MCI Mosca: testimonianze dalla comunità cattolica italiana in tempo di Covid 19

30 Novembre 2020 – Mosca – La comunità cattolica italiana presente a Mosca ha certamente risentito della situazione di fragilità, vulnerabilità, incertezza e precarietà provocata dalla pandemia da COVID-19. Quest’anno 2020 sarà certamente un anno storico da ricordare per la straordinarietà degli eventi che sono accaduti e che hanno portato tutti quanti a sperimentare cosa significhi l’autoisolamento e la rinuncia alle proprie libertà personali per salvaguardare un bene comune quale è la salute.

Come le sanzioni economiche intervenute dal 2014 tra la Russia e l’Europa – innescate dalla crisi politica tra l’Ucraina e la Russia con i conflitti bellici localizzati nella Regione del Donbass lungo il confine orientale tra Ucraina e Russia -, l’emergenza sanitaria e la pandemia da Coronavirus di questo anno in corso ha ulteriormente influito negativamente sulle relazioni umane, gli scambi commerciali e turistico-culturali tra l’Italia e la Russia.

La crisi economica già presente in entrambi i Paesi, si è maggiormente diffusa con ricadute sulle dinamiche di crescita o di diminuzione del numero di presenze di connazionali (singoli e per gruppi di famiglie) che sono emigrate in Russia per cercare nuove opportunità di lavoro o per espandere le proprie attività di impresa (anche con delocalizzazione delle produzioni ed il trasferimento del know-how) e la vendita di prodotti italiani nel vasto mercato russo.

Il fenomeno è ancora tutto da studiare ma la tendenza, almeno nel breve periodo, è quella del ridimensionamento del loro numero assoluto sia per quanto riguarda il volume di affari e i fatturati, sia le presenze di imprese con significative unità lavorative, sul territorio della Federazione Russa.

Il blocco delle frontiere, imposto da molti Paesi e adottato anche dalle Autorità russe per contrastare il diffondersi del virus sul proprio territorio ha impedito, di fatto, le libere migrazioni di gran parte della popolazione che si sposta in altri luoghi per varie ragioni e non soltanto perché è in cerca di lavoro all’estero. Queste restrizioni, prolungate nel tempo, hanno limitato gli ingressi sul territorio della Federazione Russa. Progressivamente, il numero di presenze di stranieri provenienti da paesi europei ed extraeuropei coinvolti maggiormente dall’infezione è rapidamente diminuito. Tale impedimento alla libera mobilità delle persone e le limitazioni nell’uso del mezzo di trasporto veloce (considerata la distanza geografica che separa l’Italia dalla Russia) ha colto tutti di sorpresa. L’arresto generalizzato del trasporto aereo ha messo in crisi non solo le maggiori compagnie aeree internazionali ed anche le stesse compagnie aeree di bandiera dei rispettivi Paesi, ma interi comparti economici e settori produttivi che vivono di turismo, di esportazione e importazione di merci, relazioni economiche interconnesse con vari settori economici e produttivi che si sviluppano, più rapidamente, grazie alla maggiore diffusione ed efficienza dei mezzi di trasporto, garantendo la possibilità degli scambi e la libera mobilità delle persone.

Tale sistema complesso di relazioni ed interconnessioni economiche, con la pandemia, è entrato altrettanto rapidamente in crisi.

La cancellazione dei voli aerei dall’Italia verso la Russia e viceversa ha avuto delle pesanti conseguenze sulla mobilità degli italiani emigrati in Russia. Si è passati così, in brevissimo tempo, da una mobilità diffusa con ampia scelta di voli diretti giornalieri e con prezzi dei biglietti molto contenuti, ad una situazione opposta, caratterizzata da assoluta incertezza sulla possibilità di trovare un collegamento aereo diretto tra l’Italia e la Russia. I prezzi dei biglietti sono divenuti elevati con il rischio (verificatosi) di cancellazione improvvisa dei voli da parte delle Compagnie aeree. Poi si è aggiunto l’annullamento del rilascio di nuovi permessi di soggiorno, fino a tempo indeterminato, per tutti coloro i quali, tornati temporaneamente in Italia intendano farvi rientro.

Durante il lockdown e successivamente, i voli di rimpatrio verso l’Italia di connazionali presenti in Russia ed organizzati dall’Ambasciata italiana a Mosca, sono stati limitati nel numero ed insufficienti nelle disponibilità di posti per far fronte alle numerose richieste di imbarco sui voli aerei. Molti connazionali si sono dovuti organizzare autonomamente, cercando soluzioni di viaggio con le Compagnie aeree disponibili a volare su rotte aeree alternative e con alti costi, per poter raggiungere l’Italia e ricongiungersi con le proprie famiglie.

A seguito della chiusura temporanea nella capitale di teatri, musei, parchi pubblici e di varie attività commerciali ubicate in grandi centri commerciali o la chiusura dei piccoli negozi od esercizi non sufficientemente ampi, non adeguati e attrezzati a far rispettare il distanziamento sociale, si è avvertita nella comunità italiana, come in Italia, la precarietà e il disorientamento. La chiusura forzata di bar e di ristoranti italiani, in cui molti connazionali lavorano o svolgono attività imprenditoriali, ha messo a dura prova la capacità di sopravvivenza degli stessi imprenditori in quel settore economico, mantenendo i lavoratori impiegati. Alcuni lavoratori sono stati licenziati e sono andati in cerca di altre opportunità di lavoro.

Per molti connazionali la pandemia ha rappresentato un evento imprevisto di ripensamento della propria attività, con la necessità di ridimensionamento delle unità lavorative impiegate o addirittura ha indotto a cercare nuovi fornitori locali di materie prime, non più garantite dall’Italia, per non interrompere la produzione (prodotti tipici della gastronomia italiana).

La drastica riduzione dei consumi e del numero di presenze di turisti nella città di Mosca non ha consentito ad altri di far fronte alle spese di gestione. Per non chiudere le attività di produzione e di vendita alcuni imprenditori si sono riorganizzati investendo su tecnologie di comunicazione e di commercio elettronico con creazione di piattaforme per offrire l’ordinazione e l’acquisto online dei prodotti garantendo la consegna presso il domicilio dei clienti.

Molti connazionali hanno però deciso di fare rientro in Italia poco prima dell’arrivo dell’estate quando sono entrate in vigore alcune norme di allentamento graduale delle restrizioni sulla mobilità e sono stati ripristinati alcuni collegamenti aerei diretti tra la Russia e l’Italia, seppur con destinazioni finali limitate a poche città italiane.

Per i connazionali presenti in Russia con la famiglia e con figli minori, la chiusura delle scuole per il periodo estivo ha spinto nuclei familiari al rientro in Italia. Stesso comportamento si è registrato per gruppi di studenti universitari iscritti nelle università di Mosca, i quali hanno preferito proseguire i corsi universitari e l’apprendimento con lo studio da remoto da casa dall’Italia piuttosto che continuare a pagare gli affitti senza poter frequentare di persona le lezioni negli atenei. Molti giovani studenti italiani, a malincuore, hanno fatto rientro in Italia.

Allo stato attuale, non disponendo di dati quantitativi ed analisi statistiche di lungo periodo è impossibile conoscere l’impatto che questa situazione avrà sulla comunità italiana che prima dell’emergenza sanitaria poteva contare sulla presenza di molti connazionali pendolari. La sensazione che percepiamo – dal confronto tra coloro che hanno deciso di rimanere in Russia (avendo condizioni favorevoli per lo stato civile, iscrizione all’AIRE, i permessi di soggiorno e/o che rientrano tra quelle categorie di lavoratori altamente specializzati ammesse dalla legislazione russa ad entrare nel Paese) e coloro i quali che mantengono la condizione di pendolari (svolgendo contemporaneamente attività lavorativa sia in Italia e sia in Russia), è che ci siano stati numerosi rientri di connazionali. Se questi rientri siano definitivi o costituiscono solo una soluzione momentanea, al momento non si può capire.

Mosca non è solo la capitale della Russia ma è il principale centro dello sviluppo del business del paese, dove sono presenti numerose aziende straniere, comprese quelle italiane. Molte attività espositive di livello internazionale in vari settori dell’industria e del commercio sono state annullate o differite ad altre date da individuare nell’anno prossimo 2021.

Le grandi esposizioni ammesse con presenza di pubblico dopo il periodo di isolamento e blocco delle attività imposto – nella fase di allentamento delle misure restrittive per fare ripartire l’economia del Paese -, si sono svolte solo con la presenza di espositori russi o provenienti dai Paesi che fanno parte dell’accordo economico siglato tra la Russia e alcune nazioni del continente asiatico, senza la partecipazione di imprenditori o di aziende private appartenenti ai 27 Paesi della Comunità Europea o dei Paesi occidentali come gli Stati Uniti d’America, il Canada, la Gran Bretagna, l’Australia.

Il lavoro e gli affari in Russia, in tempo di pandemia, si sono dunque dovuti adattare a nuove modalità e forme di svolgimento. Per i connazionali impiegati nell’amministrazione di Enti pubblici Governativi e nelle varie Istituzioni italiane presenti nella capitale e in grandi città come a San Pietroburgo, il personale diplomatico e amministrativo impiegato (Ambasciata, Consolati, Istituto per il Commercio Estero, Istituzioni culturali, ecc.) il lavoro è stato indirizzato ed organizzato per essere svolto da casa in modalità da remoto cioè in smart working. Il personale impiegato nell’Istituzione scolastica, come gli insegnanti italiani della Scuola italiana “Italo Calvino” di Mosca, hanno svolto spesso, per alcuni periodi, attività da remoto.

Risultano varie testimonianze di connazionali che hanno dovuto interrompere forzatamente le loro attività imprenditoriali in quanto impediti nel fare rientro in Russia o perché impediti a potersi recare liberamente, dopo il primo accesso sul territorio della Russia, in altri Paesi limitrofi e confinanti per espandere il proprio mercato o soltanto per mantenere vivi i contatti con i parteners locali, avviati prima dell’emergenza sanitaria da COVID-19.

Tanti sono pure i piccoli imprenditori rimasti bloccati in Italia per l’entrata in vigore di norme molto più restrittive rispetto al recente passato, che sospendono il rilascio dei visti d’ingresso d’affari nella Federazione Russa, emanate dalle Autorità governative russe. A causa del perdurare della pandemia l’ingresso in Russia agli stranieri è garantito solo a una ristretta fascia di soggetti in possesso di particolari requisiti.

 

La seconda ondata della pandemia

Dalla fine del mese di ottobre, anche in Russia si è registrata la seconda ondata della pandemia – che vede attualmente una crescita dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi per Covid-19 con valori numerici importanti e continui. Per ora non sono previste drastiche chiusure o limitazioni particolari alla mobilità della popolazione. Metropolitana e trasporti pubblici e privati in generale sono in funzione; nelle scuole superiori e nelle aziende è certamente consigliato lo smart learning o lo smart working, ma non è osservato dappertutto.

Nella popolazione moscovita si percepisce una maggiore tranquillità. Minore è il livello di stress con una manifestazione più attenuata della preoccupazione per la grave situazione economica innescata dalla pandemia, rispetto a quello che i giornali online ed i socialnetwork riportano scritto o con i media attraverso la rete internet su ciò che accade in Italia e nel resto dell’Europa. Certamente, è bene evidenziarlo, la società italiana e l’organizzazione del lavoro è molto diversa dalla società russa e dal mercato del lavoro esistente in Russia. Non è possibile fare uno stretto paragone. Ma non è molto lontano dalla realtà supporre che il diverso atteggiamento emotivo derivi dal fatto che negli ultimi trent’anni, dopo la caduta dell’ex Unione Sovietica, i russi hanno dovuto affrontare una tale molteplicità di cambiamenti, con il conseguente impatto in termini di crisi economiche e sociali, che probabilmente essi sono già in qualche modo predisposti ed abituati ad affrontare lunghi periodi di difficoltà e disagio, come accade in questo ultimo periodo.

La situazione dell’emergenza sanitaria vissuta nelle istituzioni religiose cattoliche.

Le chiese cattoliche presenti a Mosca, dopo la loro chiusura imposta dal regime di isolamento – entrato in vigore nella scorsa primavera -, sono state aperte al culto dal 21 giugno scorso. Ciò si è verificato in conseguenza dell’attuazione graduale di nuove misure di allentamento per far riprendere l’economia nella capitale moscovita. Esse sono tutt’ora accessibili, seppur nel rispetto delle regole sanitarie basilari dettate per contrastare il diffondersi delle infezioni, integrate da norme di comportamento suggerite dalla Conferenza  Episcopale Russa: indossare la mascherina ed i guanti quando si entra in chiesa, mantenere il distanziamento, ridurre l’affollamento nei luoghi al chiuso attraverso il non superamento di un certo parametro percentuale (riduttivo) stabilito sul numero di presenze contemporanee ammesse durante le celebrazioni liturgiche rispetto alla capacità massima di accoglienza pre-covid dello spazio disponibile all’interno del luogo di culto.

I parrocchiani di età superiore ai 65 anni, così come quelli con gravi malattie croniche, sono stati invitati ad astenersi dal partecipare alla santa messa. Ai parroci è stato affidato il compito di accertare e garantire che questi parrocchiani più fragili abbiano l’opportunità di ricevere la comunione al di fuori della Santa Messa, così come ad altri sacramenti nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i sacerdoti anziani, di età superiore ai 65 anni o che siano affetti da gravi malattie croniche, si suggerisce che non vengano comunicati pubblicamente, se non in caso di assoluta necessità.

 

Durante il lockdown le celebrazioni liturgiche ed eucaristiche sono state svolte nelle cappelle o nelle chiese vuote, con la presenza solo del celebrante e di qualche ministrante, senza presenza di fedeli. La celebrazione della santa messa è stata ripresa in diretta con la telecamera e divulgata online con diversi canali multimediali disponibili sulla rete internet. È stata data ampia divulgazione di orari delle celebrazioni delle sante messe domenicali per singole città nelle quattro Diocesi cattoliche della Russia, trasmesse in diretta attraverso canali multimediali disponibili sulla rete internet.

La vita liturgica e l’annuncio della Parola non è venuta meno in questa circostanza della pandemia che ha costretto molti sacerdoti ad esercitare il proprio ministero, ad annunciare la Parola di Dio a dare la propria testimonianza usando i moderni mezzi di comunicazione. Per molti ministri, questo modo di operare è diventato una prova convincente che la Chiesa è viva.

Nella comunità dei presbiteri si sono verificati diversi casi di positività al coronavirus con sintomi lievi che li ha costretti a sospendere, momentaneamente, l’esercizio in pubblico delle celebrazioni liturgiche e gli incarichi affidati, osservando le misure sanitarie della quarantena e l’autoisolamento. Ringraziando Dio, non si sono verificati decessi o casi gravi di malattia.

La comunità cattolica italiana, dopo il periodo di isolamento, ha ripreso timidamente, con le dovute attenzioni, a frequentare le celebrazioni domenicali nelle poche chiese cattoliche presenti a Mosca. Non sono mancate le iniziative di preghiera in piccoli gruppi, le adorazioni eucaristiche ed altre forme di partecipazione da remoto che hanno permesso alla comunità cattolica locale di vivere una comunione reale fondata sulla fede. Cosa può essere, infatti, la fede cristiana se non il semplice e quotidiano riconoscimento che Dio è presente nella nostra vita attraverso i sacramenti e la Chiesa? Tutto questo infonde coraggio nell’affrontare ed accettare le circostanze, anche quelle meno favorevoli, ed una speranza per il futuro che ora non sappiamo come sarà. Però, già da ora, possiamo vivere nella certezza che il Signore non ci abbandona mai.

Dall’ascolto delle testimonianze, rese spontaneamente da alcuni fedeli, emerge l’importanza della preghiera personale e comunitaria quale strumento efficace per affrontare questo periodo di crisi e le incertezze che stiamo vivendo. Per qualcuno, oltre alla pratica dei sacramenti, aiuta molto sia la recita quotidiana del Santo Rosario sia mantenere viva l’amicizia con tante persone, sia russi, che italiani, cattolici ed anche ortodossi, con le quali poter condividere la propria fede cristiana nella vita di tutti i giorni. (Demetrio Francesco – Mci Mosca)

   

 

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