società come una sfida da raggiungere” la parola è andata a mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della  Fondazione Migrantes: “È fondamentale proteggere le persone migranti dal pregiudizio e dalle retoriche strumentali. Le persone migranti non sono soltanto numeri, sono pensieri, emozioni, non solo di chi parte, ma anche di chi resta, volti e storie che ci impegnano con diritti e doveri ad aprirci al futuro. Oggi più che mai è bene soffermarsi non solo sul viaggio, ma anche sui motivi di partenza, sulla forza di ciò che lega al paese di origine ma non impedisce di partire. Non dimentichiamo la libertà di tornare, qualora la forza della propria storia, dei propri desideri lo richiedano. Libertà di un'esistenza dignitosa, la libertà di continuare a vivere, spesso negata dalle guerre e dal cambiamento climatico”. Gianfrancesco Zanetti, direttore di Fondazione San Carlo, ha aggiunto che “il successo del Festival deriva dalla qualità scientifica e dell'impegno civile che lo caratterizza. Le posizioni scientifiche non devono essere unilaterali e con fini elettoralistici, ma nemmeno completamente asettiche, distaccate. Non si dovrebbe assumere posizioni basate sul pregiudizio, che avrebbero un disvalore scientifico e influenzerebbero l'immagine, ma è impossibile ottenere una posizione completamente asettica e neutrale. L'interesse della Fondazione per il Festival è quasi vocazionale e sentiamo un impegno scientifico sintonico con le sue ragioni: temi che hanno un immediato riflesso nell'impegno civile e nella vita dei cittadini”. Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, ha mandato un messaggio video nel quale ha affermato che “il Festival della Migrazione rappresenta ormai un appuntamento noto e atteso. Quando si è costretti a restare al di fuori del proprio paese, o si è costretti a partire, allora si tratta di una libertà fittizia. Non c'è ancora la possibilità di un'accoglienza degna. Speriamo, grazie all'azione di tanti e a tutte le forze coinvolte, di riuscire a invertire la rotta soprattutto dal punto di vista di una cultura che tenga conto anche della dimensione legislativa”. A chiudere la sessione introduttiva ci ha pensato Alberto Caldana, Presidente di Porta aperta e di CSV Terre Estensi: “Il fatto che il Festival si sia allargato ad altri territori significa che c'è voglia di discussione e di approfondimento. Abbiamo bisogno di trattare l'argomento della migrazione non come un'emergenza, ma di costruire percorsi che siano oggi in grado di edificare la comunità e rafforzarla, una comunità che è fatta da persone che vengono da diversi paesi”. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello e Soliera, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca e Menù.        

Corridoi umanitari: arrivati ieri 46 siriani dal Libano

26 Ottobre 2023 - Roma - Sono atterrati ieri a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 46 rifugiati siriani, tra cui alcuni minori, che hanno vissuto a lungo nei campi profughi della regione dell'Akkar, nella Valle della Bekaa e in alloggi precari alla periferia di Beirut. Il loro arrivo in Italia - in un momento difficilissimo per il Libano a causa del vicino conflitto israelo-palestinese - è stato reso possibile grazie ai Corridoi Umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri, che dal febbraio 2016 hanno portato in salvo in Italia, solo da questo paese, 2.700 persone. Complessivamente in Europa con i Corridoi Umanitari sono giunti oltre 6.500 rifugiati. I nuclei familiari giunti ieri saranno accolti in 7 regioni italiane (Lazio, Sicilia, Calabria, Piemonte, Veneto, Campania, Toscana), in parte grazie ai loro parenti, giunti in precedenza coi Corridoi Umanitari e ormai bene integrati nel nostro Paese, in parte in case messe a disposizione da famiglie italiane e associazioni. Queste ultime li accompagneranno nel percorso di integrazione, grazie all’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, all’inserimento nel mondo lavorativo.

Mons. Felicolo: “incarnare il tema delle migrazioni nelle realtà del territorio”

26 Ottobre 2023 - Modena - "Scorrendo i temi dei lavori delle giornate che ci attendono, si comprende come il servizio pastorale e la ricerca debbano sapersi incarnare nelle realtà del territorio". Lo ha detto questa mattina il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, in apertura dell'VIII edizione del Festival della Migrazione che vede l'organismo pastorale della Cei tra i promotori. Per mons. Felicolo "le persone migranti non sono soltanto numeri bensì sono 'vissuti, pensieri ed emozioni', tanto in chi parte quanto in chi resta". Sono - ha aggiunto -  “volti e storie, che ci impegnano con diritti e doveri ad aprirci al futuro: su tutti, in termini di cittadinanza, identità, salute, formazione, sviluppo e custodia comune del creato e della pace. Non di meno, si coglie l’importanza della narrazione che del fenomeno della mobilità viene offerta: dalle forme più tradizionali, che richiedono però 'un lessico per l’integrazione' che sia al passo con la realtà in mutamento o già cambiata fino a nuovi strumenti del racconto, come il cinema di migrazione". Ricordando la recente Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato  il direttore generale della Fondazione Migrantes evidenzia, citabdo il titolo "Liberi di scegliere se migrare o restare" che la scelta è insita in questo binomio: "per questo oggi più che mai è importante soffermarsi non soltanto sulle insidie del viaggio o sulle tante reciproche criticità della permanenza ma anche sui motivi delle partenze sulla forza di ciò che lega al Paese di origine, su ciò che spinge comunque a resistere nel Paese di adozione, sui modi di vivere appieno i territori. E poi ancora, non dimentichiamo, la libertà di tornare qualora la propria storia , i propri desideri e le condizioni lo richiedono.  Proprio la libertà, insieme alle persone, è spesso fra le prime vittime delle tante violenze del mondo contemporaneo". Monsignor Felicolo ha anche citato il lavoro di ricerca promosso dalla Fondazione Migrantes per comprendere il fenomeno delle migratorio: tra questi strumenti culturali, "frutto di ricerca", il Rapporto Immigrazione, il Rapporto Italiani nel Mondo e il Rapporto sul Diritto d'Asilo.   Inviato da iPhone

Festival della Migrazione: questa mattina l’avvio a Modena

26 Ottobre 2023 - Modena - L’ottava edizione del Festival della Migrazione si è aperto ieri con il messaggio che ha fatto pervenire papa Francesco nel quale incoraggia a “sviluppare proposte concrete per favorire una migrazione regolare e sicura”.  L'edizione 2023 del Festival si snoderà, da oggi fino al 28 ottobre in diverse iniziative in città dell’Emila Romagna e del Veneto Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, Porta aperta, UNIMORE e CRID, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Modena e di Carpi oltre che di numerosi atenei italiani. Le città coinvolte quest’anno sono Modena, Bologna, Ferrara, Rovigo, Fidenza, Carpi, Formigine, Mirandola, Soliera, Rovigo, Fiorano Milanese per promuovere un confronto approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso come quello delle migrazioni: l’obiettivo degli organizzatori è infatti quello di rappresentare le diversità, le sfumature e l’esperienza soggettiva della migrazione, andando oltre i luoghi comuni e la retorica che troppo spesso riduce i migranti e il fenomeno stesso a categorie semplicistiche. L’apertura ufficiale questa mattina a Modena con i saluti del portavoce del Festival, Edoardo Patriarca, di Alberto Caldana, Presidente Porta Aperta, di Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regione Emilia-Romagna; di Gianpietro Cavazza, Vicesindaco di Modena; di Alessandra Camporota, Prefetto di Modena, di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei; di Matteo Tiezzi, Presidente Fondazione di Modena; di Carlo Adolfo Porro, Magnifico rettore UniMoRe, di mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, di Gianfrancesco Zanetti, Direttore Fondazione San Carlo. Seguiranno, sul tema “Le parole dell’integrazione: un lessico per la migrazione” con gli interventi di Luigi Alici, Professore emerito di Filosofia morale all’Università di Macerata; di Ivo Lizzola, Professore ordinario di Pedagogia sociale e di Pedagogia della marginalità e del conflitto e della mediazione presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo; di don Stefano Stimamiglio, Direttore di Famiglia Cristiana, di Paolo Lambruschi, inviato di Avvenire e di Giovanni Rossi, già Presidente FNSI. Nel pomeriggio a Ferrara, invece, spazio all’incontro “Volti, storie, diritti dei minori migranti” a cura dell’Università di Ferrara. Nella mattinata di venerdì 27 ottobre il Festival si fa in due: a Fidenza avrà luogo l’incontro “La salute degli immigrati e dei profughi e richiedenti asilo: aspetti sanitari e aspetti inter-religiosi e inter-culturali”, a cura della Migrantes dell’Emilia Romagna, Caritas regionale, Pastorale della salute regionale e Ausl di Parma, a Modena i convegni a cura del CRID “L’accesso all’istruzione superiore di richiedenti asilo e titolari di protezione”. Il programma della giornata proseguirà a Carpi con un convegno nazionale sulla cooperazione internazionale, a seguire “Custodire il creato costruendo la pace”, nell’ambito della Giornata del dialogo cristiano islamico. Sabato 28 ottobre il Festival della Migrazione farà tappa a Rovigo con l’incontro “Diritto alla scuola e scuola di diritti” promosso da Università di Ferrara e Fondazione Cariparo; a Modena Fondazione Migrantes cura una giornata di seminari su migrazione e pace, con un contributo anche del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. L’intero programma su www.festivalmigrazione.it. (Raffaele Iaria)

Festival della Migrazione: oggi la presentazione

25 Ottobre 2023 - Modena - E' stato presentato, questa mattina a Modena, l'8 edizione del festaival della Migtrazione che si svolgerà da domani al 28 ottobre. «Questa edizione ha ricevuto un messaggio autografo di papa Francesco: un messaggio di sostegno in quanto opportunità importante per riflettere insieme sul tema della libertà, la libertà di migrare», ha detto mons. Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes: «La migrazione non può essere semplicemente una scelta in mano ai governi degli stati: non si può scegliere chi accogliere. E’ una scelta delle persone, che cercano di costruire la propria vita e la propria felicità. Non dimentichiamo che in Italia non ci sono canali regolari di ingresso e molti sono in una condizione di illegalità: occorre anche favorire la formazione e un incontro tra domanda e offerta di lavoro». Perego ha proseguito: «Libertà di migrare significa anche avere dei corridoi umanitari, che purtroppo non esistono. C'è un dovere di accoglienza, di regolamentazione del fenomeno, dobbiamo uscire da una logica emergenziale e legata alla sicurezza. Accogliere, tutelare promuovere e integrare sono i verbi di un vero percorso migratorio. Modena e le nostre città dell'Emilia, in questi giorni di festival, possono essere un luogo dove riflettere su questi temi, in cui il diritto e la libertà di partire e di rimanere è un diritto fondamentale». Fa eco il portavoce della manifestazione, Edoardo Patriarca: «I giovani che giungono nel nostro Paese come migranti devono essere pensati come una grande opportunità per il nostro Paese. Sono necessarie politiche che rendono legali l'arrivo in Italia.  Questa è una richiesta minima per permettere che chi vuole giungere in Italia non debba attraversare il Mediterraneo per costruirsi qui una vita. Attendiamo da anni una legge per la cittadinanza, abbiamo un milione di ragazzi italiani, che vivono qui da tempo, che però hanno un accesso faticosissimo, quasi negato, alla cittadinanza. Il Festival è un modo per raccontare e fare cultura: abbiamo bisogno di spiegare cosa significa oggi parlare di migrazione». Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello e Soliera, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca e Menù.