Tag: Italiani nel mondo

Rai Italia: a L’Italia con voi con gli italiani che vivono a Seattle

13 Novembre 2019 - Roma - La puntata di oggi de “L’Italia con voi”, programma dedicato agli italiani nel mondo in onda su Rai Italia si apre con la musica della rock band Zen Circus, con Andrea Appino, Karim Qqru, Massimiliano "Ufo" Schiavelli in studio che ripercorrono le tappe della band e ci parlano dei loro progetti. Poi, Monica Marangoni, con il maestro Palatresi, accoglie la giornalista Maria Cuffàro, inviata di guerra, conduttrice e scrittrice.  Si prosegue con Corrado Pesci, figlio di Virna Lisi, icona del nostro cinema nel mondo, che insieme a Alessandro Boschi di “Hollywood Party” – Rai Radio 3, ricordano l’attrice anche attraverso la quinta edizione del “Premio Virna Lisi”, conferito a Elena Sofia Ricci come migliore attrice italiana dell’anno. Poi, con Piero Bassetti, presidente della Fondazione Globus et Locus, collegato dalla sede Rai di Milano, parliamo del rapporto che c’è tra religione, cristianesimo e italicità. Si chiude la puntata con la rubrica “I had a dream”, che ci fa incontrare Aldo Bonomi per conoscere la la prima azienda italiana di produzione di valvole. Per le Storie dal Mondo si va a Seattle, per scoprire come tanti nostri connazionali che vivono e lavorano lì, hanno mantenuto vivo il legame con la cultura e le tradizioni italiane. Poi, in India, per raccontare come l’imprenditoria italiana ha saputo tenere conto della particolare spiritualità di quel paese.  

Cgie: da domani alla Farnesina il Comitato di Presidenza

4 Novembre 2019 -

Roma – Si svolgerà da domani – fino al 7 novembre – a Roma, presso la Farnesina – la riunione del Comitato di Presidenza del Cgie, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero alla quale parteciperanno i Sottosegretari agli esteri Ricardo Merlo, il sottosegretario presso la presidenza del consiglio Andrea Martella e il presidente esecutivo dell’Enit, Giorgio Palmucci.

Tra i temi all’ordine del giorno la rappresentanza degli italiani all’estero (Riforma costituzionale recante la riduzione del numero dei parlamentari, elezione dei Comites la cui scadenza è prevista per il 17 aprile 2020, i Capitoli di spesa per gli italiani all’estero nel documento di Economia e finanza 2020 – 2021 – 2022 e Assegnazione insegnanti e contributi per la promozione di lingua e cultura italiana). Completeranno i lavori l’aggiornamento sulla situazione dei connazionali nei paesi di crisi politica e la definizione della relazione 2017-2018 che il Cgie deve trasmettere al Governo e al Parlamento.

Il Movimento “La valigia di cartone” al fianco dei giovani

28 Ottobre 2019 - Palermo - Oltre un migliaio di persone hanno preso parte alla manifestazione organizza dal Movimento "La valigia di cartone", fondato da don Antonio Garau, della Parrocchia di San Paolo Apostolo e dell’associazione “Giovani 2017 - 3/P” per scongiurare l’esodo di tanti giovani dalla Sicilia e tra questi anche i genitori a sostenere la protesta dei figli. Promuovere l'occupazione giovanile evitando la fuga massiccia del capitale umano all'estero, ripopolare i territori, evitare la rassegnazione di chi parte e la disperazione delle loro famiglie, sono gli obiettivi degli organizzatori della manifestazione pubblica, svoltasi venerdì scorso per sensibilizzare le forze politiche e sociali perché possano ritrovare il collante che metta al centro dell'agenda politica, l'occupazione giovanile nel territorio. “Continuando questo andazzo, la nostra Sicilia prima o poi rimarrà una terra deserta – afferma don Antonio Garau – e non lo dobbiamo permettere. I giovani non hanno più chi si occupa del loro futuro che deve passare in primo luogo dalla loro terra. La lotta alla mafia si fa promuovendo il lavoro per i nostri giovani, chiediamo pertanto che tutte le forze politiche si uniscano per sviluppare dei progetti credibili. La Chiesa ha il compito importante di illuminare le coscienze nel suo ruolo di guida ma anche quello di essere oggi una autentica forza sociale, voce di chi deve ritrovare la speranza”. Alla manifestazione erano pure presenti l'Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice e di Monreale Mons. Michele Pennisi, oltre a tanti giovani e genitori che hanno chiesto alle istituzioni garanzie sul futuro. Il corteo che è partito da piazza Verdi ha raggiunto la Presidenza della Regione e l’Università. ”Questa manifestazione è un segno forte di sensibilizzazione al tema che vogliamo portare alla coscienza di tutti”, ha detto Mons. Lorefice: “l’obiettivo è di favorire, con un impegno corale, i cammini costruttivi di chi vuole pensare e progettare per mettere a frutto le grandi potenzialità che ci sono in Sicilia. La nostra terra è molto ricca di risorse naturali ma anche culturali e artistiche che vanno valorizzate in una prospettiva lavorativa. Bisogna chiamare allora tutti ad un atto di responsabilità perché le diverse intelligenze possano ritrovarsi, ognuno con le sue competenze, per creare progettualità”. Per questo il Movimento delle valigie chiede l’interlocuzione dei rappresentanti del mondo dell’imprenditoria e della politica per invertire il trend, chiedendo condizioni migliori affinché si possa dare l’opportunità di restare. “La Chiesa vuole condividere le angosce, le paure, la mancanza di futuro che è molto presente in Sicilia soprattutto nei nostri giovani – aggiunge Mons. Michele Pennisi – da troppo tempo assistiamo ad una processo di abbandono dei giovani dall'Isola soprattutto delle zone interne. Senza giovani la Sicilia non ha futuro”. Lo scorso anno, secondo i dati dell’Anagrafe del Comune di Palermo, sono stati quasi 12.000 i giovani che si sono trasferiti fuori regione, l’11,5 per cento all’estero, il 35,1 per cento in un’altra regione italiana. Il tasso di disoccupazione fra i giovani nel 2018 ha superato il 45 per cento (tra i 18 e i 29 anni) e il 33,3 (fra i 25 e i 34 anni) e molto sono i laureati.    

Migrantes: un messaggio video del Presidente del Parlamento Europeo ha concluso la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo

28 Ottobre 2019 - Roma - “A Bruxelles sono a contatto con tante persone che hanno lasciato il nostro Paese e che si sono integrate con culture diverse, senza tuttavia dimenticare le proprie origini. Sottolineo l’importanza del ruolo dell’Europa su questi temi: siamo infatti un luogo d’approdo ma anche di partenza e questo spinge a interrogarci”. E’ quanto ha detto il presidente del parlamento Europeo, David Maria Sassoli, in un messaggio video che ha concluso la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Per Sassoli “le misure integrative sociali hanno il compito di rendere l’Europa più solidale e vicina ai cittadini: un’Europa non attenta al disagio delle persone vale molto meno”. Da qui la necessita di essere “più lungimiranti per un mondo più giusto”.

Licata: “la mobilità italiana è diventata un dato strutturale

26 Ottobre 2019 - Roma - “Il numero di partenze è uguale a quello dello scorso anno, ma il problema è che la mobilità italiana è diventata un dato strutturale. Da quattro anni sono oltre 100mila gli emigranti registrati ogni anno, da due anni sono oltre 128.000. Perdiamo cittadini italiani che finiscono con l’arricchire i luoghi in cui si trasferiscono”. Lo ha detto Delfina Licata della Fondazione Migrantes, presentando a Roma il rapporto che ha curato dal titolo “Italiani nel Mondo”. “Anche tanti immigrati in Italia considerano il nostro un Paese di passaggio perché sono propensi ad andare all’estero”, ha aggiunto la ricercatrice. Che ha evidenziato anche come “rispetto allo scorso anno l’età anagrafica di coloro che partono è diminuita”. “La maggior parte di loro non è più over 50 anni, ma per il 40 per sento si tratta di giovani tra i 18 e i 34 anni. Inoltre, oggi la famiglia accompagna la migrazione”. Ribadendo che “la migrazione non è una scelta ma una necessità”, Licata ne ha evidenziato le ricadute sui contesti comunali. E ha indicato degli esempi concreti. Il rapporto della fondazione Migrantes evidenzia che a Castelnuovo di Conza, in provincia di Salerno, è emigrata negli anni il 480% della popolazione attuale, mentre a Carrega ligure (Alessandria) il 348% e ad Acquaviva Platani (Caltanissetta) il 264%. “Crediamo che la mobilità sia qualcosa di positivo, ma c’è un diritto di restare. Bisogna avere una possibilità di scelta. Perché ci siano radici che non si spezzano”. (Sir)    

Mons. Di Tora: Italia “popolo migrante nel mondo della globalità”

26 Ottobre 2019 -

Rapporto Italiani nel Mondo. Provenzano :“un Piano per il Mezzogiorno entro fine anno”.

25 Ottobre 2019 - Roma - “Dopo che si è parlato per molti anni con toni inaccettabili della presunta invasione di immigrati, mettiamo a fuoco la vera questione sociale e democratica che nel nostro Paese torna a essere l’emigrazione dei giovani dal Sud verso il Centro Nord e da tutta l’Italia verso il resto del mondo. Il Governo vuole riavviare un processo di sviluppo che sani le fratture sociali e territoriali”. Lo ha detto Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale, presentando stamani a Roma il rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes. “Bisogna intervenire nelle aree interne, nelle campagne deindustrializzate. Lì bisogna attuare maggiori politiche di sviluppo, garantire servizi e una possibilità di occupazione che consenta ai giovani di costruire un futuro in quei territori – ha aggiunto -. Noi abbiamo raddoppiato le risorse per la strategia nelle arie interne”. Ricordando che “nella legge di bilancio abbiamo anticipato alcune misure che servono all’impresa e all’industria”, il ministro ha evidenziato che ci sarà un “piano per il Sud” che “l’accompagnerà” e “sarà pronto entro fine anno”. “Riavvierà non solo la possibilità di programmare nuovi investimenti ma, soprattutto, di realizzarli. La sfida non è tanto mettere risorse in bilancio ma spendere bene quelle previste”. Sono cinque le direttrici previste e indicate dal ministro: la lotta alla povertà educativa e minorile; le infrastrutture sociali; rafforzare al Sud il modello di sviluppo degli investimenti green; puntare sullo sviluppo tecnologico e guardare al Mediterraneo “non come un mare di morte ma come un mare di opportunità”. Stimando il “costo sociale” delle emigrazioni dei giovani, Provenzano la considera una “perdita negli ultimi dieci anni di 30 miliardi pagata dal Mezzogiorno”. “È un’emigrazione diventata più precoce per la mancata possibilità offerta ai giovani di sentirsi protagonisti di un processo di cambiamento e per la mancanza di possibilità di lavoro”.

Rapporto Italiani nel Mondo. Mons. Russo: lavorare insieme contro i pregiudizi

25 Ottobre 2019 - Roma - “Interrogarsi con onestà e riflettere con rigore sulla percezione e la conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato il migrante italiano” serve “non solo a fare memoria di sé, ma diventa motivo di migliore comprensione di chi siamo oggi e di chi vogliamo essere”. Lo ha affermato mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, intervenendo alla presentazione della XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes che quest’anno contiene il focus: “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiu-dizi all’amore per il made in Italy”. “Sorprende, amareggia, incupisce – ha osservato – leggere dei tanti episodi di denigrazione ai quali gli italiani sono stati sottoposti in passato come migranti, ma amareggia ancora di più trovare episodi e appellativi oggi, rendersi conto che ancora, a volte, persistono questi atteggiamenti di discriminazione o, addirittura, ne sono nati di nuovi come nel caso della cooperazione internazionale”. A volte, ha aggiunto mons. Russo, “è la stessa Chiesa ad essere stata oggetto di tali accuse” e “oggi è al centro delle discussioni più animate proprio per il tema della mobilità”. Secondo il segretario generale della Cei, invece, “siamo chiamati a volgere il nostro sguardo e il nostro impegno verso tutti in modo uguale ricercando nuovi strumenti per guardare al migrante come soggetto in movimento all’interno di uno spazio comune che è la Madre Terra, che è di tutti e non di alcuni solamente, madre quando accoglie e matrigna quando costringe ad andare via”. “Qualsiasi sia il tipo di migrazione oggi, qualsiasi migrante si prenda in considerazione da qualsiasi angolo della Terra arrivi e in qualsiasi luogo lui voglia andare, va considerato persona migrante e, quindi, va accolto, protetto, promosso e integrato”, ha ribadito mons. Russo per il quale occorre “non calare dall’alto programmi assistenziali, ma costruire comunità che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperte alle differenze e sappiano valorizzarle”. Si tratta cioè di impegnarsi a creare “comunità radiali e circolari, dove il senso di appartenenza viene modificato e giammai cancellato, dove ogni persona possa sentirsi di appartenere non in modo esclusivo, ma possa poter dare un contributo e, allo stesso tempo, ricevere collaborazione”.

Mons. Russo al Rapporto Italiani nel Mondo: la missione della Chiesa è vivere con la gente e tra la gente

25 Ottobre 2019 - Roma – Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI intervenuto questa mattina alla presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Se dovessi riassumere il Rapporto Italiani nel Mondo con una semplice frase direi che è un volume di domande per le quali troviamo anche le risposte. E non capita sempre, anzi succede raramente. È più semplice lanciare le situazioni problematiche e lasciarle prive della parte propositiva e costruttiva attraverso la quale si prova a superarle. Condivido con voi, perciò, alcuni degli interrogativi e relative risposte che ho rintracciato probabilmente spinto dal mio servizio quotidiano alla Conferenza Episcopale Italiana, ma sicuramente anche dal mio essere cittadino di questo Stato e di questo continente. Perché la Chiesa si interessa della mobilità umana e italiana in particolare? La missione della Chiesa è vivere con la gente e tra la gente. Un posto particolare nel cuore della Chiesa lo hanno i migranti di ogni nazionalità, al di là dei paesi da cui partono e delle terre in cui arrivano, dei percorsi migratori che compiono. Siano essi migranti economici, richiedenti asilo o rifugiati, altamente qualificati o senza qualifica che vivono da protagonisti la transnazionalità, chi oggi è attore di mobilità dà alla Chiesa l’opportunità di vivere il segno più peculiare della sua natura e cioè la "cattolicità", contribuendo efficacemente alla comunione tra i popoli e alla fraternità. L’Italia è storicamente terra di partenze. Lo era ieri e continua ad esserlo oggi. Lo vediamo dai numeri del Rapporto Italiani nel Mondo. Numeri importanti certamente, ma soprattutto, e lo abbiamo sentito, profili diversi che spronano a far di più e meglio come studiosi e operatori. Chi parte oggi tra gli italiani ha motivazioni differenti rispetto a chi partiva nel passato e a chi parte oggi, nello stesso momento storico, da altre parti del mondo. Siamo chiamati a volgere il nostro sguardo e il nostro impegno verso tutti in modo uguale ricercando nuovi strumenti per guardare al migrante come soggetto in movimento all’interno di uno spazio comune che è la Madre Terra, che è di tutti e non di alcuni solamente, madre quando accoglie e matrigna quando costringe ad andare via. «A me non piace dire “migranti” – ha detto a braccio il Papa ai fedeli durante l’Udienza generale dello scorso aprile – a me piace più dire “persone migranti” […] Migranti è un aggettivo, le persone sono sostantivi. […] Noi siamo caduti nella cultura dell’aggettivo, usiamo tanti aggettivi e dimentichiamo tante volte i sostantivi, cioè la sostanza» L’aggettivo, ha continuato il Pontefice, va legato indissolubilmente al soggetto e quindi alla persona per cui papa Francesco esorta a dire “la persona migrante” per dare dignità al racconto di una vita in cammino alla ricerca di uno stare meglio. Parlando di migranti, quindi, a qualsiasi latitudine e a partire da qualsiasi motivazione, il pensiero deve andare alla persona e dalla persona alle comunità chiamate, come indicato dal Santo Padre, ad accogliere i migranti, a proteggerli, a promuoverli e a integrarli. Erroneamente si potrebbe pensare che i quattro verbi promossi da papa Francesco riguardino solo chi arriva dalle zone più arretrate o dai paesi in conflitto, quelli che fuggono da guerre e persecuzioni o da disastri ambientali, i richiedenti asilo e protezione, i perseguitati per cause politiche o religiose. L’appello del Papa – accogliere, proteggere, promuovere e integrare – si rivolge, invece, a tutti coloro che sono impegnati nella mobilità umana a favore di tutti i migranti di oggi, compresi gli italiani da tempo in emigrazione o partiti di recente. Quanto detto è diventato più chiaro con il Messaggio per la 105ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019 scandito dal tema Non si tratta solo di migranti: qualsiasi sia il tipo di migrazione oggi, qualsiasi migrante si prenda in considerazione da qualsiasi angolo della Terra arrivi e in qualsiasi luogo lui voglia andare, va considerato persona migrante e, quindi, va accolto, protetto, promosso e integrato. Non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di costruire comunità che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperte alle differenze e sappiano valorizzarle. Si tratta, nello specifico, di comunità radiali e circolari, dove il senso di appartenenza viene modificato e giammai cancellato, dove ogni persona possa sentirsi di appartenere non in modo esclusivo, ma possa poter dare un contributo e, allo stesso tempo, ricevere collaborazione. Uno scambio reciproco, dunque, nella logica del mettere a disposizione degli altri i propri carismi. Che ruolo ha la Chiesa di fronte alla sfida europea? «A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà». È questo l’incipit dell’Appello ai Liberi e forti, la pietra miliare donataci da don Luigi Sturzo cento anni fa (1919) e che ritorna prepotentemente di attualità nel nostro tempo in cui il richiamo alla necessità di un nuovo patto sociale che impegni uomini e donne che hanno a cuore il destino dell’Italia (e dell’Europa) sembra una via di uscita auspicabile e praticabile. All’interno delle pagine del volume trovate un saggio che inizia proprio citando questa ricorrenza e il Convegno internazionale tenutosi a Caltagirone a giugno u.s. dal titolo L’attualità di un impegno nuovo. Certamente don Sturzo dava priorità agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, ma la sua attualità di fronte alla sfida della nuova questione sociale che ci troviamo ad affrontare è che il suo messaggio è profondamente, intrinsecamente laico ovvero rivolto alla difesa dell’umanità in quanto incalpestabile, sacra nella sua dignità e indiscutibile nei suoi diritti per cui oggi come ieri “essere liberi e forti significa andare controcorrente, farsi difensori coraggiosi della dignità umana in ogni momento dell’esistenza: dalla maternità al lavoro, dalla scuola alla cura dei migranti” (citazione dall’intervento al Convegno del Card. Gualtiero Bassetti). Credere ancora nel progetto europeo, dunque, è vincente. Non è una questione solo sociale, ma anche economica, politica, demografica, di visione lungimirante del futuro. E poiché è del domani che si parla sono proprio i protagonisti, ovvero i giovani, a far capire quale sia, oggi, la questione. L’idea iniziale dell’Unione Europea è oggi superata nella concretezza del vivere ma non nell’ideale primigenio: le nuove generazioni, infatti, non credono e non vogliono l’Europa legata prioritariamente al piano politico e a quello finanziario. Consapevoli e complici delle reali opportunità date dalla globalizzazione, essi spingono per la realizzazione di quelli che il demografo Alessandro Rosina definisce gli Stati Uniti d’Europa dove la parte da leone è giocata, contestualmente, dalla cultura, dalla libertà e dalla centralità della persona. I giovani chiedono un’Europa migliore, più lungimirante e orientata al futuro non del solo continente europeo, ma allargato all’intero pianeta coinvolto dalla globalizzazione dei problemi e delle relative soluzioni. Faccio riferimento non solo alla questione migratoria, ma anche a quella climatica, demografica, economica. Perché un tale processo di mondializzazione sia realizzato occorre condividerlo e costruirlo insieme ai giovani e alle nuove generazioni forti dell’esperienza degli anziani sicuramente ma prestando attenzione ai guizzi di novità, alla spensieratezza e perché no? Anche alla buona e giusta dose di rischio che solo l’essere giovani sa prendersi e portarsi con sé. Quanto contano cultura e ricerca nella vita quotidiana? Sia questa la giornata da cui emerge quanto sia importante dedicare tempo, risorse, creatività allo studio. Troppe volte ascoltiamo che l’Italia è, per la ricerca, una Cenerentola rispetto ad altre nazioni europee e rispetto all’intero panorama internazionale. Pochi fondi ma non poche idee né tantomeno poco impegno. Lo riscontriamo dai tanti talenti italiani impegnati nella ricerca su tutti i campi ma fuori dei confini nazionali. E lo vediamo dalle ricerche che vengono portate avanti nonostante i più diversi ostacoli dalle accademie italiane e dagli altri luoghi preposti a questo compito. Sia questa giornata l’occasione per ribadire che un paese che cura la ricerca e lo studio, che solo una nazione che studia se stessa, la propria storia è destinata a progredire nella “corsa” alla comprensione di ciò che accade ma soprattutto a mettere a frutto le strategie migliori per superare le crisi vissute. In questa linea, proprio ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordava che “la ricerca è un motore di solidarietà e della società, un motore sempre più importante in ogni ambito della vita civile” ed anche “un aiuto concreto alle persone e alle famiglie”. Da troppi anni ormai anche dalle pagine del Rapporto Italiani nel Mondo viene posto l’accento sulle problematiche costanti e divenute più che strutturali per l’Italia: la pregnante disoccupazione; l’invecchiamento della popolazione; la grave denatalità; la mancanza di politiche d'integrazione e di sostegno alle famiglie e ai giovani che, sempre più demotivati e per troppo tempo tagliati fuori dal mondo del lavoro e dal welfare, si rivolgono all’estero; la regressione culturale che ha portato a rigurgiti xenofobi e all’individualismo più sfrenato. Il Rapporto Italiani nel Mondo 2019 ci ricorda quanto lo “stare sul pezzo” sia la giusta strategia. Ogni anno si tratta di studi che non sono mai ripetitivi, perché il fenomeno migratorio come e più di ogni altro fenomeno sociale, è costretto dal mutamento, dal cambiamento, dalla trasformazione. Da sempre la Chiesa è, quindi, luogo di cultura ed è chiamata a stimolare a nuove conoscenze, chiare e corrette informazioni sui fenomeni sociali troppe volte preda di opinioni disturbate, distorte e strumentalizzate. Viviamo un tempo paradossale: gli strumenti a nostra disposizione hanno reso il mondo a portata di un click. Abbiamo sicuramente tutti molta più possibilità di conoscere la realtà, ma finiamo col lasciarci influenzare, molto più che in passato, dal sentito dire, dalle fake news a volte strumentalmente costruite per distorcere quanto vediamo intorno a noi. La Chiesa continua a studiare. Siano la multidisciplinarietà, l’apertura all’incontro con altri studiosi, il lavorare insieme i segreti del lavoro del domani su cui puntare, un metodo che non solo arricchisce il confronto teorico, ma la crescita umana al di là delle appartenenze e delle identità di ciascuno. Scopro da queste pagine cosa è il “laboratorio multiculturale professionale”, questa redazione transnazionale tra l’Italia e l’estero che si è impegnata a donarci questo lavoro. Possiamo davvero lavorare insieme per un fine comune? Diventi questo l’impegno primario per il nostro futuro. Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il made in Italy è il titolo dato allo speciale di quest’anno del Rapporto Italiani nel Mondo e non poteva essere trovato tema più attuale. Interrogarsi con onestà e riflettere con rigore sulla percezione e la conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato il migrante italiano serve non solo a fare memoria di sé, ma diventa motivo di migliore comprensione di chi siamo oggi e, auspichiamo con la lettura e i ragionamenti a partire dalle pagine qui presentate, di chi vogliamo essere. Sorprende, amareggia, incupisce leggere dei tanti episodi di denigrazione ai quali gli italiani sono stati sottoposti in passato come migranti, ma amareggia ancora di più trovare episodi e appellativi oggi, rendersi conto che ancora, a volte, persistono questi atteggiamenti di discriminazione o, addirittura, ne sono nati di nuovi come nel caso della cooperazione internazionale ad esempio. A volte è la stessa Chiesa ad essere stata oggetto di tali accuse. Oggi, non lo nascondo, è al centro delle discussioni più animate proprio per il tema della mobilità. Intervenendo a un convegno a marzo scorso dal titolo “Una strategia per l’Italia” ho ringraziato Piero Schiavazzi per la sottolineatura che ha dato della Chiesa che per lo Stato italiano “più che un ‘vincolo’ è uno ‘svincolo’, un accesso preferenziale all’autostrada della mondialità, una risorsa disponibile in casa”. «Aggiungo che a tale risorsa si può attingere con fiducia, nella consapevolezza che come Chiesa non perseguiamo né privilegi di bottega, né ambizioni velleitarie con cui sostituirci alla responsabilità delle istituzioni politiche: se a volte ci troviamo a svolgere determinati compiti è piuttosto per spirito di supplenza e non per mancanza di rispetto per la laicità dello Stato, nei confronti del quale esprimiamo la nostra piena collaborazione a sostegno dei diritti fondamentali dell’uomo e della costruzione del bene comune» (citazione presa dal discorso tenuto al convegno Limes del marzo 2019).        

Rapporto Italiani nel Mondo: “aiutare al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un Paese diverso da quello in cui è nato”

25 Ottobre 2019 -

Roma - Il Rapporto Italiani nel Mondo 2019, presentato a Roma questa mattina, attraverso analisi sociologiche e linguistiche, aneddoti e storie fa riferimento al tempo in cui erano gli italiani ad essere discriminati, risvegliando “il ricordo di un passato ingiusto – spiega il testo - non per avere una rivalsa sui migranti di oggi che abitano strutturalmente i nostri territori o arrivano sulle nostre coste, ma per ravvivare la responsabilità di essere sempre dalla parte giusta come uomini e donne innanzitutto, nel rispetto di quel diritto alla vita (e, aggiungiamo, a una vita felice) che è intrinsecamente, profondamente, indubbiamente laico”. Si tratta dunque di “scegliere non solo da che parte stare, ma anche che tipo di persone vogliamo essere e in che tipo di società vogliamo vivere noi e far vivere i nostri figli, le nuove generazioni”. La Fondazione Migrantes auspica che questo studio possa “aiutare al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un Paese diverso da quello in cui è nato”.

Rapporto Italiani nel Mondo: 128 mila partenze nell’ultimo anno

25 Ottobre 2019 -

Roma - Da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% (pari a 128.583) per espatrio. L’attuale mobilità italiana continua a interessare prevalentemente i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). Il 71,2 è in Europa e il 21,5% in America (il 14,2% in America Latina). Sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti. Il Regno Unito, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Al secondo posto, con 18.385 connazionali, vi è la Germania (-8,1%). A seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529). E’ quanto evidenzia il rapporto Italiani nel Mondo presentato a Roma questa mattina.

Le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane. Con 22.803 partenze continua il solido “primato” della Lombardia, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).

Rapporto Italiani nel Mondo: circa 5.300mila gli italiani residenti all’estero

25 Ottobre 2019 -

Roma - Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% è residente all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’AIRE, aggiornati al 1° gennaio 2019, sono 5.288.281. E’ quanto emerge dal Rapporto Italiani nel Mondodella Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma.

Dallo studio si evidenzia che dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a quasi 5,3 milioni.

Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro.

Oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America. Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia(422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila).

Migrantes: la mobilità italiana. Il tempo delle scelte

25 Ottobre 2019 -

Roma - È stata presentata oggi a Roma la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Con il contribuito di circa 70 studiosi italiani e non, la mobilità dall’Italia e nell’Italia è analizzata partendo dai dati quantitativi (socio-statistici). L’approfondimento di questa edizione è dedicato alla percezione delle comunità italiane nel mondo: “Quando brutti, sporchi e cattivi erano gli italiani: dai pregiudizi all’amore per il made in Italy”. Il Rapporto Italiani nel Mondo riflette cioè sulla percezione e sulla conseguente creazione di stereotipi e pregiudizi rispetto al migrante italiano. Il fare memoria di sé diventa quindi occasione per meglio comprendere chi siamo oggi e chi vogliamo essere.

Migrantes: domani la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo

24 Ottobre 2019 - Roma - Sarà presentato domani a Roma la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Il volume presenta anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo con il contributo di circa 70 studiosi dall’Italia e dal mondo. Si tratta dell’unico Rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità: dati quantitativi (socio-statistici) con focus regionali e provinciali si completano con informazioni qualitative che derivano da ricerche e indagini. Il tutto perfezionato da approfondimenti di particolare interesse. Il Rapporto Italiani nel Mondo è uno strumento culturale, un ulteriore segno dell'impegno della Chiesa italiana per l'emigrazione. Alla presentazione interverranno Mons. Guerino Di Tora, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione, Vincenzo Morgante, Direttore di Tv2000 che presenterà il video sull’edizione 2019 del rapporto Italiani nel Mondo;  Delfina Licata, Curatrice dello studio al quale hanno collaborato circa 70 autori; Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Rossini, Presidente delle ACLI e il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano. Le conclusioni saranno affidate a David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Modera il giornalista Paolo Pagliaro.

Migrantes: il 25 ottobre la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo

23 Ottobre 2019 - Roma - Sarà presentato a Roma venerdì 25 ottobre (ore 9,30, Auditorium “V. Bachelet” – The Church Palace, via Aurelia, 481) la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Il volume presenta anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo con il contributo di circa 70 studiosi dall’Italia e dal mondo. Si tratta dell’unico Rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità: dati quantitativi (socio-statistici) con focus regionali e provinciali si completano con informazioni qualitative che derivano da ricerche e indagini. Il tutto perfezionato da approfondimenti di particolare interesse. Il Rapporto Italiani nel Mondo è uno strumento culturale, un ulteriore segno dell'impegno della Chiesa italiana per l'emigrazione. Alla presentazione interverranno Mons. Guerino Di Tora, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione, Vincenzo Morgante, Direttore di Tv2000 che presenterà il video sull’edizione 2019 del rapporto Italiani nel Mondo;  Delfina Licata, Curatrice dello studio al quale hanno collaborato circa 70 autori; Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Rossini, Presidente delle ACLI e il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano. Le conclusioni saranno affidate a David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Modera il giornalista Paolo Pagliaro.  

Emigrati sì ma protagonisti in Svizzera

22 Ottobre 2019 -   Zurigo - E’ certo che la Svizzera senza l’Italia non sarebbe la stessa. Ciò vale nel campo civile per l’apporto della manodopera dei nostri emigrati, vedi costruzione di case, autostrade, gallerie, fabbriche, ristorazione ed altro, sia nel campo religioso d ecclesiale. Con l’arrivo degli Italiani (e degli Spagnoli e Portoghesi) la Svizzera prima a maggioranza protestante è diventata a maggioranza cattolica; i nostri hanno portato nuova linfa, ha riempito le chiese, ha messo in evidenza la sua cattolicità cioè universalità con le sue tradizioni popolari, i canti, la liturgia. “Italiani brava gente” è il titolo di un film di Giuseppe De Santis del 1964. La necessità dell’emigrazione, un fenomeno sovente doloroso, ha marcato la storia e il percorso di sviluppo del nostro Paese, contribuendo ad arricchire l’apertura della nostra società e la nostra stessa identità nazionale. Le nostre comunità all’estero sono state i moltiplicatori della nostra civiltà, estendendo e radicando nel mondo la nostra cultura. E tutto questo non è solo storia passata ma è pure il vissuto presente in Svizzera. A questo pensavo sabato 19 ottobre partecipando alla Giornata di incontro promossa dalla Coordinazione delle Missioni Cattoliche di lingua italiana in Svizzera e svoltasi a Schaan (Liechtenstein). L’incontro ha avuto due momenti: al mattino una Messa solenne nella chiesa parrocchiale presieduta dal Coordinatore nazionale, don Carlo de Stasio, e concelebrata da diversi missionari, con moltissimi fedeli provenienti in particolare dalla Svizzera tedesca, che hanno riempito come non mai il sacro tempio; nel pomeriggio lo spettacolo “Senza frontiere” presentato da Scalamusic nella sala comunale, stipata da oltre un migliaio di ospiti. All’omelia don Carlo ha sottolineato l’apporto che i nostri fedeli hanno dato alla Chiesa in Svizzera. I nostri connazionali sono veri moltiplicatori di fede e della nostra cultura cattolica. Un eccezionale capitale umano, che rappresenta una realtà unica di capacità delle nostre comunità, di promozione del nostro Paese e testimonianza della fede delle nostre parrocchie e delle nostre belle tradizioni popolari. Con il conseguente impegno per oggi a tenere vive le nostre comunità e alta la fiaccola della nostra identità, attraverso la vitalità delle MCLI inserite nel tessuto delle singole Chiese locali. Nel pomeriggio lo spettacolo di Scalamusic, l’Associazione che raccoglie i talenti musicali presenti nell’ambiente scalabriniano e promuove la creatività attraverso una produzione musicale qualificata sui temi della mobilità umana. Attraverso un mosaico di immagini, musica, canzoni, teatro e coreografie, lo spettacolo “Senza frontiere” ha presentato alcune storie di emigrazione molto diverse tra loro ma tutte accumulate dall’esperienza di “frontiera”, di limite, di discriminazione, di mancanza di alternative, di disperazione. Un viaggio immaginario tra le drammatiche vicende di uomini e donne che, per ragioni diverse, hanno lasciato la loro patria alla ricerca di un futuro migliore: le onde del Mediterraneo raccontano la tragedia di una vittima delle “carrette del mare”; dalle dune del Sahara ci arriva il lamento di una profuga eritrea; tra Rosario e Madrid moglie e marito argentini, divisi dall’emigrazione, vivono come possono la loro storia d’amore; una ragazza moldava racconta la sua storia di inganni e di prostituzione, ma anche di riscatto e di perdono; una  donna honduregna implora pietà a un poliziotto che l’ha catturata sul confine tra Stati Uniti e Messico. Frontiere geografiche, frontiere politiche, frontiere psicologiche, sempre di frontiere si tratta. E Frank, il poliziotto di turno, si lascia coinvolgere e commuovere dalle storie dei migranti e finisce per aprire la porta, la porta del suo cuore. Come spesso invita a fare Papa Francesco: “Occorre abbattere i muri e costruire ponti”. Per la edificazione di una nuova umanità alla quale i nostri emigrati sono chiamati a contribuire. Siamo noi infatti, che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle i drammi dell’emigrazione, i primi testimoni delle nuove frontiere. A volte, raggiunta la meta e un po’ di benessere, oggi siamo tentati di dimenticare il nostro passato, le nostre radici. Che guaio la memoria corta! La Parola di Dio è chiara: “Tratterete lo straniero che abita fra voi come chi è nato fra voi”. Alla Messa è stato letto il brano biblico: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto”. Siamo tutti stranieri su questa terra. Alcuni tra noi, stranieri come noi, sono più deboli, provati dai colpi durissimi della vita. Sta a noi accoglierli. E’ un invito urgente e necessario in questo tempo storico. La nostra identità di cristiani e di migranti ci spinge a rispondere alla “cultura dello scarto” con generosità e solidarietà; all’odio urlato sui media, con il dialogo e il confronto; all’indifferenza e diffidenza con incontri di prossimità e di condivisione fraterna. Per andare in questa direzione la Giornata delle Missioni trascorsa a Schaan, con i tanti messaggi lanciati e lo spettacolo di Scalamusic, certamente ha lasciato il segno. (Egidio Todeschini)

Lo sguardo alle periferie

17 Ottobre 2019 - Roma - Padre Sandro Pizzi, missionario della diocesi di Crema, è morto il 5 ottobre 2009 nella missione di Opit-Parish, nel nord Uganda, al confine con il sud del Sudan. A ucciderlo una gazzella: l'animale l'ha colpito a una gamba e ha reciso l'arteria femorale, mentre il missionario cercava di proteggere dei bambini. Nel Paese africano padre Pizzi ha lavorato per trentacinque anni, impegnandosi a contrastare la difficilissima situazione socio-sanitaria, aggravata dalla guerriglia, accudendo con amore sia i malati sia i bambini sfruttati come soldati. La notizia della sua morte, riportata sul settimanale diocesano di Crema e su altre testate cattoliche, non ha trovato spazio nei grandi circuiti. E il pensiero corre a padre Maccalli, padre Dall’Oglio, Silvia Romano… Il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla riflessione sulla missione e quest’anno in modo particolare per volere di Papa Francesco, può essere occasione per un esame di coscienza sulle logiche dominanti nel fare informazione. Con l’impegno a guardare maggiormente alle periferie del mondo e a raccontare la vita quotidiana di quanti hanno “lasciato tutto” per aiutare i più poveri, i più soli, i più fragili. Ne nascerebbe uno sguardo che dai territori si alza oltreconfine per ritornare qui. Una comunicazione che si fa abbraccio e condivisione. (Vincenzo Corrado)  

MCI di Limburg: lascia don Vito, arriva don Gregorio

16 Ottobre 2019 - Francoforte - Non è stato un congedo facile quello di don Vito Lupo alla sua ultima messa da parroco domenica 29 settembre a Limburg, due giorni dopo la festa per l’80° compleanno e dopo 47 anni di ininterrotta presenza alla guida della Missione Cattolica Italiana di Limburg/Wetzlar. La guida della MCI è passata dal primo ottobre al nuovo missionario, don Gregorio Milone, che domenica 29 settembre si è congedato dalla sua Comunità di Esslingen/Wernau, domenica 6 ottobre ha tenuto la sua prima messa a Limburg, dove è stato ufficialmente introdotto dalla Diocesi domenica 13 ottobre. Anche la sede della Missione Cattolica Italiana sta cambiando: dallo storico stabile al Mühlberg 12, dietro il duomo, viene trasferita vicino alla Curia diocesana, dove sarà pienamente operativa verso la fine del mese. A don Lupo un “grande grazie” da parte della delegazione delle MCI in Germania , oltre che per il lavoro pastorale, anche per la sua voluminosa opera di dottorato, la storia delle Missioni Cattoliche Italiane in tedesco, punto di riferimento per ogni ulteriore ricerca. A don Gregorio, che oltre alle MCI di Esslingen/Wernau (al momento rette dal decano), ha lasciato anche la carica di Coordinatore della Zona Sud, “i migliori auguri per questa nuova sfida pastorale”, sottolinea il delegato nazionale p. Tobia Bassanelli.  

MCI: concluso il Convegno Nazionale in Germania

15 Ottobre 2019 - Francoforte - Sono stati una quarantina gli operatori pastorali delle Comunità di lingua italiana in Germania e Belgio che hanno partecipato al Convegno Nazionale del 2019, tenuto a Bergisch Gladbach (Kardinal Schulte Haus) nei giorni 16-19 settembre, sul tema “Sale della terra”. Il relatore Mario Guzzi ha saputo analizzare con acutezza la grave crisi antropologica in atto nel mondo di oggi, da lui vista come una crisi di crescita. Per cui ha saputo proporre con altrettanta convinzione come questa situazione di crisi a tutti i livelli deve essere affrontata dal cristiano, senza lasciarsi prendere da uno sterile scoraggiamento. Occorre reagire con estrema fiducia e speranza, in modo da dare pienamente spazio al mondo nuovo seminato da Gesù nel credente. Sotto la guida di p. Adam, il pomeriggio del mercoledì è stato dedicato alla visita a Colonia, chiuso in serata con la cena nella nuova sede provvisoria della Missione e con la successiva serata di fraternità, a cura di Tonino Caponegro e di sr. Nancy. La relazione del Delegato, dei Coordinatori di Zona, dei lavori di gruppo ed il dibattito conclusivo hanno fatto emergere alcune linee operative concrete che uno specifico successivo documento proporrà alle Comunità. (p.Tobia Bassanelli)  

Passaparola: 15 anni per il mensile italiano in Lussemburgo

15 Ottobre 2019 - Lussemburgo – 5400 giorni con voi. Questo il titolo, sul numero di ottobre della rivista in lingua italiana in Lussemburgo e Francia, “PassaParolaMagazine” che compie quindici anni di vita. La testata è stata fondata, infatti, nel 2004 da  Maria Grazia Galati e Paola Cairo, autrici tra l’altro della guida  in lingua italiana “Lussemburgo da Vivere”. La rivista, aderente anche alla federazione Italiana settimanali Cattolici (Fisc) realizza, anche, dal 2008, il format radiofonico VoicesbyPassaParola, in onda sulle frequenze nazionali di Radio Ara. “Non l'avremmo di certo mai immaginato. Sognato, quello sì. Sperato, pure. Immaginato: mai! In quel lontano autunno del 2004, quando ci siamo trovate fra le mani il numero 0 di PassaParola Magazine, mai avremmo immaginato di poter raggiungere quota 15 anni”, scrivono le due fondatrice nell’editoriale che apre il giornale. “La chiamiamo ‘tappa’, certo, non traguardo. Perché dalle ‘tappe’ si riparte con due punti a favore: il grande bagaglio di esperienze, soddisfazioni, fatiche, delusioni, successi, incontri, progressi (e ci fermiamo qui) e la grande voglia di non fermarci, fare meglio, con entusiasmo, ottimismo e coraggio”, aggiungendo anche, al coraggio, “un pizzico di follia”: “è senza dubbio l'elisir magico che ci ha permesso di festeggiare oggi i nostri primi 180 mesi di vita. Abbiamo deciso di festeggiare questo compleanno facendo, però, un passo indietro, lontane da amarcord e auto-celebrazioni. E lasciando la parola a chi ci conosce da sempre, ci segue con fedeltà, ci stima e ci sostiene: collaboratori, colleghi, abbonati, amici e sponsor”. Per questo nel numero anche alcuni messaggi di auguri di persone che vivono all’estero e di alcuni collaboratori storici. Auguri alla testata e a tutta la redazione anche da “Migrantesonline” (R.Iaria)