Primo Piano

Migranti, nuovo choc: trovati 20 corpi nel deserto

30 Giugno 2022 - Milano - Morti di sete nel deserto. È finito così il sogno di una nuova vita, lontano dalla guerra, dalla violenza e dalla carestia, per 20 migranti. Hanno perso la vita nel deserto libico, vicino al confine con il Ciad, dopo che il camion su cui viaggiavano è andato in panne nel caldo infernale. Lo hanno riferito il servizio di 'soccorso ed emergenza' della città di Kufra, nell’estremo sud-est del Paese. «Il veicolo, proveniente dal Ciad, è stato trovato a 310 km a sud di Kufra e a 120 km dal confine ciadiano-libico», si legge in una nota pubblicata assieme a un video che mostra corpi in stato di decomposizione sulla sabbia vicino al mezzo. «Pensiamo che il gruppo sia morto nel deserto 14 giorni fa poiché l’ultima chiamata da un telefono mobile localizzato nella zona è del 13 giugno», ha spiegato il responsabile del servizio di soccorso di Kufra, Ibrahim Belhasan, all’agenzia Reuters. Due dei migranti morti erano libici, altri si pensa siano cittadini del Ciad che attraversavano la Libia, forse per tentare il salto verso l’Europa. Purtroppo però, e anche l’ultimo rapporto dell’Onu sul Paese nordafricano lo conferma, la Libia non è più un Paese sicuro. Per i migranti irregolari rischia di diventare un inferno fra omicidi, torture e schiavitù. I migranti detenuti in Libia sono infatti vittime di atroci abusi, in particolare le donne che vengono violentate in cambio di cibo e acqua, denunciano le Nazioni Unite nel nuovo rapporto sullo stato dei migranti detenuti in Libia. «La missione conoscitiva dell’Onu ha fondati motivi per ritenere che crimini contro l’umanità siano stati commessi contro migranti in Libia» si legge nel rapporto che si basa su numerose testimonianze rese dagli stessi detenuti. «In pochissimi giorni decine di migranti morti, venerdì Melilla, ora il Texas. Urgente individuare e perseguire i responsabili, ma è anche necessario creare più canali regolari per una gestione più bilanciata, lungimirante e sicura delle migrazioni» scrive su twitter Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo di Oim. Dopo l’ultima tragedia nel Mediterraneo centrale, lunedì, con almeno 30 migranti dispersi, un’altra è avvenuta al largo della Tunisia la scorsa notte. Almeno cinque persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Le unità della Guardia costiera hanno impedito tre operazioni di emigrazione illegale in diverse regioni tunisine, recuperando 108 persone, quattro tunisini e 104 di diverse nazionalità subsahriane. I corpi delle cinque vittime sono stati recuperati dopo il naufragio di una barca che trasportava altri migranti. Ma al momento non si conoscono altri dettagli. Un’altra imbarcazione, infine, con a bordo 36 persone, è stata seghnalata in pericolo ieri pomeriggio al largo di Malta. Sono partite da Bengasi, in Libia, secondo quanto riferisce Alarm Phone. «Ci dicono – afferma la Ong su Twitter – di avere problemi al motore e chiedono soccorso!». Almeno 900 persone sono morte o risultano disperse da inizio anno lungo la rotta del Mediterraneo, in base agli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni. (D. Fas.- Avvenire)  

Migrantes Lucca: oggi convegno su l’ accoglienza dei migranti nel passato e nel futuro

28 Giugno 2022 - Lucca - "Rileggere il passato per costruire il futuro" è il tema del convegno che si svolgerà oggi pomeriggio, ore 18, a Lucca su iniziativa dell'Ufficio diocesano Migrantes. Si tratta di una tavola rotonda proposta attorno alla Giornata Onu del Rifugiato del 20 giugno scorso e in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 25 settembre. Servirà a guardare alle esperienze di accoglienza della Chiesa di Lucca vissute nel recente passato fino ad arrivare ai profughi ucraini dei giorni nostri. All'iniziativa interverranno don Bruno Frediani, parroco nella vallata di Camaiore, don Silvio Righi, parroco di Camaiore, Sara Vatteroni, direttrice Migrantes della Toscana, don Simone Giuli direttore della Caritas e Lino Paoli per la Comunità di Sant' Egidio. All''incontro presenzierà anche l' arcivescovo Paolo Giulietti.

Agenzia dell’Ue per l’Asilo: 648mila le domande di protezione internazionale in Europa

28 Giugno 2022 - Roma - Lo scorso anno è stato caratterizzato da "sviluppi internazionali significativi" che hanno portato ad "un aumento di un terzo delle richieste di asilo in Ue" con 648mila domande di protezione internazionale, ritornando così ai "livelli pre pandemia". Lo ha detto la direttrice esecutiva dell'Agenzia dell'Ue per l'Asilo (Euaa), Nina Gregori, presentando il rapporto sull'Asilo 2022. Nei primi mesi di quest'anno, "abbiamo registrato il più alto numero di richieste mensili dalla crisi dei rifugiati nel 2015- 2016", ha spiegato Gregori, sottolineando come "i tre principali fattori per questo aumento" siano "la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso, la presa di potere dei talebani in Afghanistan l'estate scorsa e la guerra in Ucraina". Nei primi mesi del 2021 il numero di domande è rimasto pressoché stabile, ma verso la metà dell'anno, le domande hanno iniziato ad aumentare facendo registrare picchi nei mesi di settembre e novembre 2021, si legge nel rapporto dell'Euaa, secondo cui questi due picchi sono in gran parte il risultato di un aumento delle domande da parte di afghani e siriani, incluse le numerose domande reiterate da parte degli afghani. I siriani hanno rappresentato il gruppo di richiedenti più numeroso nel 2021, con circa 117.000 domande nei paesi Ue, seguiti dagli afghani che hanno presentato 102.000 domande. Queste due cittadinanze sono state seguite a distanza dai cittadini di Iraq (30.000 domande), Pakistan e Turchia (25.000 ciascuno) e Bangladesh (20.000). Per quanto riguarda i paesi ospitanti, la Germania ha ricevuto il maggior numero di domande di asilo (191.000), seguita da Francia (121.000), Spagna (65.000) e Italia (53.000).

“Informazione senza confini”: un convegno al Senato

28 Giugno 2022 - Roma - “Informazione senza confini” è stato il tema dell’incontro svoltosi ieri al Senato e promosso dalla senatrice, eletta all'estero, Laura Garavini, che nel suo intervento introduttivo ha evidenziando – citando il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes – che negli ultimi “15 anni la comunità italiana è radicalmente cambiata, si è registrato un +85% di nuova emigrazione italiana. La comunità italiana all’estero – ha detto - è totalmente diversa rispetto ad alcune decine di anni fa, è un’emigrazione più attrezzata nell’utilizzo della nuova tecnologia e anche l’informazione è cambiata di conseguenza, con notizie in tempo reale, sul cellulare, sui media online”. Il convegno ha visto la presenza di tante testate italiane edite soprattutto in Europa e testate edite in Italia diffuse prevalentemente all'estero. Lo scopo del convegno è stato quello di far conoscere realtà considerate “di nicchia” ma al servizio delle comunità italiane all’estero. L’informazione – ha sottolineato nel suo saluto iniziale il sottosegretario con delega all’editoria Giuseppe Moles -  rappresenta “un bene pubblico” e  “il dovere del governo è quello di considerare questo come un bene pubblico essenziale. Essenziale soprattutto per una democrazia liberale. E va tutelato”. E poi il ruolo che queste testate hanno per promuovere l’Italia nel mondo: “Se i media italiani fanno questo la nostra editoria all’estero deve essere sostenuta e tutelata. Sia perché rappresenta un ponte, sia perché è uno strumento di mediazione culturale e anche perché garantisce l’esercizio dei diritti democratici degli italiani all’estero, che votano ed è cruciale dargli tutte le informazioni necessarie”. E’ importante – ha quindi evidenziato Fabrizio Ferragni di Rai Italia - che i nostri connazionali all’estero siano “completamente informati. Noi abbiamo unito due realtà, tra cui Rai Italia, che si trasformerà e diventerà - da ottobre – ‘Rai Italy’, che sarà bilingue, italiano e inglese. Ma in realtà, le trasmissioni italiane di Rai Italia sono già sottotitolate in inglese da una settimana. Tutto ciò potrà favorire la ripresa del nostro paese”. A raccontare la loro esperienza diversi giornalisti: Lorenzo Pedicini di Radio Cosmo in Germania, già radio Colonia; Phil Baglini di London One Radio a Londra, l’unica radio italiana in Gran Bretagna; Lorenzo Ponzo, Direttore di Hitalia, radio italiana operante in Belgio e sempre dal Belgio Pietro Lunetto, direttore di Radio Mir; Filippo Giuffrida di Radiocom.tv e dall’Irlanda Maurizio Pittau di Radio Dublino. E ancora Maurizio Tomasi, direttore della Rivista Trentini nel Mondo, Maria Bernasconi del settimanale L'Eco in Svizzera, Maria Grazia Galati di PassaParola Magazine in Lussemburgo e Isabella Liberatori dell’agenzia 9Colonne.

Nasce l’Osservatore di Strada

[caption id="attachment_28500" align="alignnone" width="300"] Foto Siciliani-Gennari/Sir[/caption] 28 Giugno 2022 - Città del Vaticano - “Dare voce a chi non ha voce; alimentare la cultura dell’incontro; favorire l’amicizia sociale; contribuire a organizzare la speranza”. Sono gli obiettivi del nuovo periodico  "L'Osservatore di Strada", supplemento del quotidiano vaticano "L'Osservatore Romano". “È un giornale di strada, ma non vuol essere solo dei poveri e per i poveri”, spiegano i promotori nel corso di una conferenza stampa svoltasi questa mattina aggiungendo che è soprattutto un giornale "con i poveri, realizzato insieme con loro, dando modo di esprimersi a chi ha talento per la scrittura o il disegno o a chi ha una storia da raccontare, un’opinione da esprimere. E a chi non ha gli strumenti (conoscenza della lingua, abilità nella scrittura) sarà il giornale a fornirglieli”. Nel nuovo giornale di strada – che verrà distribuito gratuitamente la domenica in piazza San Pietro durante l’Angelus, ad offerta libera – intellettuali, esponenti del mondo della cultura, del giornalismo, dello spettacolo presteranno la loro penna per raccontare, riflettere, dialogare. Un progetto editoriale che segue i principi indicati da Papa Francesco negli ultimi messaggi per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “consumare le suole delle scarpe” per incontrare “le persone dove e come sono”; “ascoltare con l’orecchio del cuore” per conoscere e far conoscere “volti e storie di persone concrete”. Il tutto raccontato, nella doppia edizione cartacea e on line, con uno stile narrativo “non pietistico, che non cerca la spettacolarizzazione del dolore, rispettoso delle persone”. Ogni numero tratterà un unico tema che farà da spunto per racconti, riflessioni, dialoghi/interviste, poesie, disegni: “Anche chi ha per casa una scatola di cartone ha qualcosa da dire e da insegnare”.  Dodici pagine in tutto: la prima è “l’editoriale di strada”, le pagine due e tre sono dedicate a “L’incontro”, un articolo a quattro mani: quello di chi non ha voce e quello di un autore famoso. La pagina 4, “Sulla porta di casa”, raccoglie storie ed esperienze di migrazione, mentre le pagine centrali – “Parole e gesti di Papa Francesco” – contengono un’antologia di testi del magistero pontificio. La pagina nove, “Con lo sguardo del buon Samaritano”, è dedicata al volontariato, mentre le pagine 10 e 11, “Canti dalle periferie”, ospitano una raccolta di racconti, riflessioni, poesie, disegni realizzati da persone assistite da associazioni o gruppi ecclesiali o semplicemente incontrate per strada, e un servizio sull’esperienza di altri giornali di strada in Italia e nel mondo. Infine, a pagina 12, denominata “L’altra copertina”, si trovano due letture, una in chiave spirituale, l’altra umoristica, del tema trattato.

Festival della Partecipazione: la cittadinanza da privilegio diventi diritto

28 Giugno 2022 - Bologna - Si è chiusa a Bologna la settima edizione del Festival della Partecipazione a cui hanno preso parte 131 panelist, 60 associazioni e circa 850 partecipanti in presenza e promosso da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Legambiente. Durante la tre giorni di Festival numerose sono state le occasioni di dibattito e approfondimento, per porre all’attenzione del Paese le criticità dello status quo e per mostrare le alternative possibili e concrete, attraverso gli interventi e le proposte di attiviste e attivisti, istituzioni nazionali e internazionali, associazioni della società civile, personalità del mondo giornalistico e accademico. A partire dal tema della cittadinanza e dall’urgenza di estenderla oltre lo ius sanguinis, riformando finalmente la legge sulla cittadinanza italiana.  Dal Festival l’appello, quindi, per la riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza a cominciare dall'approvazione della proposta di legge sullo ius scholae, che verrà discussa in aula alla Camera dei Deputati domani, 29 giugno. E, sulla base delle iniziative promosse dal Comune di Bologna che ha proposto l’inserimento dello ius soli nello statuto comunale e la cittadinanza onoraria ai minori stranieri iscritti nell'anagrafe comunale, l’invito alle associazioni a mobilitare società civile ed enti locali per costruire e diffondere azioni simili di pressione per la riforma della legge sulla cittadinanza a partire da iniziative amministrative che facilitino l'iter di accesso alla cittadinanza.

Migranti morti a Melilla: Comece, “vengano identificate le vittime e sia avviata un’indagine indipendente e affidabile”

28 Giugno 2022 -
Bruxelles - I vescovi cattolici dell’Unione europea chiedono “l’identificazione delle vittime, la restituzione delle loro spoglie alle famiglie e un’indagine indipendente e affidabile su quanto accaduto in questo tragico episodio”. È padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), a prendere la parola a seguito del tragico incidente avvenuto il 25 giugno scorso, quando circa duemila migranti provenienti dal Marocco hanno tentato di sfondare la barriera di confine di Melilla. Venerdì scorso, alle 6,40, duemila profughi subsahariani hanno tentato di superare il sistema di reticolati (portato a dieci metri di altezza su decisione del governo Sánchez nel 2020) che racchiude la città autonoma di Melilla. Le autorità marocchine parlano di 18 morti, ma secondo alcune Ong – tra le quali l’Associazione marocchina per i diritti umani e la spagnola Caminando Fronteras – le vittime sarebbero 37 e decine i feriti, alcuni dei quali gravi. Secondo le testimonianze, la maggior parte delle vittime sarebbe morta asfissiata nella calca dopo esser caduta in un avvallamento nel tentativo di superare una recinzione, sul lato marocchino della frontiera. “La Comece piange la morte di dozzine di migranti e richiedenti asilo vicino alla città marocchina di Nador, mentre cercavano di attraversare la recinzione nella città spagnola di Melilla, nonché la morte di due poliziotti”, si legge in una dichiarazione diffusa ieri sera. “Preghiamo per loro e per le loro famiglie”. Nel chiedere l’identificazione dei corpi e  un’indagine “indipendente e affidabile” su quanto accaduto, la Comece afferma: “La gestione della migrazione da parte dell’Ue e dei suoi Stati membri non può consistere nel dare un assegno in bianco ai Paesi vicini che non rispettano la dignità inalienabile di migranti e rifugiati. La Comece condanna inoltre l’uso della violenza da parte di persone che tentano di attraversare le frontiere e chiede un uso proporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine e l’assoluto rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali di migranti e rifugiati, nonché l’agevolazione di un adeguato screening delle persone che sono legittimi richiedenti asilo”.

Morte di un (altro) invisibile nel Gran Ghetto dimenticato

28 Giugno 2022 - Foggia - Sul bordo in cemento della baracca un immigrato aveva inciso la frase "Is good to be happy", "È bello essere felici". Nella baracca a fianco, la scorsa notte è morto bruciato il suo amico Joof Yusupha, 35 anni del Gambia. Bracciante finito a vivere in due metri per due di lamiere nel ghetto foggiano di Torretta Antonacci, dopo aver perso il permesso di soggiorno a causa del cosiddetto "decreto sicurezza". L’ennesimo incendio nei ghetti della Capitanata, l’ennesimo morto negli ultimi sei anni: due nel 2017 proprio a Torretta AnS tonacci, nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico; quattro tra il 2018 e il 2020 nel ghetto di Borgo Mezzanone, tra Foggia e Manfredonia; uno nel 2016 nel cosiddetto "Ghetto dei Bulgari", in località "Pescia"; il 17 dicembre 2021 nel rogo della loro baracca nel ghetto di Stornara, muoiono i fratellini rom bulgari Christian, 4 anni, e Birka, 2 anni. L’ultimo incendio in piena notte, prima delle 4. Due le baracche interessate, dove vivevano in quattro, ma solo Joof Yusupha è rimasto coinvolto. I vigili del fuoco intervenuti hanno trovato il suo corpo completamente incenerito.  

Ibtissam: italiana e non cittadina, sogno voto e viaggi

28 Giugno 2022 -
Bologna - Votare. E viaggiare. Se Ibtissam riuscisse ad ottenere la cittadinanza italiana, sono le prime due delle tante "porte" che vorrebbe aprire sulla sua vita e che oggi, invece, per lei restano chiuse. Ibtissam ha 23 anni, è arrivata in Italia e vive a Bologna da quando ne aveva dieci: la sua è una delle testimonianze raccolte in occasione di "Italiani di diritto: la riforma che serve", un incontro sulla legge di cittadinanza che si è svolto nei giorni scorsi a Bologna su iniziativa dell'Associazione nazionale oltre le frontiere (Anolf) dell'Emilia-Romagna. "Sono arrivata per ricongiungimento familiare, per raggiungere il babbo. Ho fatto tutto il mio percorso scolastico, sia elementari che medie e superiori- racconta Ibtissam allì'agenzia "Dire"- e mi sono diplomata in marketing. Purtroppo ancora non ho il diritto di poter avere la cittadinanza italiana, nonostante mi senta italiana al 100%, siccome ormai ho passato più di metà della mia vita qui. Mi piacerebbe tanto usufruire di questo diritto, che mi aprirebbe un sacco di porte": a livello lavorativo, ma non solo, perchè "ad esempio mi permetterebbe anche, una cosa che per molti è banale, esprimere il mio voto". E' proprio su questo aspetto che Ibtissam farebbe leva se avesse l'occasione di parlare con chi è contrario ad agevolare l'acquisizione della cittadinanza, attraverso riforme come quelle sullo Ius soli o sullo Ius scholae: "Mi sento di far parte di questo Stato e mi piacerebbe esprimere il mio voto per poter decidere il futuro del mio Paese". Poter votare "per me è una cosa meravigliosa. Poter esprimere la propria opinione e il proprio voto è qualcosa che ti permette anche di crescere e sentirsi ascoltati. Poter dare la propria opinione in un Paese che ormai sento mio", dice Ibtissam. Intanto, qualche anno fa Ibtissam ha sposato un ragazzo con cittadinanza italiana ma "ad oggi ancora io non ce l'ho", spiega. Da un lato, "non posso richiedere quella per residenza, non avendo il Cud - continua Ibtissam- perchè non lavoro. Non riesco a trovare il lavoro che mi piace, più adatto a me, siccome non posso fare richieste ai concorsi pubblici, non avendo la cittadinanza". Allo stesso tempo, "per richiedere la cittadinanza con mio marito, quindi per matrimonio, bisogna sposarsi, stare insieme per due anni, avere una residenza in comune e per poterla richiedere - continua Ibtissam - bisogna avere un permesso di soggiorno Ue, che ancora non ho". Per Ibtissam, così, la cittadinanza resta ancora un sogno. Per poter votare, certo, ma non passa tutto per la tessera elettorale: "La cittadinanza mi darebbe la possibilità di poter viaggiare, perchè ora non riesco mai a farlo avendo sempre il permesso di soggiorno scaduto".

Comunità ecclesiale di Licata: “inconcepibile si procrastini la concessione di un porto sicuro per la Sea Watch 4”

27 Giugno 2022 -
Agrigento - “Tutta la comunità ecclesiale di Licata segue con attenzione le recenti vicende circa la Sea Watch 4, ormeggiata nei pressi del porto della Città. La comunità ecclesiale cattolica non è indifferente alla sofferenza di molti suoi fratelli e di molte sue sorelle che sono in totale precarietà e a rischio”. Così la nota, diffusa dal Centro per la cultura e la comunicazione dell’arcidiocesi di Agrigento, a proposito della nave con a bordo circa trecento persone, tra cui minori e persone affette da patologie e bisognose di cure. “Rivolgiamo un accorato e sincero appello alle istituzioni competenti. Chiediamo, a chi ne ha la diretta responsabilità, che alle persone che sono a bordo della Sea Watch 4, venga celermente garantita la possibilità di essere ascoltate e di essere accolte in condizioni decorose. È impensabile che ancora oggi si debba assistere, impotenti, al ripetersi di scenari offensivi della dignità della persona umana. Fino a quando? È inconcepibile – si legge ancora nella nota – che dinnanzi alle forti temperature che mettono a dura prova il fisico, alla malattia che colpisce alcuni ospiti della nave e alla presenza di minori e di donne con neonati, si procrastini la concessione di un porto sicuro. Auspichiamo che la nostra voce venga accolta e si giunga a soluzioni sagge e rispettose dell’indiscutibile valore della persona umana. Lo Spirito del Signore illumini chi deve decidere e lo faccia prontamente, perché si rinnovi, qui ed ora, l’attuazione della volontà del Signore Gesù Cristo: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25,40)”.

Uccisione suor Luisa Dell’Orto: il dolore della Chiesa in Italia e la vicinanza a tutti i missionari

27 Giugno 2022 - Roma - La Chiesa che è in Italia esprime profondo dolore per la morte di suor Luisa Dell’Orto, uccisa il 25 giugno durante un’aggressione armata alla periferia di Port-au-Prince, ad Haiti, dove era impegnata in un progetto di accoglienza dei bambini poveri. L’intera comunità ecclesiale si stringe attorno alle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld delle quali suor Dell’Orto faceva parte e alle missionarie e ai missionari italiani che spendono generosamente la propria vita in diverse parti del mondo, anche in contesti difficili e di guerra. Nel partecipare al lutto dei familiari e della comunità religiosa, la Chiesa in Italia eleva preghiere perché la morte violenta di questa sua figlia, così simile a quella di san Charles de Foucauld, sia fonte di riconciliazione nella martoriata terra haitiana che vede un forte impegno della CEI a favore delle fasce più deboli della popolazione. “Come il chicco di grano che muore per dare frutto, così il sacrificio di suor Dell’Orto, che rappresenta una testimonianza di dono totale di sé, possa contribuire ad un futuro di giustizia e di pace per Haiti e per il mondo intero, ferito da lacerazioni e divisioni”, afferma il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.

Ucraina: finora oltre 140.700 profughi hanno raggiunto l’Italia

27 Giugno 2022 -
Roma Sono 140.709 le persone in fuga dalla crisi bellica in Ucraina giunte finora in Italia, 133.382 alla frontiera e 7.327 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Ne dà notizia il Viminale precisando che “sul totale, 74.301 sono donne, 21.915 uomini e 44.493 minori” e che “la differenza di ingressi, rispetto a ieri, è di 213 persone”. Milano, Roma, Napoli e Bologna rimangono le principali città di destinazione dichiarate all’ingresso in Italia.

Passi incerti dell’Europa sulle migrazioni

27 Giugno 2022 - Roma - Chi si occupa dei migranti che riescono a varcare la frontiera d’Europa e a fare ingresso nel territorio di uno Stato membro? Chi prende in carico queste esistenze segnate, con un passato che normalmente le ha esposte in più d’una occasione al rischio della vita, l’ultima volta spesso appena prima dell’approdo, vittime di naufragi nel Mediterraneo, nell’Egeo, nell’Atlantico? Se i loro primi bisogni vanno soddisfatti immediatamente, nel luogo in cui giungono, chi si cura di accoglierli subito dopo? Chi ascolta le loro richieste e si incarica di scoprire i loro bisogni di protezione, giuridica e spesso anche psicologica e sociale? Chi prepara le condizioni per l’integrazione, offrendo loro l’opportunità di costruire una nuova vita nella terra di accoglienza, se vorranno restare? Lo scorso 22 giugno, i ministri rappresentanti di 18 Stati UE, compresa l’Italia, e di 3 Stati associati (Svizzera, Norvegia e Liechtenstein) hanno mosso un passo nella creazione del meccanismo di solidarietà previsto dal nuovo Patto su Migrazione e Asilo del settembre 2020. La premessa, continuamente ricordata, è che l’onere di gestire l’immigrazione – specialmente se di notevoli dimensioni – non può essere interamente lasciato allo Stato che, per ragioni geografiche, si trova ad accogliere il primo arrivo, come invece prevede il regolamento UE detto Dublino. Si parla da anni della necessità di una condivisione tra tutti gli Stati membri, ma l’unanimità sulla riforma dei criteri attuali non è mai stata raggiunta. Ora un gruppo di Stati prova ad aggirare il problema, assumendo l’impegno, volontario e temporaneo, di ammettere la redistribuzione nei propri territori di una quota delle persone giunte nei Paesi mediterranei, più interessati dai flussi. Stati come Francia e Germania si sono già resi disponibili ad accoglierne alcune migliaia, mentre ai Paesi che non possono o non vogliono fare lo stesso è offerta la possibilità di contribuire con un sostegno materiale di altro tipo. Sullo sfondo c’è anche qui, fatalmente, l’invasione dell’Ucraina: l’imponente, inedita sfida migratoria che la guerra ha lanciato all’Europa e la reazione di solidarietà che ne è nata. Questa spinta ad aiutare chi è nel bisogno, e a cooperare per farlo nel modo migliore, è l’unica cosa da salvare del lungo incubo in cui siamo caduti e, tuttavia, la sua concretizzazione è stata spesso macchiata da ombre. Si è lasciato spazio ad incomprensibili disparità: nell’applicazione della protezione temporanea, ad esempio, e nella resistenza, che continua, ad estendere i diritti immediatamente garantiti ai rifugiati ucraini a persone nelle stesse condizioni, ma di diversa provenienza. Anche il nuovo meccanismo cede alla tentazione della differenziazione e dell’esclusione, nel lasciare agli Stati la possibilità di una preferenza sulle categorie da accogliere e nel fissare esso stesso un criterio di priorità, in favore di chi ha bisogno di protezione internazionale e, tra loro, dei più vulnerabili. Ma un simile riconoscimento è l’esito finale di una procedura delicatissima dai tempi per nulla immediati, richiede valutazioni complesse e il rispetto di diritti insopprimibili che la civiltà giuridica ha con fatica cristallizzato nel tempo: condurla e concluderla in modo perfettamente legittimo è tra gli oneri più ingombranti che i Paesi di primo arrivo chiedono di condividere, dunque l’oggetto dell’accordo stesso. La clausola di priorità rende possibili – probabilmente necessarie – valutazioni superficiali e in fin dei conti arbitrarie. Fa risprofondare nella discrezionalità una materia sensibilissima, conduce dritto a nuove ingiuste e ingiustificabili distinzioni. E alla fine guasta il meccanismo, perché tradisce l’obiettivo di porre sullo stesso piano gli Stati di frontiera e gli Stati più interni. È un “primo passo”, come dichiarato dagli stessi ministri europei. Un segnale incoraggiante e un esperimento da cui trarre insegnamenti per il futuro, ma qualcosa di ancora molto lontano dal meccanismo di ricollocamento permanente perfettamente prevedibile che il nuovo documento ribadisce essere l’obiettivo finale. Nel frattempo, l’incertezza è tra i fattori che trattengono dal dismettere finalmente le politiche di esternalizzazione, nei giorni in cui queste tornano a mostrare la tragicità dei loro effetti, in scenari nuovi. Non è decollato, martedì scorso, il volo che doveva portare un primo gruppo di richiedenti asilo dal Regno Unito in Ruanda, in adempimento dell’accordo che trasferisce nello Stato africano le procedure d’asilo e la eventuale successiva accoglienza: nell’attesa che si pronunci la corte nazionale, quei migranti non possono partire perché, ha detto la Corte, rischiano violazioni irreparabili dei loro diritti fondamentali. Pochi giorni dopo, venerdì mattina, diverse decine di persone sono morte (18 per le autorità, almeno 37 secondo le ONG locali) mentre tentavano di superare le reti che dividono il Marocco dall’enclave spagnola di Melilla, l’ambitissimo pezzetto di Europa in Nord Africa: anche in questo caso, è stato un accordo di esternalizzazione a spingere le autorità marocchine ad intervenire per frenare la spinta. Nella confusione che ne è scaturita, sono rimasti schiacciati due poliziotti e un numero ancora solo provvisorio di giovani migranti. Passi avanti e arretramenti: l’Europa continua a dibattersi tra l’aspirazione alla realizzazione dei suoi valori e gli egoismi e la mancanza di coraggio dei suoi membri. Fra le tante crisi che la sfidano, quella migratoria continua ad essere il campo in cui si gioca la partita della sua identità. (Livia Cefaloni)

Mons. Perego: il muro di morte di  Melilla

27 Giugno 2022 - Roma - Ormai quella di venerdì sera a Melilla – con Ceuta, una delle città del confine di terra tra la Spagna e il Marocco – si delinea come una vera e propria strage di migranti tra l’Europa e l’Africa, la Spagna e il Marocco. Trentasette i morti, centinaia di feriti, soprattutto tra i migranti, ma anche tra gli agenti. La strage, solo l’ultima - tra quelle che in più di vent’anni hanno generato oltre 4000 morti tra i migranti siriani, palestinesi e oggi soprattutto subsahariani – è avvenuta in Marocco, che insieme alla Spagna, a metà  degli anni ’90, ha innalzato i primi due - a Ceuta (nel 1993) e a Melilla (nel 1996) - dei sedici muri che oggi sono alle frontiere europee. Un muro alto sei metri di recinzione, finanziato dall’Europa, come altri proposti nel piano europeo 2021-2027; come finanziati dall’Europa sono i respingimenti nel Mediterraneo dei migranti che partono dalla Libia o dall’Egitto o dalla Turchia come finanziati dall’Europa sono i campi dei richiedenti asilo della Turchia, del Marocco e della Libia. Alcuni, forse 1000 migranti, sono riusciti, grazie al sacrificio dei loro compagni di viaggio, a raggiungere il territorio spagnolo. Tra loro anche minori non accompagnati, un volto che sempre più stiamo vedendo mettersi in cammino, figli più che fratelli, che meritano una casa, una famiglia e non un muro di violenza e di sofferenze, non un muro di morte. Anche con loro siamo chiamati a costruire il nostro futuro, ci ha ricordato Papa Francesco nel Messaggio della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. In realtà, le immagini che arrivano da Melilla in queste ore, sembrano negare questo invito: negare che le migrazioni siano una benedizione, per cedere invece alla chiusura, alla paura, ai limiti del confine. Anche questa strage, queste morti allontanano il processo di un’Europa solidale che sembrava camminare, grazie anche alla tragedia della guerra Ucraina e dei milioni di rifugiati accolti in Europa. “I muri sono immorali” gridò con tutte le sue forze, ormai gravemente malato, David Sassoli. I muri non servono a fermare migranti e rifugiati, come dimostrano i numeri sempre in crescita di migranti e rifugiati, quest’ultimi arrivati ormai a 100 milioni. Più che i muri servono strade, corridoi che in sicurezza accompagnino il cammino di chi fugge dalla guerra, dai disastri ambientali, dalla tratta, dalla miseria. Più che creare campi serve aprire le tante case chiuse, in paesi che si spopolano, tra le famiglie senza figli di un’Europa sempre più stanca e sempre più vecchia. I migranti e i rifugiati sono il dono di Dio per la nostra storia, le nostre città, che sono chiamate a ripensare i propri spazi, i luoghi di vita, di lavoro, di cultura, di fede facendo propria ‘la cultura dell’incontro’ che Papa Francesco non si stanca di richiamare, rifiutando la retorica dello scontro, del respingimento, dell’abbandono, dell’esclusione che alimenta troppe politiche migratorie. Abbattere i muri, i 16 dell’Europa e i 70 del mondo, sarebbe un atto di civiltà, di quella civiltà dell’amore di cui hanno parlato San Paolo VI e San Giovanni Paolo II, di quella fraternità che respiriamo nelle pagine della Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI e della Fratelli tutti di Papa Francesco: un atto di democrazia. (Mons. Gian Carlo Perego - Arcivescovo, Presidente della Cemi e della Migrantes)  

Corigliano Rossano: ieri Santa Messa al Circo Orfei

27 Giugno 2022 - Corigliano-Rossano - All’interno dello chapiteau del Circo Greca Orfei, della famiglia Mavilla, con tappa nella Città di Corigliano- Rossano, nell’area urbana di Rossano, ieri si è celebrata una Santa Messa. Una iniziativa voluta dalla famiglia circense con la collaborazione dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Rossano-Cariati, della Parrocchia Sacro Cuore, delle Pro Loco di Corigliano e Rossano coordinati da Giuseppe Calarota. La Santa Eucaristia è stata officiata dal parroco della Parrocchia Sacro Cuore, don Umberto Sapia e concelebrata da don Giuseppe Pisani, Vice Direttore dell’Ufficio Diocesano della Pastorale Migrantes. Un’esperienza “unica” quella vissuta nella Città del Codex, perché mai, fino ad ora  era stata celebrata una messa all’interno di un circo. Discreta la partecipazione dei fedeli anche a causa del caldo torrido e per l’ora (11) della celebrazione. Ma, per i presenti, l’entusiasmo è stato indescrivibile. Il Circo, essendo una comunità viaggiante, ha voluto, oltre il divertimento con gli spettacoli, dare testimonianza di quei valori essenziali che oggi stiamo perdendo: famiglia, tradizione, storia, cultura, fede. Toccanti, inoltre, la preghiera dei fedeli letta dal Direttore dell’Ufficio Diocesano Pastorale Migrantes Giovanni Fortino e la preghiera finale per i circensi proclamata da un componente della famiglia Mavilla, Ilaria Amico, estrapolate dal libretto “In preghiera, Circhi e Luna Park – comunità che camminano” edito dalla Fondazione Migrantes. L’animazione liturgica dei canti a cura di Giuseppe Calarota e di alcuni membri del coro parrocchiale. La famiglia Mavilla si è distinta anche per una “Serata di Solidarietà”, nei giorni scorsi, offerta ai bambini bisognosi ed i ragazzi diversamente abili della Città di Corigliano-Rossano. Questi, per l'occasione, hanno vissuto una serata all'insegna dell'inclusione e del divertimento. Lo spettacolo della solidarietà è stato reso possibile grazie alla collaborazione con l’Ufficio Migrantes della diocei e le Pro Loco sia di Rossano che di Corigliano. (G. C.)

Cagliari: con mons. Baturi la giornata del rifugiato

27 Giugno 2022 -

Cagliari - Sarà l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, a concludere domani la Giornata mondiale del rifugiato organizzata nella sala dell’Affresco – ex Convento Cappuccini – a Quartu Sant’Elena. Ad organizzarla, nell’ambito del Progetto Sai (Sistema accoglienza e integrazione) San Fulgenzio, la Caritas diocesana di Cagliari e il Comune di Quartu Sant’Elena in collaborazione con l’Ufficio diocesano Migrantes. A introdurre i lavori saranno don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, e Graziano Milia, sindaco di Quartu Sant’Elena. È previsto un momento di dialogo tra i migranti accolti nel Sai e nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) della Caritas. Poi i giovani si confronteranno con l’arcivescovo e alcuni rappresentanti delle istituzioni.

L’alleanza degli occhi

27 Giugno 2022 - Roma - Venerdì 24 giugno una foto in prima pagina con titolo e rinvio a un servizio sul terremoto in Afghanistan che in quella data faceva registrare oltre mille morti e migliaia di feriti. Tra le vittime molti i bambini. Il giorno dopo, 25 giugno, sullo stesso giornale molte pagine sulla guerra in Ucraina precedute da altre sulla abolizione del diritto d’aborto negli Usa, sulla siccità, sul tetto al prezzo del gas ma nessuna riga sul terremoto in Afghanistan. Così anche il giorno successivo. Le ragioni dell’assenza possono essere molte e non si tratta di puntare il dito contro un giornale peraltro attento alle questioni internazionali. Com’è possibile che la notizia si sia sgonfiata velocemente e non sia seguito almeno un aggiornamento? Di fronte a un’ennesima tragedia che ha colpito un Paese già messo a durissima prova il silenzio pesa. Forse c’è un segnale da cogliere: i talebani, così sicuri di sé stessi, riconoscono l’incapacità di intervenire in soccorso delle popolazioni e si rivolgono all’occidente per chiedere aiuto. È un segnale che arriva da una tragedia che costringe il regime di Kabul a parlare con chi ha sempre ritenuto e ritiene suo nemico. Sta cambiando qualcosa nel pensiero di chi ha violato e viola sistematicamente i diritti umani a cominciare da quelli delle donne? Chiedere all’Onu di aiutare bambini e donne travolti dal terremoto e poi dal fango è opportunismo, provocazione o calcolo oppure lascia intravvedere un tentativo di dialogo? Se così fosse l’Onu avrebbe la possibilità e la responsabilità di non spezzare il filo soprattutto se sostenuta da un’opinione pubblica mondiale informata. Entrano in gioco i media ai quali non viene chiesto di allentare l’osservazione sulla guerra in Ucraina la cui crescente gravità non consente disattenzione ma di non mettere fuori pagina la tragedia afghana e quelle di altri Paesi. Anche nella narrazione della tragedia afghana di oggi e di ieri ritornano le immagini degli occhi dei bambini, occhi che vedono, che trasferiscono e custodiscono le ferite nella memoria. C’è un’alleanza mondiale tra gli occhi dei piccoli colpiti da violenza, diseguaglianza, indifferenza. È un’alleanza di volti sconvolti che si pone direttamente di fronte ai media come un grido che scuote la coscienza professionale ancor prima di altre. Non basta un’immagine in prima pagina, non bastano un titolo e un servizio ben fatti, non bastano le statistiche e le percentuali: c’è una professionalità quotidiana da portare all’altezza degli occhi delle bambine e dei bambini. (Paolo Bustaffa)

Migrantes: ancora aperte le iscrizioni al Corso di alta formazione

25 Giugno 2022 - Roma - Sono ancora aperte le iscrizioni al Corso di alta formazione organizzato dalla Fondazione Migrantes che si svolgerà dal 29 agosto al 2 settembre 2022 ad Alghero, in Sardegna. "Costruire il futuro con...", è il tema del corso al quale ci si può iscrivere entro il 30 giugno prossimo compilando la Scheda di iscrizione al Corso di alta formazione 2022 e facendola pervenire in tutte le sue parti insieme alla prenotazione del biglietto per il viaggio entro il 30 giugno agli indirizzi mail loretta@segreteria.it oppure segreteria.direzione@migrantes.it. Per maggiori informazioni: segreteria.direzione@migrantes.it – 06 6617901.

“Italiani nel mondo. E la Chiesa con loro”: martedì l’ultima puntata

24 Giugno 2022 - Milano - Martedì 28 giugno 2022 andrà in onda - su Radio Mater dalle ore 17.30 alle ore 18.30 - l’ultima puntata, prima della pausa estiva, de «Gli italiani nel mondo. E la Chiesa con loro». La trasmissione presenta alcune Missioni cattoliche italiane, soprattutto europee. Due gli ospiti che dialogheranno con Massimo Pavanello, sacerdote della diocesi di Milano, ideatore e conduttore della rubrica, con la consulenza della Fondazione Migrantes. Col primo, don Domenico Locatelli, si parlerà di connazionali che rientrano in patria. Un’esperienza che ha vissuto direttamente. Da qualche anno è parroco di Montello (Bg), ma in precedenza è stato missionario con gli italiani in Svizzera e Belgio, oltre che direttore dell'Ufficio nazionale Migrantes per la pastorale con gli Italiani nel Mondo. La seconda ospite sarà Maria Grazia Galati che vive a Lussemburgo. È co-fondatrice della rivista «PassaParola Magazine». Tiene anche una rubrica radiofonica di lingua e cultura italiana. La giornalista presenterà una produzione, ora in via di montaggio, dal titolo: «L’arrivée de la jeunesse». Il docufilm racconta un secolo di immigrazione italiana nel Granducato. La pellicola ha ricevuto pure una sovvenzione della Chiesa italiana attraverso i fondi 8xmille. Il tema trattato dal film, arricchisce il bouquet che vede Esch-sur-Alzette, seconda città del Lussemburgo, Capitale europea della cultura 2022.

Radio Mater si può ascoltare - in Italia - attraverso la radio (sia in Fm sia in Dab) o la televisione (Digitale terrestre - Canale 403). In tutto il mondo, scaricando la app dedicata; oppure, all’indirizzo internet https://www.radiomater.org/it/streaming.htm

Card.Czerny: di speranza si continua a morire

24 Giugno 2022 - Roma – In tanti ieri sera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere per una veglia di preghiera in ricordo delle vittime che ogni anno perdono la vita in mare alla ricerca di un futuro diverso. “Morire di speranza” la veglia promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Caritas Italiana, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Scalabrini Migration International Network, ACLI, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ACSE. "Di speranza si continua a morire. Questa sera siamo insieme a ricordarli tutti. Ogni vittima ha un nome. A negare quel nome è un male che si cristallizza in strutture di peccato. Noi però siamo sentinelle del mondo nuovo", ha detto il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, durante la veglia: "Si può morire di speranza, nel mondo vecchio che abitiamo, perché non tutti sono liberi di andare dove desiderano, né di vivere come desiderano. I sogni di alcuni - il loro stesso impegno, la loro lotta per una vita dignitosa - sono negati da altri". "Per questo – ha aggiunto il porporato - ricordiamo i nomi di coloro che, anche quest'anno, nel Mediterraneo sono morti di speranza, cioè a causa della propria speranza - ha aggiunto il porporato -. Il 'Mondo vecchio' è quello in cui si alimentano le diseguaglianze, i conflitti e l'indifferenza". Secondo il card. Czerny "la tentazione di esercitare il potere come dominio dell'uomo sull'uomo è conseguente alla perdita della relazione con Dio: staccato dal Padre, diviso dal suo creatore, l'uomo non si riconosce più come chiamato a custodire e proteggere la fratellanza e il creato". "Così continua anche oggi a configurarsi il potere che logora e che ci logora - ha detto ancora -: porta al vertice e contrappone, separa, opprime, poi fa precipitare. Crea inferno per chi lo subisce, ma anche isola, svuota, imprigiona chi lo detiene". "Scompaiono i tratti umani - ognuno di noi è figlio - ed ecco la bestia, il mostro, il demonio", ha concluso il capo dicastero vaticano. Durante la veglia sono stati ricordati i 3.200 profughi che, da gennaio 2021 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra, cercando di raggiungere l'Europa, alla ricerca di un futuro migliore. Tra gli altri, i 903 profughi provenienti dalla Libia e morti nell'ultimo anno, nelle acque libiche, maltesi o davanti alle coste italiane. Quindi i 323 bambini morti in Ucraina dall'inizio della guerra, la maggior parte nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Kiev e Chernihiv. 61.000 i morti e dispersi che dal 1990 ad oggi sono morti nel tentativo di raggiungere l'Europa. Di questi almeno 21.000 hanno perso la vita dal 2015 ad oggi".