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Commissaria Diritti umani Consiglio Europa: i paesi europei devono modificare le politiche migratorie che mettono in pericolo i rifugiati e i migranti che attraversano il Mediterraneo

9 Marzo 2021 -

Bruxelles - «I paesi europei non stanno proteggendo i rifugiati e i migranti che cercano di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. L’arretramento nella protezione della vita e dei diritti dei rifugiati e dei migranti si aggrava e causa ogni anno migliaia di morti che potrebbero essere evitate». Lo ha detto oggi Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, pubblicando un rapporto intitolato “Una richiesta di soccorso per i diritti umani. Le crescenti lacune nella protezione dei migranti nel Mediterraneo”. Il rapporto stila un bilancio dell’attuazione, da parte degli Stati membri, della Raccomandazione 2019 della Commissaria, relativa al soccorso dei migranti in mare. Fornisce inoltre una serie di misure concrete che gli Stati europei devono prendere con urgenza per adottare un approccio rispettoso dei diritti umani di fronte agli attraversamenti del Mediterraneo. Il rapporto illustra gli sviluppi avvenuti da luglio 2019 a dicembre 2020 in cinque aree principali: operazioni di ricerca e salvataggio efficaci; sbarco sicuro e rapido delle persone soccorse; cooperazione con le organizzazioni non governative; cooperazione con paesi terzi; rotte sicure e legali. Si concentra su questi aspetti principalmente per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale. Tuttavia, molte delle azioni richieste descritte nel documento si applicano anche a tutte le altre principali rotte migratorie del Mediterraneo e alla rotta dell’Atlantico, tra l’Africa occidentale e la Spagna. Questo rapporto sottolinea che, nonostante alcuni progressi limitati, la situazione dei diritti umani nel Mediterraneo rimane "deplorevole. I naufragi continuano a verificarsi in modo allarmante, con oltre 2.400 morti registrate nel periodo considerato, un numero che potrebbe essere ben al di sotto di quello reale".

Cosenza: i tre Rapporti Migrantes al centro della riflessione sull’enciclica “Fratelli Tutti” promossa dalla Università della Terza Età

9 Marzo 2021 - Cosenza - Si parlerà dei "tre volti" della migrazione nel corso promosso a Cosenza dall'Università della Terza Età. "Fratelli tutti: i tre volti dell'immigrazione" è, infatti, il tema che sarà trattato - giovedì 11 marzo alle 16,30 e trasmesso da Te A57 - da Pino Fabiano, direttore regionale Migrantes per la Calabria. Durante la conferenza Fabiano parlerà dei tre Rapporti che ogni anno la Fondazione Migrantes pubblica per far conoscere il mondo della mobilità umana: il Rapporto Immigrazione, curato insieme alla Caritas Italiana, il Rapporto Italiani nel Mondo e il rapporto sul Diritto d'Asilo.  

 

L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne

8 Marzo 2021 - Roma - Nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese, nel rispetto delle proprie tradizioni, di istituire la "United Nations Day for Women's Rights and International Peace". Molte nazioni adottarono l’8 marzo in quanto già in diversi paesi si celebrava in questa data. La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 che si ricorda ogni anno il 25 novembre. Dietro queste due date ci sono anni e anni di manifestazioni, di battaglie, di documenti scritti, ma purtroppo ancora in molti luoghi del pianeta le donne fanno fatica a farsi riconoscere i propri diritti, e anche nelle cosiddette società emancipate poche sono le donne che si trovano ai posti di comando. Il dibattito sulla parità di genere è uno degli obiettivi della comunità internazionale messo nella Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. L’Obiettivo 5 dell’Agenda cita ‘Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Problemi che, in alcuni casi, sono ancora più sostanziali nelle donne immigrate come si può leggere nel prossimo numero del mensile della Fondazione Migrantes, "Migranti Press". “L’immigrazione non è ancora emancipazione per le donne” è il titolo dell'articolo a firma di Laura Zanfrini, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.  Il diritto all’istruzione per tutte le bambine, il contrasto alla violenza di genere, la promozione femminile nel sistema politico ed economico, questi alcuni punti riportati. Facendo riferimento all’attenzione sottolineata da alcuni anni dai “migration studies” in cui a livello internazionale si individuano due tratti distintivi dell’emigrazione femminile: il peso che le donne hanno nei flussi migratori, oggi sono quasi quanti gli uomini; e quanto le donne emigrate hanno spesso da un punto di vista economico valenza positiva, perché le principali produttrici di reddito non solo per le proprie famiglie ma per le economie dei Paesi da dove provengono. Un excursus sulla migrazione per ricongiungimento familiare, la preziosa presenza di alcune immigrate nelle famiglie italiane come le badanti, principalmente dell’Est Europa, la non presenza nel mondo del lavoro per le donne mogli- madri e non impegnate fuori delle mura domestiche, perché provenienti da determinate culture.  Il concettò di parità di genere non si può raggiungere se i Paesi ospitanti non offrono migliori opportunità anche alle donne immigrate.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 5.306 persone migranti sulle coste italiane

2 Marzo 2021 - Roma - Sono 5.306 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 745 sono di nazionalità tunisina (14%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (597, 11%), Guinea (461, 9%), Bangladesh (364, 7%), Eritrea (239, 4%), Algeria (230, 4%), Egitto (200, 4%), Sudan (194, 4%), Mali (165, 3%), Camerun (142, 3%) a cui si aggiungono 1.969 persone (37%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Fino ad oggi sono stati 493 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 1° marzo.

Fondazione ISMU: in Italia gli stranieri sono circa 6 milioni

24 Febbraio 2021 - Milano - La Fondazione ISMU stima che al 1° gennaio 2020 gli stranieri presenti in Italia siano 5.923.000 su una popolazione di 59.641.488 residenti (poco meno di uno straniero ogni 10 abitanti). Tra i presenti, i residenti sono circa 5 milioni (l’85%), i regolari non iscritti in anagrafe sono 366mila, mentre gli irregolari sono poco più di mezzo milione (517mila, -8,0%, rispetto alla stessa data del 2019). Rispetto alla stessa data del 2019, il numero di stranieri presenti è sostanzialmente invariato con un calo pari a -0,7%. Nel 2020, l'anno segnato dallo scoppio della pandemia Covid-19, si registra un aumento degli sbarchi (34mila), dopo due anni di diminuzione (23mila nel 2018 e 11mila nel 2019). Calano invece le richieste d’asilo che nel 2020 sono state 28mila (contro le 43.783 del 2019). Nonostante la ripresa degli sbarchi, il fenomeno migratorio nel nostro paese «mostra - spiegano i ricercatori dell'Ismu - i segnali di una fase di relativa stagnazione. Tale tendenza potrà verosimilmente accentuarsi anche a seguito della crisi economica che il post-pandemia porterà con sé, rallentando gli arrivi e incentivando la mobilità degli stranieri e naturalizzati verso altri paesi». In prospettiva - si legge nel rapporto - «una riduzione della consistenza numerica è attesa anche per quanto riguarda la componente irregolare, su cui agiranno sia gli effetti della sanatoria intervenuta nel corso di quest'anno, sia l'eventuale riduzione della forza trainante di un mercato del lavoro che quasi certamente faticherà a recuperare le posizioni, già non brillanti, dell'epoca pre-Covid». Sono questi alcuni dei principali dati del XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020, elaborato da Ismu presentato ieri in modalità online. Alla presentazione sono intervenuti Mariella Enoc, Presidente Ismu, Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo; Patrick Doelle, Rappresentanza in Italia della Commissione europea; Vincenzo Cesareo, Segretario Generale Fondazione Ismu, ; Livia Ortensi, Responsabile Settore Statistica di Fondazione Ismu,  Laura Zanfrini, Responsabile Settore Economia e Lavoro di Fondazione Ismu, Paola Barretta ricercatrice dell'Osservatorio di Pavia; Giovanni Giulio Valtolina, Responsabile Settore Famiglia e Minori e Religioni di Ismu e Venanzio Postiglione, Vicedirettore del "Corriere della Sera".

Dall’accogliere all’essere accolti: un incontro della diocesi di Roma

22 Febbraio 2021 - Roma - «La comunità cristiana è chiamata a un ruolo generativo nella fede, nell’esperienza umana più piena e ciò significa favorire tutti quei processi che sono nella logica dell’accoglienza e dell’integrazione». Sono queste le parole dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi di Roma, chiamato a tirare le fila dell’incontro su “Integrazione: un viaggio di andata e ritorno. Dall’accogliere all’essere accolti in un processo di inserimento nella società che si abita”, trasmesso sabato 20 febbraio sulla piattaforma Zoom e promosso dal Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese, dall’Ufficio Migrantes e dalla Caritas diocesana nell’ambito del ciclo di formazione missionaria. «In questa prospettiva – ha concluso l’arcivescovo – è realmente padre e madre chi favorisce il movimento, il protagonismo di ciascuno e chi cerca di cogliere l’altro come una enorme risorsa per tutti». “Accogliere” è il verbo che ha ispirato l’intervento del primo relatore dell’incontro, padre Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e rifugiati del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, la cui riflessione si è dipanata da alcuni brani dell’enciclica “Fratelli tutti”. «Sono tre i momenti che Papa Francesco riconosce parte dell’accoglienza: superare la chiusura in sé stessi; prestare attenzione, ovvero riconoscere che l’altro c’è e non è invisibile; infine, aprire la propria cerchia», ha commentato padre Baggio, sottolineando i verbi caratteristici di un atteggiamento autenticamente accogliente. «Accogliere significa ascoltare, incontrare chi non conosciamo e bussa alla nostra porta – ha proseguito -. Ma significa anche aprirsi alle periferie a noi ignote per trovare una dimensione di reciproca appartenenza». Un’apertura che acquista senso solo se non comporta la rinuncia al valore profondo della propria identità, la base grazie alla quale «possiamo accogliere l’altro e offrirgli qualcosa di prezioso». Ancora, accogliere significa anche «rispettare e fare il bene, perché l’amore verso il prossimo non aspetta mai qualcosa in cambio». È un cammino, quello dell’accoglienza, che richiede inoltre tanta responsabilità e preparazione: «Coloro che disegnano i programmi di catechesi e pastorale giovanile devono fare in modo che tutti questi elementi diventino una costante del loro percorso». Un’analisi sulla costruzione sociale dell’immigrazione è stata invece condotta dal sociologo Maurizio Ambrosini, docente all’Università degli Studi di Milano. «Gli immigrati sono persone che stanno sotto una doppia alterità: sono stranieri ma anche poveri. È un termine che contiene sempre un implicito significato svalutativo e minaccioso – ha spiegato -. Non è infatti l’alterità in sé ma è l’alterità delle periferie esistenziali e sociali che turba le società riceventi e fa nascere la domanda di integrazione». Dopo aver passato in rassegna le drammatiche differenze tra la rappresentazione corrente dell’immigrazione e la sua evidenza statistica, il sociologo ha sottolineato i limiti di un sistema di politiche migratorie selettive e ambiziose in cui conta solo «il potere dei passaporti, dei portafogli e delle professioni». Come dunque costruire in questo scenario una integrazione autentica, libera da pregiudizi e atteggiamenti latenti? Bisogna puntare, secondo Ambrosini, «sul riconoscimento dei bisogni degli immigrati; sulla scoperta delle loro risorse; sulla promozione di relazioni paritarie in cui gli immigrati siano trattati da responsabili; infine, su un aiuto emancipante che renda libere le persone. Così – ha concluso – scopriremo i ritorni di una società più coesa e plurale». (RomaSette) ​    

Draghi: sfida il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo

17 Febbraio 2021 - 17 Febbraio 2021 - Roma – Una sfida del nuovo Governo sarà «il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva». Lo ha detto questa mattina il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, nel discorso sulla fiducia al Senato. Per Draghi «cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati».  

CEI: la paura non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi

27 Gennaio 2021 - Roma - L’impegno a "sanare le ferite chiama in causa tutti, come cristiani e cittadini, e stimola un’assunzione di responsabilità comune". Lo scrivono oggi i vescovi italiani nel comunicato finale dei lavori del Consiglio Permanente della CEI che si è svolto ieri.  Come Pastori – è stato ripetuto dai membri del Consiglio Permanente – "non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle molteplici povertà come quella dei migranti che, "nell’indifferenza e nel silenzio continuano ad arrivare sulle nostre coste o sono bloccati sulla frontiera balcanica, al gelo e in condizioni disumane. La paura - scrivono i presuli, non deve infatti farci rinchiudere in noi stessi né impedirci di tendere la mano al prossimo, se si vuole costruire una società più equa e più solidale.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 425 persone sulle nostre coste

25 Gennaio 2021 - Roma - Sono 425 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Dei 425 migranti sbarcati in Italia nel 2021, 217 sono di nazionalità eritrea (51%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (61, 14%), Afghanistan (50, 12%), Etiopia (17, 4%), Egitto (13, 3%), Marocco (7, 2%), Sudan (4, 1%), Algeria (3, 1%), Bangladesh (3, 1%), Turchia (2, 0,5%) a cui si aggiungono 48 persone (11%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 66 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a oggi, 25 gennaio.    

Nazioni Unite: la pandemia ha ridotto le migrazioni

18 Gennaio 2021 - Roma - La pandemia di Covid-19 ha fatto ridurre le migrazioni di quasi il 30%, con circa due milioni di migranti in meno tra il 2019 e il 2020. Lo riferisce un rapporto delle Nazioni Unite. Il numero di migranti che vivono al di fuori del loro Paese di origine ha raggiunto i 281 milioni di persone nel 2020, rispetto ai 173 milioni del 2000 e ai 221 milioni del 2010. Secondo il rapporto «Migrazione internazionale 2020» della Divisione Popolazione del Dipartimento di Affari economici e sociali delle Nazioni Unite, due terzi dei migranti registrati vivono in soli 20 Paesi, con gli Stati Uniti in cima alla lista (51 milioni di migranti internazionali nel 2020). Seguono Germania (16 milioni), Arabia Saudita (13 milioni), Russia (12 milioni) e Regno Unito (9 milioni). L’India è in cima alla lista dei Paesi con le più grandi diaspore nel 2020, con 18 milioni di persone provenienti dall’India che vivono al di fuori del loro Paese di nascita. Presenze massicce di migranti si registrano anche in Messico e Russia (11 milioni ciascuno), Cina (10 milioni) e Siria (8 milioni). Nel 2020, il maggior numero di migranti internazionali risiedeva in Europa, con un totale di 87 milioni, con il Nord Africa e l’Asia occidentale con quasi 50 milioni ciascuno. Sempre l’anno scorso, quasi la metà dei migranti internazionali risiedeva nella regione di provenienza, con l’Europa che rappresentava la quota maggiore di migrazione intraregionale. Il 70% dei migranti nati in Europa vive in un Paese europeo diverso da quello di nascita.    

COMECE: preoccupazione circa l’efficacia del Patto nell’alleviare la difficile situazione in cui si trovano migranti e rifugiati nel tempo di pandemia

13 Gennaio 2021 - Roma - La pandemia in corso a causa del virus Covid 19 "ha esacerbato la povertà, l’esclusione sociale e la stigmatizzazione dei migranti, dei richiedenti asilo e delle vittime della tratta di esseri umani". Per questo, è necessario "un sistema sostenibile e umano di solidarietà e condivisione delle responsabilità che riconosca i vantaggi reciproci delle migrazioni e protegga i rifugiati". Lo ha scritto, nelle settimane scorse, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE) in una dichiarazione del suo gruppo di lavoro su Migrazione e asilo. La Commissione ha chiesto all’Unione e ai suoi governi di tener conto anche delle conseguenze della pandemia nelle negoziazioni per il nuovo Patto. Il gruppo di lavoro si dice preoccupato circa l’efficacia del Patto nell’alleviare la difficile situazione in cui si trovano migranti e rifugiati, aggravata proprio dalla diffusione del coronavirus in tutto il mondo e propone, pur riconoscendo gli sforzi della Commissione, una serie di raccomandazioni concrete per un meccanismo di solidarietà multilivello, per relazioni esterne basate sulla reciprocità e su partenariati equi e per una gestione integrata delle frontiere esterne. Il testo integrale su http://www.comece.eu  

Asgi: “criticità” del Patto Ue su migrazioni e asilo

13 Gennaio 2021 - 13 Gennaio 2021 - Roma - Nel nuovo Patto sull’asilo e le migrazioni, presentato dalla Commissione europea a settembre 2020, vengono fatti “rilevantissimi passi indietro” rispetto al testo di riforma del Regolamento Dublino e si crea “una crescente frammentazione del diritto di asilo, che diventa cangiante e multiforme, variando in base a chi presenta la domanda, dove e quando la presenta”: questo il parere dell’Associazione studi giuridici immigrazione (Asgi), che solleva oggi diversi punti critici e li pone all’attenzione del governo e del Ministero dell’Interno italiano, in vista dell’incontro informale a Lisbona, il 28 e il 29 gennaio, tra i Ministri della Giustizia e degli Affari interni per discutere le strategie europee in relazione al nuovo Patto su migrazione e asilo. “Da più parti sono già state segnalate preoccupazioni rispetto ai rischi evidenti di violazioni dei diritti umani – ricorda Asgi -, ribaditi in una recente proposta di risoluzione votata il 12 gennaio 2021 dagli europarlamentari della Commissione libertà civili giustizia e diritto interno (Libe)”. Nel documento l’Asgi evidenzia le principali criticità. Se verrà attuata la misura di screening per valutare il richiedente asilo, ad esempio, “questo strumento graverà esclusivamente sui Paesi alle frontiere europee, e si rischierà una formalizzazione del sistema hotspot, che porta a gravi violazioni quali il trattenimento arbitrario e l’esclusione dal diritto di asilo”. Inoltre, “non essendo previsto un generale e vincolante principio di redistribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi membri e non venendo modificato il criterio che attribuisce la competenza di esaminare le domande di asilo al Paese di primo ingresso, ma prevedendone l’applicazione anche ai minori stranieri non accompagnati, non si affrontano le criticità rilevate negli ultimi anni, non riformando adeguatamente il Regolamento Dublino”. I cittadini stranieri sono inoltre “esposti ad elevati rischi di detenzione e refoulement”. Infine, la sospensione della registrazione delle domande di asilo “si porrebbe in irrimediabile contrasto col diritto di asilo costituzionalmente garantito dall’art. 10, comma 3”, che comporta anche “il diritto di accedere provvisoriamente al territorio e di fare accertare la condizione che legittima il diritto”. (Sir)​  

 

Scalabriniani: la sfida della solidarietà al tempo del Covid-19

10 Dicembre 2020 - Roma - Oggi si celebra la 69a Giornata Mondiale dei Diritti Umani voluta dall’Onu all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale. Questo giorno cade però nel pieno di una pandemia che “ha avuto un impatto sproporzionato su gruppi vulnerabili quali lavoratori in prima linea, persone con disabilità, anziani, donne e ragazze, minoranze”, come si legge nel messaggio ufficiale rilasciato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “Il virus ha di fatto minacciato ulteriormente i diritti umani di coloro che erano già messi ai margini della società civile, rendendoli spesso invisibili, al di fuori delle comunicazioni mediali divenute monotematiche” evidenzia P. Mauro Lazzarato, Superiore Regionale del Missionari di San Carlo – Scalabriniani per l’Area Europa-Africa. Come Chiesa “crediamo più che mai – aggiunge il religioso - in una risposta all’attuale crisi che sia fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione dei vari attori presenti ‘sulla scena del mondo’. Questo perché ‘nessuno rimanga indietro!’, un monito che abbiamo sentito ripetere più volte durante questi mesi di crisi; parole che, però, rischiano di non scalfire gli abissi di differenze che, in queste ore decisive, stanno già escludendo buona parte dei ‘più piccoli e ultimi’, e tra questi i milioni di migranti e rifugiati sempre in cammino, dalla possibilità di cure essenziali che dovrebbero arrivare, in maniera identica, al Nord come al Sud, all’Est come all’Ovest del pianeta”. “Le persone e i loro diritti devono essere al centro delle risposte e della ripresa” recita ancora il messaggio di Guterres: “che siano davvero queste le semplici, ma stringenti linee guida per tutti noi che – conclude p. Lazzarato - costruiamo network di solidarietà e crediamo nella cooperazione e nello sviluppo condivisi, ma soprattutto per chi ha la prima responsabilità di porre in essere percorsi e strategie per uscire dalla emergenza attuale”.

Migrantes: 72.500, secondo dati provvisori, gli attraversamenti “irregolari” di migranti e rifugiati registrati alle frontiere esterne dell’Unione Europea fra gennaio e settembre 202

3 Dicembre 2020 - Roma - Sono circa 72.500, secondo dati provvisori, gli attraversamenti “irregolari” di migranti e rifugiati registrati alle frontiere esterne dell’Unione Europea fra gennaio e settembre 2020: il 21% in meno rispetto allo stesso periodo 2019. Fra le “rotte” d’ingresso principali sono in aumento solo quella del Mediterraneo centrale e quella dei Balcani occidentali, sia pure con cifre incomparabilmente inferiori rispetto al 2015 dell’“emergenza migranti” europea. Peraltro, negli ultimi mesi nell’Atlantico si sono moltiplicati gli arrivi nelle Canarie, territorio spagnolo, circostanza che nei primi giorni di novembre ha portato il totale 2020 degli arrivi via mare nel Paese iberico a 30 mila, contro i 24 mila del periodo gennaio-novembre 2019. Le rotte migratorie mediterranee e interne all’Europa, sempre fra gennaio e settembre hanno contato 672 morti/dispersi in mare e (un dato spesso dimenticato) 76 in percorsi via terra. Per entrambe le cifre si tratta di stime minime, in difetto. I dati sono contenuti nel Report 2020 del Rapporto Asilo della Fondazione Migrantes presentato questa mattina. Secondo i dati sono circa 53.700 gli arrivi di rifugiati e migranti in Europa lungo le rotte del Mediterraneo registrati nel 2020 (periodo gennaio-settembre, dato che comprende gli arrivi via terra a Ceuta e Melilla ma non i 2.300 arrivi via terra in Grecia). Prosegue il trend di drastica diminuzione dopo l’“emergenza migranti” europea del 2015: 1.024.000 arrivi in tutto il ’15, 370.000 nel ’16, 180.000 nel ’17, 126.000 nel ’18 e 115.000 nel ’19. Tuttavia rispetto al 2019 rimane pressoché costante l’incidenza di morti e dispersi in rapporto ai “tentativi di traversata”: quasi un morto/disperso ogni 100 tentativi. Ma l’incidenza di vite umane perdute cresce ancora se la si confronta con i rifugiati e migranti che riescono ad arrivare sulle coste europee: 1,3 morti/dispersi ogni 100 arrivi. Nel 2020, sulle richieste d’asilo nell’Unione Europea (196.620 mila quelle presentate per la prima volta fra gennaio e giugno, - 31% rispetto allo stesso periodo 2019) hanno pesato  le restrizioni e i lockdown per la pandemia di Covid-19 in primavera. Al contrario, sia gennaio che febbraio avevano registrato un numero di richiedenti superiore a quello del dicembre 2019. Nel 2019 l’UE  a 27 Paesi (Eurostat, che ha elaborato questi dati nel 2020, considera già fuori dell’Unione il Regno Unito) ha registrato 612.685 richiedenti asilo per la prima volta (+ 12% rispetto al 2018; 676.250 i richiedenti totali). Per numero assoluto l’Italia è quinta dopo Germania, Francia, Spagna e Grecia. Ma le posizioni nazionali variano di molto se si considerano i richiedenti asilo in rapporto agli abitanti: qui il primato è di Cipro (14.495 per milione), seguita da Malta (8.108), Grecia (6.985) e Lussemburgo (3.585). L’Italia, con 580 richiedenti per milione di abitanti, si colloca ben al di sotto della media europea di 1.371 per milione. I principali Paesi d’origine delle persone che nel 2019 sono riuscite a chiedere asilo nell’UE sono la Siria (circa 74.000), l’Afghanistan (53.000), il Venezuela (45.000), la Colombia (32.000) e l’Iraq (27.000). L’ultimo anno ha a visto in forte aumento i richiedenti asilo venezuelani e colombiani rispetto al biennio precedente. Nel 2019 l’UE ha garantito protezione a 295.785 persone (riconoscimento dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria o di quella umanitaria). Ma le percentuali di riconoscimento di uno dei tre benefici sul totale dei richiedenti esaminati sono rimaste molto basse: il 38% in sede di “prima istanza” e il 31% in “istanza finale” su ricorso (dati significativi, quelli dell’“istanza finale”, ma spesso trascurati; l’Italia fra l’altro non è ancora in grado di quantificare in modo attendibile e ufficiale questo indicatore). Il tasso di riconoscimento italiano in prima istanza è ancora al di sotto della media europea: appena 20% sul totale degli esaminati. Sono circa 26.300 i trasferimenti di richiedenti asilo effettuati a norma del regolamento UE “Dublino III” nel 2019 fra i vari Paesi membri/associati (- 7% rispetto al 2018): 8.423 sono stati effettuati dalla sola Germania e ben 5.979 sono stati effettuati veso la sola Italia. Nel Report 2020 una scheda è dedicata al tema “Regolamento Dublino III: i numeri e l’inefficienza. Sempre nel 2019, sono 26.855 i rifugiati accolti in reinsediamento nell’UE da precari Paesi di primo asilo: in questa “classifica” prevalgono come Paesi ospitanti il Regno Unito (5.610 rifugiati reinsediati), la Francia (5.600), la Svezia (4.955), la Germania (4.890) e l’Olanda (1.875). Secondo questi dati Eurostat, l’Italia è a quota 1.355.

Migrantes: la pandemia di Covid-19 e la protezione internazionale

3 Dicembre 2020 - Roma - La pandemia ha messo a dura prova persino i sistemi sanitari dei Paesi più avanzati. Ma fra i Paesi che ospitano più rifugiati e/o sfollati e/o venezuelani dispersi all'estero, sono soltanto due quelli che, già in una situazione "normale", dispongono di posti letto ospedalieri sopra lo "standard umanitario" di 18 posti ogni 10.000 abitanti: la Germania (80 posti letto) e la Turchia (28,5). Tutti gli altri, Colombia, Pakistan, Uganda, Siria, RDC (Repubblica Democratica del Congo), Yemen e Somalia si trovano al di sotto. E anche nel "gigante" Nigeria (con 2.200.000 sfollati nei suoi confini) i posti letto ogni 10.000 abitanti sono appena 5. In Yemen, circa 30 milioni di abitanti, quarto Paese al mondo per sfollati interni (oltre 3.600.000 a fine 2019) ma anche con una popolazione straniera rifugiata di 269.000 persone nei suoi confini (più dell’Italia), la guerra civile e regionale che negli ultimi cinque anni ha messo in ginocchio il Paese ha decimato i servizi sanitari. Fra le conseguenze, la stima di un milione di casi di persone colpite dal Covid-19 (contro i 2.000 ufficiali) a metà settembre 2020, con un tasso di mortalità elevatissimo, pari al 30%. Sono solo 11.893 i rifugiati in condizione di vulnerabilità che fra gennaio e agosto 2020, a cavallo della “prima ondata” della pandemia, sono potuti partire in reinsediamento (resettlement) da precari Paesi di primo asilo. Nello stesso periodo del 2019 erano stati 44.527, quasi quattro volte tanti (dati riferiti ai programmi UNHCR).

Migrantes: le persone in fuga nel mondo aumentano, ma quelle che trovano protezione in Europa e in Italia sono sempre meno

3 Dicembre 2020 -

Roma - Che cosa costringe un numero sempre più elevato di persone nel mondo a lasciare le proprie case e i propri Paesi d’origine? Quali sono le rotte che le persone in fuga percorrono per cercare protezione nei confini dell’Unione Europea e in Italia?

Sono le prime questioni a cui il Report 2020 sul Diritto d’Asilo della Fondazione Migrantes, presentato oggi, intende rispondere, dati aggiornati e fatti alla mano. Per essere poi costretto a richiamare l’attenzione su una constatazione preoccupante: una domanda globale di protezione in crescita per guerre, crisi, violazioni dei diritti, disuguaglianze economiche, mancato accesso al cibo o all’acqua, land grabbing, desertificazione, disastri ambientali e attacchi terroristici trova sempre meno risposte nell’Unione Europea e in Italia, così come continuano ad essere troppo poche le persone che riescono ad attraversare questi confini attraverso canali legali sicuri. Mentre la pandemia di Covid-19 che ha colpito e sta continuando a colpire tutto il mondo non ha portato, per ora, una maggiore solidarietà, ma perlopiù inasprimenti nella chiusura delle frontiere.

Anche nel nuovo progetto di “Patto europeo per la migrazione e l’asilo”, uno dei pochi obiettivi condivisi (al di là delle dichiarazioni di principio) non è tanto proteggere le persone costrette a fuggire o agire sulle cause che le obbligano alla partenza, ma farne entrare nel continente (e nel nostro Paese) il minor numero possibile. 

Migrantes Cerignola: il Laboratorio delle Migrazioni per conoscere e per comprendere

6 Novembre 2020 - Cerignola - Si è svolta nei giorni scorsi la cerimonia di inaugurazione del Laboratorio delle Migrazioni nei locali del Seminario vescovile di Cerignola, organizzata dall'Ufficio diocesano per la pastorale dei Migranti-Migrantes e dall'associazione «San Giuseppe» Onlus. Si è trattato di un momento di riflessione aperto dalla visione del docufilm Sfollati, a cura della Fondazione Migrantes, a cui sono susseguite le testimonianze di alcuni protagonisti del messaggio del Papa: dai terremotati di Lazio e Marche agli sfollati di Congo e Kurdistan iracheno. Simone Varisco, ricercatore della Fondazione Migrantes, in collegamento da Roma, ha presentato il suo libro “Il giorno di chi è in cammino”, le cui pagine tracciano la storia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato in Italia. È, quindi, intervenuto il vescovo Luigi Renna, il quale, soffermandosi sul messaggio del Papa, ha fatto riferimento al Laboratorio come traduzione dei verbi «Accogliere, proteggere, promuovere, integrare». Per il vescovo, si tratta di un'iniziativa «importante perché è un progetto che ci aiuta a uscire dalla dicotomia pensiero-azione e teoria-prassi, riconducendoci a quella verità secondo cui ogni agire è lungimirante se prima è preparato dal pensiero e dallo studio». Ed è proprio questo uno degli obiettivi del Laboratorio: partire dalla ricerca per operare sul territorio, unire l'impegno prioritario dell'Ufficio Migrantes nella cura e nell'attenzione a persone e comunità in una prospettiva di promozione umana e dialogo culturale con la progettualità e lo sguardo europeo, come ha confermato don Claudio Barboni, direttore dell'Ufficio Migrantes e dell'associazione «San Giuseppe», Gli interventi di Angela Maria Loporchio, project manager dell'associazione «San Giuseppe», e di Marcello Colopi, responsabile dello Sportello immigrazione «Fumarulo», hanno anticipato la visita dei presenti alla sede del Laboratorio.

Biblioteche di Roma: il 6 novembre convegno su “le immigrazioni a Roma dal 1870 alla seconda guerra mondiale”

30 Ottobre 2020 - Roma - “Le immigrazioni a Roma dal 1870 alla seconda guerra mondiale”. È questo il tema di un convegno in diretta streaming dalle pagine Facebook Biblioteche di Roma che si svolgerà il 6 novembre. Il convegno intende ripercorrere le tappe salienti della storia delle immigrazioni nella città di Roma nel periodo compreso tra il 1870 e la Seconda guerra mondiale. Flussi, percorsi, politiche, storie individuali e collettive, lavori, specializzazioni, percorsi di radicamento sono intrecciati ai grandi nodi della storia contemporanea della città: la proclamazione della Capitale, l’espansione edilizia, lo sviluppo industriale, la crescita delle istituzioni, la stagione liberale, le guerre mondiali, il fascismo, l’antifascismo, la resistenza. L’evento si svolge all’interno del progetto Biblioteche di Roma - CNR-ISMed “150 anni di immigrazioni a Roma Capitale. Storia, memoria, territori” e apre un lungo ciclo di incontri che si svolgeranno nelle biblioteche capitoline di quartiere. Il programma prevede interventi di Michele Colucci che presenterà il progetto, Massimiliano Crisci, Vezio De Lucia, Maria Rosa Protasi, Simone Bucri, Alessandra Gissi, Alessandro Portelli. A giugno prossimo un secondo convegno dedicato alle immigrazioni a Roma dal 1945 a oggi. (R.I.)  

Il Centro Astalli premia i vincitori del concorso “La scrittura non va in esilio”

28 Ottobre 2020 - Roma - Migliaia di studenti delle scuole superiori di 15 città italiane saranno i protagonisti de “La scrittura non va in esilio”, evento realizzato dal Centro Astalli in collaborazione con Rai Cultura (Media Partner della manifestazione), dedicato alla cultura, ai libri, all'educazione e alla scuola come vie per una società solidale e inclusiva delle diversità. La manifestazione, che si svolgerà online nel rispetto delle misure per il contenimento della pandemia da Coronavirus, sarà l’occasione per premiare gli studenti vincitori della XIV edizione del concorso letterario “La scrittura non va in esilio” riservato alle scuole medie superiori e della VI edizione del concorso letterario “Scriviamo a colori” per le scuole medie inferiori. Sono stati oltre 200 i racconti inviati negli scorsi mesi per partecipare ai due concorsi letterari promossi dal Centro Astalli nell’ambito dei progetti didattici “Finestre-Storie di rifugiati”, parte del programma europeo CHANGE, e “Incontri-Percorsi di dialogo interreligioso”, attraverso i quali rifugiati e fedeli di altre religioni incontrano ogni anno oltre 25.000 studenti di oltre 100 istituti italiani. La giuria di esperti composta da scrittori, giornalisti e rappresentanti di organizzazioni internazionali ha riconosciuto una menzione speciale alla poesia "Fosse giganti" di Elisa Fraschetti Giolito, studentessa del Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma. La poesia introdotta da un commento di Melania Mazzucco è contenuta nella raccolta dei racconti “La scrittura non va in esilio”, curata dal Centro Astalli. L’evento, domani mattina alle 10,30,  sarà anche l’occasione per riconoscere il titolo di Scuola amica dei rifugiati e di Student Ambassadors Programme del progetto europeo CHANGE agli istituti che hanno promosso iniziative di sensibilizzazione e di cittadinanza attiva realizzate dagli studenti con l’obiettivo di creare una società più giusta, più aperta e più accogliente.

Coldiretti: 2020 senza 2 stagionali su 3, servono voucher

27 Ottobre 2020 -

Roma - La pandemia con il blocco delle frontiere ha impedito l’arrivo in Italia di quasi 2 lavoratori stagionali su 3 (65,1%) da Paesi extra Ue con un impatto drammatico sulle attività agricole. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai Cittadini non comunitari in Italia nel primo semestre del 2020. Se si considera il livello regionale – sottolinea la Coldiretti - la percentuale sale addirittura fino al 90% in Emilia Romagna, che è la regione in cui era stato registrato il maggior numero di permessi per lavoro stagionale. La situazione – sottolinea la Coldiretti - non è migliorata nella seconda metà dell’anno per effetto del ritardo nell’emanazione del decreto flussi che ha dato il via libera all’ingresso di 18mila lavoratori stagionali extracomunitari solo a partire da metà ottobre. Una situazione che – continua la Coldiretti - ha avuto un impatto sulle attività di raccolta, dalla frutta alle olive fino alla vendemmia, in assenza di strumenti flessibili adeguati per affrontare l’emergenza. Il mancato arrivo di braccianti che non è stato infatti fino ad ora accompagnato – conclude la Coldiretti – da misure per favorire l’accesso al lavoro degli italiani come l’introduzione di voucher semplificati per consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.