Tag: Immigrati e rifugiati

Migrantes Piemonte: domenica il pellegrinaggio dei popoli al Santuario Regina Pacis

7 Giugno 2019 - Torino - Domenica 9 giugno si terrà presso il Santuario Regina Pacis a Fontanelle di Boves (Cn) la sesta edizione del Pellegrinaggio dei popoli, un’iniziativa promossa e organizzata dal Coordinamento regionale Migrantes Piemonte e Valle d’Aosta, che quest’anno avrà come tema la Pace. La giornata vedrà la partecipazione delle diverse comunità etniche cristiane che vivono sul territorio regionale. Nella mattinata sono previsti tre diversi percorsi di Via Crucis, a cui seguirà il pranzo condiviso e un momento di festa con canti e danze dal mondo. L’iniziativa terminerà con la Santa Messa celebrata dal Vescovo di Asti Mons. Marco Prastaro, vescovo delegato regionale Migrantes.

Don Bignami: le comunità cristiane “facciano passi per incontrare i rifugiati

5 Giugno 2019 - Roma - “Ogni occasione per riflettere sulla dignità della persona umana è la benvenuta. Ce ne fossero! La Giornata del 20 giugno potrebbe diventare un momento prezioso di riflessione, di preghiera, di sensibilizzazione, ma soprattutto di incontro”. Lo afferma oggi don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, in una intervista pubblicata sul sito della Campagna “Liberi di Partire, Liberi di restare”, parlando della Giornata Onu per i rifugiati promossa dall’Onu e che si celebra il 20 giugno. Per il sacerdote sarebbe auspicabile che le comunità cristiane “facciano passi per incontrare i rifugiati, per ascoltare le loro storie, per valorizzare la loro presenza. Tra l’altro, molti sono cristiani e potrebbero rigenerare dal di dentro le nostre comunità. Un po’ come si è evidenziato nella bella iniziativa del Sinodo Minore promosso dalla diocesi di Milano”. Parlando poi del Mediterraneo don Bignami sottolinea che  il Mediterraneo è “da sempre un territorio di confine, luogo di traffici, commerci e spostamenti. Niente di nuovo, sotto il sole. Nuova è invece l’ideologia che ne ha fatto un mare di morte, cimitero per centinaia di esseri umani… Quello che più rattrista è che oggi sembrano messe in discussioni le leggi fondamentali del vivere umano, come ad esempio i salvataggi in mare. È parte del vissuto marinaio, un’applicazione della legge morale naturale… eppure appare contestata. Ha ragione lo slogan: ‘Restiamo umani’!”.

Carrara: laboratori sui temi dell’integrazione

4 Giugno 2019 - Carrara - Rappresentazioni teatrali di fine anno dei laboratori teatrali scolastici, svolti nell’ambito del Progetto Scuola a Carrara su iniziativa dell’Associazione “Betania” in collaborazione con gli uffici diocesani di Caritas e Migrantes. Anche quest’anno, infatti, in convenzione con il Comune di Carrara e singoli Plessi scolastici del territorio carrarese, l’Associazione ha svolto attività di mediazione linguistica e interculturale: nell’ambito di quest’ultima al termine dell’anno scolastico rappresentazioni su quanto svolto durante l’anno in termini di valorizzazione delle differenze, cultura della pace, confronto fra identità culturali diverse, abbattimento dei muri costruiti con i pregiudizi e costruzione di ponti di dialogo fra persone, bambini in particolare, che vivono nello stesso territorio e spesso vi sono anche nati anche se da genitori di etnie differenti. Quest’anno i bambini delle classi III e V della scuola Primaria “Eugenio Chiesa” del Comprensorio “Gino Menconi” di Avenza, porteranno in scena presso la Sala/teatro Michelangelo di Carrara Fiere due opere correlate all’attività svolta. Questa sera “Pinocchio” alle ore 21 e “Il Cassettone”, il 6 Giugno sempre alla stessa ora. I laboratori sono stati coordinati da Ivonne Tonarelli.

Colori e cibi diversi: cena a Carrara promossa da Casa Betania

4 Giugno 2019 - Massa Carrara - Due tavolate lunghissime con le tovaglie di tutti i colori e cibi tipici, della cultura musulmana ed anche di quella italiana. Abiti di ogni foggia, nello stile africano, in quello arabo in quello europeo, indossati da uomini, donne, bambini ed occhi con la stessa luce, facce con lo stesso sorriso: quello della condivisione, della solidarietà, dell’amicizia. Il sorriso della pace. E’ questo quello che si sentiva domenica sera alla cena di Ramadan allestita dall’associazione Casa Betania coordinata da Migrantes e Caritas, in via del Plebisicito a Carrara e aperta a tutta la comunità musulmana presente sul territorio provinciale ma anche a tutti i cittadini, di qualsiasi orientamento religioso, che volevano partecipare. Un clima gioioso, come solo il superamento della paura del diverso sa creare, ha accomunato i moltissimi partecipanti che hanno riempito i trecento posti a sedere previsti dall’organizzazione. Il rito dell’Iftar, la rottura giornaliera del digiuno durante il Ramadan che avviene al tramonto del sole, si è svolto in una delle vie più antiche di Carrara, preceduto dalla preghiera del tramonto recitata dai fedeli sui tappeti appositamente portati per l’occasione, in mezzo agli amici cattolici, cristiani ortodossi, metodisti e valdesi; poi, tutti insieme, gli uni vicino agli altri, si sono seduti ai tavoli ed hanno potuto gustare le moltissime specialità preparate il cui profumo ha invaso tutta la strada. Grandissima soddisfazione per Zakia Bensalah coordinatrice del progetto che ha ammesso: “ E’ un sogno che si realizza. Da tempo desideravo riuscire a fare un evento così” e anche per tutti i membri di Casa Betania che hanno curato l’organizzazione risultata perfetta sotto ogni punto di vista, compresa la pulizia finale e la restituzione della strada in condizioni di assoluta pulizia”. Presenti all’evento l’assessore al sociale Anna Galleni e la consigliera Barbara Bertocchi che si sono complimentate per il successo dell’iniziativa. Moltissimi commenti sui social hanno salutato l’evento con la frase: “ La Carrara che ci piace”.(Trasconi Vinicia)

Morti in mare: l’Ue finisce davanti all’Aja

4 Giugno 2019 - Roma - Migliaia di migranti annegati nel Mediterraneo per una politica europea che nel migliore dei casi è stata superficiale e nel peggiore dolosa: l’Ue finisce sul banco degli accusati per “crimini contro l’umanità” con la denuncia di un gruppo di avvocati presentata al tribunale penale internazionale de L’Aja che ipotizza la creazione consapevole della “rotta migratoria più mortale del mondo”. E chiama in causa l’intera Unione e in particolare i Paesi che hanno svolto un ruolo di primo piano nella gestione della crisi di profughi e richiedenti asilo: Italia, Germania e Francia. Un documento di 242 pagine che passa al setaccio scelte, decisioni, dichiarazioni pubbliche di funzionari e politici ma anche documenti interni delle istituzioni comunitarie che – secondo i legali – dimostrano la responsabilità criminale europea. (Avvenire)

Ancora accoglienza (e sbarchi)

4 Giugno 2019 - Roma - Il loro viaggio della speranza è finito. Genova, Taranto, Cagliari, Cosenza, Lampedusa. Località che nelle ultime ore hanno accolto i migranti che scappano dalle coste libiche o da quelle della Turchia. Lo sbarco del pattugliatore Cigala Fulgiosi, che aveva recuperato in mare a 90 miglia da Tripoli cento profughi, tra cui 23 bambini e 17 donne, si è concluso nel migliore dei modi grazie alla disponibilità all’accoglienza della Conferenza episcopale italiana e di sei Paesi dell’Ue. È stato infatti formalizzato ieri pomeriggio il protocollo d’intesa tra il Viminale e la Cei con cui si procede, attraverso la rete di Caritas italiana, a dare la migliore accoglienza a buona parte delle persone sbarcate domenica sulla banchina di Calata Bettolo, ora accolte in strutture del Lazio. Undici minori non accompagnati e le sei donne incinte sono invece rimaste a Genova per le cure necessarie, mentre gli altri presto varcheranno il confine italiano per essere redistribuiti nei sei Paesi che finora hanno accolto l’appello dell’Italia alla solidarietà. Il Portogallo, ad esempio, è pronto ad ospitare dieci dei migranti sbarcati, l’Irlanda e la Romania cinque ciascuno; altri migranti verranno accolti anche da Francia, Germania e Lussemburgo con cui sono ancora in corso trattative. Ma ieri, complice il ritorno del mare calmo, sulle nostre coste ci sono stati altri quattro sbarchi in cui sono arrivate circa 140 persone. Il trend degli arrivi nel 2019 in realtà indica un netto calo (dell’87%) rispetto allo stesso periodo del 2018: 1.764 contro 13.775. Ma la bella stagione spinge i disperati a mettersi in mare su gommoni e barchini di fortuna per raggiungere l’Italia. In Sardegna, nel Sulcis, su due diverse imbarcazioni sono infatti arrivati ieri 21 algerini. Il primo approdo, a Porto Pino nel territorio di Sant’Anna Arresi, con 16 persone che i carabinieri hanno fermato mentre si stavano allontanando dalla spiaggia. Dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione sono stati trasferiti nel centro d’accoglienza dell’isola. Così come anche gli altri cinque algerini soccorsi in mattinata, a bordo di un’imbarcazione di fortuna, da una motovedetta dei carabinieri nell’area di Sant’Antioco. È scattata invece la corsa alla solidarietà di cittadini e volontari per accogliere i 73 uomini di nazionalità pachistana, tra cui 19 minori, che sono approdati la sera di domenica sulla spiaggia di Torre Colimena, località marittima di Avetrana, nel Tarantino. Non appena saputo dello sbarco, il Comune ha aperto lo stadio come luogo di primo ricovero, mentre cittadini e associazioni hanno offerto cibo, acqua, indumenti e scarpe. I migranti hanno raccontato ai soccorritori che il loro viaggio è cominciato a Bodrum, in Turchia, nove giorni prima a bordo di un natante a vela di 14 metri, condotto da due scafisti di 38 e 48 anni, che le forze dell’ordine sono riuscite ad arrestare non lontano dalla zona dell’approdo. Un viaggio della disperazione, quello dei 73 pachistani, ammassati in una stiva che poteva contenere al massimo dieci persone per cui hanno pagato 5.600 euro a testa. Per tutti loro adesso si sono aperte le porte dei centri di prima accoglienza della regione. Di più difficile quantificazione, invece, lo sbarco avvenuto ieri sulla spiaggia di Calopezzati, Comune calabrese della fascia ionica cosentina. Non c’è infatti un dato ufficiale sul numero delle persone che si trovavano a bordo della barca a vela quando si è arenata nello specchio d’acqua antistante la spiaggia del centro costiero. Finora sono state rintracciate 41 persone tra cui donne e bambini, tutti iraniani e iracheni, che dal porto di Corigliano-Rossano dove hanno avuto le prime cure sono stati trasferiti nel centro d’accoglienza. Ma dalle prime informazioni raccolte ci sarebbero ancora alcune persone che avrebbero fatto perdere le proprie tracce, tuttora ricercate dalle forze dell’ordine. E ieri sera, ancora, un altro sbarco di 19 persone a Lampedusa. (Alessia Guerrieri – Avvenire)

#Oltrelefrontiere: la campagna del Consiglio Italiano per i Rifugiati per la Libia

3 Giugno 2019 - Roma - 3 giugno 2019 - Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR lancia la campagna #Oltrelefrontiere per restituire un futuro agli uomini, alle donne e ai bambini bloccati in Libia. Attualmente in Libia – si legge in una nota del Cir - ci sono oltre 1 milione di persone bisognose di assistenza umanitaria e protezione. Non solo migranti e rifugiati, ma anche sfollati libici che vivono in condizioni di “estrema marginalità sociale, senza accesso a cure e servizi essenziali e martoriati dal conflitto in corso”. L’obiettivo della campagna è quello di migliorare il livello di protezione di migranti, rifugiati e sfollati interni, fornendo “assistenza umanitaria e promuovendo la ricerca di soluzioni durature. Vogliamo, al contempo, alleviare i bisogni delle comunità locali libiche così da favorire la coesione sociale e contribuire alla progressiva normalizzazione delle loro condizioni di vita”, spiega la nota

Le imprese straniere non conoscono crisi: presentata a Roma la mappa dell’imprenditoria straniera

3 Giugno 2019 - Roma - In Italia sono 447.422 i titolari d’impresa nati all’estero. Costituiscono il 14,6% degli imprenditori del nostro Paese. L’81% proviene da un Paese extracomunitario e per il 23% sono donne. Tra il 2010 e il 2018, mentre gli imprenditori italiani diminuivano del 12,2% sotto i colpi della crisi, gli imprenditori stranieri sono aumentati del 31,7%. E sono anche più giovani: il 71,6% ha meno di 50 anni, mentre tra gli italiani gli imprenditori under 50 sono il 44,3% del totale. È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata nell’ambito del progetto “La mappa dell’imprenditoria immigrata in Italia” realizzato con l’Università degli Studi Roma Tre e con il supporto finanziario dell’Inail e presentato questa mattina. A presentarli Anna Italia (Censis) e Antonio Cocozza (Roma Tre). Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis e Lucia Chiappetta Cajola, Prorettore Vicario dell’Università degli Studi Roma Tre. Secondo la ricerca al primo posto tra le regioni italiane c’è la Lombardia, dove gli imprenditori nati all’estero sono 81.355. Seguono il Lazio (53.829) e la Toscana (43.832). Se si considera l’incidenza degli stranieri sul totale degli imprenditori, al primo posto sale la Toscana, dove rappresentano il 21,4% del totale. Roma guida il ranking delle province, con 45.511 imprenditori stranieri, seguita da Milano (36.489) e Torino (20.692). Ma Prato è al primo posto per incidenza, dato che qui il 46,9% dei titolari d’impresa è nato all’estero, seguita da Milano (29,3%), Firenze (26,9%) e Roma (26,2%). Secondo i dati della ricerca sono 146.905 i titolari stranieri di un esercizio per la vendita al dettaglio, 25.901 sono attivi nella ristorazione. Nell’industria al primo posto si trovano i 114.322 stranieri titolari di un’impresa di costruzioni. Gli imprenditori marocchini sono 64.690 e sono attivi soprattutto nel commercio. I cinesi sono 50.899, attivi nel commercio, nel tessile e nella ristorazione. Rumeni (47.964) e albanesi (31.425) si sono specializzati nei lavori edili. Secondo un’indagine del Censis, il 60% delle imprese condotte da cittadini di origine immigrata è in attività da più di tre anni. Il fatturato negli ultimi tre anni è stabile per il 53% e in crescita per il 20%. Il 76% si dichiara del tutto (21%) o in parte (55%) soddisfatto dell’andamento della propria attività. Ma il 12% degli imprenditori stranieri ha una scarsa conoscenza della lingua italiana, il 24% appena sufficiente. Nel tempo libero il 45% frequenta esclusivamente altri cittadini stranieri. Il 46% degli imprenditori stranieri percepisce la tutela della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro come un mero obbligo di legge, per il 20% è una responsabilità condivisa con i lavoratori, per il 15% è un dovere morale, per il 12% è solo un costo, solo per il 5% è un investimento. Il 30% ammette però di avere difficoltà ad assolvere gli obblighi normativi. È questa la ragione per cui il 47% si fa aiutare da consulenti esterni.

Migranti: tre sbarchi in poche ore a Lampedusa

30 Maggio 2019 - Lampedusa - Settanta migranti sono sbarcati a Lampedusa tra ieri e oggi, in 3 differenti momenti. L'ultimo riguarda un gruppetto di 7 persone, approdato con una piccola imbarcazione direttamente in porto. Poco prima erano arrivati i 20 tratti in salvo da una motovedetta della Guardia di finanza. Quarantatré, in serata, erano invece giunti direttamente sulla terraferma a Cala Galera. Fra loro tre donne incinte e cinque bambini.

Gommone alla deriva: la Marina salva 100 persone

30 Maggio 2019 - Milano - Si è conclusa, a fine mattinata, l'operazione di salvataggio dei migranti alla deriva su un gommone in avaria in acque internazionali al largo della Libia. Dopo gli allarmi lanciati ieri dall'ong Sea Watch e stamani da Alarm Phone (che parlava di una bambina di 5 anni morta), è intervenuta l'unita della Marina militare italiana che i migranti vedevano da lontano. Il pattugliatore d'altura della Marina militare Cigala Fulgosi, scrive Avvenire.it, ha raggiunto il gommone in avaria, a circa 90 miglia a sud di Lampedusa. L'unità, fa sapere la Marina, «constatate le condizioni del natante con 100 persone a bordo, di cui solo una decina provvisti di salvagente individuale, motore spento, precarie condizioni di galleggiamento e considerate le condizioni meteorologiche in peggioramento, è intervenuta in soccorso delle persone che erano in imminente pericolo di vita».Al termine del soccorso sono state recuperate le 100 persone, di cui 17 donne e 23 minori, per i quali è attualmente in atto la verifica delle condizioni di salute. Non risulta alcuna persona deceduta a bordo.

Famiglie Accoglienti: “Pronte a ospitare i profughi”

30 Maggio 2019 - Torino - Non hanno ancora avuto risposta, ma l’offerta resta valida e con essa il messaggio che compare nelle prime righe: “L’Italia non è un Paese impaurito, rancoroso, ostile verso gli stranieri e i ‘diversi’». Sono 27 famiglie, di cui 17 torinesi, che hanno scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per esprime la disponibilità concreta, “realizzabile subito”, ad accogliere il gruppo di migranti provenienti dalla Libia, sbarcati lo scorso 10 maggio a Lampedusa dopo essere stati soccorsi dalla “Mare Jonio”, l’imbarcazione della ong Mediterranea Saving Humans. In concomitanza con lo sbarco, la neocostituita Associazione Famiglie accoglienti Aps di Bologna aveva scritto una prima missiva a Conte affermando la disponibilità all’accoglienza dei profughi e contemporaneamente aveva diramato un appello coinvolgendo anche il Gruppo famiglie accoglienti di Torino con i quali da mesi è in contatto avendo ispirato la sua nascita. In pochi giorni si è definita la disponibilità concreta di spazi, case, famiglie oltre che nel bolognese anche nel torinese e in Veneto e 27 famiglie il 22 maggio hanno scritto una seconda lettera aggiungendovi i propri nominativi a testimonianza di una accoglienza reale fatta di persone pronte ad aprire le porte delle proprie abitazioni per dare un tetto, amicizia e supporto a quel gruppo di trenta naufraghi, tra cui due donne incinte, una bambina di un anno e altri quattro minori non accompagnati. Una disponibilità aggiunta ad un richiamo che è ciò che caratterizza lo spirito dell’Associazione e del Gruppo torinese: la manifestazione della propria volontà di non appartenere ad un paese nemico degli stranieri e che possa essere identificato come tale: “Non è il Paese dei respingimenti in mare”, hanno scritto, “dell’indifferenza verso le sofferenze e le morti di donne e bambini, della chiusura di fronte a culture e religioni diverse. La paura e la fretta sono sempre cattive consigliere: ci spingono a rinchiuderci in fortini, ad alzare muri e a ignorare i diritti umani”. “L’Italia, Paese di emigranti fi n dal 1861, sa quanto sia doloroso lasciare la propria terra e quanto sia importante trovare accoglienza e speranza in paesi lontani. Noi vogliamo creare nuove relazioni con chi fugge dalla propria patria, offrire non soltanto ospitalità ma speranza, come prescritto dal troppo spesso dimenticato articolo 10 della Costituzione: ‘Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica’. Per questo torniamo sulla nostra offerta di due settimane fa di accogliere, per tutto il tempo necessario, il gruppo di migranti sbarcati dalla Mare Jonio”. Una offerta che potrebbe essere accolta “nel quadro delle procedure di accoglienza vigenti e con la collaborazione delle istituzioni ma senza alcun onere per lo Stato” e non improvvisata dal momento che molte delle famiglie disponibili, tra cui quelle torinesi, hanno già aperto in passato le proprie abitazioni a migranti in difficoltà e sono quindi già consapevoli delle fatiche, “ma soprattutto della fattibilità dell’accoglienza e dell’arricchimento che rappresenta”. (Federica Bello – La Voce e il Tempo – Torino)

Faim: il 28 giugno Convegno su “Europa: tutelare le nuove migrazioni, quali responsabilità”

30 Maggio 2019 - Roma – “Europa: tutelare le nuove migrazioni, quasi responsabilità”: questo il tema di un convegno promosso dal Faim – Forum Associazioni Italiane nel Mondo – che si svolgera a Roma, presso il Centro Congressi Frentani il prossimo 28 giugno. “Alla presa d’atto della significativa ripresa dell’emigrazione italiana che sta avvenendo a livello anche istituzionale non corrispondono iniziative volte a rendere meno gravosi i percorsi emigratori degli italiani che emigrano né a ridurre i motivi economici e sociali che sono alla base della nuova spinta emigratoria. Allo stesso tempo le mutazioni intervenute nel quadro economico e politico-sociale nei paesi di arrivo rendono in quei paesi più difficile la difesa dei diritti sociali e civili dei nuovi migranti. Si va affermando, nei diversi paesi, a partire dalla Brexit, ma non solo, un ambiente ostile volto a disincentivare l’immigrazione dei lavoratori comunitari”, si legge in una nota della Faim che presenta il Convegno. Per la Faim i nuovi processi emigratori intraeuropei determinano “una concentrazione di popolazione nei luoghi dove si concentra ricchezza, forte attività produttiva e potere politico e un progressivo decremento di popolazione, parallelo alla crescita di povertà, nelle aree periferiche europee. In Italia si accentua lo storico dualismo Nord-Sud Italia che indebolisce l'intero paese, nord compreso. Analoghi fenomeni caratterizzano altre aree del nostro continente. La principale contraddizione che attraversa l'Europa è – si legge in una nota - quella di un peggiorato rapporto fra centro e periferie. Accanto ai paesi mediterranei, i paesi dell'Est hanno perso e perdono quote ancora più consistenti di popolazione a vantaggio delle aree centrali. Contemporaneamente ha luogo il fenomeno delle migrazioni degli anziani verso altri paesi, attratti da incentivi fiscali e dal più basso costo della vita”. Rispetto a tali scenari “ci si è occupatati troppo di presunte invasioni di immigrati dall'estero, mentre non ci si è occupatati – in Italia come in Europa - di realizzare politiche di sviluppo e di riequilibrio tra aree periferiche e centrali”. E per quanto riguarda la composizione della nuova emigrazione si può confermare che si tratta di una emigrazione sempre “più spinta dalla necessità e sempre meno di una libera mobilità basata su libere scelte individuali, motivate da curiosità o ricerca di stili di vita alternativi. Secondo i dati disponibili i laureati costituiscono poco più di un quarto del totale degli emigranti; la principale componente “in fuga” continua a essere quella delle braccia; di ciò è necessario prendere atto. Ed è altrettanto necessario dotarsi a livello nazionale ed europeo di politiche che riguardino tutti gli emigrati, a prescindere dai loro diversi livelli di scolarizzazione e qualificazione ed ovunque essi si trovino”.

Minori stranieri non accompagnati: a Milano “Work in progress: transizioni per la cittadinanza”

30 Maggio 2019 - Milano - “Work in progress: transizioni per la cittadinanza” è un progetto dedicato ai minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni che vivono a Milano, per aiutarli a superare quelle fragilità e incertezze che possono incontrare con l’avvicinamento della maggiore età e quindi con la fine del periodo di accoglienza in comunità. L’obiettivo è quello di perfezionare il percorso di emancipazione e integrazione dei giovani migranti nella società civile, nei tre ambiti fondamentali per la costruzione dell’autonomia: lavoro, casa, inclusione sociale. Per quel che riguarda il lavoro, si vogliono creare interventi individuali di crescita personale e professionale, che trasmettano competenze e permettano l’accesso al mercato del lavoro. Rispetto alla casa, si mira a incrementare una positiva transizione dall’accoglienza in struttura ad ambiti abitativi autonomi, anche nel mercato privato. L’idea guida che attraversa il progetto è quella di un maggior coinvolgimento della società civile. Per questo si cercherà di ampliare le iniziative, sia rivolte ai beneficiari che ai loro pari, che possano essere una palestra per la costruzione di relazioni sociali durature. Domani, 31 maggio dalle 15 sarà dato il via ufficiale alle attività di “Work in Progress”, con un open day che si svolgerà presso il centro di Play More! in via della Moscova 26, a Milano. Il progetto è realizzato da una rete formata da 13 partner attivi sulla città di Milano e sul territorio metropolitano (Ceas – Centro ambrosiano di solidarietà onlus – capofila, Comune di Milano, Fondazione Casa della carità “A. Abriani”, Comunità Progetto cooperativa sociale, Cooperativa Fuoriluoghi onlus, Cooperativa La Cordata, Tuttinsieme cooperativa sociale, Play More!, Fondazione Franco Verga-Coi, Fondazione Giovanni e Irene Cova, Save the Children Italia, Associazione Amici del Fai, Mestieri Lombardia), che vantano una lunga esperienza di collaborazione nell’intervento a favore dei minori stranieri non accompagnati, e si inserisce nell’ambito di “Never Alone, per un domani possibile” (bando 2018), un’iniziativa che sostiene 16 progetti sul territorio nazionale, per favorire l’autonomia e l’inclusione dei giovani migranti. Le azioni previste dal progetto sono realizzate in collaborazione con: Università Milano Bicocca, Associazione Architettura delle Convivenze, Cooperativa New Ideas for Welfare, Associazione Imagine Factory. (Sir)

Papa in Romania: la comunità cattolica rumena in Italia

29 Maggio 2019 - Roma - Papa Francesco è atteso in Romania dal 31 maggio fino al 2 giugno, come per un triduo pasquale. Accogliendo l’invito del presidente, delle autorità dello Stato e della Chiesa cattolica della Romania, la visita di papa Francesco avviene dopo quella storica di Giovani Paolo II nel 1999, esattamente 20 anni fa, che fu la prima visita di un vescovo di Roma in un Paese a maggioranza ortodossa. Allora, per contingenti motivi interreligiosi, la visita si è limitata alla capitale Bucarest. Nonostante ciò, Giovanni Paolo II fu accolto da un grido spontaneo che rimase alla storia, “Unitate, Unitate”. Quel grido non si è mai spento, ma è rimasto come un seme gettato in terra e che aspetta con i suoi tempi per germogliare. Ancora non si vedono i frutti ma la speranza rimane e Dio può sorprenderci sempre. Può sorprenderci anche papa Francesco che in Romania è molto amato non soltanto dai cattolici ma da tutti. Egli rappresenta per i non cattolici una figura che parla dell’unità e della necessità di rendere visibile questa unità per il bene di tutti. Il Papa è un dono. Lui da all’altro l’immagine della bontà di Dio, della sua Misericordia, della pace. In questa visita apostolica breve, intensa e piena di eventi significativi, il Vescovo di Roma può prendere contatto diretto con la realtà pastorale delle Chiese cattoliche locali nella loro diversità rituale e linguistica. Il viaggio del Santo Padre Francesco comincia a Bucarest con la visita al Presidente e al Patriarca ortodosso. Poi ci sarà una messa nella cattedrale cattolica di San Giuseppe. Il secondo giorno si recherà per una S. Messa al santuario mariano di Şumuleu Ciuc nell’arcidiocesi cattolica di Alba Iulia e poi nella diocesi cattolica di Iaşi per un incontro con i giovani e le famiglie. Domenica, all’apice della sua visita, papa Francesco sarà a Blaj, che è il centro della Chiesa Greco-Cattolica Romena e dove ci sarà la Divina Liturgia con la beatificazione di sette vescovi martirzzati durante il regime totalitario. In queste diocesi il Papa incontrerà le comunità così come sono. Sono una piccola minoranza, ma una minoranza dinamica un po’ dappertutto. In questo viaggio il Papa avrà l’opportunità di vedere le bellezze non solo della nostra gente ma anche del nostro Paese, che Giovanni Paolo II chiamò con il bel titolo di “Giardino della Madre di Dio”. L’attesa della Chiesa cattolica in Romania e di tutta la società è grande. Durante le preparazioni della visita del Papa sono apparse di una maniera ancor più evidente le conseguenze dell’emigrazione. Se ne è parlato come di una “ferita” aperta nel corpo del Paese. “Sono ormai milioni i romeni che lavorano fuori, in Italia, in Spagna, in tutta Europa e non solo. Questo porta tante sofferenze nelle nostre famiglie, perché ci sono genitori che hanno lasciato a casa i loro bambini che restano, quindi, senza mamma e papà. Ci sono casi in cui mancano tutti e due i genitori, tanti casi in cui uno dei due manca per molto tempo. Le famiglie, i giovani vanno via per un salario migliore, per un tenore di vita superiore a quello che la Romania può offrire” (Mons. Ioan Robu). La presenza delle nostre comunità romene sparse in Italia è ben visibile nelle chiese che i vescovi e i parroci mettono a disposizione tramite i direttori diocesani Migrantes. Ne siamo grati. Ora le nostre comunità sono ben liete di accompagnare papa Francesco in Romania sotto il motto che è stato scelto per questo viaggio: “Camminiamo insieme”. Lo accompagniamo in questi giorni con preghiere speciali che s’innalzano dalle nostre comunità compatte, radunate a Torino, Rovereto, Milano, Cremona, Lodi, Verona e dintorni, Padova, Pordenone, Schio, Bologna, Firenze, Arezzo, Foligno, Pescara, Città di Castello, Roma, Ostia, Ladispoli, Cesano, Salerno. Intendiamo radunarci in Piazza San Pietro per ringraziare il Papa al suo ritorno. Buon viaggio, papa Francesco! Camminiamo con te! (Mons. Anton Lucaci, Coordinatore nazionale per i cappellani romeni cattolici latini in Italia)

Roma: un anno del progetto di integrazione Chaire Gynai

29 Maggio 2019 - Roma - E’ la prima esperienza a Roma di progetto di integrazione “a tempo” a sostegno dei migranti. E compie un anno. Chaire Gynai (dal greco, ‘Benvenuta donna’), ha organizzato per il suo primo giugno “l’Anniverconcerto”. Si tratta di un evento, realizzato in una delle due case in via della Pineta Sacchetti 506 (stazione Gemelli) con un concerto (del gruppo Be-cau-se), un'esposizione di artigianato prodotto da donne migranti, una degustazione di dolci etnici. L’iniziativa è organizzata dalle suore missionarie Scalabriniane e dalle Suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù che sostengono le strutture. Il progetto Chaire Gynai (voluto da Papa Francesco) consiste in due case dove vengono ospitati donne rifugiate e bambini, anche in condizioni di fragilità, con progetti individuali. Questo percorso prevede infatti un piano personalizzato di integrazione a tempo, della durata di un anno.

Diocesi Spoleto-Norcia: domani l’accoglienza di una famiglia siriana

23 Maggio 2019 - Spoleto - Arriverà domani a Spoleto la famiglia di profughi siriani giunta in Italia attraverso i corridoi umanitari. L’arcidiocesi accoglierà marito, moglie e due figli nel complesso parrocchiale di S. Pietro extra moenia. Provengono dalla città di Homs e sono fuggiti, spiega in una nota l’arcidiocesi, “a causa della loro fede cattolica”. Sarà l’arcivescovo, mons. Renato Boccardo, a dare loro il benvenuto a nome della Chiesa di Spoleto-Norcia. Il capo famiglia lavorerà come manovale in un’impresa edile del territorio, che da subito aveva espresso il desiderio di voler contribuire al progetto di accoglienza. Grande il coinvolgimento dei parrocchiani dei Santi Pietro e Paolo e di quelli delle altre parrocchie della Pievania di Santa Maria. “I più piccoli attendono con trepidazione i loro coetanei siriani: li vogliono accogliere come fratelli minori”, dicono Rita e Gianfranco Silvestri, una delle famiglie spoletine tutor dei nuovi arrivati siriani. La famiglia Silvestri sarà coadiuvata da quella di Giancarla e Fabio Ciavatta, così da favorire al meglio l’integrazione. Naturalmente soddisfatto mons. Boccardo: “L’arrivo qui da noi di una famiglia di profughi siriani – afferma – e la sua accoglienza presso il complesso parrocchiale di San Pietro, con la collaborazione delle parrocchie della Pievania di Santa Maria, è un gesto piccolo, di fronte alla quantità di gente nella stessa situazione, ma particolarmente significativo, perché dà concreta realizzazione alla fraternità e solidarietà che sono comandamento irrinunciabile per ogni discepolo di Gesù e contribuisce a mantenere viva l’attenzione nei confronti di una tragedia drammatica come quella delle migrazioni, che non può non interpellare la coscienza di ogni essere umano. Ringrazio vivamente tutti coloro che, in vari modi, rendono possibile l’accoglienza e l’integrazione di questi nuovi ospiti della nostra comunità”.

Estate 2019: giovani e volontariato tra i migranti

23 Maggio 2019 - Roma - Tessere con pazienza e creatività reti tra il mondo dei migranti e le nuove generazioni: è questa l’animazione giovanile scalabriniana basata sulla logica dell’incontro, tema scalabriniano per il 2019, del servizio, nella prospettiva di una reale convivialità delle differenze. La vision del programma denominato Via Scalabrini 3, in comunione con l’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS Onlus, è riassunta in poche battute dal responsabile, P. Jonas Donazzolo: “Crediamo in un mondo con più ponti e meno muri. L’ispirazione è arrivata nel 2014 proprio da Papa Francesco, quando ci invitava a diffondere sempre più ‘una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo. Dove c'è un muro c'è chiusura di cuore. Servono ponti, non muri!’” (Roma, 9.11.2014)”. Di fronte alle recenti derive populiste, ingigantite da un clima di perenne campagna elettorale, P. Donassollo oppone l’incontro e il dialogo come “cibo quotidiano”, vista la internazionalità dei giovani contattati e dei diretti collaboratori, uno dei quali proviene ad esempio dal Brasile, ed insiste che “l’azione concreta tra e con i giovani e i migranti è un accompagnamento affinché essi diventino, gli uni insieme agli altri, gli ideatori e i principali costruttori di una società che viva concretamente tale cultura dell’incontro. Come? Da parte loro accogliendo, apprezzando e integrandosi con le diversità culturali che inevitabilmente incrociano, mentre da parte di noi animatori creando gli spazi e le occasioni dove mettere a frutto l’energia delle loro convinzioni”. Le principali proposte per l’estate 2019, attive sul territorio nazionale, si svolgeranno concretamente a Genova e in provincia di Foggia: Una Casa Lontano da Casa: Una settimana a Genova per incontrare, in porto, i marittimi e per conoscere la realtà migratoria della città e Io Ci Sto: un campo di incontro, condivisione e servizio tra volontari, migranti e la comunità locale nella provincia di Foggia per abbattere i pregiudizi, contrastare lo sfruttamento e promuovere l’integrazione.

Asti: “non cacciate Taiwo”

23 Maggio 2019 - Asti - Non importa che sia integrato nella comunità, benvoluto dai bambini della scuola e gran lavoratore. Taiwo se ne deve andare. Per lui in Italia non c’è posto. Così ha deciso la Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale della Prefettura di Torino, che ha rigettato la domanda di protezione umanitaria presentata dal giovane migrante nigeriano, arrivato due anni fa a Serravalle d’Asti dopo una giovinezza segnata da lutti e violenze e un viaggio per mare, preceduto da un periodo di detenzione in un campo di raccolta libico, dove è stato più volte picchiato. Orfano di entrambi i genitori, Taiwo, che oggi ha 29 anni, è scappato con la sorella dalla cittadina di Kuta, dove viveva in una famiglia che lo umiliava e picchiava. Arrivato a Lagos ha lavorato per due anni al mercato cittadino in condizioni di “semischiavitù”, nel senso che non veniva pagato ma gli veniva dato qualcosa da mangiare e una lamiera sopra la testa per la notte. “Stavo lentamente morendo di botte e di fame”, ha raccontato una volta arrivato in Italia. Così, nel 2017 ha deciso di partire e, dopo un viaggio attraverso il deserto e il mare, è arrivato a Serravalle d’Asti, ospite del Centro per migranti gestito da Aghaton. “Taiwo è stato il primo a venire a scuola a insegnare inglese ai bambini”, racconta il maestro Giampiero Monaca, che con le colleghe Maria Molino e Mariagrazia Audenino, insegna agli alunni di prima, seconda e terza elementare della scuola del paese, inseriti nel progetto “Bimbisvegli”. Almeno metà delle ore di lezione è svolta nel bosco, dove i bambini hanno costruito un piccolo villaggio di capanne. «Ciascuno costruiva la sua piccola casetta – ricorda l’insegnante – ma Taiwo ne ha fatta una grande. “Così possiamo stare tutti insieme”, ha detto. Uno che non aveva mai avuto una casa, ne ha costruita una per tutti. Taiwo è così, volenteroso e generoso. Un gran lavoratore, che ci ha aiutato a sistemare la scuola e a ridipingerla. Inoltre è il teacher d’inglese preferito dai bambini, che con lui imparano divertendosi e rafforzando l’amicizia”. Ora questa bella esperienza di integrazione rischia di essere spazzata via dal “diniego” della Prefettura alla domanda di permesso di soggiorno per motivi umanitari, avanzata da Taiwo e corredata dalle “referenze” dei bambini. Che sono state considerate ma, evidentemente, non ritenute abbastanza autorevoli. “Quanto vale il cuore di un bambino?”, si chiede il maestro Giampiero, a cui è toccato dare la notizia agli scolari. “Ho detto loro che le parole dei bambini non contano”, dice, con rammarico, l’insegnante. Che comunque non si arrende ed è pronto a dare battaglia perché Taiwo possa continuare a vivere dove è amato e rispettato e non sia, invece, costretto a tornare nell’inferno da cui è fuggito. “Ormai fa parte della nostra famiglia, non possono cacciarlo via”, ha detto Davide, 10 anni. “Lui non ha più nessuno, ha solo noi”, ha aggiunto Pietro, 6 anni. E Nicolò, 8 anni, ha sottolineato: “La Costituzione dice che bisogna accoglierlo e proteggerlo”. I “Bimbisvegli” non si vogliono arrendere e sono pronti a battersi affinché Taiwo non sia espulso. “Alla Commissione vogliamo dire che anche i piccoli possono avere ragione e fare cambiare idea ai grandi”, ha ribadito Nicolò, 8 anni. La stessa età di Beatrice: “Dobbiamo salvarlo perché è nostro amico”. Anche le famiglie si sono messe in azione per Taiwo. “Quando la notizia si è sparsa per il paese – riprende Monaca – i genitori degli alunni hanno chiamato a scuola, dicendosi pronti a manifestare anche a Torino. Di certo non molliamo e faremo di tutto per fare cambiare idea alla Commissione. Non tutto è perduto e noi andiamo avanti. Per Taiwo è gli altri come lui”. (Paolo Ferrario – Avvenire)

Donne

7 Maggio 2019 - Roma - “Non chiudere gli occhi, non chiudere il cuore e non chiudere la mano a chi bussa alle vostre porte”. L’appello di papa Francesco, lanciato da Sofia, in Bulgaria, in occasione del suo 29° viaggio apostolico, risuona in tutta la sua forza anche nel nostro Paese, dove il tema delle migrazioni continua ad essere oggetto di polemiche e strumentalizzazioni politiche. Nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madonna, abbiamo deciso di puntare l’attenzione sulle donne: a quelle che sono costrette a scappare, che sono vittime di violenze e soprusi, a chi restituisce loro il futuro. Consapevoli, come ricorda il Papa, che “alla scuola di Maria impariamo a stare in cammino per giungere là dove dobbiamo stare: ai piedi e in piedi tra tante vite che hanno perso, o a cui hanno rubato, la speranza”. (don Leonardo Di Mauro, don Francesco Soddu, don Giuseppe Pizzoli, don Gianni De Robertis e don Bruno Bignami)

Salesiani Gran Bretagna: “Valdocco project” per giovani rifugiati e richiedenti asilo

2 Maggio 2019 - Londra - La Pastorale giovanile salesiana dell’Ispettoria della Gran Bretagna sta sviluppando un nuovo progetto per offrire l’opportunità di una vacanza ai giovani rifugiati e richiedenti asilo di età compresa tra i 14 e i 17 anni. Il “Valdocco Project”, questo il nome del progetto, si ispira al carisma salesiano e prende il nome dal luogo in cui Don Bosco iniziò a dare speranza e gioia ai giovani emarginati. Secondo quanto riferisce l’agenzia salesiana Ans, “il progetto intende dare risposta agli appelli di Papa Francesco alla compassione verso i rifugiati e richiedenti asilo e rispondere anche agli inviti del rettor maggiore alla Famiglia Salesiana in Europa a cercare modalità pratiche per offrire assistenza in merito alla crisi dei rifugiati, prestando particolare attenzione ai minori non accompagnati e ai giovani”. “L’esclusione, l’incertezza e, purtroppo, l’ostilità, – si legge sull’Ans – hanno gravi ripercussioni soprattutto sui giovani rifugiati e richiedenti asilo, che possono rimanere intrappolati nelle nuove società e con limitate possibilità per ricostruirsi una vita. Una vacanza, da parte sua, può offrire un senso di libertà e di normalità, cioè quello che i giovani rifugiati e richiedenti asilo raramente provano”. L’équipe di Pastorale giovanile salesiana della Gran Bretagna si è riunita a novembre per iniziare a pianificare e sviluppare tale progetto, che si prevede avrà luogo effettivamente dal 3 al 10 agosto 2019 a Liverpool. Danny Sweeney, uno dei membri dell’équipe, ha dichiarato: “Per questo programma pilota abbiamo pensato a Liverpool perché è una delle aree del Regno Unito in cui i richiedenti asilo spesso restano dispersi dopo aver presentato inizialmente la loro domanda di accoglienza. Essendo questa una nuova area per la nostra Pastorale giovanile salesiana, quest’esperienza ci permetterà di radicarci in una comunità locale, e anche, speriamo, di incoraggiare il contatto con le famiglie, oltre che con i giovani che parteciperanno”.