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Città europee con l’Ucraina: il grido di centomila non può essere ignorato

14 Marzo 2022 - Firenze - Sabato scorso, vista dall’alto, Piazza Santa Croce a Firenze appariva come un’onda, disordinata e colorata, schiacciata contro la facciata della Basilica e straripante su tutte le vie laterali. Il vento soffiava apposta per spiegare le bandiere gialle e blu. Sul sagrato, 20.000 persone erano venute a raccogliere l’invito del Sindaco Dario Nardella. Lo facevano, nello stesso momento, altre cento piazze in altrettante città. 100.000 europei, con i loro corpi e i loro canti, per chiedere tutti insieme di fermare la guerra. Gli ucraini si riconoscevano dal luccichio nello sguardo: famiglie, donne, adolescenti, bambini della numerosissima comunità ucraina che si mescola agli altri popoli e dà un volto all’ideale di un popolo d’Europa unico. In piazza a Firenze, l’unità delle città europee contro la guerra si respirava nell’aria. Strette tra loro e soprattutto con le città ucraine assediate e bombardate. Con Charkiv, la cui gigantesca piazza della Libertà è oggi ricoperta di macerie. Con Mariupol, dove i civili tentano di partire attraverso insicuri canali di evacuazione. Con Kiev, la capitale gemellata con Firenze, in cui una coraggiosa resistenza all’accerchiamento nemico impedisce all’intero Paese di capitolare. E strette anche alle loro sorelle di confine: a Leopoli e alle altre città polacche, romene, ungheresi, moldave che stanno ricevendo l’esodo dei profughi della guerra. Come ha detto l’Alto Commissario ONU per i rifugiati Filippo Grandi, questi nuovi arrivati – già due milioni e mezzo, oltre ai due milioni di sfollati interni e agli altri, almeno quattro milioni, che fuggiranno nei prossimi giorni – hanno bisogno di tutto. Le città alle porte dell’Ucraina, spesso già poverissime, non possono far fronte da sole alla più grande crisi dei rifugiati dal Secondo dopoguerra. Anche in loro favore deve dirigersi lo slancio solidale dell’Europa. A parare i colpi rivolti contro la popolazione ci sono i Sindaci, donne e uomini soli che rischiano in prima persona sicurezza e libertà e, a volte, le perdono. È successo almeno in due casi, al Sindaco di Gostomel, Yuri Illich Prylypko, ucciso mentre distribuiva cibo ai suoi cittadini, e a quello di Melitopol, Ivan Fedorov, arrestato dai militari russi. Molti di questi Sindaci di prima linea hanno voluto mandare una testimonianza a Firenze. E con messaggi di vicinanza hanno risposto i Sindaci di Danzica, Madrid, Atene, Edimburgo, Marsiglia e dei comuni italiani, da Roma a Bologna, da Assisi a Bergamo. Alcuni erano presenti al vertice sul Mediterraneo ospitato in città due settimane fa: la grande partecipazione a questa manifestazione è forse già figlia dei ponti gettati e dei legami rinsaldati con quell’incontro. Un’idea era ben presente alla folla di Firenze. Gli ucraini non stanno resistendo per sé, ma per l’Europa e l’Occidente che conosciamo. Per il mondo nato all’indomani della Seconda guerra mondiale, il mondo della democrazia, dei diritti umani, del diritto internazionale votato alla concordia tra Nazioni. In cui abbiamo potuto sinora costruire le nostre vite e i nostri progetti. Se l’Ucraina crolla, crolla il nostro mondo. Lo dicono l’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk e la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Lo dice il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con la postura ferma e gli occhi lucidi, rivolgendosi direttamente a Firenze. Quando le bombe cadono su chiese, scuole e ospedali pediatrici, quando 79 bambini rimangono uccisi, non si tratta più dell’attacco ad un Paese: questo è un attacco ai valori che uniscono tutti noi. E Zelensky chiede a tutti di agire. Chiede sanzioni contro la Russia, più forti e più ferme, e la reazione del mondo economico. Chiede un’azione concreta, che l’Europa faccia di tutto per fermare la guerra, come sta facendo ogni ucraino. Manifestare il proprio rifiuto della guerra è parte di quest’azione. Lo è, anche se può sembrare poco davanti a carrarmati che avanzano e palazzi che crollano. L’Europa che vogliamo non possiede altre armi che la propria voce. Combatte con le idee, gridando i suoi valori ogni volta che qualcuno li mette in discussione. “Noi siamo le 79 vite, non le 79 morti” ha detto Zelensky. Sarà solo una voce, ma è già la voce di centomila persone e se non può fermare la guerra, non può neppure essere ignorata. (Livia Cefaloni)

Papa Francesco: “fermate questo massacro”. Invito all’accoglienza dei profughi

14 Marzo 2022 - Città del Vaticano – “Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome”. E’ stato il nuovo invito di papa Francesco ieri all’Angelus parlando della grave crisi umanitaria provocata dall’attacco della Russia in Ucraina. “Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi – ha detto il Pontefice - non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!” (R.Iaria)  

Ucraina: le linee guida di Viminale e Protezione civile in lingua ucraina, inglese e italiana

11 Marzo 2022 -
Roma - Il ministero dell’Interno e il dipartimento della Protezione civile hanno realizzato una scheda dedicata ai profughi ucraini in arrivo nel nostro Paese per favorire la loro regolare permanenza sul territorio nazionale. Tra le indicazioni contenute: gli obblighi sanitari da rispettare secondo la normativa anti-Covid 19, a chi rivolgersi per usufruire di un alloggio, le modalità per regolarizzare la propria posizione in Italia e altre informazioni utili.

Migrantes Torino: domenica messa per “stringersi alla comunità ucraina”

10 Marzo 2022 - Torino- Una celebrazione eucaristica per stringersi forte alla comunità ucraina di Torino. La liturgia eucaristica, promosso dall'Ufficio Migrantes di Torino, domenica 13 marzo (ore 12.15) sarà celebrata dal cappellano della comunità ucraina della diocesi, p. Ihor Holynskyy e dal parroco don Andriy Vachrushev, presso la Chiesa Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. A Torino le azioni messe in campo per l'Ucraina dalla Migrantes sono una raccolta farmaci e materiale sanitario presso la sede di Migrantes  in collaborazione con l'Esarcato Apostolico e la Comunità ucraina di Torino; una raccolta di segnalazioni di cittadini ucraini sprovvisti di alloggio e ricerca di soluzioni alloggiative di emergenza; una raccolta di disponibilità di accoglienza da parte di singoli e famiglie, associazioni, gruppi di cittadini, comunità religiose, a livello regionale; l'organizzazione di un servizio di mediazione linguistica e culturale in lingua ucraina; il coordinamento con le istituzioni regionali e comunali piemontesi per l'accesso ai servizi e il coordinamento con le cappellanie ucraine di rito cattolico e bizantino di Torino per la raccolta di segnalazioni di cittadini ucraini in difficoltà.

Ucraina: card.Czerny, “siamo chiamati a far nostro il loro dolore”

10 Marzo 2022 - Città del Vaticano - "Che arrivino a #Lesbo dal Nordafrica o dalla Siria, o in Ungheria scappando dall'#Ucraina in guerra, i profughi sono il volto di Cristo sulla Croce. Siamo chiamati a far nostro il loro dolore". E' quanto ha scritto, questa mattina, in un tweet dall'Ungheria il cardinale Michael Czerny, prefetto 'ad interim' del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, uno dei due porporati - l'altro e l'elemosiniere card. Konrad Krajewski - inviati dal Papa in Ucraina per portare il suo aiuto e la sua vicinanza alla popolazione in questi giorni sotto attacco russo.

Ucraina: la diocesi di Lucca accoglie i primi 32 profughi

10 Marzo 2022 -

Ucraina: le vittime, i profughi, l’Europa e i bei gesti che non bastano

10 Marzo 2022 - Roma - Prosegue tra gli stenti il tentativo di mettere in sicurezza i civili intrappolati nelle città ucraine sotto assedio. Gli accordi di cessate il fuoco dovrebbero coprire l’attivazione dei corridoi umanitari, ma le forze russe non hanno fermato i bombardamenti e molti hanno dovuto rinunciare a partire, bloccati in un’Ucraina, meridionale e orientale, in cui cominciano a mancare cibo, elettricità, medicinali, acqua. Il resto d’Europa aspetta queste persone e, nel frattempo, si prende cura dei due milioni di loro connazionali riusciti a varcare il confine. Mentre gli uomini rimangono a combattere, e anzi spesso rientrano in patria per contribuire alla resistenza, coloro che fuggono sono soprattutto donne e bambini: la metà dei profughi sono minori, per la maggior parte accompagnati dalla sola mamma. Per le madri in fuga da tutte le guerre e carestie del mondo, ha pregato Papa Francesco in occasione della Giornata internazionale della donna. In treno o in autobus, le ucraine e i loro figli raggiungono i Paesi confinanti, come la Polonia, in cui ha fatto ingresso oltre un milione di persone, o la Moldavia, che, con circa 100.000 profughi su una popolazione di tre milioni e mezzo di persone, è in proporzione il Paese che accoglie di più. La popolazione locale offre aiuto e intanto trema, nella consapevolezza che l’Ucraina potrebbe non essere l’ultimo Paese a solleticare il delirio imperialista del governo russo. Tra mille immaginabili difficoltà, si improvvisano ricoveri e centri d’accoglienza, si cercano fondi, si organizza la distribuzione di beni primari, si pensa ad una sistemazione più stabile per i profughi, destinandovi strutture pubbliche o case private e velocizzando i trasferimenti verso altri Paesi d’Europa. Anche in Italia, dove il Ministero dell’interno annuncia che già oltre 17.000 ucraini si sono ricongiunti con i propri familiari. Ed è l’Italia a richiamare l’Europa all’unità: per voce del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che a Bruxelles ha definito la coesione, nelle sanzioni come nell’accoglienza, la nostra più grande forza davanti alla crisi, e per voce del Sindaco di Firenze Dario Nardella, intervenuto al summit di Marsiglia della rete Eurocities, che presiede, per convocare una grande manifestazione delle città europee il prossimo 12 marzo. Dall’incontro sul Mediterraneo che ha appena ospitato e dalla Carta di valori e intenti cui ha dato il nome, Firenze ha ereditato una missione di costruttrice di dialogo e pace che intende onorare: il suo territorio ospita già alcune centinaia di profughi, mentre la Misericordia, coordinata dalla Diocesi locale e dalla Chiesa ucraina, raccoglie beni di prima necessità da consegnare agli sfollati di guerra, tra Leopoli e le zone di confine. In questa cornice, il corteo di sabato dovrà incarnare la reazione alla guerra delle città e dei cittadini europei, simbolicamente uniti in un’unica piazza che grida pace. Ci si sente coinvolti e ci si sforza di contribuire, ognuno come può: comprando alimenti a lunga conservazione e regalando coperte, mettendo a disposizione una stanza a casa propria, organizzando passaggi in auto al di là del confine. Sventolando una bandiera arcobaleno e supplicando tutti insieme che finisca questa follia. La guerra è una pazzia, ha scandito Papa Francesco all’Angelus di domenica. Mentre sale il numero dei morti: l’Alto Commissariato ONU per i diritti umani stima oltre 400 civili uccisi in appena dieci giorni di guerra. 27 bambini tra loro. Oltre 800 feriti. Più difficile da accertare e oggetto di disputa tra fazioni nemiche, il conteggio delle morti tra i soldati dei due schieramenti certamente raggiunge diverse migliaia di unità. A che scopo questa sofferenza? “La guerra è una pazzia”. Prima dell’irreparabile, c’è ancora forse spazio per un appello, dei popoli della Chiesa e dell’Europa, il più forte che si può: “Fermatevi, per favore”. (Livia Cefaloni)  

Ucraina: mons. Perego (Migrantes), “questa tragedia faccia cadere i muri, tutti”

10 Marzo 2022 - Milano- «Forse questa guerra che viviamo da dentro e non alla finestra, mediata da persone che lavorano nelle nostre case, frequentano le nostre chiese, vivono nelle nostre città ci aiuterà ad aprire la mente e il cuore all’accoglienza di tutti i profughi, a spingere l’Europa a fare uno scatto di umanità e solidarietà, a ribadire il nostro “ripudio per la guerra” e a far cadere “i muri dentro e i muri fuori” (Gaber), che non ci aiutano a leggere la storia dalla parte degli ultimi e a deciderci per “una scelta preferenziale per i poveri”». Lo scrive mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes in un editoriale che Famiglia Cristiana pubblica nel numero in edicola da oggi. «L’esodo», osserva monsignor Perego, «riguarda un grande Paese di 44 milioni di persone e potrà raggiungere e superare i 5 milioni di profughi che si aggiungono agli oltre 5 milioni di immigrati ucraini nel mondo. Abbiamo la guerra fuori casa, ai confini dell’Europa, e i profughi in casa: in Romania, in Polonia, in Ungheria e ora anche in Italia. E attraverso soprattutto il dolore delle migliaia di cosiddette “badanti”, che assistono i nostri bambini e i nostri anziani in casa, la parte più significativa degli oltre 250 mila ucraini presenti nelle nostre città e paesi, stiamo condividendo una guerra, la preghiera per la pace, il dolore per i morti, la preoccupazione per i familiari e stiamo accorgendoci, in Europa, che tutti i rifugiati e profughi hanno la stessa storia e chiedono a noi lo stesso dolore, la stessa preoccupazione, la stessa accoglienza». «Dalle nostre città è salito subito il grido: accogliamoli», puntualizza ancora monsignor Perego. «Abbiamo visto persone partire per l’Ucraina per accompagnare i familiari delle “badanti” che assistevano la propria madre anziana; abbiamo ammirato la solidarietà che è cresciuta attorno alle 150 comunità ucraine di rito greco-cattolico, assistite da oltre 60 sacerdoti, in collaborazione con Migrantes: cibo, medicinali, generi per i bambini hanno riempito camion e tir che sono partiti per Leopoli. Le Caritas si sono attivate per raccogliere la disponibilità di appartamenti e per ampliare le accoglienze diffuse nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), in coordinamento con le prefetture, per costruire un filo diretto con le Caritas ucraine e la Caritas internazionale». Tutto questo, conclude monsignor Perego, deve «aiutare ad aprire menti e cuori all’accoglienza dei profughi. Tutti»

Ucraina: l’onda lunga dei profughi

10 Marzo 2022 -

Bruxelles - Il flusso di profughi dall’Ucraina appare inarrestabile. In un solo giorno ieri sono arrivate 143.959 persone nei Paesi confinanti, ha affermato l’Alto Commissariato Onu, portando il totale a 2.155.271 rifugiati in meno di due settimane. Per Unicef sono 1 milione i bambini in fuga. Oltre la metà dei profughi si trovano in Polonia, che ne accoglie al momento 1,29 milioni, altri 441.000 sono ripartiti tra Ungheria, Slovacchia, Romania, 235.000 in altri Stati Ue (il resto in Moldavia, Bielorussia e Russia). Una crisi senza precedenti dal Dopoguerra, basti dire che in quella del 2015-16, sin qui considerata epocale, arrivarono 2,5 milioni nel giro di due anni. L’Alto commissariato prevede che si arriverà ad almeno 4 milioni, l’Ue parla di 7 milioni. «L’Unione – ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell – sosterrà e proteggerà quanti fuggono dall’aggressione russa, a prescindere dalla loro nazionalità e provenienza. L’Ue mobiliterà anche tutti i suoi strumenti per aiutare i Paesi che li ospitano». La questione approda oggi al Consiglio Europeo informale che riunisce i leader a Versailles. L’Ue si è mossa con inusitata rapidità. Quello che più salta agli occhi è l’approvazione in tempo record, la scorsa settimana all’unanimità, dell’attivazione della direttiva sulla protezione temporanea del 2001, per la prima volta in assoluto. Gli ucraini, che non hanno bisogno di visto e possono circolare nell’Ue per 90 giorni, potranno poi restare fino a un massimo di tre anni nel Paese Ue dove si sono recati, senza dover chiedere asilo e avendo accesso a mercato del lavoro, istruzione e servizi. Un capitolo a sé sono i cittadini terzi in fuga dalla guerra (secondo l’Oim sono 109.000 quelli giunti nei Paesi confinanti, tra cui molti studenti dall’Africa e dall’Asia). Per i non ucraini residenti di lunga data in Ucraina, i vari Stati Ue potranno applicare o la direttiva Ue o le norme nazionali (compromesso indispensabile per ottenere il via libera dei Paesi dell’Est). Gli altri vengono rimpatriati, a meno che non siano bisognosi di protezione, o gli Stati membri decidano di ospitarli comunque. Ieri comunque la Commissione Europea ha lanciato una pagina Web destinata a chi fugge dall’Ucraina, con informazioni su come attraversare la frontiera, i propri i diritti e gli spostamenti dentro l’Ue. Non si parla, per ora, di ridistribuzione, semmai sono gli ucraini a «ridistribuirsi » da sé grazie alla possibilità di circolare liberamente nell’Ue. La questione potrebbe però porsi a breve, vista le gigantesche dimensioni dell’esodo. Già attiva è una «piattaforma di solidarietà», coordinata dalla Commissione, in cui ogni Stato membro Ue può indicare la propria disponibilità di posti. Un’idea che circola a Bruxelles è un meccanismo di solidarietà volontario, nel caso i numeri diventino ingestibili per i Paesi di frontiera: alcuni rifugiati sarebbero trasferiti in altri Stati membri Ue. Per ora, però, nessuno degli Stati più esposti lo ha richiesto. Complessivamente, la Commissione ha stanziato 500 milioni di euro, di cui 85 milioni destinati all’Ucraina, 5 milioni alla Moldavia, per fornire cibo, acqua, assistenza sanitaria, rifugi. Altri 330 milioni di questo fondo saranno usati per un pacchetto per assistenza diretta ai profughi sia in Ucraina, sia nell’Ue, con attenzione soprattutto a bambini e anziani. Bruxelles ha inoltre attivato il Meccanismo di protezione civile Ue, con l’invio in Ucraina di veicoli, kit medici, tende, coperte, sacchi a pelo, Anche la Polonia ne ha chiesto l’intervento, chiedendo soprattutto farmaci e prodotti medicali. Ventisei Stati Ue, tra cui l’Italia, stanno contribuendo. Si è attivata anche Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne, che ha inviato 200 suoi funzionari per aiutare ad accelerare le procedure di accoglienza al confine ucraino. La Commissione ha inoltre proposto un’«Azione di coesione per i profughi in Europa » (Care), una normativa che consentirebbe maggior flessibilità nel finanziamento di numerose misure a sostegno dei profughi. Altri 10 miliardi di euro potranno esser prelevati da React-EU, creato per contribuire alla risposta alla crisi pandemica. (Giovanni Maria Del Re)

Piccola speranza tra gli orrori: le bombe non fermano la carità

10 Marzo 2022 -

Milano - Domenica scorsa al termine dell’Angelus Papa Francesco ha reso noto di aver inviato in Ucraina due cardinali: l’elemosiniere Konrad Krajewski e Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il primo è entrato in Ucraina dalla frontiera polacca, mentre il secondo lo ha fatto dall’Ungheria, dove ha tenuto incontri istituzionali e ha visitato le strutture di accoglienza dei rifugiati. Il Pontefice aveva sottolineato che «la presenza di due cardinali lì, sul posto, non rappresenta solo la presenza del Papa, ma simbolizza la presenza di tutto il popolo cristiano che vuole stare vicino e dire: “La guerra è una follia! Fermatevi, per favore! Guardate, quanta crudeltà!”». L’elemosiniere pontificio ha raccontato ai media vaticani lo sforzo imponente messo in campo, dalla sicurezza relativa di Leopoli, per raggiungere anche chi è ancora sotto le traiettorie dei missili e fatica o è impedito a imbarcarsi nella fuga tra le sponde di corridoi umanitari troppo fragili. «Io – ha riferito – mi trovo nei dintorni di Leopoli, per motivi di sicurezza non diciamo dove. Qui arrivano soprattutto i grandi aiuti dalla comunità europea attraverso la Polonia. Tutto viene scaricato in grandi depositi e da qui poi partono i tir per Kiev, per Odessa, verso il sud nel Paese». La «bella notizia», dice con soddisfazione il cardinale Krajewski, «è che tutti questi aiuti arrivano ancora a destinazione, nonostante i bombardamenti». Glielo hanno confermato i vescovi di Kiev, di Odessa, di Karkhiv, lo stesso nunzio apostolico, con i quali è in contatto. Ed è su questo aspetto in particolare, sottolinea il porporato, che è intervenuto in modo pratico il sostegno del Papa: «Qui hanno difficoltà a reperire il gasolio e dunque, attraverso l’Elemosineria, il Santo Padre ha pagato molti viaggi di tir, dei grandi camion che portano gli aiuti umanitari all’interno dell’Ucraina». «Sappiamo che la fede – ha poi confidato – riesce a spostare le montagne, così leggiamo nel Vangelo, e ne siamo sicuri. Penso che riusciremo a fermare questa guerra proprio con la nostra preghiera, con la nostra fede».

Martedì Krajewski ha incontrato l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, e il metropolita di Leopoli dei latini Mieczyslaw Mokrzycki. I tre, riferisce il segretariato romano di Shevchuk, hanno potuto anche parlare direttamente con Papa Francesco. Durante la telefonata, Krajewski ha raccontato al Pontefice le prime impressioni della visita, e in particolare quello che ha visto sul territorio polacco, da dove è entrato in Ucraina. Il Papa è stato inoltre aggiornato sul programma della visita del suo inviato in Ucraina, precedentemente discusso dai partecipanti all’incontro. Krajewski non ha una data di fine missione, perché il Pontefice gli ha dato istruzioni di rimanere in Ucraina il tempo necessario per fornire sostegno al popolo ucraino a nome della Sede Apostolica. Shevchuk ha commentato che «il Papa vuole essere presente di persona attraverso il suo inviato. È questo lo scopo della sua visita». Oggi comunque, è prevista la visita ai centri di assistenza sociale della Chiesa greco-cattolica ucraina, e la partecipazione ad una preghiera congiunta con i rappresentanti del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose. Secondo Krajewski, i profughi sono grati alla comunità europea per gli aiuti e le preghiere. È stata la stazione di Keleti, punto di partenza per i viaggi internazionali, la prima tappa del viaggio in Ungheria del cardinale Czerny. Da lì ogni giorno da settimane scendono dai treni circa 2500 persone, assistite da Caritas e Ordine di Malta. Nel pomeriggio di martedì la visita del porporato gesuita al centro accoglienza di Sant’Egidio nella chiesa di San Pietro Canisio. Nello scalo di Keleti, riferisce VaticanNews, Czerny ha incontrato anche un gruppo di giovani di colore. Ieri poi ha visto il vice premier ungherese, Zsolt Semjén, che ha ribadito la disponibilità del governo ad accogliere i profughi 'senza limiti'. Quindi ha attraversato la frontiera ucraina, direzione Beregove, villaggio della Transcarpazia, per incontrare un gruppo di profughi assistiti dalla locale chiesa greco cattolica. (Gianni Cardinale - Avvenire)

Mci Olanda: raccolta fonfi in aiuto dei rifugiati dell’Ucraina

9 Marzo 2022 - Roma - La Missione Cattolica Italiana in Olanda  aderisce alla raccolta fondi Vastenactie avviata delle diocesi olandesi per dare un aiuto concreto per i rifugiati dell'Ucraina. Attraverso l'European Catholic Charity Network, Vastenactie aiuta ad accogliere l'enorme flusso di profughi, in Ucraina e nei paesi limitrofi. Sono stati allestiti rifugi in vari luoghi dove possono recarsi i profughi. Le organizzazioni di beneficenza forniscono servizi di base come acqua pulita, cibo, vestiti e riparo. Le organizzazioni cattoliche come questa hanno legami diretti con la Chiesa locale. Donare a queste organizzazioni significa - spiegano alla Mci - dare aiuto direttamente al popolo ucraino. Domenica prossima, 13 marzo, durante le Sante Messe  tutte le offerte verranno devolute in questa raccolta.

Ucraina: dalla Cattedrale degli ucraini di Roma la preghuiera del Rosario su Tv2000

9 Marzo 2022 -

Roma - Sarà la Chiesa Cattedrale dei Santi Martiri Sergio e Bacco a Roma ad ospitare questa sera alle 20.50 la recita del Rosario trasmessa da Tv2000, da radio InBlu2000 e su Facebook, nell’ambito dell’iniziativa «prega per noi». Al centro, l’invocazione della pace per l’Ucraina.Per questo il Rosario sarà recitato in questo luogo di culto cattolico di rito bizantino-ucraino nel centro storico di Roma, nel rione Monti, in piazza Madonna dei Monti.Dal 2019 è Cattedrale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. A presiedere la preghiera mariana sarà il vescovo Dionisio Lachovicz, dal 2019 esarca apostolico in Italia.

Vescovi Emilia Romagna: pregare per la pace in Ucraina e accogliere i profughi

8 Marzo 2022 - Bologna - I Vescovi della Ceer, Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, come espresso nella riunione a Bologna il 7 marzo, presieduta dal card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna, partecipano «al dolore del popolo ucraino causato da una guerra che sta distruggendo città e paesi, con un numero crescente di morti, di feriti e di profughi». La Ceer, aderendo all’appello di Papa Francesco a tutti i fedeli per innalzare una corale e continua preghiera per la pace, anche in comunione con le altre Chiese, invita «le Unità Pastorali, le parrocchie, le comunità religiose, le famiglie a gesti concreti di solidarietà nei confronti del popolo ucraino e dei Paesi confinanti verso cui si dirigono i profughi. Invita, inoltre, a favorire ogni azione, coordinata dalle Caritas diocesane dell’Emilia-Romagna in dialogo con i cappellani delle comunità greco-cattoliche ucraine, a favore dei profughi, il cui numero cresce sempre più, di giorno in giorno: dalla raccolta fondi alla disponibilità di appartamenti o all’accoglienza in strutture e in famiglie, con una particolare attenzione alle donne, alle madri con i loro figli». I Vescovi della Ceer esortano, quindi, a un’accoglienza «ordinata e puntuale: seguendo le indicazioni delle istituzioni e a un particolare sostegno alle persone, soprattutto donne, e famiglie ucraine – oltre 33.000 – che vivono nella nostra regione, preoccupate e angosciate per i propri cari». E raccomandano le indicazioni prescritte e ricordano in merito che va data comunicazione entro 48 ore alla Questura dei nomi delle persone accolte, poi l’invio dei profughi alle strutture sanitarie dell’ASSL per il tampone e le vaccinazioni, e, subito dopo l’entrata in vigore del permesso di protezione temporanea, l’inizio delle procedure per regolarizzare la presenza e la tutela. La Ceer, inoltre, informa che le Caritas diocesane dell’Emilia-Romagna rafforzeranno anche una relazione particolare con il Convento San Francesco a Sighet in Romania, che sta accogliendo numerosi profughi in fuga dall’Ucraina. E a questo scopo, nei prossimi giorni partiranno tre operatori della Caritas di Reggio Emilia per supportare il Convento nel lavoro di accoglienza. I Vescovi dell’Emilia-Romagna rinnovano la preghiera per la pace in Ucraina e l’appello ad accogliere i profughi e sottolineano che «preghiera e accoglienza camminano insieme e rafforzano la comune invocazione di pace che sale dalle chiese e dalle città perché cessi questa nuova, inutile strage».

Ucraina: telefonata del card. Parolin a ministro Esteri Russo

8 Marzo 2022 - Città del Vaticano - "Confermo la telefonata tra il Cardinale Segretario di Stato e il Ministro degli Esteri russo". Il Cardinale - ha detto oggi ai giornalisti il Direttore della Sala Stampa della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Zuppi - ha trasmesso "la profonda preoccupazione di Papa Francesco per la guerra in corso in Ucraina e ha riaffermato quanto detto dal Papa domenica scorsa all’Angelus. In particolare ha ribadito l’appello perché cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato". In questo senso, infine, il Segretario di Stato - ha concluso Bruni -  "ha riaffermato la disponibilità della Santa Sede 'a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace'”.

Tavolo Asilo: crisi ucraina e accoglienza degli sfollati in Italia

8 Marzo 2022 - Roma - Trentadue organizzazioni nazionali che fanno parte del Tavolo Asilo e immigrazione hanno inviato una nota urgente al Presidente del Consiglio Draghi, alla Ministra dell’Interno Lamorgese e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Orlando in relazione alla crisi ucraina e all’accoglienza degli sfollati in Italia. In particolare le osservazioni e proposte riguardano il riconoscimento della protezione temporanea anche alle persone che sono fuggite dall'Ucraina nelle settimane precedenti il 24 febbraio 2022 o che comunque in tale data già si trovavano nel territorio dell’Unione (per vacanza, lavoro, studio o altri motivi) e che, a causa del conflitto armato, non possono ritornare in Ucraina; prevedere "procedure semplificate per la verifica della cittadinanza ucraina dei richiedenti, del godimento della protezione internazionale in Ucraina,  nonché del legame famigliare o parentale dei familiari, dal momento che il conflitto in atto può impedire alle persone di dimostrare il possesso di tali requisiti in via documentale; di differire il termine per l’esame delle domande di riconoscimento della protezione internazionale prevedendo che il richiedente possa intanto beneficiare comunque del regime di protezione temporanea; prevedere modalità semplificate e veloci per consentire un allontanamento temporaneo dal territorio nazionale dei beneficiari di protezione temporanea, nonché dei cittadini/e ucraini/e presenti in Italia ancora in attesa della definizione della procedura di emersione; riconoscere la protezione temporanea anche a cittadini di paesi terzi che soggiornavano in Ucraina e che non possono ritornare in condizioni sicure nel proprio paese di origine; ampliare il sistema di accoglienza e integrazione, in particolare il sistema SAI, anche sostenendo concretamente le forme di “accoglienza esterna” (per esempio in famiglia) nell’ambito del sistema pubblico; coinvolgere il Tavolo Asilo e Immigrazione nella definizione degli strumenti operativi e legislativi che definiranno le modalità di gestione dell’accoglienza nel nostro Paese".

Ucraina: nelle piazze e al Colle per le sorelle dell’Ucraina

8 Marzo 2022 -

Roma - Doveva essere un 8 marzo incentrato sulla rivendicazione delle pari opportunità, soprattutto nel mondo del lavoro e nella speranza di nuove prospettive e risorse previste dal Pnrr. Un 8 marzo per dire basta alla violenza maschile contro le donne e per chiedere la veloce approvazione del disegno di legge, presentato da tutte le ministre del governo, per rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione delle donne. Negli anni del Covid, con lockdown, restrizioni, smart working, le donne hanno visto acuire il gender gap. Ma dopo la pandemia è arrivata la guerra e il suo carico di dolore. Sarà dunque una Giornata internazionale delle donne in cui verrà chiesto soprattutto lo stop al conflitto e sarà dedicata alle “sorelle ucraine”, in particolare quelle che si mettono in cammino da sole o con i propri figli per raggiungere i confini sfidando bombe e spesso violenze, anche sessuali. Donne alle quali, come ha detto la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, «dobbiamo garantire un’accoglienza che sia svolta nella piena sicurezza perché non ci sia alcuna forma di violenza nei loro confronti». L’appuntamento è in piazza: a Roma con la grande manifestazione organizzata dai gruppi femministi, e poi in altre 30 città. Altro appuntamento tradizionale, quello al Quirinale: qui ci sarà la testimonianza di Oksana Lyniv, direttrice d’orchestra ucraina del Teatro comunale di Bologna e di giovani donne impegnate in diversi campi dell’economia e del sociale. A chiudere, il discorso del presidente Mattarella.

Ucraina: crisi umanitaria, ecco il piano Italia

8 Marzo 2022 -

Roma - «C’è un’emergenza umanitaria incredibile. A Bruxelles abbiamo parlato di numeri alti di profughi, dai 7 agli 8 milioni». È la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese a fornire le prime ipotesi rispetto alla possibile evoluzione dell’ondata di profughi ucraini che, in maniera costante, sta investendo i Paesi europei. Secondo l’Acnur, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono già salite a oltre 1,7 milioni, soprattutto donne e bambini, le persone in fuga dopo l’invasione delle truppe russe: un milione di profughi si sarebbe per ora fermato in Polonia, 230mila in Moldavia, 267mila in Romania, oltre 50mila in Germania, 1.800 in Irlanda. E in Italia? Secondo i dati del Viminale, a ieri erano già arrivati 17.286 ucraini: 8.608 donne, 1.682 uomini e 6.996 minori, l’1% circa del totale. Fra loro, «mille», spiegano fonti dell’Interno al quotidiano Avvenire, stanno al momento «fruendo della rete di assistenza dello Stato», mentre tutti gli altri hanno preferito sistemarsi alla meglio presso abitazioni di familiari o conoscenti. I lavoratori ucraini (in gran parte colf e badanti) ammontano a 240mila nel nostro Paese e le principali destinazioni di chi arriva sono Roma, Milano, Napoli e Bologna.

Al ritmo di 3-4 mila al giorno, a fine marzo potrebbero essere arrivati in Italia 90-100mila profughi. «Per ora molti sono andati a casa di parenti. Ma il numero aumenterà, bisogna farsi trovare pronti» ragiona la ministra Lamorgese, che in serata ha confermato un’ipotesi che circolava dal mattino: l’Agenzia nazionale che amministra i beni sottratti alla criminalità organizzata, guidata dal prefetto Bruno Corda, ha avviato un «censimento dei beni confiscati in gestione, che possono essere destinati in tempi brevi, anche in via temporanea, per accogliere i cittadini ucraini». Inoltre, fa sapere la titolare del Viminale, «con la collaborazione delle prefetture » l’Agenzia «individuerà gli immobili trasferiti ai Comuni ma non ancora utilizzati» a patto che siano «idonei per essere impiegati nella rete di protezione » (ossia non fatiscenti e dotati di acqua, luce, servizi igienici e riscaldamenti).

Al momento, per entrare in Italia, ai profughi in fuga dall’Ucraina basta esibire un passaporto valido, sul quale vengono effettuate le verifiche di Ps. «Finora solo 36 persone, su oltre 17mila entrate, hanno richiesto la protezione internazionale», precisano dal Viminale. Chi entra alla stregua di visitatore ha 90 giorni per dichiarare la propria condizione. Nella Gazzetta Ufficiale europea è stata pubblicata la direttiva che accorda ai cittadini ucraini un permesso di soggiorno immediato (con durata di un anno ma prorogabile a tre) che consente loro di lavorare e fruire di assistenza sanitaria, sociale e servizi scolastici. Mentre i profughi non ucraini in fuga da Kiev o altre zone dipendono dalle norme decise dallo Stato che vaglierà la loro richiesta. Il governo italiano è orientato a parificare le due situazioni. E per recepire e integrare la norma europea, il premier Mario Draghi sta mettendo a punto un Dpcm, col contributo degli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, della Salute, del Lavoro e dell’Istruzione, ciascuno per la parte di propria competenza. Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che dovrebbe essere pronto a giorni, disciplinerà sia la parte relativa alle procedure di richiesta del permesso di soggiorno, che quelle relative all’occupazione da intraprendere, all’Asl di assegnazione (e alla vaccinazione anti Covid-19, di cui è priva la gran parte dei profughi) e alle modalità d’iscrizione a scuole e università.

Un’ordinanza di protezione civile ha fatto seguito allo stato d’emergenza deliberato con decreto legge dal governo fino al 31 dicembre, che dispone l’incremento di 5mila posti nei centri temporanei di accoglienza (Cas), ne attiva altri 3mila nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) ed estende la riserva di posti (5mila) finanziata per i cittadini afghani. I presidenti delle Regioni saranno commissari delegati per l’accoglienza. E una circolare del Dipartimento per l’Immigrazione ha fornito ai prefetti indicazioni operative. Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia segnala come molti italiani stiano offrendo stanze o seconde case, ma occorre «avvisare la prefettura di tale disponibilità, per poter dare l’adeguata assistenza burocratica e scolastica ai profughi ». In Polonia intanto è da ieri in funzione un ponte umanitario per portare via dall’Ucraina i bambini orfani. Lo hanno attivato decine di associazioni polacche che da giorni organizzano treni e pullman per cercare di far uscire i quasi 100mila bambini senza genitori. In Polonia ne sono già arrivati diverse migliaia. E il governo, in collaborazione con la Caritas, ha allestito un centro nel sud del Paese, dove i piccoli vengono registrati e poi smistati in tutta la Polonia. (Vincenzo R. Spagnolo - Avvenire)

Ucraina: volontari in aiuto dalla diocesi di Locri-Gerace

8 Marzo 2022 -

Locri - Una delegazione della diocesi di Locri-Gerace è partita domenica con due pullman alla volta di Vysne Nemecke, in Slovacchia, che si trova a due passi dalla città di Uzhorod, al di là del confine, in Ucraina. Porta con sé viveri e beni di prima necessità da convogliare alla popolazione ucraina. A guidare il gruppo è don Pietro Romeo, vicario generale della diocesi. La diocesi calabrese prepara intanto anche una rete di accoglienza per profughi ucraini.

Ucraina: Corriere Cesenate, una vacanza in Polonia che si è trasformata in una missione per i profughi al confine tra i due Paesi

7 Marzo 2022 - Cesena - Quella che doveva essere una vacanza in Polonia, programmata tra luoghi sacri cari a Giovanni Paolo II e memoria storica (Cracovia, Częstochowa, Auschwitz), si è trasformata in una improvvisata missione a favore dei profughi ucraini al confine tra i due Paesi, andata in porto ieri pomeriggio. A stravolgere i piani del cesenate Andrea “Andrew” Casadei è stata la crisi umanitaria seguita all’invasione russa dell’Ucraina. A raccontarla è il Corriere Cesenate, dove si può leggere la testimonianza integrale. “Non potevamo certo restare indifferenti – spiega al telefono Casadei, responsabile dei centri di accoglienza della Caritas di Cesena-Sarsina –. Prima di partire, d’accordo con il direttore della Caritas, ho raccolto con l’amico polacco Jacek una quindicina di pacchi da consegnare alla Caritas polacca. Da alcuni medici cesenati, tra cui la dottoressa Federica Fabbri, abbiamo preso beni di primo soccorso, come bende e garze. Abbiamo aggiunto prodotti per l’igiene personale e vestiti per i bambini. Ho ritirato poi alcuni scatoloni già pronti dalla Caritas di Sant’Egidio e da quella di Gambettola, molto attiva su questo fronte, riempiendo all’inverosimile la Skoda Superb di Jacek”.

Migrantes Messina: Un “sì” multiculturale e multietnico alla pace

7 Marzo 2022 - Messina - Un “sì” multiculturale, multietnico e multireligioso alla pace e un “no” convinto nei confronti della guerra in Ucraina. Ieri sera, alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Messina, su invito dell'arcivescovo, mons. Giovanni Accolla, canti, preghiere e riflessioni hanno unito le comunità cattolica, riformata, ortodossa, islamica, buddista e i gruppi filippini, srilankesi, rumeni, ucraini, greci e russi di Messina. E' stato un momento - ha detto il diacono Santino Tornesi, direttore dell'Ufficio Migrantes  - "sacro di fraternità e pace che unisce culture diverse, contrarie a ogni oppressione e disposte a costruire insieme un’umanità libera dalla violenza".  Per mons. Accolla "la pace nasce dal cuore e va oltre le appartenenze. Privare un popolo di un suo territorio e aggredirlo è un’opera d’ingiustizia. Ci sono tante forme di colonialismo nella storia e ogni volta che qualcuno tacita l’altro va contro la sua dignità di essere umano". Il presule ricorda le parole di papa Francesco "la guerra è una pazzia. Può darsi - sottolinea - che in questo momento sia una necessità quella di fornire armi a chi è attaccato ma bisogna dire basta all’industria degli armamenti. Dobbiamo rivestirci solo dell’arma della bontà. Non dobbiamo mai stancarci di essere testimoni autentici di pace".