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Vescovi europei: Quaresima di preghiera a staffetta

2 Marzo 2022 -

Roma - Adesione alla giornata di preghiera e digiuno oggi nel Mercoledì delle Ceneri, ma anche una Quaresima di preghiera che accanto alla pace invochi anche la lotta al coronavirus. È quanto annuncia il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). «Vogliamo unire la nostra voce – spiega Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee – a quella del Papa perché tacciano le armi, si ponga immediatamente fine alla guerra in Ucraina e si lavori per la pace». E in Quaresima le varie Chiese europee daranno vita a una staffetta di preghiera: si parte oggi con l’Albania che domani lascia spazio alla Chiesa austriaca. La Chiesa d’Italia sarà protagonista il 18 marzo. Significative le date del 1 aprile (Russia), 2 aprile (Chiesa greco cattolica ucraina) e il 13 aprile (Chiesa cattolica latina ucraina).

Ambrosini: accogliere insieme i profughi

2 Marzo 2022 -

MIlano - Di fronte al precipitare degli eventi in Ucraina sta crescendo una mobilitazione diffusa all’insegna della solidarietà internazionale. Oltre all’invio di aiuti sul posto, l’accoglienza dei profughi è salita in primo piano. Nessuno sembra più contrapporre la solidarietà verso i rifugiati alla solidarietà interna, verso i cittadini bisognosi. Molti si sono accorti che ogni guerra, e in maggior misura quelle contemporanee, coinvolge le popolazioni civili. Oltre alle vittime sul campo, i conflitti provocano ondate di fuggiaschi. Si tratta in gran parte di donne con bambini e anziani, perché gli uomini se intercettati vengono fermati e spinti a tornare indietro per combattere. Si parla già di cifre comprese tra i 300 e i 500mila profughi oltre frontiera. Se ne prevedono fino a 7 milioni. In gran parte sono stati accolti nei Paesi confinanti, ma alcuni cominciano ad arrivare anche in Italia.

Sembrano di fatto sospese le convenzioni di Dublino, quelle che obbligano il primo Paese europeo di ingresso nella Ue a farsi carico dell’accoglienza dei rifugiati, esonerando gli altri. Il fatto che ora in prima linea si trovino diversi Stati dell’Europa Orientale, così riottosi a farsi carico degli obblighi umanitari verso altri profughi arrivati via mare o rotta balcanica, non ha finora provocato reazioni 'vendicative'. I Paesi del gruppo di Visegrad hanno aperto i confini, e gli altri si dichiarano pronti a loro volta ad accogliere quote di profughi: le emozioni in questi giorni gonfiano le vele dell’accoglienza. I profughi ucraini sono bianchi, europei, di tradizione cristiana, vittime di un’aggressione manifesta. Tutti fattori che dispongono le opinioni pubbliche in loro favore.

Ora però è il momento di trasformare lo slancio benintenzionato in azione politica: la crisi ucraina potrebbe finalmente condurre a una revisione delle convenzioni di Dublino, non a una mera sospensione. Con quattro obiettivi. Primo: condividere gli obblighi di accoglienza tra tutti i partner europei, concordando un sistema di quote-Paese a breve termine. Secondo: accordare ai rifugiati che non torneranno in patria il diritto di scegliere il Paese in cui desiderano costruire il proprio futuro. Terzo: aiutare chi vuole rientrare in Ucraina a reinsediarsi in patria con ragionevoli prospettive di ritorno alla normalità. Quarto (e decisivo): estendere queste misure a tutti i rifugiati, di tutte le guerre, non soltanto a coloro che in questo particolare momento appaiono ben accetti. L’azione politica non riguarda però soltanto i governi, ma dovrebbe saldarsi con l’ospitalità diffusa. Gli enti locali, la società civile e le comunità ecclesiali debbono fare rete per accogliere persone e famiglie sul territorio, in maniera dignitosa e fraterna, evitando che debbano languire in deprimenti campi profughi. Negli anni 90 del Novecento, al tempo della guerra nella ex Jugoslavia, una Ue più piccola dell’attuale accolse circa un milione di profughi, l’Italia 77.000. La migliore prova che allora l’accoglienza nel complesso riuscì bene consiste nel fatto che oggi quasi nessuno se ne ricorda più: quando l’immigrazione viene integrata nel tessuto sociale scompare dai radar. Ora, al cospetto dei profughi ucraini, siamo chiamati tutti a ripetere la stessa prova di impegno umanitario di quegli anni, non gli errori e le strumentalizzazioni di questi ultimi.

Il caso dei profughi ucraini ha, poi, una peculiarità, che andrebbe valorizzata. In Italia risiedono 236mila cittadini ucraini (Istat, dato 2020), a cui vanno aggiunte 18.639 istanze di emersione nella sanatoria del 2020 nell’ambito del lavoro domestico su 176.848 totali: prima nazionalità dell’elenco. Questo giornale (Avvenire, ndr), con un articolo di Fulvio Fulvi, ha già dato voce all’angoscia delle madri immigrate nel nostro paese per i figli coinvolti nel conflitto. Il legame di tante famiglie italiane con queste persone potrà rappresentare un incentivo a costruire esperienze locali di buona accoglienza. Rendendo loro stesse protagoniste, e mediatrici, dell’incontro con i rifugiati e con le loro domande. In tempi di crisi delle vecchie ideologie e di declino, purtroppo, della partecipazione religiosa, le emozioni crescono d’importanza, anche in fatto di solidarietà. Sono una risorsa, ma rischiano di attenuarsi e poi di svanire con il tempo. Partiamo, da qui, da questo spirito solidale di oggi, per inaugurare, in Europa e in Italia, una nuova politica dell’accoglienza dei rifugiati. (Maurizio Ambrosini - Avvenire)

Ucraina: in fuga già mezzo milione di persone

1 Marzo 2022 -

Milano - L’emergenza umanitaria aperta dalla guerra in Ucraina sarà un altro banco di prova per l’Europa. Il più importante, dopo i ritardi e le omissioni sulla rotta mediterranea. È già un esodo senza precedenti, quello in atto da Kiev. I numeri parlano di 500mila profughi in viaggio da cinque giorni, le previsioni dicono che almeno un cittadino ucraino su dieci potrebbe decidere di fuggire dal Paese: quattro milioni di persone, potenzialmente, sono pronte a chiedere asilo agli Stati dell’Unione. Ma potrebbero spostarsi addirittura in sette milioni, secondo le autorità internazionali, se non si dovesse trovare a breve una soluzione pacifica.

La situazione più calda resta quella al confine con la Polonia, che ha annunciato porte aperte a chi scappa dal conflitto per bocca del suo premier Mateusz Mo- rawiecki: sarebbero 280mila le persone che hanno già trovato ospitalità da amici e parenti, oltre che nei campi allestiti per l’emergenza. Si viaggia a un ritmo di 100mila passaggi al giorno e anche Moldavia, Romania, Ungheria e Slovacchia sanno di dover affrontare in queste settimane l’impatto maggiore dell’ondata migratoria. Poi c’è il resto del Vecchio continente. La Commissione Ue sta studiando un piano che garantisca per la prima volta l’applicazione della direttiva Ue sulla protezione temporanea dei migranti, ideata proprio per affrontare i casi di afflusso massiccio di sfollati: non dovrebbero esserci quote obbligatorie per la redistribuzione dei rifugiati, ma un sistema di distribuzione su base volontaria. Starà poi ai singoli Stati predisporre l’ospitalità sul territorio. Tutti i governi hanno già fatto intendere di voler ragionare su una logica di solidarietà condivisa, in attesa di capire numeri e tempi dell’impegno umanitario che li attende. Alla prova, inutile dirlo, saranno anche gli esponenti dei partiti sovranisti e identitari: se il blocco di Visegrad sembra aver cambiato orientamento in materia di migranti, dopo le chiusure del passato, ieri a stonare nel coro pressoché unanime di voci a favore dell’accoglienza è stato il candidato di estrema destra all’Eliseo, Eric Zemmour. L’arrivo di rifugiati ucraini? «Rischia di destabilizzare la Francia già sommersa dall’immigrazione – ha detto –. Preferisco che stiano in Polonia».

Anche l’Italia, nel Consiglio dei ministri di ieri, ha dedicato al capitolo rifugiati un’attenzione prioritaria. In concreto, dichiarando lo stato d’emergenza fino al 31 dicembre proprio per l’assistenza ai profughi, saranno 16mila i posti in più per chi arriva dall’Ucraina: 13mila nel sistema dei Centri di accoglienza straordinaria, i Cas, che potranno essere attivati dai prefetti e ulteriori 3mila posti nel sistema Sai, con ospitalità diffusa sul territorio. La vera novità però riguarda il fatto che i cittadini ucraini saranno ospitati «indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale ». L’obiettivo è «assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale in conseguenza della grave crisi internazionale in atto. In merito – ha sottolineato l’esecutivo – sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali per consentire di organizzare ed attuare gli interventi più urgenti». La comunità ucraina in Italia è composta da circa 250mila persone, nella stragrande maggioranza perfettamente integrate e con un lavoro, molte delle quali hanno lasciato i familiari nel loro Paese d’origine. È possibile dunque che i primi ad arrivare in Italia saranno i parenti di chi già vive nella penisola. Ieri si è svolto anche un incontro operativo nel quale il capo del Dipartimento Fabrizio Curcio ha fatto il punto della situazione sulle attività di assistenza con le Regioni. Nei prossimi giorni, sotto la regia del Viminale, si compiranno ulteriori passi per garantire la miglior gestione possibile della crisi umanitaria. (Diego Motta - Avvenire)

Cei: si depongano le armi

1 Marzo 2022 -

Roma - La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi ieri mattina a Firenze all’indomani della chiusura dell’Incontro "Mediterraneo frontiera di pace" rinnova l’appello espresso in questi giorni insieme ai 60 Vescovi del Mediterraneo presenti a Firenze: si depongano subito le armi e si promuova ogni azione a favore della pace. L’esperienza vissuta a Firenze - sottolinea la presidenza - indica "un percorso condiviso: attraverso l’ascolto e il dialogo, è possibile superare ogni motivo di conflitto e costruire ponti di pace. Allo stesso tempo, si chiede a tutte Chiese che sono in Italia di unirsi in una corale preghiera per la pace e di aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per domani 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri".

La Russia e l’Ucraina sono in guerra: alcune riflessioni a caldo raccolte nella Comunità cattolica italiana di Mosca

28 Febbraio 2022 - Mosca - La Comunità cattolica italiana presente a Mosca ha appreso con grande sorpresa la notizia dell’avvio della guerra tra la Russia e l’Ucraina direttamente dai media. Molti avevano posto la fiducia e la speranza che si scongiurasse il conflitto armato nella riuscita dei colloqui intrapresi dalle diplomazie occidentali con entrambi i Paesi in contrapposizione tra loro. Alcuni movimenti cattolici già da alcune settimane prima dell’inizio delle operazioni militari della Russia concentrate lungo il confine russo-ucraino, avevano invitato i credenti (sia cattolici che ortodossi) ad incontri di preghiera comune per la pace mediante i mezzi di comunicazione online collegati con l’Italia. Purtroppo, il 24 febbraio è accaduto il peggio! La Russia ha avviato le operazioni militari entrando nel territorio dell’Ucraina. La preoccupazione nella Comunità cattolica italiana è così cresciuta di giorno in giorno. Non si conoscono le conseguenze a breve, medio e lungo termine di questo conflitto armato non solo in termini di “quantità” di perdite di vite umane tra le forze armate e la popolazione civile. È incerta anche la quantificazione della portata delle ricadute negative sull’economia ed è a rischio l’interruzione delle relazioni commerciali tra la Russia e i paesi Europei, e principalmente con l’Italia. Dal 2014 le sanzioni dei Paesi occidentali inflitte alla Russia, anche se hanno frenato lo sviluppo del Paese, non hanno raggiunto gli obiettivi sperati. Adesso lo scenario economico dell’isolamento della Russia - che si profila all’orizzonte con la guerra in atto - e le nuove sanzioni economico-finanziarie preoccupano molti imprenditori italiani che operano da tempo in Russia. Se fino ad ora molte aziende italiane riuscivano ancora a mantenere in piedi delle attività e gli scambi commerciali con essa, ora molti dei nostri connazionali che vivono in Russia ed hanno una propria attività commerciale o sono presenti con contratti di lavoro con imprese americane od europee rischiano di dovere lasciare la Russia già in tempi brevi. In queste ore in cui sembra prevalere il potere della forza militare, i cattolici italiani a Mosca affermano, senza alcuna esitazione, che ancora e sempre si deve credere nella costruzione della pace, nei processi del dialogo, negli strumenti della politica. Il dialogo è la sola via da percorrere per riportare la pace in Ucraina, Russia e nel resto dell’Europa dell’Est. La guerra è un male assoluto e la Comunità cattolica italiana a Mosca la condanna e la rifiuta quale strumento di morte che non conduce alla soluzione delle controversie tra gli Stati e a contenere i nazionalismi. La scelta delle sanzioni dure contro la Russia, di cui si sta discutendo da alcuni giorni nei Paesi occidentali, va perseguita con molta cautela, perché non sia parte della stessa logica della guerra e delle contrapposizioni di forza. Oltre a condannare la guerra - che è un male per tutti -, per costruire la pace vanno pure riconosciute tutte le responsabilità e tutti gli attori che hanno preso parte alla contrapposizione e fatto crescere le tensioni. Ciò che è accaduto non è una scelta unilaterale pianificata da tempo solo dalla Russia. L’Occidente ha altrettanto delle proprie responsabilità in questo conflitto. Dal 2014 non ha prestato la giusta attenzione a quanto stava accadendo nel Donbass. Assieme alla Nato che ha incrementato via via dal 1992 in poi la presenza di armamenti nucleari e basi militari dislocandoli negli Stati dell’Est Europa - che prima erano sotto l’influenza della Russia - sono stati alterati quegli equilibri geopolitici che per molti decenni avevano comunque garantito una “non belligeranza” tra Russia ed Occidente nel cuore dell’Europa. Sui social network molti italiani hanno espresso la propria condanna a quanto sta succedendo, il sostegno agli ucraini in termini di preghiera e di condivisione. Nei giorni scorsi, la Comunità di Sant’Egidio, presente con i propri volontari in Ucraina e nella capitale Kiev ha reso noto un manifesto con un appello per il cessate il fuoco nella città di Kiev. Nel momento in cui l'uomo non riconosce Dio come il principio e il fine di ogni autorità, qualsiasi forma di potere non può che essere dittatoriale. Dobbiamo imparare innanzitutto noi che l'unica possibilità di vivere nella pace e diffonderla è il perdono. Come ci ha ricordato l’arcivescovo di Mosca mons. Paolo Pezzi: «Occorre ripartire dal perdono. Il perdono però chiede una conversione del cuore perché chiede di cambiare lo sguardo sull’altro. Certo, è un miracolo. Però, non dobbiamo dimenticare che la preghiera è veramente potente. Non è quello che si fa quando ci si trova sull’ultima spiaggia e non si ha altro da fare». Nelle ultime ore di oggi 28 febbraio il mondo è in trepidazione ed in attesa di conoscere se verrà presa la decisione di porre fine alle ostilità e alla guerra con un accordo di pace tra le due delegazioni della Russa e dell’Ucraina che si stanno incontrando in una località della Bielorussia. (don Giampiero Caruso)

Ucraina: il vescovo di Novara ha incintrato la comunità del territorio

28 Febbraio 2022 - Novara - Il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, accompagnato dal vicario generale don Fausto Cossalter, ha fatto visita alla parrocchia ucraina della Natività di Maria Vergine, riunita nella chiesa del Carmine per la celebrazione domenicale presieduta dal parroco don Yuriy Ivanyuta. "Possiamo solo immaginare – ha detto il vescovo – le vostre paure, l’apprensione per i vostri cari rimasti in patria, lo sgomento nel vedere le immagini e nell’apprendere le notizie di questa guerra incomprensibile che come prima vittima ha il vostro popolo. Ma la mia presenza qui, oggi, è per dirvi e manifestarvi ancora una volta la nostra vicinanza e il nostro affetto". Alla fine della celebrazione, cui erano presenti anche il presidente della provincia di Novara Federico Binatti e il consigliere regionale Federico Perugini, sul sagrato della chiesa il vescovo si è fermato a lungo per ascoltare e incontrare i fedeli ucraini. La visita del vescovo alla comunità ucraina arriva nella giornata che proprio mons. Brambilla ha voluto dedicare alla preghiera per la pace e soprattutto per la cessazione delle ostilità in Ucraina, con l’invito a tutte le comunità parrocchiali della diocesi a dedicare nelle messe domenicali di oggi delle intenzioni particolari perché il conflitto si fermi. Invito rilanciato per il prossimo Mercoledì delle Ceneri, quando il vescovo, raccogliendo l’appello di papa Francesco ha chiesto di vivere l’avvio della Quaresima con una giornata di digiuno e preghiera.  

Ucraina: in diocesi di Casale Monferrato raccolta fondi per l’accoglienza dei profughi nella diocesi slovacca di Kosice

28 Febbraio 2022 -
Casale Monferrato - "Papa Francesco ha chiesto che il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, si vivesse nel digiuno e nella preghiera per implorare da Dio il dono della pace in Ucraina. Noi vogliamo dare anche un segno concreto di solidarietà ai profughi che stanno lasciando la loro terra bombardata dagli usurpatori russi. Siamo in contatto con l’arcivescovo slovacco greco-cattolico, mons. Vasil Cyril, che, con la sua diocesi di Košice (in cui il santuario della Madonna di Klokociov è gemellato con il nostro santuario di Crea) sta affrontando il servizio di prima accoglienza di anziani, donne e bambini ucraini che varcano la frontiera slovacca. Sosteniamo questi fratelli e sorelle in questo momento così drammatico per la loro vita”. Lo ha scritto il vescovo di Casale Monferrato, mons. Gianni Sacchi, invitando la comunità diocesana a sostenere concretamente quest’opera di solidarietà. Nelle messe del mercoledì delle Ceneri, il 2 marzo, tutte le offerte raccolte nelle chiese e nelle parrocchie saranno destinate al servizio della carità che la diocesi di Košice sta svolgendo verso tutti i profughi. La Chiesa monferrina raccoglierà le offerte entro sabato 5 marzo, in Curia, per poter subito procedere al bonifico di quanto raccolto “affinché – conclude mons. Sacchi – l’arcivescovo Cyril con la sua diocesi possa garantire questo servizio di carità e di accoglienza”.

Ucraina: la vicinanza della diocesi alla comunità ucraina del territorio

28 Febbraio 2022 -
Carpi - La Chiesa di Carpi ha voluto testimoniare ieri, domenica 27 febbraio, la propria vicinanza alla comunità ucraina presente sul territorio diocesano “per condividere nella preghiera il dolore e la preoccupazione per le conseguenze sulla popolazione dell’invasione russa in atto in questi giorni”. Nella chiesa di San Bernardino Realino, dove abitualmente si ritrova la comunità ucraina per la preghiera e per celebrare la messa, era presente l’assistente spirituale don Alessandro Sapunko con una nutrita delegazione di cittadine e cittadini ucraini. Il sacerdote e i fedeli ucraini, spiega la diocesi di Carpi in una nota, sono stati accolti al termine della messa della comunità parrocchiale di San Bernardino dal vicario generale, mons. Ermenegildo Manicardi, insieme dal parroco don Mauro Pancera e al vicario episcopale per la carità don Riccardo Paltrinieri, che ha espresso a nome del vescovo, mons. Erio Castellucci, la solidarietà della Chiesa di Carpi per questo momento drammatico che stanno vivendo i familiari rimasti in Ucraina e per la sofferenza di chi da qui segue con apprensione lo sviluppo degli eventi bellici. “Nelle parole di don Alessandro – prosegue la nota – in breve il racconto della storia sofferta dell’Ucraina e il desiderio di libertà e di pace che anima questo popolo e la richiesta di continuare con la preghiera e con l’aiuto per le necessità che si manifesteranno sia per la gente in Ucraina sia per i profughi che arriveranno anche qui in Italia”. Hanno portato la loro solidarietà alla comunità ucraina anche Roberta Della Sala, operatrice Caritas e della Consulta per gli stranieri, la Migrantes di Carpi con Elena Zuffolini e Maurizio Maio. Al termine un momento di preghiera sentito e commosso vissuto con la comunità ucraina ha concluso questo primo incontro. In serata, poi, alle 18.30 nella chiesa del Corpus Domini a Carpi, l’Azione Cattolica diocesana ha accolto la comunità ucraina nella celebrazione della santa messa presieduta da mons. Manicardi.

Diocesi di Padova: preghiera per la pace e disponibilità all’accoglienza

28 Febbraio 2022 - Padova - La Chiesa di Padova è vicina alle popolazioni dell’Ucraina che stanno vivendo il dramma della guerra e in particolare esprime profonda solidarietà alle moltissime persone ucraine che vivono nel territorio diocesano e alle comunità cattoliche di rito bizantino presenti. "La sofferenza della guerra ci tocca da vicino e ci uniamo all’appello di pace di papa Francesco" sottolinea il vescovo, mons. Claudio Cipolla – che invita le comunità cristiane a pregare quotidianamente per la pace. Inoltre, in comunione con il Pontefice e con i vescovi italiani, invita a vivere mercoledì 2 marzo, mercoledì delle Ceneri con cui prende inizio la Quaresima, una giornata di digiuno e di preghiera intensa per la pace. Proprio mercoledì 2 marzo, la Chiesa di Padova propone e invita a un momento di “Preghiera di pace”, che si terrà alle ore 20, sul sagrato della Cattedrale, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco che alimenteranno un “braciere di pace”. Hanno già accolto l’invito: la comunità cattolica ucraina di rito bizantino, le associazioni e aggregazioni cattoliche solitamente impegnate nei percorsi e nella marcia per la pace (Azione cattolica, Agesci, Noi Associazione, Csi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Focolarini, Acli, Csi...); la chiesa ortodossa greca, la chiesa ortodossa rumena, la chiesa ortodossa moldava, la chiesa valdese metodista di Padova. Sarà un momento di preghiera e di vicinanza al popolo ucraino e una corale invocazione di pace, con la presenza di mons. Cipolla.  A seguire si potrà vivere la celebrazione della santa messa con il rito di imposizione delle Ceneri, alle ore 20.30, in Cattedrale, presieduta dal vescovo. La preghiera per la pace verrà anticipata e accompagnata da un momento di riflessione e confronto, promosso dagli uffici della Pastorale sociale e del lavoro e Migrantes della diocesi e dal  settimanale diocesano La Difesa del popolo. Sarà un incontro on line, in diretta You Tube sul canale della Diocesi, in programma questa sera  alle ore 18.30, che vedrà varie voci a confronto sulla situazione in Ucraina, gli scenari che si aprono, la realtà delle comunità cattoliche nel paese che vive il conflitto e nel territorio diocesano. Saranno ospiti Paolo De Stefani del Centro diritti umani dell’Università di Padova; il missionario in Ucraina don Moreno Cattelan, della congregazione di Don Orione, Piccola Opera della Divina Provvidenza; don Ivan Chverenchuk, parroco della comunità ucraina cattolica di rito bizantino; suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro e don Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio Migranes moderati da Luca Bortoli, direttore del settimanale diocesano. Sempre a Padova il vescovo mette a disposizione vitto e alloggio al Seminario minore rispondendo a un appello di aiuto dell’associazione “Lisolachenoncè Teolo ODV”, che sta cercando di far arrivare in Italia, e più precisamente a Padova, una sessantina di bambini e ragazzi provenienti da un orfanatrofio ucraino. ll vescovo ha dato disponibilità per l’accoglienza (vitto e alloggio) nei locali del Seminario minore di Rubano, lasciando poi la gestione della presenza all’associazione, che dal 1999 si occupa di accoglienza ai bambini orfani ucraini ed è presieduta da Paolo Giurisato. Al Seminario di Rubano si sta organizzando l’accoglienza. Un tam tam social ha portato molte persone a farsi presente portando molti aiuti.

Mons. Perego: “tendere la mano all’accoglienza”

27 Febbraio 2022 - Firenze - “Tendere la mano all’accoglienza. Nessuno può tirarsi indietro. E’ l’occasione per l’Europa di essere unita nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle “. Lo ha detto questa mattina il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, durante la trasmissione di Rai Uno “A Sua immagine”. Mons. Perego ha sdetto, poi, che la Chiesa Italiana è molto vicina alle 150 comunità ucraine in Italia e con loro prega per una risoluzione pacifica di questa “assurda e inutile guerra”. (R.I.)

Ucraina: oggi preghiera a Roma con il card. De Donatisnella cattedrale dei Santi Sergio e Bacco degli ucraini

25 Febbraio 2022 -
Roma - La comunità diocesana di Roma si stringe ai fratelli ucraini in un momento di preghiera: oggi, venerdì 25 febbraio, alle ore 19, nella cattedrale dei Santi Sergio e Bacco degli ucraini si terrà la celebrazione dei vespri. Interverranno il cardinale vicario Angelo De Donatis; il vescovo Dionisio Lachovicz, esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia; il vescovo ausiliare di Roma, mons. Benoni Ambarus; il parroco dei Santi Sergio e Bacco, don Taras Ostafiiv. Parteciperanno anche mons, Pierpaolo Felicolo e don Pietro Guerini dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma.
"Come ci ha invitato a fare il nostro vescovo Papa Francesco, vogliamo intensificare la nostra preghiera per la pace", dice il card. De Donatis: "vogliamo pregare insieme ai nostri fratelli e sorelle della comunità cristiana ucraina di Roma e in questo modo far sentire la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutta la popolazione ucraina, così duramente provata da questi giorni di guerra".
"La comunità ucraina di Roma è formata soprattutto da donne, ma ci sono anche tante famiglie", spiega mons. Felicolo, direttore della Migrantes di Roma: "è una comunità laboriosa, attiva nell’accompagnare gli anziani, nel lavoro domestico, e tutti sono qui con la prospettiva di poter aiutare i parenti rimasti in Ucraina. È visibile e palpabile la preoccupazione, perché tutti hanno familiari e amici che stanno combattendo o rifugiati nelle stazioni della metropolitana. C’è un grande desiderio di pace e sia nella cattedrale dei Santi Sergio e Bacco che nella basilica di Santa Sofia le persone si recano incessantemente per pregare". Lo conferma il parroco don Ostafiiv: "La cattedrale dei Santi Sergio e Bacco degli ucraini è aperta dalle 6.30 del mattino fino alla sera tardi e tanti vengono anche durante le pause del lavoro per dire una preghiera. Tutti sono in stretto contatto con i propri familiari che stanno vivendo questa terribile situazione di guerra".

Ucraina: accoglienza per i profughi nel monastero Don Orione di Leopoli

25 Febbraio 2022 - Roma - "In questo momento ci siamo riuniti tutti nel monastero di Leopoli che abbiamo deciso di mettere a disposizione dei profughi e di quanti avranno bisogno. L'altra nostra priorità è la tutela degli 8 ragazzi disabili che vivono nella nostra comunità. Se il conflitto dovesse arrivare drammaticamente anche qui saremo costretti a portarli nelle nostre case in Polonia o in Italia". Lo dice don Moreno Cattelan, missionario orionino in una dichiarazione rilanciata dall'Ufficio Stampa dell'Opera Don Orione. In questo momento si sta tenendo una riunione per organizzare ogni possibile scenario soprattutto per la tutela dei ragazzi disabili presenti. "Da ieri sera - aggiunge Don Cattelan - a Leopoli non esce nessuno. Tutti siamo in attesa. La paura è quella principale dei bombardamenti. Il nostro chierico non potrà lasciare il paese perchè c'è il richiamo alla leva militare per tutti i cittadini ucraini abili dai 18 ai 60 anni. Vi chiedo soprattutto di pregare per noi. Non lasceremo il popolo ucraino. Noi rimaniamo qui!".

Ucraine in Italia: la voce delle badanti, temiamo per i nostri figli

25 Febbraio 2022 - Roma - Sono circa 160mila le donne venute dall’Ucraina per lavorare nelle famiglie italiane come colf o baby-sitter oppure per assistere anziani e malati non autosufficienti. Si tratta del 15% degli stranieri impiegati nel settore domestico (con contratti o irregolari) in Italia, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Una parte consistente (il 76,6%) dei 236mila ucraini residenti nel nostro Paese. Badanti, età media 50 anni, che vivono perlopiù nel domicilio dell’assistito o da sole. Storie diverse ma simili di emigranti che lavorano per inviare i soldi a casa e dare un futuro ai figli (141 milioni di euro le rimesse nel primo semestre 2021). Ludmilla, 55 anni, fa le pulizie in appartamenti nel quartiere Rubattino a Milano e arriva da Cernivci, nella zona a Sud-Ovest dell’Ucraina, vicino al confine con la Romania: è terrorizzata anche se lì la situazione sembra per il momento abbastanza tranquilla. Il marito e i due figli ormai adulti vivono e lavorano nel loro Paese: avrebbero dovuto raggiungerla fra qualche giorno per trascorrere insieme, in Italia, le festività pasquali ma anche le frontiere con la Polonia e la Romania sono chiuse e le automobili non possono passare. Aerei e treni non possono partire. «La mia vita è spezzata in due – afferma – e i miei cari in queste ore sono presi dall’angoscia, soprattutto di notte, per paura dei bombardamenti, anche se lì la guerra sembra ancora lontana». È disperata e non sa darsi una spiegazione di quello che succede in Ucraina: «Ma cosa vogliono? La Russia e l’Occidente si sono presi già tutto... ». La speranza, per lei e per gli altri cittadini ucraini che si trovano in Italia, è che si possa raggiungere al più presto un accordo politico internazionale che allontani il rischio di altri morti e distruzioni. Sonia, 60 anni, è collaboratrice domestica in una famiglia di Bologna, è stravolta, piange e non riesce quasi a parlare. Si trova in uno stato di ansia scoppiato all’improvviso, quando ieri mattina ha saputo dalla televisione dell’attacco delle truppe russe al suo Paese: il marito, la figlia e la sorella invalida abitano alla periferia di Kiev e le hanno detto in una breve telefonata che sentono i colpi dell’artiglieria che si avvicinano alla città. «Prima tornavo due volte l’anno a casa, l’ultima è stata a dicembre per la seconda dose del vaccino anti-Covid, e adesso non so quando potrò riabbracciarli» commenta. Sonia ha lasciato trent’anni fa la sua casa sulla riva del fiume Dnepr per andare a lavorare come collaboratrice domestica prima in Portogallo poi in Francia e Germania e infine in Italia, dove dice di trovarsi benissimo: «In Ucraina di lavoro non ce n’è ma io dovevo portare i soldi a casa per far studiare mia figlia, che è stata cresciuta dalla nonna, e per far curare mia sorella malata». Sacrifici ripagati. «Ma adesso, con la guerra, ho paura che tutto quello che abbiamo realizzato possa crollare». Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, ha espresso intanto «forte vicinanza al popolo ucraino che con grande dedizione e sacrificio da anni si occupa dei nostri anziani e delle nostre case». «La guerra è il più grande disastro e la più grande pazzia che l’uomo può fare – sostiene don Igor Krupa, parroco della comunità ucraina di Milano, che si riunisce nella chiesa ortodossa di Largo Corsia de’ Servi – noi facciamo parte di quella generazione che la guerra la vede solo dai filmati ma in Ucraina la guerra c’è dal 2014: nel Donbass non hanno mai smesso di sparare e tanti ragazzi hanno continuato a morire». Don Igor racconta di una «grandissima preoccupazione che si respira nella sua numerosa comunità costituita da famiglie con figli nati in Italia e da tante donne venute nel capoluogo lombardo per lavorare con il sogno di ritornare un giorno in Ucraina, dove vivono i loro parenti. A Prato la comunità cattolica ucraina di rito bizantino è guidata da don Nicola Dzudzar: una sessantina di persone. Di solito si ritrovano in preghiera due giorni alla settimana nella chiesa di Santa Margherita, all’angolo con piazza Mercatale. «Ogni celebrazione termina con un inno religioso, il cui incipit è “O grande Signore unico proteggi l’Ucraina” – afferma don Nicola -. Un’invocazione alla protezione divina, per il Paese, il popolo, la nazione, la Chiesa e i fedeli. Una preghiera quanto mai adatta in questo periodo». Pregare per la pace in Ucraina, oggi alle 21 in Duomo, con la recita del rosario: un’iniziativa, spontanea e nata dal basso, accolta con favore dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini. Preghiere speciali sono state organizzate per la comunità ucraina anche a Firenze, nella chiesa dei Santi Simone e Giuda, dal parroco don Volodymyr Voloshyn, e a Pisa, in San Pierino. Manifestazioni di cittadini ucraini contro la guerra organizzate anche nelle piazze di Genova, Milano, Pescara e Bari. (Fulvio Fulvi - Avvenire)

Cei: tutte le Chiese in Italia unite in una preghiera corale

24 Febbraio 2022 -
Roma - "Le drammatiche immagini delle azioni militari in Ucraina provocano dolore e scuotono le coscienze. Nel condannare fermamente la scellerata decisione di ricorrere alle armi, esprimiamo vicinanza al popolo ucraino e alle comunità cristiane del Paese". Lo scrive questa sera la presidenza della Cei evidenziando che "ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, lacera il tessuto sociale e minaccia la convivenza tra le nazioni. La memoria di quanto accaduto nel Vecchio Continente nel secolo scorso deve indurci a rinnegare ogni discorso di odio e ogni riferimento alla violenza, spronandoci invece a coltivare relazioni di amicizia e propositi di pace".
"È il desiderio dell’umanità intera, è l’impegno dei Vescovi del Mediterraneo" che riuniti in questi giorni a Firenze per l’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace” hanno chiesto ad "una sola voce di far tacere le armi. Siamo chiamati, come diceva Giorgio La Pira, a 'usare il metodo d’Isaia: convertire, cioè, in investimenti di pace gli investimenti di guerra: trasformare in aratri le bombe, in astronavi di pace i missili di guerra!”".
La Cei fa appello  alla "coscienza di quanti hanno responsabilità politiche affinché si fermi al più presto la follia della guerra". Allo stesso tempo l'invito a tutte Chiese che sono in Italia a unirsi in una "corale preghiera per la pace" e ad aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri.

Ucraina: arcivescovo maggiore Shevchuk rifugiato nel sotterraneo della cattedrale della Resurrezione di Kiev

24 Febbraio 2022 -
Roma - Momenti di grandissima apprensione a Kiev. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, si è dovuto rifugiare, insieme ad altre persone, in un sotterraneo della Cattedrale della Resurrezione di Kiev a causa dei bombardamenti “intensi” in città. È quanto fa sapere al Sir don Andriy Soletskyy, del segretariato dell’arcivescovo Maggiore di Kiev, a Firenze dove sta partecipando all’incontro dei vescovi del Mediterraneo. Prima di lasciare la sua residenza, l’arcivescovo maggiore ha potuto comunicare al Sir come sta evolvendo la situazione in città e nel paese. “Stanotte – racconta – l’esercito russo ha attaccato l’Ucraina. Purtroppo, il governo russo ha scelto la guerra. La mattina presto abbiamo sentito i bombardamenti ed esplosioni anche a Kyiv. Ci sono già decine di morti. L’esercito ucraino non sta deponendo le armi e difende il nostro Paese. Ovviamente, molti sono nel panico ma facciamo di tutto per tenere la popolazione lucida e organizzata”. L’arcivescovo Sviatoslav conferma la decisione della chiesa ucraina di non abbandonare il suo popolo. E soprattutto di aprire chiese e strutture a quanti nei giorni a venire avranno bisogno di aiuto e sostegno. “La nostra Chiesa sarà sempre con il suo popolo”, dice Sua Beatitudine. “Abbiamo l’esperienza della guerra all’Est dell’Ucraina ormai da 8 anni. Cerchiamo di organizzare bene la rete degli aiuti umanitari, metteremo a disposizione della gente, in caso di emergenza, le nostre chiese e gli edifici cha abbiamo in disposizione per salvare ogni vita. Ricordiamo che le nostre chiese erano già diventate ospedali da campo nei tempi della Rivoluzione della dignità”. L’arcivescovo lancia quindi un appello: “Continuiamo chiedere alla comunità internazionale di essere uniti con noi, di credere nell’Ucraina che oggi difende la pace in Europa a costo del sangue dei propri figli. Ogni sforzo su ogni campo è molto importante”. E aggiunge: “Stamattina ho fatto di nuovo un appello al popolo ucraino, chiedendo di mettersi al servizio uno all’altro, di essere solidarietà, di difendere la nostra Patria. Noi siamo un popolo che ama la pace, non vogliamo fare la guerra con nessuno, non pretendiamo il territorio di nessun altro paese, ma saremo predisposti fino all’ultimo a difendere la nostra casa comune che è la nostra cara terra ucraina”.
 

Ucraina: oggi nella parrocchie di Porto Santa Rufina Adorazione per chiedere a Dio il dono della pace

24 Febbraio 2022 -
Roma - Oggi, in tutte le parrocchie di Porto Santa Rufina verrà celebrata un’ora di Adorazione eucaristica per chiedere a Dio il dono della pace. A seguito delle “notizie sempre più preoccupanti che arrivano dalla Russia e dall’Ucraina”, l’invito del vescovo, mons. Gianrico Ruzza, è rivolto “a tutte le comunità parrocchiali e religiose” alle quali è chiesto di “impegnarsi ad offrire al Signore un’ora di Adorazione eucaristica, pregando per la pace”.

Ucraina: Vescovi Europei, “nel nome di Dio, fermatevi”

24 Febbraio 2022 -

Firenze - Da Firenze, dove si sta svolgendo l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), rivolge un accorato appello per la pace in Ucraina. Le Chiese che sono in Europa "condannano con forza quanto è accaduto questa notte in Ucraina: bisogna agire insieme e con determinazione per porre fine immediatamente all’aggressione russa e fare tutto il possibile per proteggere donne, uomini e bambini innocenti: nel nome di Dio fermatevi adesso!". La Comunità internazionale, e in modo particolare l’Unione Europea, "non lasci intentata nessuna via per fermare questo conflitto, perché le armi cedano il passo al dialogo e ai negoziati, perché venga difeso il diritto internazionale, l’indipendenza e la sovranità territoriale dell’Ucraina. Perché si ponga fine a una guerra che dall’Ucraina si estenderebbe inevitabilmente agli Stati vicini e diventerà una minaccia per tutta l’Europa.  I vescovi europei e le comunità cristiane pregano per le vittime di questo conflitto e per i loro familiari, sono vicini a quanti soffrono per questi atti di violenza. Si uniscono all’invito di Papa Francesco che chiede preghiera e digiuno per la pace: 'La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra'".

 

Ucraina: una preghiera per la pace questa sera su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio

24 Febbraio 2022 -

Roma - La Comunità di Sant’Egidio promuove una veglia di preghiera per la pace in Ucraina questa sera (giovedì 24 febbraio), alle 20, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, in collegamento streaming con tutti i paesi in cui è presente nel mondo. “E’ la nostra prima, spontanea, risposta alla tragedia che si sta consumando in queste ore in Ucraina – spiega la Comunità - Non ci si può rassegnare alla guerra come ultima parola, ma occorre chiedere incessantemente la pace. E’ ciò che imploriamo per il bene dell’Ucraina e del mondo intero rivolgendoci a tutti, a partire da chi ha responsabilità sulle nazioni. Invitiamo tutti a unirsi a noi per fermare la follia del ricorso alle armi”.

Roma, 24 febbraio 2022

“Si fermi la follia della guerra”: l’appello dall’incontro sul Mediterraneo di Firenze

24 Febbraio 2022 -
Firenze - I Vescovi del Mediterraneo, riuniti a Firenze per l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, esprimono "preoccupazione e dolore per lo scenario drammatico in Ucraina, e rinnovano la loro vicinanza alle comunità cristiane del Paese". Accogliendo l’invito di Papa Francesco a vivere il 2 marzo una giornata di digiuno e preghiera per la pace, i Vescovi - si legge in una nota - "fanno appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Ogni conflitto porta con sé morte e distruzione, provoca sofferenza alle popolazioni, minaccia la convivenza tra le nazioni. Si fermi la follia della guerra! I Vescovi del Mediterraneo conoscono bene questo flagello, per questo chiedono a una sola voce la pace".

Papa Francesco indice una Giornata di digiuno per la pace: “ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina”

23 Febbraio 2022 - Città del Vaticano - "Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina". Lo ha detto questa mattina Papa Francesco al termine dell'Udienza Generale. "Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane - ha aggiunto - si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte". Da qui l'appello Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici". Il Pontefice prega "prega" tutte le parti coinvolte perché "si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale". Papa Francesco rivolge, poi, un appello a  tutti, "credenti e non credenti": "Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno". Da qui l'invito ad una giornata di digiuno per la pace, il 2 marzo prossimo, Mercoledì delle Ceneri e incoraggia "in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra".