Primo Piano

Ucraina: utilizzare beni confiscati per accoglienza dei profughi

4 Aprile 2022 - Roma - Il Capo dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione, Francesca Ferrandino, ha adottato, d’intesa con l’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata, le linee guida previste dal protocollo d’intesa, sottoscritto lo scorso 25 marzo, per promuovere l'utilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata per finalità di accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina, sia di quelli in gestione dell'Agenzia che di quelli destinati ai comuni. Nel primo caso, le linee guida prevedono che il direttore dell'Agenzia, con proprio decreto, metta  a disposizione dei prefetti i beni immediatamente disponibili o in un tempo stimato di 15 giorni in seguito alle attività di verifica svolte dalle prefetture interessate e sulla base dell’elenco proposto dalla stessa Agenzia. Nelle strutture assegnate le prefetture potranno realizzare dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) con la sottoscrizione di accordi di collaborazione con le amministrazioni comunali o individuando un ente gestore per l’affidamento dei servizi di accoglienza. Con riferimento ai beni confiscati già destinati ai comuni, l'Agenzia provvederà a trasmettere alle prefetture e all’Anci l’elenco dei beni confiscati già destinati agli enti locali e potenzialmente fruibili per l’accoglienza dei profughi ucraini, individuati a seguito della ricognizione svolta in raccordo tra prefetture e enti locali titolari.  

Ucraina: Rai, cartoni animati in lingua ucraina per i bambini rifugiati in Italia

4 Aprile 2022 -
Roma - La Rai offre alle migliaia di bambini ucraini rifugiati di guerra in Italia la possibilità di vedere cartoni animati e programmi per ragazzi disponibili nella loro lingua.
Intitolato “Benvenuti bambini” in italiano e ucraino, l’insieme delle trasmissioni si potrà guardare da oggi in una sezione speciale di RaiPlay. L’offerta verrà progressivamente arricchita. “La RAI vuole essere vicina alle famiglie ucraine che devono allontanarsi dal proprio Paese e dalle proprie case a causa dell’invasione delle truppe russe”, affermano la Presidente della Rai Marinella Soldi e l’Amministratore Delegato Carlo Fuortes. “Offrire programmi di qualità nella loro lingua servirà a favorire momenti di svago mentre bambini e ragazzi sono messi alla prova tra l’altro dal distacco dalle proprie abitudini”, hanno sottolineato Soldi e Fuortes. Si parte con tre grandi successi di Rai Yoyo: le 52 puntate della serie “Brave Bunnies”, i simpatici coniglietti coraggiosi ideati dallo studio Glowberry di Kiev, la più popolare serie dell’animazione ucraina; i famosi “44 Gatti”, il cartone italiano di maggiore successo degli ultimi anni; l’amatissima “Peppa Pig” con ben 104 puntate in lingua ucraina. Disponibili inoltre due film, tra i quali il popolare “Foster & Max” che racconta l’amicizia tra un ragazzo e un cane robot, e l’avventurosa serie Rai a cartoni animati “Farhat. Il principe del deserto”. Questa prima offerta, a cui si aggiungeranno prossimamente altri titoli, è accompagnata da una selezione di cartoni animati senza dialoghi, tra i quali le popolari serie “Molang”, “One Love”, “Vlady e Mirò” e “Artoonic”. La Rai ringrazia le case di produzione Kidsme, Rainbow, Betafilm, eOne e MondoTV, per le colonne in ucraino, e le altre che aderiranno alla proposta di Rai Ragazzi di creare un’offerta dedicata ai bambini rifugiati nel nostro Paese.

La guerra in Ucraina e la fame nel mondo

4 Aprile 2022 - Roma - C’è un volto sfacciato della guerra, che fa rumore con scoppi, crolli e boati e si mostra col sangue e i poveri bagagli degli sfollati. E poi ci sono le tante facce meno evidenti, di cui nell’emergenza ci si occupa meno: una cascata di conseguenze, che spesso si producono a distanza dai luoghi e dai momenti in cui cadono le bombe e sparano le artiglierie. Confermando questo destino, i tentacoli della guerra all’Ucraina stanno ora raggiungendo l’Africa e il Medioriente, preparandosi ad espandere violenza e privazione anche in questa vastissima e popolosissima regione, oltretutto già in difficoltà sotto tanti aspetti. E ad aggravare e ad accrescere le ragioni del movimento verso nord che coinvolge la popolazione di qui, quella giovane in special modo. Il Consiglio di sicurezza ONU ha evocato lo spettro di una crisi in grado di coinvolgere il mondo intero. La guerra in Ucraina è una minaccia per la sicurezza alimentare del futuro e rischia di aggravare situazioni già prossime alla carestia, come in Afghanistan, Yemen, Etiopia. Capire perché è facile: Ucraina e Russia forniscono al pianeta il 30% delle sue provviste di grano e il 20% di quelle di mais, per la maggior parte destinato ad Africa e Asia. Le chiamavano “cesto di pane” del mondo, ma ora la guerra – con la crisi umanitaria nelle zone invase e il corredo di sanzioni – ha chiuso quel cesto e in vista c’è un futuro prossimo di prezzi alti e scarsità di beni primari: fermate la guerra, o presto ci ritroveremo a dover scegliere chi salvare tra bambini affamati e bambini che muoiono di fame, ha detto il Direttore del Programma alimentare mondiale David Beasley. Mentre le esportazioni di cereali e olio rallentano e si fermano, gli agricoltori ucraini sono al fronte e nessuno sta seminando per il prossimo raccolto. Le forniture delle materie prime energetiche, gas e petrolio, sono ostacolate – un po’ fisicamente, un po’ politicamente – e l’aumenti del loro prezzo è già tangibile e in costante ascesa da settimane. In queste condizioni, la situazione è destinata a precipitare presto. La povertà, pian piano, cancellerà le rimesse e soffocherà il turismo. Accrescerà le tensioni sociali e i debiti pubblici. Aggraverà la durezza dei regimi e l’instabilità delle democrazie più precarie. La carestia porterà morti e migrazioni di massa. Aveva già avvertito Kristalina Georgieva, la Direttrice del Fondo monetario internazionale: le economie e il sistema mondiale di approvvigionamento, già alle prese con gli effetti del riscaldamento globale e con le conseguenze della crisi pandemica ancora in corso, ora rischiano di sprofondare davvero. E alcune regioni, al solito, soffriranno di più. Ci sono Paesi già fragilissimi, come Libano, Bangladesh, Yemen, che sono completamente dipendenti dagli apporti dell’Europa dell’est. Occorre il supporto delle istituzioni finanziarie mondiali e la sinergia tra Stati nelle misure di risposta. Ma non basterà, se la guerra continua. Le centinaia di migliaia di vittime che si contano sinora, tra i morti sul campo e gli scampati costretti a fuggire, potrebbero essere una scheggia appena di quelle che lo strascico dell’invasione si prepara a mietere. (Livia Cefaloni)

Tra guerra, indifferenza e respingimenti: da Malta, il Papa chiama a fermare questo naufragio

4 Aprile 2022 - Roma - È stata una domenica triste, quella in cui il Papa ha concluso il suo viaggio apostolico a Malta. Mentre il Pontefice si preparava a celebrare la Messa nel piazzale dei Granai di Floriana, sull’isola si incrociavano notizie angosciose provenienti da nord e da est, e da sud. Dal fronte ucraino, nel trentanovesimo giorno di guerra, dove i russi tentano di compensare la ritirata dalla regione della capitale Kiev intensificando i bombardamenti ad est e su Odessa; dove le tregue restano sulla carta e le evacuazioni proseguono nell’insicurezza; dove nelle città come Bucha si scoprono i segni “sacrileghi” del passaggio degli invasori, i corpi in strada e le fosse comuni delle vittime degli eccidi. Notizie dalla Turchia: qui, nell’attesa infinita dell’incontro tra i vertici delle parti in guerra, i negoziati sono un’altalena frustrante di dichiarazioni di distensione seguite, l’istante dopo, da nuove accuse reciproche, rivendicazioni irricevibili, toni accesi, chiusure. Notizie da sud, infine. Nella stessa domenica, l’Europa si è svegliata e ha saputo del naufragio di oltre novanta persone nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche. Le organizzazioni umanitarie avvertivano da giorni che almeno un centinaio di persone si trovavano a bordo di gommoni in balia delle onde, ma nessuno è intervenuto fino all’alba di sabato, quando un mercantile ha tratto dalle acque gli unici quattro superstiti. Neanche loro, dopo tanto travaglio, si sono guadagnati la salvezza: saranno ricondotti in Libia, di nuovo inghiottiti nella spirale di violenza generata dalle politiche europee di deterrenza delle partenze migranti. Non è la migrazione in sé, è questo intreccio tra omissioni di soccorso e respingimenti a moltiplicare le sofferenze di chi tenta di raggiungere l’Europa: ad aver provocato, dall’inizio dell’anno, trecento vittime in mare e oltre tremila intercettati dalla Guardia costiera libica – che la Germania ha appena annunciato di voler privare di quell’addestramento che l’Europa ha, invece, sinora offerto – e destinati ai centri di detenzione del Paese. Quella della Missione d’inchiesta indipendente ONU, nell’ultimo rapporto pubblicato in questi giorni, è stata solo l’ennesima conferma delle sconvolgenti violazioni dei diritti umani che avvengono al loro interno. Di tutto questo Papa Francesco era andato a parlare a Malta. Per richiamare l’Europa alle sue responsabilità, ma ancor prima alla sua identità profonda di luogo d’accoglienza, quel volto che il continente sta mostrando oggi nei confronti dei profughi ucraini e che proprio Malta – nome fenicio che vuol dire “porto sicuro” – rivelò duemila anni fa a San Paolo, quando l’apostolo, naufrago, trovò rifugio in una grotta sulle sue coste. Fa’ che riconosciamo i bisogni di chi soffre tra le onde e che la nostra compassione si trasformi in accoglienza attiva, ha pregato il Papa in visita in quella grotta, nelle ore in cui Malta e gli altri Paesi europei, una volta ancora, negano la disponibilità dei propri porti. Questa volta i respinti sono le 113 persone salvate da Medici senza frontiere, che dal 30 marzo attendono in condizioni precarie a bordo della nave Geo Barents. Il Vangelo letto domenica, alla presenza del Papa sotto la facciata della Chiesa di San Publio, insegnava che il peccato è di ognuno e che il perdono è per tutti. Gesù, però, dopo averla salvata dalla lapidazione, ha esortato la donna adultera a non peccare più. Così faccia l’Europa. La solidarietà commovente di questi tragici giorni sia l’occasione per cambiare corso anche nel Mediterraneo, per fermare la “torbida” cooperazione praticata sinora e la rovinosa crescita del “cimitero più grande d’Europa”. Per impedire almeno un ultimo naufragio, dopo i troppi che non si è riusciti ad evitare: come ha detto il Papa, per fermare il naufragio della civiltà.

Papa Francesco a Malta: “centri accoglienza migranti siano luoghi di umanità”

4 Aprile 2022 -
Roma - “Penso ai centri di accoglienza: quanto è importante che siano luoghi di umanità!”. Lo ha esclamato il Papa, nel discorso rivolo ai 200 migranti presenti nel Centro “Giovanni XXIII PeaceLab” di Hal Far, ultima tappa pubblica del suo viaggio apostolico a Malta. “Sappiamo che è difficile, ci sono tanti fattori che alimentano tensioni e rigidità”, ha ammesso Francesco: “E tuttavia, in ogni continente, ci sono persone e comunità che accettano la sfida, consapevoli che la realtà delle migrazioni è un segno dei tempi dove è in gioco la civiltà”. “E per noi cristiani è in gioco anche la fedeltà al Vangelo di Gesù, che ha detto ‘Ero straniero e mi avete accolto’”, il monito del Papa sulla scorta del Vangelo: “Questo non si crea in un giorno! Ci vuole tempo, ci vuole tanta pazienza, ci vuole soprattutto un amore fatto di vicinanza, di tenerezza e di compassione, come è l’amore di Dio per noi. Penso che dobbiamo dire un grande ‘grazie’ a chi ha accettato tale sfida qui a Malta e ha dato vita a questo Centro. Lo facciamo con un applauso!”. Al centro del discorso di Francesco, le testimonianze dei migranti, che partendo hanno dovuto staccarsi dalle proprie radici. “È uno strappo. Uno strappo che lascia il segno. Non solo un dolore momentaneo, emotivo. Lascia una ferita profonda nel cammino di crescita di un giovane, di una giovane. Ci vuole tempo per risanare questa ferita; ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono esperienze ricche di umanità: incontrare persone accoglienti, che sanno ascoltare, comprendere, accompagnare; e anche stare insieme ad altri compagni di viaggio, per condividere, per portare insieme il peso… Questo aiuta a rimarginare le ferite”.

Papa Francesco ai migranti a Malta:“dal giorno in cui andai a Lampedusa non vi ho mai dimenticato”

4 Aprile 2022 -
Roma - “Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato”. A confessarlo ai 200 migranti incontrati al Centro “Giovanni XXIII Peace Lab” di Hal Far, ultimo incontro pubblico e culmine del viaggio apostolico a Malta, è stato il Papa, che oltre al suo primo viaggio a Lampedusa ha citato anche il viaggio a Lesbo del dicembre 2021 – “sono qui per dirvi che vi sono vicino, sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi” – tracciando così un “filo rosso” che lega la sua preoccupazione per la questione migratoria, considerata una delle sfide maggiori del nostro tempo fin dall’inizio del pontificato. “Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere”, le parole di Francesco che hanno fatto eco alle testimonianze di due ospiti del Centro ascoltate poco prima: “ci avete aperto il vostro cuore e la vostra vita, e nello stesso tempo vi siete fatti portavoce di tanti fratelli e sorelle, costretti a lasciare la patria per cercare un rifugio sicuro”. “In questo incontro con voi migranti emerge pienamente il significato del motto del mio viaggio a Malta”, l’omaggio ai presenti: “È una citazione degli Atti degli Apostoli che dice: ‘Ci trattarono con rara umanità’. Si riferisce al modo in cui i maltesi accolsero l’apostolo Paolo e tutti quelli che insieme a lui erano naufragati nei pressi dell’Isola. Li trattarono ‘con rara umanità’. Non solo con umanità, ma con una umanità non comune, una premura speciale, che San Luca ha voluto immortalare nel libro degli Atti. Auguro a Malta di trattare sempre in questo modo quanti approdano alle sue coste, di essere davvero per loro un porto sicuro”.

Alla ricerca degli assenti

4 Aprile 2022 - Ancora una preghiera per la pace, per la tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, “sotto i bombardamenti”. Ancora una volta quella parola “sacrilega” per questa guerra scesa come la notte sull’umanità: “non stanchiamoci di pregare e di aiutare chi soffre” dice Papa Francesco nelle parole che pronuncia all’Angelus nel piazzale di granai di Floriana, a Malta. Due giorni nell’isola, scoglio in mezzo al Mediterraneo lungo quella rotta che i migranti compiono, lasciate le coste africane, per raggiungere l’Europa. E proprio a loro dedica l’ultimo incontro prima di rientrare in Vaticano: “l’altro – dice il Papa – non è un virus da cui difendersi, ma una persona da accogliere”. Ecco i temi del 36mo viaggio: “il vento gelido della guerra che porta solamente distruzione e odio” – come ha detto nel suo discorso al Palazzo del governo – e l’accoglienza di quel popolo che fugge da conflitti e miseria e attraversa il mare nostrum diventato un cimitero liquido. E non è un caso che Francesco citi Giorgio La Pira in un tempo in cui “le seduzioni dell’autocrazia dei nuovi imperialismi, dell’aggressività diffusa, dell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri”. Francesco che ai giornalisti, sull’aereo che lo portava a Malta, ha detto che “in agenda” c’è il viaggio a Kiev. Viaggio che non potrà non coinvolgere anche la chiesa ortodossa, e il patriarca di Mosca Kirill, con il quale è possibile, forse già quest’anno, un altro incontro: parola del Metropolita Hilarion. Pensando ai colloqui del Mediterraneo del Sindaco santo di Firenze, il Papa chiede di tornare “a riunirsi in conferenze mondiali per la pace, dove sia centrale il tema del disarmo” e destinare i fondi per gli armamenti in progetti di sviluppo, salute e cibo. La guerra non è mai la strada, dice il vescovo di Roma mettendo in guardia da chi parla di Dio ma poi lo smentisce nei fatti: “la Chiesa non deve usare la lingua della politica, ma il linguaggio di Gesù”. E nell’omelia a Floriana, la città che si trova oltre la cinta muraria della Valletta, Francesco commenta il brano del Vangelo: da un lato, la donna accusata di adulterio e dunque condannata alla lapidazione secondo i dettami della legge mosaica; dall’altro scribi e farisei che “pensano di sapere già tutto e di non aver bisogno dell’insegnamento di Gesù”. Negli accusatori dell’adultera, egli scorge quanti fanno della fede “un elemento di facciata, dove ciò che risalta è l’esteriorità solenne, ma manca la povertà interiore”; costoro “si vantano di essere giusti, osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene”. Non riconoscono Gesù e lo vedono “come un nemico da far fuori”, pervasi dal “tarlo dell’ipocrisia” e dal “vizio di puntare il dito”. In ogni tempo e in ogni comunità “c’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti”. In realtà “chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri – afferma – avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio”. Ecco le parole di perdono di Gesù: “neanche io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più”. La vita della donna cambia grazie al perdono. Il Signore, dice il Papa, ci chiede di diventare “testimoni instancabili di riconciliazione, di un Dio per il quale non esiste la parola irrecuperabile”. Se imitiamo Gesù “non saremo portati a concentrarci sulla denuncia dei peccati, ma a metterci con amore alla ricerca dei peccatori. Non staremo a contare i presenti, ma andremo in cerca degli assenti. Non torneremo a puntare il dito, ma inizieremo a porci in ascolto. Non scarteremo i disprezzati, ma guarderemo come primi coloro che sono considerati ultimi”. Un’ultima immagine: Gesù che si china a scrivere con il dito per terra mentre gli accusatori lo interrogano con insistenza. Immagine forte, i Vangeli non ci dicono cosa abbia scritto per terra, per di più è l’unica volta che questo gesto viene raccontato. Di Gesù sappiamo che parlava alle folle, insegnava nella Sinagoga, ma non conosciamo suoi testi scritti; sono gli evangelisti che scrivono di lui e ci fanno conoscere le sue parole. In quel gesto, commentava Benedetto XVI citando sant’Agostino, si manifesta “come il legislatore divino”; Dio infatti “scrisse la legge con il suo dito sulle tavole di pietra”. (Fabio Zavattaro - SIR)

Papa Francesco: a Malta l’incontro con i migranti

4 Aprile 2022 -
“Chi deve lasciare il proprio Paese parte con un sogno nel cuore: il sogno della libertà e della democrazia. Questo sogno si scontra con una realtà dura, spesso pericolosa, a volte terribile, disumana”. Lo ha detto il Papa, nel discorso rivolto ai 200 migranti presenti presso il Centro “Giovanni XXIII Peace Lab” di Hal Far, momento culminante del viaggio apostolico a Malta. “Tu hai dato voce all’appello soffocato di milioni di migranti i cui diritti fondamentali sono violati, purtroppo a volte con la complicità delle autorità competenti”, le parole rivolte a Sirmian, l’autore di una delle due testimonianze ascoltate poco prima: “E hai richiamato l’attenzione sul punto-chiave: la dignità della persona. Lo ribadisco con le tue parole: voi non siete numeri, ma persone in carne e ossa, volti, sogni a volte infranti. Da questo si può e si deve ripartire: dalle persone e dalla loro dignità”. “Non lasciamoci ingannare da chi dice: ‘Non c’è niente da fare’, ‘sono problemi più grandi di noi’, ‘io faccio gli affari miei e gli altri si arrangino’”, l’invito di Francesco: “Non cadiamo in questa trappola. Rispondiamo alla sfida dei migranti e dei rifugiati con lo stile dell’umanità, accendiamo fuochi di fraternità, intorno ai quali le persone possano riscaldarsi, risollevarsi, riaccendere la speranza. Rafforziamo il tessuto dell’amicizia sociale e la cultura dell’incontro, partendo da luoghi come questo, che certamente non saranno perfetti, ma sono laboratori di pace”. Poi la citazione della “Pacem in terris” di San Giovanni XXIII, di cui il Centro porta il nome: “Allontani il Signore dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo – la pace –; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace”.

Papa Francesco: sui migranti serve “un’intesa con i Paesi dell’Europa”

4 Aprile 2022 -
Città del vaticano - “Il problema dei migranti è grave perché sia Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna, sono i Paesi più vicini all’Africa e al Medio Oriente e atterrano qui, arrivano qui, i migranti vanno accolti sempre!”. A ribadirlo è stato papa Francesco, a proposito del tema centrale del suo viaggio apostolico a Malta, insieme a quello della guerra in Ucraina. “Il problema è che ogni governo deve dire quanti ne possono ricevere normalmente per vivere lì”, ha spiegato Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Malta a Roma. “Per questo – ha detto il Papa– ci vuole un’intesa con i Paesi dell’Europa e non tutti sono disposti a ricevere i migranti. Dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti, no? Ma così sono le cose, ma almeno non lasciare tutto il peso a questi Paesi limitrofi che sono così generosi, e Malta è uno di loro. Oggi sono stato nel centro di accoglienza dei migranti e le cose che ho sentito lì sono terribili, la sofferenza di questi per arrivare qui e poi i lager, ci sono dei lager, che sono nella costa libica, quando sono mandati indietro. Questo sembra criminale no? Per questo credo che è un problema che tocca il cuore di tutti. Così come l’Europa che sta facendo con tanta generosità il posto agli ucraini che bussano alla porta, così anche agli altri che vengono dal Mediterraneo”.

Preghiera dei Fedeli: Domenica V di Quaresima, anno C – 3 Aprile 2022

3 Aprile 2022 -

Con fede viva presentiamo al Signore la nostra preghiera,

rendendoci interpreti del desiderio di giustizia e di pace, che sale da tutti gli uomini amati dal Signore. Invochiamo insieme:

Donaci la tua sapienza, Signore. Perché la santa Chiesa, attraverso l'annuncio della Parola, la celebrazione dell'Eucaristia e l'amore per i fratelli e le sorelle, proclami che solo nel mistero della croce si compie la vera liberazione e la vera gioia dell'uomo, preghiamo. Perché spezzando tra noi il pane della sapienza e della vita eterna impariamo a condividere i beni della terra con animo fraterno e ospitale nei confronti di tutti, preghiamo. Perché i fratelli poveri, lacerati dalle guerre, emarginati, alla ricerca di casa, lavoro, dignità umana, siano sempre più al centro della nostra celebrazione e della nostra vita, come segno della continua presenza del Signore tra noi, preghiamo. Perché illuminati dalla Parola di Dio che anche in questa domenica ci insegna la più grande misericordia, diamo una risposta pronta ed efficace alle istanze di libertà, di uguaglianza e di pacificazione sociale, che emergono dalla storia attuale, preghiamo. La luce della tua verità, o Padre, ci faccia avanzare sulla via della conversione e ci impedisca di lasciar cadere anche una sola delle tue parole. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Vangelo Migrante: V Domenica di Quaresima | Vangelo (Gv 8,1-11)

31 Marzo 2022 - L’opportunismo ipocrita e gretto di scribi e farisei è senza misura. Strumentalizzano senza ritegno la dignità di una donna sorpresa in adulterio, per mettere in difficoltà il Maestro. Al centro della pagina del Vangelo di questa domenica c’è una donna, sorpresa in adulterio, trascinata nel tempio davanti a Gesù ed esposta all’attenzione spudorata di tutti. Per Legge mosaica, tutte e due le persone colte in flagrante, dovevano essere lapidate. Per Gesù, la trappola è servita: se permette l’applicazione Legge, tradirà il suo messaggio di perdono; se perdona, si metterà in contraddizione con la Legge. La questione è solo teoretica: manca la parte maschile e, storicamente parlando, queste lapidazioni erano già allora obsolete. Gesù se ne accorge e come prima cosa non vuole rendersi complice della violenza. Tace, si china e si mette a scrivere con il dito per terra. Un chiaro riferimento al dito di Dio che quella volta scrisse le dieci parole della vita e tra queste anche il ‘non commettere adulterio’. È scritto. Tutti sanno che non si fa. Condannare chi lo ha commesso non cambia nulla. Ma secondo la logica dei suoi interlocutori, il male si elimina uccidendo chi lo commette. E insistono nell’interrogarlo. Gesù si alza in piedi e risponde: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Secondo quella Legge il testimone che aveva dichiarato di aver visto, aveva anche il diritto a tirare per primo la pietra. Gesù la applica fino in fondo e, mentre chiede ai presenti se c’è quel testimone, fa presente che, sempre secondo quella Legge, per vedere il peccato occorre essere senza peccato. E quelli, uno ad uno, iniziano ad andare via a cominciare dagli anziani. Hanno vissuto più a lungo e quindi le occasioni di peccato sono state più numerose. E i giovani, nello stesso contesto si rendono conto anch’essi che, di fronte ad un esigente esame di coscienza, neppure loro risulterebbero senza peccato. Gesù resta solo con la donna. E con tenerezza, delicatezza e rispetto, porta a termine il suo capolavoro: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? (…). Neanch’io”. Nessuno l’ha condannata perché nessuno poteva farlo. E non lo fa nemmeno Gesù: Lui non è venuto a condannare ma a salvare! E le dice: “va’ e d’ora in poi non peccare più”. Non è un’ipoteca sul futuro. Nell’incontro con Gesù, avviene qualcosa di irreversibile. Se per la legge antica si pensava di estirpare il male uccidendo chi lo aveva commesso, nell’incontro con Gesù il male muore ed è inchiodato per sempre nel perdono da Lui dato; e la persona è restituita per sempre alla vita. Questo è il futuro a cui è consegnata quella donna. Quegli uomini che non hanno potuto dire di essere senza peccato, sono tornati a casa con il peccato, a riabbracciare la Legge antica e non Gesù. Quella donna sorpresa nel peccato, dopo essere stata abbracciata da Gesù, torna alla vita senza peccato. Anche per noi, oggi, nel perdono di Gesù, comincia una vita nuova. La vita nuova, da Lui donata, non muore più!  

Ucraina: nasce a Reggio Calabria il Comitato “Per i bambini e le mamme dell’Ucraina”

31 Marzo 2022 - Reggio Calabria - I profughi ucraini che stanno arrivando in queste settimane a Reggio Calabria sono soprattutto gruppi familiari, di cui fanno parte molti minori. Una dottoressa, che assiste le persone alla frontiera in fuga verso i Paesi dell’Unione Europea, tramite una donna ucraina che vive a Reggio, ha segnalato la drammatica situazione di centinaia di bambini accampati nella stazione ferroviaria di Varsavia. In attesa che le istituzioni pubbliche adottino le misure opportune per garantire canali strutturati di accoglienza, grazie alla immediata disponibilità di volontari, associazioni, parrocchie e famiglie, è stato aperto un piccolo corridoio umanitario per dare una prima risposta all’emergenza. Così è nato il Comitato “Per i bambini e le mamme dell’Ucraina”. Vi fanno parte l’Associazione Agape, la Parrocchia San Sebastiano al Crocifisso, la Parrocchia Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, la Caritas diocesana, l’Associazione Ulysses, la Cooperativa Demetra, il Banco Alimentare, l’Associazione Medici del Mondo e il Patronato della CGIL. Come emanazione dell’Ufficio Diocesano “Migrantes”, ha aderito all’iniziativa anche il Centro Ascolto “G.B. Scalabrini”, presieduto da p. Gabriele Bentoglio, missionario scalabriniano e direttore dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Reggio Calabria - Bova.  Grazie a questa rete di solidarietà, finora otto nuclei familiari, composti da venti donne e dieci bambini, sono stati accolti presso alcune famiglie o in alloggi messi a disposizione dalla generosità di privati cittadini. Il Comitato si impegna a dare vita a progetti familiari personalizzati, che prevedono anzitutto l’individuazione di un volontario-tutor come punto di riferimento della famiglia accolta, sia per le necessità quotidiane che per il raccordo con enti e istituzioni; poi, il reperimento di alloggi, prevedendo la copertura delle spese delle utenze, di eventuali lavori di adattamento e di acquisto di quanto necessario; quindi, l’assistenza per l’inserimento scolastico, le cure sanitarie, il sostegno psicologico, l’accesso alle attività sportive; ancora, l’assistenza legale e il raccordo con i servizi sociali Comunali, la Questura, l’Asp e il Tribunale dei Minori; infine, l’istituzione di corsi di alfabetizzazione per i minori e le mamme, in collaborazione con mediatori linguistici e culturali.

Ucraina: protezione temporanea e assistenza ai profughi di guerra

31 Marzo 2022 -

Roma - Lo scorso 28 marzo il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi,  ha firmato il DPCM che eroga protezione temporanea e assistenza ai profughi di guerra provenienti dall’Ucraina.

In virtù del decreto, il permesso di soggiorno dei rifugiati ucraini ha validità di un anno e può essere prorogato di sei mesi più sei, per un massimo di un anno. Il DPCM consente l’accesso all’assistenza erogata dal Servizio Sanitario Nazionale, al mercato del lavoro e allo studio. È la Questura l’autorità competente al rilascio del permesso di soggiorno per protezione temporanea. Il provvedimento prevede anche specifiche misure assistenziali e consente ai cittadini ucraini già presenti in Italia il ricongiungimento con i propri familiari ancora presenti in Ucraina.

Inoltre, un’ordinanza firmata dal capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio del 29 marzo prevede l’erogazione di un contributo di 300 euro mensili (150 per i minori) per un massimo di 3 mesi per il sostentamento di ciascun rifugiato. Il periodo decorre dalla data di ingresso nel territorio nazionale, individuata con la presentazione della richiesta di protezione temporanea e comunque non oltre il 31 dicembre 2022. L’art. 31 del c.d. decreto Ucraina, (dl n. 21/2022) inserisce nel nostro sistema di accoglienza una nuova modalità, Accoglienza diffusa, che si affianca e si aggiunge a quelle canoniche dei CAS e dei SAI. Si tratta di 15mila posti messi a disposizione in collaborazione con il Terzo settore, in forma allargata (gli enti del Terzo settore, i Centri di servizio per il volontariato, gli enti e le associazioni iscritte al registro di cui all' articolo 42 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e gli enti religiosi civilmente riconosciuti). Il decreto demandava a successiva ordinanza della Protezione Civile la definizione delle forme e le modalità organizzative di questa nuova accoglienza diffusa. Al riguardo, è stato annunciato un imminente avviso per una manifestazione di interesse, per raccogliere da tutti questi enti la loro disponibilità. L’avviso stabilirà anche i criteri per l’accoglienza e le tariffe massime pro capite per die che però – era scritto nel decreto e ha già detto – saranno allineate con quelle del Ministero dell’Interno, per non creare diversità economiche per un servizio. (Alessandro Pertici)

Ferrara: il 10 aprile messa in lingua spagnola

31 Marzo 2022 - Ferrara - I “Católicos latinoamericanos de Ferrara” del gruppo San Martín de Porres, i cattolici di lingua spagnola residenti nella diocesi di Ferrara-Comacchio  e guidati da don German Diaz Guerra, domenica 10 aprile, Domenica delle Palme, organizzano una Santa Messa in lingua spagnola alle ore 18 nella chiesa del Corpus Domini in via Torboli, 17 a Ferrara.

Ucraina: profughi in Italia, solo il 7% nelle strutture

31 Marzo 2022 -
Roma - Nel nostro Paese l' aiuto di familiari e amici in Italia rappresentano ancora la prima forma di accoglienza dei rifugiati in fuga dal conflitto in Ucraina. Nel frattempo, il flusso di arrivi verso le nazioni europee, Italia compresa, inizia a calare. A confermarlo è il ministro dell' Interno Luciana Lamorgese: «Si registra un rallentamento del ritmo di arrivi di profughi ucraini verso l' Italia e verso gli altri Paesi - ha detto ieri in un' audizione davanti al Comitato parlamentare su Schengen e Immigrazione -. In Europa si è passati da 200mila a inizio crisi a 40-50 mila negli ultimi giorni». In Italia sono 76.847 gli ingressi registrati (1.732 in più del giorno prima): 39.617 donne, 7.435 uomini e 29.795 minori. Fra questi, 8.455 sono già inseriti nelle scuole, «ma se arrivano altri studenti - avverte il ministro dell' Istruzione Patrizio Bianchi - sarà necessario prevedere nuove risorse con fondi europei». Le principali destinazioni restano Milano, Roma, Napoli e Bologna, dove la maggior parte delle persone viene ospitata da familiari e conoscenti. Solo 5.600 sono nelle strutture dei circuiti Cas (5.300) e Sai (299). È una quota pari appena al 7% del totale. Per l' accoglienza, l' assistenza sanitaria e altri sostegni, il governo ha previsto fondi per 458 milioni, che finanzieranno pure un assegno mensile di 300 euro a persona (più 150 a minore) per tre mesi, per la sistemazione abitativa autonoma di chi ne farà richiesta. Dopo il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi, il permesso di soggiorno verrà concesso «ai profughi ucraini, ad apolidi e a cittadini di Paesi terzi che beneficiano di protezione internazionale in Ucraina ». Al momento, le domande di protezione sono «750», dato che «riflette la speranza di rientrare in patria dopo il termine delle ostilità». I minori non accompagnati. Finora sono 475, 244 femmine e 231 maschi. Solo 38 hanno fra zero e 5 anni, altri 266 fra 7 e 14 anni e il resto da 15 a 17. Fra loro, «344 si trovano in famiglie autorizzate dal Tribunale per i minorenni e 94 in altre strutture autorizzate». Le presenze più numerose sono in Toscana (96 minori), Veneto (78), Lombardia (67), Emilia Romagna (48) e Piemonte (39). La legge italiana «non consente di considerare familiari e amici come tutori» e «bisogna fare ricorso al Tribunale per i minorenni, perché riconosca la persona che accompagna il minore». Dal 1° gennaio al 29 marzo 2022, sono arrivati sulle coste italiane 6.701 migranti: 3.323 a seguito di operazioni di soccorso (1.595 grazie a navi delle Ong); 3.378 con «sbarchi autonomi». In tutto il 2021, erano approdati 67.477 migranti. Come luoghi di partenza, restano in testa Libia (4.236 persone) e Tunisia. Ultimamente, ha detto il ministro, «si registra un allentamento della pressione», ma vanno valutati gli effetti della «crisi alimentare causata dal conflitto», visto che «Paesi come la Tunisia importano grano da Ucraina e Russia e ciò potrebbe influire sui flussi». Un nuovo patto Ue? Per la titolare del Viminale, la crisi ucraina «avrà un impatto positivo sul Patto asilo e migrazione, fermo da tempo». La speranza è «che il nuovo approccio, che ha visto tutti i Paesi europei accettare l' accoglienza e la redistribuzione dei profughi ucraini, possa valere per le altre situazioni di instabilità», compresi i flussi dal Mediterraneo. Sarebbe «poco lungimirante », argomenta Lamorgese, «pensare che questi scenari di mobilità possano essere governati secondo le attuali regole di Dublino e il sistema Schengen» e «sarebbe «un grave errore di prospettiva non dotarsi di un Patto su immigrazione e asilo». (Vincenzo R. Spagnolo)

Fondazione Migrantes-Transiti: la condizione psicologica degli expat italiani nel 2018: come, questa comunità, viveva la complessità della distanza?

31 Marzo 2022 - Roma - Prima del Covid-19 si evidenziavano due differenti “strategie d’espatrio”. La prima, decisamente maggioritaria tra i soggetti intervistati, vedeva l’espatrio come una scelta personale derivata dal desiderio di coltivare un proprio progetto di vita. Questa scelta risultava orientata da due motivazioni principali. La prima riguarda il desiderio di esercitare la professione desiderata, ritenendo l’Italia un contesto poco vantaggioso rispetto al paese ospitante per esaudire tale aspettativa. Guardando all’estero, si intravedeva la possibilità di ricevere un reddito più alto rispetto a quello presunto nel paese di origine.

Il secondo gruppo di soggetti dichiarava di essere emigrato per una proposta lavorativa ricevuta da terzi. Il ruolo “passivo” ricoperto dalla scelta della destinazione è un aspetto importante, come evidenziano i risultati dello studio che esporremo in maggior dettaglio in un secondo momento.

In questo senso, le maggiori cause di sofferenza emotiva sperimentata da coloro che sceglievano di partire inseguendo un proprio progetto, erano rappresentate dalla mancanza dei familiari e degli amici, dal senso di solitudine esperito in determinati momenti del proprio percorso d’espatrio e da tutta una serie di sintomi che venivano indicati come “uno stato di malessere generalizzato”. A cui però risultava difficile dare una forma e un nome precisi.

L’aggiunta di questa sensazione risultava essere la più importante causa di sofferenza nel gruppo di chi emigrava per una proposta lavorativa non cercata. La difficoltà a nominare e dare una forma al malessere si accompagnava ad un sentimento di insoddisfazione verso le relazioni sociali instaurate e da difficoltà di apprendimento della lingua del paese ospitante non commisurate al grado di difficoltà linguistica. Queste criticità risultavano maggiori rispetto a quelle dichiarate da chi sceglieva la propria traiettoria migratoria.

Di che cosa parlano gli italiani all’estero. Il nostro team di ricerca si è impegnato a indagare se queste tematiche di condizione psicologica fossero in qualche modo condivise e socializzate nelle conversazioni con altri expat nel medesimo contesto. E alla domanda “Di che cosa parlano gli italiani all’estero quando sono con altri italiani?”, la risposta non poteva essere più scontata… ovviamente, di cibo!

Ebbene sì, come da tradizione e stereotipo il tema del cibo è stato indicato come l’argomento principale in entrambi i gruppi. Un dato, questo, che fa riflettere su come il cibo sia uno strumento dotato di tantissimi significati culturali, sociali, nonché psicologici, che spesso vanno oltre la mera soddisfazione dei bisogni primari.

Altri importanti e ricorrenti argomenti di conversazione risultavano essere la famiglia, la cultura d’origine e, più in generale, l’Italia. Tutte queste tematiche riguardano le varie sfere dell’identità e toccano la condizione psicologica.

Il secondo gruppo (gli expat per proposta lavorativa ricevuta) si differenziava dal primo per il tema della difficoltà di apprendimento della lingua. I ricercatori  ipotizzano che questo dato derivi dal fatto che chi emigra aderendo ad una proposta lavorativa esterna difficilmente sceglie la propria destinazione. Di conseguenza, è plausibile che abbia una differente preparazione linguistica e culturale relativa al contesto d’arrivo rispetto a coloro che espatriano per un progetto personale. Questi ultimi soggetti potrebbero probabilmente essere maggiormente motivati a studiare la nuova lingua e ad apprendere e comprendere alcuni aspetti chiave del contesto culturale che incontreranno una volta partiti.

Per quanto riguarda le aspettative delle persone che hanno scelto di partecipare a questa indagine si può dire che, seguendo i risultati presentati, siano state ampiamente attese.

Nella maggior parte dei casi, chi si aspettava di trovare un lavoro migliore rispetto a quello che aveva prima del trasferimento lo ha effettivamente trovato. Chi credeva che la partenza avrebbe migliorato la propria condizione economica, non ha avuto delusioni. Anzi, alcuni expat che da questo punto di vista avevano delle basse aspettative, si sono poi ricreduti.

Un discorso a parte va fatto per le aspettative nei confronti del sistema sanitario. Sembrerebbe che gli expat interpellati avessero diverse difficoltà ad interagire con questo aspetto della nuova vita e che in qualche modo rivalutassero i servizi di sanità pubblica offerti dal proprio contesto d’appartenenza.

Il profilo di expat che ricercatrici e ricercatori hanno elaborato alla luce dei risultati estratti da questa indagine sembra parlarci in maniera chiara rispetto ad alcuni punti di vista.

Come la dott.ssa Di Girolamo, autrice della ricerca,  afferma: “Sembra che gli expat intervistati prima del Covid-19 avessero in qualche modo deciso di incontrare la propria identità personale in un contesto altro da quello d’origine. Nel fare ciò, sembravano aver sacrificato, in varia misura, l’incontro con gli aspetti culturali e contestuali della propria identità. Una frase di una ragazza da noi intervistata era particolarmente eloquente. Parlando della sua esperienza di post-doc all’estero, si è rivolta a noi con una riflessione personale: ‘Ho paura che alla fine della giostra non valga la pena aver scelto di sacrificare le mie persone più care per stare qui da sola a lavorare’.”

È interessante come questa affermazione, anche se apparentemente incentrata su una valutazione negativa dell’esperienza di espatrio, in realtà ponesse l’accento non tanto sul tema del fallimento del progetto, quanto sulla paura e sull’indeterminatezza di questa condizione psicologica.

Quel “Ho paura che” ci parla, più che di una sconfitta, di un’indeterminatezza che spesso può rivelarsi positiva, come nei casi di miglioramento della propria condizione lavorativa e remunerativa, ma che comunque chiede in cambio una ristrutturazione dell’identità personale funzionale alla vita nel nuovo contesto.

Questo comporta delle sfide e delle rinunce sul piano dell’identità che spesso veicolano un senso temporaneo di “assenza”, una paura di svanire insieme alle relazioni importanti che abbiamo lasciato indietro. Una nostalgia del passato, del presente e la paura di un futuro indeterminato. Indeterminato come il malessere che molti dichiarano di provare in contesti d’espatrio e che accompagna molto spesso le traiettorie migranti.

Si tratta, tuttavia, di un passo importante. La sua risoluzione gioca un ruolo chiave nella ridefinizione di se stessi come expat ed è in qualche modo necessaria per appropriarsi di un nuovo futuro. (Anna Pisterzi)

    Questo articolo anche nella sezione Articoli del sito di Transiti - Psicologia d’espatrio.  

Ucraina: 76mila i profughi arrivati in Italia

30 Marzo 2022 - Roma - Sono complessivamente 76.847 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte finora in Italia, 73.814 delle quali alla frontiera e 3.033 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Nel dettaglio sono 39.617 donne, 7.435 uomini e 29.795 minori. Le città di destinazione dichiarate all'ingresso in Italia - fa sapere il Ministero dell'Interno - continuano a essere Milano, Roma, Napoli e Bologna. Rispetto a ieri, l'incremento è di 1.732 ingressi nel territorio nazionale.

Ucraina: 17 milioni dal Pon legalità per l’emergenza

30 Marzo 2022 -
Roma - Il Programma operativo nazionale Legalità (Pon Legalità) in campo per l’emergenza Ucraina con 17 milioni di euro destinati dall’Autorità di gestione del programma, istituita presso il Viminale, ai progetti per l’accoglienza dei profughi. Ne ha dato notizia il ministero dell’Interno sul proprio sito web. “10 milioni di euro – viene spiegato – sono riservati agli enti locali delle Regioni ‘in transizione’: Abruzzo, Molise e Sardegna. Consentiranno di allestire o rendere più efficienti immobili pubblici destinati, o da destinare, all’accoglienza, migliorandone sia la funzionalità sia l’efficienza energetica. In particolare, grazie al contributo di 200mila euro a intervento, gli enti i cui progetti saranno approvati potranno acquistare le attrezzature necessarie, come arredi, dotazioni sanitarie, infissi, caldaie, caloriferi, pannelli solari”. “I restanti 7 milioni di euro messi a disposizione dall’Autorità di gestione del programma – prosegue la nota – sono destinati ai Comuni capoluogo delle Città metropolitane che stanno sostenendo il maggiore impatto dei flussi provenienti dall’Ucraina. Anche in questo caso le azioni da finanziare, per un importo massimo di 500mila euro a progetto, saranno finalizzate a migliorare la funzionalità e l’efficienza energetica dei luoghi destinati all’accoglienza”. Gli enti locali di Abruzzo, Molise e Sardegna e i Comuni capoluogo delle Città metropolitane possono presentare entro il 30 aprile una sola proposta, per un solo immobile, alla Segreteria tecnica per la gestione dei fondi europei e programmi operativi nazionali del dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, che valuterà l’ammissibilità delle proposte progettuali.

Rammendare le lacerazioni, ascoltare le angosce

30 Marzo 2022 - Roma - Siamo alla vigilia della fine dello stato di emergenza Covid-19. È sicuramente un momento atteso, che segna un passaggio fondamentale verso la ripresa della vita sociale e non solo. Prudenza, responsabilità, attenzione, accortezza… gli atteggiamenti che hanno scandito le giornate di questi due anni non perdono di colpo la loro efficacia e attualità, anzi rimangono compagni di viaggio per un futuro rinnovato. Le lacerazioni che la pandemia lascia in consegna chiedono un impegno concreto a tutta la società. Anche ai giornalisti e agli operatori della comunicazione. Quel senso di paura e di ansia diffuso, ora dilatato in una dimensione internazionale per il conflitto in corso, chiede di essere ascoltato e finalmente colmato. Non ci sono ricette pronte. C’è invece una chiamata ben precisa: “Ascoltare con l’orecchio del cuore”. (Vincenzo Corrado)

Ucraina: ecco il piano per i bambini ucraini soli

30 Marzo 2022 -

Roma - A integrare la cornice di misure e procedure per l’accoglienza dei profughi ucraini, è arrivato in serata di ieri anche l’atteso «Piano minori stranieri non accompagnati» messo a punto dal ministero dell’Interno. Il documento – 10 pagine che il quotidiano Avvenire ha visionato – è composto da una premessa e da 5 capitoli. Riguardano «obiettivi ed enti coinvolti», presenza di minori soli sul territorio nazionale, modalità di «identificazione e censimento», «accoglienza» e infine «affido temporaneo e tutela». Nel dettaglio, il Piano «mira a fornire le linee guida» per la gestione di bambini e adolescenti giunti dall’Ucraina da soli. Gli enti coinvolti sono il commissario delegato dal governo, ossia il prefetto Ferrandino; tre dipartimenti dell’Interno (Immigrazione; Frontiere; Anticrimine); i ministeri di Politiche sociali e Giustizia; e infine, a livello locale, «prefetture, questure, procure e tribunali per i minorenni, servizi sociali dei Comuni».

Nella definizione di minore non accompagnato, rientrano non solo quelli che arrivano senza genitori, ma anche quelli accompagnati da adulti che però non sono loro «tutori secondo la legge italiana». Il documento cita qualche esempio, includendo nella categoria anche i bambini stranieri accompagnati «da una zia o una nonna o dal direttore dell’istituto dove erano accolti in Ucraina, che non possano dimostrare di esserne legalmente responsabili» secondo le norme italiane. Le tutele comprendono il divieto di respingimento alla frontiera, il divieto di espulsione e il diritto all’accoglienza, ad essere informati sulla propria condizione, al rilascio di un permesso di soggiorno e a indagini per il «rintraccio» dei propri familiari.

Al momento, risultano essere solo 475 i minori stranieri non accompagnati arrivati dall’Ucraina. Una «buona parte è stata affidata alle famiglie, mentre un’altra parte vive in istituti individuati dai comuni che rientrano nei parametri stabiliti», fa sapere la capo dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Viminale, Francesca Ferrandino, che sottolinea la necessità di verifiche e segnalazioni: «È importantissimo che chiunque sia a conoscenza della presenza di un minore non accompagnato, lo segnali ai Carabinieri o alla Polizia, affinché scatti quella cordata di interventi che garantiscano l’interesse prioritario del minore». 

Il Piano affida alla polizia delle frontiere il compito di effettuare un costante monitoraggio sugli ingressi nel territorio nazionale. Inoltre dispone che chiunque (servizi sociali, forze dell’ordine, protezione civile, associazioni) sia a conoscenza della presenza di un minore straniero non accompagnato abbia «il dovere d’accompagnarlo in questura, dove si provvederà a redigere un verbale di 'consegna-presa in carico' al Servizio sociale o struttura di prima accoglienza » e a «segnalare la presenza» al tribunale dei Minorenni per gli adempimenti e le tutele previste, compresa la nomina di un tutore. Le generalità del minore vengono inserite in una banca dati presso il ministero delle Politiche sociali – il «Sim» (Sistema informativo minori) – per attivare la presa in carico del comune di competenza. Riguardo all’identificazione, se ci sono dubbi sulla documentazione o se il ragazzino ne è sprovvisto, è previsto l’accertamento «socio-sanitario» dell’età. Per chi ha più di 14 anni in una prima fase è previsto il collocamento presso strutture protette del ministero dell’Interno, per non più di 30 giorni, e successivamente nel Sistema Sai. I più piccoli invece vanno in strutture comunali o, in via residuale, regionali. Infine, si specifica come ai minori non accompagnati non sia applicabile la procedura di «affidamento familiare diretto» da parte dei servizi sociali. L’iter compete al tribunale per i minorenni e, «in assenza di tutori volontari disponibili», ne viene nominato uno «istituzionale», ad esempio il sindaco del comune in cui si trova la struttura che ospita il minore. (Vincenzo R. Spagnolo - Avvenire)