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Istat: record di trasferimenti degli italiani verso il Regno Unito

20 Gennaio 2021 - Roma - Nel 2019 il flusso di espatri verso il Regno Unito registra la cifra record di 31mila cancellazioni anagrafiche (+49% rispetto all’anno precedente), superando il picco dei 25mila espatri del 2016 (anno in cui è stato avviato il processo di risoluzione per l’uscita del Paese dall’Unione europea, concluso il 31 gennaio 2020 con l’accordo di recesso). Durante il cosiddetto “periodo di transizione” (stabilito di comune accordo tra Stati membri e Regno Unito e concluso il 31 dicembre 2020), molti dei cittadini italiani, verosimilmente già presenti nel territorio britannico ma non registrati come abitualmente dimoranti - rivela oggi il Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente" dell’Istat - hanno ufficializzato la loro posizione trasferendo la residenza nel Regno Unito. In generale, i paesi dell’Unione europea si confermano le mete privilegiate per gli italiani che emigrano. Nel 2019, il secondo posto nella graduatoria dei paesi di destinazione europei è occupato dalla Germania con poco meno di 19mila espatri (+4% rispetto al 2018), il terzo dalla Francia (13mila), seguita da Svizzera (10mila) e Spagna (6mila). Nel decennio 2010-2019 questi cinque Paesi hanno accolto complessivamente circa 531mila italiani emigrati. Tra i paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti, Australia e Canada (nel complesso 16mila). Tra gli italiani che espatriano si contano anche i flussi dei cittadini di origine straniera (si tratta di una stima basata sul luogo di nascita, informazione che rappresenta una valida proxi del background migratorio). Sono cittadini nati all’estero che emigrano in un paese terzo o fanno rientro nel luogo di origine, dopo aver trascorso un periodo in Italia e aver acquisito la cittadinanza italiana. Le emigrazioni di questi “nuovi” italiani, nel 2019, ammontano a circa 37mila (30% degli espatri, +5% rispetto al 2018). Di questi, uno su tre è nato in Brasile (circa 12mila), il 9% in Marocco, il 6% in Bangladesh, il 5% in Germania, il 4% nella ex Jugoslavia, il 3,8% in Argentina e il 3% in India e Pakistan. I paesi dell’Unione europea si confermano le mete principali anche degli espatri dei “nuovi” italiani (60% dei flussi degli italiani nati all’estero). In particolare, con riferimento al collettivo dei connazionali diretti nei paesi dell’Ue, si osserva che il 17% è nato in Brasile, il 14% in Marocco, il 9% nel Bangladesh. Ancora più in dettaglio, i cittadini italiani di origine africana emigrano perlopiù in Francia (56%), quelli nati in Asia nella stragrande maggioranza si dirigono verso il Regno Unito (92%) così come fanno, ma in misura molto più contenuta, i cittadini italiani nativi dell’America Latina (38%). I cittadini nati in un paese dell’Ue invece emigrano soprattutto in Germania (42%).  ​  

Istat: in aumento i cittadini italiani che lasciano il Paese

20 Gennaio 2021 - Roma - Nell’ultimo decennio si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani per l’estero (emigrazioni) e un volume di rientri che non bilancia le uscite (complessivamente 899mila espatri e 372mila rimpatri). Di conseguenza i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani, soprattutto a partire dal 2015, sono stati in media negativi per 69mila unità l’anno.  Lo rivela oggi l’Istat nel Report "Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente evidenziando che nel 2019 il volume complessivo delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è di 180mila unità, in aumento del 14,4% rispetto all’anno precedente. Le emigrazioni dei cittadini italiani sono il 68% del totale (122.020). Se si considera il numero dei rimpatri (iscrizioni anagrafiche dall’estero di cittadini italiani), pari a 68.207, il calcolo del saldo migratorio con l’estero degli italiani (iscrizioni meno cancellazioni anagrafiche) restituisce un valore negativo di 53.813 unità. Il tasso di emigratorietà dei cittadini italiani è pari a 2,2 per mille.  È il Nord la ripartizione di residenza da cui partono i flussi più consistenti di trasferimenti all’estero di cittadini italiani, in termini sia assoluti (59mila, pari al 49% degli espatri) sia relativi rispetto alla popolazione residente (2,4 italiani per mille residenti). Dal Mezzogiorno si sono trasferiti all’estero oltre 43mila italiani (2,2 per mille) mentre dal Centro sono espatriati circa 19mila connazionali, con un tasso di emigratorietà (1,8 per mille) sotto la media nazionale. La distribuzione degli espatri per regione di partenza mette in evidenza una situazione più eterogenea: la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 23mila; seguono Sicilia e Veneto (entrambe 12mila), Campania (11mila) e Lazio (9mila). In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle regioni, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Trentino-Alto Adige (4 italiani per mille residenti). In Calabria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Sicilia, Molise, Lombardia e Abruzzo la propensione a emigrare è di circa 3 italiani per mille residenti. Le regioni con il tasso di emigratorietà per l’estero più basso sono invece Toscana, Liguria e Lazio, che presentano valori pari a circa 1,7 per mille. A un maggior dettaglio territoriale, in termini assoluti i flussi di cittadini italiani diretti verso l’estero provengono principalmente dalle prime tre città metropolitane per ampiezza demografica: Milano (7mila), Roma (6mila) e Napoli (5mila). In termini relativi, rispetto alla popolazione italiana residente nelle province, i tassi più elevati di emigratorietà degli italiani si rilevano a Bolzano (5 per mille), Trieste e Imperia (entrambe 4 per mille), Vicenza (3,8 per mille), Cosenza, Treviso, Agrigento e Isernia (tutte 3,6 per mille); quelli più bassi si registrano nelle province di Prato e Firenze (1 per mille).  

Emigrazione italiana: un seminari sul fenomeno sulla nuova mobilità

14 Gennaio 2021 - Roma – “Il fenomeno migratorio italiano e la nuova mobilità”. Questo il tema dell’incontro promosso in preparazione alla IV Assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome-CGIE che si svolgerà il prossimo 19 gennaio 2021, dalle 15.00 alle 18.00. I lavori saranno aperti da Michele Schiavone, Segretario generale del CGIE. Seguirà il dibattito moderato dalla giornalista Maria Soave della Rai con interventi del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano; la Vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elly Schlein; il Presidente della Associazione Globus et Locus, Piero Bassetti; Delfina Licata della Fondazione Migrantes; il docente e giurista, membro della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti; il Presidente della VI commissione Cgie, Manfredi Nulli e Consiglieri Cgie, rappresentanti e funzionari istituzionali della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie. Negli ultimi 15 anni, dal 2006 al 2020, si legge in una nota di Cgie, il numero di persone che lascia l’Italia è aumentato di oltre il 70 per cento e gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono passati da poco più di 3 milioni a oltre 5 milioni. (R.Iaria)

Speciale Province d’Italia 2020: il 13 gennaio secondo appuntamento del ciclo di incontri di approfondimento del Rapporto Italiani nel Mondo

11 Gennaio 2021 - Roma - Continua il ciclo di videoconferenze dedicate allo “Speciale Province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2020 (RIM), promosso dalla Fondazione Migrantes, nell’ambito delle iniziative del Festival della Migrazione. Il prossimo appuntamento, dopo quello del 18 dicembre, è previsto per il 13 gennaio, dalle 15 alle 17: alcuni degli autori della quindicesima edizione del RIM si troveranno a dialogare sul tema della mobilità italiana e delle aree metropolitane, in collaborazione con la Cattedra Italica dell'Università di Mar del Plata. L’attuale mobilità non è una questione solo del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi divari abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud ma anche al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi ancora sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, da eventi calamitosi o da sfortunate congiunture economiche. Nell’incontro del 13 gennaio si punteranno i riflettori sulle province di Catania, Lecce, Livorno e Potenza. A introdurre e coordinare i lavori sarà Delfina Licata, curatrice e caporedattrice del RIM. Interverranno: Daniela Di Benedetto per Catania, Maria Teresa Santacroce e Lucia De Frenza per Lecce, Giorgio Sacchetti per Livorno e Donato Di Sanzo per Potenza. Concluderà i lavori Riccardo Giumelli dell’Università di Mar del Plata e membro della Commissione Scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo. È possibile seguire l’evento sulla home page di www.festivalmigrazione.it oppure sulla pagina https://www.facebook.com/festivalmigrazione o, ancora, sul canale https://www.youtube.com/channel/UCIkQTdGqDl_CurK0NGzezdg  

Italiani nel Mondo: Lodi ricorda salesiano che battezzò il Papa

11 Gennaio 2021 -

Lodi – Una targa in ricordo di padre Enrico Pozzoli, salesiano che ha lavorato per tanti anni a fianco degli italiani in Argentina. La targa è stata benedetta ieri dal vescovo di Lodi, Mons. Maurizio Malvestiti. 

Nato a Senna nel 1880 il religioso ha battezzato, nella notte di Natale del 1936, a Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, l’attuale papa Francesco.

La targa, con la foto del sacerdote,  riporta la scritta: «Qui padre Enrico fu battezzato, lui che battezzò il futuro Papa Francesco e lo affiancò nella sua crescita spirituale». Lo stesso padre salesiano ha celebrato il matrimonio dei genitori di papa Bergoglio ed era il "padre spirituale della famiglia", come ha ricordato lo stesso Pontefice:  «A lui  ci si rivolgeva in famiglia ogni volta che c’era un problema, o quando si aveva bisogno di un consiglio. Alcune volte durante l’anno (in genere per Sant’Enrico) veniva a pranzo a casa dei miei nonni materni e lì ci riunivamo tutti a festeggiarlo».  (R.Iaria)

Migrantes: in distribuzione numero di gennaio della rivista “Migranti Press”

8 Gennaio 2021 - Roma - Si apre con un editoriale del direttore dell’organismo pastorale della CEI, don Giovanni De Robertis, l’ultimo numero della rivista mensile della Fondazione Migrantes, “Migranti Press”, in distribuzione in questi giorni. 

"La pandemia e la mobilità umana": questo il titolo dell’articolo che si sofferma su mesi appena trascorsi segnati dalla crisi sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ma anche da tante altre situazioni difficili, che hanno continuato a consumarsi pur rimanendo invisibili. «La pandemia che stiamo vivendo ha limitato i movimenti di tutti, ma soprattutto ha segnato il cammino dei migranti: chi vive in un paese diverso dal proprio da mesi e mesi non può – salvo eccezioni - rivedere i familiari, nemmeno in caso di gravi malattie». La Fondazione Migrantes ha cercato in ogni modo di rimanere vicina e accompagnare alcune fra le categorie più colpite da questa crisi, peraltro già in condizioni economiche precarie a causa della povertà e della mancanza di lavoro. Non solo migranti e rifugiati, ma, colf, Rom, lunaparkisti e circensi.  

Nel numero un approfondimento anche sul Rapporto Asilo della Fondazione Migrantes presentato a dicembre dal titolo "Costretti a fuggire...ancora respinti". E poi un articolo sulla creazione a cardinale di Paolo Lojudice, vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Toscana e segretario della Commissione CEI per le Migrazioni, un bilancio della campagna Ce "Liberi di partire, liberi di restare" e anche alcune esperienze di pastorale in questo tempo di coronavirus tra gli italiani che vivono all'estero e tra i Rom in Europa.  E poi un articolo sui "ritrattisti di Maria, cioè i Madonnari. E ancora un inserto con una Scheda sul Tempo di Natale dal titolo "La mia parrocchia: famiglia di famiglie senza frontiere". 

Emigrazione: questa sera su Rai 1 il film “Mother Cabrini” sulla patrona dei migranti

6 Gennaio 2021 - Roma - Questa sera, 6 Gennaio, in seconda serata su Rai 1 è in programmazione il film “Mother Cabrini”, prodotto da Cristiana Video in collaborazione con EWTN, dedicato alla figura di santa Francesca Cabrini, interpretata dall’attrice Cristina Odasso. La figura di questa italiana straordinaria ha avuto un’attenzione particolare negli ultimi mesi per il suo legame con Codogno, prima zona rossa d’Italia, dove è ancora oggi conservata la reliquia del suo cuore. Il 12 ottobre scorso, il Governatore Cuomo di New York ha inaugurato una statua a lei dedicata, posta a Battery Park, di fronte la Statua della Libertà. Il film ha ricevuto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione e di Migrantes. E’ stato premiato nel 2019 ai Gabriel Awards, prestigioso riconoscimento dell’American Catholic Press di Stati Uniti e Canada. E’ stato proiettato alla Camera dei Deputati il 24 settembre 2019 per commemorare la Giornata Mondiale del Migrante, con gli interventi del Presidente della Camera Fico e di Mons. Fisichella. Prima santa americana, Francesca Saverio Cabrini fondò nel 1880 a Codogno la prima congregazione femminile missionaria non dipendente da istituti maschili. Il film narra i difficili inizi della sua missione con gli immigrati italiani a New York, in particolare a Little Italy, dove approdò con sei suore dopo un lungo viaggio in nave. Il carattere intraprendente e la fede incrollabile nel Sacro Cuore di Gesù, anche di fronte alle prove più dure, la aiutarono a rendere concreta ed efficace la sua missione, tra cui la fondazione del Columbus Hospital. Furono ben 67 le Istituzioni che fondò in tutto il mondo a favore degli immigrati italiani e dei più bisognosi in generale. E’ stata proclamata Patrona dei Migranti.

Epifania missionaria in emigrazione

6 Gennaio 2021 -

Loreto - “Ma, allora, i Re magi siamo noi!” esclama orgoglioso un emigrato italiano, appena terminata la Messa nella parrocchia italiana di Londra. Si illumina, come per una rivelazione improvvisa. Traduce, così, l’omelia di oggi, festa dell’Epifania, in termini quotidiani, spiccioli. Con personaggi nostrani.

Avevo spiegato poco prima, per filo e per segno, la dinamica dei Re magi. Venire da molto lontano. Trovarsi perduto. Condividere ciò che si ha di più caro, di tipico e di prezioso. Mettersi in ginocchio nella terra raggiunta. Ammirare la vita in qualcosa di povero e di essenziale. Infine, essere un re nel proprio Paese, ma, strada facendo, diventare un nomade qualsiasi.

Sì, è vero, - mi dico, - i nostri emigranti italiani all’estero sono dei Re magi in carne ed ossa per questa terra straniera. Travestiti, tuttavia, da pastori. Quante umiliazioni! Vita difficile e tormentata agli inizi, come ricordava ancora l’altro giorno Antonio: “Sono cinquant’anni che sto qui, ma i primi tempi erano veramente duri, tutt’altra cosa rispetto ad adesso...” Deve essere stato arduo vivere qui, visto che tuttora non è proprio facile campare in terra inglese per i tantissimi giovani italiani che vi capitano. E in giro per il mondo i nostri erano chiamati in tanti modi, ma sempre con lo stesso disprezzo: ritals, macaroni, cìncali, dongo, negri, mafiosi...

“È stata la nostra guerra di resistenza!” commenta Umberto, sulla settantina, ormai con mezzo sorriso da vecchio combattente. “Quando incontri un uomo lo giudichi dai vestiti, quando te ne separi lo giudichi dal cuore!” recita qui un antico proverbio. All’addio ad ogni emigrante, infatti, sono tanti i volti inglesi che compaiono d’incanto in chiesa. E i nostri a volte li senti ripetere: «Abbiamo dato quanto di migliore avevamo a questa terra! Non ci resta più niente, neanche un po’ di salute!». Sono la giovinezza, i figli, le energie migliori, una grande laboriosità, delle belle qualità morali... Ecco i tesori aperti e condivisi con un popolo sconosciuto. Il Paese qui è cresciuto con loro e attraverso di loro.

Resta, in fondo, per i nostrani Re magi solo la gioia di veder contenti i figli e i nipoti, acclimatati ormai alla nuova terra. E poi questa invidiabile vita fraterna con un’altra gente, un altro popolo. Sì, questa apertura di mente e di cuore, questa interculturalità è un vero dono di Dio.

 “Per me, invece, che vado spesso all’estero, i Re magi sono semmai gli altri...”, interviene Paola, soffiando vento contrario. È una giovane dottoressa che viene spesso in Inghilterra per stage o per congressi. La ascolto, per capire meglio. “Nel mio campo, per esempio, non si condivide nulla. Ognuno tiene per sé le cose, il proprio sapere, come un tesoro geloso”. E porta un esempio: in un recente congresso all’estero ha imparato in soli tre giorni moltissime cose nuove, mentre in un altro a Genova tre specialisti giravano attorno agli argomenti quasi non volessero rivelare nulla. “Se chiedi qualcosa a qualche studioso all’estero - ti precisa meglio - ti dà spiegazioni con calma, ti trasmette sapere. Da noi, prima ti guardano come per umiliarti, poi cercano di dare qualche risposta generica”.

E allora, tranquilla, aggiunge: “Qui, è vero, sono freddi, ma in caso di bisogno sono presenti e concreti. Un responsabile che trovavo freddo e distante in un momento di difficoltà si è offerto lui stesso di prestarmi la carta di credito, cosa impensabile con i miei colleghi italiani! Qui trovo che la gente è più concreta, pratica, ti aiuta sul serio; la nostra invece è calorosa, ma poi...”

Mi sorprendo, allora, nell’accostare le due realtà trovandovi come una strana legge del contrappasso. La vecchia lezione dei nostri emigranti che si spezzavano la schiena per gli altri. I nostri connazionali in patria, che in un individualismo sorprendente, conservano gelosamente i propri tesori, incapaci di condividere. Chissà, sarà forse una nuova regola d’oro: quella di curare ognuno il proprio interesse, di chiudersi nel particolarismo, di perdere di vista il bene comune.

Così mi viene da pensare, mentre guardo uscire dalla nostra chiesa questi italiani, vecchi combattenti, ormai dal passo inglese. Hanno capito, in fondo, di non appartenere - come i Re magi in cammino - a nessuna terra. Né a quella di origine, né a quella di arrivo. E in quest’ora avanzata della vita sentono che la terra promessa, da sempre cercata, è ben lontana e tuttavia prossima... Dove ci si sentirà dire, finalmente, come a dei veri Re magi alla grotta: “Welcome!” La parola più rara e più dolce per uno straniero. (p. Renato Zilio)

Mci Mosca: visita del Nunzio Apostolico alla Comunità italiana

29 Dicembre 2020 - Mosca - Domenica scorsa, 27 dicembre, mons. Giovanni D’Aniello, Nunzio Apostolico della Santa Sede nella Federazione Russa è giunto nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca per una visita alla Comunità cattolica italiana riunita nella Cappellania per la celebrazione liturgica della Santa Messa. Il Nunzio Apostolico, origine di Aversa, in provincia di Caserta, è stato nominato Ambasciatore della Santa Sede nella Federazione Russa da Papa Francesco il primo giugno di quest’anno. A causa dell’emergenza sanitaria e la pandemia per il COVID-19, è arrivato a Mosca nel mese di ottobre. Mons. Giovanni D’Aniello è stato accolto dai fedeli e dal Cappellano don Giampiero Caruso che all’inizio della celebrazione liturgica ha rivolto il suo saluto di benvenuto e di ringraziamento al Vescovo per aver accettato l’invito rivoltogli per visitare la Comunità italiana nel tempo di Natale e presiedere la celebrazione della Santa Messa. “Io non mi chiamo Nunzio. Io mi chiamo Giovanni”. Con queste semplici parole il presule  ha iniziato la sua Omelia, manifestando così la sua vicinanza ai connazionali italiani presenti in chiesa evidenziando da subito di sé la figura di Pastore, desideroso di stare in mezzo al Popolo Santo dei fedeli piuttosto che indossare quella veste istituzionale di Rappresentante diplomatico della Santa Sede in Russia. Più volte ha sottolineato l’importanza dell’umiltà del servizio e ha richiamato il messaggio pastorale caro al Santo Padre Francesco, quello cioè di essere una Chiesa missionaria aperta, pronta ad uscire fuori per l’evangelizzazione e che intende promuovere l’incontro e le relazioni interpersonali. Mons. Giovanni D’Aniello ha ribadito la sua piena disponibilità e della Nunziatura Apostolica ad accogliere tutti i connazionali che desiderano non solo visitarla come sede istituzionale ma soprattutto di considerarla una casa aperta come una famiglia. L’istituzione che Egli presiede da poco più di sei mesi è pronta a venire incontro alle eventuali necessità e bisogni della comunità cattolica italiana di Mosca. Al termine della celebrazione liturgica, prima della benedizione finale, Don Giampiero Caruso ha comunicato quasi a sorpresa che la Cappellania italiana, unitamente all’intera comunità italiana di Mosca, hanno pensato di offrirgli un dono speciale per ringraziarlo della sua presenza e quale segno concreto di amicizia a memoria di questo giorno di incontro e di prima visita. Si tratta di una miniatura di icona bizantina, riproduzione dell’icona “Aristocratica” della Madre di Dio con Gesù Bambino del XIII secolo, conservata nel Monte Athos in Grecia. L’icona ricevuta in dono è stata molto gradita ed apprezzata da mons. D'Aniello  che l’ha mostrata ai presenti dal Presbiterio, sollevandola in alto contenuta nel cofanetto per farla osservare meglio a tutti i presenti alla celebrazione liturgica domenicale. Dopo la Santa Messa, il Nunzio Apostolico non è andato via subito ma si è fermato in chiesa e in Sacrestia per una decina di minuti per salutare ed incontrare diversi connazionali scambiando con loro brevi ed informali colloqui per approfondire la conoscenza reciproca. Non sono neppure mancati brevi ma gioiosi momenti di incontro e di ascolto di gruppi di famiglie presenti in chiesa con figli minori.  

Migrantes Caltanissetta: un video per essere vicini agli emigranti. Iniziativa di solidarietà per i migranti che vivono nel territorio

28 Dicembre 2020 - Caltanissetta - “Auguriamo un buon Natale ed un felice anno nuovo a tutti i migranti della diocesi di Caltanissetta che a causa della pandemia non sono potuti tornare nel loro paese di origine”. E’ l’augurio che ha voluto rivolgere ai migranti sparsi nel mondo la Migrantes diocesana  con un video . IL video si apre con un messaggio di speranza e di augurio  del vescovo, mons. Mario Russotto e con gli auguri e le immagini dai diversi paesi della diocesi.

L’Ufficio Migrantes di Caltanissetta non ha dimenticato, in questo Natale particolare, gli immigrati che vivono nel territorio diocesano, lontani dalla loro terra. A loro i volontari hanno portato doni natalizi nelle case di accoglienza Santa Barbara e San Giuseppe.

R.Iaria

Italiani in GB: ok al rientro in Italia

24 Dicembre 2020 - Roma - È arrivato l’ok: possono rientrare. Bloccati domenica scorsa, quando la scoperta della nuova variante del Covid-19 in Gran Bretagna ha di fatto isolato il Regno Unito dal resto d’Europa, migliaia di italiani aspettavano, tra paure e rabbia, il via libera per tornare a casa. Con l’Alitalia già pronta a ripristinare i voli, mancava solo l’ufficialità, arrivata ieri dai ministri Di Maio, De Micheli e Speranza. Come previsto, il via libera al rientro riguarda solo gli italiani residenti nel nostro Paese o quelli che si trovano in condizioni di "urgenza e criticità". Dovranno fare un tampone nelle 72 ore precedenti alla partenza e un altro una volta sbarcati in Italia o entro le 48 ore successive, e sottostare a una quarantena obbligatoria di 14 giorni.  

Gli auguri di Natale della Mci di Romania

21 Dicembre 2020 - Bucarest - “Il Natale ci ricorda che dobbiamo accogliere Gesù nel nostro cuore. Dobbiamo avere i suoi affetti, i suoi sentimenti: amare quello che Egli ama e desidera. E Gesù è questo che vuole, renderci suoi: Dio si fece uomo, affinché l’uomo diventasse come Dio”. (San Luigi Orione) “Le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni -solitamente dimenticate- che non compaiono nei titoli dei giornale e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia…” (Papa Francesco) Carissimi tutti, “Dio si fece uomo, affinché l’uomo diventasse come Dio”. Quanto sono fortunato, quanto siamo fortunati! In fondo anche Gesù era circondato da “persone comuni”, ciascuno di noi è circondato da “persone comuni” che trasformano, come le persone descritte da Papa Francesco, quotidianamente i loro “affetti” e i loro “sentimenti” in gesti concreti di vera cura. Costoro ci dimostrano come sia possibile divenire padri, madri, fratelli, sorelle, figli di persone che, solo anagraficamente non appartengono alla loro famiglia ma, di fatto, sono tali in virtù proprio della natività di Gesù. Costoro ci spronano a riscoprire la nostra vera origine, la nostra natura, che è poi quella di essere figli di Dio, fratelli tra noi (Fratelli tutti) e quindi ci stimolano nel far sì che possiamo assomigliare sempre più e meglio, nel nostro modo di pensare e di agire, al modo di pensare e di agire del nostro Padre celeste. Ecco, credo che anche questo sia Natale! Grazie allora a tutti i San Giuseppe, a tutti i Buon Samaritani, a tutte le Marte e le Marie, ai Giuseppe d’Arimatea, alle Maddalene, ai Simone di Cirene, …, a tutte quelle persone “Comuni” di cui forse non conosceremo neppure mai il nome, ma che ci fanno capire che siamo figli di un Dio che non abbandona mai nessuno. Fa o Signore che possiamo essere anche noi tra costoro! Santo Natale e Fraterno Anno nuovo!  

Migrantes: parte un ciclo di  incontri di approfondimento del Rapporto Italiani nel Mondo sulle Province nell’ambito del Festival della Migrazione

17 Dicembre 2020 - Roma - Prende il via un ciclo di videoconferenze dedicate allo “Speciale Province d’Italia 2020” contenuto nel Rapporto Italiani nel Mondo 2020 (RIM), promosso dalla Fondazione Migrantes nell’ambito del Festival della Migrazione.  Il 18 dicembre, dalle 16 alle 18, primo appuntamento, alcuni degli autori della quindicesima edizione del RIM si troveranno a dialogare sul tema della mobilità italiana e delle aree interne, in collaborazione con l’Università di Ginevra. L’attuale mobilità non è una questione solo del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi divari abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud ma anche al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi ancora sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, da eventi calamitosi o da sfortunate congiunture economiche. Nel primo appuntamento si punteranno i riflettori sulle province di Avellino, Bergamo, Cosenza, Potenza, Terni, Oristano, Vicenza.  A introdurre e coordinare i lavori sarà Delfina Licata, curatrice e caporedattrice del RIM. Interverranno: per Bergamo, Paolo Barcella; per Cosenza, Giuseppe Sommario; per Potenza, Donato Di Sanzo; per Terni, Gianluca Gerli; per Oristano, Marisa Fois; per Vicenza, Giuseppe Casarotto. Le conclusioni saranno affidate a Toni Ricciardi, membro della Commissione Scientifica del RIM. È possibile seguire l’evento sulla home page di www.festivalmigrazione.it oppure sulla pagina https://www.facebook.com/festivalmigrazione o, ancora, sul canale https://www.youtube.com/channel/UCIkQTdGqDl_CurK0NGzezdg  

Svizzera: cambia il volto della Chiesa, su 3 milioni di cattolici il 40% è “migrante”

14 Dicembre 2020 -   Zurigo - Il “volto” della Chiesa cattolica in Svizzera è sempre più multiculturale. I dati parlano chiaro: nel Paese elvetico, vivono 3 milioni di cattolici e di questi, circa il 40% proviene da un contesto migratorio. Per questo la Conferenza dei vescovi svizzeri ha deciso di potenziare “l’orientamento, l’organizzazione e il finanziamento della pastorale migratoria nella Chiesa Cattolica”. In una nota diffusa questa mattina e ripresa dall’agenzia Sir, i vescovi svizzeri spiegano: “Se originariamente la Chiesa in Svizzera era sollecitata per l’assistenza spirituale dei migranti lavoratori provenienti da Paesi europei, che si presumeva sarebbero ritornati nei loro Paesi dopo qualche anno (‘assistenza pastorale dei lavoratori stranieri’), oggi si profila un quadro ben diverso. Gli immigrati provengono da tutto il mondo e non giungono solo per ragioni professionali, ma anche come rifugiati, come famiglie o per seguire una formazione. Mentre alcuni vivono in Svizzera da generazioni, ma continuano a essere inseriti nella cultura religiosa del loro Paese di origine, altri sono arrivati pochi anni fa o ancora altri non hanno una situazione di soggiorno regolamentata. I migranti cattolici non sono solo plurilingue, ma anche variegati sotto ogni punto di vista. Ciò richiede un ulteriore sviluppo dell’assistenza spirituale orientata a una pastorale interculturale”. Sono 110 le missioni “alloglotte” della Chiesa cattolica in Svizzera. Si chiamano così le comunità linguistiche che offrono assistenza spirituale locale alle persone di origine straniera. Nel corso degli anni, queste comunità hanno svolto un “considerevole contributo all’integrazione ecclesiale e sociale dei migranti e dei viaggiatori” per questo la Conferenza episcopale ha deciso di “ampliare in futuro” la pastorale migratoria e soprattutto “la concezione della Chiesa come comunità nella diversità”. Secondo i vescovi, “la migrazione si evolve in modo dinamico e porrà la Chiesa e anche la società di fronte a nuove sfide”. “La mobilità, la migrazione e le differenze culturali ampliano la concezione della Chiesa come comunità nella diversità”. Si tratta allora di avviare “sinergie interculturali” per favorire “una maggiore coabitazione e un consapevole avvicinamento rispettoso durante le messe come pure nella vita ecclesiale”. “Noi affermiamo che la Chiesa non ha confini”, osserva mons. Jean-Marie Lovey, vescovo di Sion, responsabile della Pastorale dei migranti nella Conferenza episcopale elvetica. “Il fenomeno della migrazione esprime questo pensiero con una forza ancora maggiore. Ma è il nostro rapporto concreto con i migranti che rivela l’autenticità di ciò che annunciamo”. E Karl-Anton Wohlwend, direttore nazionale di Migratio, conclude: “Attendo con gioia l’attuazione di questo concetto e gli impulsi che ne deriveranno. La maggiore coabitazione della Chiesa locale e delle comunità alloglotte ispireranno e arricchiranno la Chiesa, rendendola più varia e colorata”.  

Mci Romania: oggi l’arcivescovo di Bucarest incontra la comunità italiana

13 Dicembre 2020 - Bucarest - Oggi la comunità italiana in Romania in festa. Questa mattina la S. Messa in lingua italiana nella Chiesa italiana del Santissimo Redentore a Bucarest (ore 11,15) sarà presieduta dall'arcivescovo metropolita di Bucarest, Aurel Perca. Il presule vuol conoscere la Comunità Italiana e porgere anche i suoi auguri per il prossimo Natale. “Una bella occasione – dice il coordinatore delle Missioni Cattoliche Italiane in Romania, don Valeriano Giacomelli - per mostrare al nostro arcivescovo il nostro affetto e la nostra riconoscenza per la possibilità di avere la Messa e gli altri sacramenti nella nostra lingua”. Ad accogliere il presule e presentare la comunità italiana sarà il rettore della Chiesa, don Marius Beresoaie e il cappellano della comunità italiana della Capitale Rumena, don Damian Ciobanu. In Romania vivono oggi circa 8000 cittadini italiani, secondo il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes.

Raffaele Iaria

Mons. Marangoni ai bellunesi nel mondo: farsi strumenti di Vangelo

10 Dicembre 2020 - “Gran parte di tutto quello che eravamo abituati a fare è saltato o pesantemente stravolto; gli stessi rapporti di vicinanza umana - forse più in questi mesi che durante il primo lockdown - stanno vivendo un senso di diffidenza e di paura che, credo, avranno pesanti conseguenze per il futuro; ancora, la crisi economica che si è generata fa guardare all’immediato domani e oltre con sguardo preoccupato. Eppure, dentro tutto questo, possiamo scorgere qualche luce di speranza o, meglio, di novità che può dare rinnovato slancio alle nostre vite a quelle delle nostre comunità cristiane”. È quanto scrive il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Renato Marangoni, in una lettera agli emigrati della sua diocesi attraverso la rivista dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. “Con le sue indubbie difficoltà, inimmaginabili solo un anno fa, e con il dolore e l’apprensione che ha generato e continua a portare questa situazione di pandemia, una forte tentazione direbbe semplicemente che il 2020 è un anno da dimenticare! E forse – scrive - in effetti, può essere anche vero: l’impossibilità di fare tanto ci ha, diremo, costretti a fare bene quel poco… che tuttavia è essenziale! La difficoltà a non poter più interagire liberamente fra di noi ci ha aiutati a capire che è la cura delle relazioni ciò che vale e che va accompagnata, nella semplicità di ogni aiuto vicendevole. La dolorosa impossibilità di celebrare per tanto tempo nelle nostre chiese parrocchiali ha aiutato a scoprire la famiglia come ‘chiesa domestica’ e luogo di preghiera”. Il 2020 sta passando “come passerà anche il Covid-19” – ma quante “sfide ci sono poste davanti! Non solo sanitarie, non solo economiche, non solo sociali ma innanzitutto umane! E, forse per la prima volta nella storia, questa situazione pandemica ha coinvolto simultaneamente i governi di tutto il mondo. Allora, seppur distanti e “sparsi” nel mondo, vogliamo – conclude il vescovo rivolgendosi agli emigrati bellunesi - sentirci stretti non solo dalla comune provenienza geografica, dalla condivisione di cultura e di valori, dall’importanza del lavoro, ma anche come portatori di speranza per il 2021 che ci sta davanti”. L’ augurio è quello di portare sempre una “buona notizia”, di farsi “strumenti di vangelo!”  

Turismo delle Radici: oggi pomeriggio un webinar su “Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia”

4 Dicembre 2020 - Roma - Venerdì 4 dicembre alle ore 17 inizia il ciclo di appuntamenti sul “turismo delle radici”, organizzato dall’Osservatorio delle Radici Italiane (ORI), dell’Associazione AsSud. Il webinar, dal titolo “Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia”, potrà essere seguito sulla pagina Facebook dell’Osservatorio: https://www.facebook.com/ORI-Osservatorio-Permanente-delle-Radici-Italiane-102943638303531. Nel primo evento sarà protagonista l’America del Sud. Si parlerà di questa particolare forma di turismo con diversi ospiti: Giovanni de Vita del MAECI (Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), Filippo La Rosa (Console Generale d’Italia a San Paolo), Mariano Gazzola (Comitato di Presidenza CGIE), Veronica Morello (ENIT Argentina), Donato De Santis (Cavaliere della Repubblica italiana e Chef), Alfredo D’Ambrosio (Pres. Cavenit, Cam. Comm. Italovenezuelana), Mariano Palazzi (Pres. Dante Alighieri Venezuela), Carlos Villino (Presidente Associazioni Italo venezuelane), Daniel Antenucci (vice-Rettore Università di Mar del Plata). A coordinare e stimolare il dibattito saranno i componenti dell’Osservatorio: Marina Gabrieli, Riccardo Giumelli, Delfina Licata e Giuseppe Sommario. Il webinar si inserisce in una ricerca su scala globale del turismo delle radici, intrapresa dall’Osservatorio stesso con la collaborazione del MAECI e della DGIT (Direzione generale per gli italiani all’estero). Capire quali sono le aspettative su questo tema, quali iniziative potranno essere intraprese, come costruire la domanda di turismo delle radici sono solo alcuni dei temi di discussione con i relatori.  

Un fumetto per raccontare emigrazione italiana

2 Dicembre 2020 - Bruxelles - Un fumetto per raccontare ai ragazzi una pagina dell'immigrazione italiana. "Una Storia Importante. 70 anni di immigrazione italiana in Belgio e oltre" è il titolo dell'opera, finanziata dal Ministero degli Esteri e realizzata dal disegnatore italo-belga Antonio Cossu, che ripercorre gli anni dell'immigrazione italiana dal 1946 ai giorni nostri, passando per la tragedia della miniera Bois Du Cazier di Marcinelle dell'8 agosto 1956, dove persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani. L'idea del fumetto è stata promossa dal Comitato degli italiani all'estero, Comites Belgio e sostenuta dalla Regione Vallonia "per il suo alto valore divulgativo ed educativo". I disegni di Antonio Cossu raccontano come negli anni '50, in Belgio non sono mancate le discriminazioni e i pregiudizi verso gli italiani. Ai minatori venivano promessi alloggi e buone paghe, ma vivevano in baracche di lamiera. "La storia dell'emigrazione italiana è stata, soprattutto nel primo decennio del dopoguerra, caratterizzata dalla sofferenza degli immigrati stigmatizzati e costretti a durissime condizioni di vita e di lavoro.

Ambasciata italiana in Brasile: i problemi della comunità

1 Dicembre 2020 -

Brasilia - Si è svolta ieri  l’annuale riunione presieduta dall’Ambasciatore d’Italia, Francesco Azzarello, per discutere i problemi della Comunità italiana in Brasile. Vi hanno preso parte il Direttore Generale per gli italiani all’estero, Luigi Vignali, la Consigliera del CGIE (Consiglio Generale degli italiani all’estero), Rita Blasioli Costa, i Presidenti dei Com.It.Es. (Comitati degli italiani all’estero) ed i Consoli Generali e Consoli in Brasile.

Al centro del dibattito le conseguenze sulla Collettività della pandemia da coronavirus nel Paese, la graduale riattivazione di servizi consolari quali cittadinanza e passaporti, e le iniziative per l’assistenza ai connazionali in condizioni di difficoltà o indigenza. Sottolineata la necessità di elaborare ulteriori progettualità nell’ambito della collaborazione esistente e di una indispensabile programmazione.

Sono stati altresì trattati temi e proposte per il 2021, tra cui le iniziative in tutto il Paese per le celebrazioni della “Giornata nazionale del migrante italiano in Brasile” del 21 febbraio, istituita nel 2008 dal Congresso Federale, ed i prossimi appuntamenti elettorali per il rinnovo dei membri di Com.It.Es. e CGIE.

MCI Mosca: testimonianze dalla comunità cattolica italiana in tempo di Covid 19

30 Novembre 2020 - Mosca - La comunità cattolica italiana presente a Mosca ha certamente risentito della situazione di fragilità, vulnerabilità, incertezza e precarietà provocata dalla pandemia da COVID-19. Quest’anno 2020 sarà certamente un anno storico da ricordare per la straordinarietà degli eventi che sono accaduti e che hanno portato tutti quanti a sperimentare cosa significhi l’autoisolamento e la rinuncia alle proprie libertà personali per salvaguardare un bene comune quale è la salute. Come le sanzioni economiche intervenute dal 2014 tra la Russia e l’Europa - innescate dalla crisi politica tra l’Ucraina e la Russia con i conflitti bellici localizzati nella Regione del Donbass lungo il confine orientale tra Ucraina e Russia -, l’emergenza sanitaria e la pandemia da Coronavirus di questo anno in corso ha ulteriormente influito negativamente sulle relazioni umane, gli scambi commerciali e turistico-culturali tra l’Italia e la Russia. La crisi economica già presente in entrambi i Paesi, si è maggiormente diffusa con ricadute sulle dinamiche di crescita o di diminuzione del numero di presenze di connazionali (singoli e per gruppi di famiglie) che sono emigrate in Russia per cercare nuove opportunità di lavoro o per espandere le proprie attività di impresa (anche con delocalizzazione delle produzioni ed il trasferimento del know-how) e la vendita di prodotti italiani nel vasto mercato russo. Il fenomeno è ancora tutto da studiare ma la tendenza, almeno nel breve periodo, è quella del ridimensionamento del loro numero assoluto sia per quanto riguarda il volume di affari e i fatturati, sia le presenze di imprese con significative unità lavorative, sul territorio della Federazione Russa. Il blocco delle frontiere, imposto da molti Paesi e adottato anche dalle Autorità russe per contrastare il diffondersi del virus sul proprio territorio ha impedito, di fatto, le libere migrazioni di gran parte della popolazione che si sposta in altri luoghi per varie ragioni e non soltanto perché è in cerca di lavoro all’estero. Queste restrizioni, prolungate nel tempo, hanno limitato gli ingressi sul territorio della Federazione Russa. Progressivamente, il numero di presenze di stranieri provenienti da paesi europei ed extraeuropei coinvolti maggiormente dall’infezione è rapidamente diminuito. Tale impedimento alla libera mobilità delle persone e le limitazioni nell’uso del mezzo di trasporto veloce (considerata la distanza geografica che separa l’Italia dalla Russia) ha colto tutti di sorpresa. L’arresto generalizzato del trasporto aereo ha messo in crisi non solo le maggiori compagnie aeree internazionali ed anche le stesse compagnie aeree di bandiera dei rispettivi Paesi, ma interi comparti economici e settori produttivi che vivono di turismo, di esportazione e importazione di merci, relazioni economiche interconnesse con vari settori economici e produttivi che si sviluppano, più rapidamente, grazie alla maggiore diffusione ed efficienza dei mezzi di trasporto, garantendo la possibilità degli scambi e la libera mobilità delle persone. Tale sistema complesso di relazioni ed interconnessioni economiche, con la pandemia, è entrato altrettanto rapidamente in crisi. La cancellazione dei voli aerei dall’Italia verso la Russia e viceversa ha avuto delle pesanti conseguenze sulla mobilità degli italiani emigrati in Russia. Si è passati così, in brevissimo tempo, da una mobilità diffusa con ampia scelta di voli diretti giornalieri e con prezzi dei biglietti molto contenuti, ad una situazione opposta, caratterizzata da assoluta incertezza sulla possibilità di trovare un collegamento aereo diretto tra l’Italia e la Russia. I prezzi dei biglietti sono divenuti elevati con il rischio (verificatosi) di cancellazione improvvisa dei voli da parte delle Compagnie aeree. Poi si è aggiunto l’annullamento del rilascio di nuovi permessi di soggiorno, fino a tempo indeterminato, per tutti coloro i quali, tornati temporaneamente in Italia intendano farvi rientro. Durante il lockdown e successivamente, i voli di rimpatrio verso l’Italia di connazionali presenti in Russia ed organizzati dall’Ambasciata italiana a Mosca, sono stati limitati nel numero ed insufficienti nelle disponibilità di posti per far fronte alle numerose richieste di imbarco sui voli aerei. Molti connazionali si sono dovuti organizzare autonomamente, cercando soluzioni di viaggio con le Compagnie aeree disponibili a volare su rotte aeree alternative e con alti costi, per poter raggiungere l’Italia e ricongiungersi con le proprie famiglie. A seguito della chiusura temporanea nella capitale di teatri, musei, parchi pubblici e di varie attività commerciali ubicate in grandi centri commerciali o la chiusura dei piccoli negozi od esercizi non sufficientemente ampi, non adeguati e attrezzati a far rispettare il distanziamento sociale, si è avvertita nella comunità italiana, come in Italia, la precarietà e il disorientamento. La chiusura forzata di bar e di ristoranti italiani, in cui molti connazionali lavorano o svolgono attività imprenditoriali, ha messo a dura prova la capacità di sopravvivenza degli stessi imprenditori in quel settore economico, mantenendo i lavoratori impiegati. Alcuni lavoratori sono stati licenziati e sono andati in cerca di altre opportunità di lavoro. Per molti connazionali la pandemia ha rappresentato un evento imprevisto di ripensamento della propria attività, con la necessità di ridimensionamento delle unità lavorative impiegate o addirittura ha indotto a cercare nuovi fornitori locali di materie prime, non più garantite dall’Italia, per non interrompere la produzione (prodotti tipici della gastronomia italiana). La drastica riduzione dei consumi e del numero di presenze di turisti nella città di Mosca non ha consentito ad altri di far fronte alle spese di gestione. Per non chiudere le attività di produzione e di vendita alcuni imprenditori si sono riorganizzati investendo su tecnologie di comunicazione e di commercio elettronico con creazione di piattaforme per offrire l’ordinazione e l’acquisto online dei prodotti garantendo la consegna presso il domicilio dei clienti. Molti connazionali hanno però deciso di fare rientro in Italia poco prima dell’arrivo dell’estate quando sono entrate in vigore alcune norme di allentamento graduale delle restrizioni sulla mobilità e sono stati ripristinati alcuni collegamenti aerei diretti tra la Russia e l’Italia, seppur con destinazioni finali limitate a poche città italiane. Per i connazionali presenti in Russia con la famiglia e con figli minori, la chiusura delle scuole per il periodo estivo ha spinto nuclei familiari al rientro in Italia. Stesso comportamento si è registrato per gruppi di studenti universitari iscritti nelle università di Mosca, i quali hanno preferito proseguire i corsi universitari e l’apprendimento con lo studio da remoto da casa dall’Italia piuttosto che continuare a pagare gli affitti senza poter frequentare di persona le lezioni negli atenei. Molti giovani studenti italiani, a malincuore, hanno fatto rientro in Italia. Allo stato attuale, non disponendo di dati quantitativi ed analisi statistiche di lungo periodo è impossibile conoscere l’impatto che questa situazione avrà sulla comunità italiana che prima dell’emergenza sanitaria poteva contare sulla presenza di molti connazionali pendolari. La sensazione che percepiamo - dal confronto tra coloro che hanno deciso di rimanere in Russia (avendo condizioni favorevoli per lo stato civile, iscrizione all’AIRE, i permessi di soggiorno e/o che rientrano tra quelle categorie di lavoratori altamente specializzati ammesse dalla legislazione russa ad entrare nel Paese) e coloro i quali che mantengono la condizione di pendolari (svolgendo contemporaneamente attività lavorativa sia in Italia e sia in Russia), è che ci siano stati numerosi rientri di connazionali. Se questi rientri siano definitivi o costituiscono solo una soluzione momentanea, al momento non si può capire. Mosca non è solo la capitale della Russia ma è il principale centro dello sviluppo del business del paese, dove sono presenti numerose aziende straniere, comprese quelle italiane. Molte attività espositive di livello internazionale in vari settori dell’industria e del commercio sono state annullate o differite ad altre date da individuare nell’anno prossimo 2021. Le grandi esposizioni ammesse con presenza di pubblico dopo il periodo di isolamento e blocco delle attività imposto - nella fase di allentamento delle misure restrittive per fare ripartire l’economia del Paese -, si sono svolte solo con la presenza di espositori russi o provenienti dai Paesi che fanno parte dell’accordo economico siglato tra la Russia e alcune nazioni del continente asiatico, senza la partecipazione di imprenditori o di aziende private appartenenti ai 27 Paesi della Comunità Europea o dei Paesi occidentali come gli Stati Uniti d’America, il Canada, la Gran Bretagna, l’Australia. Il lavoro e gli affari in Russia, in tempo di pandemia, si sono dunque dovuti adattare a nuove modalità e forme di svolgimento. Per i connazionali impiegati nell’amministrazione di Enti pubblici Governativi e nelle varie Istituzioni italiane presenti nella capitale e in grandi città come a San Pietroburgo, il personale diplomatico e amministrativo impiegato (Ambasciata, Consolati, Istituto per il Commercio Estero, Istituzioni culturali, ecc.) il lavoro è stato indirizzato ed organizzato per essere svolto da casa in modalità da remoto cioè in smart working. Il personale impiegato nell’Istituzione scolastica, come gli insegnanti italiani della Scuola italiana “Italo Calvino” di Mosca, hanno svolto spesso, per alcuni periodi, attività da remoto. Risultano varie testimonianze di connazionali che hanno dovuto interrompere forzatamente le loro attività imprenditoriali in quanto impediti nel fare rientro in Russia o perché impediti a potersi recare liberamente, dopo il primo accesso sul territorio della Russia, in altri Paesi limitrofi e confinanti per espandere il proprio mercato o soltanto per mantenere vivi i contatti con i parteners locali, avviati prima dell’emergenza sanitaria da COVID-19. Tanti sono pure i piccoli imprenditori rimasti bloccati in Italia per l’entrata in vigore di norme molto più restrittive rispetto al recente passato, che sospendono il rilascio dei visti d’ingresso d’affari nella Federazione Russa, emanate dalle Autorità governative russe. A causa del perdurare della pandemia l’ingresso in Russia agli stranieri è garantito solo a una ristretta fascia di soggetti in possesso di particolari requisiti.   La seconda ondata della pandemia Dalla fine del mese di ottobre, anche in Russia si è registrata la seconda ondata della pandemia - che vede attualmente una crescita dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi per Covid-19 con valori numerici importanti e continui. Per ora non sono previste drastiche chiusure o limitazioni particolari alla mobilità della popolazione. Metropolitana e trasporti pubblici e privati in generale sono in funzione; nelle scuole superiori e nelle aziende è certamente consigliato lo smart learning o lo smart working, ma non è osservato dappertutto. Nella popolazione moscovita si percepisce una maggiore tranquillità. Minore è il livello di stress con una manifestazione più attenuata della preoccupazione per la grave situazione economica innescata dalla pandemia, rispetto a quello che i giornali online ed i socialnetwork riportano scritto o con i media attraverso la rete internet su ciò che accade in Italia e nel resto dell’Europa. Certamente, è bene evidenziarlo, la società italiana e l’organizzazione del lavoro è molto diversa dalla società russa e dal mercato del lavoro esistente in Russia. Non è possibile fare uno stretto paragone. Ma non è molto lontano dalla realtà supporre che il diverso atteggiamento emotivo derivi dal fatto che negli ultimi trent’anni, dopo la caduta dell’ex Unione Sovietica, i russi hanno dovuto affrontare una tale molteplicità di cambiamenti, con il conseguente impatto in termini di crisi economiche e sociali, che probabilmente essi sono già in qualche modo predisposti ed abituati ad affrontare lunghi periodi di difficoltà e disagio, come accade in questo ultimo periodo. La situazione dell’emergenza sanitaria vissuta nelle istituzioni religiose cattoliche. Le chiese cattoliche presenti a Mosca, dopo la loro chiusura imposta dal regime di isolamento - entrato in vigore nella scorsa primavera -, sono state aperte al culto dal 21 giugno scorso. Ciò si è verificato in conseguenza dell’attuazione graduale di nuove misure di allentamento per far riprendere l’economia nella capitale moscovita. Esse sono tutt’ora accessibili, seppur nel rispetto delle regole sanitarie basilari dettate per contrastare il diffondersi delle infezioni, integrate da norme di comportamento suggerite dalla Conferenza  Episcopale Russa: indossare la mascherina ed i guanti quando si entra in chiesa, mantenere il distanziamento, ridurre l’affollamento nei luoghi al chiuso attraverso il non superamento di un certo parametro percentuale (riduttivo) stabilito sul numero di presenze contemporanee ammesse durante le celebrazioni liturgiche rispetto alla capacità massima di accoglienza pre-covid dello spazio disponibile all’interno del luogo di culto. I parrocchiani di età superiore ai 65 anni, così come quelli con gravi malattie croniche, sono stati invitati ad astenersi dal partecipare alla santa messa. Ai parroci è stato affidato il compito di accertare e garantire che questi parrocchiani più fragili abbiano l'opportunità di ricevere la comunione al di fuori della Santa Messa, così come ad altri sacramenti nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i sacerdoti anziani, di età superiore ai 65 anni o che siano affetti da gravi malattie croniche, si suggerisce che non vengano comunicati pubblicamente, se non in caso di assoluta necessità.   Durante il lockdown le celebrazioni liturgiche ed eucaristiche sono state svolte nelle cappelle o nelle chiese vuote, con la presenza solo del celebrante e di qualche ministrante, senza presenza di fedeli. La celebrazione della santa messa è stata ripresa in diretta con la telecamera e divulgata online con diversi canali multimediali disponibili sulla rete internet. È stata data ampia divulgazione di orari delle celebrazioni delle sante messe domenicali per singole città nelle quattro Diocesi cattoliche della Russia, trasmesse in diretta attraverso canali multimediali disponibili sulla rete internet. La vita liturgica e l’annuncio della Parola non è venuta meno in questa circostanza della pandemia che ha costretto molti sacerdoti ad esercitare il proprio ministero, ad annunciare la Parola di Dio a dare la propria testimonianza usando i moderni mezzi di comunicazione. Per molti ministri, questo modo di operare è diventato una prova convincente che la Chiesa è viva. Nella comunità dei presbiteri si sono verificati diversi casi di positività al coronavirus con sintomi lievi che li ha costretti a sospendere, momentaneamente, l’esercizio in pubblico delle celebrazioni liturgiche e gli incarichi affidati, osservando le misure sanitarie della quarantena e l’autoisolamento. Ringraziando Dio, non si sono verificati decessi o casi gravi di malattia. La comunità cattolica italiana, dopo il periodo di isolamento, ha ripreso timidamente, con le dovute attenzioni, a frequentare le celebrazioni domenicali nelle poche chiese cattoliche presenti a Mosca. Non sono mancate le iniziative di preghiera in piccoli gruppi, le adorazioni eucaristiche ed altre forme di partecipazione da remoto che hanno permesso alla comunità cattolica locale di vivere una comunione reale fondata sulla fede. Cosa può essere, infatti, la fede cristiana se non il semplice e quotidiano riconoscimento che Dio è presente nella nostra vita attraverso i sacramenti e la Chiesa? Tutto questo infonde coraggio nell’affrontare ed accettare le circostanze, anche quelle meno favorevoli, ed una speranza per il futuro che ora non sappiamo come sarà. Però, già da ora, possiamo vivere nella certezza che il Signore non ci abbandona mai. Dall’ascolto delle testimonianze, rese spontaneamente da alcuni fedeli, emerge l’importanza della preghiera personale e comunitaria quale strumento efficace per affrontare questo periodo di crisi e le incertezze che stiamo vivendo. Per qualcuno, oltre alla pratica dei sacramenti, aiuta molto sia la recita quotidiana del Santo Rosario sia mantenere viva l’amicizia con tante persone, sia russi, che italiani, cattolici ed anche ortodossi, con le quali poter condividere la propria fede cristiana nella vita di tutti i giorni. (Demetrio Francesco - Mci Mosca)