23 Novembre 2022 - Roma- A Roma la 1ᵃ edizione dell’Italian Circus Talent Festival, l’evento competitivo riservato agli astri nascenti del Circo italiano, sarà il quartiere residenziale di Acilia, in via di Macchia Palocco, a pochi chilometri dall’aeroporto di Fiumicino, ad accogliere le strutture entro le quali prenderà forma il Super Festival dei Talenti Italiani in programma dal primo al quattro dicembre. La 1ᵃ edizione dell’Italian Circus Talent Festival è una produzione New Cover e vede il contributo del Ministero della Cultura e le collaborazioni dell’International Circus Festival of Italy e del Rony Roller Circus. La quattro giorni di spettacoli vedrà in pista giovani astri nascenti del Circo italiano che si esibiranno, con numeri inediti, al cospetto di tre giurie, la temuta Giuria Tecnica Internazionale, l’appassionata Giuria della Critica e l’inedita Giuria Popolare. La Giuria Tecnica è composta dai massimi esperti in ambito circense, la Giuria della Critica dai principali
referenti della Stampa Nazionale e di Settore, invece, la Giuria Popolare da quanti fra gli spettatori vogliano dare la loro opinione sui numeri dello spettacolo. Gli spettacoli della 1ᵃ
edizione dell’Italian Circus Talent Festival vedono la Direzione di Pista affidata ad un quartetto di fuoriclasse: Ruby Merzari, Rony Vassallo, Fabrizio Montico, magistralmente coordinati dal Ringmaster per eccellenza, Tommy Cardarelli; a presentare la competizione Andrea Giachi ed Alessia Dell’Acqua. Special guest e fuori concorso i celeberrimi Clown Saly che irromperanno a più riprese.
Primo Piano
Migrantes Bergamo: il 1 dicembre la presentazione del Rapporto Immigrazione
23 Novembre 2022 - Bergamo - Sarà presentato giovedì 1° dicembre dalle ore 18.00 a Bergamo il XXXI Rapporto Immigrazione 2022 di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Interverrà Simone Varisco della Fondazione Migrantes, sul tema “Costruire il futuro con i migranti”. Sarà l'occasione per calare i dati presentati nella realtà bergamasca, offrendo uno sguardo capace di riconoscere dietro ai volti e alle storie dei singoli un fenomeno che ci interroga, ci arricchisce e provoca ad uno sguardo e atteggiamenti nuovi. La presentazione all'interno della Settimana Tematica "Inclusione e politiche di integrazione" organizzata dalla Diocesi di Bergamo nell'abbazia benedettina di San Paolo d'Argon, all'interno delle attività del progetto FILEO – Centro di studi e formazione sulle tematiche interculturali e il dialogo interreligioso e si aprirò lunedì' 28 novembre
Il programma della Settimana prevede cinque tappe di un unico percorso capace di passare dai "dati alle persone", in una narrazione che attraverso il focus sulle politiche di gestione del fenomeno migratorio, sappia raccontare della storia concreta di persone che arricchiscono il nostro territorio di Bergamo in quanto portatori di un proprio bagaglio culturale. Molti sono i soggetti coinvolti nella organizzazione e promozione dell'evento.
Festival della migrazione, Mons. Perego: da cittadini a fratelli per un futuro insieme
23 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Papa Francesco ha scritto che “Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, il ritardo della cittadinanza prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli” (F.T. 131). Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. Il Festival della migrazione 2022 riparte dalla cittadinanza con un incontro-dibattito all’Università di Ferrara, coniugandola con nuove opportunità nel percorso di incontro tra persone con storie, culture, religioni diverse che riguardano anzitutto il lavoro, che chiede il superamento della precarietà, la lotta al caporalato, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; la scuola, con un investimento nell’insegnamento interculturale, nel riconoscimento di competenze maturate all’estero, nell’internazionalizzazione dei percorsi; la protezione internazionale, con uno sguardo all’esperienza di accoglienza degli Ucraini che ha visto finalmente da subito un permesso di soggiorno – la protezione temporanea -, l’impegno sussidiario di Stato, protezione civile e mondo ecclesiale e del Terzo settore, per dare accoglienza e sicurezza a chi, soprattutto donne e bambini, era in fuga da una guerra assurda. Il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara - che inizia oggi - anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)
Festival della Migrazione: un’Agenda concreta per un fenomeno strutturale
22 Novembre 2022 - Modena - Il Festival della Migrazione ripropone, come ogni anno, il suo palinsesto culturale consolidando il percorso oramai avviato da diverso tempo: una agenda che resta valida e che il Festival emiliano (da quest’anno presente anche a Ferrara, oltre che a Modena e Carpi) propone come piattaforma di confronto.
“Sono questi i tratti distintivi e peculiari del Festival – sottolinea Edoardo Patriarca, portavoce della manifestazione -: il fenomeno migratorio è un fenomeno strutturale, lo è da sempre, l'umanità è cresciuta con le migrazioni, le grandi civiltà, le nazioni sono maturate con le migrazioni; sono le società aperte e comunità innamorate delle proprie tradizioni ad avere un futuro; anche per il nostro Paese i fenomeni di immigrazione possono essere una grande opportunità di futuro in un contesto di crollo demografico, siamo ormai un Paese interculturale; non vi è nessuna invasione, al contrario l’Italia è da decenni un Paese di emigrazione, soprattutto di giovani; attendiamo da anni politiche finalmente di medio e lungo termine non più gestite sempre in una logica emergenziale”.
Tre le parole chiave di questa edizione, che proseguono il tema ‘Cittadini tutti’ dell'edizione 2021, il Festival della Migrazione ne propone in particolare tre. La prima è accoglienza: la mobilitazione diffusa per accogliere i profughi ucraini ha mostrato che l'accoglienza non è impossibile, anzi si può gestirla con efficienza e umanità soprattutto per merito di comuni e terzo settore. La seconda è cittadinanza, perchè una nuova legge sulla cittadinanza non è importante soltanto per esigenze di diritto spettante ai nuovi italiani, ma anche per cambiare una legge inadeguata e datata, per rinforzare la nostra democrazia che vive quanto più i residenti di un Paese sono protagonisti della vita della comunità. Infine pari opportunità, e cioè un lavoro degno per tutti: il lavoro dei lavoratori stranieri in alcuni settori è oramai indispensabile, strategico se si vuole rilanciare il Paese.
Patriarca conclude: “Non da ultimo la politica pratica il principio di realtà innervato dai valori costituzionali. Per comprendere e gestire i fenomeni migratori (non solo questi) occorre conoscere la realtà, i dati veri, i problemi e le possibili soluzioni, per contrastare gli stereotipi, le troppe fake, il battutismo... Il Festival si è dato anche questo compito”.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Commissione europea e Piano d’azione sul Mediterraneo centrale
22 Novembre 2022 - Roma - Le istituzioni europee stanno discutendo delle recenti difficoltà nello sbarco dei migranti arrivati via mare, in particolare dopo le operazioni di ricerca e soccorso condotte dalle imbarcazioni delle ONG nel Mediterraneo centrale, e dell'attuazione del meccanismo volontario di ricollocazione concordato nel giugno scorso. "Gli ultimi eventi hanno acceso i riflettori sulla rotta del Mediterraneo centrale, dove nel 2022 sono arrivati oltre 90 mila migranti e rifugiati, partiti principalmente da Libia e Tunisia e originari principalmente di Egitto, Tunisia e Bangladesh, con un aumento di oltre il 50% rispetto al 2021", ha ricordato la Commissione europea. Pertanto, in vista del Consiglio straordinario Giustizia e affari interni del 25 novembre 2022, l’esecutivo europeo ha presentato ieri (21 novembre) un piano composto da venti punti. Pur sottolineando che le soluzioni strutturali potranno essere trovate solo attraverso un accordo sull'intera serie di riforme in materia di asilo e migrazione attualmente in fase di negoziazione, la Commissione propone una serie di misure operative per affrontare le sfide immediate e in corso lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. E tra queste un codice "per le imbarcazioni dedite alle attività di ricerca e salvataggio, in particolare alla luce degli sviluppi nel contesto europeo". "Gli Stati membri devono accelerare l'attuazione del meccanismo di solidarietà concordato il 22 giugno 2022 che affronti le strozzature finora individuate, migliorando la flessibilità, razionalizzando i processi e attuando il finanziamento di misure alternative", è quanto si legge nel piano d'azione. "A tal fine la piattaforma di solidarietà rivedrà le procedure operative standard per la ricollocazione al fine di ottenere procedure più efficienti e rapide, anche per fornire un rapido sostegno agli Stati membri che ricevono arrivi via mare. La piattaforma della solidarietà abbinerà progetti proposti e contributi finanziari per avviare l'attuazione delle misure alternative di solidarietà attraverso progetti coerenti con le attività e le esigenze individuate. Saranno inoltre rafforzati i collegamenti tra il meccanismo volontario di solidarietà e le azioni previste nella dimensione esterna della migrazione.
L'Eu-Aa (la Nuova Agenzia Europea per i richiedenti asilo) darà la priorità al sostegno agli Stati membri nella rapida attuazione del meccanismo volontario di solidarietà attraverso i suoi strumenti e piani operativi. La piattaforma di solidarietà continuerà a coordinare l'attuazione del meccanismo, identificherà le modalità per migliorarlo e prenderà in considerazione ulteriori impegni, se necessario". L'agenzia Ue di controllo delle frontiere "Frontex, insieme agli Stati membri interessati, effettuerà una valutazione mirata della situazione nel Mediterraneo centrale per identificare le esigenze di un sostegno rafforzato attraverso operazioni congiunte, sorveglianza aerea e marittima, sviluppo di capacità e consapevolezza situazionale per gli Stati membri all'esterno frontiere".
Presentando il piano, il Commissario Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha detto che "l'obbligo legale di soccorrere e di garantire la sicurezza della vita in mare è chiaro, a prescindere dalle circostanze che portano le persone a trovarsi in una situazione di disagio. Salvare vite è sempre il primo obbligo, ma qui ci sono molte sfide. La situazione odierna delle navi private che operano in mare è uno scenario che manca ancora di sufficiente chiarezza. Questa sfida attuale non era stata presa in considerazione quando il diritto marittimo è stato concordato per la prima volta, è necessaria una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, gli Stati di bandiera e gli Stati costieri e altri attori pertinenti". Il ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi, si dice "soddisfatto per i contenuti del piano reso noto dalla Commissione europea. Il testo mette al centro della discussione alcune importanti questioni in tema di gestione dei flussi migratori e lo fa nella prospettiva già auspicata dal Governo italiano. Sono convinto che si tratti di una valida traccia di lavoro comune". In particolare, sottolinea il titolare del Viminale, le questioni che più premono all'Italia riguardano "la condivisione dell'esigenza di una più intensa cooperazione con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori, anche attraverso la realizzazione di specifici programmi europei di investimenti su quei territori e il riferimento a una implementazione del meccanismo di solidarietà adottato nel giugno scorso, in considerazione del fatto che la sua applicazione concreta, fino a oggi, ha dato per l'Italia risultati assolutamente insufficienti". (Alessandro Pertici)
Altrettanto importante, prosegue Piantedosi, è poi "l'aspetto relativo a un maggiore coordinamento delle attività di ricerca e soccorso nelle aree Sar, che prevede, come da tempo richiesto dall'Italia, un ruolo anche per gli Stati di bandiera". Già a partire dalla riunione in programma venerdì, conclude dunque il ministro, "opereremo per ogni ulteriore arricchimento del piano di azione europeo".
Afghanistan: 158 profughi in salvo con i corridoi umanitari
22 Novembre 2022 - Roma - Arriveranno giovedì 24 novembre, con un volo proveniente da Islamabad, 158 profughi afghani grazie ai corridoi umanitari promossi da Conferenza Episcopale Italiana, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, IOM, INMP e UNHCR d’intesa con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. I cittadini afghani, rifugiati in Pakistan dall’agosto 2021, verranno accolti in diverse regioni e avviati subito verso l’integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua e dall’inserimento lavorativo, grazie a questo progetto totalmente a carico degli organismi proponenti e sostenuto dalla generosità e dall’impegno di tanti cittadini italiani, che hanno offerto le loro case per ospitare, ma anche comunità religiose, ONG e diversi soggetti ecclesiali e civili. Ad accoglierli, fra gli altri mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio; Libero Ciuffreda, membro del Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia; Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione di Arci.
“Il mondo è piatto. Ricette e incontri etnici nella tua cucina”: un libro della Comunità Papa Giovanni XXIII
22 Novembre 2022 - Rimini - Cos’hanno portato di buono le persone che nel corso degli anni sono migrate in Italia dall’Africa, dalle Americhe, dall’Asia, dall’Oceania o da altri Paesi europei? Un modo per scoprirlo è condividere con loro le esperienze culinarie, dato che un elemento che accomuna tutti i popoli è la preparazione del pasto per sé e per i propri familiari. È questa l’dea alla base del libro “Il mondo è piatto. Ricette e incontri etnici nella tua cucina” (Sempre Editore), da oggi in libreria. “Ogni piatto è un regalo prezioso – spiega nell’introduzione l’autrice, Chiara Bonetto – perché mi è stato consegnato da una persona che lo ha condiviso con me, insieme a un pezzetto della propria cultura, della propria vita”.
Scorrendo le 60 ricette, si trovano cibi ormai famosi anche in Italia, come gli involtini primavera dalla Cina, le empanadas dall’Argentina o i biscotti marocchini, ma anche tantissimi piatti sconosciuti, la cui preparazione è spiegata nel dettaglio e illustrata con foto. Bonetto infatti non solo si è fatta spiegare le ricette ma le ha provate lei stesse fotografando poi il cibo preparato.
“Non bisogna essere cuochi provetti per sperimentare le ricette di questo libro – afferma –. È sufficiente avere una dose di umiltà e un pizzico di coraggio: è come esplorare un territorio sconosciuto”.
Ce n’è per tuti i gusti e, essendo un libro inclusivo, per tutte le sensibilità e compatibilità. “Non è stato difficile trovare ricette adatte a chi ha intolleranze alimentari – prosegue Bonetto – perché nella tradizione culinaria asiatica e africana sono praticamente assenti i latticini, nella cucina indiana ci sono molti piatti vegani e in molti piatti unici è previsto il riso o la polenta, adatti ai celiaci”.
Ad aiutare la consultazione un indice multifunzione che consente di rintracciare le ricette attraverso vari criteri: Paese di provenienza, piatti unici, verdure, street food, torte salate, dolci, vegetariani, vegani, senza glutine, senza latticini. Infine, l’indice “svuota frigo” che propone idee su come utilizzare l’ingrediente di cui disponiamo.
Non manca, data la sensibilità dell’autrice, lo scopo solidale: con il ricavato del libro ha scelto di sostenere il progetto Un pasto al giorno con cui la Comunità Papa Giovanni XXIII assicura un pasto, ma anche un tetto e spesso una famiglia a bambini e adulti che incontra in Italia e nei Paesi più poveri del mondo.
Chiara Bonetto, laureata in farmacia e in Scienze religiose, da sempre appassionata di cucina, assieme al marito è stata per molti anni missionaria con la Comunità Papa Giovanni XXIII in Zambia, Cile e Tanzania. Per Sempre Magazine cura la rubrica “Il mondo è piatto” che ha costituito la base per questo libro.

Apriamo la porta alle novità
22 Novembre 2022 -
Roma - L’immagine della porta è sempre molto suggestiva. Attraversandola si entra in un ambiente, conosciuto o ignoto, oppure si esce da un posto per recarsi altrove. Come non pensare alle parole di Papa Francesco al Dicastero per la comunicazione? “Non c’è comunicazione – ha detto – in una sola direzione: va e torna, va e torna. E in questo anche si cresce”. Ecco, l’immagine della porta, così familiare anche al digitale. Aprirla significa schiudere il tesoro della memoria alle novità e opportunità che gli ambienti digitali portano. Aprire la porta per far entrare elementi di novità. E, allo stesso tempo, permettere l’ingresso di nuovi saperi. È questa la grande sfida per non chiudersi nella propria “comfort zone”. Sarà uno dei temi al centro del nostro convegno “Utente e password. Connessioni e profezia” (Roma, 24-26 novembre).
Roma - L’immagine della porta è sempre molto suggestiva. Attraversandola si entra in un ambiente, conosciuto o ignoto, oppure si esce da un posto per recarsi altrove. Come non pensare alle parole di Papa Francesco al Dicastero per la comunicazione? “Non c’è comunicazione – ha detto – in una sola direzione: va e torna, va e torna. E in questo anche si cresce”. Ecco, l’immagine della porta, così familiare anche al digitale. Aprirla significa schiudere il tesoro della memoria alle novità e opportunità che gli ambienti digitali portano. Aprire la porta per far entrare elementi di novità. E, allo stesso tempo, permettere l’ingresso di nuovi saperi. È questa la grande sfida per non chiudersi nella propria “comfort zone”. Sarà uno dei temi al centro del nostro convegno “Utente e password. Connessioni e profezia” (Roma, 24-26 novembre).
Vincenzo Corrado
Migrantes Torino: l’accoglienza di nuclei familiari ucraini con il progetto “Diffusamente”
22 Novembre 2022 - Torino – Sono circa 150 i nuclei familiari ucraini accolti attraverso le reti ecclesiali della Diocesi di Torino. Il progetto “Diffusamente”, promosso da Acri e Fondazione Migrantes, ha permesso a una parte di queste accoglienze di avere un supporto nell’accompagnamento sociale e le risorse per venire incontro alle esigenze dei nuclei accolti. Il progetto ha anche permesso di rispondere alle richieste di aiuto di quanti hanno trovato solidarietà e accoglienza nelle reti più informali, in particolare presso famiglie di connazionali. Il progetto ha stanziato per la Diocesi di Torino 8 mila euro che hanno permesso di dare un contributo alle Missionarie della Consolata di Venaria che ospitano 10 persone, alla Parrocchia di Torino Natale del Signore che ospita tre persone (una mamma con i suoi due figli minorenni), alle Suore di San Giuseppe di Torino che ospitano quattro persone (due donne e due minorenni), ma ha anche permesso di dare un supporto ad altre 130 famiglie presenti sul territorio (mediamente composte da quattro membri) attraverso il Polo alimentare, lo sportello ascolto e la mediazione interculturale in capo alla Migrantes di Torino.
Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli: parte la settima edizione del Festival della Migrazione
21 Novembre 2022 - Roma -“Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità: come fratelli” è il titolo della settima edizione del Festival della Migrazione, la rassegna promossa dalla Fondazione Migrantes della CEI, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di UNIMORE, per riflettere in modo approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso come le migrazioni.
Mons. Gian Carlo Perego, presidente di Fondazione Migrantes, inquadra il tema: “La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la crescente estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza”. E ancora sottolinea come “il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro”.
Quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori e tanto altro per ascoltare voci e punti di vista diversi sul tema. Si comincia domani, mercoledì 23 novembre alle 18.30, dalla sala del Centro Servizi per il Volontariato di Modena, dove verranno presentati i progetti di accoglienza ACRI – Migrantes.
Giovedì 24 novembre l’apertura ufficiale del Festival sarà alle 9 nell’aula magna del dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del Portavoce del Festival, Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza, con gli interventi, tra gli altri, del professor Maurizio Ambrosini, di Sergio Durando del Festival dell’Accoglienza di Torino e Omar Neffati, portavoce di Italiani senza cittadinanza.
Nel pomeriggio il Festival si fa in due: dalle 15 nell’aula magna di Giurisprudenza di Modena una sessione dedicata alla sfida delle politiche culturali, dal Network Europeo del Consiglio d’Europa alla costruzione dal basso delle politiche urbane di cittadinanza, mentre alle 16.30 nell’aula magna di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, con lo stesso mons. Perego e con altri protagonisti, il confronto verterà su “Giovani&cittadini”. In serata spazio al giornalista Jacopo Storni, che alle 21 presenterà nella parrocchia di Gesù Redentore a Modena il suo libro “Fratelli. Viaggio al termine dell’Africa”.
Venerdì 25 novembre ancora i giovani al centro del dibattito al dipartimento di Giurisprudenza di Modena: nell’ambito del Progetto FAR “Le ‘seconde generazioni’: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione” condotto dal CRID Unimore, in collaborazione con l’Osservatorio Migranti, il focus sarà centrato su “Giovani e di seconda generazione: altri sguardi sulle migrazioni”. Nel pomeriggio il Festival si sposterà a Carpi, dove in Sala Loria si svolgerà l’incontro su “Migranti alla frontiera del lavoro” con i sindacati e varie testimonianze, a seguire la riflessione sul lavoro verrà declinata al femminile nell’incontro “Il lavoro rende libere?”. Serata a Mirandola, dove la Sala della Comunità farà da cornice alla presentazione del libro di Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh “Io ed i miei piedi nudi – Storia di un viaggio”, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena-Nonantola.
Ricco anche il programma di sabato 26 novembre, ultimo giorno di Festival. Si comincia alla mattina da Palazzo Europa, con il dialogo tra mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, Vescovo di Carpi e Vice Presidente della CEI, e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, sulle parole di Papa Francesco in merito ad accoglienza e pace. A seguire testimonianze della Pastorale Migrantes dell’Emilia Romagna e interdiocesana Carpi e Modena-Nonantola. Alle 12.30 torna il pranzo dei popoli all’Osteria del Tempo Perso, nel pomeriggio la sessione “Come migrare responsabilmente?” vedrà gli interventi del Console generale della Colombia Carlos Alfredo Carretero Socha e del Console generale della Repubblica Dominicana Nelson Francuisco Carela Luna, e una testimonianza della campionessa olimpica di tiro con l’arco Natalia Valeeva. Chiusura con un ‘salotto’ sul palcoscenico del Teatro San Carlo dove si confronteranno l’imprenditrice Angela Haisha Adamou, l’avvocato Abdelhakim Bouchraa e la mediatrice culturale Olena Kim, e un’intervista con il pubblico protagonista e a rispondere il fumettista e graphic-journalist Takoua Ben Mohamed.
Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.
Commissione Ue: garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione
21 Novembre 2022 - Roma - In vista del Consiglio straordinario Giustizia e affari interni del 25 novembre 2022, la Commissione presenta un Piano d’azione dell’Ue sul Mediterraneo centrale. “Pur sottolineando che le soluzioni strutturali potranno essere trovate solo attraverso un accordo sull’intera serie di riforme in materia di asilo e migrazione attualmente in fase di negoziazione”, la Commissione propone “una serie di misure operative per affrontare le sfide immediate e in corso lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale”. Il Piano d’azione propone “una serie di 20 misure articolate attorno a tre pilastri che saranno portate avanti dall’Unione e dai suoi Stati membri”. Sono concepite per “ridurre la migrazione irregolare e non sicura, fornire soluzioni alle sfide emergenti nel settore della ricerca e soccorso e rafforzare la solidarietà bilanciata dalla responsabilità tra gli Stati membri”. Il primo pilastro è “lavorare con i Paesi partner e le organizzazioni internazionali”. “L’Ue rafforzerà le capacità di Tunisia, Egitto e Libia per garantire una migliore gestione delle frontiere e della migrazione. Rafforzerà la lotta contro il traffico di migranti e rafforzerà l’impegno diplomatico sui rimpatri, intensificando nel contempo i percorsi legali verso l’Unione europea”. Per coordinare queste azioni sarà avviata un’apposita iniziativa Team Europa sul Mediterraneo centrale entro la fine di quest’anno.
Lamezia Terme: un pranzo con le persone migranti nella parrocchia Santa Maria Goretti
21 Novembre 2022 - Lamezia - Una giornata di condivisione, ma anche di festa per alcune famiglie di immigrati che hanno pranzato con i volontari della Comunità di Sant’Egidio della parrocchia di Santa Maria Goretti, a Lamezia Terme. Un momento di convivialità condivisa che ha visto impegnate le varie realtà presenti in parrocchia coinvolte dalla comunità e che ha registrato la mobilitazione di molte persone “all’insegna della fraternità e dell’amicizia”. Questo, a partire dalla data scelta dalla comunità di Sant’Egidio: il giorno che la Chiesa dedica a Cristo Re. “Questo - ha sottolineato il parroco, mons. Giuseppe Angotti - è stato il nostro modo di vivere la fraternità, al di là dell’etnia e della religione di appartenenza perché siamo tutti fratelli in Cristo ed apparteniamo alla grande famiglia umana”.
La comunità di Sant’Egidio di Santa Maria Goretti ha coinvolto in questa giornata famiglie nigeriane, marocchine, e una famiglia ucraina, in Italia da due mesi perché in fuga dalla guerra, mettendosi in rete con altri gruppi che operano nella parrocchia (Famiglia, Apostolato della preghiera e Santa Marta) e che si sono impegnati per far sì che il pranzo si trasformasse in una vera e propria festa che ha permesso di creare relazioni nuove e dove tutti si sono sentiti a casa. E quella vista oggi a Santa Maria Goretti è stata “una Chiesa in uscita – come ha detto mons. Giuseppe Angotti - che sa essere inclusiva non a parole, ma con i fatti nel pieno rispetto inclusivo di tutti”, compresi i tanti bambini, tra cui alcuni piccoli nigeriani che frequentano la “Scuola della Pace” della parrocchia, fortemente voluta dalla “Sant’Egidio”. All’iniziativa di oggi, hanno preso parte anche Michele Bartolo della comunità di Sant’Egidio di Roma e la responsabile della comunità di Sant’Egidio di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, che, insieme a quella di Lamezia sono le uniche realtà presenti in Calabria.
Dove il tempo non scorre e i diritti non valgono: un’inchiesta racconta l’interno dei CPR
21 Novembre 2022 - Roma - Costruiti ai margini delle città, luoghi di trattenimento con le sembianze di carceri, affidatari di una funzione pubblica ma gestiti da privati, secondo la logica del profitto. Inaccessibili sin dal nome, una sigla destinata a cambiare periodicamente. Oggi si chiamano CPR, Centri di Permanenza per il Rimpatrio, ma chi vi vive o lavora li definisce ‘l’inferno’. Nessuno aveva mai ripreso cosa accade al loro interno. Ci sono riusciti per primi – tra molti ostacoli – i tre giovani giornalisti Marika Ikonomu, Alessandro Leone e Simone Manda, nell’inchiesta che ha vinto quest’anno il premio Morrione di giornalismo investigativo. All’inizio di ‘Sulla loro pelle’, la voce narrante vi chiede di immaginare una gabbia in cui si è rinchiusi senza aver commesso reati. Ma le immagini che vedrete e le voci che ascolterete lasceranno poco spazio all’immaginazione.
I protagonisti sono i trattenuti, cittadini stranieri scoperti sul territorio nazionale senza titolo di soggiorno e in attesa dell’esecuzione della loro espulsione. In concreto, sono uomini e raramente donne, del Nord Africa, ma anche della regione subsahariana e dell’Europa orientale. Spesso giovani, a volte poco più che adolescenti. Giunti in Italia per provare a migliorare la propria vita: ‘migranti economici’, come vengono categorizzati per comodità, o semplicemente ragazzi che vogliono realizzare il sogno delle loro mamme, come li descrive il parlamentare tunisino Majdi Karbai. Ma nei CPR ci sono anche richiedenti asilo, fuggiti per sottrarsi alla persecuzione o alla violenza, reclusi se la loro domanda di protezione è giudicata unicamente strumentale a ritardare il rimpatrio. Persone tutte segnate da profondi traumi, nel migliore dei casi almeno quelli dell’abbandono della propria terra, della frattura della propria famiglia, di un viaggio in clandestinità e con mezzi inadeguati, spesso a rischio della vita. Persone vulnerabili, cui dovrebbero garantirsi stabilità e sicurezza, che è alla fine tutto quel che chiedono. E invece, per loro, la spirale di sofferenza non si interrompe neanche nel nostro Paese.
Perché i CPR in cui finiscono sono luoghi di sospensione. Dei diritti innanzitutto, quelli vitali come essere soccorsi quando si sta male ed essere nutriti con cibo non avariato. Nei Centri del reportage, i migranti sono ristretti in spazi comuni senza privacy, tra inferriate che li fanno somigliare a gabbie per animali. Privati degli effetti personali e di ogni contatto umano, a parte quello con operatori che la gestione privatistica dei CPR riduce senza stipendio né tutele, pronti ad abbandonare appena possibile. Ma sospensione anche del tempo, fermo per chissà quanto nell’attesa di un rimpatrio non voluto e neanche certo, che si realizza nella sola metà dei casi. Queste condizioni, innestate su fragilità preesistenti, “ti fanno diventare cattivo”, si sfoga un trattenuto. Per attirare l’attenzione resta solo la violenza, riflette un operatore intervistato, quasi sempre contro se stessi. Si è interrotta così la prigionia di Moussa Balde: aveva 23 anni, veniva dalla Guinea, aveva attraversato il deserto e il Mediterraneo, in Italia voleva studiare. È stato recluso dopo aver subito un violento pestaggio. È finito impiccato nel settore di isolamento del Centro di Torino. Atti di autolesionismo e tentativi di suicidio sono l’ordinario nei CPR.
“Sulla loro pelle” rivela il segmento finale delle politiche di esclusione, quello che si svolge nei Paesi di destinazione. Non è un caso che, come ricorda il Garante delle persone private di libertà Mauro Palma, la prima versione dei CPR risalga al Testo unico sull’immigrazione del 1998, in coincidenza con l’introduzione delle prime politiche restrittive degli ingressi in Europa: luoghi in cui recludere chi si ritiene non abbia diritto a stare sul suolo europeo, sorvegliandolo fino a quando non sarà possibile ricacciarlo oltre il confine, sono in fondo il portato naturale di una strategia migratoria comunitaria da vent’anni concentrata pressoché esclusivamente su controllo delle frontiere ed esecuzione dei rimpatri. Con una funzione così, i CPR si trovano già di per sé pericolosamente al limite della violazione della dignità umana. Per non superare quel limite, ci sarebbe voluta una vigilanza serratissima, una cura attentissima alla persona del trattenuto. Ma non c’è stata, e l’inchiesta ne mostra le conseguenze. Ora che la brutalità di questa detenzione è documentata, un cambiamento dovrà esserci. E potrà essere l’occasione per ripensare il sistema dalle radici, sin dall’idea che la presenza in un luogo possa essere una colpa e che un essere umano possa essere ‘clandestino’. “Ero chiuso nel CPR ed ero innocente”, dice Dhahbi. Non può trattenere la felicità di tornare libero, corre saltellando verso la vita che riprende. (Livia Cefaloni)
https://www.rainews.it/video/2022/11/sulla-loro-pelle-linchiesta-vincitrice-del-premio-morrione-be53a389-f89c-4c12-a174-c3adb29db895.html
Italiani nel mondo: riparte “Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro”
21 Novembre 2022 - Milano - Martedì 22 novembre 2022, nuova puntata della rubrica «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». Ideata e condotta da Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, la trasmissione presenta la realtà delle Missioni cattoliche italiane. Va in onda, su Radio Mater, l’ultimo martedì di ogni mese, dalle 18.50 alle 19.30. L’appuntamento in calendario vedrà come ospite Delfina Licata, sociologa e redettrice capo del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, giunto alla 16a edizione e presentato nei giorni scorsi. Questa ricerca sarà il focus dell’intervista. Con al centro il tema della “rappresentanza”. Un esempio su tutti, i Comitati degli italiani all’estero (Comites). Da qui partirà la riflessione, per poi continuare a parlare, tra l’altro, di “nuovi” italiani e di pensioni erogate agli expat. Radio Mater (www.radiomater.org) si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab). In tutto il mondo all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm
Anci: il 23 novembre all’Assemblea di Bergamo evento “La cittadinanza che c’è. I Comuni protagonisti di vent’anni di buona accoglienza”
21 Novembre 2022 -
Roma - Sarà dedicato a “La cittadinanza che c’è. I Comuni protagonisti di vent’anni di buona accoglienza” l’evento, promosso da Anci-Cittalia, in collaborazione con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che celebra i vent’anni dalla nascita dello Sprar, sistema di accoglienza dei Comuni. L’incontro si terrà il 23 novembre a Bergamo, dalle 18, nel quadro dei lavori della XXXIX Assemblea annuale dell’Associazione nazionale Comuni italiani. Ad aprire i lavori saranno il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Parteciperanno tra gli altri: Massimiliano Tarantino, direttore di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Chiara Cardoletti rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Unhcr, mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei, il prefetto Francesca Ferrandino, capo Dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno. A concludere i lavori sarà Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci all’Immigrazione. Come viene spiegato in una nota, “l’evento, al quale sono invitati i Comuni e gli enti gestori della rete Sai, intende attivare una riflessione collettiva sulla storia del Sistema di protezione a partire da accadimenti e protagonisti che si sono rivelati centrali per la costruzione di un differente modello di protezione e inclusione sociale, capace di promuovere il passaggio da una logica assistenziale a un approccio di investimento sociale di rilievo nazionale”. “Ripercorrendo alcune delle pratiche più innovative di inclusione messe in campo dalla società civile e in sinergia con le amministrazioni locali, seguendo la linea del tempo che ha portato il sistema di accoglienza e i servizi correlati a rappresentare un’esperienza di innovazione che si amplia all’intero sistema di welfare del nostro Paese, la rete – conclude la nota – è invitata a condividere una lettura del presente consapevole perché dotata di dimensione storica e, dunque, capace di generare una visione del futuro”.
Lo stile di Dio? Vicinanza con tenerezza e misericordia
21 Novembre 2022 - Roma - La liturgia, questa domenica, ci fa vivere un passaggio, come il tempo nelle nostre città, con le giornate che lentamente stanno lasciando da parte i colori autunnali per accompagnarci nella stagione invernale. Tempo di passaggio, dunque. Abbiamo lasciato Gesù a Gerusalemme, è il Vangelo di domenica scorsa, e dopo una settimana Luca ci parla della crocifissione e della sua morte; tra sette giorni entreremo in Avvento, iniziando così il cammino verso Betlemme, che è un po’ anche il nostro viaggio verso la mangiatoia e quella nascita che ha cambiato la storia dell’uomo. Forse non è un caso che prima di iniziare in nostro pellegrinaggio verso Betlemme, e vederlo neonato, lo salutiamo, in questa domenica, come re dell’universo. Una regalità diversa da quella terrena.
Francesco celebra messa nella cattedrale di Asti, dopo aver incontrato la cugina Carla novantenne a Portacomaro, visitato una casa di riposo e salutato un’altra cugina in un paese vicino, Tigliole. Viaggio per ritrovare il “sapore delle radici”; da queste terre – rese preziose da buoni prodotti del suolo e dalla genuina laboriosità della gente” – sono partiti per l’Argentina i nonni e il padre. Le radici personali sono occasione, per Papa Francesco, per sottolineare le radici della nostra fede, che si trovano “nell’arido terreno del Calvario, dove il seme di Gesù, morendo, ha fatto germogliare la speranza: piantato nel cuore della terra ci ha aperto la via al Cielo; con la sua morte ci ha dato la vita eterna; attraverso il legno della croce ci ha portato i frutti della salvezza”.
Il Papa ci invita a riflettere sulla regalità di Gesù che muore sulla croce: “non è seduto su un comodo trono, ma appeso ad un patibolo; il Dio che rovescia i potenti dai troni opera come servo messo in croce dai potenti; ornato solo di chiodi e di spine, spogliato di tutto ma ricco di amore, dal trono della croce non ammaestra più le folle con la parola, non alza più la mano per insegnare. Fa di più: non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia a tutti. Così si manifesta il nostro Re: a braccia aperte".
Gesù morendo sulla croce ha abbracciato “la nostra morte, il nostro dolore, le nostre povertà, le nostre fragilità e le nostre miserie”. Si è fatto servo “perché ciascuno di noi si senta figlio”; si è lasciato “insultare e deridere, perché in ogni umiliazione nessuno di noi sia più solo; si è lasciato spogliare, perché nessuno si senta spogliato della propria dignità; è salito sulla croce, perché in ogni crocifisso della storia vi sia la presenza di Dio”. È un re che “ha valicato i confini più remoti dell’umano, è entrato nei buchi neri dell’odio, nei buchi neri dell’abbandono per illuminare ogni vita e abbracciare ogni realtà”.
Ricordava il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeff che “Cristo non aiuta in forza della sua onnipotenza, ma in forza della sua debolezza e della sua sofferenza … La Bibbia rinvia l’uomo all’impotenza e alla sofferenza di Dio; solo il Dio sofferente può aiutare”.
Lo stile di Dio? Vicinanza con tenerezza e misericordia. Francesco dice, nell’omelia in cattedrale, che il Vangelo ci pone di fronte a due strade: essere spettatori – “sono molti, la maggioranza” – oppure coinvolti. Anche sotto la croce ci sono spettatori che “guardano da lontano curiosi e indifferenti”. E l’indifferenza verso Gesù è “indifferenza verso i malati, i poveri, i miseri della terra”. È il “contagio dell’indifferenza” che crea distanze con le miserie. Contagio letale dice Francesco: “l’onda del male si propaga sempre così: comincia dal prendere le distanze, dal guardare senza far nulla, dal non curarsi, poi si pensa solo a ciò che interessa e ci abitua a girarsi dall’altra parte”. Parliamo tutti i giorni di cosa non va nel mondo, nella chiesa, “ma poi facciamo qualcosa, ci sporchiamo le mani come Gesù inchiodato al legno, o stiamo con le mani in tasca a guardare”.
All’Angelus, un pensiero ai giovani, nelle chiese si celebra la Giornata della gioventù. Li invita a guardare a Maria, a non restare fermi inseguendo comodità e mode: “ci vogliono giovani veramente trasgressivi, non conformisti, che non siano schiavi del cellulare, ma cambino il mondo”, realizzando “sogni di pace”. Pace e preghiere per la martoriata Ucraina e per altri luoghi flagellati dalla guerra: “il nostro tempo sta vivendo una carestia di pace”. (Fabio Zavattaro - Sir)
Sgravi contributivi per l’assunzione di persone cui è riconosciuta protezione internazionale
18 Novembre 2022 - Roma - E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 269 del 17 novembre 2022, il Decreto 21 settembre 2022 con cui il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali stabilisce i criteri di assegnazione del contributo in favore delle cooperative sociali che assumono persone alle quali è stato riconosciuto lo status di protezione internazionale.
Il contributo è riconosciuto sotto forma di esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali, con esclusione dei premi e contributi INAIL, nel limite massimo di importo pari a 350 euro mensili, per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020.
L’esonero si applica alle nuove assunzioni di persone con contratto di lavoro a tempo indeterminato decorrente dal 1° gennaio 2018 e con riferimento ai contratti stipulati non oltre il 31 dicembre 2018, alle quali è stato riconosciuto lo status di protezione internazionale a partire dal 1° gennaio 2016.
Il lavoratore a cui è stata riconosciuta la protezione internazionale deve produrre alla cooperativa sociale presso cui vi è stata l'assunzione nell'anno 2018 con contratto di lavoro a tempo indeterminato copia del certificato attestante lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria, a seguito della decisione positiva sulla domanda di riconoscimento, ovvero, qualora già in possesso, copia del permesso di soggiorno attestante il possesso di una delle due forme di protezione internazionale riconosciuta. (Alessandro Pertici)
Migrantes: Don Tsamba è il nuovo Coordinatore dei cattolici africani di lingua francese in Italia
18 Novembre 2022 - Roma –Don Luis Gabriel Tsamba (diocesi di Mouila - Gabon) è il nuovo Coordinatore nazionale Migrantes della pastorale dei cattolici africani di lingua francese in Italia. La nomina durante il Consiglio Episcopale Permanente della Cei che si è riunito, in sessione straordinaria, mercoledì 16 novembre a Roma.
A don Tsamba gli auguri di un fervido lavoro.
Migrantes: Sara Vatteroni nuovo membro del Consiglio di Amministrazione
18 Novembre 2022 - Roma – Sara Vetteroni, attuale direttrice della Migrante regionale Toscana, entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Migrantes.
La nomina durante il Consiglio Episcopale Permanente della Cei che si è riunito, in sessione straordinaria, mercoledì 16 novembre a Roma.
A Sara Vatteroni – che sostituisce mons. Pierpaolo Felicolo nominato lo scorso mese di settembre direttore generale della Fondazione Migrantes – gli auguri di un fervido lavoro.
Tavolo Asilo, “si rispettino il diritto internazionale e le sentenze”
17 Novembre 2022 - Roma - “Negli ultimi sei anni la magistratura, pur impegnata in diversi contenziosi a carico di Ong che effettuano soccorsi in mare, non ha mai trovato alcun riscontro di quanto affermato dai ministri del nostro Paese circa le tesi infamanti e calunniose di accordi con i trafficanti libici al fine di trasferire in Europa i migranti”. Lo ribadiscono le organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo e Immigrazione (tra cui Arci, Acli, Cnca, Fondazione Migrantes, Oxfam, ActionAid, Asgi) in una lunga nota che contesta la recente dichiarazione di Italia, Grecia, Cipro e Malta, largamente ripresa dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, riguardo al ruolo delle Ong e i flussi migratori nel Mediterraneo. Il Tavolo Asilo e Immigrazione respinge fermamente quanto scritto nella nota e ricorda che “le operazioni effettuate dalle navi di salvataggio sono ancorate ai principi del diritto internazionale” e che “esiste ormai una giurisprudenza consolidata” con le sentenze degli ultimi anni dei Tribunali di Agrigento, Palermo, Trapani e Catania, tra cui la più nota della Corte di Cassazione del 16 gennaio 2020 che ha assolto Carola Rackete. Al contrario, precisano le organizzazioni impegnate in prima linea con i migranti, “i quattro Stati firmatari della dichiarazione stanno al contrario contravvenendo al principio di non-refoulement come sancito dall’art.33 della Convenzione di Ginevra”. Le organizzazioni del Tavolo Asilo ricordano che “Malta semplicemente non risponde alle richieste di individuazione di un porto sicuro da parte delle navi che effettuano salvataggi negando non solo lo sbarco ma anche il coordinamento dei soccorsi. Ed anche l’Italia quando riceve le segnalazioni di natanti in difficoltà nel Mediterraneo centrale dalle Ong presenti, omette di assumere il coordinamento, anche in presenza di un rifiuto di assumere la responsabilità da parte di altri Rcc”. “È opportuno precisare – sottolineano – che tali sistematici comportamenti ingiustificati, in presenza di offese alla vita umana, possono costituire reato”. Inoltre, precisano “è del tutto scorretto affermare che gli Stati di bandiera abbiano la responsabilità di far sbarcare sul loro territorio i sopravvissuti salvati dalle loro navi, così come che debbano accogliere le domande di asilo”, L’unica reale opportunità per gli Stati di “modificare la situazione attualmente vigente ed alleggerire le responsabilità degli Stati costieri – suggeriscono – è la modifica del Regolamento di Dublino”, anche se, secondo dati ufficiali (Unhcr, Eurostat), in Italia i rifugiati accolti sono appena lo 0,2% sulla popolazione residente, in coda a Svezia, Germania, Grecia, Francia, Danimarca, Paesi Bassi. Per concludere, l’utilizzo del termine “navi private” che “sembra indicare soggetti che si muovono contro gli interessi pubblici per perseguire fini particolaristici, finisce solo col segnalare chiaramente il fallimento della politica italiana ed europea, che ha da anni abdicato al proprio dovere di soccorso, lasciandone nei fatti la responsabilità alle organizzazioni umanitarie e alle navi mercantili che si trovino a intercettare natanti in difficoltà”.