Primo Piano
Migrantes Taranto: incontri di catechesi con i bambini e ragazzi dello spettacolo viaggiante
Migrantes: il 18 marzo la presentazione del Rapporto Diritto Asilo a Trieste
Ucraina: le linee guida di Viminale e Protezione civile in lingua ucraina, inglese e italiana
Vangelo Migrante: II Domenica di Quaresima | Vangelo (Lc 9,28-36)
Migrantes Torino: domenica messa per “stringersi alla comunità ucraina”
Migrantes Taranto: una Santa messa sotto lo chapiteau del circo Maya Orfei
Ucraina: card.Czerny, “siamo chiamati a far nostro il loro dolore”
Ucraina: la diocesi di Lucca accoglie i primi 32 profughi
Ucraina: le vittime, i profughi, l’Europa e i bei gesti che non bastano
Italiani nel Mondo: in Argentina alla ricerca delle radici
Ucraina: mons. Perego (Migrantes), “questa tragedia faccia cadere i muri, tutti”
Ucraina: iniziative dell’Università di Ferrara
Calcio: il Cagliari inserisce anche giovane profugo ucraino
Cagliari - Potrà giocare e allenarsi dalla settimana prossima nel settore giovanile degli Under 14 del Cagliari Calcio, Artem, il ragazzo di 14 anni, arrivato insieme ad altri circa 60 bambini e ragazzini dall’Ucraina. La società rossoblu ha deciso di dare la possibilità al ragazzo di divertirsi insieme ad altri suoi coetanei. Per adesso, dunque, non si parla di questioni di natura tecnica. Originario di Odessa, il ragazzo è accompagnato dalla mamma affidataria. Tifoso del Manchester United, Artem giocava già come ala sinistra nel club di calcio giovanile per professionisti in Ucraina. Anche a Napoli intanto i bambini rifugiati della guerra potranno svolgere attività sportiva in sette circoli sportivi napoletani (Circolo Posillipo, Canottieri Napoli, Circolo Savoia, Rari Nantes, Lega Navale, Circolo Italia, Circolo del Tennis). L’iniziativa è partita dal Circolo Posillipo.
Ucraina: l’onda lunga dei profughi
Bruxelles - Il flusso di profughi dall’Ucraina appare inarrestabile. In un solo giorno ieri sono arrivate 143.959 persone nei Paesi confinanti, ha affermato l’Alto Commissariato Onu, portando il totale a 2.155.271 rifugiati in meno di due settimane. Per Unicef sono 1 milione i bambini in fuga. Oltre la metà dei profughi si trovano in Polonia, che ne accoglie al momento 1,29 milioni, altri 441.000 sono ripartiti tra Ungheria, Slovacchia, Romania, 235.000 in altri Stati Ue (il resto in Moldavia, Bielorussia e Russia). Una crisi senza precedenti dal Dopoguerra, basti dire che in quella del 2015-16, sin qui considerata epocale, arrivarono 2,5 milioni nel giro di due anni. L’Alto commissariato prevede che si arriverà ad almeno 4 milioni, l’Ue parla di 7 milioni. «L’Unione – ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell – sosterrà e proteggerà quanti fuggono dall’aggressione russa, a prescindere dalla loro nazionalità e provenienza. L’Ue mobiliterà anche tutti i suoi strumenti per aiutare i Paesi che li ospitano». La questione approda oggi al Consiglio Europeo informale che riunisce i leader a Versailles. L’Ue si è mossa con inusitata rapidità. Quello che più salta agli occhi è l’approvazione in tempo record, la scorsa settimana all’unanimità, dell’attivazione della direttiva sulla protezione temporanea del 2001, per la prima volta in assoluto. Gli ucraini, che non hanno bisogno di visto e possono circolare nell’Ue per 90 giorni, potranno poi restare fino a un massimo di tre anni nel Paese Ue dove si sono recati, senza dover chiedere asilo e avendo accesso a mercato del lavoro, istruzione e servizi. Un capitolo a sé sono i cittadini terzi in fuga dalla guerra (secondo l’Oim sono 109.000 quelli giunti nei Paesi confinanti, tra cui molti studenti dall’Africa e dall’Asia). Per i non ucraini residenti di lunga data in Ucraina, i vari Stati Ue potranno applicare o la direttiva Ue o le norme nazionali (compromesso indispensabile per ottenere il via libera dei Paesi dell’Est). Gli altri vengono rimpatriati, a meno che non siano bisognosi di protezione, o gli Stati membri decidano di ospitarli comunque. Ieri comunque la Commissione Europea ha lanciato una pagina Web destinata a chi fugge dall’Ucraina, con informazioni su come attraversare la frontiera, i propri i diritti e gli spostamenti dentro l’Ue. Non si parla, per ora, di ridistribuzione, semmai sono gli ucraini a «ridistribuirsi » da sé grazie alla possibilità di circolare liberamente nell’Ue. La questione potrebbe però porsi a breve, vista le gigantesche dimensioni dell’esodo. Già attiva è una «piattaforma di solidarietà», coordinata dalla Commissione, in cui ogni Stato membro Ue può indicare la propria disponibilità di posti. Un’idea che circola a Bruxelles è un meccanismo di solidarietà volontario, nel caso i numeri diventino ingestibili per i Paesi di frontiera: alcuni rifugiati sarebbero trasferiti in altri Stati membri Ue. Per ora, però, nessuno degli Stati più esposti lo ha richiesto. Complessivamente, la Commissione ha stanziato 500 milioni di euro, di cui 85 milioni destinati all’Ucraina, 5 milioni alla Moldavia, per fornire cibo, acqua, assistenza sanitaria, rifugi. Altri 330 milioni di questo fondo saranno usati per un pacchetto per assistenza diretta ai profughi sia in Ucraina, sia nell’Ue, con attenzione soprattutto a bambini e anziani. Bruxelles ha inoltre attivato il Meccanismo di protezione civile Ue, con l’invio in Ucraina di veicoli, kit medici, tende, coperte, sacchi a pelo, Anche la Polonia ne ha chiesto l’intervento, chiedendo soprattutto farmaci e prodotti medicali. Ventisei Stati Ue, tra cui l’Italia, stanno contribuendo. Si è attivata anche Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne, che ha inviato 200 suoi funzionari per aiutare ad accelerare le procedure di accoglienza al confine ucraino. La Commissione ha inoltre proposto un’«Azione di coesione per i profughi in Europa » (Care), una normativa che consentirebbe maggior flessibilità nel finanziamento di numerose misure a sostegno dei profughi. Altri 10 miliardi di euro potranno esser prelevati da React-EU, creato per contribuire alla risposta alla crisi pandemica. (Giovanni Maria Del Re)
Piccola speranza tra gli orrori: le bombe non fermano la carità
Milano - Domenica scorsa al termine dell’Angelus Papa Francesco ha reso noto di aver inviato in Ucraina due cardinali: l’elemosiniere Konrad Krajewski e Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il primo è entrato in Ucraina dalla frontiera polacca, mentre il secondo lo ha fatto dall’Ungheria, dove ha tenuto incontri istituzionali e ha visitato le strutture di accoglienza dei rifugiati. Il Pontefice aveva sottolineato che «la presenza di due cardinali lì, sul posto, non rappresenta solo la presenza del Papa, ma simbolizza la presenza di tutto il popolo cristiano che vuole stare vicino e dire: “La guerra è una follia! Fermatevi, per favore! Guardate, quanta crudeltà!”». L’elemosiniere pontificio ha raccontato ai media vaticani lo sforzo imponente messo in campo, dalla sicurezza relativa di Leopoli, per raggiungere anche chi è ancora sotto le traiettorie dei missili e fatica o è impedito a imbarcarsi nella fuga tra le sponde di corridoi umanitari troppo fragili. «Io – ha riferito – mi trovo nei dintorni di Leopoli, per motivi di sicurezza non diciamo dove. Qui arrivano soprattutto i grandi aiuti dalla comunità europea attraverso la Polonia. Tutto viene scaricato in grandi depositi e da qui poi partono i tir per Kiev, per Odessa, verso il sud nel Paese». La «bella notizia», dice con soddisfazione il cardinale Krajewski, «è che tutti questi aiuti arrivano ancora a destinazione, nonostante i bombardamenti». Glielo hanno confermato i vescovi di Kiev, di Odessa, di Karkhiv, lo stesso nunzio apostolico, con i quali è in contatto. Ed è su questo aspetto in particolare, sottolinea il porporato, che è intervenuto in modo pratico il sostegno del Papa: «Qui hanno difficoltà a reperire il gasolio e dunque, attraverso l’Elemosineria, il Santo Padre ha pagato molti viaggi di tir, dei grandi camion che portano gli aiuti umanitari all’interno dell’Ucraina». «Sappiamo che la fede – ha poi confidato – riesce a spostare le montagne, così leggiamo nel Vangelo, e ne siamo sicuri. Penso che riusciremo a fermare questa guerra proprio con la nostra preghiera, con la nostra fede».
Martedì Krajewski ha incontrato l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, e il metropolita di Leopoli dei latini Mieczyslaw Mokrzycki. I tre, riferisce il segretariato romano di Shevchuk, hanno potuto anche parlare direttamente con Papa Francesco. Durante la telefonata, Krajewski ha raccontato al Pontefice le prime impressioni della visita, e in particolare quello che ha visto sul territorio polacco, da dove è entrato in Ucraina. Il Papa è stato inoltre aggiornato sul programma della visita del suo inviato in Ucraina, precedentemente discusso dai partecipanti all’incontro. Krajewski non ha una data di fine missione, perché il Pontefice gli ha dato istruzioni di rimanere in Ucraina il tempo necessario per fornire sostegno al popolo ucraino a nome della Sede Apostolica. Shevchuk ha commentato che «il Papa vuole essere presente di persona attraverso il suo inviato. È questo lo scopo della sua visita». Oggi comunque, è prevista la visita ai centri di assistenza sociale della Chiesa greco-cattolica ucraina, e la partecipazione ad una preghiera congiunta con i rappresentanti del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose. Secondo Krajewski, i profughi sono grati alla comunità europea per gli aiuti e le preghiere. È stata la stazione di Keleti, punto di partenza per i viaggi internazionali, la prima tappa del viaggio in Ungheria del cardinale Czerny. Da lì ogni giorno da settimane scendono dai treni circa 2500 persone, assistite da Caritas e Ordine di Malta. Nel pomeriggio di martedì la visita del porporato gesuita al centro accoglienza di Sant’Egidio nella chiesa di San Pietro Canisio. Nello scalo di Keleti, riferisce VaticanNews, Czerny ha incontrato anche un gruppo di giovani di colore. Ieri poi ha visto il vice premier ungherese, Zsolt Semjén, che ha ribadito la disponibilità del governo ad accogliere i profughi 'senza limiti'. Quindi ha attraversato la frontiera ucraina, direzione Beregove, villaggio della Transcarpazia, per incontrare un gruppo di profughi assistiti dalla locale chiesa greco cattolica. (Gianni Cardinale - Avvenire)