Tag: Ucraina
Papa Francesco: “fermate questo massacro”. Invito all’accoglienza dei profughi
Ucraina: le linee guida di Viminale e Protezione civile in lingua ucraina, inglese e italiana
Migrantes Torino: domenica messa per “stringersi alla comunità ucraina”
Ucraina: card.Czerny, “siamo chiamati a far nostro il loro dolore”
Ucraina: la diocesi di Lucca accoglie i primi 32 profughi
Ucraina: le vittime, i profughi, l’Europa e i bei gesti che non bastano
Ucraina: mons. Perego (Migrantes), “questa tragedia faccia cadere i muri, tutti”
Ucraina: l’onda lunga dei profughi
Bruxelles - Il flusso di profughi dall’Ucraina appare inarrestabile. In un solo giorno ieri sono arrivate 143.959 persone nei Paesi confinanti, ha affermato l’Alto Commissariato Onu, portando il totale a 2.155.271 rifugiati in meno di due settimane. Per Unicef sono 1 milione i bambini in fuga. Oltre la metà dei profughi si trovano in Polonia, che ne accoglie al momento 1,29 milioni, altri 441.000 sono ripartiti tra Ungheria, Slovacchia, Romania, 235.000 in altri Stati Ue (il resto in Moldavia, Bielorussia e Russia). Una crisi senza precedenti dal Dopoguerra, basti dire che in quella del 2015-16, sin qui considerata epocale, arrivarono 2,5 milioni nel giro di due anni. L’Alto commissariato prevede che si arriverà ad almeno 4 milioni, l’Ue parla di 7 milioni. «L’Unione – ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell – sosterrà e proteggerà quanti fuggono dall’aggressione russa, a prescindere dalla loro nazionalità e provenienza. L’Ue mobiliterà anche tutti i suoi strumenti per aiutare i Paesi che li ospitano». La questione approda oggi al Consiglio Europeo informale che riunisce i leader a Versailles. L’Ue si è mossa con inusitata rapidità. Quello che più salta agli occhi è l’approvazione in tempo record, la scorsa settimana all’unanimità, dell’attivazione della direttiva sulla protezione temporanea del 2001, per la prima volta in assoluto. Gli ucraini, che non hanno bisogno di visto e possono circolare nell’Ue per 90 giorni, potranno poi restare fino a un massimo di tre anni nel Paese Ue dove si sono recati, senza dover chiedere asilo e avendo accesso a mercato del lavoro, istruzione e servizi. Un capitolo a sé sono i cittadini terzi in fuga dalla guerra (secondo l’Oim sono 109.000 quelli giunti nei Paesi confinanti, tra cui molti studenti dall’Africa e dall’Asia). Per i non ucraini residenti di lunga data in Ucraina, i vari Stati Ue potranno applicare o la direttiva Ue o le norme nazionali (compromesso indispensabile per ottenere il via libera dei Paesi dell’Est). Gli altri vengono rimpatriati, a meno che non siano bisognosi di protezione, o gli Stati membri decidano di ospitarli comunque. Ieri comunque la Commissione Europea ha lanciato una pagina Web destinata a chi fugge dall’Ucraina, con informazioni su come attraversare la frontiera, i propri i diritti e gli spostamenti dentro l’Ue. Non si parla, per ora, di ridistribuzione, semmai sono gli ucraini a «ridistribuirsi » da sé grazie alla possibilità di circolare liberamente nell’Ue. La questione potrebbe però porsi a breve, vista le gigantesche dimensioni dell’esodo. Già attiva è una «piattaforma di solidarietà», coordinata dalla Commissione, in cui ogni Stato membro Ue può indicare la propria disponibilità di posti. Un’idea che circola a Bruxelles è un meccanismo di solidarietà volontario, nel caso i numeri diventino ingestibili per i Paesi di frontiera: alcuni rifugiati sarebbero trasferiti in altri Stati membri Ue. Per ora, però, nessuno degli Stati più esposti lo ha richiesto. Complessivamente, la Commissione ha stanziato 500 milioni di euro, di cui 85 milioni destinati all’Ucraina, 5 milioni alla Moldavia, per fornire cibo, acqua, assistenza sanitaria, rifugi. Altri 330 milioni di questo fondo saranno usati per un pacchetto per assistenza diretta ai profughi sia in Ucraina, sia nell’Ue, con attenzione soprattutto a bambini e anziani. Bruxelles ha inoltre attivato il Meccanismo di protezione civile Ue, con l’invio in Ucraina di veicoli, kit medici, tende, coperte, sacchi a pelo, Anche la Polonia ne ha chiesto l’intervento, chiedendo soprattutto farmaci e prodotti medicali. Ventisei Stati Ue, tra cui l’Italia, stanno contribuendo. Si è attivata anche Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne, che ha inviato 200 suoi funzionari per aiutare ad accelerare le procedure di accoglienza al confine ucraino. La Commissione ha inoltre proposto un’«Azione di coesione per i profughi in Europa » (Care), una normativa che consentirebbe maggior flessibilità nel finanziamento di numerose misure a sostegno dei profughi. Altri 10 miliardi di euro potranno esser prelevati da React-EU, creato per contribuire alla risposta alla crisi pandemica. (Giovanni Maria Del Re)
Piccola speranza tra gli orrori: le bombe non fermano la carità
Milano - Domenica scorsa al termine dell’Angelus Papa Francesco ha reso noto di aver inviato in Ucraina due cardinali: l’elemosiniere Konrad Krajewski e Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il primo è entrato in Ucraina dalla frontiera polacca, mentre il secondo lo ha fatto dall’Ungheria, dove ha tenuto incontri istituzionali e ha visitato le strutture di accoglienza dei rifugiati. Il Pontefice aveva sottolineato che «la presenza di due cardinali lì, sul posto, non rappresenta solo la presenza del Papa, ma simbolizza la presenza di tutto il popolo cristiano che vuole stare vicino e dire: “La guerra è una follia! Fermatevi, per favore! Guardate, quanta crudeltà!”». L’elemosiniere pontificio ha raccontato ai media vaticani lo sforzo imponente messo in campo, dalla sicurezza relativa di Leopoli, per raggiungere anche chi è ancora sotto le traiettorie dei missili e fatica o è impedito a imbarcarsi nella fuga tra le sponde di corridoi umanitari troppo fragili. «Io – ha riferito – mi trovo nei dintorni di Leopoli, per motivi di sicurezza non diciamo dove. Qui arrivano soprattutto i grandi aiuti dalla comunità europea attraverso la Polonia. Tutto viene scaricato in grandi depositi e da qui poi partono i tir per Kiev, per Odessa, verso il sud nel Paese». La «bella notizia», dice con soddisfazione il cardinale Krajewski, «è che tutti questi aiuti arrivano ancora a destinazione, nonostante i bombardamenti». Glielo hanno confermato i vescovi di Kiev, di Odessa, di Karkhiv, lo stesso nunzio apostolico, con i quali è in contatto. Ed è su questo aspetto in particolare, sottolinea il porporato, che è intervenuto in modo pratico il sostegno del Papa: «Qui hanno difficoltà a reperire il gasolio e dunque, attraverso l’Elemosineria, il Santo Padre ha pagato molti viaggi di tir, dei grandi camion che portano gli aiuti umanitari all’interno dell’Ucraina». «Sappiamo che la fede – ha poi confidato – riesce a spostare le montagne, così leggiamo nel Vangelo, e ne siamo sicuri. Penso che riusciremo a fermare questa guerra proprio con la nostra preghiera, con la nostra fede».
Martedì Krajewski ha incontrato l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, e il metropolita di Leopoli dei latini Mieczyslaw Mokrzycki. I tre, riferisce il segretariato romano di Shevchuk, hanno potuto anche parlare direttamente con Papa Francesco. Durante la telefonata, Krajewski ha raccontato al Pontefice le prime impressioni della visita, e in particolare quello che ha visto sul territorio polacco, da dove è entrato in Ucraina. Il Papa è stato inoltre aggiornato sul programma della visita del suo inviato in Ucraina, precedentemente discusso dai partecipanti all’incontro. Krajewski non ha una data di fine missione, perché il Pontefice gli ha dato istruzioni di rimanere in Ucraina il tempo necessario per fornire sostegno al popolo ucraino a nome della Sede Apostolica. Shevchuk ha commentato che «il Papa vuole essere presente di persona attraverso il suo inviato. È questo lo scopo della sua visita». Oggi comunque, è prevista la visita ai centri di assistenza sociale della Chiesa greco-cattolica ucraina, e la partecipazione ad una preghiera congiunta con i rappresentanti del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose. Secondo Krajewski, i profughi sono grati alla comunità europea per gli aiuti e le preghiere. È stata la stazione di Keleti, punto di partenza per i viaggi internazionali, la prima tappa del viaggio in Ungheria del cardinale Czerny. Da lì ogni giorno da settimane scendono dai treni circa 2500 persone, assistite da Caritas e Ordine di Malta. Nel pomeriggio di martedì la visita del porporato gesuita al centro accoglienza di Sant’Egidio nella chiesa di San Pietro Canisio. Nello scalo di Keleti, riferisce VaticanNews, Czerny ha incontrato anche un gruppo di giovani di colore. Ieri poi ha visto il vice premier ungherese, Zsolt Semjén, che ha ribadito la disponibilità del governo ad accogliere i profughi 'senza limiti'. Quindi ha attraversato la frontiera ucraina, direzione Beregove, villaggio della Transcarpazia, per incontrare un gruppo di profughi assistiti dalla locale chiesa greco cattolica. (Gianni Cardinale - Avvenire)
Mci Olanda: raccolta fonfi in aiuto dei rifugiati dell’Ucraina
Ucraina: dalla Cattedrale degli ucraini di Roma la preghuiera del Rosario su Tv2000
Roma - Sarà la Chiesa Cattedrale dei Santi Martiri Sergio e Bacco a Roma ad ospitare questa sera alle 20.50 la recita del Rosario trasmessa da Tv2000, da radio InBlu2000 e su Facebook, nell’ambito dell’iniziativa «prega per noi». Al centro, l’invocazione della pace per l’Ucraina.Per questo il Rosario sarà recitato in questo luogo di culto cattolico di rito bizantino-ucraino nel centro storico di Roma, nel rione Monti, in piazza Madonna dei Monti.Dal 2019 è Cattedrale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. A presiedere la preghiera mariana sarà il vescovo Dionisio Lachovicz, dal 2019 esarca apostolico in Italia.
Vescovi Emilia Romagna: pregare per la pace in Ucraina e accogliere i profughi
Ucraina: telefonata del card. Parolin a ministro Esteri Russo
Tavolo Asilo: crisi ucraina e accoglienza degli sfollati in Italia
Ucraina: nelle piazze e al Colle per le sorelle dell’Ucraina
Roma - Doveva essere un 8 marzo incentrato sulla rivendicazione delle pari opportunità, soprattutto nel mondo del lavoro e nella speranza di nuove prospettive e risorse previste dal Pnrr. Un 8 marzo per dire basta alla violenza maschile contro le donne e per chiedere la veloce approvazione del disegno di legge, presentato da tutte le ministre del governo, per rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione delle donne. Negli anni del Covid, con lockdown, restrizioni, smart working, le donne hanno visto acuire il gender gap. Ma dopo la pandemia è arrivata la guerra e il suo carico di dolore. Sarà dunque una Giornata internazionale delle donne in cui verrà chiesto soprattutto lo stop al conflitto e sarà dedicata alle “sorelle ucraine”, in particolare quelle che si mettono in cammino da sole o con i propri figli per raggiungere i confini sfidando bombe e spesso violenze, anche sessuali. Donne alle quali, come ha detto la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, «dobbiamo garantire un’accoglienza che sia svolta nella piena sicurezza perché non ci sia alcuna forma di violenza nei loro confronti». L’appuntamento è in piazza: a Roma con la grande manifestazione organizzata dai gruppi femministi, e poi in altre 30 città. Altro appuntamento tradizionale, quello al Quirinale: qui ci sarà la testimonianza di Oksana Lyniv, direttrice d’orchestra ucraina del Teatro comunale di Bologna e di giovani donne impegnate in diversi campi dell’economia e del sociale. A chiudere, il discorso del presidente Mattarella.
Ucraina: crisi umanitaria, ecco il piano Italia
Roma - «C’è un’emergenza umanitaria incredibile. A Bruxelles abbiamo parlato di numeri alti di profughi, dai 7 agli 8 milioni». È la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a fornire le prime ipotesi rispetto alla possibile evoluzione dell’ondata di profughi ucraini che, in maniera costante, sta investendo i Paesi europei. Secondo l’Acnur, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono già salite a oltre 1,7 milioni, soprattutto donne e bambini, le persone in fuga dopo l’invasione delle truppe russe: un milione di profughi si sarebbe per ora fermato in Polonia, 230mila in Moldavia, 267mila in Romania, oltre 50mila in Germania, 1.800 in Irlanda. E in Italia? Secondo i dati del Viminale, a ieri erano già arrivati 17.286 ucraini: 8.608 donne, 1.682 uomini e 6.996 minori, l’1% circa del totale. Fra loro, «mille», spiegano fonti dell’Interno al quotidiano Avvenire, stanno al momento «fruendo della rete di assistenza dello Stato», mentre tutti gli altri hanno preferito sistemarsi alla meglio presso abitazioni di familiari o conoscenti. I lavoratori ucraini (in gran parte colf e badanti) ammontano a 240mila nel nostro Paese e le principali destinazioni di chi arriva sono Roma, Milano, Napoli e Bologna.
Al ritmo di 3-4 mila al giorno, a fine marzo potrebbero essere arrivati in Italia 90-100mila profughi. «Per ora molti sono andati a casa di parenti. Ma il numero aumenterà, bisogna farsi trovare pronti» ragiona la ministra Lamorgese, che in serata ha confermato un’ipotesi che circolava dal mattino: l’Agenzia nazionale che amministra i beni sottratti alla criminalità organizzata, guidata dal prefetto Bruno Corda, ha avviato un «censimento dei beni confiscati in gestione, che possono essere destinati in tempi brevi, anche in via temporanea, per accogliere i cittadini ucraini». Inoltre, fa sapere la titolare del Viminale, «con la collaborazione delle prefetture » l’Agenzia «individuerà gli immobili trasferiti ai Comuni ma non ancora utilizzati» a patto che siano «idonei per essere impiegati nella rete di protezione » (ossia non fatiscenti e dotati di acqua, luce, servizi igienici e riscaldamenti).
Al momento, per entrare in Italia, ai profughi in fuga dall’Ucraina basta esibire un passaporto valido, sul quale vengono effettuate le verifiche di Ps. «Finora solo 36 persone, su oltre 17mila entrate, hanno richiesto la protezione internazionale», precisano dal Viminale. Chi entra alla stregua di visitatore ha 90 giorni per dichiarare la propria condizione. Nella Gazzetta Ufficiale europea è stata pubblicata la direttiva che accorda ai cittadini ucraini un permesso di soggiorno immediato (con durata di un anno ma prorogabile a tre) che consente loro di lavorare e fruire di assistenza sanitaria, sociale e servizi scolastici. Mentre i profughi non ucraini in fuga da Kiev o altre zone dipendono dalle norme decise dallo Stato che vaglierà la loro richiesta. Il governo italiano è orientato a parificare le due situazioni. E per recepire e integrare la norma europea, il premier Mario Draghi sta mettendo a punto un Dpcm, col contributo degli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, della Salute, del Lavoro e dell’Istruzione, ciascuno per la parte di propria competenza. Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che dovrebbe essere pronto a giorni, disciplinerà sia la parte relativa alle procedure di richiesta del permesso di soggiorno, che quelle relative all’occupazione da intraprendere, all’Asl di assegnazione (e alla vaccinazione anti Covid-19, di cui è priva la gran parte dei profughi) e alle modalità d’iscrizione a scuole e università.
Un’ordinanza di protezione civile ha fatto seguito allo stato d’emergenza deliberato con decreto legge dal governo fino al 31 dicembre, che dispone l’incremento di 5mila posti nei centri temporanei di accoglienza (Cas), ne attiva altri 3mila nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) ed estende la riserva di posti (5mila) finanziata per i cittadini afghani. I presidenti delle Regioni saranno commissari delegati per l’accoglienza. E una circolare del Dipartimento per l’Immigrazione ha fornito ai prefetti indicazioni operative. Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia segnala come molti italiani stiano offrendo stanze o seconde case, ma occorre «avvisare la prefettura di tale disponibilità, per poter dare l’adeguata assistenza burocratica e scolastica ai profughi ». In Polonia intanto è da ieri in funzione un ponte umanitario per portare via dall’Ucraina i bambini orfani. Lo hanno attivato decine di associazioni polacche che da giorni organizzano treni e pullman per cercare di far uscire i quasi 100mila bambini senza genitori. In Polonia ne sono già arrivati diverse migliaia. E il governo, in collaborazione con la Caritas, ha allestito un centro nel sud del Paese, dove i piccoli vengono registrati e poi smistati in tutta la Polonia. (Vincenzo R. Spagnolo - Avvenire)
Ucraina: volontari in aiuto dalla diocesi di Locri-Gerace
Locri - Una delegazione della diocesi di Locri-Gerace è partita domenica con due pullman alla volta di Vysne Nemecke, in Slovacchia, che si trova a due passi dalla città di Uzhorod, al di là del confine, in Ucraina. Porta con sé viveri e beni di prima necessità da convogliare alla popolazione ucraina. A guidare il gruppo è don Pietro Romeo, vicario generale della diocesi. La diocesi calabrese prepara intanto anche una rete di accoglienza per profughi ucraini.