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Piacenza: oggi messa con mons. Cevolotto per la festa liturgica di S. Giovanni Scalabrini

1 Giugno 2023 - Roma - "Oggi, 1° giugno 2023, celebriamo per la prima volta san Giovanni Battista Scalabrini, padre di tutti i migranti". Queste le parole di suor Giuliana Bosini, missionaria scalabriniana superiora provinciale della provincia Europea, in occasione della celebrazione del santo Scalabrini: "Il nostro Santo Fondatore è stato veramente un uomo di Dio, ma allo stesso tempo moderno e contemporaneo, e ci ha lasciato in eredità un carisma di fede e una cultura attuale perché le persone continuano ad essere costrette a migrare e spesso non sono libere di restare nella propria terra". "Lo spirito che anima la congregazione - ha quindi aggiunto - è quello di riconoscere, accogliere e amare Cristo nella persona del migrante". Giovanni Battista Scalabrini fu vescovo di Piacenza, fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane, e ispiratore delle Suore Missionarie Secolari Scalabriniane. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento i flussi migratori erano molto intensi e, rendendosi conto di questo fenomeno, San Scalabrini si interrogò: "Di fronte a una situazione così deplorevole, mi sento umiliato nella mia qualità di sacerdote e di italiano, e mi chiedo: come posso aiutarli?". Da questo pensiero è iniziata la sua missione, prima organizzando conferenze per sensibilizzare l'opinione pubblica e poi dando sostegno spirituale e materiale alle persone costrette a migrare. Ha protetto i migranti dalle speculazioni, li ha sostenuti durante il percorso di integrazione nelle loro nuove comunità in Sud e in Nord America. Ed è anche per questa idea di grande famiglia che è considerato il padre di tutti i migranti. La sua visione profetica dei flussi migratori, che sono aumentati nel corso della storia, ispira ancora il desiderio di costruire una grande famiglia umana con migranti e rifugiati in tutte le parti del mondo. Il 9 ottobre 2022, durante la Santa Messa in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha proclamato Scalabrini santo. Inoltre, in questo giovedì 1° giugno 2023, alle 18.30, nel duomo di Piacenza si terrà una celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Piacenza, mons.  Adriano Cevolotto, in occasione della prima festa liturgica di San Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e padre dei migranti.

Migrantes Emilia Romagna: gioia per la canonizzazione di mons. Scalabrini e Artemide Zatti

30 Agosto 2022 -
Bologna - L’annuncio della imminente Canonizzazione di due beati - dato da Papa Francesco al termine del Concistoro di sabato - è motivo di gioia speciale per la Migrantes dell’Emilia Romagna: entrambi i futuri santi - il vescovo Giovanni Battista Scalabrini e il laico salesiano Artemide Zatti - sono infatti legati tanto al nostro territorio, quanto al mondo della migrazione, nei decenni a cavallo tra il 19mo e il 20mo secolo. 
Il beato Scalabrini fu vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905, segnalato a Papa Pio IX da San Giovanni Bosco. Nei primi decenni post-unitari - molto complicati nel rapporto tra la Chiesa e il Regno d’Italia - Scalabrini fu infaticabile nelle ripetute visite pastorali al territorio e nella promozione di nuovi metodi di catechesi. Colpito dal numero crescente di italiani che lasciavano il territorio per emigrare oltreoceano, fondò due congregazione religiose, una maschile e una femminile, proprio per l’assistenza spirituale agli emigrati italiani, aiutandoli ad integrarsi nelle società che venivano a crearsi anche con il loro contributo, soprattutto nelle Americhe. Egli stesso compì due visite pastorali tra gli italiani nel Nord America e in Brasile e propose alla Santa Sede la creazione di quello che diventerà il Dicastero che avrà una attenzione speciale alla pastorale dei migranti e degli itineranti.
La storia di Artemide Zatti è invece proprio quella di un giovane, costretto dalla necessità a lasciare a 17 anni il suo paese di Boretto (RE), sulle rive del Po, e a emigrare in Argentina. Frequentando gli ambienti salesiani di Bahìa Blanca, decise di seguire le orme di don Bosco, ma contrasse la TBC prendendosi cura di un prete malato. Ottenuta la guarigione, decise di dedicare tutto se stesso alla cura degli infermi, giungendo ad amministrare da solo un intero ospedale, nel quale egli stesso operava come infermiere, prendendosi cura giorno e notte dei più bisognosi.
La Canonizzazione di Scalabrini e di Zatti ripropone all’attenzione di tutta la Chiesa il tema dell’accompagnamento pastorale dei migranti e riaccende una luce in particolare sul fenomeno sempre più evidente della emigrazione italiana: ad oggi si contano 5,6 milioni di italiani residenti all’estero (erano meno di 5 milioni solo nel 2016). 
Scriveva Scalabrini nel 1899: «L’emigrazione può essere un bene o un male individuale o nazionale, a seconda del modo e delle condizioni in cui si compie, ma è quasi sempre una risorsa umana. È un diritto naturale, inalienabile». (Mons. Juan Andrés Caniato - direttore Ufficio Migrantes Emilia-Romagna)

Migrantes: gioia per la canonizzazione del Vescovo Scalabrini

27 Agosto 2022 -    La Fondazione Migrantes si unisce alla gioia degli Scalabriniani e delle Scalabriniane, delle Diocesi di Como e Piacenza-Bobbio e di tutta la Chiesa Italiana per la canonizzazione di Mons. Giovanni Battista Scalabrini, che sarà a Roma il 9 ottobre. Il Vescovo Scalabrini, oltre che Pastore della propria Chiesa di Piacenza per oltre trent’anni, è stato un Pastore dei migranti nelle Americhe, che raggiungerà in due viaggi. Insieme all’amico Vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, saranno i primi a considerare l’importanza del camminare della Chiesa con i migranti: Scalabrini realizzando una Congregazione di religiosi per le Americhe e un gruppo di sacerdoti diocesani e Bonomelli per l’Europa e l’Asia minore. In una Conferenza al Convegno dell’Opera dei Congressi di Ferrara, nel 1899 il Vescovo Scalabrini affermava: “Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti emigra l’uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata, ma sempre strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso le catastrofi, verso la meta ultima, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio ne’ cieli” (L’emigrazione degli operai italiani, Ferrara, 1899). L’emigrazione è una costante nella storia e nella vita dell’uomo di ieri e di oggi. Il Vescovo Scalabrini vede poi nella dispersione geografica degli individui e dei popoli il lento cammino della storia umana verso l’unità di una sola famiglia: “si va maturando quaggiù un’opera ben più vasta, ben più nobile, ben più sublime: l’unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere…” (Discorso al Catholic Club di New York, 15.10.1901. Una sola famiglia umana, un mondo fraterno è il cammino che ci indica oggi il Magistero della Chiesa, in particolare l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. Se la Santa Cabrini è stata proclamata la Madre degli emigranti, Scalabrini Santo può essere considerato il Padre degli emigranti: una madre e un padre che accompagnano anche il cammino dei migranti di oggi. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)  

Papa Francesco: Mons. Scalabrini sarà proclamato Santo il prossimo 9 ottobre

27 Agosto 2022 - Città del Vaticano - Sarà proclamato Santo il prossimo 9 ottobre mons. Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza. Nato a Fino Mornasco (Como, Italia) l’8 luglio 1839 ed entrato in seminario nel 1857, ricevette l’ordinazione sacerdotale il 30 maggio 1863. Dopo aver svolto gli incarichi di rettore e docente nel seminario minore di Como, nel 1870 venne nominato parroco di San Bartolomeo nella stessa città. All’età di 36 anni, il 12 dicembre 1875, riceve la nomina di vescovo di Piacenza, e il 30 gennaio 1876, venne consacrato a Roma, nella cappella di Propaganda Fide. Per 29 anni svolse un intenso apostolato nella diocesi piacentina: compì cinque visite pastorali, indisse e celebrò tre sinodi diocesani, incrementò e rinnovò la formazione e gli studi nei tre seminari della sua diocesi, esercitò con gran frutto il ministero della parola e l’insegnamento del catechismo, curò in modo particolare la liturgia e il canto liturgico, promosse il culto eucaristico e la devozione mariana. Rientrano tra le sue preoccupazioni l’apostolato della buona stampa con la fondazione di un giornale diocesano, l’assistenza ai poveri e agli anziani, senza trascurare categorie socialmente svantaggiate, come le sordomute e le mondariso. Impressionato, già nel periodo in cui era parroco di San Bartolomeo a Como, delle drammatiche condizioni delle prime migrazioni di massa verso le Americhe, soprattutto Stati Uniti e Brasile, il Beato s’impegnò a renderne consapevoli le autorità ecclesiastiche e statali e a sensibilizzare l’opinione pubblica. Proprio per assistere e proteggere i migranti fondò nel 1887 la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo. Sempre a favore dei migranti svolse un’intensa attività con conferenze e pubblicazioni e, nel 1905, dalla Congregazione delle Missionarie di San Carlo Borromeo. Sempre a favore dei migranti svolse un’intensa attività con conferenze e pubblicazioni e, nel 1901, vide accolte alcune sue proposte nella nuova legge sull’emigrazione approvata dallo Stato italiano. Negli ultimi anni della sua vita visitò personalmente gli emigrati e i suoi missionari negli Stati Uniti e in Brasile. Tornato in Italia, stremato di forze, si spense a Piacenza (Italia) il 1° giugno 1905. Fu proclamato Beato da San Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, il 9 novembre 1997.

Sarà Santo mons. Giovanni Battista Scalabrini

23 Maggio 2022 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha approvato i voti favorevoli della Sessione ordinaria dei cardinali e vescovi per la canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, nato a Fino Mornasco (Italia) l’8 luglio 1839 e morto il 1° giugno 1895 a Piacenza (Italia), e ha deciso di convocare un Concistoro, che riguarderà anche la canonizzazione del Beato Artemide Zatti, medico salesiano, emigrato in Argentina con i genitori, che dedicò la sua vita a curare la gente della Patagonia.  Sarà una festa per la famiglia dei missionari scalabriniani che proprio quest'anno stanno celebrando l'anno scalabriniano per i 25 anni della beatificazione del vescovo piacentino. I missionari e le missionarie sono oggi diverse centinaia e particolarmente estesa è la rete di servizi in diversi Paesi del mondo. Il Concistoro annunciato dal Papa, per il quale non c'è una data, riguarderà anche la canonizzazione di Artemide Zatti. Anche per lui si tratta di storia dei migranti. “Nel ringraziare il Santo Padre per questo dono e nel gioire che il nostro Fondatore sia riconosciuto come modello da imitare, ci sentiamo ancor più responsabilizzati nel tener vivo il carisma che egli ci ha trasmesso e nel dedicarci al servizio della fraternità, dove le persone non siano cacciate dalla violenza e dalla guerra, non siano scartate perché ridondanti al sistema, ma apprezzate e valorizzate nella loro unicità e diversità”, scrivono padre Leonir Chiarello, superiore generale dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie di San Carlo (Scalabriniane), e Regina Widmann, responsabile generale delle Missionarie secolari scalabriniane, in una lettera in cui danno “con grande gioia” a tutti i loro missionari sparsi nel mondo la notizia. Nella lettera, i responsabili degli scalabriniani invitano ogni comunità “a comunicare ai migranti che in Scalabrini hanno un padre e un patrono a cui rivolgersi nelle difficoltà perché impetri la protezione di Dio che volge il suo sguardo di predilezione sui piccoli e gli emarginati”. “Conosciamo quanto i migranti, i rifugiati, i marittimi e tutte le persone coinvolte nella mobilità umana stiano a cuore al Santo Padre. Molte volte egli ha additato alla Chiesa e alla società il dovere di accoglierli, proteggerli, promuovere le loro condizioni di vita e valorizzare il loro contributo alla convivenza comune. Nel proclamare Giovanni Battista Scalabrini santo, Papa Francesco vuole additare alla Chiesa il modello di un vescovo che non solo si è dato completamente al bene del suo popolo, ma ha allargato il suo cuore alle sorelle e ai fratelli che la vita aveva portato lontano da casa”.  

Scalabriniani: il continuo morire nel Mediterraneo non può restare notizia tra le notizie

16 Luglio 2021 - Roma - "Come missionari scalabriniani ribadiamo che il continuo morire nel Mediterraneo non può restare notizia tra le notizie; che la violazione dei più basilari diritti umani, i ripetuti crimini palesi commessi in Libia, non possono restare taciuti, addirittura negati, e soprattutto impuniti; che, dopo le immagini violente già circolate in tutto il mondo, l’UE si volti dall’altra parte e non risponda al grido dell’umanità sofferente". Lo scrivono i missionari scalabriniani all'indomani dell'approvazione del rifinanziamento alla Guardia costiera libica. "Se non si affrontano le vere ragioni che provocano tali flussi, ormai stabili in varie parti del pianeta - aggiungono - se non si muterà l’approccio nazionale ed europeo ponendo al centro la pace, ma anche le disuguaglianze e la violazione dei diritti umani, continueremo solo a 'rattoppare un vestito rotto', come insegna la Scrittura".  

Mondo Scalabrianiano: l’augurio a mons. Perego a Presidente Migrantes

28 Maggio 2021 - Roma – “Con grande gioia” le Suore Missionarie Scalabriniane hanno appreso la notizia dell’elezione a presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes di mons. Giancarlo Perego, vescovo di Ferrara-Comacchio. “Con stima e riconoscenza facciamo – si legge in una nota - gli auguri con la promessa di sostenere il nuovo servizio con la preghiera e la collaborazione”. Mons. Perego ha “un’attenzione molto particolare verso i migranti: il suo sguardo va sempre oltre le frontiere. Siamo realmente contente di poter collaborare nuovamente insieme a lui per il bene dei migranti”, commenta la superiora provinciale per l’Europa, sr. Milva Caro. L’augurio a mons. Perego di un “buon lavoro” arriva anche dagli scalabriniani che ricordano il recente passato del presule alla direzione della Fondazione Migrantes.    

Scalabriniani: “Commissione Ue e Stati membri si facciano garanti del pieno rispetto delle norme più basilari del diritto comunitario e internazionale”

18 Dicembre 2020 -

Roma - “Risulta che, alla data di ottobre 2020, siano 6.770 i richiedenti asilo e migranti accolti in campi situati nella Federazione della Bosnia Erzegovina. Si stima che il numero di coloro che dormono all’addiaccio o in palazzi abbandonati nel Cantone di Una Sana e altrove nel Paese va da 2.000 a 3.500 persone”. Questi i numeri che “Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha messo nero su bianco pochi giorni fa, supportati dai recenti video ‘rubati’ alle frontiere interne ed esterne dell’Ue e divenuti virali a conferma delle accuse già presentate in questi anni”: lo ricorda una nota diffusa oggi dai Missionari Scalabriniani, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti. “Quei fotogrammi raccolti sul campo non lasciano troppi dubbi, le sequenze sono dure, le urla sono intollerabili. Colpiscono in particolare le clip ‘riprese’ da un ragazzo afghano che dice di aver nascosto il cellulare negli slip ed aver potuto così girarle e alla fine denunciare l’accaduto”, sottolinea fratel Gioacchino Campese, presidente della Ascs-Agenzia Scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo.“Le riammissioni a catena, denuncia anche l’Ics (Consorzio Italiano di Solidarietà-Ufficio rifugiati di Trieste), con cui dal confine italo–sloveno ‘si deportano illegalmente i rifugiati fino in Bosnia, hanno l’effetto di esporre le persone a condizioni inumane e a un rischio di morte: vanno pertanto immediatamente fermate’. E fatti simili – prosegue la nota dei Missionari Scalabriniani – accadono anche in Bosnia dove vengono da tempo denunciati episodi di violenza ed uso estremo della forza da parte della polizia”. Di qui la denuncia: “Come Missionari Scalabriniani, nell’occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti 2020, ripetiamo che non è accettabile restare muti una volta di più su questi respingimenti violenti, utilizzati, di fatto, come principale se non unico ‘strumento di controllo dei confini’ con gli Stati europei”. E l’appello: “La Commissione europea e gli Stati membri della Ue, inclusa l’Italia, devono con urgenza farsi garanti del pieno rispetto delle norme più basilari del diritto comunitario e internazionale, attualmente calpestate e ignorate di fatto”.

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Scalabriniani: la sfida della solidarietà al tempo del Covid-19

10 Dicembre 2020 - Roma - Oggi si celebra la 69a Giornata Mondiale dei Diritti Umani voluta dall’Onu all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale. Questo giorno cade però nel pieno di una pandemia che “ha avuto un impatto sproporzionato su gruppi vulnerabili quali lavoratori in prima linea, persone con disabilità, anziani, donne e ragazze, minoranze”, come si legge nel messaggio ufficiale rilasciato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “Il virus ha di fatto minacciato ulteriormente i diritti umani di coloro che erano già messi ai margini della società civile, rendendoli spesso invisibili, al di fuori delle comunicazioni mediali divenute monotematiche” evidenzia P. Mauro Lazzarato, Superiore Regionale del Missionari di San Carlo – Scalabriniani per l’Area Europa-Africa. Come Chiesa “crediamo più che mai – aggiunge il religioso - in una risposta all’attuale crisi che sia fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione dei vari attori presenti ‘sulla scena del mondo’. Questo perché ‘nessuno rimanga indietro!’, un monito che abbiamo sentito ripetere più volte durante questi mesi di crisi; parole che, però, rischiano di non scalfire gli abissi di differenze che, in queste ore decisive, stanno già escludendo buona parte dei ‘più piccoli e ultimi’, e tra questi i milioni di migranti e rifugiati sempre in cammino, dalla possibilità di cure essenziali che dovrebbero arrivare, in maniera identica, al Nord come al Sud, all’Est come all’Ovest del pianeta”. “Le persone e i loro diritti devono essere al centro delle risposte e della ripresa” recita ancora il messaggio di Guterres: “che siano davvero queste le semplici, ma stringenti linee guida per tutti noi che – conclude p. Lazzarato - costruiamo network di solidarietà e crediamo nella cooperazione e nello sviluppo condivisi, ma soprattutto per chi ha la prima responsabilità di porre in essere percorsi e strategie per uscire dalla emergenza attuale”.

Scalabriniani: patto Ue migrazione e asilo “è l’abbandono dei valori costitutivi dell’integrazione europea”

25 Settembre 2020 -

Roma - “Questo cosiddetto nuovo inizio è in realtà più l’abiura dei valori che hanno guidato, tra alti e bassi, settant’anni di processo d’integrazione europea che una reale ricerca di equilibrio tra responsabilità e solidarietà”. Così padre Lorenzo Prencipe, presidente della Fondazione Centro studi emigrazione di Roma, commenta il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, presentato il 23 settembre scorso dalla Commissione europea. “Leggendo il testo della Commissione – afferma un comunicato diffuso questa mattina – quello che emerge chiaramente è che l’Unione europea intende chiudere sempre più le sue frontiere, limitare al massimo gli ingressi dei migranti e richiedenti asilo e incentivare con tutti i mezzi i rimpatri”. Padre Prencipe rileva come dall’inizio del 2020, secondo Eurostat, sono circa 247mila le richieste d’asilo presentate nell’Ue e sono state 676mila nel 2019. “Ciò ratifica che l’Europa è una delle aree geografiche del mondo meno investite dai flussi di persone in fuga dalle loro case (80 milioni nel 2019 secondo UNHCR)”. “Ci chiediamo con forza: quali sarebbero le politiche ‘veramente nuove’ per migranti e rifugiati?”, scrive ancora il presidente del Centro studi emigrazione. Dagli Scalabriniani, l’invito a pensare a politiche che “esigono un radicale cambiamento di approccio ai migranti e ai rifugiati, considerati e rispettati nella loro dignità umana prima di ogni altra valenza socioeconomica”. (SIR)

Scalabriniani: cinque anni della Casa Scalabrini 634

18 Giugno 2020 - Roma - Era il 20 giugno 2015 quando il primo ospite varcava la soglia di Casa Scalabrini 634. “Quel giorno diveniva realtà la risposta concreta e puntuale della Regione Europa-Africa di noi Missionari Scalabriniani all’appello all’accoglienza che papa Francesco aveva rivolto anche a noi durante l’estate del 2013”, ricorda Fratel Gioacchino Campese, direttore generale di Casa Scalabrini 634. “Quella che era stata la casa di formazione dei religiosi studenti scalabriniani si è trasformata in una casa radicata nel territorio dove la cultura dell’incontro diventa realtà, diventa carne, generando relazioni umane tra le persone che siano rifugiati, migranti o italiani. Così si costruisce gradualmente, e con i talenti di tutti, la comunità, seguendo l’itinerario dei quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare”, aggiunge Fr. Campese. Per questo il prossimo 22 giugno alle 11,30 è previsto un incontro in streaming con p. Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero sullo Sviluppo Umano ed Integrale della Santa Sede, p. Camillo Ripamonti del Centro Astalli e Andrea Zampetti. A loro si uniranno alcune testimonianze di operatori e ospiti della Casa. Altro punto chiave della buona riuscita di Casa Scalabrini 634 – si legge in una - è stato il giovane team che da 5 anni porta avanti con “passione” e “dedizione l’idea iniziale”. “Siamo un gruppo eterogeneo, ma proprio per questo funzioniamo bene”, afferma Emanuele Selleri, direttore esecutivo del programma. “Nel quartiere siamo dei vicini di casa aperti e trasparenti, offrendo a chiunque bussasse alla porta molteplici occasioni di venire e vedere la quotidianità che viviamo dentro le nostre mura. Oggi possiamo dire di essere una parte attiva del quartiere, riconosciuti e stimati per il segno, magari piccolo, che diamo assieme ai nostri ragazzi. Fin dall’inizio siamo stati sorretti dal network solido creato prima di aprire fisicamente le porte della struttura. Abbiamo da subito condiviso l’originalità del programma, perché quello che stavamo iniziando ci sembrava, e ne siamo ancora convinti, la giusta sintesi per colmare la “zona grigia” del sistema di accoglienza in Italia. Da noi nessuno è straniero, o meglio ciascuno di noi è un po’ straniero per qualcun altro e per questo motivo qualsiasi evento o iniziativa si svolga in casa è sempre aperto a tutti”. Nei primi cinque anni Casa Scalabrini 634 ha accolto 160 persone, tra le quali, qualche famiglia con minori, per un tempo variabile dai 6 mesi ad un anno, tempo congruo per consentire alla persona di recuperare la propria autonomia e “riprendere le forze” ed i mezzi necessari per affrontare una nuova vita in Italia. A parte un'occupazione, iniziale o stabile che sia, le giornate di chi vive in Casa Scalabrini 634 sono riempite anche dalla attiva collaborazione nella gestione della casa, come pure dalla presenza di tanti volontari che, con la loro disponibilità, offrono occasioni di formazione o di relazione personale. Tutto questo rende sempre più autentico il senso di “casa” che la struttura porta nel nome. A questi numeri, nel primo quinquennio, si aggiungono le 11.500 persone che hanno partecipato ad eventi di sensibilizzazione e 1.500 per la formazione specifica.    

Scalabriniani: ancora morti “di periferia”

12 Giugno 2020 -
Roma - Non è ancora nota la sua identità, è forse non lo sarà mai, ma tra le fiamme divampate questa mattina alle 6 nel 'ghetto di Borgo Mezzanone' (Foggia) giace ancora il corpo carbonizzato di una persona che dormiva in una baracca.
Quelli che si apprende minuto dopo minuto è che di sicuro sia una persona proveniente dall'Africa, evidenzia una nota dei padri Scalabriniani.
Borgo Mezzanone non ha cessato di ospitare, poco fuori del centro abitato, un insediamento abusivo, un pezzo di terra detto 'ex pista', anche durante il tempo della pandemia.  “Le 1500 persone che lo occupano sono le stesse che si è cercato di regolarizzare a ridosso della stagione dei raccolti ormai alle porte”, ricorda padre Mauro Lazzarato, superiore dei missionari Scalabriniani di Europa e Africa: "non c'era bisogno dell'ennesima tragedia per denunciare che il riconoscimento giuridico e l'impiego nel lavoro nei campi su cui tanto si discute vengono dopo l'accoglienza e la protezione necessaria e decisiva perché sia fatta salva innanzitutto la vita di ogni essere umano presente sul nostro territorio e si riconosca quella dignità che nessuna regola restrittiva o economica deve ignorare”, aggiunge padre Lazzarato .
 A questa tragedia fa il paio quanto riferito dalla cronaca qualche giorno fa: i soprannomi ingiuriosi e dispregiativo attribuiti agli sfruttati nei campi in Calabria. "Crediamo - spiega la nota - che le difficoltà ad uscire da una crisi che tutti stiamo attraversando, non possono giustificare nessuna barbarie".

Scalabriniani: visori e video tridimensionali per mettersi nei panni dei migranti

15 Gennaio 2020 - Roma - È racchiuso nello spazio di un gioco di ruolo che utilizza visori speciali, app e la tecnologia dei video tridimensionali a 360 gradi l’esperienza proposta, soprattutto ai giovani delle scuole, dal progetto “Ponte di dialoghi – Bridges beyond borders” promosso dalla Fondazione Cser (Centro studi emigrazione Roma) degli Scalabriniani, con il sostegno economico della Fondazione Migrantes e a cura di Ceiba Factory. Il progetto, presentato a Roma nella sede del Cser, vuole promuovere una cultura della conoscenza e dell’accoglienza contro ogni forma di discriminazione e xenofobia. Prenderà il via a marzo in una decina di scuole medie inferiori e superiori. Coinvolgerà almeno 1000 studenti e durerà per tutto il 2020. Per ora sono disponibili quattro storie diverse, sintetizzate in 7 minuti, raccontate in immagini tridimensionali riprese da una telecamera GoPro posta sulla testa del protagonista principale. Chi indossa il visore Oculus Go ha la sensazione di trovarsi veramente al posto di Carolina del Rwanda, di Namin della Guinea o degli altri migranti dal Congo e dall’Est Europa. È costretto ad ascoltare voci e urla delle carceri libiche, a rischiare di annegare in mare o a vedersi camminare a piedi attraverso deserti senza acqua da bere, nelle townships di Cape Town in Sudafrica o su un marciapiede di Roma a chiedere l’elemosina. Alla fine di ogni video si scopre il vero volto del/della protagonista, con una breve testimonianza. Nelle storie si affrontano temi come la violenza e la tratta delle donne, lo sfruttamento lavorativo, le condizioni dei richiedenti asilo, la vita delle badanti dell’Est Europa, costrette a lasciare i figli a casa. Il progetto prevede una giornata formativa con la visione del filmato, l’approfondimento con la presenza di testimoni ed esperti, il feedback dei ragazzi. Sarà inoltre realizzata una collana di volumi didattici sulla storia delle migrazioni in alcune città italiane e laboratori di formazione artistica e pedagogico-teatrale. “Vogliamo unire la dimensione cognitiva con quella emozionale – ha spiegato padre Lorenzo Prencipe, responsabile del Cser -, per arginare quella che è stata definita la ‘fine della compassione’. Oggi ci si abitua a tutto e niente più ci indigna o commuove, nemmeno i naufragi “.  L’idea è partita da una intuizione di padre Gabriele Beltrami, responsabile dell’ufficio comunicazione degli Scalabriniani.

Scalabriniani: un gruppo di giovani italiani sulla rotta balcanica per “solidarietà e denuncia”

17 Settembre 2019 -

Roma - Padre Jonas e un gruppo di giovani (Paola, Davide, Martina, Milena, Simone, Barbara, Valentina e Miriam) stanno facendo un viaggio attraverso i confini di terra della rotta balcanica, dalla frontiera tra Siria e Turchia fino all’Italia. Sono partiti il 6 settembre da Gaziantep in Turchia e concluderanno il loro itinerario il 25 settembre a Trieste. L’iniziativa, intitolata “Umanità InInterRotta” vuole essere “un grido di solidarietà nei confronti di quelle vite migranti sospese ai confini e spesso dimenticate dall’Unione europea”, “un racconto di piccole scintille di speranza portate da coloro che, quotidianamente, si impegnano al loro fianco” e “una denuncia di diritti calpestati, di attese infinite e di tacite violenze, da diffondere presso le organizzazioni internazionali, gli enti, le associazioni, le scuole e la società civile europea.

Scalabriniani: ancora morti nel Mediterraneo, “l’Europa, però, pensa ad altro

4 Maggio 2019 -
Roma - "Il Mare Egeo si tinge sempre più di sangue: una strage di donne e bambini nell'ennesimo viaggio della speranza divenuta una tragedia purtroppo nota". Lo scrive in una nota l'Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo.
Le acque davanti al distretto di Ayvalik, nella provincia di Balikesir, nel nord-ovest della Turchia sono ancora principali "testimoni del percorso principale scelto dai migranti intenzionati a raggiungere l'isola di Lesbo. La Turchia è di fatto e in molti casi un paese di transito verso l'Ue", si legge nella nota.
“L’attualità ci offre occasioni costanti di dimostrarci esseri umani capaci di sentimenti profondi di partecipazione emotiva verso i drammi di altre persone, quanto più nel caso di bambini, ma anche di compiere gesti conseguenti di prossimità, sicuramente controcorrente visto il clima sociale sempre più discriminante che respiriamo in Italia e in Europa”, afferma p. Claudio Gnesotto, presidente della Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS Onlus). “Buona parte della classe politica non sta dando un buon esempio anche in questa occasione, come già in passato, purtroppo. La tattica securitaria, se ha ridotto gli arrivi in Italia, non ha però diminuito il tasso delle morti che pesano sulla coscienza di chi ci ha condotto in questo stallo contrassegnato da mille promesse fatte, e pochissime mantenute”, continua p. Gnesotto. “È necessario, in questo tempo di confusione e timori indotti a piene mani, che tutti coloro che nella società civile si stanno impegnando, spesso con fatica, per il bene di altri fratelli e sorelle in cammino, non perdano l’entusiasmo di farlo, anche se questo potrebbe sembrare fuori moda. Essere umani infatti vuol dire essere capaci di rischiare l’incontro, senza se e senza ma”, conclude p. Claudio. Gli scalabriniani  ribadiscono "l’urgenza di mettere in atto la buona pratica sostenuta in primis da forze ecclesiali, indicata di nuovo anche da Papa Francesco, della creazione ordinaria di canali umanitari, perché quelli messi in atto sono ancora insufficienti se si pensa alle migliaia di persone 'bloccate' in luoghi concreti e segnati da violenze e guerra civile appena dall’altra parte del mediterraneo, dove i diritti umani sono violati in maniera grave e continuativa".