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Rom e Sinti: oggi evento conclusivo del progetto “Latcho Drom” contro la discriminazione

22 Marzo 2022 -
Roma - Si è svolto queata mattina l’evento conclusivo online del progetto “Latcho Drom” contro la discriminazione di Rom e Sinti. “Latcho Drom” è un progetto finanziato dal Programma “Rights, equality and citizenship”dell’Unione europea. Il progetto è stato avviato ad agosto 2019 ed è coordinato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII in partenariato con il Comune di Rimini e il Center for the study of democracy in Bulgaria. “Latcho Drom” intende contribuire a ridurre le discriminazioni nei confronti delle comunità rom e sinti e favorire la loro piena inclusione sociale attraverso un percorso pilota rivolto alle stesse comunità rom e sinti in tre città italiane (Cuneo, Torino e Rimini), agli operatori del settore, alla cittadinanza e alle autorità locali. Durante la conferenza sono stati presentati il progetto e i principali risultati raggiunti.

Messaggio Papa per la Quaresima: giovedì la presentazione con la presenza di don Mostioli della pastorale rom

21 Febbraio 2022 - Città del Vaticano - Anche l'esperienza nella pastorale rom alla presentazione del prossimo messaggio di Papa Francesco per la Quaesima. Giovedì prossimo, 24 febbraio, alle 11.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede, infatti, avrà luogo la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa dal titolo “Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti” (Gal 6,9-10a). A partecipare alla conferenza oltre a suor Alessandra Smerilli, segretario ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale; il card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, membro del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e già presidente della Fondazione Migrantes,  anche  don Massimo Mostioli, della diocesi di Pavia, impegnato nella pastorale per i Rom nel solco dell’esperienza di fraternità avviata da don Mario Riboldi.

Ass. Papa Giovanni: dal 21 febbraio mostra itinerante che combatte le discriminazioni verso rom e sinti

18 Febbraio 2022 -
Rimini - Il prossimo 21 febbraio toccherà a Rimini ospitare “Romanipen. Identità e storia della cultura romanì”, la mostra itinerante che ha l’obiettivo di combattere la discriminazione di Rom e Sinti, stimolandone e favorendone l’inclusione nelle comunità locali in tutta Europa. L’esposizione, facente parte del progetto “Latcho Drom” e finanziata dal Right Equality and Citizenship Programme dell’Unione europea, è costituita da una mostra multimediale a cui si affiancano laboratori nelle scuole, corsi di formazione per operatori del settore e strumenti di sostegno per la regolarizzazione dei titoli di soggiorno di persone appartenenti al popolo Rom. Un percorso formativo e di sensibilizzazione alla cui guida c’è la Comunità Papa Giovanni XXIII, e che oltre a Rimini prevede tappe a Roma e Torino. L’appuntamento di Rimini si terrà presso la parrocchia Sant’Agostino (via Cairoli, 36) dalle 17 alle 19, con la conferenza di apertura dal titolo “In viaggio verso l’inclusione”, da seguire sia in presenza sia on line (al sito apg23.org). L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 26 febbraio, dalle 14 alle 19. Direttore della mostra è Rašid Nikolić, marionettista e attivista della cultura Rom, dalla storia personale complessa e difficile: la fuga dalla guerra in Bosnia, l’esilio da bambino come rifugiato politico a Berlino, gli anni dell’infanzia in un campo nomadi di Torino. “Circa il 25% della popolazione Rom e Sinta in Italia vive nel degrado, mentre il restante vive regolarmente in abitazioni o situazioni autonome. – spiega Natascia Mazzon della Comunità Papa Giovanni XXIII, curatrice del progetto insieme a Lucia Sandiano –. Eppure il mondo mediatico tende ad enfatizzare le dinamiche delle fasce marginali, lasciando credere che Rom sia sinonimo di persona restia a qualsiasi percorso di inclusione. È la stessa esistenza dei campi a creare l’emarginazione sociale. Con questo percorso presenteremo storie ed eventi che mostreranno quanto di buono fiorisce in questa cultura e tradizione tanto straordinaria quanto sconosciuta. Camminare insieme, al fianco del popolo Rom, è possibile”.

Rom e sinti: un ricordo di Maria Severino

4 Febbraio 2022 - Roma - Il 31 gennaio scorso si è spenta a Ciciliano una cara e “antica” amica, Maria Severino, delle Oblate Apostoliche del Movimento Pro-Sanctitate, di 102 anni, che ha speso la sua vita appassionata accanto ai Rom e ai Sinti accompagnandoli con la sua amicizia e la sua simpatia, in modo umile e fedele. Nata a Catania, città cui era legata e a cui tornava ogni qual volta ne aveva la possibilità, ha poi vissuto a Roma fin dalla fine degli anni Cinquanta. Come maestra ha cominciato la sua opera a Roma, negli anni Sessanta, al Mandrione, nella baracche dell’Acquedotto Felice, dove vivevano alcuni Rom Abruzzesi con i quali ha sempre mantenuto un’amicizia. Iniziò a prendere contatti con i direttori delle scuole elementari vicine all’insediamento di baracche, per iscrivere i bambini alla scuola pubblica. Nel pomeriggio faceva scuola ai bambini ed agli adulti e con don Bruno Nicolini e poi con l’Opera Nomadi  ha partecipato a tante battaglie per i diritti civili e l’istruzione, anche in altri quartieri della città e a livello nazionale. Conoscendo anche altri Rom sia Lovara che Sinti a cui negli anni si è legata. Assieme a don Bruno Nicolini e agli altri “pionieri” del tempo ha partecipato come recentemente ha ricordato in una sua memoria, al memorabile “Incontro Internazionale di Pomezia” del 26 settembre 1965, dove i Rom ebbero la grazia di essere visitati dallo stesso papa Paolo VI. Qui ricorda Maria, che: “la catechesi avveniva per gruppi. C’era la preparazione alla prima comunione per adulti, bambini e anziani. Sono stati giorni di grande preparazione, insegnando e facendo catechismo ai bambini che attendevano la venuta del Papa”. Quando don Bruno Nicolini si è ammalato negli anni 2000, Maria gli è stata vicina, andandolo spesso a trovare, nonostante la sua avanzata età. Per lei l’amicizia era una cosa importante e seria a cui teneva molto. In questi anni ha mantenuto con alcuni Rom un contatto sereno e frequente, e spesso li sentiva al telefono, non potendoli più andare a visitare, tra questi la cara amica Irene. Di lei ricordiamo la vivacità e la serenità e quel tratto siciliano scanzonato che capiva da lontano come stavi, interpretando il tuo pensiero e le tue preoccupazioni con una fine attenzione e delicatezza. Ha vissuto in modo umile e sereno, senza mai disturbare e accettando con obbedienza ogni proposta, e anche in questi ultimi anni, senza mai chiedere troppo per paura di disturbare. Noi della Comunità di Sant’Egidio l’abbiamo conosciuta alla fine degli anni Ottanta e con lei abbiamo condiviso tanti momenti di amicizia e di incontro, fino alla bella festa per il suo compleanno di 100 anni, a Ciciliano, nella casa del Centro Oreb, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, fedele custode della fede e dell’amicizia a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Ricordiamo con affetto la sua amicizia vivace e appassionata e l’affidiamo al Signore, certi che l’accoglierà come una delle sue “dilette figlie.” (Susanna Placidi)

27 gennaio: Shoah e Porrajmos

27 Gennaio 2022 - Il 15 settembre 1935 venivano promulgate le leggi razziali di Norimberga: iniziava così un percorso di segregazione, deportazione e sterminio di due popoli in Europa, ebrei e zingari, che si concluderà dieci anni dopo, nel 1945. Se a tutti è noto il dramma della Shoah (con almeno sei milioni di ebrei morti), meno conosciuto è quello del popolo dei rom e sinti, che ha avuto oltre 500mila vittime. Questo genocidio è stato denominato Porrajmos, ovvero “divoramento”, termine con il quale si è voluto sottolineare la scomparsa silenziosa di migliaia di bambini, donne e uomini rom e sinti. Nel Giorno della Memoria, in cui ricordiamo tutte le vittime del nazismo e dei fascismi, la Fondazione Migrantes invita a non dimenticare lo sterminio delle persone e famiglie rom. Gli studi storici ogni anno aggiungono numeri, volti e storie di violenze e morti nei diversi Paesi europei, soprattutto nei campi di concentramento di Kulmhof, Bialystok e Auschwitz, ma anche in Italia, e più precisamente a Perdasdefogu (Nuoro), ad Agnone (Campobasso), a Tossicia, ai piedi del Gran Sasso, a Ferramonti (Cosenza), a Poggio Mirteto (Rieti), nel manicomio dell’Aquila, a Gries (Bolzano). Oggi vogliamo fare memoria di quell’irrazionalità diventata crimine di massa ma anche del fatto che molti rom, una volta liberati, diedero un contributo significativo alla nascita della democrazia nel nostro Paese. Fare memoria – come hanno sottolineato nella loro Dichiarazione il Cardinale Presidente e il Segretario Generale della CEI - aiuta infatti a superare paure e pregiudizi che si registrano ancora oggi nei confronti degli ebrei, dei rom e di altre persone e popoli con un’esperienza culturale e religiosa diverse, e che possono rischiare di alimentare nuove forme di violenze e di razzismo e non di preparare la costruzione di un mondo fraterno.

+ S.E. Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

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Latina: alla preghiera per l’unità dei cristiani la testimonianza di due fratelli rom

26 Gennaio 2022 - Latina - Si è svolta nei giorni scorsi  presso la Chiesa di S.Chiara a Latina, la Preghiera Ecumenica organizzata dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso con la collaborazione dell’Ufficio Migrantes Diocesano. Questo rito molto bello cade nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) che quest’anno ha voluto soffermare la riflessione sul versetto “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Matteo 2,2). Hanno presenziato la preghiera il vescovo mons. Mariano Crociata e il cappellano degli ortodossi rumeni di Gaeta e Terracina, padre Vasile Carp. Dopo aver ringraziato il Signore per averci radunati ed aver messo nei nostri cuori il desiderio dell’unità, i celebranti ci hanno aiutato a chiedere perdono per esserci allontanati tra noi, per il nostro egoismo, per le nostre divisioni basate sull’etnia, la religione e il sesso. La Parola di Dio ha illuminato la preghiera facendoci contemplare la luce che è Gesù, quel piccolo bambino, nato nel nascondimento e nella povertà e onorato da tutti i popoli della terra rappresentati dai Magi. Durante l’omelia padre Vasile ci ha ricordato che “insieme dobbiamo cercare la strada verso il Signore".  "La luce della stella cometa non fu offuscata…" (S.Giovanni Crisostomo): perché una stella e non i profeti? I Magi erano pagani, non conoscevano le scritture, ma seguirono la stella. Erode non voleva dividere il potere e si chiuse alla rivelazione. L’incarnazione non è per un popolo scelto, ma per tutto il mondo. Dio compie la sua salvezza in ognuno di noi secondo il suo stato e la sua percezione, dipende da quanto collaboriamo con lui”. Anche il vescovo Crociata  ci ha invitati a “chiedere perdono: siamo tutti peccatori e perseveriamo nel peccato… I Magi sono persone attente ai segni che parlano del divino. Si possono sapere tante cose ma non riuscire a percepire i segni della salvezza. Dobbiamo prendere coscienza di questo… dobbiamo coltivare di più l’amore e la sensibilità ai segni che ci possono unire e condurre. Se “desiderio” ha una etimologia (SIDERE) che ci riporta alle stelle, allora possiamo dire che noi veniamo dall’alto e c’è in noi un’aspirazione verso questa nostra origine. Ci dobbiamo mettere in ASCOLTO. Da tutte le religioni deve emergere questo “desiderio” di Dio. Ma non sarà il nostro sforzo a creare UNITA’, bensì il lasciarci guidare da Lui. Camminiamo verso l’unica meta: Cristo Signore!”. La luce di Cristo ha illuminato anche tutti noi che con le candele accese abbiamo confessato la nostra comune fede attraverso il Credo Niceno-Costantinopolitano e le preghiere dei fedeli lette in nome di tutti i popoli migranti e oppressi del mondo. Una testimonianza, che è stata anche una preghiera, è arrivata da due fratelli rom ortodossi del Campo di Al Karama di Borgo Bainsizza: “Siamo una piccola comunità ROM. Abitiamo in un Campo vicino a Borgo Bainsizza (Latina). Siamo ortodossi. Siamo Cristiani. Siamo qui da 25 anni ed è la prima volta che partecipiamo ad un Rito insieme. Grazie di averci invitati. È bello sentirci fratelli, è bello accogliere le persone che arrivano, è bello sentirsi accolti. Ci auguriamo di costruire una società di diritto per i nostri figli. Speriamo di poter aiutare i nostri genitori e nonni nel corso della loro vecchiaia. Vi offriamo la nostra amicizia, vogliamo fare parte della società. Per ora siamo emarginati. Non abbiamo certificato di Residenza e perciò non abbiamo un medico di base, un pediatra, una scuola che ci aiuti a superare le difficoltà, dando istruzione ai nostri bambini. Aiutateci a pregare e lavorare per costruire una comunità in cui tutti abbiamo gli stessi diritti, senza distinzioni.” Come segno di attenzione per i cristiani del Medio Oriente, inoltre, la preghiera che ci ha insegnato Gesù, il Padre Nostro, è stata cantata in lingua araba dalle monache della Comunità di Deir Mar Musa. In conclusione, i celebranti e l’assemblea hanno invocato da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo pace, amore e fede e chiesto che la grazia sia con tutti coloro che amano fedelmente il Signore. (Migrantes Latina-Terracina-Sezze-Priverno)

Ferrara: primo Festival delle memorie

19 Gennaio 2022 -

Ferrara - Ebrei, tutsi, rom e poi sinti, curdi, armeni. In occasione della Giornata della memoria, dal 25 al 30 gennaio al Teatro comunale di Ferrara si svolgerà il primo Festival delle memorie, ideato da Moni Ovadia: sei giorni di incontri, approfondimenti, spettacoli e concerti dedicati ai popoli vittime di stermini di massa. Tra gli ospiti la scrittrice Antonia Arslan e la ruandese Yolande Mukagasana, Franco Cardini, i musicisti Gevorg Dabaghyan (virtuoso di duduk armeno) e Aynour Dogan (cantante curda). Il programma si apre il 25 con una conferenza sul genocidio armeno e un concerto di Dabaghyan. Il 26 si parlerà di genocidio curdo. Il giorno seguente di Rom e Sinti. Il 28 verranno messe a tema le stragi in Ruanda. Sabato 29 e domenica 30 gennaio il focus sarà invece sulla Shoah. Ovadia ha sottolineato che «il festival non si fonda su alcuna ideologia, non vuole essere un tribunale, non si erge a giudice.Lo scopo è dare un contributo artistico e culturale per edificare una memoria universale, promuovere la pace e l’incontro fra le genti».

Abitare Rom a Milano

13 Gennaio 2022 - Milano - Cinque paesi, tre contesti metropolitani (Milano, Barcellona e Parigi) e due di provincia rurale (in Romania e Ungheria), 8 organizzazioni partner, diversi progetti e buone prassi comparati, soprattutto centinaia di contatti diretti e interviste in profondità, con cittadini Rom, Sinti e Caminanti e con operatori sociali e decisori politici: sono gli elementi salienti del progetto R-HOME (Roma: Housing, Opportunities, Mobilisation and Empowerment), cofinanziato dal programma Rec dell’Ue, i cui risultati sono stati presentati oggi nel corso del convegno online "Accesso alla casa e ai diritti per i gruppi Rom – Sinti – Caminanti". "L’abitare, quando si pensa ai Rom, è spesso identificato come un abitare degradato. A questa visione culturale distorta si aggancia una politica spesso miope, che identifica i campi come l’unica soluzione o il luogo abituale per le abitazioni dei Rom. Troppi tentativi demagogici non hanno prodotto soluzioni durature: dobbiamo cambiare prospettiva – ha detto  Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, introducendo il convegno –. L’alloggio familiare può rappresentare un punto di partenza fondamentale per ogni percorso di integrazione: garantisce la stabilità necessaria perché anche i percorsi scolastici, formativi e lavorativi possano trovare compimento. Tradizionalmente, invece, essa è considerata il punto di arrivo, al quale si accede quando altri presupposti sono stati soddisfatti. Mettere la casa al primo posto, tra le priorità, significa ribadire con forza un diritto non tutelato per molte fasce della popolazione. In particolare per i Rom". Che il livello di povertà abitativa tra i Rom sia "straordinariamente alto" lo ha premesso  Tommaso Vitale, docente di sociologia a Sciences PO – Istituto universitario di studi politici di Parigi. Vitale, curatore della ricerca Intrappolati in un tugurio, che contiene gli esiti del progetto, ha però spiegato che "in tale povertà non c’è alcun fattore culturale, piuttosto l’effetto cumulativo di forme strutturali e violente di discriminazione». Vitale ha messo in relazione il degradarsi delle condizioni abitative e di vita della più numerosa minoranza etnica presente in Europa con politiche pubbliche ispirate al principio «che prima ci si integra, poi semmai si accede a una casa. Ma anche la piccola quota di persone Rom che riescono a integrarsi, ad avere reddito, ad accumulare risorse spesso rimangono vittime di meccanismi discriminatori e forme di razzismo nella relazione con i proprietari di immobili e gli istituti di credito». L’alternativa è il ricorso alle iniziative di housing pubblico, insufficienti e «segnate sovente da inefficacia e sprechi, oppure a forme di credito informale e usurario, che strutturano altre forme e condizioni di illegalità" e conducono comunque a investire "nei propri ghetti etnici, non adeguatamente infrastrutturati" e sostanzialmente invivibili.  Per rovesciare queste spirali di esclusione, ha osservato Vitale, occorre partire, come ha fatto il progetto R-Home, dall’ascolto delle persone e delle famiglie che mostrano "un fortissimo impegno ad andare oltre la propria condizione". E soprattutto, ribadito politicamente il primato del diritto alla casa, occorre "rafforzare il lavoro sociale con i soggetti Rom, garantendogli continuità e tempi lunghi, trovare meccanismi di prevenzione (anziché di punizione) delle difficoltà finanziarie delle famiglie che accedono a una casa, consolidare la varietà degli strumenti di politica pubblica per l’accesso alla casa e la desegregazione dei quartieri". Patrizia Farina, demografa di UniMi-Bicocca, ha concluso il convegno, riprendendo anche gli interventi di Aniko Bernat, dell’associazione Tarki di Budapest, e di Annabel Carballo, della Fondazione delle associazioni gitane di Catalogna. "Dal progetto e dalla ricerca – ha evidenziato Farina – emergono indicazioni e indicatori concreti per migliorare il Framework strategico dell’Ue rispetto alle politiche di inclusione della minoranza Rom. L’applicazione di tale Framework è avvenuta a macchia di leopardo nel decennio 2010-2020; bisogna cambiare passo entro il 2030, provando a scardinare non solo le forme di discriminazione esplicita sussistenti nei confronti delle popolazioni Rom, ma anche quelle di discriminazione opaca e sostanziale". Spesso, infatti, le situazioni di esclusione abitativa nascono anche dall’assenza di conoscenza delle regole e delle opportunità di accesso all’edilizia pubblica e privata, o dal non essere interni a reti associative e di rappresentanza (anche nella minoranza Rom vi sono gradi diversi di inclusione e vulnerabilità, e accade che le politiche e i progetti non riescano a raggiungere proprio gli "ultimi tra gli ultimi"). Essenziale, a questo proposito, aveva ricordato Carballo, è il lavoro di empowerment, cioè di formazione e di rafforzamento delle consapevolezze e conoscenze che va condotto con i soggetti e i gruppi rom: "È importante parlare di inclusione, più che di integrazione dei Rom, perché siano i Rom stessi a difendere i propri diritti. E anche questo passa necessariamente dalla volontà politica dei contesti locali, nazionali ed europei".  

Oggi i funerali dei piccoli Christian e Birka morti nel rogo al campo rom

10 Gennaio 2022 -
Roma - Verranno celebrate nel pomeriggio di oggi, lunedì 10 gennaio, nel cimitero di Stornara, le esequie dei piccoli Christian (quattro anni) e Birka (due anni), i fratellini tragicamente scomparsi a causa dell’improvviso rogo scoppiato lo scorso 17 dicembre nel campo nomadi della cittadina foggiana. Il rito, in programma alle 15.30, sarà presieduto da mons. Luigi Renna, arcivescovo eletto di Catania e amministratore apostolico di Cerignola-Ascoli Satriano, e da padre Marian Micu della diocesi ortodossa romena d’Italia. “Nei progetti tanto attesi del Pnrr – scriveva mons. Renna nel messaggio ‘Profonda solidarietà e appello all’integrazione’ distribuito nelle ore immediatamente successive la tragedia – quanto spazio avrà la condizione di questi invisibili? Quando la soluzione, tante volte annunciata ma mai realizzata, di costruire abitazioni, che vada al di là dell’abbattimento con ruspe di quelle misere abitazioni?”. Secondo il presule, “quei bambini, che non dovevano essere in un posto così poco dignitoso per loro e per nessuno – ed uno di essi doveva essere alla scuola dell’infanzia – dicono la nostra inadeguatezza a pensare un mondo migliore, a una inclusione con persone con cui occorre costruire pazientemente un dialogo”.

Rom e sinti: oggi mons. Nosiglia visita il campo rom

4 Gennaio 2022 -
Torino -L' arcivescovo di Torino,  mons. Cesare Nosiglia,  visiterà oggi pomeriggio alle 15.00  il campo Rom di strada dell'Aeroporto 235/25  a Torino.
Come ogni anno l'arcivescovo fa visita a un campo Rom  per incontrare il mondo delle periferie non solo fisiche ma anche esistenziali,  dove si trova grande povertà di relazioni  anche a causa delle discriminazioni che si continuano a subire, fa sapere una nota della diocesi piemontese. Mons. Nosiglia incontrerà le singole famiglie nella sua visita al campo,  evitando assembramenti vista l'emergenza COVID-19.  Ad accompagnare il presule il direttore Migrantes della diocesi Sergio Durando e Carla Osella, presidente di AIZO.

Lamezia: al campo Rom la visita di mons. Schillaci

27 Dicembre 2021 - Lamezia Terme - Momenti di gioia al campo Rom Scordovillo di Lamezia Terme per una visita a sorpresa del vescovo mons. Giuseppe Schillaci e organizzata dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. “Si è trattato di un momento di gioia natalizia”, commenta Alessandra Cugnetto, coordinatrice locale del progetto Inclusion, realizzato dall’Associazione Papa Giovanni XXIII con fondi del Dipartimento per le politiche della famiglia, sostenuto dalla Caritas diocesana e patrocinato gratuitamente dal Comune di Lamezia Terme. “Sono stati momenti di gioia tra i bambini – prosegue Cugnetto - che, a sorpresa hanno visto arrivare babbo Natale, donare piccoli regali e dolci natalizi. Anche se il progetto Inclusion si è concluso il 7 dicembre, gli operatori Fiorella Montuoro, Elvira Pelle e Orlando Vescio, insieme al volontario Giovanni Cugnetto, hanno voluto continuare per dare forza a quelle bellissime relazioni umane nate durante i sei mesi di attività con i bambini. Attività che si sono realizzate in parte nel campo e in parte in altri luoghi della città, coinvolgendo alcune parrocchie”. “La visita al campo – prosegue Cugnetto - è stato un momento extra progetto e ringrazio innanzi tutto i bambini e le mamme rom. Era doveroso, per noi, condividere con tutta la Diocesi e la città di Lamezia Terme il risultato finale: la realizzazione di un albero di Natale colorato e realizzato dai bambini e dalle mamme con materiali semplici e riciclabili. Ringraziamenti anche: al nostro Vescovo, monsignor Giuseppe Schillaci, che ha sempre sostenuto amorevolmente il progetto, accompagnandolo e seguendolo in tutte le sue fasi; a don Gianni che ha sostenuto il progetto accogliendo nei locali della sua Parrocchia operatori e bambini e volontari; alla Caritas Diocesana che ha ospitato il laboratorio sportivo; alla dirigente dell’Istituto “Saverio Gatti”, Daniele Quattrone, che sin da subito ha ospitato i laboratori musicali; all’amministrazione Comunale, nella persona del sindaco, Paolo Mascaro, e dell’assessore Teresa Bambara che sin dall’inizio ha sostenuto il progetto formalmente e concretamente seguendo la realizzazione delle attività durante il loro evolversi”. Nel corso della visita al campo, monsignor Schillaci, che insieme a Babbo Natale ha distribuito i doni ai bambini del campo, ha espresso nei confronti dei bambini parole piene d’amore e di tenerezza sottolineando con quanta passione e coinvolgimento è stato portato avanti il progetto. Dal canto suo, il Sindaco ha sottolineato il bisogno di continuare a progettare e incanalare nuove energie per promuovere processi di inclusione per la popolazione rom, mentre don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana, ha sottolineato quanto sia importante riprendere le attività sportive calcistiche assicurando che la Caritas continuerà a sostenere i bambini che vorranno giocare a calcio mettendo a disposizione il campetto sportivo diocesano.

Card. Lojudice: Natale di prossimità

23 Dicembre 2021 -
Siena - Tutti noi, quando nelle varie circostanze ci facciamo gli auguri, auspichiamo qualcosa di meglio per noi stessi, per gli altri, per la società, per il mondo. Ma non possiamo non ricordare che augurarci qualcosa di meglio significa mettere in gioco le nostre scelte, la nostra vita personale, come anche le nostre idee e le nostre convinzioni. Anche quest’anno non potrà essere un Natale “normale” dal punto di vista delle restrizioni a causa della ancora ben presente pandemia, ma tutti vorremmo, almeno teoricamente o a parole, un Natale di pace e di bene, come direbbero i francescani.
Anche questo Natale e i giorni che lo precedono sono stati funestati da eventi tristi, luttuosi: penso ai recentissimi fatti di cronaca, cioè i tre morti sul lavoro a Torino, le vittime sotto il crollo di un palazzo in Sicilia ma anche la tragedia della baraccopoli rom nel Foggiano, con due bambini piccoli arsi vivi nel rogo. Alina e Hristov avevano 2 e 4 anni: sono morti bruciati a Stornara, vicino Foggia. Fatti così ci colpiscono perché coinvolgono bambini in tenera età. Non è la prima volta. Era già accaduto, nelle stesse condizioni a Roma, dove, per anni, mi sono trovato coinvolto nelle tragedie del mondo rom. Solo per ricordarne alcuni: nel 2011 quattro bambini sono morti bruciati nel rogo di una baracca in un insediamento abusivo in via Appia Nuova. Sebastian, Elena Patrizia, Raoul ed Eldeban, fra gli 11 e i 3 anni, hanno perso la vita mentre dormivano, a causa di una stufa a legna. I genitori si erano allontanati per comprare da mangiare. Stessa identica dinamica di Foggia. Ma anche, nel maggio 2017, quando a perdere la vita sono state una ventenne, Elisabeth Halilovic, e le sorelline Francesca e Angelica, 8 e 4 anni: dormivano nel camper della famiglia.Anche questo è Natale, pur segnato dal dolore, dalla sofferenza e dal sangue. E tutto ciò non può non appartenerci. Il nostro essere uomini e donne inseriti in un contesto sociale, facenti parte di una Chiesa recentemente sollecitata da Papa Francesco a porsi in un “cammino sinodale” accompagnata e guidata da tutti noi vescovi. Non possiamo non pensare che Natale è Gesù che ci ricorda di essere presente, di “esserci”, nei tanti modi in cui la sua presenza è reale e manifesta: anzitutto l’eucaristia, poi l’ascolto della Parola, poi la stessa comunità che si riunisce in preghiera; ma anche il povero, il piccolo, una presenza altrettanto silenziosa e misteriosa come le precedenti e non meno importante. «Tutto quello che avete fatto a uno di questi piccoli lo avete fatto a me», ci dice Matteo nel capitolo 25 del suo vangelo. Questa è una verità di fede che non può lasciare mai, per alcun motivo, le nostre menti e i nostri cuori, neanche nel giorno di Natale. Quella piccolezza è concretizzata, incarnata, resa visibile proprio nel Bambino di Betlemme. Piccolezza non è solo quella di un neonato ma è quella di tutti i “piccoli” della storia e dell’intera società umana. Il piccolo del Vangelo è l’ultimo, il senza diritti, l’emarginato, il profugo. Papa Francesco ce lo ricorda continuamente; forse a qualcuno dà fastidio il ricordo incessante, questo ritornare costantemente sull’attenzione ai migranti: ma il Papa non può non annunciare il Vangelo. Lo scorso anno ha sentito anche la necessità di aggiungere, come fatto già da altri pontefici, una litania proprio per loro: Solacium migrantium (aiuto, soccorso dei migranti), per richiamare ancora una volta l’attenzione della Chiesa e del mondo sul dramma, anzi sulla tragedia di chi emigra.Non più di alcune settimane fa, come periodicamente accade, è riapparsa una polemica: prima il crocifisso, poi il presepe nelle scuole e negli uffici. Stavolta è toccato alle linee-guida della Commissione europea per una “corretta comunicazione”. Un documento interno, parte della più ampia strategia Union of equality, che è finito sui media. Da notare la maldestra raccomandazione di evitare riferimenti al Natale, sostituendolo con il più neutro “festività”. La bagarre è stata tale che alla fine Bruxelles ha deciso di ritirarla. La commissaria all’uguaglianza, Helena Dalli, che aveva voluto il testo, ha definito il documento «inadeguato allo scopo prefisso» e lo ha ritirato. Nessuno potrà togliere all’Europa e al nostro Occidente le radici che l’hanno formata e costituita: non ci sarebbe cultura, arte, storia se non ci fosse stato il cristianesimo e la Chiesa, pur con tutti i suoi errori e mancanze, con le sue inadempienze e distanze rispetto al Vangelo.Ancora in questi giorni qualcuno ha detto: «Lasciamo Babbo Natale ai bambini». I bambini hanno bisogno di sapere che c’è chi vuole loro bene, li pensa e porterà dei regali. Il regalo è segno di amicizia, di vicinanza, di affetto. Quando ci scambieremo i regali la notte o il giorno di Natale facciamolo in maniera diversa, rispondendo non solo a un dovere che dovevamo rispettare ma anche e soprattutto a un impegno di vicinanza e di fraternità. Offriamo a chi ci sta vicino, se lo accetterà, insieme al regalo, anche minore formalità, magari un sorriso e almeno il desiderio di vincere e di superare tutte le distanze che ci tengono lontani. Essere vicini oggi è una necessità sempre più grande anche se le norme per contrastare la pandemia, ancora, materialmente, ce lo impediscono. Vicini e insieme per affrontare le battaglie della storia della vita; vicini e insieme per camminare insieme e “fare sinodo”, per ricordarci che la Chiesa nasce camminando lungo la strada, lungo tutte le strade che Gesù ha percorso nei suoi pellegrinaggi per annunciare la Buona Notizia e nasce chiedendo alle persone di mettersi una vicino all’altra, come Gesù ha chiesto uno a uno ai suoi discepoli di stare con lui e di stare tra di essi cercando di rispettarsi e di condividere i valori fondamentali dell’esistenza, nonostante tutte le loro fragilità e le loro debolezze, tipiche della condizione umana. I discepoli certamente non sono stati, nella parte di vita che hanno condiviso tra di loro e con Gesù, dei modelli di virtù ma anzi hanno rivelato tutte le loro debolezze e fragilità umane e caratteriali. Sono stati come noi. Ma alla fine ce l’hanno fatta. (card. Paolo Lojudice - arcivescovo di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino e membro della Commissione Cei per le Migrazioni)

Migrantes Asti: sabato convegno su come superare i campi rom

16 Dicembre 2021 - Asti - Nella mattina del 18 dicembre, con inizio alle 9,30, si terrà ad Asti, presso il Circolo “A. Nosenzo” (Via Corridoni, 51), il convegno dal titolo “Oltre il campo”, sul tema del superamento dei campi nomadi organizzato dall’ufficio diocesano per la pastorale migranti di Asti in collaborazione con l’Associazione 21luglio. Punto di partenza sarà la ricerca condotta dall’associazione che da oltre un decennio è impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti di gruppi ed individui che nelle città italiane vivono in condizioni di segregazione e discriminazione. Alla presentazione seguirà una tavola rotonda che si concentrerà sulla situazione astigiana. Le conclusioni del convegno sono affidate al Vescovo di Asti, Mons. Marco Prastaro, delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Piemonte e della Valle d'Aosta.  

Migrantes Cagliari: una tre giorni su rom e sinti

2 Dicembre 2021 -

Cagliari: “Prendi questa mano Zingara. Dalle politiche di emergenza ai percorsi di inclusione sociale”: questo il tema di un convegno che organizzato dalla Caritas diocesana, con la collaborazione dell’Ufficio diocesano Migrantes, della Consulta diocesana degli organismi socio assistenziali e delle associazioni di volontariato, e della Fondazione Anna Ruggiu.

Si tratterà di un’occasione di conoscenza, riflessione e informazione sulla presenza e sulla condizione delle comunità rom nella Diocesi di Cagliari e nel territorio regionale. L’iniziativa prevede diverse sessioni, ognuna dedicata a un tema specifico: la comunicazione oltre i pregiudizi, i diritti e l’identità giuridica di queste comunità, il loro accompagnamento pastorale, il ruolo della politica e delle amministrazioni locali nella promozione di percorsi di inclusione, la salute, la storia e la cultura delle stesse comunità.

Rom e sinti: questa sera un film per raccontare oltre i pregiudizi

15 Novembre 2021 - Città del Vaticano – Un film per raccontare rom e sinti oltre i pregiudizi. Questa sera il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, in collaborazione con Aurora Vision e l’Associazione AIZO Rom e Sinti Onlus, presenta, presso la sala della Filmoteca vaticana a Palazzo San Carlo, il film “Portami a vedere la notte”, di Lia e Alberto Beltrami. La pellicola, un documentario di circa 50 minuti girato prevalentemente nei campi rom di Torino, racconta la vita di Carla Osella, della Compagnia di Sant’Orsola Figlie di Sant’Angela Merici, e fondatrice di AIZ O. “Portami a vedere la notte” è la storia di una quotidianità fatta ancora di discriminazioni e pregiudizi. Ma — si legge in un comunicato degli organizzatori dell’evento — è anche la storia di esperienze di vita positive di chi, uscito dai campi, ha potuto affermarsi come artista e imprenditore, superando gli steccati dell’ignoranza e della logica dello scarto. Alla presentazione interverranno il cardinale Peter Kodwo Appiak Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, Carla Osella, orsolina, e Lia Beltrami. Modera l’evento Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale dei media vaticani. “La pastorale per gli itineranti, le popolazioni rom e sinti, e quindi anche i nomadi, i giostrai, i lavoratori del circo — spiega il cardinale Turkson — è parte della missione del nostro Dicastero. Patrocinando questo film, che racconta con delicatezza storie di vita, una vita semplice pur nelle tante difficoltà e chiusure che ancora queste popolazioni devono subire, vogliamo dare voce ai tanti che nella Chiesa si spendono ogni giorno per gli ultimi, nelle periferie esistenziali. E Carla è una preziosa testimonianza in questo senso». Il docufilm è realizzato con il patrocinio del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e la collaborazione di Fondazione Migrantes e AIZO.  

Giornata dei Poveri: mons. Crociata visita le famiglie del campo Al Karama

13 Novembre 2021 - Latina - Ieri pomeriggio il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata si recato presso le famiglie che abitano nel campo Al Karama, di Borgo Bainsizza a Latina, zona rurale al confine con la provincia romana. Una visita in occasione della V Giornata mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco e che si celebrerà domenica prossima in tutte le chiese del mondo. Il vescovo era accompagnato dal direttore della Caritas e della Migrantes diocesana Angelo Raponi con alcuni volontari che seguono il campo. Monsignor Crociata si è intrattenuto con gli appartenenti alle circa 35 famiglie che vivono in una situazione di assoluto degrado, ha visitato le varie baracche - di quelle costruite ancora con l’amianto - e ascoltato le loro storie fatte di precarietà estrema, consapevoli di non essere accettati da parte del territorio circostante e quindi del forte pregiudizio contro di loro. Infatti, questo campo accoglie da anni famiglie di rom e sinti, molti sono anche cittadini italiani ma anche nomadi provenienti dalla Romania, ovviamente da zone altrettante povere. Alle famiglie mons. Crociata ha donato generi di prima necessità e piccole ghiottonerie per i bambini, doni simbolici che si affiancano al servizio più complesso e continuo nel tempo assicurato dai volontari della Caritas e della Migrantes diocesana. Dopo circa un’ora il saluto con la promessa che le istanze raccolte, piene di problematiche complesse, non saranno dimenticate appena rientrati negli uffici della curia vescovile. Al termine di questa visita il direttore della Caritas e Migrantes a Angelo Raponi ha commentato: «Il nome Al Karama in italiano vuol dire dignità. Credo che la visita di monsignor Crociata voglia prima di tutto affermare la dignità delle persone che abitano il campo. Al di là di tutte le retoriche possibili, i pregiudizi, o i giudizi scontati, queste persone, adulti e bambini, sono fratelli e sorelle preziosi, una ricchezza nella società. Condividono il nostro territorio e sperano di condividere la nostra Costituzione, fondata sui diritti umani e civili. Sperano, quindi, di essere riconosciuti come fratelli e come cittadini, sperano di poter dare istruzione ai loro figli e chiedono il diritto di essere sé stessi. Mi auguro che questi loro legittimi auspici possano trasformarsi in certezze per la loro dignità di essere umani».  

Milano: una preghiera per i rom morti durante l’anno

2 Novembre 2021 - Milano - Si è svolta, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità Pastorale Lambrate e Ortica e al Servizio Pastorale per i Rom e Sinti della diocesi di Milano, una preghiera in memoria dei fratelli rom e sinti morti negli ultimi anni a Milano. La preghiera si è tenuta presso la Chiesa del SS. Nome di Maria nel quartiere Rubattino, dove negli anni sono sorte diverse baraccopoli e Sant'Egidio ha promosso ponti di solidarietà e di amicizia tra cittadini rom e non rom.  Un ricordo speciale è stato dedicato a don Mario Riboldi, morto lo scorso giugno a 92 anni, che da anni partecipava a questo momento di preghiera e che da sempre aveva dedicato la sua vita all'annuncio evangelico con i rom e sinti, vivendo con loro e per loro. Tra le tante storie ascoltate durante la preghiera, quella di Saban, morta mentre cercava vestiti in un cassonetto; oppure Costel, ucciso dal fuoco nel tentativo di scaldarsi. Ancora la piccola Elena, affogata nella roggia dietro Chiaravalle, ed Emil, bruciato nel giorno del suo tredicesimo compleanno nel rogo della baracchina. Mariana, Liliana, Sunita e Cristian, portati via dalle malattie proprio mentre i loro figli, finalmente in casa e non più nei campi, iniziavano le scuole superiori. Durante la preghiera, i bambini  hanno depositato dei lumini all’altare mentre i ragazzi hanno acceso candele mentre si leggevano i ricordi dei defunti. Si è letto un brano del Vangelo e il Padre Nostro è stato recitato in italiano e in diverse lingua romanes. Tante delle morti di questi anni sono ingiuste e conseguenza della povertà. Spesso sono storie di bambini. Come Florentina, fulminata a 5 anni per la scarica elettrica ricevuta da un palo della luce. O Maria, neonata morta di freddo a Legnano. Eppure da alcune di queste tragedie sono nati grandi legami di affetto. I parenti dei piccoli Sabina, Nelson, Arman e Monica, rom slavi morti nel rogo della roulotte nel 1995, saranno presenti alla preghiera: in quell’occasione iniziò una storia di amicizia con la Comunità di Sant’Egidio che è cresciuta in questi 26 anni.  

Rom e sinti: un rapporto sui campi in Italia

13 Ottobre 2021 - Roma - Dopo 30 anni di politiche etniche ghettizzanti, in Italia ci sono le condizioni per superare la formula dei campi rom che producono solo marginalità e violazioni dei diritti. In cinque anni il 37% dei rom è uscito autonomamente dalle baraccopoli, gli insediamenti formali sono calati da 148 a 109, numerosi comuni hanno eliminato i campi creando soluzioni alternative. È la buona notizia del 6° Rapporto di Associazione 21 luglio sull’emergenza abitativa dei rom in Italia. I rom nelle baraccopoli - autorizzate o no erano 28mila nel 2016, sono calati a 17.800 quest’anno. Di questi, 11.300 sono nei 109 insediamenti formali, altri 6.500 in campi informali (erano 10 mila), spesso esito di sgomberi. Diverse la cause del calo: «Le nuove generazioni che intraprendono percorsi di fuoriuscita autonomi, lo stato di degrado insostenibile di alcuni mega-insediamenti, il processo virtuoso di alcune amministrazioni, gli sgomberi che hanno indirizzato le comunità in insediamenti informali o occupazioni». Molti rom romeni con la pandemia sono tornati in patria, giudicata più sicura sotto il profilo sanitario. «L’Italia sta andando verso il superamento dei campi rom, nonostante alcuni fallimenti. Probabilmente - dice il presidente di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla - siamo a una situazione di non ritorno». L’ultimo nuovo campo rom comunale fu inaugurato ad Afragola (Napoli) nel 2018. «Alcuni sindaci ancora operano sgomberi forzati - spiega - senza prevedere alternative. Sono fallimenti delle politiche comunali, provocati da mancanza di volontà o da incapacità». Il risultato? «Sperpero di fondi, violazioni di diritti, marginalizzazione». Il decreto 17 del 2020, convertito nelle legge 27/2020, ha stabilito una moratoria durante la pandemia delle esecuzioni di sgombero. Diversi comuni poi hanno intrapreso negli ultimi anni percorsi di superamento dei campi rom: Moncalieri, Torino, Sesto Fiorentino, Palermo, Ferrara, Siracusa, Olbia e altri ancora. Per la 21 luglio il superamento dei campi rom «deve abbandonare l’approccio etnico delle leggi ad hoc e delle politiche speciali, affrontando il problema dell’emergenza abitativa senza distinzioni etniche. Riguarda circa 50 mila persone tra rom, immigrati e italiani».  

Rom e sinti: i 50 anni di Aizo

7 Ottobre 2021 - Torino - nei giorni scorsi l'Aizo, Associazione Italiana Zingari Oggi, ha celebrato i primi 50 anni di vita. L'associazione è stata fondata appunto mezzo secolo fa da suor Carla Osella, della congregazione delle Figlie di Santa Angela Merici, sociologa. "Il mio desiderio - dice - era di partire missionaria in Sud Africa a difendere i 'colorati', i veri indigeni di quella terra e non gli olandesi colonizzatori. Ma il progetto di Dio era diverso e me l'ha fatto capire attraverso un anziano frate cappuccino, padre Gerolamo Ronchi che un giorno mi ha chiesto un passaggio in auto. Tra una chiacchierata e l'altra mi ha proposto di aiutarlo nel suo servizio pastorale con i sinti. Ho scelto di condividere il mio cammino evangelico - aggiunge in un articolo per il settimanale della diocesi di Torino "La Voce e il tempo - con loro perché ogni azione realizzata sia azione politica". In poco tempo Sr. Osella riuscì a trovare un gruppetto di giovani e con loro ha iniziato ad andare a trovare le famiglie la domenica nei campi e da quel piccolo seme - come dice lei - è "nata una grande pianta, la nostra Associazione". Tra le prime richieste una scuola per i loro bambini, "un’impresa non facile: la scuola dei 'gage' (non sinti) per loro era un modello di istruzione troppo rigido, perché in conflitto con le loro tradizioni. Abbiamo capito che era necessario inventare una scuola 'zingara', trovare nuovi metodi educativi: nessuno parlava italiano e abbiamo fatto scuola in dialetto piemontese per alcuni anni. I nostri primi insegnanti sono stati loro, i sinti. Ma per imparare ho scelto di andare a vivere con loro in una carovana in uno dei tanti campi abusivi della città. Sono entrata - racconta - in punta di piedi, spoglia della mia cultura andando per apprendere le ricchezze di un popolo". Poi successivamente l'arcivescovo di Torino, il card. Michele Pellegrino, che aveva scritto la lettera pastorale "Camminare Insieme" diede a sr. Osella il mandato di camminare accanto "al popolo delle ruote". L'obiettivo di Aizo oggi è quello di "continuare il nostro servizio sviluppando una cultura della solidarietà e dei diritti e promuovere la crescita e l’educazione alla cittadinanza attiva attraverso numerosi progetti. Che finalmente queste popolazioni si inseriscano nel mondo del lavoro sicuri di aver un loro spazio, che non sarà semplice: un passo che dovranno compiere attraverso la scuola. Nostro sogno è non dover più assistere a ciò che noi consideriamo i 'due razzismi' quello dell’uomo della strada che continua a ribadire gli stessi stereotipi, e al 'razzismo istituzionale' dove troppo spesso si lascia correre, tanto sono zingari e questo non li aiuta a crescere".  

Papa Francesco: “i Rom sono dei fratelli nostri”

22 Settembre 2021 - Città del Vaticano - Penso alla comunità Rom e a quanti si impegnano con loro per un cammino di fraternità e di inclusione". Lo ha detto questa mattina papa Francesco nel corso dell'Udienza generale che si è svolta nell'Aula Paolo VI alla presenza di diversi gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall'Italia e da ogni parte del mondo. Il Papa ha concentrato la sua riflessione sul suo recente viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia ed ha ricordato la sua vita alla comunità Rom di Bratislava: "è stato commovente - ha detto - condividere la festa della comunità Rom: una festa semplice, che sapeva di Vangelo. I Rom sono dei fratelli nostri: dobbiamo accoglierli, dobbiamo essere vicini come fanno i Padri salesiani lì a Bratislava, vicinissimi ai Rom". (Raffaele Iaria)