2 Luglio 2020 - Roma - “Siamo stati informati dalle autorità sanitarie che 8 dei 43 tamponi laringofaringei effettuati ieri pomeriggio sulle persone sbarcate ad Augusta dalla Mare Jonio sono risultati positivi al Covid-19”. Lo scrive oggi sul proprio sito Mediterranea Saving Humans sottolineando che la pandemia “non fa purtroppo distinzione e non conosce i confini e si è evidentemente propagata anche nel continente africano ed in Libia in modo massiccio. Questo impone – spigaa la nota pubblicata sul sito - un intervento umanitario di soccorso che preveda l’evacuazione dai campi di prigionia libici dove le condizioni igenico-sanitari disastrose rischiano di trasformare quei luoghi in un focolaio senza precedenti”. Mediterranea ribadisce che “far morire le persone in mare non può essere un metodo di prevenzione e contenimento del virus”. “È un discorso inaccettabile. E anche quando i profughi miracolosamente riescono ad arrivare fino alla terraferma in autonomia la sicurezza sanitaria è comunque meno garantita rispetto a quanto le nostre navi riescono a fare”. Le persone che “abbiamo salvato sono in quarantena e non rappresentano un rischio per la popolazione siciliana”, spiega l’ong ribadisce che “le procedure adottate da Mare Jonio sono le più avanzate per il contenimento del Covid-19, procedure che permettono di identificare i positivi immediatamente senza rischi di propagazione dell’epidemia”. L’equipaggio di Mare Jonio è adesso “all’ancora nel porto di Augusta, già in quarantena”. “L’equipaggio si atterrà scrupolosamente a tutte le misure che le autorità sanitarie riterranno opportune”.
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Regolarizzazione: sono oltre 80 mila le domande pervenute al 30 giugno
1 Luglio 2020 - Roma - In costante crescita l'andamento giornaliero delle istanze: è quanto risulta dal secondo Report, diffuso oggi dal Viminale sulla procedura di emersione dei rapporti di lavoro avviata lo scorso 1º giugno.
Ogni giorno, dal 1º giugno, sono state presentate dai datori di lavoro al portale del ministero dell'Interno oltre 2.650 domande di regolarizzazione dei rapporti di lavoro nell'ambito della procedura di emersione per i settori dell'agricoltura, del lavoro domestico e di assistenza alla persona. Alle ore 20 di ieri, martedì 30 giugno, a più di 4 settimane dall'apertura della procedura, le domande pervenute sono, complessivamente, 80.366: di cui 69.721 già perfezionate e 10.645 in corso di lavorazione.
L'andamento giornaliero delle domande per la procedura di regolarizzazione, che proseguirà fino al prossimo 15 agosto, è in costante crescita: il giorno di apertura, il 1º giugno, le domande perfezionate erano 870; venerdì 30 giugno è di 2.324 la media giornaliera consolidata delle domande perfezionate .
Per quanto riguarda i diversi settori interessati, il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta l'88% delle domande già perfezionate (61.411) e il 76% di quelle in lavorazione (8.116).
Nella distribuzione delle domande per regioni, la Lombardia si conferma al primo posto per le richieste presentate per il lavoro domestico e di assistenza alla persona e la Campania per quello agricolo.
Nella distribuzione delle domande per Paese di provenienza del lavoratore, ai primi posti risultano il Marocco, l'Ucraina e il Bangladesh per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l'Albania, il Marocco e l’India per l'agricoltura e l'allevamento.
Su 61.411 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione per il settore domestico, 45.730 sono italiani (il 75% del totale). Per il settore agricolo, su 8.310 datori di lavoro 7.451 sono italiani (90%).
Dal 1º al 29 giugno, sono state 3.231 le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri che riguarda i titolari di permessi di soggiorno scaduti dal 31 ottobre 2019, spiega il Report.
È possibile presentare le domande di regolarizzazione fino al prossimo 15 agosto esclusivamente per via telematica al seguente indirizzo https://nullaostalavoro.dlci.interno.it/
Il ruolo della Sicilia nell’accoglienza dei Msna
1 Luglio 2020 - Palermo - Pur a fronte di una sensibile diminuzione delle presenze rispetto all’anno precedente, nel 2019 la Sicilia si è confermata la regione più coinvolta nell’accoglienza dei MSNA (Minori stranieri non accompagnati), con 1.164 minori presenti, a fronte dei 6.054 minori soli registrati in Italia al 31 dicembre 2019 (il 19% del totale). Dai dati della Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione si evince che, nella classifica dell’accoglienza, l’Isola è seguita da Lombardia (13%) e da Friuli Venezia Giulia (11%).
La Sicilia è anche la prima regione in fatto di strutture destinate all’accoglienza dei minori, con 225 centri attivi, pari al 21% delle strutture censite nel SIM (il Sistema informativo nazionale dei Msna, istituito presso il Ministero del lavoro e delle Politiche sociali) presenti in tutto il territorio nazionale.
Si tratta, in prevalenza, di ragazzi di sesso maschile e di età compresa tra i 16 e i 17 anni, i quali rappresentano oltre i 2/3 dei Msna accolti. In Sicilia hanno trovato riparo in prevalenza i minori provenienti dal Bangladesh e da alcuni paesi africani, come Costa d’Avorio, Guinea, Eritrea, Mali, Gambia, Senegal, Nigeria, Somalia e Tunisia.
Come sono arrivati in Sicilia? Per evidenti ragioni geografiche, il canale di arrivo rimane quello via mare. Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale, dove la quota di minori arrivati in seguito a “eventi di sbarco” è minoritaria, con appena il 24% del totale dei giovani rintracciati sul suolo nazionale. Il territorio siciliano, invece, è stato il primo approdo in Italia per l’87% dei minori arrivati solcando il mare. Puglia e Calabria seguono distanziate, rispettivamente con il 6% e il 5% dei Msna arrivati con un’imbarcazione. È elevato tra gli arrivi il numero di ragazzi in possesso della cittadinanza tunisina. Ragazzi, questi, che spesso hanno fatto perdere le proprie tracce dopo essere stati inseriti nel sistema di accoglienza, magari per proseguire il loro viaggio in altri paesi europei, vera meta del loro progetto migratorio.
Colpisce, nel quadro statistico del 2019, il dato relativo alla richiesta e al rilascio di pareri per la conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età. Nonostante la Sicilia sia, come detto, la regione con il maggiore numero di Msna transitati dal proprio territorio e accolti nelle proprie strutture, il numero dei pareri emessi ai sensi dell’art. 32, comma 1-bis, del D. Lgs. n. 286/1998 è alquanto esiguo, specie se paragonati ad altre regioni del Centro-Nord. In questa graduatoria l’Isola occupa così l’undicesimo posto tra le regioni italiane, con appena 41 pareri emessi, pari al 2% del totale registrato.
Il dato conferma che la Sicilia è terra di approdo e di transito, ma raramente regione nella quale mettere radici. Forse perché la regione offre ancora scarse opportunità di integrazione, lasciando poco spazio a progetti per un insediamento duraturo. Sarà per questo, forse, che la Sicilia è la anche regione con la più alta incidenza di allontanamenti di Msna: ben il 37% delle segnalazioni (2.676) fatte dalle autorità competenti alla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali.
Luca Insalaco
Migranti: 84 mila in accoglienza in Italia
1 Luglio 2020 - Roma - Al 16 giugno risultano attive 10 strutture di prima accoglienza e 4963 Cas (strutture di accoglienza straordinaria) con una complessiva presenza di 62.613 mila persone. A questi si aggiungono i 22.299 rifugiati e minori non accompagnati accolti nel sistema Siproimi. In totale, dunque, sono oltre 84mila le persone accolte attualmente in Italia. Sono i dati resi noti dalla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, in audizione in Comitato Schengen. Una situazione che registra una “diminuzione rispetto al medesimo periodo del 2019 con -33% di strutture e -26% di presenze” spiega la ministra, chiamata a rispondere sulla gestione dell’emergenza coronavirus all’interno del sistema di accoglienza in Italia.
“Durante tutto periodo emergenziale i prefetti sono stati sensibilizzati sia per i nuovi arrivi che per chi era già accolto - spiega Lamorgese -. Sono state adottate apposite disposizioni, emesse circolari e un’ordinanza della protezione civile per la quarantena sulle navi. Per tutti i migranti accolti già da febbraio abbiamo adottato la misura della quarantena di 14 giorni per tutti coloro che arrivavano, misura assicurata non solo per gli arrivi via mare ma anche per quelli terrestri dai Balcani. Solo al termine del periodo di isolamento, laddove non risultavano casi di positività, sono stati trasferiti nelle strutture. Abbiamo chiesto di garantire anche le giuste informazioni ai migranti, facendo riferimento ai materiali informativi di Oim e Unhcr. E’ stata garantita l’igiene personale in ambienti congrui. Abbiamo, inoltre disposto il divieto di spostamenti e assembramenti anche durante pasti”.
In tutto, spiega la ministra dal 31 gennaio si sono registrati 166 eventi di sbarco, di cui 140 autonomi per un numero di migranti giunti fino a giugno pari a 5.456. Lamorgese ha ribadito la “specificità delle frontiere marittime” per l'Italia. “In questi anni abbiamo maturato esperienza nel fenomeno migratorio senza ricevere l’auspicato sostegno da tutti gli stati, ora bisogna lavorare per un meccanismo europeo comune. Bisogna definire nuove regole ispirate al principio della solidarietà tra Paesi, che preveda un meccanismo di ricollocamento obbligatorio tra tutti i 27 Stati. Non c'è Europa se non c'e' solidarietà” ha sottolineato.(Eleonora Camilli – Redattore Sociale)
Viminale: da inizio anno sbarcate 6.812 persone sulle coste italiane
30 Giugno 2020 - Roma - Sono 6812 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane nei primi sei mesi del 2020. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni e aggiornato alle 8 di questa mattina. 1.004 sono stati i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 84.445 persone su tutto il territorio nazionale di cui 258 negli hot spot in Sicilia, 61.888 nei centri di accoglienza e 22.299 nei centri Siproimi. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (14%, in totale 11.628 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Lazio e Piemonte (9%), Campania, Veneto, Toscana e Sicilia (7%).
Migrantes Salerno-Campagna-Acerno: il bilancio della Festa dei Popoli
30 Giugno 2020 -
Salerno - Fin da settembre ci siamo messi all'opera per vivere il cammino di incontri, riflessioni, scambi che ci portano alla Festa dei Popoli. Da marzo non ci siamo più incontrati in presenza ma "a distanza". Pensavamo di dover abbandonare quest'anno il sogno di testimoniare la bellezza di "stare insieme" e del sognare un momento di condivisione. La passione, la determinazione, l'unione che viviamo da 12 anni ci ha portato ad immaginare un modo nuovo di condividere questa edizione della Festa dei Popoli che si è svolta domenica.
La fantasia, la creatività, la gratuità, la tenacia di ciascuno ha dato vita alla dodicesima edizione special edition live
Domenica pomeriggio abbiamo vissuto in "Piazza virtuale" con la "gioia" e la "bellezza" dell’essere "uniti" sebbene la distanza fisica. Abbiamo ascoltato le storie in tempo di covid, conosciuto ciò che sta accadendo nel mondo e condiviso le motivazioni che ci fanno stare insieme. Abbiamo ascoltato le testimonianze di altre realtà che, come noi, credono nell'InterAzione! Abbiamo testimoniato la volontà di una società multietnica che vuole vivere l’incontro, la conoscenza, l’accoglienza e lo stare insieme, superando le distanze spaziali.
Dieci comunità partecipanti, sette collegamenti in esterna con ospiti, tre postazioni di regia e controllo, oltre 1000 visualizzazioni... numeri che solo parzialmente raccontano cosa abbiamo vissuto. Continuiamo con entusiasmo e convinzione il nostro cammino di interAzione. Grazie alle comunità straniere che hanno preparato con passione, impegno questo momento del loro raccontarsi. Grazie ai tutti volontari che, con passione, impegno e gratuità, fin dalla mattina hanno allestito il punto piazza dei Popoli, fatto le riprese in esterna Grazie ai presentatori Antonella, Manuela. Grazie alla Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno, al Cmd Salerno, alla Caritas Salerno, ai Missionari Saveriani Salerno, al Laicato Saveriano che credono in questo percorso di interAzione. Grazie Radio Antenna Migrante. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato ed a tutti coloro che nei diversi modi e forme hanno consentito a tutti noi di vivere un bel pomeriggio di festa, di gioia, di profumo di armonia e pace trai popoli. (Antonio Bonifacio - Migrantes Salerno-Campagna-Acerno)
Scalabriniane: i migranti insegnano a ravvivare la vita
29 Giugno 2020 - Roma - L'impegno a sostegno delle migrazioni è una “grande luce” che permette di perseguire nuove sfide e strategie per il dialogo e il confronto tra i popoli. L'occasione per fare il punto delle migrazioni e per declinare così l’impegno del carisma scalabriniano su scala internazionale è stato un incontro, svolto in webinar, che ha portato proprio le Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, a fare il punto con le proprie diverse comunità del mondo. Un impegno che le vede coinvolte in 27 Paesi e nei luoghi di frontiera più caldi, dove le emergenze si susseguono giorno dopo giorno. “E’ importante fare rete e coltivare nuove strategie per la migrazione – spiega suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane – Così siamo più forti e viviamo le sfide che abbiamo davanti. L’impegno che abbiamo è per noi una ‘grande luce’”. Nel mondo, nel solo 2019, sono stati 80 milioni i rifugiati costretti a migrare. “Abbiamo grandi sfide che passano attraverso la creazione dei corridoi umanitari a tutela dei diritti umani, l’interruzione delle politiche di costruzione dei muri, l’impegno nella lotta alla tratta, essere una maglia attiva delle reti di accoglienza umanitaria a donne e bambini in situazione di vulnerabilità”, spiega Suor Neusa che aggiunge come “i migranti oggi provocano un cambiamento e per noi sono un'opportunità per confermare il carisma scalabriniano”. A parlare nel corso dell'incontro internazionale, poi, tre esperienze simili ma allo stesso tempo diverse e che sono svolte dalle Scalabriniane in alcune aree di crisi del mondo. La prima è quella di suor Janete Aparecida Ferreira, che ha preso parte al servizio itinerante di Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti d'America. “Vogliamo rispondere agli appelli dei migranti e tentare di difendere i loro progetti e di proteggere la loro vita. Siamo in un luogo di frontiera con gli Usa, dove milioni di persone passano per avere un futuro migliore”. Suor Rosa Maria Zanchin, invece, con i suoi 43 anni di vita consacrata alle spalle, si trova a Messina. “Sono in una terra di emigrazione e di immigrazione - sottolinea - Qui oggi ci sono due difficoltà, una delle quali è quella di non sapere la lingua del migrante che arriva. La seconda, è invece la difficoltà del migrante di far capire la sua storia e il suo trauma. I migranti sono creativi, non si danno per vinti, insegnano a ravvivare la vita”. Suor Eleia Scariot, invece, cura a Roma il progetto Chaire Gynai, case di accoglienza per donne rifugiate con bimbi e in situazione di vulnerabilità. “Lavoriamo con ogni donna, dal momento in cui entra in casa, con un progetto personale che nasce a partire dal sogno che loro hanno, con progetti accompagnati e controllati”, spiega. Ed è proprio questo il percorso dell’assistenza ai migranti promosso dalle Scalabriniane: la cura di ognuno, senza trattare le persone come numeri ma coscienti che dietro di loro c’è una storia sempre diversa.
Aversa: ieri la Giornata del Rifugiato
26 Giugno 2020 - Aversa - La diocesi di Aversa ieri ha voluto celebrare la Giornata del Rifugiato, un momento di approfondimento e preghiera che ha rappresentato una tappa di preparazione alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato in programma il prossimo 27 settembre.
L’evento, intitolato “Houn Houn Hin Hin: Aprimi - Accogliere, Proteggere, Integrare”, si è tenuto presso la presso la Chiesa Madonna del Rosario in Gricignano di Aversa e si è aperto con il Workshop “Conoscere per riconoscerti”. Il direttore dell’Ufficio Diocesano Migrantes, don Evaristo Rutino, precisa lo scopo dell’iniziativa: “Alla riflessione sulla drammatica condizione in cui si trovano i tanti rifugiati che da anni vivono - e che continuano ad arrivare in cerca di aiuto - nel nostro territorio, deve seguire un impegno concreto affinché vengano riconosciuti i loro diritti e si possano finalmente realizzare le loro speranze: riuscire finalmente ad avere un posto che si chiama casa, intesa come lavoro, scuola, famiglia. In una parola, dignità”.
Oltre a don Rutino, nel corso del workshop sono intervenuti don Carmine Schiavone, direttore della Caritas Diocesana di Aversa; don Antonio Fabozzi, parroco della Madonna del Rosario; Roger Adjicoudé, Responsabile Area Immigrazione della Caritas Diocesana; Mara Vitiello, Presidente SolidArci; Massimo Viggiano, Siproimi Gricignano. Dopo il confronto è stata la volta delle testimonianze dei migranti e rifugiati del territorio, seguite dalla Preghiera Interreligiosa che ha visto la presenza del vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, e dei rappresentanti delle varie religioni (cattolica, musulmana, greco-cattolica, evangelica). A chiudere la giornata, la Celebrazione Eucaristica e il momento conviviale conclusivo.
Don Evaristo osserva in chiusura come non sia l’affacciarsi sul mercato del lavoro a rendere visibile l’uomo ma, piuttosto, “ il riconoscimento e la tutela dei suoi diritti fondamentali in quanto persona. Per questo motivo c’è bisogno di un concreto e ragionato piano di politiche di inclusione e solidarietà. La nostra chiesa diocesana è da sempre impegnata a favorire sul nostro territorio la cultura dell’accoglienza. In tal senso, costante e sempre viva è l’attenzione dei nostri uffici per l’Ecumenismo e della Caritas, da don Carmine a Roger, fino ai tanti volontari che offrono la loro disponibilità con lodevole spirito di servizio.”
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Migrantes Salerno-Campagna-Acerno: domenica la “Festa dei popoli”
26 Giugno 2020 - Salerno - Domenica 28giugno, a partire dalle ore 17:30, si svolgerà la XII Edizione della Festa dei Popoli, manifestazione promossa dalla diocesi di Salerno – Campagna – Acerno attraverso gli uffici diocesani Migrantes, Centro Missionario e Caritas, in collaborazione con i Missionari Saveriani, il Laicato Saveriano e rappresentanti delle comunità straniere presenti nel territorio di Salerno e provincia.
Dopo il periodo di lockdown che “ci ha costretto a vivere in forma diversa le nostre relazioni, abbiamo deciso che era giunto il ‘tempo di tornare a sorridere!’, come invitiamo a fare nel video di lancio di questa edizione”, spiega il direttore Migrante Antonio Bonifiacio: “anche se in questa fase attuale non sono ancora permesse le manifestazioni di piazza, non abbiamo rinunciato a ‘fare festa’, per mantenere e curare i legami e le relazioni create in questi dodici anni. Affinché il distanziamento sia spaziale e non sociale, abbiamo pensato di utilizzare i ‘social media’, anche per rivolgerci ad un pubblico più ampio, che travalichi i nostri confini territoriali”. La Festa dei Popoli, infatti, sarà in diretta sui vari social: qui si potranno incontrare le diverse Comunità animatrici della Festa, ascoltare le testimonianze di altre “Feste dei Popoli” ed altri ospiti che via via si aggiungeranno.
Ue: oltre 700mila le domande di richieste d’asilo
26 Giugno 2020 - Bruxelles - Nel 2019 le domande di asilo nei Paesi Ue, arrivate a quota 738.425, sono aumentate dell’11% rispetto all’anno precedente: è l’aumento più consistente dal 2015, l’anno della grande crisi delle migrazioni. Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna hanno ricevuto più domande di asilo che in quegli anni. Le ragioni dell’incremento: un forte aumento di persone arrivate dal Venezuela (+103% rispetto al 2018) e dalla Colombia (+214% rispetto al 2018). Siriane sono state le persone che hanno presentato più domande (80.205, l’11%); poi gli afgani (60.700, 8,2%) e i venezuelani (45.645, 6,2%). I dati sono stati forniti dall'Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) che ha pubblicato il rapporto annuale sull’asilo.
La Germania è il Paese che ha ricevuto più richieste (165.615) seguito da Francia (128.940; 17%) e Spagna (117.795; 16%), mentre il minor numero è stato presentato in Liechtenstein (50), Estonia (105) e Lettonia (195). L’Italia ha ricevuto 43.770 domande. Il rapporto dice che “i Paesi che hanno ricevuto un elevato numero di richiedenti asilo hanno intensificato gli sforzi per far fronte” alle necessità legate agli afflussi e soprattutto dei minori non accompagnati. Eppure le “procedure di primo grado sono state lunghe nella maggior parte dei Paesi, estendendosi spesso oltre il termine legale di sei mesi”: il numero di decisioni prese in primo grado (esclusi i ricorsi) nel 2019 è calato (-3%, pari a 584.770) e i casi pendenti alla fine del 2019 era di 912mila domande.
La Germania ha registrato il maggior numero di decisioni prese (154.175; 26%), seguita da Francia (113.890; 19%) e Italia (93.485, 16%). Il 40% delle richieste ha avuto esito positivo (il 96% delle richieste dei venezuelani, l’86% dei siriani l’85% degli eritrei e 82% degli yemeniti. I numeri delle domande pendenti si sono un po’ ridotti a inizio 2020 perché il lockdown ha chiuso gli uffici e così se ne sono potute smaltire un po’. Il lock down ha anche portato un calo del 87% delle domande per ovvi motivi, ma l’Easo prefigura un ritorno ai numeri del 2019 o addirittura più alti, per le ricadute della pandemia sui Paesi più in difficoltà.
Preti stranieri in Italia: nuove convenzioni
25 Giugno 2020 - Roma - Lo scorso 16 aprile il Consiglio Episcopale Permanente della Cei ha apportato importanti novità nel documento delle "Convenzioni per il servizio pastorale", aggiornamenti che entreranno in vigore dal primo settembre prossimo. Si apprende dalla bozza, secondo il sito della Fondazione Missio, che i presbiteri stranieri che verranno a svolgere il servizio pastorale nelle diocesi italiane potranno rimanere per un periodo massimo di nove anni e dovranno conseguire un attestato di lingua italiana di livello A1 e A2. La novità nasce da “un’esigenza pastorale” come ha spiegato don Giuseppe Pizzoli, direttore dell’Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria tra le Chiese, ovvero consentire ai preti stranieri che entrano nel sistema di sostentamento clero di officiare la messa nella lingua del Paese ospitante, in questo caso in italiano. Invece la decisione di mettere un tetto massimo di nove anni di permanenza ai preti stranieri in Italia è legata all’esigenza di “non impoverire le Chiese diocesane di incardinazione di questi presbiteri”. Vale a dire far tornare questi presbiteri nei loro Paesi di origine. Così spiegano dall’Ufficio Nazionale di Cooperazione Missionaria tra le Chiese. I sacerdoti ospiti potranno seguire i corsi di lingua italiana presso il CUM – Centro Unitario Missionario, organismo di riferimento della CEI, a partire dal prossimo anno, e presso gli istituti presenti nel territorio delle diocesi dove i sacerdoti sono ospiti. Inoltre i Centri Missionari Diocesani sono chiamati ad un maggior coinvolgimento nel percorso di permanenza dei presbiteri ospiti.
L’ultima novità importante del documento riguarda l’introduzione di una convenzione ex-novo: “il servizio di Cooperazione tra le diocesi italiane”. Questa punto è stato introdotto per favorire la mobilità dei sacerdoti italiani da una diocesi all’altra del Paese. La nuova modulistica sarà disponibile da fine luglio sul sito missioni.chiesacattolica.it.
Nicoletta Di Benedetto
Direttorio per la Catechesi: Chiese particolari devono essere coinvolte nella pastorale migratoria
25 Giugno 2020 - Roma - Il fenomeno migratorio è “un fenomeno mondiale; interessa milioni di persone e di famiglie, coinvolte in migrazioni interne ai singoli paesi, in genere nella forma dell’inurbamento, oppure nel passaggio, a volte pericoloso, a nuove nazioni e continenti”. Lo si legge nel Direttorio per la Catechesi presentato oggi nella Sala Stampa della Santa Sede nel quale si sottolinea che tutte le Chiese particolari sono coinvolte nella pastorale migratoria, “in quanto appartenenti a paesi di origine, di transito o di destinazione dei migranti”. Tra le cause delle migrazioni, spiega il Direttorio, vanno ricordate i conflitti bellici, la violenza, la persecuzione, la violazione delle libertà e della dignità della persona, l’impoverimento, i cambiamenti climatici e la mobilità dei lavoratori causata dalla globalizzazione. “In non pochi casi, il processo migratorio – si legge nel Direttorio - comporta non solo gravi problemi umanitari, ma spesso anche l’abbandono della pratica religiosa e la crisi delle convinzioni di fede”. La Chiesa “accoglie i migranti e i profughi, condividendo con loro il dono della fede”. La Chiesa è “coinvolta in strutture di solidarietà e accoglienza, e si preoccupa anche in questi contesti di testimoniare il Vangelo”, sottolinea del documento. La catechesi “con i migranti nel tempo della prima accoglienza ha il compito di sostenere la fiducia nella vicinanza e nella provvidenza del Padre, in modo che le angosce e le speranze di chi si mette in cammino siano illuminate dalla fede. Nella catechesi con le comunità di accoglienza si presti attenzione a motivare al dovere della solidarietà e a combattere i pregiudizi negativi”. Il Direttorio evidenzia che può essere “fruttuoso far conoscere alla comunità cattolica locale alcune forme caratteristiche della fede, della liturgia e della devozione dei migranti, da cui può nascere un’esperienza della cattolicità della Chiesa”. Laddove possibile, l’offerta di “una catechesi che tenga conto dei modi di comprendere e praticare la fede tipici dei paesi di origine costituisce un prezioso sostegno alla vita cristiana dei migranti, soprattutto per la prima generazione. Grande importanza riveste l’uso della lingua materna perché è la prima forma di espressione della propria identità. La Chiesa ha per i migranti una pastorale specifica, che tiene conto della loro tipicità culturale e religiosa. Sarebbe ingiusto aggiungere ai tanti sradicamenti che essi hanno già vissuto, anche la perdita dei loro riti e della loro identità religiosa. Inoltre, i migranti cristiani vivendo la loro fede diventano annunciatori del Vangelo nei paesi d’accoglienza, arricchendo in questo modo il tessuto spirituale della Chiesa locale e rafforzando la sua missione con la propria tradizione culturale e religiosa”. Per assicurare la cura pastorale nell’ambito catechistico più corrispondente ai bisogni specifici dei migranti, spesso appartenenti alle diverse Chiese sui iuris con la loro propria tradizione teologica, liturgica e spirituale, sono “indispensabili il dialogo e la collaborazione più stretta possibile tra Chiesa di provenienza e Chiesa di accoglienza. Questa collaborazione permette di ricevere il materiale catechistico nella tradizione e nella lingua materna e aiuta nella preparazione di catechisti adeguati al compito di accompagnare i migranti nel cammino di fede”
Anche agli emigrati va assicurata “la possibilità di mantenere la fede vissuta nel paese di origine”, con una catechesi che “va organizzata e gestita in pieno accordo con il vescovo del luogo, in modo che si sviluppi in armonia con il cammino della Chiesa particolare e sappia coniugare rispetto dell’identità e impegno all’integrazione”. Il Direttorio invita infine a pensare anche ad una catechesi con “le persone marginali”, come “i profughi, i nomadi, i senza fissa dimora, i malati cronici, i tossicodipendenti, i carcerati, le schiave della prostituzione”.
R.Iaria
Viminale: 6398 i migranti arrivati in Italia nel 2020
25 Giugno 2020 - Roma - Sono 6.398 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall'inizio di questo anno. Il dato è del Ministero degli Interni ed è aggiornato alle 8 di questa mattina.
Dei quasi 6.400 migranti sbarcati in Italia nel 2020, 1.198 sono di nazionalità bengalese. Gli altri provengono da Tunisia (1.132, 18%), Costa d’Avorio (777, 12%), Sudan (457, 7%), Algeria (382, 6%), Marocco (335, 5%), Guinea (243, 4%), Somalia (228, 3%), Mali (168, 3%), Nigeria (123, 2%) a cui si aggiungono 1.355 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
Card. De Donatis: aiutare le famiglie immigrate ad integrarsi
25 Giugno 2020 - Roma - “Cercheremo di integrare sempre di più le famiglie immigrate, in quanto portatrici di una ricchezza di fede e di cultura che può diventare patrimonio per tutta la Chiesa diocesana e la città”. Lo ha detto ieri sera il card. Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, al termine di un incontro durante il quale ha consegnato gli orientamenti pastorali diocesani per il prossimo anno. Oggi – ha detto il porporato – occorre “aiutare economicamente e materialmente le famiglie cadute in povertà” in questo tempi di pandemia”: “la Chiesa e la società intera devono prendere a cuore le famiglie e metterle al centro della solidarietà sociale”. Tra le proposte avanzate per il prossimo anno pastorale quella di mettere “a frutto tutte le possibilità per entrare in relazione con le famiglie che abitano nei nostri quartieri, rendendoci particolarmente disponibili al dialogo e ascoltando ciò che hanno vissuto nel tempo del coronavirus. Mobiliteremo gli operatori pastorali, i sacerdoti, i catechisti, ma soprattutto le famiglie della parrocchia. L’équipe pastorale dovrà stimolare la comunità cristiana ad applicarsi a questo compito con creatività. Valorizzeremo e potenzieremo le iniziative parrocchiali o delle prefetture atte a favorire l’accompagnamento delle famiglie”. Insieme alla “reale e concreta solidarietà economica verso i nuclei familiari in difficoltà – ha detto ancora il card. De Donatis – attiveremo i Centri di ascolto parrocchiali e i Presidi territoriali di ascolto, coinvolgendo tutti i cristiani in una gara di solidarietà che aiuti ad alimentare il Fondo Famiglia e il Fondo Gesù Divino Lavoratore, voluto da Papa Francesco”.
R.Iaria
Aversa: domani la Giornata Mondiale del Rifugiato
24 Giugno 2020 - Aversa – “Conoscere per riconoscerti”. Con un workshop su questo tema domani pomeriggio ad Aversa (Ce) aprirà la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalla diocesi. Interverranno don Antonio Fabozzi, parroco della Madonna del Rosario; don Evaristo Rutino, responsabile Migrantes della diocesi di Aversa; Roger Adjicoude, Caritas Area Immigrazione; Mara Vitiello, presidente SolidArci e Massimo Viaggiano, Siproimi di Gricignano. A seguire, testimonianze dei migranti e rifugiati del territorio e preghiera interreligiosa, con celebrazione Eucaristica. Tutte le iniziative si terranno nella chiesa della Madonna del Rosario e Gricignano.
In radio al servizio della sua comunità contro il Covid
24 Giugno 2020 - Milano - Abdullahi Mire è un giornalista, ma al campo profughi di Dadaab in Kenya, lo chiamano soltanto “Corona-guy”. Ha messo la sua voce, le sue competenze e le sue conoscenze al servizio della sua stessa comunità per prevenire dai rischi del contagio da Covid-19.
Come? Attraverso la radio. Fa prevenzione sanitaria, informando e diffondendo informazioni verificate e di qualità, attraverso un programma radiofonico in onda tutti i giorni su Radio Gargaar, una delle stazioni radio della comunità di Dadaab che può essere ascoltata da tutti i suoi 200.000 residenti e dalla comunità ospite circostante nella Contea di Garissa.
Abdullahi ha trentatré anni; prima del Covid-19 viveva, lavorava e studiava a Nairobi, in Kenya.
È nato a Qoryooley, una città nel sud della Somalia e da quando aveva 3 anni, e suo padre fu preso di mira da clan rivali, lui e la sua famiglia sono fuggiti in Kenya: si sono ritrovati a sopravvivere al campo profughi di Dadaab nella contea di Garissa, situata al confine con la Somalia. Con i suoi cinque campi di accoglienza (Dagahaley, Hagadera, Ifo, Ifo II e Kambioos) è considerato il più grande insediamento di rifugiati del mondo.
Istituito come sito provvisorio dopo la guerra civile in Somalia del 1991, il campo di Dadaab - che nel tempo è arrivato a ospitare fino a 600mila profughi - oggi accoglie 217.511 rifugiati e richiedenti asilo ufficialmente registrati (dati marzo 2020).
Tra i suoi residenti ci sono oggi i figli e i nipoti di chi cercò protezione ormai quasi trent'anni fa, e tra loro c'è anche Abdullahi che dalla transitorietà del campo è riuscito a uscire, iscrivendosi al programma offerto dalla Kenyatta University e diplomandosi in giornalismo e pubbliche relazioni.
Ha iniziato a lavorare dapprima come fixer e poi come giornalista freelance per Ong e testate internazionali. Negli ultimi cinque anni i suoi lavori sono stati pubblicati sul Washington Post, Al Jazeera, The Guardian.
Fino a un paio di mesi fa viveva a Nairobi per conseguire una laurea in Comunicazioni di massa, ma con l'esplosione della pandemia da Covid ha deciso di tornare ad aiutare la sua comunità, a Dadaab, fornendo informazione di qualità in un programma radiofonico. Nelle intenzioni future del giovane giornalista somalo c'è il desiderio di allargare l'offerta culturale ai drammi radiofonici e all'intrattenimento per i bambini per combattere la paura e l'isolamento che permea la vita del campo.
“A causa della densità abitativa del campo, delle condizioni di salute precarie e della mancanza di strutture mediche per gestire una pandemia, ho ritenuto che le mie capacità di giornalista potessero essere più utili, qui, a Dadaab, che a Nairobi come libero professionista” ha spiegato Abdullahi in un'intervista a Internews. Così “sono riuscito a mettere le mie abilità al servizio della mia gente”: il suo lavoro non è solitario, ma coadiuvato da una rete di consulenti, informatori e leader di comunità che gli forniscono informazioni sulla salute pubblica, aggiornamenti sulle politiche comunitarie, ma diverse voci che circolano tra la popolazione nel campo. Questa rete comprende organizzazioni come la Croce Rossa del Kenya, il Norwegian Refugee Council e l'Acnur.
Chi meglio di qualcuno che è nato e cresciuto a Dadaab, che ne conosce le dinamiche interne e le complessità può riuscire a parlare e informare in modo efficace la stessa comunità sul Covid? La sua comunità si fida di lui, proprio perché in mezzo a loro è cresciuto, sbocciato e da lì ha preso il volo. In radio fornisce le ultime notizie dal Kenya e dalla Somalia relative al coronavirus e aggiornamenti sulle ultime indicazioni fornite dalle agenzie governative e dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Il programma, poiché aperto alle domande dei radioascoltatori che generalmente condividono preoccupazioni o timori su ciò che sentono in giro si è rivelato un ottimo servizio di debunking rispetto alle bufale, ai pregiudizi e alle erronee credenze che circolano sul Coronavirus. “Ad esempio, si credeva che i somali in quanto devoti musulmani non fossero sensibili al Covid. Sono stato in grado di affrontare questa disinformazione riferendo sulla recente morte di Axmed Ismaaciil Xuseen, un noto musicista somalo”, ha spiegato Abdullahi. “In qualità di leader di comunità, e grazie alla mia conoscenza della comunità e della sua cultura, sono in grado di affrontare la disinformazione in un modo che sarebbe impossibile per le agenzie internazionali che attualmente condividono le linee guida sul distanziamento sociale e altre strategie di mitigazione” per prevenire il contagio nel più grande campo profughi al mondo. (I.Sol. – Avvenire)
Viminale: da inizio anno sbarcate 6.195 migranti in Italia
24 Giugno 2020 -
Roma - Sono 6.195 i migranti sbarcati sulle coste italiane dall'inizio di questo anno. Il dato è aggiornato dal Ministero dell'Interno alle 8,00 di questa mattina.
Dei quasi 6.200 migranti sbarcati in Italia nel 2020, 1.128 sono di nazionalità bengalese (18%). Gli altri provengono da Tunisia (1.000, 16%), Costa d’Avorio (777, 13%), Sudan (457, 7%), Algeria (378, 6%), Marocco (335, 5%), Guinea (243, 4%), Somalia (228, 4%), Mali (168, 3%), Nigeria (123, 2%) a cui si aggiungono 1.358 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
I minori non accompagnati che hanno raggiunto l'Italia sono stati 954.
Migrantes Udine: domenica messa per i migranti con mons. Mazzocato
24 Giugno 2020 - Udine - Domenica 28 giugno alle ore 16, nella chiesa di San Pio X ad Udine celebrazione eucaristica con i migranti promossa dall’Ufficio Migrantes diocesano. Sara anche l’occasione per ricordare, ad una anno dalla scomparsa, l’ex direttore Migrantes Claudio Malacarne. La celebrazione sarà presieduta dall’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, che ha manifestato il desiderio di incontrare i componenti delle comunità di immigrati cattolici residenti nel territorio della diocesi. Durante la recente pandemia le comunità cattoliche immigrate sono state fortemente penalizzate, poiché le norme per il contenimento del contagio hanno impedito le loro liturgie domenicali, che solitamente si svolgono in varie chiese della città e in altre località della provincia. Questo disagio, che ha interessato tutta la popolazione, nel caso delle comunità immigrate ha creato tra i suoi componenti ancor più senso di solitudine, poiché i loro incontri domenicali costituiscono occasioni gioiose e proficue per mantenere la coesione delle comunità medesime, spiega la diocesi.
La stessa festa annuale fortemente voluta da mons. Mazzocato, prevista per la scorsa domenica di Pentecoste, non ha potuto aver luogo a causa delle norme per il contenimento del contagio. Tuttavia, le comunità stesse hanno ugualmente promosso momenti di preghiera in comune attraverso i social media, nonché collegandosi con i mezzi di comunicazione che trasmettevano quotidianamente le Sante Messe celebrate dall’arcivescovo. “Ora è giunto il momento di riprendere, nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti, le celebrazioni liturgiche anche per i fedeli immigrati, seguiti in particolare da diversi sacerdoti loro connazionali, operanti nella nostra Diocesi”, si legge nella nota. La celebrazione sarà una occasione per riprendere “le nostre celebrazioni domenicali, – afferma il direttore diocesano dell’Ufficio Migrantes, don Charles Maanu -, che dimostra ancora una volta la vicinanza del Pastore diocesano verso le comunità degli immigrati cattolici, parte integrante della Diocesi udinese”.
“La stessa liturgia di quella domenica – continua don Charles – la XIII del Tempo ordinario, appare quanto mai significativa fin dall’antifona di ingresso, che recita ‘Popoli tutti battete le mani, acclamate Dio con voci di gioia’; la stessa gioia che le comunità manifestano ad ogni loro festosa celebrazione, questa volta con il desiderio di lasciare alle spalle la triste esperienza del Covid-19”. Nell’occasione sarà ricordato anche il precedente direttore dell’ufficio diocesano Migrantes, Claudio Malacarne, ad un anno dalla sua prematura scomparsa.
R.I.
Termoli: storie e volti di migranti
24 Giugno 2020 - Termoli - I volti delle famiglie di migranti accolte a Termoli (Campobasso) sono stati protagonisti di una innovativa installazione allestita in occasione della Giornata mondiale del rifugiato: foto di donne e bambini, fuggiti da guerre e disperazione, chiamati per nome da chi li incontra e conosce le loro storie. Ad accompagnare le immagini scattate da Salvatore Inicorbaf le coperte termiche simbolo della campagna 'Io accolgo', appese alle finestre e dispiegate al vento per ricordare i viaggi della speranza affrontati da migliaia di persone.
Dell’installazione hanno fatto parte una delle croci di Francesco Tuccio, realizzate con un legno che si trova solo a Lampedusa, e la poppa di una barca che ha trasportato anche persone mai arrivate a destinazione.
Obiettivo della giornata, che ha visto anche un dibattito in streaming tra le realtà del territorio impegnate con e per i migranti, è stato dare voce ai tanti cittadini che condividono il valore dell’accoglienza. “Siamo tutti sulla stessa barca”, ha detto il Papa in piazza San Pietro il 27 marzo, indicando la fraternità tra uomini e donne come via di uscita dalla crisi provocata dalla pandemia. In questa giornata gli organizzatori, tra cui la Caritas e il progetto Siproimi Rifugio Sicuro, hanno ricordato la necessità di essere uniti «perché nessuno è al sicuro se non lo siamo tutti”. (Fabrizio Occhionero – Avvenire)
Card. Bassetti: spazio a politiche e pratiche di accoglienza ed integrazione diffusa
23 Giugno 2020 - Rocca di Papa - Il 20 giugno scorso è stata celebrata la Giornata mondiale del rifugiato e purtroppo i dati diffusi dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite “hanno confermato quanto temevamo: le persone che nel mondo sono state costrette a lasciare la loro casa, e a volte anche il loro Paese, per salvare la vita, sono nel corso del 2019 drammaticamente cresciute”. Lo ha detto oggi pomeriggio il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, presso il Centro Mondo Migliore di Rocca di Papa (RM), nel corso di una cerimonia in memoria del sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini, deceduto il 20 giugno del 2019 in seguito alle ustioni riportate, dieci giorni prima, per mettere in salvo il maggior numero di cittadini, dipendenti e consiglieri del Comune nella cui sede si era verificato un grave incidente. Il pensiero del presidente dei vescovi – alla presenza del Presidenza della Repubblica, Sergio Mattarella – è andato a tutti coloro che nel nostro Paese o nel mondo, “una casa dove rimanere non l’hanno più, o non l’hanno ancora”. In un anno – ha ricordato il card. Bassetti - siamo passati da circa 70 milioni di rifugiati e sfollati nel mondo, a circa 80 milioni, “un numero che non è mai stato così alto dopo la seconda guerra mondiale e che non era mai cresciuto così tanto: 9 milioni di nuovi rifugiati e sfollati in un solo anno”. Il presidentye della Cei ha sottolineato l’impiortanzxa di riocordarlo proprio a Rocca di Papa dove nel centro del “Mondo Migliore” sono stati accolti più di 150 migranti, molti dei quali sono minori. “Sento come ferite del cuore a cui porre rimedio le pratiche di respingimento di coloro che fuggono dalla Libia o che cercano di raggiungere l’Italia via terra attraverso la Slovenia. Spero – ha quindi concluso - che questa nuova fase che si apre, mentre si va spegnendo la pandemia da COVID-19, non sia solo di riapertura ma anche rigenerativa dei nostri cuori, e trovino finalmente spazio politiche adeguate e pratiche di accoglienza ed integrazione diffusa nel nostro Paese”.
R.Iaria