Primo Piano

Papa Francesco: grazie ai polacchi per l’accoglienza agli ucraini

2 Marzo 2022 -
Città del Vaticano - “Saluto cordialmente tutti i polacchi. Voi, per primi, avete sostenuto l’Ucraina, aprendo i vostri confini, i vostri cuori e le porte delle vostre case agli ucraini che scappano dalla guerra”. Lo ha detto il Papa, salutando al termine dell’udienza i pellegrini polacchi. “State offrendo generosamente a loro tutto il necessario perché possano vivere dignitosamente, nonostante la drammaticità del momento”, ha proseguito Francesco salutando da un fragoroso applauso dei fedeli presenti in Aula Paolo VI: “Vi sono profondamente grato e vi benedico di cuore”. Poi un riferimento, a braccio, allo speaker che ha introdotto il saluto: “Questo frate francescano che fa lo speaker adesso in polacco, ma lui è ucraino. E i suoi genitori sono in questo momento nei rifugi sotto terra per difendersi dalle bombe in un posto vicino a Kiev. E lui continua a fare il suo dovere qui con noi. Accompagnando lui, accompagniamo tutto il popolo ucraino che sta soffrendo per i bombardamenti, le famiglie e i tanti anziani che stanno soffrendo. Portiamo nel cuore questo popolo! E grazie a te per il lavoro!”.

Vescovi europei: Quaresima di preghiera a staffetta

2 Marzo 2022 -

Roma - Adesione alla giornata di preghiera e digiuno oggi nel Mercoledì delle Ceneri, ma anche una Quaresima di preghiera che accanto alla pace invochi anche la lotta al coronavirus. È quanto annuncia il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). «Vogliamo unire la nostra voce – spiega Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee – a quella del Papa perché tacciano le armi, si ponga immediatamente fine alla guerra in Ucraina e si lavori per la pace». E in Quaresima le varie Chiese europee daranno vita a una staffetta di preghiera: si parte oggi con l’Albania che domani lascia spazio alla Chiesa austriaca. La Chiesa d’Italia sarà protagonista il 18 marzo. Significative le date del 1 aprile (Russia), 2 aprile (Chiesa greco cattolica ucraina) e il 13 aprile (Chiesa cattolica latina ucraina).

Ambrosini: accogliere insieme i profughi

2 Marzo 2022 -

MIlano - Di fronte al precipitare degli eventi in Ucraina sta crescendo una mobilitazione diffusa all’insegna della solidarietà internazionale. Oltre all’invio di aiuti sul posto, l’accoglienza dei profughi è salita in primo piano. Nessuno sembra più contrapporre la solidarietà verso i rifugiati alla solidarietà interna, verso i cittadini bisognosi. Molti si sono accorti che ogni guerra, e in maggior misura quelle contemporanee, coinvolge le popolazioni civili. Oltre alle vittime sul campo, i conflitti provocano ondate di fuggiaschi. Si tratta in gran parte di donne con bambini e anziani, perché gli uomini se intercettati vengono fermati e spinti a tornare indietro per combattere. Si parla già di cifre comprese tra i 300 e i 500mila profughi oltre frontiera. Se ne prevedono fino a 7 milioni. In gran parte sono stati accolti nei Paesi confinanti, ma alcuni cominciano ad arrivare anche in Italia.

Sembrano di fatto sospese le convenzioni di Dublino, quelle che obbligano il primo Paese europeo di ingresso nella Ue a farsi carico dell’accoglienza dei rifugiati, esonerando gli altri. Il fatto che ora in prima linea si trovino diversi Stati dell’Europa Orientale, così riottosi a farsi carico degli obblighi umanitari verso altri profughi arrivati via mare o rotta balcanica, non ha finora provocato reazioni 'vendicative'. I Paesi del gruppo di Visegrad hanno aperto i confini, e gli altri si dichiarano pronti a loro volta ad accogliere quote di profughi: le emozioni in questi giorni gonfiano le vele dell’accoglienza. I profughi ucraini sono bianchi, europei, di tradizione cristiana, vittime di un’aggressione manifesta. Tutti fattori che dispongono le opinioni pubbliche in loro favore.

Ora però è il momento di trasformare lo slancio benintenzionato in azione politica: la crisi ucraina potrebbe finalmente condurre a una revisione delle convenzioni di Dublino, non a una mera sospensione. Con quattro obiettivi. Primo: condividere gli obblighi di accoglienza tra tutti i partner europei, concordando un sistema di quote-Paese a breve termine. Secondo: accordare ai rifugiati che non torneranno in patria il diritto di scegliere il Paese in cui desiderano costruire il proprio futuro. Terzo: aiutare chi vuole rientrare in Ucraina a reinsediarsi in patria con ragionevoli prospettive di ritorno alla normalità. Quarto (e decisivo): estendere queste misure a tutti i rifugiati, di tutte le guerre, non soltanto a coloro che in questo particolare momento appaiono ben accetti. L’azione politica non riguarda però soltanto i governi, ma dovrebbe saldarsi con l’ospitalità diffusa. Gli enti locali, la società civile e le comunità ecclesiali debbono fare rete per accogliere persone e famiglie sul territorio, in maniera dignitosa e fraterna, evitando che debbano languire in deprimenti campi profughi. Negli anni 90 del Novecento, al tempo della guerra nella ex Jugoslavia, una Ue più piccola dell’attuale accolse circa un milione di profughi, l’Italia 77.000. La migliore prova che allora l’accoglienza nel complesso riuscì bene consiste nel fatto che oggi quasi nessuno se ne ricorda più: quando l’immigrazione viene integrata nel tessuto sociale scompare dai radar. Ora, al cospetto dei profughi ucraini, siamo chiamati tutti a ripetere la stessa prova di impegno umanitario di quegli anni, non gli errori e le strumentalizzazioni di questi ultimi.

Il caso dei profughi ucraini ha, poi, una peculiarità, che andrebbe valorizzata. In Italia risiedono 236mila cittadini ucraini (Istat, dato 2020), a cui vanno aggiunte 18.639 istanze di emersione nella sanatoria del 2020 nell’ambito del lavoro domestico su 176.848 totali: prima nazionalità dell’elenco. Questo giornale (Avvenire, ndr), con un articolo di Fulvio Fulvi, ha già dato voce all’angoscia delle madri immigrate nel nostro paese per i figli coinvolti nel conflitto. Il legame di tante famiglie italiane con queste persone potrà rappresentare un incentivo a costruire esperienze locali di buona accoglienza. Rendendo loro stesse protagoniste, e mediatrici, dell’incontro con i rifugiati e con le loro domande. In tempi di crisi delle vecchie ideologie e di declino, purtroppo, della partecipazione religiosa, le emozioni crescono d’importanza, anche in fatto di solidarietà. Sono una risorsa, ma rischiano di attenuarsi e poi di svanire con il tempo. Partiamo, da qui, da questo spirito solidale di oggi, per inaugurare, in Europa e in Italia, una nuova politica dell’accoglienza dei rifugiati. (Maurizio Ambrosini - Avvenire)

Diocesi di Cagliari: mons. Baturi ha incontrato l’animatore della comunità ucraina cagliaritana

1 Marzo 2022 -

Cagliari - Questa mattina l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, ha incontrato padre Vasyl Panivnyk, attuale animatore spirituale della comunità ucraina cagliaritana che si raduna abitualmente nella cappellania greco-cattolica di San Demetrio Martire, ubicata presso la Chiesa di Santa Restituta (via Sant’Efisio). Il presule ha espresso la vicinanza della comunità diocesana, assicurando la preghiera e la realizzazione di concreti atti di solidarietà in unità di intenti con la Conferenza episcopale italiana, per far fronte ai bisogni immediati delle popolazioni vittime del conflitto e per i profughi che saranno accolti nel territorio cagliaritano.

Roma in aiuto dei cristiani d’Ucraina

1 Marzo 2022 -

Roma - «Questa è piena, il riso mettilo nell’altra scatola». I bambini della comunità cristiana ucraina corrono tra le file di buste accatastate, con in mano pacchi di zucchero, pasta, bottiglie d’olio. «Noi siamo qui da tre ore», dicono sorridendo due ragazze di dodici anni, mentre insieme cercano spazio per un barattolo di caffè solubile. Il viso però è tirato, parte della loro famiglia è sotto le bombe. Un corridoio di pochi metri separa il silenzio della chiesa di Santa Sofia, a Roma, dal chiassoso salone della basilica, divenuto da domenica un alveare della carità. Donne, uomini, ragazzi ucraini preparano senza sosta gli aiuti umanitari da spedire al confine polacco. «Di cosa avete bisogno?», chiede una coppia di italiani. «Cibo e medicine», risponde una signora. Poi si corregge: «In realtà serve tutto, vestiti, coperte, siringhe». Gli aiuti partiranno con dei camion, al più presto, ha detto il rettore della chiesa nazionale ucraina nella Capitale, padre Marco Semehen. Tutto è iniziato con un tam tam sui social, e in poche ore si è riempito tutto. Per i cristiani greco-cattolici, domenica scorsa era la domenica «del perdono», ultimo giorno prima della Quaresima. La basilica neobizantina per la messa si è riempita di fedeli italiani e ucraini. Nel matroneo le donne piangevano con la testa appoggiata alle colonne. «Io sono di vicino Leopoli, - racconta una signora nel centro indicazioni della chiesa, - tutti qui abbiamo parenti in Ucraina. Solo il Signore può darci la pace». (A.Pal.)

Ucraina: in fuga già mezzo milione di persone

1 Marzo 2022 -

Milano - L’emergenza umanitaria aperta dalla guerra in Ucraina sarà un altro banco di prova per l’Europa. Il più importante, dopo i ritardi e le omissioni sulla rotta mediterranea. È già un esodo senza precedenti, quello in atto da Kiev. I numeri parlano di 500mila profughi in viaggio da cinque giorni, le previsioni dicono che almeno un cittadino ucraino su dieci potrebbe decidere di fuggire dal Paese: quattro milioni di persone, potenzialmente, sono pronte a chiedere asilo agli Stati dell’Unione. Ma potrebbero spostarsi addirittura in sette milioni, secondo le autorità internazionali, se non si dovesse trovare a breve una soluzione pacifica.

La situazione più calda resta quella al confine con la Polonia, che ha annunciato porte aperte a chi scappa dal conflitto per bocca del suo premier Mateusz Mo- rawiecki: sarebbero 280mila le persone che hanno già trovato ospitalità da amici e parenti, oltre che nei campi allestiti per l’emergenza. Si viaggia a un ritmo di 100mila passaggi al giorno e anche Moldavia, Romania, Ungheria e Slovacchia sanno di dover affrontare in queste settimane l’impatto maggiore dell’ondata migratoria. Poi c’è il resto del Vecchio continente. La Commissione Ue sta studiando un piano che garantisca per la prima volta l’applicazione della direttiva Ue sulla protezione temporanea dei migranti, ideata proprio per affrontare i casi di afflusso massiccio di sfollati: non dovrebbero esserci quote obbligatorie per la redistribuzione dei rifugiati, ma un sistema di distribuzione su base volontaria. Starà poi ai singoli Stati predisporre l’ospitalità sul territorio. Tutti i governi hanno già fatto intendere di voler ragionare su una logica di solidarietà condivisa, in attesa di capire numeri e tempi dell’impegno umanitario che li attende. Alla prova, inutile dirlo, saranno anche gli esponenti dei partiti sovranisti e identitari: se il blocco di Visegrad sembra aver cambiato orientamento in materia di migranti, dopo le chiusure del passato, ieri a stonare nel coro pressoché unanime di voci a favore dell’accoglienza è stato il candidato di estrema destra all’Eliseo, Eric Zemmour. L’arrivo di rifugiati ucraini? «Rischia di destabilizzare la Francia già sommersa dall’immigrazione – ha detto –. Preferisco che stiano in Polonia».

Anche l’Italia, nel Consiglio dei ministri di ieri, ha dedicato al capitolo rifugiati un’attenzione prioritaria. In concreto, dichiarando lo stato d’emergenza fino al 31 dicembre proprio per l’assistenza ai profughi, saranno 16mila i posti in più per chi arriva dall’Ucraina: 13mila nel sistema dei Centri di accoglienza straordinaria, i Cas, che potranno essere attivati dai prefetti e ulteriori 3mila posti nel sistema Sai, con ospitalità diffusa sul territorio. La vera novità però riguarda il fatto che i cittadini ucraini saranno ospitati «indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale ». L’obiettivo è «assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto. In merito – ha sottolineato l’esecutivo – sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali per consentire di organizzare ed attuare gli interventi più urgenti». La comunità ucraina in Italia è composta da circa 250mila persone, nella stragrande maggioranza perfettamente integrate e con un lavoro, molte delle quali hanno lasciato i familiari nel loro Paese d’origine. È possibile dunque che i primi ad arrivare in Italia saranno i parenti di chi già vive nella penisola. Ieri si è svolto anche un incontro operativo nel quale il capo del Dipartimento Fabrizio Curcio ha fatto il punto della situazione sulle attività di assistenza con le Regioni. Nei prossimi giorni, sotto la regia del Viminale, si compiranno ulteriori passi per garantire la miglior gestione possibile della crisi umanitaria. (Diego Motta - Avvenire)

Cei: si depongano le armi

1 Marzo 2022 -

Roma - La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi ieri mattina a Firenze all’indomani della chiusura dell’Incontro "Mediterraneo frontiera di pace" rinnova l’appello espresso in questi giorni insieme ai 60 Vescovi del Mediterraneo presenti a Firenze: si depongano subito le armi e si promuova ogni azione a favore della pace. L’esperienza vissuta a Firenze - sottolinea la presidenza - indica "un percorso condiviso: attraverso l’ascolto e il dialogo, è possibile superare ogni motivo di conflitto e costruire ponti di pace. Allo stesso tempo, si chiede a tutte Chiese che sono in Italia di unirsi in una corale preghiera per la pace e di aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per domani 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri".

La Russia e l’Ucraina sono in guerra: alcune riflessioni a caldo raccolte nella Comunità cattolica italiana di Mosca

28 Febbraio 2022 - Mosca - La Comunità cattolica italiana presente a Mosca ha appreso con grande sorpresa la notizia dell’avvio della guerra tra la Russia e l’Ucraina direttamente dai media. Molti avevano posto la fiducia e la speranza che si scongiurasse il conflitto armato nella riuscita dei colloqui intrapresi dalle diplomazie occidentali con entrambi i Paesi in contrapposizione tra loro. Alcuni movimenti cattolici già da alcune settimane prima dell’inizio delle operazioni militari della Russia concentrate lungo il confine russo-ucraino, avevano invitato i credenti (sia cattolici che ortodossi) ad incontri di preghiera comune per la pace mediante i mezzi di comunicazione online collegati con l’Italia. Purtroppo, il 24 febbraio è accaduto il peggio! La Russia ha avviato le operazioni militari entrando nel territorio dell’Ucraina. La preoccupazione nella Comunità cattolica italiana è così cresciuta di giorno in giorno. Non si conoscono le conseguenze a breve, medio e lungo termine di questo conflitto armato non solo in termini di “quantità” di perdite di vite umane tra le forze armate e la popolazione civile. È incerta anche la quantificazione della portata delle ricadute negative sull’economia ed è a rischio l’interruzione delle relazioni commerciali tra la Russia e i paesi Europei, e principalmente con l’Italia. Dal 2014 le sanzioni dei Paesi occidentali inflitte alla Russia, anche se hanno frenato lo sviluppo del Paese, non hanno raggiunto gli obiettivi sperati. Adesso lo scenario economico dell’isolamento della Russia - che si profila all’orizzonte con la guerra in atto - e le nuove sanzioni economico-finanziarie preoccupano molti imprenditori italiani che operano da tempo in Russia. Se fino ad ora molte aziende italiane riuscivano ancora a mantenere in piedi delle attività e gli scambi commerciali con essa, ora molti dei nostri connazionali che vivono in Russia ed hanno una propria attività commerciale o sono presenti con contratti di lavoro con imprese americane od europee rischiano di dovere lasciare la Russia già in tempi brevi. In queste ore in cui sembra prevalere il potere della forza militare, i cattolici italiani a Mosca affermano, senza alcuna esitazione, che ancora e sempre si deve credere nella costruzione della pace, nei processi del dialogo, negli strumenti della politica. Il dialogo è la sola via da percorrere per riportare la pace in Ucraina, Russia e nel resto dell’Europa dell’Est. La guerra è un male assoluto e la Comunità cattolica italiana a Mosca la condanna e la rifiuta quale strumento di morte che non conduce alla soluzione delle controversie tra gli Stati e a contenere i nazionalismi. La scelta delle sanzioni dure contro la Russia, di cui si sta discutendo da alcuni giorni nei Paesi occidentali, va perseguita con molta cautela, perché non sia parte della stessa logica della guerra e delle contrapposizioni di forza. Oltre a condannare la guerra - che è un male per tutti -, per costruire la pace vanno pure riconosciute tutte le responsabilità e tutti gli attori che hanno preso parte alla contrapposizione e fatto crescere le tensioni. Ciò che è accaduto non è una scelta unilaterale pianificata da tempo solo dalla Russia. L’Occidente ha altrettanto delle proprie responsabilità in questo conflitto. Dal 2014 non ha prestato la giusta attenzione a quanto stava accadendo nel Donbass. Assieme alla Nato che ha incrementato via via dal 1992 in poi la presenza di armamenti nucleari e basi militari dislocandoli negli Stati dell’Est Europa - che prima erano sotto l’influenza della Russia - sono stati alterati quegli equilibri geopolitici che per molti decenni avevano comunque garantito una “non belligeranza” tra Russia ed Occidente nel cuore dell’Europa. Sui social network molti italiani hanno espresso la propria condanna a quanto sta succedendo, il sostegno agli ucraini in termini di preghiera e di condivisione. Nei giorni scorsi, la Comunità di Sant’Egidio, presente con i propri volontari in Ucraina e nella capitale Kiev ha reso noto un manifesto con un appello per il cessate il fuoco nella città di Kiev. Nel momento in cui l'uomo non riconosce Dio come il principio e il fine di ogni autorità, qualsiasi forma di potere non può che essere dittatoriale. Dobbiamo imparare innanzitutto noi che l'unica possibilità di vivere nella pace e diffonderla è il perdono. Come ci ha ricordato l’arcivescovo di Mosca mons. Paolo Pezzi: «Occorre ripartire dal perdono. Il perdono però chiede una conversione del cuore perché chiede di cambiare lo sguardo sull’altro. Certo, è un miracolo. Però, non dobbiamo dimenticare che la preghiera è veramente potente. Non è quello che si fa quando ci si trova sull’ultima spiaggia e non si ha altro da fare». Nelle ultime ore di oggi 28 febbraio il mondo è in trepidazione ed in attesa di conoscere se verrà presa la decisione di porre fine alle ostilità e alla guerra con un accordo di pace tra le due delegazioni della Russa e dell’Ucraina che si stanno incontrando in una località della Bielorussia. (don Giampiero Caruso)

Migrantes Calabria: accompagnare e sostenere gli amici ucraini

28 Febbraio 2022 - Lamezia Terme - Le notizie di queste ore relative alla guerra in Ucraina "ci lasciano senza parole per quanto sta avvenendo soprattutto nei confronti dei più deboli (anziani, donne e bambini) vittime incolpevoli della guerra" che, come ci ricorda Papa Francesco nella Fratelli Tutti “…lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Lo scrive in una lettera ai direttori diocesani e ai cappellani  ucraini il direttore Migrantes della Calabria, Pino Fabiano invitando alla giornata di digiuno e preghiera di mercoledì 2 marzo. In diverse diocesi calabresi sono stati organizzati momenti di preghiera e manifestazioni per la pace in Ucraina in queste ore: "in questo momento sarebbe opportuno prendere contatto, accompagnare e sostenere gli amici ucraini presenti nelle nostre comunità", sottolinea Fabiano ricordando che in Calabria sono presenti ed accompagnano le comunità ucraine di rito greco-cattolico P. Taras Zvir a Lamezia (dove risiede), Cosenza, Paola, Siderno e Gioia Tauro e P. Vasyl Kulynyak a Crotone (dove risiede) e Catanzaro. "Sarebbe opportuno e bello coordinarsi con loro per eventuali momenti di preghiera e iniziative di raccolte fondi e/o materiali per l’emergenza (alcune raccolte spontanee sono già cominciate)".

Ucraina: il vescovo di Novara ha incintrato la comunità del territorio

28 Febbraio 2022 - Novara - Il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, accompagnato dal vicario generale don Fausto Cossalter, ha fatto visita alla parrocchia ucraina della Natività di Maria Vergine, riunita nella chiesa del Carmine per la celebrazione domenicale presieduta dal parroco don Yuriy Ivanyuta. "Possiamo solo immaginare – ha detto il vescovo – le vostre paure, l’apprensione per i vostri cari rimasti in patria, lo sgomento nel vedere le immagini e nell’apprendere le notizie di questa guerra incomprensibile che come prima vittima ha il vostro popolo. Ma la mia presenza qui, oggi, è per dirvi e manifestarvi ancora una volta la nostra vicinanza e il nostro affetto". Alla fine della celebrazione, cui erano presenti anche il presidente della provincia di Novara Federico Binatti e il consigliere regionale Federico Perugini, sul sagrato della chiesa il vescovo si è fermato a lungo per ascoltare e incontrare i fedeli ucraini. La visita del vescovo alla comunità ucraina arriva nella giornata che proprio mons. Brambilla ha voluto dedicare alla preghiera per la pace e soprattutto per la cessazione delle ostilità in Ucraina, con l’invito a tutte le comunità parrocchiali della diocesi a dedicare nelle messe domenicali di oggi delle intenzioni particolari perché il conflitto si fermi. Invito rilanciato per il prossimo Mercoledì delle Ceneri, quando il vescovo, raccogliendo l’appello di papa Francesco ha chiesto di vivere l’avvio della Quaresima con una giornata di digiuno e preghiera.  

Svizzera: oltre 4000 gli italiani nuovi cittadini

28 Febbraio 2022 -
Berna -  Alla fine del 2021 risiedevano in Svizzera 1.452.089 cittadini dell’UE/AELS e 738.204 cittadini di Stati terzi. 36.917 stranieri hanno acquisito la cittadinanza svizzera, di cui 7.947 erano di origine tedesca, 4.207 di origine italiana e 3.152 di origine francese. Gli italiani rappresentavano il maggior gruppo di cittadini stranieri residenti a titolo permanente in Svizzera (331.379 persone), seguiti da tedeschi (313.702 persone), portoghesi (258.943) e Francesi (151.551). Sono dati della Segretaria di Stato della migrazione (SEM) riguardanti la Statistica degli stranieri 2021 e diffusi con una nota.

Viminale: da inizio anno sbarcate 5.474 persone migranti sulle coste italiane

28 Febbraio 2022 -Roma - Sono 5.474 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo i dati diffusi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Dei quasi 5.300 migranti sbarcati in Italia nel 2022, 1.383 sono di nazionalità egiziana (25%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (1.238, 23%), Tunisia (690, 12%), Afghanistan (331, 6%), Costa d’Avorio (273, 5%), Siria (262, 5%), Eritrea (213, 4%), Guinea (147, 3%), Sudan (118, 2%), Camerun (106, 2%) a cui si aggiungono 713 persone (13%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 76.967 persone su tutto il territorio nazionale di cui 81 negli hot spot della Sicilia, 50.358 nei centri di accoglienza e 26.528 nei centri Sai. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 9.723 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Piemonte e Lazio (9%), Sicilia (8%), Campania (7%) e Toscana (6%).

Ucraina: in diocesi di Casale Monferrato raccolta fondi per l’accoglienza dei profughi nella diocesi slovacca di Kosice

28 Febbraio 2022 -
Casale Monferrato - "Papa Francesco ha chiesto che il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, si vivesse nel digiuno e nella preghiera per implorare da Dio il dono della pace in Ucraina. Noi vogliamo dare anche un segno concreto di solidarietà ai profughi che stanno lasciando la loro terra bombardata dagli usurpatori russi. Siamo in contatto con l’arcivescovo slovacco greco-cattolico, mons. Vasil Cyril, che, con la sua diocesi di Košice (in cui il santuario della Madonna di Klokociov è gemellato con il nostro santuario di Crea) sta affrontando il servizio di prima accoglienza di anziani, donne e bambini ucraini che varcano la frontiera slovacca. Sosteniamo questi fratelli e sorelle in questo momento così drammatico per la loro vita”. Lo ha scritto il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni Sacchi, invitando la comunità diocesana a sostenere concretamente quest’opera di solidarietà. Nelle messe del mercoledì delle Ceneri, il 2 marzo, tutte le offerte raccolte nelle chiese e nelle parrocchie saranno destinate al servizio della carità che la diocesi di Košice sta svolgendo verso tutti i profughi. La Chiesa monferrina raccoglierà le offerte entro sabato 5 marzo, in Curia, per poter subito procedere al bonifico di quanto raccolto “affinché – conclude mons. Sacchi – l’arcivescovo Cyril con la sua diocesi possa garantire questo servizio di carità e di accoglienza”.

Ucraina: la vicinanza della diocesi alla comunità ucraina del territorio

28 Febbraio 2022 -
Carpi - La Chiesa di Carpi ha voluto testimoniare ieri, domenica 27 febbraio, la propria vicinanza alla comunità ucraina presente sul territorio diocesano “per condividere nella preghiera il dolore e la preoccupazione per le conseguenze sulla popolazione dell’invasione russa in atto in questi giorni”. Nella chiesa di San Bernardino Realino, dove abitualmente si ritrova la comunità ucraina per la preghiera e per celebrare la messa, era presente l’assistente spirituale don Alessandro Sapunko con una nutrita delegazione di cittadine e cittadini ucraini. Il sacerdote e i fedeli ucraini, spiega la diocesi di Carpi in una nota, sono stati accolti al termine della messa della comunità parrocchiale di San Bernardino dal vicario generale, mons. Ermenegildo Manicardi, insieme dal parroco don Mauro Pancera e al vicario episcopale per la carità don Riccardo Paltrinieri, che ha espresso a nome del vescovo, mons. Erio Castellucci, la solidarietà della Chiesa di Carpi per questo momento drammatico che stanno vivendo i familiari rimasti in Ucraina e per la sofferenza di chi da qui segue con apprensione lo sviluppo degli eventi bellici. “Nelle parole di don Alessandro – prosegue la nota – in breve il racconto della storia sofferta dell’Ucraina e il desiderio di libertà e di pace che anima questo popolo e la richiesta di continuare con la preghiera e con l’aiuto per le necessità che si manifesteranno sia per la gente in Ucraina sia per i profughi che arriveranno anche qui in Italia”. Hanno portato la loro solidarietà alla comunità ucraina anche Roberta Della Sala, operatrice Caritas e della Consulta per gli stranieri, la Migrantes di Carpi con Elena Zuffolini e Maurizio Maio. Al termine un momento di preghiera sentito e commosso vissuto con la comunità ucraina ha concluso questo primo incontro. In serata, poi, alle 18.30 nella chiesa del Corpus Domini a Carpi, l’Azione Cattolica diocesana ha accolto la comunità ucraina nella celebrazione della santa messa presieduta da mons. Manicardi.

Perugia: il card. Gualtiero Bassetti, Mercoledì delle Ceneri, con gli ucraini perugini

28 Febbraio 2022 - Perugia - “Sono qui per testimoniare la vicinanza della nostra Chiesa diocesana a tutti voi, al popolo ucraino, alla Chiesa martire già soppressa al tempo dello stalinismo per poi risorgere da quelle macerie. E sono qui con voi per gridare il nostro grande disappunto di fronte all’atrocità della guerra, ma gridare anche verso Dio che sappia fermare questa immane tragedia, questa violenza e che cambi il cuore”. Lo ha detto il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi incontrando, nel pomeriggio di ieri, domenica 27 febbraio, la comunità ucraina di rito greco-cattolico del capoluogo umbro, nella chiesa della Madonna delle Grazie dove questa comunità si ritrova per le sue liturgie e attività pastorali. Si tratta di una comunità numerosa (nell’intera Umbria conta circa 5mila persone), che sta soffrendo per la guerra. Mons. Salvi ha portato il saluto del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, a Firenze per l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, che visiterà la comunità ucraina perugina, sempre presso la chiesa della Madonna delle Grazie, Mercoledì delle Ceneri, il 2 marzo, alle ore 16, un giorno particolarmente significativo per tutti i cristiani, perché segna l’inizio della Quaresima. Quella ucraina perugina è una comunità messa a durissima prova, come si è colto dalle parole accorate del suo cappellano, don Basilio Hushuvatyy. Nell’introdurre l’intervento del vescovo ausiliare, don Basilio ha parlato di familiari e amici di ucraini perugini morti perché militari e di quanti non si hanno più notizie da alcuni giorni, come nel caso di suo padre. Si percepisce nei loro sguardi, oltre che nelle loro parole, l’immensa sofferenza e preoccupazione. C’è speranza e coraggio di andare avanti anche per la vicinanza e la solidarietà espressa dalle autorità civili perugine, ha annunciato lo stesso don Basilio, che non faranno mancare il loro sostegno concreto in caso di bisogno. Negli ambienti ucraini umbri si parla dell’arrivo, nei prossimi giorni, di almeno 12 mila persone che si trovano attualmente in Polonia e in Romania, la gran parte di loro si ricongiungerà con familiari e amici residenti in Umbria. “E’ un intero popolo messo nuovamente alla prova come anche la sua Chiesa – ha commentato mons. Salvi –. All’Ucraina è chiesta un’altra grande prova, la prova di una possibilità di verità di fronte alla pazzia di questo mondo, perché la guerra è una pazzia e non guarda in faccia a nessuno. Soprattutto la fragilità umana è presa di mira, non i potenti, ma le persone anziane, i bambini, le famiglie più indifese”. A sostegno in particolare dei più fragili, vittime principali del conflitto, ha ricordato il vescovo ausiliare, “oggi abbiamo indetto in tutte le chiese della nostra diocesi una preghiera per l’Ucraina e per la pace: “molte parrocchie stanno organizzando veglie di preghiere per voi, per i vostri familiari e amici rimasti in Ucraina, testimoniando la vicinanza a tutti voi non solo come sentimento, ma con la capacità di offrire con gratitudine quello che può servire al vostro momento di martirio, perché si tratta di un vero martirio subito dalla vostra Ucraina”.  

Il cammino di integrazione di Dullal con la cooperativa Sophia

28 Febbraio 2022 - Roma - Domenica 25 settembre 2022 si celebrerà la 108a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Papa Francesco ha scelto come titolo per il suo tradizionale Messaggio “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” per evidenziare l'impegno che tutti siamo chiamati a mettere in atto per costruire un futuro che risponda al progetto di Dio senza escludere nessuno.  La crisi ucraina, neanche un anno dopo la crisi afgana, ci forza a cambiare “immagine” del migrante e del rifugiato, e con questa ci auguriamo anche l’approccio. Quando pensiamo alla parola “migrante” ci vengono in mente, in genere, immagini di uomini e donne giovanissimi ed emaciati che sbarcano sulle nostre coste. Tuttavia questo immaginario si porta dietro una serie di preconcetti assistenzialistici che in realtà non aiutano una vera integrazione poichè non danno luogo a piani di inclusione di lungo termine ma solo aiuti immediati e puntuali. Dullal Ghosh, migrante del Bangladesh, oggi socio della Cooperativa Sophia di Roma con la quale promuove progetti di educazione nelle scuole sul tema dell’immigrazione, racconta proprio una storia fatta di piccoli aiuti che non lo portavano ad una svolta. Il cambiamento concreto nasce da una richiesta, disperata, rivolta ad un prete e ad un ragazzo, Marco Ruopoli, presidente di Sophia, fermi al semaforo in macchina: “Are you christian? Please help!” Da qui è cominciato il cammino di integrazione di Dullal: passo dopo passo, insieme agli altri soci della cooperativa, il giovane è passato da una situazione precaria e difficile ad un percorso di inclusione che gli permette di raccontare agli studenti una storia diversa, anche tramite un libro. Leggendo la sua storia ed incontrandolo i ragazzi possono così imparare a vedere chi emigra non più come un numero ma come una persona, un volto dietro al quale si cela spesso una storia tragica, costellata di sofferenza. In quanto cristiani allora, l’impegno di Sophia è lavorare seguendo le parole del papa per la giornata delle comunicazioni sociali: de-stereotipizzando i migranti, avvicinandosi ed ascoltando le loro storie “[...] avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare”. “Le parole di papa Francesco rispecchiano il nostro modo di agire” spiega Mor Amar, rifugiato politico della Mauritania e tra i soci fondatori di Sophia. “La cooperativa è nata nel 2013 proprio dall’incontro tra me, all’epoca appena arrivato in Italia, e Marco, e dal nostro desiderio di costruire qualcosa insieme, nonostante le differenze e le difficoltà. Anche la storia di Dullal in questo è emblematica. Puntiamo all’inclusione nel vero senso della parola, sapendo che il nostro futuro lo possiamo costruire partendo proprio dai migranti e dai rifugiati come me e come Dullal”. A causa della crescente destabilizzazione degli equilibri politici mondiali, sempre più spesso la parola migrante e\o rifugiato nasconderà realtà tanto diverse. Dal canto nostro, “Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo (cf Lc 8,18). Per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi.” (Alessio Mirtini)

Diocesi di Padova: preghiera per la pace e disponibilità all’accoglienza

28 Febbraio 2022 - Padova - La Chiesa di Padova è vicina alle popolazioni dell’Ucraina che stanno vivendo il dramma della guerra e in particolare esprime profonda solidarietà alle moltissime persone ucraine che vivono nel territorio diocesano e alle comunità cattoliche di rito bizantino presenti. "La sofferenza della guerra ci tocca da vicino e ci uniamo all’appello di pace di papa Francesco" sottolinea il vescovo, mons. Claudio Cipolla – che invita le comunità cristiane a pregare quotidianamente per la pace. Inoltre, in comunione con il Pontefice e con i vescovi italiani, invita a vivere mercoledì 2 marzo, mercoledì delle Ceneri con cui prende inizio la Quaresima, una giornata di digiuno e di preghiera intensa per la pace. Proprio mercoledì 2 marzo, la Chiesa di Padova propone e invita a un momento di “Preghiera di pace”, che si terrà alle ore 20, sul sagrato della Cattedrale, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco che alimenteranno un “braciere di pace”. Hanno già accolto l’invito: la comunità cattolica ucraina di rito bizantino, le associazioni e aggregazioni cattoliche solitamente impegnate nei percorsi e nella marcia per la pace (Azione cattolica, Agesci, Noi Associazione, Csi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Focolarini, Acli, Csi...); la chiesa ortodossa greca, la chiesa ortodossa rumena, la chiesa ortodossa moldava, la chiesa valdese metodista di Padova. Sarà un momento di preghiera e di vicinanza al popolo ucraino e una corale invocazione di pace, con la presenza di mons. Cipolla.  A seguire si potrà vivere la celebrazione della santa messa con il rito di imposizione delle Ceneri, alle ore 20.30, in Cattedrale, presieduta dal vescovo. La preghiera per la pace verrà anticipata e accompagnata da un momento di riflessione e confronto, promosso dagli uffici della Pastorale sociale e del lavoro e Migrantes della diocesi e dal  settimanale diocesano La Difesa del popolo. Sarà un incontro on line, in diretta You Tube sul canale della Diocesi, in programma questa sera  alle ore 18.30, che vedrà varie voci a confronto sulla situazione in Ucraina, gli scenari che si aprono, la realtà delle comunità cattoliche nel paese che vive il conflitto e nel territorio diocesano. Saranno ospiti Paolo De Stefani del Centro diritti umani dell’Università di Padova; il missionario in Ucraina don Moreno Cattelan, della congregazione di Don Orione, Piccola Opera della Divina Provvidenza; don Ivan Chverenchuk, parroco della comunità ucraina cattolica di rito bizantino; suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro e don Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio Migranes moderati da Luca Bortoli, direttore del settimanale diocesano. Sempre a Padova il vescovo mette a disposizione vitto e alloggio al Seminario minore rispondendo a un appello di aiuto dell’associazione “Lisolachenoncè Teolo ODV”, che sta cercando di far arrivare in Italia, e più precisamente a Padova, una sessantina di bambini e ragazzi provenienti da un orfanatrofio ucraino. ll vescovo ha dato disponibilità per l’accoglienza (vitto e alloggio) nei locali del Seminario minore di Rubano, lasciando poi la gestione della presenza all’associazione, che dal 1999 si occupa di accoglienza ai bambini orfani ucraini ed è presieduta da Paolo Giurisato. Al Seminario di Rubano si sta organizzando l’accoglienza. Un tam tam social ha portato molte persone a farsi presente portando molti aiuti.

Una piattaforma per la tutela sanitaria degli stranieri

28 Febbraio 2022 - Roma - Nell’ottica di una programmazione capace di soddisfare le esigenze di cura di differenti target, il centro studi L.A.S, ha pensato di lanciare un progetto di integrazione interculturale, capace di garantire l’assistenza sanitaria a chi soggiorna nel nostro Paese. E’ stata lanciata la piattaforma www.welcomehealth.eu.  Una formula di inclusione sociale che consente a chi ne ha bisogno di sentirsi parte integrante del nostro sistema sanitario. È la prima soluzione, in Italia - spiega una nota - che offre una serie di servizi supportati da alta tecnologia per garantire l’accesso alle migliori cure. Sono stati costruiti una serie di piani sanitari integrativi di rimborso di spese mediche di natura mutualistica. Il nostro obiettivo è proporre una sanità connessa: come modello di cura disegnato attorno alle differenti esigenze. Perché la salute è il primo dovere della vita”. “Il nostro obiettivo - ha dichiarato Alessandro di Virgilio Board Member Aglea Salus -   è quello di vincere le sfide del futuro nel settore sanitario. La tutela della salute è anche una forma di integrazione civile e sociale. I nostri progetti sono supportati da studi e ricerche di settore capaci di valutare le richieste di mercato anche rispetto alle mutate condizioni socio assistenziali. Nel nostro progetto ci siamo ispirati alla definizione di “salute” proposta dall’OMS nel Preambolo della propria Costituzione: “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assistenza di malattia”. Proprio con questo obiettivo "intendiamo avviare un percorso di integrazione, ed accoglienza, sociale, sanitario ed interculturale.”

Reggio Calabria: oggi la presentazione di “Emigrazione e immigrazione in Calabria” di mons. Denisi

28 Febbraio 2022 -
Reggio Calabria - "Emigrazione e immigrazione in Calabria – Storia, cultura, dimensioni del fenomeno" è il titolo di uno dei tre nuovi volumi di mons. Antonino Denisi che sarano presentati oggi a Reggio Calabria su iniziativa della diocesi di Reggio Calabria - Bova, della Deputazione di storia patria per la Calabria e dell'Archivio diocesano. L’incontro sarà aperto dalla presentazione del professor Giuseppe Caridi, presidente della Deputazione di storia patria per la Calabria. Interverranno, inoltre, Maria Pia Mazzitelli, direttrice dell’Archivio storico diocesano, padre Gabriele Bentoglio, direttore dell’Ufficio Migrantes e Caterina Borrello, docente dell’Istituto superiore di Scienze religiose. Don Pietro Sergi, vicario episcopale per la Pastorale della cultura modererà l’incontro a concludere il quale sarà l’intervento dell’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, mons. Fortunato Morrone.
 "L’arcidiocesi di Reggio Calabria – Vescovi clero e parrocchie", "Emigrazione e immigrazione in Calabria – Storia, cultura, dimensioni del fenomeno" e "Santità religiosità e pietà popolare nella Chiesa reggina" (Reggio Calabria, Laruffa Editore, 2021) raccolgono gli scritti che il sacerdote, per anni impegnato nella pastorale Migrantes, nell’arco di tanti anni ha prodotto come storico della Chiesa reggina e studioso delle migrazioni dal sud Italia e con particolare attenzione e minuzia da e per la Calabria. La collana Colligite Fragmenta, della quale fanno parte i tre libri, non è altro che la cospicua raccolta di oltre cento studi effettuata nel corso degli anni dal sacerdote-giornalista reggino, decano del Capitolo metropolitano. Mons. Denisi ha messo insieme, scritti e relazioni pubblicati, a distanza di decenni, su saggi o su riviste e giornali ed ora raccolti in questa corposa pubblicazione, composta da tre volumi. Autore di numerose pubblicazioni, il novantunenne sacerdote reggino ha ricoperto nel corso dei suoi quasi settant’anni di sacerdozio diversi incarichi. È stato non solo parroco, ma anche segretario particolare del vescovo mons. Aurelio Sorrentino, prima a Potenza e poi a Reggio Calabria. È stato, inoltre, titolare della cattedra di teologia morale presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Reggio Calabria. Ha ricoperto numerosi incarichi di responsabilità a servizio della Chiesa reggina. È stato anche direttore Migrantes. "Gente come lui è una testimonianza di quella tradizione senza cui non c’è futuro", scrive nella prefazione alla trilogia Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. I volumi, ha avuto modo di dire lo stesso Denisi, sono dedicati alla Chiesa, "sposa bella che ho amato e servito con amore filiale per la lunghezza dei giorni che l’eterno mi ha donato, ai migranti calabresi e a quelli di tutte le patrie" e alla «nobile Chiesa reggina, ai suoi pastori e al Popolo santo di Dio che ho cercato di servire con la parresia della mente e del cuore, perché risplenda nei secoli la gloria della sua santità".

Chiuso l’incontro del Mediterraneo: quel che lascia è l’esempio di una pace possibile

28 Febbraio 2022 - Firenze - Si è chiusa ieri l’intensa avventura dell’incontro sul Mediterraneo. Giorni in cui è sembrato che l’intero mare fosse racchiuso in una sola città, come ha detto il Sindaco di Firenze, Dario Nardella. Giorni in cui il Mediterraneo ha smesso di sembrare una barriera e si è trasformato nell’unico, grande continente sognato da Giorgio La Pira. A Firenze, in questi giorni, si è colta l’occasione unica di riunire insieme le massime autorità religiose e civili delle principali comunità della regione, perché affrontassero temi comuni e proponessero soluzioni condivise. Alla fine, l’intento è stato raggiunto perché il dialogo è stato costruito. I muri sono stati abbattuti, tra una sponda e l’altra si sono gettati i ponti del dialogo. Il mondo nel quale l’incontro finisce è molto diverso da quello in cui è iniziato, appena cinque giorni fa. Ci svegliamo oggi in un mondo in guerra. Al rientro nelle loro comunità, Vescovi e Sindaci troveranno questo nuovo scenario, dopo che, nei giorni del Convegno, hanno sperimentato il concreto superamento delle divisioni. Molte differenze sono emerse anche a Firenze, tra religioni, provenienze geografiche, ruoli, eppure chiudendo gli occhi, ha raccontato il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, non si poteva comprendere chi parlasse, se fosse un Sindaco o un Vescovo, se fosse europeo, africano, mediorientale, o quale religione professasse. Si sentiva un’unica voce che pronunciava valori universali e diceva parole di amicizia. Nel segno di La Pira, che dimostrò come fosse possibile andare al di là delle divisioni ideologiche che nei suoi anni generavano la Guerra fredda, e lo fece accogliendo proprio il Sindaco di Kiev, la città, gemellata con Firenze, in queste ore drammaticamente invasa. Come allora, anche oggi la diplomazia delle città mostra la sua forza, consentendo quel riconoscimento reciproco, al livello di persone, da cui sgorgano in modo del tutto naturale anche le soluzioni pratiche alle sfide della realtà. La promessa è di incontrarsi di nuovo e nel frattempo di far vivere la Carta di Firenze ciascuno nelle proprie città e diocesi, nelle scuole, nelle piazze. “Diffondetela e incarnatela” ha chiesto il card. Bassetti all’assemblea dei delegati durante la cerimonia di chiusura dei lavori. E i delegati hanno promesso, per voce dei sei tra Vescovi e Sindaci intervenuti, provenienti da luoghi simbolo della civiltà mediterranea, quali Atene, Gerusalemme, Istanbul, Zara, Rabat. La fine dell’incontro è stata suggellata dal ricevimento nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio di alcune famiglie di rifugiati accolti a Firenze. Un momento simbolico, che il Sindaco Nardella e il Card. Bassetti hanno voluto mantenere nonostante l’impedimento di Papa Francesco, per guardare negli occhi i veri destinatari del dialogo che si è svolto in questi giorni. Coloro che riportano sulla propria pelle le ferite della guerra e dell’odio interetnico o interreligioso e per i quali la pace non è un concetto astratto, ma qualcosa di concretissimo, il gusto, il profumo, la consistenza di un passato andato perduto e la realtà di tranquillità ora, si spera stabilmente, ritrovata. C’erano anche bambini, piccoli, vestiti di tutti i colori, a scorrazzare in giro, indifferenti alla solennità dell’installazione multimediale di Amos Gitai e agli affreschi del Cortile di Michelozzo. Per loro, più che per chiunque altro, è nata la Carta di Firenze. L’ultimo atto è stata la Messa, celebrata in Santa Croce dal Card. Bassetti in rappresentanza del Papa, insieme a tutti i Vescovi partecipanti al Convegno e alla presenza, tra le altre autorità, del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale, come ha svelato il card. Bassetti, questo è stato il primo impegno segnato in agenda all’indomani della rielezione. Leggendo il messaggio del Vangelo alla luce delle suggestioni del presente, alla luce di questa nuova “ingiusta, inutile” guerra, il card. Bassetti ha rassicurato che possiamo cambiare il mondo se cambiamo il nostro cuore. Se lo prepariamo all’ascolto, alla comprensione, all’amicizia. Questo è il messaggio dell’incontro di Firenze. La missione del Mediterraneo che vi ha partecipato è ora quello di diffonderlo ovunque. Di farsi esempio di una pace possibile. (Livi Cefaloni)