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Papa Francesco: non dimentichiamo chi come i migranti forzati trovano muri. E poi la preghiera per le autorità

12 Marzo 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco invita a pregare “in questo momento di pandemia” per chi è chiamato a governare, per le “autorità che devono decidere su misure che non piacciono al popolo, ma è per il nostro bene. E spesso l'autorità si sente sola, non capita”. Il papa ha iniziato così la messa mattutina celebrata a Casa Santa Marta e diffusa dai media vaticani. Commentando il vangelo del ricco epulone e del povero Lazzaro che propone la liturgia odierna  papa Francesco ha parlato dell’ “abisso dell'indifferenza”: “a Lampedusa quando sono andato ho parlato della globalizzazione dell'indifferenza. Noi oggi siamo preoccupati perchè i negozi sono chiusi, o perché non posso passeggiare... preoccupati per le nostre cose dimenticando i poveri, che è nei confini cercando la libertà, i migranti forzati che trovano un muro fatto di ferro e filo spinato. Sappiamo che esiste questo ma viviamo nell'indifferenza”. Spesso conosciamo ciò che succede nel mondo, il dolore che si vive ma “questa informazione non scende al cuore”: “quanti bambini patiscono la fame, non hanno le medicine, non possono andare a scuola? Lo sappiamo e diciamo poveretti... Tanti di noi vivono in questo distacco tra quel che sanno e quello che sentono. Il cuore è staccato dalla mente: sono indifferenti”. Papa Francesco si è quindi soffermato sul povero e sul ricco: il povero aveva un nome, si chiamava Lazzaro e “anche il ricco lo sapeva. Ma non sappiamo il nome del ricco. Il Vangelo non lo dice. Non aveva nome, aveva perso il nome. Aveva gli aggettivi: ricco, potente... Questo è quello che causa l'egoismo, fa perdere la nostra identità. Ci porta a valutare gli aggettivi e la mondanità aiuta, siamo caduti nella cultura dell'aggettivo”. Da qui la richiesta “al Signore di ricevere la grazia di non cadere nell'indifferenza per fare invece qualcosa per gli altri”. (Raffaele Iaria)  

Brasile: la presidenza della Cnbb in visita nel Roraima per conoscere i progetti di accoglienza dei migranti venezuelani

11 Marzo 2020 -

Roma - È in corso, dall’8 e fino al 12 marzo, una visita della presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) alla diocesi di Roraima, in collaborazione con le Forze armate, per conoscere l’attività della Chiesa e, in particolare, la situazione dei migranti venezuelani e della loro accoglienza. Secondo il presidente della Cnbb, don Walmor Oliveira de Azevedo, la visita alla diocesi di Roraima, risponde a un appello umanitario per sapere cosa succede a Roraima, a causa dell’arrivo dei venezuelani in fuga per crisi nel loro Paese e in cerca di un’opportunità. “Questo è un problema che riguarda non solo Roraima, ma il Brasile, il mondo e ognuno di noi”, ha detto.

Papa Francesco: un pensiero e una preghiera per coloro che soffrono a causa del coronavirus e a causa della violenza in Siria

8 Marzo 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha iniziato il momento di preghiera dell’Angelus salutando coloro che in piazza si sono ritrovati – in rappresentanza di associazioni e movimenti - con uno striscione: “per i dimenticati di Idlib”. E al termine un nuovo pensiero alle Associazioni e i gruppi che “si impegnano in solidarietà con il popolo siriano e specialmente con gli abitanti del nord-ovest della Siria, costretti a fuggire dai recenti sviluppi della guerra”. Il papa ha, quindi, rinnovato la sua “apprensione” e il  suo dolore per questa “situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita. Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse”. Il papa ha chiesto, quindi, di pregare per questi “fratelli e sorelle” che stanno soffrendo. “Avvertiamo il bisogno civile e umano di ringraziare Papa Francesco, l’unica autorità mondiale che ha ricordato il dramma dei civili di Idlib, nel nord ovest della Siria”, avevano scritto alcune associazioni (prima firmataria l’Associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio e tra le firmatarie anche la Fondazione Migrantes, la Caritas Italiana, il Centro Astalli e la Comunità di Sant'Egidio): “siamo sconvolti dalle rare immagini di quei bambini assiderati, a volte da soli, a volte con i loro genitori o parenti. Da una parte sono costretti a fuggire dalla Siria verso la Turchia – si legge nella nota – da bombardamenti a tappeto che violano le regole più elementari del diritto umanitario internazionale e dall’altra sono impediti a trovare salvezza da un muro invalicabile e a oggi non valicato”. Per le associazioni firmatari della nota non si tratta di “un’emergenza improvvisa” ma di una situazione che dura da alcuni mesi: “si calcola che ormai siano almeno un milione gli esseri umani in fuga ammassati al confine turco, alcune stime parlano di un milione e cinquecentomila, in gran parte bambini. Se non si trovasse una soluzione, urgente, le operazioni militari raddoppieranno gli sfollati, per i quali non ci sono che piccole tendopoli. Per tutti costoro ci sono soltanto due sottili corridoi umanitari aperti all’ONU per portargli qualche genere di prima necessità: questo è inammissibile”. Il Papa si è detto “vicino con la preghiera alle persone che soffrono per l’attuale epidemia di coronavirus e a tutti coloro che se ne prendono cura” e si è unito “ai miei fratelli Vescovi - ha aggiunto - nell'incoraggiare i fedeli a vivere questo momento difficile con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità . Il tempo di Quaresima ci aiuti a dare un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore”. Papa Francesco ha recitato l’Angelus dalla biblioteca privata del Palazzo Apostolico: “ingabbiato in biblioteca – ha detto ma è per prevenzione”. E al termine ha voluto affacciarsi dalla finestra per benedire i fedeli che nonostante tutto, erano presenti in piazza mantenendo le distanze così come prevedono le normative vigenti oggi in Italia a causa dell’epidemia di coronavirus. “Adesso mi affaccerò per vedervi un po’ in tempo reale”, ha detto papa Francesco rivolgendosi ai fedeli al termine dell’Angelus. Poco dopo la finestra su Piazza San Pietro si è aperta e il Pontefice ha salutato i fedeli presenti e ha dato loro una benedizione. (Raffaele Iaria)

Giornata internazionale della donna: le scalabriniane lanciano una campagna social per il riscatto delle migranti

8 Marzo 2020 - Roma - “Sono oltre 260 milioni le donne migranti del mondo. Viaggiatrici e testimoni di speranza, di forza, della capacità di voler cambiare il mondo. È per questo motivo che, in occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, abbiamo scelto 7 immagini di donne migranti che esprimono la voglia di riscatto, di lotta alle violenze e ai soprusi e che vedono nelle donne essere un pilastro dei valori fondamentali e universali della società. La campagna è rilanciata da tutte le comunità dove le scalabriniane sono operative”. A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane in occasione della Giornata Internazionale delle donne che si celebra oggi. La campagna è stata lanciata in tre lingue (italiano, inglese e portoghese) sulle pagine social delle stesse suore. “L’obiettivo è quello di rendere virali concetti universali dell’accoglienza, dell’integrazione, della promozione e della protezione, aggiungendo, però, aspetti di storie più tipiche dell’universo femminile, come le violenze che si trovano costrette a subire anche durante la loro migrazione – ha aggiunto suor Neusa – Ci sono piccole e grandi azioni che fanno crescere l’autostima delle donne e la loro voglia di riscatto: è anche su questo tema che è giusto lavorare. Le donne consacrate sono a servizio delle migranti, donne che hanno nel loro animo la dimensione della vita stessa. La Chiesa è ‘madre’ e Papa Francesco più volte ha avuto modo di esprimerlo e declinarlo in modo concreto”.  

Padre Baggio: Papa Francesco manifesta “preoccupazione personale nei confronti di una categoria di persone in movimento, di soggetti in mobilità che spesso viene dimenticata”

7 Marzo 2020 - Città del Vaticano – “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”. Questo il tema scelto da Papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 27 settembre. Il Papa ha scelto questo titolo – dice il sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, p. Fabio Baggio in una intervista a Vatican News - per “manifestare la sua preoccupazione personale nei confronti di una categoria di persone in movimento, di soggetti in mobilità che spesso viene dimenticata. Sì tratta degli sfollati interni. Parliamo di oltre 40 milioni di persone, 41 secondo gli ultimi dati, rappresentano una grande porzione di quelle persone che sono in mobilità oggi, solamente che non attraversano confini, rimangono all'interno del proprio territorio nazionale. Ed è per questo – aggiunge il religioso - che sono di competenza ovviamente dei vari governi e spesso rimangono nell'anonimato. Il fatto di dedicare loro il Messaggio significa mettere in luce questa situazione particolare e dedicare a loro anche delle parole che sono indicazioni e riflessioni destinate agli agenti pastorali per poi poter lavorare anche con queste persone. L'icona dalla quale il Santo Padre è voluto partire è quella di Gesù Cristo Bambino che con la sua famiglia esule ha fatto l'esperienza di essere costretto a lasciare la propria terra a causa di una persecuzione in quel caso, oppure a causa di conflitti, oppure a causa di disastri naturali. Queste sono le principali ragioni, assieme anche ad altre, che vengono sempre riconosciute anche a livello mondiale e che spingono questi milioni di persone ad abbandonare la loro terra. E poi c'è sempre il desiderio ovviamente di poter tornare. A volte questo non è possibile. Sono delle sfide che vengono lanciate anche alle nostre comunità cristiane che si trovano, da una parte ad accogliere, dall'altra a ricostruire insieme una storia. Come anche, molte volte, ad accompagnare dei processi di ritorno, quando possibile, nei territori che sono stati abbandonati a causa dei fenomeni cui ho accennato prima”. P. Baggio, nell’intervista sottolinea che non bisogna dimenticarsi che “in ogni persona che bussa alla nostra porta, il povero, l'affamato, l'assetato, l'ignudo, lo straniero, lo sfollato e tutte le persone vulnerabili, c'è sempre Gesù Cristo”. E' Gesù Cristo che “bussa e chiede di essere accolto, di essere servito e amato”, e questo è la "ragione cristologica" della “nostra accoglienza cristiana”.  

Ismu: in Italia l’immigrazione è donna

7 Marzo 2020 - Milano -  In occasione della Festa della Donna l’Ismu fornisce alcune dati sulla presenza delle donne tra gli immigrati in Italia. Sulla base dei dati Istat, al 1° gennaio 2020 sono due milioni e 235mila le donne adulte straniere regolarmente residenti in Italia, contro poco più di due milioni e 46mila uomini. Secondo le ultime stime ISMU al 1° gennaio 2020, le donne, quindi, rappresentano il 52,4% degli adulti immigrati. Solo se si analizza invece la popolazione minorenne straniera a prevalere è la componente maschile (51,9% del totale, mentre le femmine, tra i minorenni, rappresentano il 48,1%). È interessante notare che tra il 1984 e il 2005, la popolazione immigrata era per la maggior parte costituita da presenze maschili. Al 1° gennaio 1991, ad esempio, si potevano stimare in Italia 475mila stranieri maschi, contro solamente circa 330mila femmine, in rapporto quasi di tre a due. Poi, a partire da 15 anni fa, la componente femminile ha cominciato ad acquisire un peso sempre maggiore dovuto sia all’aumento dei ricongiungimenti familiari (per lo più femminili), sia all’allargamento ad Est dell’area di libera circolazione europea, che ha comportato l’incremento di nuovi flussi esteuropei (soprattutto, anche se non solo, di assistenti domiciliari e “badanti”). ISMU calcola infatti che dal 1° gennaio 2005 al 1° gennaio 2020 il numero di donne immigrate ha registrato un aumento del 141% (contro un incremento degli uomini del 112%). L’ Ismu stima che al 1° gennaio 2020 le donne immigrate provengano prevalentemente (nell’ordine) da Romania, Albania e Marocco, seguiti da Ucraina, Cina, Filippine, Moldova, India, Polonia, Perù, Sri Lanka, Nigeria, Egitto, Ecuador e Bangladesh. Secondo ISMU, a inizio 2020 il collettivo che presenta la più alta percentuale di presenza femminile è quello ucraino (77,3%), seguito dal polacco (74,1%), moldovo (66,1%) e bulgaro (62,6%). Più sbilanciati al maschile sono invece tutti i gruppi nazionali asiatici o africani formati da srilankesi, marocchini, indiani, nigeriani, tunisini, egiziani e soprattutto pakistani, bangladeshi e senegalesi. Tra questi ultimi tre le incidenze femminili raggiungono solo rispettivamente il 30,4%, il 28,1% e il 25,4%.  

Ue: garantire la protezione e l’assistenza dei bambini migranti non accompagnati

6 Marzo 2020 - Bruxelles - La Commissione Ue “sta lavorando su tutti i fronti per fornire sostegno alla Grecia e alle persone coinvolte” nelle migrazioni “forzate” dalla Turchia, “ed è in costante contatto con il governo greco”. In tale contesto la presidente Ursula von der Leyen ha parlato con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis “sulla situazione dei minori migranti non accompagnati nelle isole greche. Insieme hanno concordato di mettere in atto un processo per garantire la protezione e l’assistenza di alcune delle persone più vulnerabili d’Europa, i bambini migranti non accompagnati”. Il presidente ha incaricato il commissario per gli Affari interni Ylva Johansson di portare avanti questo processo. Pertanto il commissario Johansson si recherà in Grecia la prossima settimana per incontrare i ministri e le parti interessate. Von der Leyen ha dichiarato: “Migliaia di bambini non accompagnati raggiungono l’Europa ogni anno. La loro protezione è una priorità per la Commissione. Per questo motivo ho chiesto al commissario Johansson di recarsi in Grecia per trovare soluzioni per garantirne la protezione. Il commissario Johansson e io lavoreremo a stretto contatto con gli Stati membri per trovare un posto sicuro per questi bambini”. Attualmente ci sono oltre 42mila persone sulle isole greche, tra queste circa 5.500 minori non accompagnati.

Scalabriniani: l’Europa istituisca al più presto quanto è necessario per salvare vite umane 

5 Marzo 2020 - Roma - “Non si tratta di sommare tragedia a tragedia ma di spezzare il vortice del dolore che offusca il cuore dell’uomo e nella paura crea ulteriori steccati tra noi e loro. Non si possono tacere morti e condizioni di vita inumane causate dalla mano dell’uomo verso altri uomini”. E’ quanto afferma oggi p. Mauro Lazzarato, superiore regionale degli scalabriniani dell'area Europa e Africa parlando della a tragica situazione dei profughi siriani ai confini dell’Europa orientale che “non può essere spenta e taciuta”. “Feriti” da questi accadimenti gli scalabriniani denunciano, per coloro che hanno voce ma non possono esprimerla, che "una situazione politica internazionale che presiede ad un conflitto innescato per egemonie territoriali sta generando da tempo ondate di spostamenti forzati di persone che né per terra né per mare riescono a trovare un approdo per scampare alla morte certa causata dai bombardamenti. Le tragiche immagini di respingimento di un gommone in mare sono solo l’ultima parte di una lunga serie di accadimenti che vedono altri morti in mare e nel campo profughi di Moria sull’isola di Lesbo per annegamento e denso sovraffollamento”, ha aggiunto p. Lazzarato. Gli Scalabriniani chiedono che l’Europa istituisca al più presto quanto è “necessario per far fronte a questa emergenza per salvare vite umane in mare e in terra, chiuda gli accordi ricattatori con la Turchia e riporti in sede ONU la vicenda della Siria”. “Nello spirito delle beatitudini evangeliche siamo convinti che Dio darà il primo posto a quanti stanno subendo queste ingiustizie; purtroppo su questa terra gli stiamo rubando anche l’ultimo”, ha concluso p. Lazzarato.      

Vescovi svizzeri: bene impegno della Svizzera ad accogliere minori non accompagnati dalla Grecia

5 Marzo 2020 - Ginevra - I vescovi della Svizzera si impegnano a sostenere un progetto della Chiesa cattolica armena in Grecia, finalizzato ad accompagnare gli adolescenti e i giovani adulti tra i 18 e i 30 anni, procurando loro alloggio, cibo e vestiti. Il progetto, che è in corso già da tre anni, grazie all’aiuto della Chiesa cattolica svizzera, potrà essere protratto per un altro anno. Lo si legge nel comunicato finale dei lavori dell’Assemblea della Conferenza Episcopale svizzera che si è conclusa ieri a Ginevra. I vescovi approvano – spiegano - tutti gli sforzi che la Federazione sta facendo a favore dei profughi in Grecia e soprattutto sostengono l’impegno della Svizzera ad aprire corridoi umani per accogliere minori non accompagnati. I presuli elvetici esprimono “profonda preoccupazione” per la situazione dei rifugiati alle frontiere Sud dell’Europa in particolare in Grecia. Prendono però anche atto dell’impegno della Svizzera – promosse da Mario Gattiker, segretario di Stato alle migrazioni, di ritorno da una recente visita ad Atene – di essere “pronta ad accogliere un certo numero di minori non accompagnati e ci ha legami familiari in Svizzera”. Nel comunicato i vescovi dicono di seguire con “profonda preoccupazione” la situazione dei rifugiati alle frontiere Sud dell’Europa in particolare in Grecia. Prendono però anche atto dell’impegno della Svizzera – promosse da Mario Gattiker, segretario di Stato alle migrazioni, di ritorno da una recente visita ad Atene – di essere “pronta ad accogliere un certo numero di minori non accompagnati e ci ha legami familiari in Svizzera”.  

Bologna: otto gli africani anglofoni che saranno battezzati

5 Marzo 2020 - Bologna - Dei 25 adulti che nella diocesi di Bologna hanno chiesto di essere ammessi al battesimo per diventare cattolici, 8 sono stati presentati dalla comunità degli africani anglofoni e sono tutti di origine nigeriana. Quella anglofona è una delle 13 comunità costituite nella diocesi bolognese per sostenere il cammino di fede dei migranti e ha sede presso la Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, dove ogni domenica partecipano alla messa festiva in tarda mattinata, guidata da don Alphonse Amundala. Una delle più grandi insidie spirituali per gli immigrati africani, ma non solo, è quella delle sétte di matrice pentecostale, che offrono loro un forte senso di appartenenza e sostegno economico. “La nostra è una comunità missionaria”, dice don Alphonse. “Molti di loro vengono da Nigeria, Camerun, Ghana, ma sono qui da più di dieci anni. È una comunità piccola di numero, ma sono molto fedeli alla  loro fede, nonostante le tribolazioni che vengono loro da più parti, perché ci sono qui comunità evangelicali (sétte) che offrono anche aiuti materiali, ma loro non vogliono rinnegare la loro fede”. Molto spesso gli immigrati vengono associati ai loro problemi economici e materiali che in effetti costituiscono per molti un problema, ma raramente, anche nei nostri ambienti ecclesiali, viene riconosciuto e compreso il loro profondo bisogno spirituale: in questo senso gli otto catecumeni nigeriani, che non cedono alle lusinghe delle sétte, danno a tutti una importante testimonianza di fede. “Se guardi a come vivono”, dice ancora don Alphonse, “ti accorgi che vivono nella precarietà, ma nonostante tutto, ci tengono molto alla loro fede cattolica. Hanno problemi, hanno figli, qualcuno ha perso il lavoro, ma non cedono alle proposte degli evangelicali”. “La tua grazia, dice il salmo, vale più della vita”. A fianco degli immigrati, così come degli italiani all’estero, è compito di Migrantes di sostenere la vita spirituale e l’integrazione ecclesiale dei migranti. Quell’Italia e quell’Europa che nei secoli passati hanno tanto contribuito alla evangelizzazione dell’Africa, oggi rischiano di diventare per molti africani il luogo dove si perde il contatto con la vita ecclesiale. “La Chiesa di Bologna”, sottolinea don Alphonse, “è una chiesa madre che ha generato molte chiese in Africa e oggi vedere questi figli che vengono qui e tengono fede alla loro identità cattolica è una bellezza e questa loro fedeltà mi incoraggia ancor di più nel ministero”. (A.C.)  

Confine greco-turco: oggi una rappresentanza dell’Ue

3 Marzo 2020 - Roma – Questa mattina una rappresentanza istituzionale dell’Unione Europea ha visitato il confine greco-turco di insieme al premier greco. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen ha elencato i passi concreti che l’Unione sta compiendo nel segno della “solidarietà” e per fare in modo che “l’ordine sia garantito ai nostri confini”. Le autorità greche hanno “un compito molto difficile. Vorrei ringraziare la guardia costiera e guardia di frontiera, i civili, al polizia e Frontex per gli sforzi instancabili”, ha detto: “abbiamo lanciato un meccanismo di protezione civile su richiesta della Grecia, che può ricevere assistenza in termini di medici, tendoni e altro”. Con “unità, solidarietà e determinazione”, l’Ue affronterà la crisi, ha assicurato Von der Leyen, dichiarando che la “Turchia non è un nemico”, ma “le persone non sono i mezzi per raggiungere un obiettivo strategico”. Insieme alla presidente della Commissione anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli che ha sottolineato la necessità di “rafforzare una politica comune per l'immigrazione europea” evidenziando che per il Parlamento europeo, “chi arriva in Grecia arriva in Europa. L'Europa deve procedere per una distribuzione equa dei migranti che garantisca libertà e diritti delle persone”. “Siamo qui anche per dire grazie ai cittadini della Grecia e a coloro che stanno cercando da tanto tempo di proteggere le persone, di fare in modo che non si aggiungano altre sofferenze”, ha aggiunto Sassoli mettendo in evidenza la questione dei minori non accompagnati, per cui vede la necessità di “avere una strategia anche per loro assieme alle altre istituzioni europee. Dobbiamo custodirne e proteggerne il futuro”. Fiducioso di potercela fare “mostrando rispetto per i diritti dell'uomo” si è detto Charles Michel, presidente del Consiglio europeo aggiungendo che nelle prossime settimane continueremo a lavorare con le istituzioni europee per dimostrare unità e forza”. (R.Iaria)

Comboniani: “vera emergenza” in Siria

2 Marzo 2020 - Roma - “Siamo sul baratro!”. In Medio Oriente “la pentola a pressione sta scoppiando. La Turchia, in guerra contro la Siria, sostenuta dalla Russia, per il controllo della città di Idlib, si vede arrivare un altro milione di rifugiati, in buona parte bambini e donne”. Lo scrive, in una nota, la Commissione Giustizia&Pace dei Missionari Comboniani sottolineando che Ankara, che già “trattiene sul suo suolo quattro milioni di rifugiati siriani e afghani per un accordo scellerato con la UE, dalla quale ha ricevuto sei miliardi di euro, non ce la fa più e sta ricattando l’Europa per nuovi finanziamenti. Per ottenerli ha aperto le frontiere verso la Grecia. 18.000 siriani hanno già attraversato il confine ma Grecia e Bulgaria hanno bloccato subito le loro frontiere. Molti stanno già dirigendosi anche verso le isole greche, in particolare Chio e Lesbo, dove c’è già una situazione insostenibile”. A Lesbo, nel campo di Moria, che può ospitare 3.000 persone, ci sono 20.000 rifugiati. “Siamo al collasso! Purtroppo l’Europa ha già la grossa pressione dei rifugiati che da anni si trovano bloccati sulle frontiere della Slovenia, Bosnia, Ungheria…”. Da qui la richiesta all’Ue di “annullare” l’accordo con Erdogan per trovare “soluzioni umane” per questi 4 milioni di rifugiati in Turchia”; di “intervenire subito per risolvere questa situazione infernale per i rifugiati che fuggono dalla regione di Idlib, in Siria”;  di ritornare all’operazione Sophia in tutto il Mediterraneo e “specialmente in questo lembo di mare Egeo per salvare vite umane” e di “riprendere in mano, in sede Onu, la questione della Siria”. I comboniani chiedono anche ai vescovi di “alzare la voce in favore di queste sorelle e fratelli che pagano per queste guerre di cui siamo anche noi responsabili”.

Papa Francesco chiede di pregare per i migranti in fuga dalle guerre

2 Marzo 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco chiede di pregare per i migranti e rifugiati. “Sono un po’ rattristato per le notizie che arrivano di tanti sfollati, tanti uomini, donne, bambini cacciati via a causa della guerra, tanti migranti che chiedono rifugio nel mondo, e aiuto”, ha detto ieri al termine della preghiera mariana dell’Angelus: “in questi giorni, la cosa è diventata molto forte. Preghiamo per loro”, ha aggiunto. In due giorni la Grecia ha bloccato quasi 10mila migranti che cercavano di entrare in Europa dal confine turco. Quattro gommoni con oltre 200 migranti sono sbarcati a Lesbo. Prima dell’Angelus, commentando le letture della prima domenica di Quaresima, il pontefice ha sottolineato che anche oggi “Satana irrompe nella vita delle persone per tentarle con le sue proposte allettanti; mescola la sua alle tante voci che cercano di addomesticare la coscienza. Da più parti arrivano messaggi che invitano a ‘lasciarsi tentare’ per sperimentare l’ebbrezza della trasgressione”. L’esperienza di Gesù – ha aggiunto Papa Francesco – “ci insegna che la tentazione è il tentativo di percorrere vie alternative a quelle di Dio”. Vie alternative, “vie che ci danno la sensazione dell’autosufficienza, del godimento della vita fine a sé stesso. Ma tutto ciò è illusorio: ben presto ci si rende conto che più ci allontaniamo da Dio, più ci sentiamo indifesi e inermi di fronte ai grandi problemi dell’esistenza”. Ed ha pregato la Vergine Maria, “la Madre di Colui che ha schiacciato il capo al serpente” affinchè “ci aiuti in questo tempo di Quaresima ad essere vigilanti di fronte alle tentazioni, a non sottometterci ad alcun idolo di questo mondo, a seguire Gesù nella lotta contro il male; e riusciremo anche noi vincitori come Gesù”. Intanto da ieri sera la Curia Romana si trova ad Ariccia per gli Esercizi Spirituali della Quaresima. Il Papa ha dovuto invece rinunciare. A causa del raffreddore che lo ha colpito da alcuni giorni, Papa Francesco resterà in Vaticano, a Casa Santa Marta e seguirà  da qui le meditazioni, come ha annunciato egli stesso ieri. “Vi chiedo un ricordo nella preghiera per gli Esercizi spirituali della Curia Romana, che questa sera inizieranno ad Ariccia. Purtroppo, il raffreddore mi costringe – ha detto -  a non partecipare, quest’anno: seguirò da qui le meditazioni”. Gli Esercizi Spirituali saranno predicati dal gesuita, p. Pietro Bovati, segretario della Pontificia Commissione Biblica. Al centro delle meditazioni il tema ‘Il roveto ardeva per il fuoco”. L’incontro tra Dio e l’uomo alla luce dell’Esodo, del Vangelo di Matteo e della preghiera dei Salmi”. (Raffaele Iaria)

Messina: terminato sbarco Sea Watch

27 Febbraio 2020 - Messina – Sono state ultimate le operazioni di sbarco a terra dei 194 migranti arrivati a Messina a bordo della Sea Watch 3. Tra i migranti sbarcati “nessun sintomo”, come riferisce in un twitter la Ong: “il nostro team medico composto da cinque membri ha collaborato con il ministero della Salute per controllare tutti gli ospiti mentre lasciavano la nave”, si legge nel testo della Sea Watch.

Coronavirus: la preghiera della comunità cattolica peruviana in Italia

27 Febbraio 2020 - Roma - La comunità cattolica peruviana in Italia in questi giorni è in preghiera per i Paesi e le persone colpite dal coronavirus. L’invito da parte del coordinatore nazionale p. Emerson Campos Aguilar. “Desidero invitare, come ho fatto in altre occasioni, tutta la comunità peruviana e latinoamericana, i devoti del “Senor De Los Milagros, di includere nel programma della Quaresima, che inizia mercoledì 26 febbraio, la preghiera del Santo Rosario, la Via Crucis tutti i venerdì, e che tutto questo tempo sia di grandi momenti di incontro con Dio e la Sua Santa Madre, fino a Pasqua. Cerchiamo di pregare sia personalmente, sia comunitariamente in pieno dialogo con Dio per questa intenzione mondiale”. Al tempo della peste e di epidemie sconosciute, esperienze di terremoti, febbri sconosciute, malattie senza nome ed epidemie che hanno provocato vittime in Perù – ricorda il coordinatore nazionale -  si pregava Santa Rosa da Lima e San Martino di Porres: “si correva a pregare in quell'angolo della periferia di Lima dove stava il Cristo Signore dei Miracoli, li cantavano e pregavano: Signore dei Miracoli a te veniamo con devozione per implorare la tua benedizione, la salute, la pace”. Santa Rosa da Lima, che non era una dottoressa o un'infermiera, iniziò a  salvare la gente dalla peste. San Martino di Porres, che “non era medico ma un barbiere, salvò la vita al Cardinale del Messico, fu la mano di San Martino l'ultima opzione che restituì la vita di Sua Eminenza”. “Chiediamo – ha scritto p. Emerson - l'intercessione di questi due grandi santi, considerati umili dalla periferia peruviana, per pregare Dio e illuminare i medici e gli scienziati per trovare un modo, una medicina contro questo virus, che mette in ginocchio il mondo intero. Preghiamo per la Cina, per i nostri fratelli vittime e per coloro che soffrono”.

Contigliano: la sfida dei catechisti contro i pregiudizi

27 Febbraio 2020 - Rieti - Nella parrocchia di San Michele Arcangelo a Contigliano, monsignor Ercole La Pietra e i catechisti hanno organizzato per i gruppi di ragazze e ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima. Presso il Centro Pastorale Diocesano, un incontro di catechismo con la responsabile del Servizio Diocesano Migrantes di Rieti, suor Luisella Maino, sul tema “ Migranti, pregiudizio, paura” con la finalità di promuovere una catechesi legata al vissuto esistenziale e alla vita concreta, capace di abbattere i muri dell’indifferenza , del pregiudizio, del razzismo. Suor Luisella, con semplicità di linguaggio e chiarezza concettuale, ha animato l’incontro accompagnando i ragazzi, momento dopo momento, attraverso domande e interrogativi, nella riflessione sulle differenze di significato tra migrante, profugo, rifugiato. Un pomeriggio volto ad analizzare la parola pregiudizio in riferimento al proprio vissuto individuale, per poi spronare i ragazzi alla ricerca della causa della paura verso il diverso da sé. Attraverso la lettura di un brano in cui è stata descritta, in termini realistici, la condizione degli italiani immigrati in paesi stranieri, si è voluto invitare i presenti ad assumere uno sguardo diverso verso l’immigrazione. I ragazzi si sono sentiti coinvolti e protagonisti dell’incontro, intervenendo con domande spontanee, dialogando, talvolta persino cantando. La chitarra e la voce di suor Piera Cori hanno creato un momento di condivisione e allegria, e anche i brani prescelti non hanno esulato dal tema: sono state infatti eseguite canzoni dedicate all'accoglienza dei migranti, alla solidarietà, e alla condivisione francescana. La testimonianza più toccante, quella che ha fatto scendere una cortina di silenzio tra i ragazzi, è stata quella di due giovani rifugiati accompagnati dalle operatrici del Progetto Sprar. Uno arrivato dal Gambia e l’altro dall'Afghanistan, i due ragazzi hanno raccontato con umiltà e delicatezza il loro drammatico viaggio per arrivare in Italia e le difficoltà incontrate nel processo di integrazione aggravato anche dalla povertà di mezzi e di risorse. A conclusione, un caldo ringraziamento di don Ercole a tutti i partecipanti, grato per una catechesi che ha legato la Parola, il Sacramento e la Testimonianza. “Questo incontro nel segno dell’ascolto, dell’accoglienza, del dialogo e della solidarietà, se da una parte ci rasserena, dall'altra ci deve lasciare un sano tormento – ha detto il sacerdote – in modo che possiamo interrogarci sul significato dell’essere cristiano oggi”. (Frontiera)  

Card. Bassetti: fare una distinzione tra migranti e profughi “altrimenti si continua a fare una grande confusione”

22 Febbraio 2020 -

Bari - Fare una distinzione tra migranti e profughi “altrimenti si continua a fare una grande confusione”. A dirlo, questa mattina, il card. Gualtiero Bassetti rispondendo alle domande dei giornalisti, nel breefing dell’incontro a Bari sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. Per il porporatoil fenomeno migratorio c’è sempre stato e sempre ci sarà”: dall’Italia partono tanti giovani, “anche – ha detto - troppi, ma non sono profughi. Profughi sono quelli che hanno motivi per partire: guerre, persecuzioni, ideologie contrarie, e che sono costretti a lasciare le loro nazioni”.

Il presidente della Cei ha quindi parlato dell'esperienza dei corridoi umanitari nata per “rispondere a quella necessità di accoglienza e di accompagnamento” di cui parla Papa Francesco. “Come sarebbe bello – ha quindi aggiunto - se nell'accoglienza si coinvolgessero sempre di più le nostre famiglie, come è accaduto in Libano”. Ma l’accoglienza “non basta: è “necessaria l’integrazione. Bisogna creare attorno alle persone - ha aggiunto - un clima di amicizia e di affetto perché’ possa crescere e maturare un clima di famiglia". “Le migrazioni sono una grandissima perdita per noi ed un grande peso per voi”, ha detto poi il card. Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei spiegando che i giovani “vanno via perché non c’è pace, non c’è sicurezza”. (R. Iaria)​

Via crucis del migrante

19 Febbraio 2020 - Torino - Con la Quaresima alle porte (si apre il 26 febbraio) la comunità cristiana tornerà a pregare la Via Crucis. Avremo celebrazioni nelle chiese, ma altre vie crucis avvengono ogni giorno nelle nostre città: è il calvario di tanti fratelli e sorelle colpiti da un dolore che li accomuna a Cristo. Vorrei qui illustrare una di queste vie dolorose, non cruenta, non tragica, ma degna, a mio parere, di essere conosciuta. È la via crucis del migrante che, dopo aver trovato alloggio e lavoro nel nostro Paese, volendo riunirsi con la sposa e con i figli che vivono nella patria lontana, affronta la pratica del ricongiungimento famigliare. Conosco da vicino la storia di Joseph (nome di fantasia), un profugo africano che, fino all’inizio del corrente anno, era ospitato presso la parrocchia Gesù Buon Pastore di Torino, e che ora abita in un alloggio di proprietà del Cottolengo, di cui paga regolarmente l’affitto. Vi invito a seguire le tappe del suo cammino… Prima stazione: Ufficio Immigrazione della Questura di Torino, corso Verona. Lì si reca Joseph il 16 settembre 2019 per avviare la pratica di ottenimento del permesso di soggiorno per motivo di lavoro, documento indispensabile per il ricongiungimento. Dopo una lunga attesa, deve firmare una dichiarazione di rinuncia ad avere un permesso di soggiorno per motivi di tipo umanitario (dopo i decreti sicurezza, si chiama «permesso per casi speciali»); nuova attesa, poi viene chiamato in uno stanzone per il rilascio delle impronte digitali (di ognuna delle dieci dita). Infine gli viene detto che il permesso sarà rilasciato in circa 45 giorni. Seconda stazione: Questura di via Grattoni, 13 gennaio 2020, ore 8.30. Passati, inutilmente, quasi quattro mesi, Joseph, prima di recarsi al lavoro, si trova, insieme ad una piccola folla di migranti, sul marciapiede opposto all’ingresso del palazzo della Questura. Dopo un’ora di attesa, gli si consente di attraversare la strada e può entrare nel palazzo. Qui è ammesso nella «stanza 14», dove il suo caso – grazie a Dio – è preso in esame. Gli fanno nuovamente firmare la stessa dichiarazione di rinuncia che conosce già e gli dicono di recarsi, il più presto possibile, in corso Verona. Terza stazione: Ufficio Immigrazione di corso Verona, 13 gennaio 2020, ore 10.30 circa. Joseph presenta agli sportelli il foglio con timbro e firma rilasciatogli poco prima in via Grattoni. In questo modo, dopo più di un’ora d’attesa, può rientrare nello stesso stanzone dov’era già stato il 16 settembre, dove gli prendono nuovamente le impronte digitali (di ognuna delle dieci dita). Questa volta gli dicono che il permesso di soggiorno dovrebbe essere pronto dopo uno o al massimo due mesi. Quarta stazione: Ufficio Immigrazione di corso Verona, 28 gennaio 2020. Joseph è di nuovo lì perché, controllando per via telematica l’iter del suo permesso di soggiorno, compare sempre sul monitor l’inquietante messaggio: «Il documento non è presente in archivio». Joseph riesce ad evitare la chilometrica coda che vorrebbero fargli fare (e che lo farebbe, per l’ennesima volta, arrivare tardi al lavoro) e riesce a strappare agli sportelli la notizia che «il permesso di soggiorno è stato spedito»… e che quindi dovrebbe arrivare, gli dicono, entro un mese! Chi vivrà vedrà… Quinta stazione: Ufficio Comunale per la Casa di via Orvieto, 29 gennaio 2020. A questa tappa non troviamo Joseph (che dovrebbe altrimenti assentarsi dal posto di lavoro), ma un cireneo, cioè uno dei suoi amici-accompagnatori del Gruppo Accoglienza Migranti della parrocchia Gesù Buon Pastore. L’amico di Joseph, dopo una coda di non più di due ore, viene a sapere che, per ottenere il certificato di idoneità abitativa (uno dei tanti documenti necessari, oltre al permesso di soggiorno, per espletare la pratica di ricongiungimento famigliare) occorre procurare una ricca documentazione, tra cui, ad esempio, la «scheda di rilevamento tecnica attestante la conformità ai requisiti igienico-sanitari e di idoneità abitativa richiesti dalle vigenti disposizioni di legge e regolamenti, redatta e firmata da un tecnico abilitato e controfirmata dal richiedente e dal proprietario». Dovremo procedere fino alla quattordicesima stazione? Penso proprio di sì, visto che Joseph, prima di quanto qui descritto, è già passato attraverso le tappe della fuga dal suo Paese (sotto le mentite sembianze di una donna velata dal burqa), del percorso nel deserto, della detenzione in Libia, della traversata in gommone, del salvataggio in mare… Ma noi tutti del Gruppo Accoglienza speriamo proprio si possa giungere più in là, alla stazione quindicesima: la Resurrezione! Che, per Joseph, significa poter riabbracciare i suoi cari, dopo tanti anni di forzata separazione… Ci affidiamo alla Provvidenza di Dio che, per dirla con il Manzoni, non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. Un pensiero però va ai tanti nostri fratelli e sorelle migranti incontrati nelle stazioni di questa moderna via crucis, specialmente alle mamme, in coda per ore con i loro bimbi piccolini. Quanta sofferenza! Ma anche quanta speranza e quanta dignità! Come quella della giovane madre africana che, nel freddo pungente dell’alba di un mattino di gennaio, in attesa dell’apertura dello squallido portone di corso Verona, cantava al suo piccino, ben coperto nella carrozzina, una nenia dolcissima… (Angelo Barsotti – La Voce e il Tempo)

Diritto d’asilo: una Guida disponibile in cinque lingue

13 Febbraio 2020 - Roma - Se hai in mano questa guida è perché ti trovi in Italia ed hai chiesto o stai pensando di chiedere protezione internazionale. Qui troverai informazioni per capire come accedere alla procedura di protezione internazionale, i criteri con cui viene valutata la tua domanda e quali sono i tuoi diritti e doveri. Leggila con attenzione, conservala, consultala ogni volta che ne senti il bisogno. Ti aiuterà a capire quello che succede in ogni fase della procedura. Se ci sono parti che non ti risultano chiare, chiedi spiegazioni ed approfondimenti agli operatori legali del tuo centro di accoglienza o alle associazioni di tutela presenti nel tuo territorio. Troverai dei riferimenti utili alla fine di questa guida”. Così inizia la Guida pratica per richiedenti Protezione Internazionale in Italia” predisposta dalla Commissionale nazionale per il Diritto di Asilo e pubblicata in cinque lingue. In 40 pagine la Guida risponde a molte domande e fornisce indirizzi e numeri utili.