Tag: Festival della Migrazione

Concordia sulla Secchia (MO), presentazione del XXXIV Rapporto Immigrazione Caritas–Migrantes

11 Novembre 2025 - La Cooperativa culturale Gioacchino Malavasi ospita, mercoledì 12 novembre alle ore 21.00 nella propria sede di Via Carducci 6 a Concordia sulla Secchia, la presentazione del XXXIV Rapporto Immigrazione Caritas–Migrantes, dal titolo “Giovani, testimoni di speranza”. L’iniziativa segna la chiusura ufficiale della decima edizione del Festival nazionale della Migrazione, che quest’anno ha attraversato diverse città dell’Emilia con il tema “Oltre il mare, oltre i muri”, portando in dialogo esperienze, idee e voci sui temi dell’accoglienza, dei diritti e della convivenza civile. Dopo i saluti introduttivi di
  • Edoardo Patriarca, presidente del Festival della Migrazione.
  • Paolo Negro, presidente della Cooperativa culturale "Gioacchino Malavasi".
Interverranno:
  • Simone Varisco, curatore del Rapporto per la Fondazione Migrantes
  • Maria Costi, presidente della Commissione regionale competente in materia di immigrazione
Modera l’incontro Paolo Seghedoni, direttore del Festival della Migrazione.

Festival della Migrazione, il 29 ottobre a Modena al centro pace e cooperazione internazionale. Interviene anche mons. Perego

28 Ottobre 2025 - Si avvia al termine la decima edizione del Festival della migrazione. Il 29 ottobre vede in programma due sessioni dedicate a proposte e approfondimenti su politiche migratorie e cooperazione socio-sanitaria alla Città dei Ragazzi di Modena. Nell’incontro delle 16 alla sala del centro multimediale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola si parlerà della proposta di un’Agenzia nazionale delle migrazioni e della mobilità umana. Alla tavola rotonda, promossa da FOCSIV, parteciperanno Alessandra Morelli, già delegate UNHCR ed esperta di politiche migratorie, Stefano Allievi, Ordinario di Sociologia all’Università di Padova, Riccardo Compagnucci, prefetto, già capo dipartimento vicario Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, e la presidente FOCSIV (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) Ivana Borsotto. Il pomeriggio proseguirà alle 17 con una sessione organizzata dalla Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, sul tema della Cooperazione internazionale socio-sanitaria. Al panel parteciperà anche il presidente del Festival della Migrazione, Edoardo Patriarca, che introdurrà l’incontro insieme a Dante Zini, responsabile della Pastorale della Salute diocesana. Di cooperazione internazionale sociosanitaria come strumento di pace parlerà Ivana Borsotto, presidente FOCSIV, invitata a contribuire anche a questo momento di confronto, poi spazio alle testimonianze delle ONG: Paolo Chesani di CEFA sulla lotta alla fame come intervento di sanità pubblica e Marcello Viani di Volontari nel mondo – Reggio Terzo Mondo sulla sfida di un ospedale di comunità in Madagascar come crocevia di persone, culture e competenze. A seguire, parola alle istituzioni, con gli interventi di mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente di Fondazione Migrantes, di Marco Riccardo Rusconi dell’AICS (Agenzia Governativa Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e Luca Rizzo Nervo, ex assessore al Comune di Bologna, esperto di immigrazione e cooperazione internazionale della Regione Emilia-Romagna. La sintesi e le riflessioni conclusive sono affidate a mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena.-Nonantola e vescovo di Carpi. Il programma completo del festival sul sito www.festivalmigrazione.it.
Il Festival della Migrazione è un progetto dell’associazione Coordinamento per il Festival della Migrazione, promosso da Fondazione Migrantes e Porta Aperta. Il sostegno è garantito da Regione Emilia-Romagna, Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Chiesa di Modena, Chiesa di Bologna, Csv Terre Estensi, oltre

10 anni di Festival della Migrazione, mons. Felicolo: “C’è un’Italia di fatto, un’Italia ‘del futuro’, che però già c’è: chiede solo legittimazione, fiducia e opportunità concrete”

23 Ottobre 2025 - Vivian Lamarque e il cardinale Matteo Zuppi, Sonny Olumati e il ministro del Lavoro, Marina Calderone, Michele de Pascale e Maurizio Ambrosini; Awa Fall e Giulio Terzi di Sant’Agata; ma anche Nogaye Ndiaye, Luca Casarini, don Mattia Ferrari. Sono soltanto alcuni degli oltre 100 ospiti della decima edizione del Festival della Migrazione, inaugurato ufficialmente il 22 ottobre, che, da piccola esperienza nata a Modena, ha ormai consolidato una presenza nazionale sempre più significativa. Solo per citare le piazze capoluoghi di provincia, il Festival quest’anno sarà (fino al 31 ottobre, con una importante “coda” nel post festival fino a inizio dicembre) a Milano, Firenze, Bologna, Rovigo, Ferrara, Forlì, Reggio Emilia, oltre naturalmente a Modena, Carpi e in tanti altri comuni della provincia modenese. Festival della Migrazione 2025 "Raccontare dieci anni del Festival della Migrazione - come ha spiegato il presidente della manifestazione, Edo Patriarca, su Migranti Press - è come raccontare un po’ la storia del Paese. Il tema delle migrazioni è una questione sulla quale si è giocato tanto nella politica come pure nel dibattito pubblico sociale e culturale". Il Festival non sarà solo convegni e seminari, ma spettacoli, incontri con le scuole, mostre, performance. Il programma completo del festival sul sito www.festivalmigrazione.it. “La Fondazione Migrantes - ha detto durante l'evento inaugurale, nel suo intervento di saluto, il direttore generale della Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo - ha creduto in questa iniziativa sin dalla prima edizione. L’Italia, in questa fase storica, non sembra accogliente né per chi è arrivato e vorrebbe restare, né per chi ci è nato e non vi vede un futuro, né dal punto di vista economico né dal punto di vista della realizzazione umana, personale. In questa osservazione, un po’ scoraggiante, c’è però allo stesso tempo una traccia da seguire a ritroso, verso quell’orizzonte di speranza per una nuova città che il Festival si propone di delineare quest’anno. C’è un’Italia di fatto, un’Italia ‘del futuro’, che però già c’è: chiede solo legittimazione, fiducia e opportunità concrete, non muri né slogan”.   Felicolo Festival della Migrazione
Gli eventi in programma con la Fondazione Migrantes
  • Il 24 ottobre, presso l'Auditorium Loria di Carpi, dalle ore 21, è in programma "Partenze e ripartenze: l’Italia che siamo. Carpi nel mondo, storie di chi parte", a cura di Migrantes Interdiocesana. Intervengono: Delfina Licata, Fondazione Migrantes; Maria Chiara Prodi, segretaria generale Consiglio generale degli italiani all’estero; Elena Ugolini, vicepresidente Consulta emiliano-romagnoli – Regione Emilia-Romagna. Testimonianze a cura della Consulta per l’Integrazione Unione Terre d’Argine. Modera: Gianfranco Coda, Consulta emiliano-romagnoli – Regione Emilia-Romagna. Conclude: Don Antonio Serra, coordinatore nazionale Missioni cattoliche italiane in Gran Bretagna.
  • Il 29 ottobre, a Ferrara, presso la sede di Giurisprudenza dell'Università di Ferrara, dalle ore 9.45, appuntamento con "Il perimetro dei diritti e la condizione giuridica della persona di origine straniera. Stati Generali della migrazione" a cura dell’Università di Ferrara. Saluti istituzionali: Alberto Caldana, vicepresidente Festival della Migrazione; Marco Magri, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Ferrara; Gian Carlo Perego, arcivescovo della Diocesi di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes. Nella I sessione - "Protezione internazionale", ore 10 - intervengono: Alessandra Annoni, Università di Ferrara; Marilù Porchia, Università di Ferrara; Modera: Massimo Cipolla, Foro di Ferrara, Asgi. Nella II sessione - "Acquisto della cittadinanza italiana per discendenza", ore 11,45 - intervengono: Marco Gattuso,  Tribunale di Bologna; Costanza Margiotta, Università di Padova. Modera: Marco Ferrero, Foro di Padova, Asgi, Cadus. Nella III sessione - "Autorizzazione al soggiorno", ore 14,30 - intervengono: Marco Magri,  Università di Ferrara; Nazzarena Zorzella, Foro di Bologna, Asgi; Modera: Emilio Santoro, Università di Firenze. Nella IV e ultima sessione - "Allontanamento e trattenimento del cittadino straniero", ore 16 - intervengono: Silvia Albano, Tribunale di Roma, Guido Savio, Foro di Torino, Asgi. Modera: Luca Mario Masera, Università di Brescia.
  • Sempre il 29 ottobre, ma a Modena, dalle ore 17 (Città dei Ragazzi via Tamburini 106, Sala del Centro Multimediale della Diocesi), inizia il convegno "Salute e pace: la Cooperazione Internazionale socio-sanitaria oggi", a cura della Pastorale della salute dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola. Introduzione: Edoardo Patriarca, presidente Festival della Migrazione; Dante Zini, Pastorale della Salute, Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi. Interviene: Ivana Borsotto, presidente FOCSIV, Volontari nel mondo- Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana. "Lo stato della Cooperazione Internazionale socio-sanitaria oggi, strumento di pace". Segue "ONG: Testimonianze e domande alle Istituzioni". Intevengono: Paolo Chesani, CEFA. "Il seme della solidarietà. Nutrire per curare: la lotta alla fame come intervento di sanità pubblica"; Marcello Viani, Volontari nel mondo – Reggio TerzoMondo. RTM. "Salute e benessere: la sfida di un ospedale di Comunità in Madagascar come crocevia di persone, culture e competenze". Segue "Le risposte delle istituzioni". Intervengono: Mons. Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes; Marco Riccardo Rusconi, Agenzia governativa italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS); Luca Rizzo Nervo, assessorato Immigrazione e Cooperazione internazionale della Regione Emilia-Romagna; Riflessioni conclusive di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e di Carpi.
  • Il 30 ottobre a Bologna (Sala Borsa), nell'ambito dell'evento, "Costruire insieme: lavoro, dignità, futuro", a cura del Comune di Bologna e in collaborazione con l’Università di Bologna e la Regione Emilia-Romagna, nel terzo panel in programma dalle ore 18.30, dal titolo "Un lavoro giusto per tutte e tutti: etica, economia, società". Dopo saluti e introduzione di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes - direttivo Festival della Migrazione, intervengono: Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente Cei; Marina Elvira Calderone*, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (*invitato a partecipare); Dario Costantini, presidente nazionale CNA; Stefano Granata, presidente Confcooperative-Federsolidarietà; Nicola Marongiu, delegato dei Sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. Modera: Emilio Marrese, giornalista.
Infine, nel programma di eventi del Post-Festival, lunedì 10 novembre, dalle ore 21, a Concordia sulla Secchia (Sede della Cooperativa Culturale Gioacchino Malavasi, via Carducci 6), è in programma la Presentazione del XXXIV Rapporto immigrazione Caritas-Migrantes. Introducono: Edoardo Patriarca, presidente Festival della Migrazione; Paolo Negro, presidente Cooperativa Culturale Gioacchino Malavasi. Relazione di: Simone Varisco, Fondazione Migrantes, curatore del rapporto. Modera: Paolo Seghedoni, direttore Festival della Migrazione.

“Oltre il mare, oltre i muri”. Il Festival della Migrazione compie 10 anni

22 Ottobre 2025 - Il 22 ottobre 2025 parte ufficialmente la 10ma edizione del Festival della Migrazione, promosso sin dal principio dalla Fondazione Migrantes. Ecco come il presidente del Festival, Edo Patriarca, ha presentato questa edizione speciale della manifestazione, nata a Modena, sulle pagine dell'ultimo numero di "Migranti Press".
Raccontare 10 anni del Fe­stival della migrazione è come raccontare un po’ la storia del Paese. Il tema delle migrazioni è una questione sul­la quale si è giocato tanto nella politica come pure nel dibattito pubblico sociale e culturale. Quali sono stati e sono tutto­ra gli assi portanti di questa av­ventura iniziata da un gruppo di amici, dall’associazione Porta Aperta, con l’Università di Mode­na e la Fondazione Migrantes? I punti sono rimasti presso­ché invariati nonostante nel frattempo si siano succedu­ti governi di vario colore e con maggioranze diverse. Anzitut­to abbiamo raccontato la real­tà del fenomeno migratorio con verità e onestà. Abbiamo scrit­to nella nostra Agenda che “vi­viamo in emergenza dimenti­cando che le migrazioni sono un fenomeno strutturale, ine­stinguibile, che andrebbe ac­compagnato da una narrazione onesta fondata sulla verità del­ le cose, sulla realtà conosciuta e accolta per quella che è. Troppa la propaganda, troppe le infor­mazioni non veritiere e l’enfasi data alla presunta eccezionali­tà o all’emergenza del fenome­no migratorio che offuscano le cause più profonde e le dina­miche effettive”. Da qui il contributo di analisi e di dati offerti per fare chia­rezza sul fenomeno. Partire dai dati di realtà per non offrire il fianco a stereotipi e luoghi co­muni cavalcati da populismi che costruiscono il consenso sulla paura del diverso, sulla sacralizzazione dei confini da difendere con muri e barrie­re normative di ogni tipo, sulla presunta invasione che minac­cerebbe le tradizioni del Paese e persino le sue radici cristiane. Sappiamo che non è in atto al­cuna invasione, che non sono i migranti a modificare la mappa demografica di un Paese invec­chiato che perderà nei prossi­mi decenni abitanti soprattutto nelle aree interne, anche per l’e­migrazione di tanti giovani ita­liani. Non saranno i 5 milioni di residenti stranieri in gran parte di religione cristiana a modifi­care questo trend negativo. Dunque il Festival non è solo un’occasione per fare chiarez­za, dicevamo, ma anche per svelare le contraddizioni sul­le quali si sono mossi i gover­ni succedutisi negli anni. La più evidente è la questione la­voro. La relazione tecnica che accompagna il cosiddetto “de­creto flussi” – approvato nel lu­glio scorso dall’attuale gover­no –, che consente l’ingresso di mezzo milione di migranti regolari nel prossimo triennio, dichiara che “le dinamiche po­sitive dell’andamento genera­le dell’economia e dell’occupa­zione possono essere sostenute solo da una politica migratoria che consenta in Italia di avere manodopera indispensabile al sistema economico e produtti­vo nazionale e di difficile repe­rimento nel nostro Paese”. Fermo restando che i lavorato­ri non sono pacchetti, numeri o solo “forza lavoro”, ma per­sone con diritti, quella del go­verno appare di primo acchito una presa di posizione sensa­ta. Peccato non se ne tragga­no le dovute conseguenze: non si parla di politiche di ac­coglienza e di inter-relazione con le comunità locali; di rego­larizzazione della immigrazio­ne originariamente irregolare, ma ormai stabile e integrata; di formazione scolastica e profes­sionale; di modifica della legge Bossi-Fini e di quella per acce­dere alla cittadinanza italiana; di investire risorse e speran­ze, in un Paese con il più bas­so tasso di natalità al mondo, sugli oltre 20 mila minori non accompagnati ospitati nel si­stema Sai (Sistema accoglien­za e integrazione) in carico ai Comuni, e che oggi rischiano di non aver più i mezzi per portar­li avanti; non ultimo di favori­re i ricongiungimenti familiari, proprio perché crediamo nella famiglia come spazio vitale an­che per i lavoratori stranieri. Festival della Migrazione 2025 Abbiamo sempre dichiarato che il Festival è anche un even­to politico nella sua accezio­ne più nobile, per la costru­zione di comunità sempre più fraterne e accoglienti, plura­li e ricche di diversità. La no­stra Agenda scritta a più mani, con il contributo del Comita­to scientifico, intende offrire ai soggetti pubblici e privati e alle istituzioni una bussola, un orientamento per governare un fenomeno strutturale che si gestisce solo con politiche lun­gimiranti e stabili nel tempo. Inoltre le battaglie per i diritti dei migranti misurano la quali­tà e la tenuta della democrazia e dello stato di diritto (quel­lo sostanziale), che è nato pro­prio a tutela soprattutto delle persone più fragili. Con preoc­cupazione stiamo assistendo alla sua lenta erosione, indot­ta dall’ideologia del “governo forte” che attraversa le demo­crazie mature e che vorrebbe ridurre alla irrilevanza le auto­rità sovranazionali, avere una magistratura sempre allinea­ta e Parlamenti ridotti a passa­carte e sotto dettatura. Ma l’aspetto più significativo del Festival è quello cultura­le, con il coinvolgimento del­le Università, delle Migrantes diocesane, dell’associazioni­smo laico e cattolico, e di tan­te amministrazioni locali e re­gionali. Un riferimento costante sono i Messaggi per la Giorna­ta mondiale del migrante e del rifugiato, quelli di papa France­sco e ultimo quello di papa Le­one: “Migranti, missionari di speranza”. In questi anni abbiamo narrato le migrazioni come un elemen­to costituivo della nostra uma­nità, un tratto quasi esisten­ziale. Gli uomini e le donne da sempre sono cresciuti sulla strada, le migrazioni da sem­pre hanno fatto la storia delle comunità. E questo ha compor­tato contaminazioni culturali e religiose straordinarie. Lo spirito che ha animato le precedenti edizioni è quello che anima la vita dei navigato­ri più esperti: viaggiano spesso andando di bolina, controven­to, praticando lo studio e l’os­servazione attenta del presen­te, senza attardarsi e guardando avanti. Conoscere per compren­dere per l’appunto, modifican­do i punti di osservazione, le posture, indagando con ostina­zione nuove prospettive. Temi come l’educazione interculturale, la libertà religiosa e il dialogo fra le religioni, il valore delle diaspore nel nostro Pae­se, la presenza creativa dei gio­vani italiani ormai di seconda e terza generazione, l’Italia del­le professioni sempre più “co­lorate” da persone con back­ground migratorio, sono stati temi sempre presenti in tutte le edizioni. È questa l’Italia che verrà e che noi testardamente continueremo a raccontare. Il messaggio di Leone XIV ci spinge a proseguire su questo cammino: lo sentiamo molto vicino: “In un mondo oscura­to da guerre e ingiustizie, an­che lì dove tutto sembra per­duto, i migranti e i rifugiati si ergono a messaggeri di spe­ranza”. Essi sono una benedi­zione, in un tempo in cui sono necessari e urgenti la condivi­sione e la cooperazione contro ogni forma di chiusura, contro nazionalismi e sovranismi. “La generalizzata tendenza a cu­rare esclusivamente comunità circoscritte – continua il San­ to Padre nel suo Messaggio – costituisce una seria minaccia alla condivisione di responsa­bilità, alla cooperazione multi­laterale, alla realizzazione del bene comune e alla solidarietà globale a vantaggio di tutta la famiglia umana”. Papa Leone si rivolge soprat­tutto alle chiese locali, tal­volta irrigidite e appesantite; le sollecita a restare aperte, a mantenere viva la dimensio­ne pellegrina e a contrastare la tentazione di “sedersi”. Comu­nità per essere “nel mondo” e non per diventare “del mondo”. Un invito alle comunità cristia­ne che noi pensiamo valga per tutte le comunità locali in cui vive ancora speranza e fiducia nel futuro. (Edo Patriarca - "Migranti Press" 9 2025) Festival della Migrazione 2025

A Forlì, il 6 dicembre “Sguardi sulle migrazioni”

2 Dicembre 2024 - 2 Dicembre 2024 - Si terrà a Forlì il 6 dicembre alle ore 17,00 al Teaching Hub, parte del Festival della Migrazione 2024 di cui è promotore la Fondazione Migrantes, l’incontro “Sguardi sulle migrazioni”. La complessità delle migrazioni, infatti, trova poco spazio nel dibattito pubblico. Una complessità che ha a che vedere con il carattere transnazionale del fenomeno, sia perché parte di un mercato globale, sia perché espressione di una duplice condizione, quella di emigrati-immigrati, che vede tante persone di altri Paesi presenti in Italia, ma che restano allo stesso tempo legati ai paesi di origine, materialmente e simbolicamente. Questi saranno gli argomenti al centro dell'iniziativa e delle video-interviste realizzate dagli studenti del corso di Sociologia delle migrazioni, organizzata dal Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’università di Bologna, in concerto con Migrantes, Penny Wirton Forlì, Nuova Civiltà delle Macchine, Caritas, Salute e Solidarietà, e con il sostegno di diverse realtà locali attive sul tema dei diritti dei migranti. L’incontro si concluderà con la presentazione del libro The Politics of Migrant Labour: Exit, Voice, and Social Reproduction, di Gabriella Alberti e Devi Sacchetto, edito da Bristol University Press nel 2024, con il professor Devi Sacchetto dell’Università di Padova.

Il programma completo del Festival della Migrazione.

 

Festival della Migrazione, mons. Perego sul Piano Mattei per l’Africa: “Chiamiamolo Piano Meloni”

27 Novembre 2024 - Si è tenuta questa mattina a Modena l'apertura istituzionale del Festival della Migrazione 2024, incentrato sul tema "Europa-Africa andata e ritorno: le storie e i cammini che rigenerano l’Italia", con le relazioni, tra gli altri, di S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e arcivescovo della diocesi Ferrara-Comacchio. Mons. Perego ha ricordato "la storia passata e presente di sfruttamento dell’Africa da parte del nostro Paese" e che "i recenti cammini dei migranti dall’Africa all’Europa trovano una fatica per la mancanza di percorsi di legalità o per percorsi di legalità  - come il decreto flussi - dove sono tenuti presenti solo i bisogni delle aziende e non quelli dei lavoratori". L'attenzione del presidente della Fondazione Migrantes si è poi concentrata sull'efficacia del cosiddetto "Piano Mattei" per l'Africa, che mons. Perego preferirebbe "chiamare ‘Piano Meloni’ per non confonderlo con il vero Piano Mattei", che era basato su presupposti culturali e politici dettagliatamente ricordati e contestualizzati nella sua relazione. Ricordando il dettato dell'art. 45 della Costituzione Italiana (“La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata"), mons. Perego si è domandato se "la cooperazione internazionale realizzata dal nostro Paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove Paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d'Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva queste caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, senza fini di speculazione privata". Secondo l'Ansa, ammontano a 600 milioni di euro le risorse messe a disposizione dal "Piano Mattei" per il 2025, a fronte di un continente "che necessiterebbe di 500 miliardi di dollari - ha spiegato l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio -, per garantire accesso all’energia a tutta la popolazione, e 438 miliardi di dollari per investimenti in adattamento entro il 2030, possibile solo con un raccordo con il Piano europeo sull’Africa, che esiste dal 2009. L’attuale Piano non ha alcun riferimento al Piano europeo sull’Africa". Nella sua conclusione mons. Perego sottolinea la chiave del suo ragionamento, che esplicita anche l'ambiguità dello slogan "aiutiamoli a casa loro": "Se le politiche sull’immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei Paesi d’origine".   [caption id="attachment_50467" align="aligncenter" width="1024"] (foto: Festival della Migrazione)[/caption]

Mons. Perego: occorre “partire dalla realtà per scelte politiche coerenti e lungimiranti” sulle politiche migratorie

30 Ottobre 2023 - Modena - Il manifesto del Festival della Migrazione – che si è concluso sabato -  propone di “partire dalla realtà per scelte politiche coerenti e lungimiranti. Ad esempio, favorire nel mondo del lavoro l’incontro fra domanda e offerta per combattere l’irregolarità che da sempre i flussi hanno creato, anche oggi con 500.000 lavoratori irregolari. Che si valorizzino poi le scuole professionali, che si curino i ricongiungimenti familiari facilitando l’accesso alla casa, che si riconoscano i titoli universitari con accordi con i Paesi di provenienza, che nella scuola entrino mediatori culturali per agevolare l’inserimento degli alunni stranieri. Che si approvi la nuova legge sulla cittadinanza. In altre parole, che dalla sicurezza si passi alla tutela, alla promozione e all’inclusione. Perché di migranti il nostro Paese ha bisogno per rigenerarsi”. Lo ha detto il presidente della Commissione cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, in una intervista al quotidiano Avvenire. E parlando di accoglienza dei migranti occorre “arrivare a un sistema unico di accoglienza, più simile al Sai, che curi tutela, promozione e inclusione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. O per lo meno che a 100.000 posti dei Cas corrispondano sul territorio dei Comuni, in maniera diffusa, 100.000 posti per chi ha un titolo di protezione internazionale”. Per mons. Perego occorre rivedere la legge sulla cittadinanza: “abbiamo bisogno di nuovi cittadini, valorizzando percorsi di nascita e di studi in Italia, favorendo la partecipazione alla vita sociale e politica, riconoscendo titoli di studio e competenze perché siano messe a disposizione in scuole, ospedali, nel mondo imprenditoriale. La cittadinanza radica le persone migranti su un territorio, le appassiona alla vita italiana di cui si sentono parte. Ritardarla di 12 o addirittura di 15-20 anni in alcuni casi, le allontana. Abbiamo bisogno di personale sanitario, eppure in poco tempo il 30% di medici e infermieri stranieri presenti in Italia, molti dei quali hanno studiato qui, di cui il 65% senza cittadinanza, se ne sono andati in altri Paesi o sono rimpatriati”.

Festival della Migrazione: un confrontro per sfatare “miti” sull’immigrazione

30 Ottobre 2023 - Modena - «Cerchiamo di spiegare alcune cose che dovrebbero essere chiare a tutti, almeno se si andassero a vedere in dati con attenzione per sfatare alcuni 'miti' sull'immigrazione". Lo ha detto il sociologo  Maurizio Ambrosini durante uno degli incontri del festival della Migrazione a Modena.  Per esempio, nel nostro Paese c’è l’idea che l’immigrazione sia in aumento drammatico o come alcuni dicono esponenziale. Non è vero. ha sottolineato Ambrosini: l’immigrazione è stabile, è stazionaria da una dozzina d’anni, anzi, è persino diminuita. C’è l’idea che l’Italia sia il campo profughi d’Europa: "Non è vero: in Europa nel 2022 sono arrivate 965 mila domande di asilo, in Italia 77 mila, l’8%. Siamo sotto la media europea per quanto riguarda l’accoglienza dei rifugiati. Ancora, c’è l’idea che gli immigrati arrivino in barca, dal mare. Non è vero: l’immigrazione è per quasi la metà europea, per più della metà femminile e viene prevalentemente da paesi di tradizione culturale cristiana. C’è l’idea che l’Europa sia sotto assedio da parte dei rifugiati. Non è vero: il 75% dei rifugiati sono accolti in paesi in via di sviluppo o intermedi. L’Unione Europea ne accoglieva, fino alla crisi ucraina, intorno al 12%. Adesso sarà il 14 o 15%, comunque pochi rispetto a quello che succede in Turchia, in Iran, in Colombia, in altri Paesi del mondo che veramente accolgono numeri molto più consistenti rifugiati. C’è l’idea che gli immigrati vengano dai paesi più poveri e siano i più poveri dei loro paesi. Non è vero. L’immigrazione viene prevalentemente da paesi intermedi, infatti in Italia, il primo è la Romania, seguito da Albania, Marocco, Cina … Paesi intermedi e gli immigrati non sono i più poveri dei loro paesi, ma perlopiù la classe media, che guadagna non meno di 1000 e non più di 9000 dollari all’anno, soglia sotto la quale non si riesce a partire e sopra la quale non se ne sente l’esigenza». “Miti”, questi e altri, da sfatare attraverso quello che Ambrosini ha chiamato uno «sguardo corretto sulle migrazioni», lo stesso sguardo che don Mattia Ferrari ha raccontato nei volti dei migranti che ha incontrato: «Uno sguardo – ha affermato il sacerdote – che restituisce le sofferenze patite, ma anche una profonda spiritualità, una grandissima ricchezza interiore. Queste persone hanno qualcosa che noi europei, preoccupati di tenerli lontano, spesso non abbiamo più». Don Ferrari ha ricordato la storia della madre e della figlia morte di sete nel deserto tra la Libia e la Tunisia, una storia che ha fatto il giro del mondo «ma il marito e padre è ancora nei lager libici e nessuno che ne abbia potere fa nulla per farlo uscire». Più volte, nel corso della serata, è stato citato papa Francesco e l’impegno della Chiesa in favore dei migranti. Come ha sottolineato, con grande efficacia, don Pierpaolo Felicolo, Direttore Generale di Fondazione Migrantes, nel suo intervento di chiusura.

Festival della Migrazione: “trattare il fenomeno in modo strutturale, andando oltre l’emergenza” 

26 Ottobre 2023 - Modena - Trattare le migrazioni non più come un’emergenza, ma come un fenomeno strutturale. È questo il filo conduttore degli interventi che hanno aperto l’ottava edizione del Festival della Migrazione, la rassegna promossa da Fondazione Migrantes, Porta aperta, UNIMORE e CRID, inaugurata questa mattina presso Fondazione San Carlo. “Liberi di partire, liberi di restare” è il titolo di una manifestazione che anche quest’anno si pone l’intento di sviluppare un confronto andando oltre i luoghi comuni e la propaganda, come ha sottolineato nel suo intervento il Portavoce del Festival Edoardo Patriarca: “Le migrazioni dovrebbero essere accompagnate da narrazioni veritiere e politiche lungimiranti, invece c'è troppa propaganda ed eccezionalità, aspetti che vanno ad offuscarne le cause profonde. Parlare di emergenza, scambiare gli arrivi dal mare con le migrazioni sono approcci comunicativi che divergono nei dati di realtà. Non è giunto il tempo di rivedere una legge vecchia e inadeguata come la Bossi-Fini? Non è il momento di impiantare un sistema di integrazione che vede protagonisti gli enti locali? E l'Unione Europea quando si prenderà carico della gestione di questi processi? Le frontiere e i confini servono per essere attraversati, per passare e tornare. Da qui il titolo che abbiamo scelto: liberi di partire, per realizzare il proprio progetto di vita, liberi di restare, non obbligati a fuggire dalle persecuzioni. Questa è un’edizione allargata su più territori, che va oltre la provincia modenese e può contare su una collaborazione preziosa con il festival di Torino e questo non può che essere motivo di grande soddisfazione”. “Tutte le questioni chiamate in causa sono parte dei temi a cui siamo chiamati a dare risposta insieme, come comunità, come enti e come terzo settore – ha sottolineato nel suo intervento Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regione Emilia-Romagna –. Noi siamo convinti che un'emergenza ci sia, quella delle persone che muoiono tentando di raggiungere il nostro Paese: la capacità di accogliere funziona in proporzione alla modalità in cui viene alimentata e in questo momento non c'è uno sforzo adeguato. L'idea che ogni paese possa proteggersi da sé, è un'idea profondamente sbagliata, serve una chiamata di responsabilità da parte dell’Europa. La Regione Emilia-Romagna non ha firmato l’intesa sulla gestione dello stato di emergenza per quanto riguarda la migrazione non per ragioni ideologiche, ma perché è sbagliata l’idea che il problema possa essere scaricato sulle città, sulle regioni e sui quartieri. Non può passare che le persone possano accedere al nostro Paese solo se hanno un valore aggiunto che apporta beneficio economico. L’Emilia Romagna cercherà di costruire quella politica di governo di cui abbiamo bisogno, a fianco ai territori e alle organizzazioni”. Al via dei lavori era presente anche il Prefetto di Modena Alessandra Camporota, che ha spiegato che “accogliere e integrare significa favorire lo sviluppo dei propri cittadini favorendo l'inserimento di altri. Sottolineo l'enorme sforzo delle Forze dell'Ordine attraverso la Questura per quanto riguarda i permessi di asilo e ringrazio il terzo settore, con cui stiamo affrontando un momento profondamente critico. L'impegno delle istituzioni è favorire la conoscenza delle ragioni per cui si verificano particolari fenomeni e la modalità attraverso cui vengono affrontati, tenendo anche conto del senso di insicurezza crescente e cercando di risanarlo attraverso la conoscenza”. “Quello dei migranti – ha ribadito Carlo Alberto Porro, Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia – è un tema importante per le sue implicazioni socio-politiche e culturali. Non si tratta solo di passaggi di frontiere, ma di una riflessione che dà la possibilità di confrontarsi con altri. Ringrazio tutti coloro che all'interno della nostra Università, come il CRID, offre un contributo molto significativo nel dibattito culturale di questo fenomeno”. Il Vicesindaco  Gianpietro Cavazza ha posto l’accento sull’importanza delle parole quando si parla del tema migratorio: “Abbiamo parlato degli stranieri come un valore, ma facciamo attenzione perché il passaggio successivo è quello di considerarli una merce: è fondamentale usare le parole giuste per trattare questi temi. Le migrazioni sono un fatto strutturale e per affrontare argomenti come quelli degli stranieri, della salute e dell'istruzione bisogna restare fuori dallo scontro elettoralistico. Si investe sulla cultura e sulle giovani generazioni affinché siano più attrezzate per affrontare questo fenomeno di carattere strutturale. Troppo spesso alla parola straniero viene associata la parola insicurezza: ben venga un festival come questo che riesce a riempire questa narrazione fuorviante, spesso riproposta a fine elettoralistici”. Dopo l’intervento  di Matteo Tiezzi, Presidente di Fondazione di Modena, che ha evidenziato come Fondazione di Modena sostenga tanti progetti sul territorio che esprimono attività su questo tema, “perché  essere liberi di partire ed essere liberi di restare è un obiettivo ambizioso, che deve essere portato nella società come una sfida da raggiungere” la parola è andata a mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della  Fondazione Migrantes: “È fondamentale proteggere le persone migranti dal pregiudizio e dalle retoriche strumentali. Le persone migranti non sono soltanto numeri, sono pensieri, emozioni, non solo di chi parte, ma anche di chi resta, volti e storie che ci impegnano con diritti e doveri ad aprirci al futuro. Oggi più che mai è bene soffermarsi non solo sul viaggio, ma anche sui motivi di partenza, sulla forza di ciò che lega al paese di origine ma non impedisce di partire. Non dimentichiamo la libertà di tornare, qualora la forza della propria storia, dei propri desideri lo richiedano. Libertà di un'esistenza dignitosa, la libertà di continuare a vivere, spesso negata dalle guerre e dal cambiamento climatico”. Gianfrancesco Zanetti, direttore di Fondazione San Carlo, ha aggiunto che “il successo del Festival deriva dalla qualità scientifica e dell'impegno civile che lo caratterizza. Le posizioni scientifiche non devono essere unilaterali e con fini elettoralistici, ma nemmeno completamente asettiche, distaccate. Non si dovrebbe assumere posizioni basate sul pregiudizio, che avrebbero un disvalore scientifico e influenzerebbero l'immagine, ma è impossibile ottenere una posizione completamente asettica e neutrale. L'interesse della Fondazione per il Festival è quasi vocazionale e sentiamo un impegno scientifico sintonico con le sue ragioni: temi che hanno un immediato riflesso nell'impegno civile e nella vita dei cittadini”. Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi, ha mandato un messaggio video nel quale ha affermato che “il Festival della Migrazione rappresenta ormai un appuntamento noto e atteso. Quando si è costretti a restare al di fuori del proprio paese, o si è costretti a partire, allora si tratta di una libertà fittizia. Non c'è ancora la possibilità di un'accoglienza degna. Speriamo, grazie all'azione di tanti e a tutte le forze coinvolte, di riuscire a invertire la rotta soprattutto dal punto di vista di una cultura che tenga conto anche della dimensione legislativa”. A chiudere la sessione introduttiva ci ha pensato Alberto Caldana, Presidente di Porta aperta e di CSV Terre Estensi: “Il fatto che il Festival si sia allargato ad altri territori significa che c'è voglia di discussione e di approfondimento. Abbiamo bisogno di trattare l'argomento della migrazione non come un'emergenza, ma di costruire percorsi che siano oggi in grado di edificare la comunità e rafforzarla, una comunità che è fatta da persone che vengono da diversi paesi”. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello e Soliera, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca e Menù.        

Festival della Migrazione: questa mattina l’avvio a Modena

26 Ottobre 2023 - Modena - L’ottava edizione del Festival della Migrazione si è aperto ieri con il messaggio che ha fatto pervenire papa Francesco nel quale incoraggia a “sviluppare proposte concrete per favorire una migrazione regolare e sicura”.  L'edizione 2023 del Festival si snoderà, da oggi fino al 28 ottobre in diverse iniziative in città dell’Emila Romagna e del Veneto Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, Porta aperta, UNIMORE e CRID, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Modena e di Carpi oltre che di numerosi atenei italiani. Le città coinvolte quest’anno sono Modena, Bologna, Ferrara, Rovigo, Fidenza, Carpi, Formigine, Mirandola, Soliera, Rovigo, Fiorano Milanese per promuovere un confronto approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso come quello delle migrazioni: l’obiettivo degli organizzatori è infatti quello di rappresentare le diversità, le sfumature e l’esperienza soggettiva della migrazione, andando oltre i luoghi comuni e la retorica che troppo spesso riduce i migranti e il fenomeno stesso a categorie semplicistiche. L’apertura ufficiale questa mattina a Modena con i saluti del portavoce del Festival, Edoardo Patriarca, di Alberto Caldana, Presidente Porta Aperta, di Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regione Emilia-Romagna; di Gianpietro Cavazza, Vicesindaco di Modena; di Alessandra Camporota, Prefetto di Modena, di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei; di Matteo Tiezzi, Presidente Fondazione di Modena; di Carlo Adolfo Porro, Magnifico rettore UniMoRe, di mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, di Gianfrancesco Zanetti, Direttore Fondazione San Carlo. Seguiranno, sul tema “Le parole dell’integrazione: un lessico per la migrazione” con gli interventi di Luigi Alici, Professore emerito di Filosofia morale all’Università di Macerata; di Ivo Lizzola, Professore ordinario di Pedagogia sociale e di Pedagogia della marginalità e del conflitto e della mediazione presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo; di don Stefano Stimamiglio, Direttore di Famiglia Cristiana, di Paolo Lambruschi, inviato di Avvenire e di Giovanni Rossi, già Presidente FNSI. Nel pomeriggio a Ferrara, invece, spazio all’incontro “Volti, storie, diritti dei minori migranti” a cura dell’Università di Ferrara. Nella mattinata di venerdì 27 ottobre il Festival si fa in due: a Fidenza avrà luogo l’incontro “La salute degli immigrati e dei profughi e richiedenti asilo: aspetti sanitari e aspetti inter-religiosi e inter-culturali”, a cura della Migrantes dell’Emilia Romagna, Caritas regionale, Pastorale della salute regionale e Ausl di Parma, a Modena i convegni a cura del CRID “L’accesso all’istruzione superiore di richiedenti asilo e titolari di protezione”. Il programma della giornata proseguirà a Carpi con un convegno nazionale sulla cooperazione internazionale, a seguire “Custodire il creato costruendo la pace”, nell’ambito della Giornata del dialogo cristiano islamico. Sabato 28 ottobre il Festival della Migrazione farà tappa a Rovigo con l’incontro “Diritto alla scuola e scuola di diritti” promosso da Università di Ferrara e Fondazione Cariparo; a Modena Fondazione Migrantes cura una giornata di seminari su migrazione e pace, con un contributo anche del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. L’intero programma su www.festivalmigrazione.it. (Raffaele Iaria)

Festival della Migrazione: il messaggio di papa Francesco

25 Ottobre 2023 - Roma - Il tema del Festival della Migrazione che si apre domani a Modena «riprende quello del Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato di quest'anno, dedicato alla libertà di scegliere se migrare o restare. Ed è ancora più chiaro il riferimento all'iniziativa di solidarietà promossa qualche anno fa dalla Conferenza Episcopale Italiana, che cito proprio nel mio Messaggio come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee». E’ quanto scrive papa Francesco in un messaggio inviato al Festival della Migrazione promosso dalla Fondazione Migrantes e altri enti e che si svolgerà da domani al 28 ottobre a Modena e in diverse città dell’Emilia Romagna e del Veneto. «Nei vostri lavori – scrive papa Francesco - intendete riflettere sui flussi migratori contemporanei attraverso considerazioni che vadano oltre l'emergenza, nella consapevolezza che ci troviamo di fronte a un fenomeno poliedrico, articolato, globale e a lungo termine. Per questo le risposte alle sfide migratorie di oggi non possono che essere articolate, globali e a lungo termine». «Vi proponete – continua il messaggio - di ribadire la centralità della persona umana nel disegno di politiche e programmi migratori, con attenzione particolare alle categorie più vulnerabili, come le donne e i minori. In effetti, il principio del primato della persona umana e della sua inviolabile dignità ‘ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale’ (Messaggio per la G.M. del Migrante e del Rifugiato 2018). E ancora, ‘Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è 'prima gli ultimi!’ (Messaggio per la G.M. del Migrante e del Rifugiato 2019)». Papa Francesco incoraggia a «sviluppare proposte concrete per favorire una migrazione regolare e sicura». Su questa linea, «è necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le re-ti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario in-dicare strade più sicure. Per questo, bisogna impegnarsi ad ampliare i canali mi-gratori regolari» (Riflessione nel Momento di preghiera peri migranti, 19 novem-bre 2023). Ma nello stesso tempo «occorre – scrive papa Francesco - adoperarsi alacremente per garantire a tutti e tutte il diritto a non dover migrare». Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, Porta aperta, UNIMORE e CRID, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Modena e di Carpi oltre che di numerosi atenei italiani. Si svolge dal 26 al 28 ottobre tra Modena, Bologna, Ferrara, Rovigo, Fidenza e Carpi, Formigine, Mirandola, Soliera, Rovigo, Fiorano Milanese.

Festival della migrazione: “Abbiamo dato voce al paese reale”

27 Novembre 2022 - Modena - “Siamo stati noi in una ‘bolla’ in questi giorni o è la politica che è in una ‘bolla’, rinserrata in sé stessa e lontana dal Paese reale? Abbiamo dato voce ai nuovi italiani, troppe volte non ancora cittadini, con le loro storie e testimonianze, e abbiamo ribadito con forza, con voci autorevoli, che l’accoglienza e l’inclusione rappresentano un vantaggio per tutti. E che quello della migrazione non è un tema di destra o di sinistra, ma di umanità”. Edoardo Patriarca fa il punto al termine della settima edizione del Festival della Migrazione che in Emilia (tra Modena, Ferrara e Carpi) ha proposto 16 sessioni seguite anche a distanza attraverso la rete, una mostra interattiva ‘In fuga dalla Siria’ visitata da oltre duemila tra studenti e gruppi, incontri nelle scuole superiori del territorio. Un modo per confrontarsi in profondità e andare oltre i pregiudizi e gli stereotipi, di ascoltare soprattutto i più giovani, gli italiani senza cittadinanza, che interpellano con forza la politica e la società. Protagonisti soggetti e rappresentanti di realtà differenti: vescovi e giornalisti, seconde generazioni e professori universitari, creativi e rappresentanti di soggetti impegnati in prima linea, fino a comunità di vari paesi del globo. Tra gli interventi - nei vari appuntamenti tra Modena, Carpi e Ferrara – l’arcivescovo di Modena Notantola e Vescovo di Carpi, mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, l’arcivescovo di Ferrara Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Conclude Patriarca, Portavoce del Festival: “Abbiamo fatto politica riproponendo la nostra agenda su cui chiediamo un confronto alle forze parlamentari, e dando spazio alla realtà. I giovani ci hanno chiesto una ecologia delle parole: inclusione piuttosto che integrazione, lavoratori e lavoratrici e non ‘forza lavoro’, irregolari e non clandestini, mobilità umana piuttosto che migrazioni, nuove generazioni italiane e non solo seconde generazioni, non ‘carico residuale’ ma persone che vanno curate e assistite. L’agenda che abbiamo redatto ormai da qualche tempo è a disposizione di tutti, per confrontarci e cercare soluzioni e non slogan”. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King. (R.I.)

  Roma, 27 novembre 2022

Festival della migrazione, mons. Castellucci: “Le persone in pericolo di vita non vanno respinte”

26 Novembre 2022 -

Modena - “Le persone che sono in pericolo di vita non vanno respinte, si tratta di valori che riguardano l’umano. La fraternità, anche per i non cristiani, deve diventare un nuovo stile nei rapporti interpersonali”. Lo ha detto mons. Erio Castellucci, vice presidente della Cei, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, intervenendo al Festival della Migrazione che si è chiuso oggi a Modena aggiungendo che "esiste un intreccio oggettivo tra le varie crisi: la crisi economica influisce su migrazioni, così come quella ambientale, quella bellica sull’economia… e così via. Dobbiamo affrontare questo intreccio con un altro intreccio, che si chiama fraternità, oppure non ne usciamo. Mentre libertà ed eguaglianza sono codificate, la fraternità sembra solo affidata al buon cuore. Non è così: oggi tanti, anche non credenti, invocano una fraternità che abbia una valenza di tipo pratico”. Per mons. Castellucci il  concetto di fratello e sorella è "molto laico e indica un legame forte e tra pari, che spesso si trasferisce anche ai popoli. Ci sono regole umanitarie già dall’Antico Testamento, ma ci sono muri che sempre si ripetono e vanno sempre superati. Oggi è sempre più chiaro che o si va sulla via della fraternità o si va sulla strada di Caino, del sangue tra fratelli. Non ci sono molte alternative”. Parlando delle parole del Papa sulla pace, il presule ha concluso: “La pace è frutto della giustizia, ma c’è una pace che Gesù non ha portato, che è quella causata dall’indifferenza: è la pace di chi dice di lasciarlo in pace, di chi pratica l’ingiustizia. Non si può avvallare ogni comportamento per tenere la pace. L’idea del Papa è di provare a fermare questa catena di guerra e vendetta, per evitare una finta pace e la Chiesa vuole educare alla vera pace, alla giustizia, alla fraternità, alla gratuità”.

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha aggiunto: “Il mondo ci viene in casa e non capiamo il motivo perché non lo guardiamo più. Cosa è il confine? In Ucraina viene attraversato in armi, nel Mediterraneo si arriva a voler trasformare l’acqua del mare in un muro. Nella guerra come nel respingimento, solidifichiamo nella mente l’idea che si sta bene per conto nostro che è stridente in un mondo che si fa sempre più integrato. Papa Francesco ci racconta, insieme a tanti altri, che un mondo diverso è possibile”. Tarquinio ha concluso: “Vi è una tragedia immensa in quello che è diventato il cimitero liquido più grande del mondo e gli umanitari, le Ong, salvano vite tra il 10 e il 15% di chi arriva: lo dico chiaramente, non ci sono prove che gli operatori umanitari siano, per dirla con una espressione davvero infelice, tassisti del mare”.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione: mons. Castellucci sulle parole di papa Francesco

25 Novembre 2022 -

Modena - Domani, sabato 26 novembre si conclude l’edizione 2022 del Festival della migrazione. Incontri ed eventi si susseguiranno nell’arco dell’intera giornata in due luoghi simbolo della città di Modena.

Si parte alle 9.30 presso Palazzo Europa con ‘Le parole di Francesco, le parole dell’accoglienza’ introdotto da Teresa Marzocchi, membro del comitato scientifico del Festival. Gli interventi sono affidati a Mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, e a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. Alle 11 in programma ‘Per una pastorale Migrantes’, le testimonianze di Pastorale Migrantes, a cura di Migrantes regionale Emilia Romagna e della Migrante Interdiocesana Carpi e Modena, moderate da Mons. Juan Andrés Caniato, direttore Migrantes Diocesana Bologna. Nel pomeriggio, sempre a Palazzo Europa alle 14.30 l’incontro ‘Come migrare responsabilmente?’ a cura di Tefa Colombia e Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena introdotto da Irma Romero, portavoce di Tefa Colombia, e moderato dall’attivista Rossella Giulia Caci. Ad intervenire saranno Carlos Alfredo Carretero Socha, console generale della Colombia, e Nelson Francisco Carela Luna, console generale della Repubblica Dominicana. A portare la propria testimonianza, inoltre, sarà Natalia Valeeva, campionessa olimpica moldava naturalizzata italiana.

Gli ultimi due appuntamenti del Festival saranno presso il San Carlo. Alle 17 sul palcoscenico del teatro l’incontro ‘Dialoghiamo’, mediato da due speaker di Radio FSC-Unimore, che si occuperà anche della chiusura. Ad intervenire durante il salotto saranno l’imprenditrice Angela Haisha Adamou, l’avvocato ed ex vicepresidente nazionale dei giovani musulmani d’Italia Abdelhakim Bouchraa e, infine, la mediatrice culturale Olena Kim.

Chiude il Festival alle ore 18 ‘Per alzata di mano’, un’intervista dove sarà il pubblico a diventare il protagonista. Ospite il fumettista e graphic journalist Takoua Ben Mohamed.

L’ultima giornata di Festival è l’occasione per conoscere una cultura diversa da quella italiana anche attraverso il cibo. Sabato 26 novembre alle 12.30 ci sarà il ‘Pranzo dei popoli’ presso l’Osteria del tempo perso, Polisportiva Modena Est in Viale dell’Indipendenza.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della migrazione: la cittadinanza negata a chi ‘non ha altro Paese se non l’Italia”

25 Novembre 2022 -

Modena - “Non siamo braccia, siamo persone. Non ho altro Paese se non l’Italia, non ho altra casa se non l’Italia. Vorrei dire alle persone che sono discriminate nei posti di lavoro, a scuola, ovunque che non sono sbagliati, che sbaglia chi li attacca. Chi nasce in Italia è italiano. Noi italiani senza cittadinanza potremmo essere un valore aggiunto per questo Paese e invece veniamo visti come un problema”. Quasi un manifesto le parole di Omar Neffati, portavoce di ‘Italiani senza cittadinanza’ intervenuto al Festival della Migrazione. E la cittadinanza è stata al centro delle iniziative della kermesse emiliana.

“Questi sono temi che non hanno colore politico e non devono essere strumentalizzati – suggerisce Alessandra Camporota, Prefetto di Modena all’apertura dei lavori -. Il nostro è un territorio di accoglienza. L’asilo è un diritto, così come la cittadinanza va riformulata, la nostra società si è rinnovata. Questi temi mi sono cari nella vita professionale e mi hanno vista impegnata anche a livello personale”. Tra gli altri interventi anche quelli del Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli (“La comunità esiste solo se ci stiamo tutti, dobbiamo riconoscerla e ricostruirla. Il festival è un’occasione importante per trovare risposte a un argomento serio, e non dobbiamo nemmeno dimenticare la nostra storia e il nostro presente di migranti. Cittadinanza significa diritti ma soprattutto doveri”) e Paolo Cavicchioli, Presidente della Fondazione di Modena che ha ricordato i progetti di accoglienza degli ucraini, che hanno visto le fondazioni di origine bancaria in prima fila. Francesca Maletti, consigliera regionale, è intervenuta delegata dal Presidente Bonaccini: “Il mondo sta cambiando, abbiamo una guerra in Europa, è cambiato il Governo. Occorrono scelte di comunità, ma la comunità è pronta per accogliere? E’ necessario discutere e parlare di questi temi per sensibilizzare tutti”.

“Studiare, informare, formare – i tre verbi sono di mons. Pierpaolo Felicolo, direttore di Fondazione Migrantes – questa è l’essenza del Festival. La cittadinanza è un passaggio fondamentale: non fermiamoci alla tolleranza, ma puntiamo su convivenza e arricchimento, su una convivialità delle differenze in cui le seconde generazioni sono chiamate ad avere ruolo di protagoniste”.

Il finale è per Hasti Naddafi, studentessa e mediatrice di origini iraniane: “C’è una gerarchizzazione delle persone con background migratorio. Se sei iraniana o meglio persiana va bene, se sei italiana di origine marocchina va male. Mi sono resa conto di essere una privilegiata non solo perché sono riuscita a ottenere la cittadinanza, ma anche per la mia origine. In generale c’è una mancanza di tutela per le seconde generazioni”.

Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della Migrazione, Mons. Perego: cittadinanza e democrazia in Italia. Osservazioni sulla riforma della legge della cittadinanza

24 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante applicare il concetto di “cittadinanza”, che «si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia – scrive Papa Francesco. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli» (Fratelli tutti, 131).  
  1. Per un nuovo alfabeto: risemantizzare la cittadinanza
Parlare di cittadinanza oggi, anche in relazione al fenomeno dell’immigrazione, significa anzitutto procedere a una sorta di “risemantizzazione” del termine cittadinanza dentro una prospettiva storica cristiana, libera da condizionamenti mediatici e ideologici. Una risemantizzazione che rilegge la cittadinanza a partire da tre luoghi, tre appartenenze. Una prima appartenenza è quella locale, data da una comunità coesa per lingua, tradizione, stili di vita. Una seconda appartenenza è quella nazionale ed europea, diremmo nata dalla modernità, dove contano alcune regole, alcune istituzioni comuni di riferimento. E la terza appartenenza è quella mondiale , quella dell’uomo planetario (Balducci), della fraternità (Ratzinger), che fa valere soprattutto la dignità e l’umanità comune tra i diversi popoli, dentro un processo complesso di dialogo, accordo, scambio dove contano sempre più Organismi internazionali (ONU), che tendono a un “ordine internazionale” (Gonella). Una risemantizzazione del termine cittadinanza che è fondata sulla dinamica uno-molti, locale e globale che intesse e struttura anche la realtà della Chiesa che, anche in questo, si mostra coerente con la storia sociale dell’umanità. Forse è venuto anche il tempo di pensare una nuova prospettiva della cittadinanza: non rendere le persone più “uguali”, ma organizzare il pluralismo e le differenze tra quanti condividono non una comune discendenza, ma una comunità di destino. Da qui l’ipotesi di una cittadinanza multiculturale: riconoscere, proteggere e attribuire diritti “speciali” a tutela dell’identità culturale come bene costitutivo della dignità umana. Si presenta così alla riflessione la questione dei diritti etnici, ossia di diritti riconosciuti non in capo al singolo individuo, ma al gruppo al quale appartiene (o sceglie di appartenere). Il fallimento del progetto di inclusione basato sul principio di uguaglianza formale e sostanziale ha creato l’etnicità reattiva, con le nuove forme di nazionalismo o di difesa.  
  1. Magistero città e cittadinanza
  La cittadinanza è un tema che ha visto approfondimenti nel corso di vari eventi ecclesiali in Italia - dal Convegno di Verona (2006) alla Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria (2010) - e significativi apporti nel documento CEI dopo Il Convegno ecclesiale di Verona[1], nel documento preparatorio (nn.25-26) e conclusivo (n.15) della Settimana sociale di Reggio Calabria[2] e fino ad arrivare a diventare una scelta di progettazione educative negli Orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo “, al n. 54. La scelta, meglio, “la necessità” di educare alla cittadinanza viene sottolineata dagli Orientamenti a motivo di “ una forte tendenza individualistica” che permea la società, che limita l’azione e la dimensione sociale come semplicemente funzionale a degli interessi personali. E’ la perdita del “bene comune”,  dell’ “insieme” come fine dell’agire sociale, ma anche la perdita dell’ “interesse”, della “passione sociale” come molla dell’azione sociale.  
  1. La situazione in Italia
Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Nell’ultimo anno 100.000 immigrati sono diventati cittadini italiani. Questi elementi segnalano il passaggio nella storia dell’immigrazione straniera in Italia a una fase in cui il fenomeno assume una maggiore maturità. Si tratta, però, di una cittadinanza ritardata, che a sua volta ha ritardato la partecipazione attiva alla vita del nostro Paese. La riforma della legge della cittadinanza è fondamentale per un Paese a forte immigrazioni negli anni scorsi, quale è stata l’Italia, passando da una legge incentrata sullo jus sanguinis – la legge è la n. 91 del 5 febbraio 1992 - che guarda soprattutto al rientro dei nostri emigranti, a una legge basata sullo jus soli o sullo jus culturae. La legge attualmente in vigore vede un provvedimento legato al requisito formale degli anni di residenza legale in Italia (dieci anni per un cittadino non comunitario, cinque per l’apolide o il rifugiato e quattro per i cittadini di uno Stato dell’Unione europea), è lento nel procedere – due anni - adottato sulla base di valutazioni ampiamente discrezionali quali la condotta tenuta dall’interessato, il livello di integrazione nel tessuto sociale, la posizione reddituale e l’assolvimento dei correlati obblighi fiscali. Tra l’altro, è un fatto singolare che l’Italia, con la legge del 1992, ha aumentato e non ridotto gli anni di residenza richiesti, passando da 5 a 10 per i non comunitari, rispetto alla disciplina previgente, risalente al 1912. I tempi di residenza legale richiesti nei Paesi europei per la naturalizzazione variano: in Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia, Francia, si chiedono 5 anni, in Danimarca 7, in Germania 8. I dieci anni stabiliti dalla legislazione italiana e spagnola costituiscono il limite massimo previsto dalla Convenzione Europea sulla Cittadinanza del 1997. La proposta di cui si discute in Italia da almeno 15 anni ha avuto il suo avvio con la proposta di legge popolare sotto il titolo ‘L’Italia sono anch’io’, una campagna sostenuta dal mondo associativo laico e cattolico nel 2011, con la raccolta di 200.000 firme. La proposta legge prevedeva la residenza a chi è nato in Italia da un genitore legalmente residente da almeno 5 anni, oppure è nato o è arrivato prima del compimento di 12 anni nel nostro Paese e vi abbia compiuto con successo un ciclo scolastico di 5 anni. L’opposizione a questa legge, della quale si discute da 15 anni e che fu approvata dalla Camera il 13 ottobre 2015 e poi è arenata in Senato nel 2017, si spiega infatti solo con il razzismo. Infatti, l’anno successivo, nel 2018, la legge del 3 dicembre – nota come Decreto sicurezza - , raddoppiava da due a quattro anni i tempi massimi di attesa di risposta dalla presentazione della domanda, aumentava il contributo da versare allo Stato per avviare la procedura (da 200 a 250 euro) e prevede la possibilità di revocare la cittadinanza a seguito della condanna definitiva per alcuni reati, inclusi quelli di ordine politico. Nel dicembre del 2020, con le modifiche del Decreto sicurezza di Salvini, si ritorna semplicemente a due anni di attesa rispetto ai quattro, ma nulla di più. La proposta stata ripresa alla Camera, con il cosidetto jus scholae, nel giugno di quest’anno 2022, arenandosi ancora una volta per lo scioglimento delle Camere.  La proposta prevedeva il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. Inoltre, se i 5 anni considerati includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo come elemento fondamentale per il riconoscimento della cittadinanza; il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, dei requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale devono possedere per essere considerati titoli idonei per l’acquisto della cittadinanza; la presentazione su base volontaria della domanda di cittadinanza prima del compimento del diciottesimo compleanno, da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia o chi esercita la capacità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza. In caso di mancanza di questa dichiarazione di volontà, l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età; gli ufficiali di anagrafe sono tenuti a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, la possibilità di acquisire il diritto di cittadinanza. L’inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza. Gli ottocentomila ragazzi e giovani che potrebbero beneficiarne non sono immigrati, ma sono nati o cresciuti in Italia; sicché si spiega solo con l’intolleranza per la loro identità etnica la volontà di negare loro la cittadinanza, con l’effetto di trasformare il loro senso di appartenenza al nostro Paese in un assurdo disconoscimento e perciò in rancore anti-italiano: negare  la cittadinanza  ci rende tutti più insicuri, meno tutelati. La proposta andava oltre la semplice contrapposizione di jus soli e jus sanguinis prevedendo anche uno jus culturae o uno jus scholae.  
  1. Educare alla cittadinanza attiva
E’ chiaro che non si tratta solo di cambiare una legge sulla cittadinanza, ma anche accompagnare a una cittadinanza attiva oggi molto debole. E’ questa cittadinanza attiva la vera sfida per far rinascer le città, che poggia sull’esercizio del diritto di voto non solo alle elezioni amministrative, nazionali o europee, ma anche nel sindacato, negli organi di partecipazione scolastica, nel volontariato. Conclusione Forse dobbiamo interrogarci se non sia il caso di rivedere una legge che ritarda la cittadinanza, ritardando la partecipazione attiva di molte persone alla vita sociale, culturale e politica del nostro Paese. Forse dobbiamo ragionare se l’estensione della cittadinanza ai bambini e ragazzi figli di immigrati che completano un ciclo di studi (jus culturae) non sia una semplice concessione, ma il riconoscimento di un percorso di integrazione che rinnova le nostre città. La cittadinanza è lo strumento per riconoscere che la città cambia e per rinnovarla.  Allargare la cittadinanza è una scelta che indica allargare la partecipazione, la responsabilità sociale e la partecipazione dei cittadini immigrati, considerando la cittadinanza come “dono”, primo segno di accoglienza di una vita che nasce, luogo di tutela dei diritti, come luogo di riconoscimento, come compito. Nelle nostre città non solo possono e debbono convivere lingue plurime, ma anche cittadinanze plurime, che non relativizzano il senso e il valore della lingua e della cittadinanza in un paese, anzi la rafforzano. In questo senso, la cittadinanza è un passaggio fondamentale nella direzione che porta ad una società partecipativa, interculturale, ove la diversità, le diverse culture e religioni, non devono semplicemente tollerarsi, ma, nel dialogo, convivere in un processo d’integrazione che sia di arricchimento reciproco, pur nel rispetto delle peculiarità tipiche delle proprie identità d’origine. Alimentare paure, stereotipi e chiusure su una cittadinanza che si allarga significa indebolire la città, escludere dalla città. (mons. Gian Carlo Perego - Presidente della Fondazione Migrantes)   Ps. E' l'intervento del Presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, all'incontro "Giovani e cittadini" promosso a Ferrara nell'ambito del festival della Migrazione. [1] CEI, Rigenerati per una speranza viva" (1 Pt 1,3): testimoni del grande "si" di Dio all'Uomo, Bologna, EDB, 2007. [2] COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI, Un cammino di discernimento verso la 46° Settimana sociale, 17 aprile 2009; ID. Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il Paese, 1 maggio 2010; ID. Un cammino che continua…dopo Reggio Calabria, Bologna, EDB, 2011.

Festival della migrazione: domani focus su seconde generazioni e sul mondo del lavoro

24 Novembre 2022 -

Modena - Nell’ambito del Festival della migrazione, domani, venerdì 25 novembre,  in programma la terza giornata di incontri e presentazioni. Si parte alle ore 9 presso l’aula Q del dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Modena con l’appuntamento ‘Giovani e di seconda generazione”: altri sguardi sulle migrazioni’, nell’ambito del progetto Far Fomo ‘Le seconde generazioni: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione’ e in collaborazione con l’Osservatorio migranti, Crid dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Gianfrancesco Zanetti, direttore Crid Unimore, presiede e coordina l’incontro e a fare da apripista ci sarà Thomas Casadei, responsabile scientifico del progetto Far. Interverranno come relatori Basma Aissa, educatrice presso Domus Assistenza società cooperativa sociale di Bagnolo in Piano; Gianluca De Angelis e Fabjola Kodra di Ires, Istituto di ricerca economico-sociale dell’Emilia-Romagna e, infine Leonardo Perini e Benedetta Rossi dell’Osservatorio migranti – Crid di Unimore.

Durante il pomeriggio, alla Sala Loria di Carpi il Festival si fa in due. Alle 15.30 in programma l’evento ‘Migranti alla frontiera del lavoro’ moderato da Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della sera e redattrice dell’inserto Buone Notizie, e introdotto da Edoardo Patriarca, membro del comitato scientifico del Festival, e Alberto Bellelli, sindaco di Carpi. I relatori di questa prima parte sono Laura Zanfrini, professoressa ordinaria presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, Giorgio Benincasa (Cgil), Claudio Mattiello (Cisl) e Alberto Zanetti (Uil), quali rappresentati dei sindacati italiani. Il secondo incontro, ‘Il lavoro rende libere?’, è programmato per le 17.30, moderato dal cronista Marcello Marchesini e introdotto da Tamara Calzolari, Assessore ai Servizi Sociali di Carpi. I relatori saranno l’avvocatessa Danaida Delaj, che presenterà il suo ‘Donne e caporalato’, e Marco Omizzolo che parlerà della sua opera ‘Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri’. Persone con percorsi diversi, ma con in comune il tema affrontato: le donne. Chiude il pomeriggio carpigiano Sara Manzoli, autrice di ‘Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti’. L’evento è realizzato in collaborazione con Udi, Cif, Vivere Donna e associazione Papa Giovanni XXIII Mirandola sarà la sede dell’ultimo incontro della giornata di Festival. Alle ore 21 presso la Sala della comunità, Giulia Bassoli e Ebrima Kuyateh presentano ‘Io e i miei piedi nudi. Storia di un viaggio’, a cura della Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena e edito dalla Tau Editrice. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.

Festival della Migrazione, Mons. Felicolo: promuovere la convivialità delle differenze

24 Novembre 2022 - Modena – “Allargare la cittadinanza è una scelta che indica allargare la partecipazione, la responsabilità sociale e la partecipazione dei cittadini immigrati, considerando la cittadinanza come ‘dono’, primo segno di accoglienza di una vita che nasce, luogo di tutela dei diritti, come luogo di riconoscimento, come compito”. Lo ha detto questa mattina a Modena il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, intervenendo alla seconda giornata del Festival della Migrazione. Per mons. Felicolo nelle città “non solo possono e debbono convivere lingue plurime, ma anche cittadinanza in un Paese, anzi lo rafforzano. In questo senso, la cittadinanza è un passaggio fondamentale nella direzione che porta ad una società partecipativa, interculturale, ove la diversità, le diverse culture religioni, non devono semplicemente tollerarsi, ma, nel dialogo, convivere in un processo di integrazione che sia di arricchimento reciproco, pur nel rispetto delle peculiarità tipiche delle proprie identità d’origine”. Il modello è quello – ha concluso il direttore generale – della “convivialità delle differenze” in cui le “nuove generazioni sono chiamate ad avere il ruolo di protagoniste. La qualità non solo della democrazia, ma anche nella comunione ecclesiale si misura anche nella qualità delle cittadinanza, come luogo di crescita del bene comune – da una parte – e delle fraternità”.  

Migrantes: al Festival della Migrazione il progetto “Diffusamente”

24 Novembre 2022 -

Modena - Rilanciare con forza la questione della cittadinanza. È l'obiettivo della settima edizione del Festival della Migrazione in corso fino a sabato a Modena, Carpi e Ferrara. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma al di là delle italiche lungaggini, ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere. Lo ha ricordato ieri l'arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes nella prima giornata del festival organizzato dalla Migrantes, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore incentrato sul tema “Accoglienza, cittadinanza, nuove opportunità, come fratelli”.

Per mons. Perego, in un Paese che non parla più di riforma della cittadinanza, non bisogna invece chiudere gli occhi. «La mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza». E ancora sottolinea come «il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro». Ieri sera primo incontro con la presentazione dei progetti di accoglienza di 1.100 rifugiati ucraini in nove mesi del 2022. Gli ucraini hanno avuto un permesso di protezione temporanea molto importante perché ha consentito loro di lavorare. Ma il sistema di accoglienza italiano sarebbe stato più debole senza l'accoglienza diffusa realizzata dal Terzo settore, da cittadini italiani e ucraini residenti in Italia. In questo quadro si è inserito il progetto “Diffusamente" realizzato con 100.000 euro di finanziamento delle fondazioni bancarie di Acri in 18 diocesi. Dei 1.100 ucraini, 481 erano minori e 42 con disabilità gravi. A Torino, ad esempio, grazie al progetto promosso da Acri e Migrantes sono stati accolti 11 nuclei familiari attraverso le reti ecclesiali. A Bologna la diocesi ha accolto 247 persone e alcune parrocchie hanno offerto ospitalità presso le proprie strutture. Alla fine dell’estate, quando numerosi profughi sono rientrati in patria, è continuato in vari casi a il sostegno con i supporti tecnologici per la Dad dei figli in età scolare e con beni di prima necessità.

«Questa guerra è tragica per lo sradicamento delle persone - concorda don Marco Semehen, rettore della Basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes per l'Esarcato degli Ucraini - e il suo prolungarsi porta sul tavolo grandi problemi. Siamo grati al popolo italiano per quanto ha fatto e alla Cei. Anzitutto grazie a loro abbiamo spedito 130 tir di aiuti, tappando la prima emergenza. E abbiamo accolto bambini feriti e persone fragili. Abbiamo imparato molto da voi. Il nostro secondo impegno è stata l'accoglienza. Abbiamo dovuto affrontare anche brutte situazioni di sfruttamento lavorativo e sessuale, ma siamo riusciti ad affrontarli. Oggi le difficoltà continuano per i più deboli, come le madri sole con figli piccoli, molti bambini non sono ancora andati a scuola e serve supporto psicologico». Una rete pronta a riattivarsi subito se ci fosse una nuova emergenza con altre ondate di profughi.

Stamane apertura ufficiale del Festival alle 9 nell’Aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza di Modena, con l’introduzione del portavoce Edoardo Patriarca, i saluti istituzionali e la prima sessione dedicata al diritto alla cittadinanza. (P.L.)

Festival della migrazione: l’apertura oggi con i progetti dell’accoglienza degli ucraini

23 Novembre 2022 - Modena - Al via oggi pomeriggio, mercoledì 23 novembre, la settima edizione del Festival della migrazione con quattro giorni di incontri, presentazioni di libri, laboratori e tanto altro tra Modena, Carpi e Ferrara per ascoltare testimonianze e punti di vista diversi sul tema. Si parte alle 18.30 presso la Sala centro servizi per il volontariato di Modena con la presentazione dei progetti di accoglienza Acri – Migrantes, con l’introduzione di Alberto Caldana, membro del comitato scientifico del Festival. Dopo i saluti di Mons. Gian Carlo Perego, presidente Fondazione Migrantes, e Paolo Cavicchioli, presidente di Fondazione di Modena, seguiranno gli interventi del direttore generale Acri Giorgio Righetti e del membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Migrantes Sergio Durando. Seguiranno le testimonianze di don Marco Jaroslav Semehen, rettore della Basilica S. Sofia Roma e direttore Migrantes Esarcato Apostolico degli Ucraini in Italia, di don Roberto Montecchi, per la Caritas di Pavullo nel Frignano e di Eugenio Garavini, presidente di Ekonvoi che gestisce un emporio sociale a Vignola. Sempre alle 18.30 presso La Tenda a Modena, in programma ‘Siamo tuttə tigelle. Volti e storie di una città che cambia’, con la conduzione di Laura Muzzarelli, attivista del collettivo Black lives matter Modena, e Sonny Olumati, attivista, coreografo, ballerino, scrittore e inviato. L’incontro consiste nella presentazione di progetti sull’intercultura e in un dibattito aperto e costruttivo sulle esperienze delle giovani generazioni. Si inizia con ‘Spazi Giovanili Free of Rumors, l’insieme delle attività realizzate a Modena nell’ambito del programma Modena Città Interculturale: performance teatrale ‘Tu sais que achnawwa l’amore?’ a cura di Officine Windsor Park; un viaggio nel mix culturale delle nuove generazioni; laboratorio di sviluppo podcast ‘Il Cubo’, realizzato dai ragazzi del Centro giovanile ‘Happen’: immigrazione, identità, intercultura. Verranno inoltre proiettati alcuni estratti di ‘GenerAzione’, il docufilm a cura di Leonardo Zapparoli: nove giovani modenesi, con storie geo culturali diverse, raccontano sé stessi e le nuove generazioni italiane. Nell’ambito del collettivo Black lives matter Modena, che sviluppa progetti per aumentare la consapevolezza su temi legati ai diritti, la cittadinanza e la discriminazione intersezionale, ci sarà la visione di estratti del video dell’evento ‘Voci dal buio, dibattito sul femminismo nero’, realizzato entro il Festival GenerAzione 2022. Conclude l’appuntamento la tavola rotonda su identità, inclusione, intercultura. Il Festival della Migrazione è promosso da Fondazione Migrantes, da Porta Aperta come capofila di una cinquantina di organizzazioni, dall’Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e Vulnerabilità, con il patrocinio e il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Acri, comuni di Modena, Carpi, Spilamberto, Fiorano, Formigine, Maranello, Soliera e Nonantola, inoltre del patrocinio di Università di Ferrara, Università di Camerino, Università di Perugia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università per gli Stranieri di Siena, gode inoltre del sostegno di Fondazione di Modena, Csv Terre Estensi e di Fondazione Collegio San Carlo e del contributo di Bper Banca, Coop Alleanza 3.0, Menù e Neon King.