19 Novembre 2025 - Papa Leone XIV ieri, nella ormai consueta finestra di dialogo coi media del martedì a Castel Gandolfo, ha parlato anche del documento dei vescovi Usa sul trattamento dei migranti negli Stati Uniti. Una lettera pastorale scritta per dire “no” alle espulsioni di massa, che esprime preoccupazione per la situazione nel Paese e ribadisce che sicurezza nazionale e tutela della dignità umana non sono incompatibili.
In merito, come riportato da Vatican News, il Papa ha espresso apprezzamento per lo statement dei vescovi definendolo “molto importante”. “Vorrei invitare, soprattutto tutti i cattolici, ma anche le persone di buona volontà, ad ascoltare attentamente ciò che hanno detto. Credo che dobbiamo cercare modi per trattare le persone con umanità, trattandole con la dignità che hanno”.
“Se qualcuno si trova negli Stati Uniti illegalmente, ci sono modi per farlo. Ci sono i tribunali. C'è un sistema giudiziario. Credo che ci siano molti problemi nel sistema. Nessuno ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero avere frontiere aperte”, ha sottolineato il Pontefice. “Penso che ogni Paese abbia il diritto di determinare chi, come e quando le persone entrano”.
Tuttavia, ha aggiunto, “quando le persone vivono una buona vita, e molte di loro da 10-15-20 anni, trattarle in un modo che è a dir poco estremamente irrispettoso, e c’è stata qualche violenza... Allora i vescovi sono stati molto chiari in quello che hanno detto. Vorrei solo invitare tutti gli americani ad ascoltarli”, ha affermato papa Leone.
https://youtu.be/h8BXgj-RGk8?si=LLqbbGjPJqhgefcj
Tag: Stati Uniti
Il card. McElroy alla CNN su politica repressiva di Trump contro i migranti e “Alligator Alcatraz”: “Disumano e moralmente ripugnante”
4 Luglio 2025 - In un'ampia intervista a Chris Lamb per la CNN, il cardinale Robert McElroy, arcivescovo di Washington, DC, ha criticato aspramente la politica repressiva dell'amministrazione Trump in materia di immigrazione, definendo “disumani” e “moralmente ripugnanti” i rastrellamenti e le espulsioni degli immigrati.
“È giusto poter controllare i nostri confini. Tuttavia, ciò che sta accadendo ora va ben oltre”, ha detto il cardinale alla CNN. “Si tratta di una deportazione di massa e indiscriminata di uomini, donne, bambini e famiglie che letteralmente distrugge le famiglie e ha lo scopo di farlo”.
McElroy, che ha parlato alla CNN a Roma nello stesso giorno in cui Trump ha visitato un centro di detenzione per migranti in Florida noto come “Alligator Alcatraz”, ha affermato che il "meccanismo" utilizzato è quello di “creare paura” tra gli oltre 10 milioni di persone senza documenti negli Stati Uniti, la “grande maggioranza” delle quali ha lavorato duramente e contribuito alla società. “Questo non solo è incompatibile con l'insegnamento cattolico, ma è anche disumano e moralmente ripugnante”, ha aggiunto.
McElroy ha chiarito che il governo ha il diritto di espellere le persone condannate per “reati gravi”, aggiungendo che i problemi legati all'immigrazione sono radicati in un sistema politico americano che negli ultimi 15 anni non è riuscito ad affrontare la questione delle leggi sull'immigrazione e della loro riforma.
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Un momento dell'intervista di Chris Lamb (CNN) al card. McElroy[/caption]
Un momento dell'intervista di Chris Lamb (CNN) al card. McElroy[/caption]
Migranti Press | La dignità umana non è negoziabile. Il caso USAid
29 Aprile 2025 - La decisione del governo degli Stati Uniti di congelare gli aiuti esteri ha scosso profondamente il mondo umanitario, mettendo a rischio non solo servizi essenziali, ma anche la resilienza a lungo termine delle comunità più vulnerabili.
Lo scorso 24 gennaio, anche noi del Jesuit Refugee Service (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) abbiamo ricevuto una comunicazione ufficiale in cui ci veniva chiesto di interrompere immediatamente progetti di assistenza consolidati, che raggiungono oltre 100.000 rifugiati e sfollati in nove Paesi. Parliamo, ad esempio, del supporto psicosociale per membri della comunità yazidi in Iraq, sopravvissuti al genocidio del 2014 per mano dello Stato islamico; di attività di protezione dell’infanzia rivolte ai minori non accompagnati in Etiopia; di un progetto in India per rifugiati dal Myanmar, che prevede aiuti d’emergenza, servizi psicosociali e per la salute mentale.
L’amministrazione Trump ha escluso dal blocco solo le attività considerate “salva vita” in senso molto restrittivo: cibo, acqua e alcuni medicinali. Ma cosa significa davvero “salva vita”?
Uno dei nostri programmi più colpiti è il progetto educativo nell’est del Ciad, regione segnata da instabilità e povertà cronica. Qui il blocco dei fondi minaccia il sostentamento di 450 insegnanti e rischia di costringere decine di migliaia di studenti ad abbandonare la scuola, aumentandone significativamente il rischio di diventare vittime di trafficanti o di sfruttamento. Il congelamento ha colpito anche il supporto alla salute mentale per 500 studenti e le attività di sostentamento per le famiglie, rendendo ancora più difficile spezzare il ciclo della marginalizzazione.
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BAC exam in Farchana, Chad (foto: JRS).[/caption]
Possiamo davvero ridurre la sopravvivenza al solo accesso a cibo e acqua? Per noi, anche l’istruzione e il supporto alla salute mentale, che aiutano a curare i traumi e ricostruire il futuro, sono essenziali per vi- vere con dignità e sono spesso salva vita.
Eppure, viste le dichiarazioni di disimpegno da parte di un numero crescente di governi, la politica sarà sempre meno incline a finanziare attività di questo tipo. Stiamo già osservando un drammatico incremento della vulnerabilità di un numero incredibile di persone, costrette a pagare il prezzo di tali decisioni. Inoltre, la progressiva riduzione di risorse e opportunità non farà che acuire le tensioni, sia tra i rifugiati che tra le comunità locali. Altrettanto preoccupante è la crescente tendenza all’abbandono della cooperazione multilaterale, un pilastro fondamentale degli aiuti umanitari globali.
Il progressivo smantellamento di un sistema basato sulla solidarietà e su valori condivisi sta portando a un mondo frammentato, dove prevale la logica della forza. La politica tende sempre più a ridursi alla tutela del proprio tornaconto a scapito dell’impegno per il bene comune. Lo vediamo nell’ormai diffusa narrazione di odio e divisione che va ben oltre le semplici misure amministrative, nelle politiche migratorie e di accoglienza sempre più restrittive, nell’isolamento di governi autocratici che stringono accordi esclusivamente tra simili.
Stiamo assistendo a un passaggio verso un nuovo ordine globale, in cui le relazioni transazionali e l’interesse nazionale avranno la precedenza sulla dignità umana. A mio avviso, è questo l’aspetto più preoccupante di tutti: se non ci sono relazioni basate sul riconoscimento dell’altro e sulla pari dignità di ogni individuo, la strada verso il conflitto e la violenza è inevitabile.
Come JRS, sosteniamo le parole di papa Francesco nella lettera indirizzata ai vescovi degli Stati Uniti il 10 febbraio 2025: “Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male”. È necessario riscoprire il valore della solidarietà e del bene comune, riaffermando con decisione che la dignità umana non è negoziabile. Solo così potremo costruire un futuro che non lasci indietro nessuno e che non apra un mondo di odio in cui tutti noi dobbiamo vivere. (Michael Schöpf SJ, direttore internazionale del Jesuit Refugee Service - JRS su Migranti Press 3 2025)
BAC exam in Farchana, Chad (foto: JRS).[/caption]
Possiamo davvero ridurre la sopravvivenza al solo accesso a cibo e acqua? Per noi, anche l’istruzione e il supporto alla salute mentale, che aiutano a curare i traumi e ricostruire il futuro, sono essenziali per vi- vere con dignità e sono spesso salva vita.
Eppure, viste le dichiarazioni di disimpegno da parte di un numero crescente di governi, la politica sarà sempre meno incline a finanziare attività di questo tipo. Stiamo già osservando un drammatico incremento della vulnerabilità di un numero incredibile di persone, costrette a pagare il prezzo di tali decisioni. Inoltre, la progressiva riduzione di risorse e opportunità non farà che acuire le tensioni, sia tra i rifugiati che tra le comunità locali. Altrettanto preoccupante è la crescente tendenza all’abbandono della cooperazione multilaterale, un pilastro fondamentale degli aiuti umanitari globali.
Il progressivo smantellamento di un sistema basato sulla solidarietà e su valori condivisi sta portando a un mondo frammentato, dove prevale la logica della forza. La politica tende sempre più a ridursi alla tutela del proprio tornaconto a scapito dell’impegno per il bene comune. Lo vediamo nell’ormai diffusa narrazione di odio e divisione che va ben oltre le semplici misure amministrative, nelle politiche migratorie e di accoglienza sempre più restrittive, nell’isolamento di governi autocratici che stringono accordi esclusivamente tra simili.
Stiamo assistendo a un passaggio verso un nuovo ordine globale, in cui le relazioni transazionali e l’interesse nazionale avranno la precedenza sulla dignità umana. A mio avviso, è questo l’aspetto più preoccupante di tutti: se non ci sono relazioni basate sul riconoscimento dell’altro e sulla pari dignità di ogni individuo, la strada verso il conflitto e la violenza è inevitabile.
Come JRS, sosteniamo le parole di papa Francesco nella lettera indirizzata ai vescovi degli Stati Uniti il 10 febbraio 2025: “Ciò che viene costruito sul fondamento della forza e non sulla verità riguardo alla pari dignità di ogni essere umano incomincia male e finirà male”. È necessario riscoprire il valore della solidarietà e del bene comune, riaffermando con decisione che la dignità umana non è negoziabile. Solo così potremo costruire un futuro che non lasci indietro nessuno e che non apra un mondo di odio in cui tutti noi dobbiamo vivere. (Michael Schöpf SJ, direttore internazionale del Jesuit Refugee Service - JRS su Migranti Press 3 2025)
Acli e Fondazione Migrantes: “La verità sull’immigrazione degli italiani all’estero obbliga a ripensare le politiche migratorie dell’Italia e dell’Europa”
17 Marzo 2025 - Migrazioni e cittadinanza, la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo a New York.
“Non ci dobbiamo dimenticare dei volti dei migranti, sia quelli che arrivano nel nostro Paese sia i vostri, quelli dei tanti italiani che sono partiti o che stanno partendo. Ecco perché relegare la questione migrazione al tema dell’irregolarità o della clandestinità, applicando leggi disumane e facendo accordi con Paesi terzi per bloccare i flussi, serve solo per deumanizzare e non vedere che dietro il fenomeno migratorio ci sono persone in carne e ossa con le loro speranze”. Così Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, a commento del Rapporto Italiani nel Mondo 2024 (RIM), realizzato dalla Fondazione Migrantes, che per la prima volta è stato presentato a New York, presso la Saint Patrick’s Old Cathedral School.
“In questo modo rischiamo anche di deumanizzare noi stessi, – ha continuato Manfredonia – come se fossimo senza memoria e avessimo dimenticato l’emigrazione italiana, con le fatiche e le umiliazioni subite dai nostri connazionali. L’antidoto oggi è gestire il fenomeno migratorio, quindi accogliere e integrare con diritti e doveri, per creare responsabilità e accettare il contributo che ciascuno può portare. Vorrei poi sottolineare un punto molto importante, e cioè che noi siamo cittadini europei di nazionalità italiana e vogliamo rivendicare la nostra appartenenza a un modello di pace, convivenza e sviluppo sociale che passo passo ha accompagnato le nostre generazioni, compiendo un sogno che sembrava impossibile: far vivere in pace, sviluppo e libertà popolazioni che si sono odiate per secoli. Quello è il modello di cittadinanza che vorremmo per il mondo. Agli oltre 6 milioni di italiani all’estero dico: non dimenticateci. Aiutateci a leggere i nostri contesti, esercitate i vostri diritti e doveri. Avete il diritto di voto: la vostra partecipazione alla vita del nostro Paese è troppo importante per perderla”.
Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 il 23,2% di chi all’estero ha tra i 35 e i 49 anni, mentre il 21,7% appartiene alla fascia di età 18-34 anni. Ma nello stesso tempo esiste anche una certa mobilità degli over 50 e che, solitamente, viene definita come “mobilità previdenziale”, dimostrata in particolare dal fatto che gli over 65 sono aumentati del 12,9%. Ma il dato più interessante e che sfaterebbe molte leggende metropolitane sull’assedio dei migranti alle porte dell’Italia è che dal 2020 a oggi, l’Italia conta circa 652 mila residenti in meno, mentre gli italiani residenti all’estero sono oltre 6 milioni. Secondo il ministero dell’Interno, invece, per quanto riguarda gli sbarchi dei migranti nel nostro Paese, nello stesso periodo di tempo, ovvero tra 2020 e 2024, si è raggiunta la cifra di poco superiore a 430 mila persone.
“Ci sono voluti 19 anni perché il Rapporto Italiani nel Mondo arrivasse a New York – ha esordito Delfina Licata, curatrice del RIM – Nel frattempo i connazionali all'estero sono raddoppiati e in America sono cresciuti di oltre il 70%. Un'America e una New York profondamente cambiate da quel lontano 2006, anno della prima pubblicazione del Rapporto che la Fondazione Migrantes dedica alla mobilità italiana. Oggi siamo diventati una nazione dalle migrazioni plurime e complesse, pienamente protagonisti del cosmopolitismo e della circolazione europea, ma che soffre per una migrazione malata perché unidirezionale. Il lavoro da compiere è quello di guarire il processo migratorio trasformandolo da unidirezionale a circolare, unendo le partenze agli arrivi e ai ritorni. E questo lavoro è innanzitutto culturale. Ma dalla guarigione della ferita migratoria, che vede esaltare la perdita e non l'opportunità, occorre passare alle azioni concrete. Il RIM non è un progetto in solitaria, ma vive e si fortifica grazie alle reti tra menti pensanti e menti operanti, tra chi analizza e chi trova strategie con cui agire nel tessuto sociale”.
“Significa che la verità è che il tema di cui dovremmo occuparci è la perdita di italiani che lasciano il nostro Paese per cercare nuove opportunità – ha concluso Manfredonia – e di sicuro non sono le politiche ‘protezioniste’ sulla migrazione come minaccia e non come opportunità a risolvere il problema, ma semmai a aumentare la probabilità che gli italiani all’estero aumentino”.
Prima della presentazione del rapporto, la giornata è iniziata con la Messa, officiata dal presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, da don Luigi Portarulo, responsabile della comunità cattolica italiana a New York, da padre Giacomo Costa, accompagnatore spirituale delle Acli Nazionali e da don Giacomo Granzotto, assistente di mons. Perego.
La presentazione del Rapporto si è svolta nel primo pomeriggio di ieri, 16 marzo, con i saluti introduttivi di Paolo Ricotti, presidente del Patronato ACLI, che ha sottolineato come “il senso della nostra missione qui a New York con la Fondazione Migrantes è investire sulla cultura dei diritti sociali partendo dal lavoro straordinario del Rapporto Italiani nel Mondo. Lo facciamo proprio partendo dall’Italia che vive all’estero che, in molti casi, ha scelto di emigrare perché il nostro Paese non è all’altezza delle aspettative”. Dopo Ricotti sono intervenuti per un saluto Cristian Di Sanzo, deputato della Repubblica Italiana, Silvana Mangione, vicesegretaria del CGIE e il Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele.
Matteo Bracciali, membro della commissione scientifica del Rapporto Italiani nel Mondo e vicepresidente della Federazione delle Acli Internazionali, si è concentrato sul capitolo del RIM dedicato alla cittadinanza: “I numerosi saggi del Rapporto sul tema della cittadinanza, messa a confronto in molti Paesi del mondo, restituiscono una narrazione positiva fatta di persone che vogliono entrare a far parte di una comunità per condividerne i valori, goderne i diritti e ottemperare ai doveri. Questi elementi devono essere alla base della riforma della legge sulla cittadinanza – ha continuato Bracciali – che dopo 33 anni ha bisogno di essere aggiornata al contesto sociale di oggi per dare risposta ai ragazzi nati e cresciuti in Italia che chiedono di essere italiani e per rendere responsabili e consapevoli le nuove generazioni di italiani nel mondo”.
La chiusura dei lavori è stata affidata a mons. Gian Carlo Perego che ha sottolineato come “la cittadinanza è vita, significa dare la possibilità di rigenerarsi ai nostri territori, alle nostre città che stanno morendo. Il nostro Paese ha bisogno di aprirsi a chi desidera una vita migliore per creare generativitá nel tessuto sociale e non di chiudersi provocando la morte di territori e comunità. Il nostro Paese ha bisogno di una nuova lettura della propria storia di Paese di migrazioni in arrivo e in partenza che non è una sola storia di povertà ma è soprattutto un presente di sacrificio e riuscita, di comunità come quella intorno a Saint Patrick, giovane e dinamica, con il desiderio di stare insieme e riconoscersi in una italianità che viene sicuramente plasmata dalla migrazione, ma che non si allontana dall'affetto delle radici ben salde. Il nostro Paese ha bisogno di fare memoria con il volto proiettato non verso le spalle, ma davanti a sé per costruire un futuro in mobilità, partecipativo e partecipato nell'epoca delle migrazioni. Il nostro Paese ha, infine, bisogno di una cultura nuova che parta dallo studio rigoroso del presente che dall'analisi dei dati scientifici ci porti alla narrazione del chi siamo, volti e storie di un popolo in cammino".
La Fondazione Migrantes e le Acli negli Stati Uniti, tra cittadinanza civile e “cittadinanza celeste”
17 Marzo 2025 - 17 Marzo 2025 - La Fondazione Migrantes è impegnata negli Stati Uniti, insieme alle Acli, in una serie di iniziative civili ed ecclesiali pensate per le comunità cattoliche italiane.
Il 14 marzo, il Patronato delle Acli e la Fondazione Migrantes, grazie al supporto di We the Italians, sono stati ospiti dell'Italian American Museum di Little Italy, a New York City, nato per raccontare l’evoluzione dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti d'America, per un evento dal titolo “Italian American Sounds Good. New Italians in the USA, the value of the citizenship”.
Il prof. Joseph Scelsa, presidente di Italian American Museum ha innanzi tutto presentato il percorso che ha portato alla costituzione del museo. Tra gli interventi in programma, Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, ha riportato lo sguardo dall'Italia sulla comunità italo-americana e l'evoluzione nella comprensione di questo fenomeno nel nostro Paese.
Ricordiamo che negli Stati Uniti vivono oltre 320mila italiani con passaporto, il 5,2% degli oltre 6 milioni di cittadini italiani residente all’estero. Gli Usa sono il settimo Paese con maggiore presenza di cittadini italiani dopo Argentina, Germania, Svizzera, Brasile, Regno Uniti e Francia.
Il 16 marzo, invece, è stato presentato, alla Saint Patrick’s Old Cathedral School alla presenza di Istituzioni civili e religiose - per la prima volta a New York - proprio il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM), la pubblicazione che la Fondazione Migrantes dedica ogni anno alla mobilità degli italiani e delle italiane.
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Delfina Licata (Fondazione Migrantes)[/caption]
Le conclusioni sono state affidate, oltre che al presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, a mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes.
In questi giorni, mons. Perego ha presieduto anche due celebrazioni eucaristiche in italiano: la prima, il 15 marzo a Montclair (New Jersey) - una delle più radicate e antiche comunità di emigrati italiani negli Stati Uniti - presso la chiesa di Nostra Signora del Monte Carmelo; la seconda, subito prima della presentazione del RIM, il 16 marzo presso la Saint Patrick’s Old Cathedral School.
In entrambe le occasioni ha commentato le letture della II domenica di Quaresima, seguendo il filo tematico delle "promesse di Dio" che "trasfigurano l’uomo". Tra le altre cose ha voluto ricordare il patto e le benedizioni di Dio ad Abramo (Gn 15,5-12.17-18) in questo modo: "«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle», soggiungendo immediatamente «Tale sarà la tua discendenza». È la prima delle tante benedizioni che Dio darà al suo popolo assicurandogli fecondità, un popolo numeroso e potente sulla terra. Una ‘benedizione’ – ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti è anche la lunga schiera, il popolo dei migranti, tra i quali il popolo degli emigranti italiani a New York e nelle Americhe". Commentando, invece, la pagina di Paolo ai Filippesi (Fil 3,20-4,1) mons. Perego ha sottolineato la presenza di "un tema interessante e d’attualità, il tema della cittadinanza. Gli abitanti di Filippi erano orgogliosi di alcuni diritti particolari ricevuti dai romani. Paolo pone qui, come altrove – lui che è cittadino ebreo e cittadino romano - l’accento sull’aspirazione tutta spirituale a un’altra 'cittadinanza' di cui poter vantarsi dinanzi a Dio: quella celeste, conquistata in forza della grazia di Cristo, Signore dell’universo".
Delfina Licata (Fondazione Migrantes)[/caption]
Le conclusioni sono state affidate, oltre che al presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, a mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes.
In questi giorni, mons. Perego ha presieduto anche due celebrazioni eucaristiche in italiano: la prima, il 15 marzo a Montclair (New Jersey) - una delle più radicate e antiche comunità di emigrati italiani negli Stati Uniti - presso la chiesa di Nostra Signora del Monte Carmelo; la seconda, subito prima della presentazione del RIM, il 16 marzo presso la Saint Patrick’s Old Cathedral School.
In entrambe le occasioni ha commentato le letture della II domenica di Quaresima, seguendo il filo tematico delle "promesse di Dio" che "trasfigurano l’uomo". Tra le altre cose ha voluto ricordare il patto e le benedizioni di Dio ad Abramo (Gn 15,5-12.17-18) in questo modo: "«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle», soggiungendo immediatamente «Tale sarà la tua discendenza». È la prima delle tante benedizioni che Dio darà al suo popolo assicurandogli fecondità, un popolo numeroso e potente sulla terra. Una ‘benedizione’ – ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti è anche la lunga schiera, il popolo dei migranti, tra i quali il popolo degli emigranti italiani a New York e nelle Americhe". Commentando, invece, la pagina di Paolo ai Filippesi (Fil 3,20-4,1) mons. Perego ha sottolineato la presenza di "un tema interessante e d’attualità, il tema della cittadinanza. Gli abitanti di Filippi erano orgogliosi di alcuni diritti particolari ricevuti dai romani. Paolo pone qui, come altrove – lui che è cittadino ebreo e cittadino romano - l’accento sull’aspirazione tutta spirituale a un’altra 'cittadinanza' di cui poter vantarsi dinanzi a Dio: quella celeste, conquistata in forza della grazia di Cristo, Signore dell’universo".
La Fondazione Migrantes va a New York con il Rapporto Italiani nel Mondo
11 Marzo 2025 - La Fondazione Migrantes si prepara a una serie di iniziative negli Stati Uniti, insieme alla comunità dei cattolici italiani che vivono negli States. In particolare, verrà presentato, per la prima volta a New York, il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM), la pubblicazione della Fondazione Migrantes dedicata alla mobilità degli italiani e delle italiane.
L’iniziativa si svolgerà il 16 marzo alla Saint Patrick’s Old Cathedral School alla presenza di Istituzioni civili e religiose.
L’evento, moderato da Stefano Albertini, direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, ruoterà intorno alla presentazione del Rapporto da parte di Delfina Licata (Fondazione Migrantes), curatrice del RIM. Le conclusioni saranno affidate, oltre che al presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, a mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes.
Due giorni prima, il 14, sempre a New York, presso l’Italian American Museum di New York, è in programma un altro evento, dal titolo "Italian American Sounds Good. New Italians in the USA, the value of the citizenship", al quale interverranno Joseph V. Scelsa (Italian American Museum di New York), Delfina Licata (curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo), Umberto Mucci (We The Italians) e Stefano Marruso (Patronato Acli Usa).
Sarà l’occasione per approfondire il tema dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti dove vivono oltre 320mila italiani con passaporto, il 5,2% degli oltre 6milioni di cittadini italiani residente all’estero. Gli Usa sono il settimo Paese con maggiore presenza di cittadini italiani dopo Argentina, Germania, Svizzera, Brasile, Regno Uniti e Francia.
Nel corso del viaggio, il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Perego, presiederà anche due celebrazioni eucaristiche in italiano: la prima, il 15 marzo alle ore 18 a Montclair (New Jersey) presso la chiesa di Nostra Signora del Monte Carmelo; la seconda, subito prima della presentazione del RIM, il 16 marzo a New York alle ore 12 presso la Saint Patrick’s Old Cathedral School.
Papa Francesco invia una lettera ai vescovi USA sulle deportazioni di migranti: “Ciò che è costruito sulla base della forza inizia male e finirà male”
11 Febbraio 2025 - “L’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, ferisce la dignità di tanti uomini e donne, di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità”. Questo un passaggio della lettera - suddivisa in dieci punti, diffusa oggi in lingua inglese e spagnola, - che papa Francesco ha indirizzato alla Conferenza Episcopale statunitense, a poco più di due settimane dalla pubblicazione sull’account X della Casa Bianca delle fotografie di una decina di migranti che camminano in fila, ammanettati e in catene, verso un aereo militare per essere riportati in patria.
Dopo aver spiegato di aver "seguito da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l'avvio di un programma di deportazioni di massa", nella sua missiva il Pontefice scrive tra l'altro: "Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti - come ho affermato in numerose occasioni - accolgono, proteggono, promuovono e integrano le persone più fragili, non protette e vulnerabili. Ciò non impedisce lo sviluppo di una politica che regoli una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, questo sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che è costruito sulla base della forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male".
Fonte: Vatican News.