6 Giugno 2019 - Roma - Sono notizie che non ci escono dalla testa: una donna e il suo bambino morti in mare mentre cercavano di arrivare in Europa. 25 persone disperse, 73 e 85 persone 'salvate' dalla Guardia costiera libica e quindi, detta in termini reali: respinte e riportate tra i tormenti dalle milizie libiche. Questa tragedia mi ha fatto risuonare nel cuore la poesia 'Se questo è un uomo'. Mi domando: cosa direbbe Primo Levi, che aveva chiesto a tutti noi di non dimenticare quello che è stato e di non permettere che si ripetesse? Lui si era rivolto a tutti noi che stiamo sicuri nelle nostre case, che troviamo tornando a sera il cibo caldo e visi amici, e ci aveva ammonito: «Meditate che questo è stato:/ vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore/ stando in casa andando per via,/ coricandovi, alzandovi./ Ripetetele ai vostri figli».
Cosa direbbe oggi Primo Levi? Penso che la risposta la sappiamo tutti nei nostri cuori. Eppure continuiamo a stare zitti, colpevolmente silenziosi, davanti a queste tragedie che continuano a ripetersi. Siamo risucchiati nella «globalizzazione dell’indifferenza», che Papa Francesco continuamente denuncia. Non abbiamo colto il monito lanciato l’estate scorsa dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: «Se settant’anni fa si poté invocare una mancanza di informazione, oggi no. Non lo possiamo fare, perché ci sono le prove». E quante volte 'Avvenire' ha raccolto, documentato e raccontato quello che accade nell’inferno dei profughi.
Mi sento di fare un augurio a tutti quanti: che tutti possano guardare negli occhi questi fratelli e sorelle che arrivano attraverso il mare. Non dimenticherò mai il grido delle 30 persone migranti che abbiamo soccorso con la 'Mare Jonio' il 9 maggio scorso quando Maso Notarianni, il nostro incaricato di approcciarli per primo, ha chiesto loro: « Where are you from? » (da dove venite?). La risposta è stata: « From the hell » (dall’inferno). Così come non dimenticherò mai l’espressione di Alima, la bambina che abbiamo salvato insieme ai suoi genitori. Il suo sguardo, inizialmente perso e poi apertosi a quella gioia tipica dei bambini, quando il nostro ufficiale Davide Di Nicola l’ha fatta ridere con una pernacchia, è rimasto impresso nei cuori di tutti noi e, tramite le foto, ha commosso centinaia di migliaia di persone. Ebbene, pensare che poche ore fa quelle persone, costrette a lasciare l’Africa della quale, come ha detto Lorefice, «siamo noi i predoni», persone che fuggivano dall’inferno proprio come quelle che abbiamo salvato noi, sono state deportate in Libia e che un bambino come Alima è morto insieme a sua madre, annegati solo perché non c’era nessuno a salvarli, è inaccettabile. E mi fa risuonare nel cuore il grido dei giusti nell’Apocalisse: «Fino a quando, Signore, lo permetterai?». Ma sento nel cuore anche che il Signore ci risponde e ci interroga: «Fino a quando, uomini, lo permetterete?». Le tragedie infatti non avvengono per caso, ma per colpe ben precise degli uomini. E siamo noi che assistiamo indifferenti alla morte di queste persone e alla loro deportazione in Libia senza protestare con i potenti della terra. Fino a quando lo permetteremo? Per fortuna ci sono persone che hanno deciso di non accettare tutto questo, di levarsi e di mettersi in gioco direttamente per salvare queste vite. Prego che 'Sea Watch', 'Open Arms', 'Mare Jonio' e tutti gli altri possano tornare presto a compiere la loro missione in mare. E prego anche per tutti coloro che sono colpevoli di questo sangue, perché si convertano e si possano redimere per questi gravi crimini. Prego infine per tutti noi, perché possiamo finalmente capire che il senso della nostra vita lo troviamo solo amando, nell’amore verso tutti e soprattutto verso chi è solo e abbandonato. In gioco infatti non c’è soltanto la vita di queste persone: c’è il senso della vita di tutti. Nessuno escluso. (Lettera di don Mattia Ferrari, Sacerdote, già imbarcato sulla 'Mare Jonio', al quotidiano Avvenire)
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Fiori, sogni e quell’abbraccio: il vero miracolo dei corridoi umanitari
5 Giugno 2019 - Roma - Nel viaggio che li ha portati da Beirut a Roma hanno imparato a ringraziare nella nostra lingua e ad esprimere la loro gioia con poche parole: “Viva l’Italia” . Lo gridano i bambini, quando entrano nel gate dell’aeroporto di Fiumicino tenendo in mano palloncini colorati e lo striscione 'Benvenuti in Italia'. Per 58 profughi siriani da anni nei campi di accoglienza libanesi, la metà bambini, il sogno di una nuova vita si è avverato grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche (Fcei) e Tavola valdese, in collaborazione con Viminale e Farnesina. Dal 2015 con questo modello legale e sicuro del Mediterraneo sono arrivate in Italia più di 2.500 persone, alle quali vanno aggiunte quelle giunte grazie ai 'corridoi' promossi dalla CEI. Accoglienza diffusa che si fa integrazione.
Per ora, la parola giusta è ricongiunzione. Di famiglie e di coppie. Come quella Simon, 25 anni, originario di Homs, arrivato con un corridoio umanitario due anni fa. Accolto dalla Comunità di Sant’Egidio, oggi parla italiano e lavora in un ristorante. Freme nel vedere la porta chiusa degli arrivi, in mano ha un mazzo di fiori. Sono per la sua fidanzata Rodeina, anche lei di Homs. Bloccata in Libano dal 2017, Simon ha fatto di tutto per farla arrivare e, ora che è al sicuro in Italia, la stringe a sé tra le lacrime. Il sogno di questi due giovani è quello di tutti i ragazzi della loro età: sposarsi ed essere una famiglia. Ma c’è un altro mazzo di fiori tra chi attende l’arrivo del volo. Lo tiene in mano Majd, che insieme al marito Naher e la loro figlioletta di un anno Razan, aspettano un pezzo della loro famiglia. Sono arrivati in Italia sei mesi fa con un altro corridoio umanitario e per ringraziare l’Italia Majd indossa un velo con i monumenti di Roma. Sono qui a Fiumicino per accogliere la sorella di lei e i suoi 4 figli. Per loro è già pronta una casa grande a Fiano Romano, “dove potremo finalmente vivere insieme”. Arrivano invece da Aleppo Waafà e Mohammad Dib e i loro tre figli. In Libano da sette anni, non avevano i soldi per poter mandare a scuola i bambini e dare loro le migliori cure. «Siamo felicissimi di essere finalmente in Italia – dicono – Lo speravamo da tanto”.
Tra le storie che si intrecciano nella sala d’attesa di Fiumicino c’è anche quella di una solidarietà speciale. Anna Pagliaro di Cosenza che nel 2017 ha 'adottato' una famiglia siriana armena, oggi perfettamente integrata in Calabria, ed ora è qui per accogliere in una casa tutta loro una coppia di giovani musulmani scappati da Idlib, Maher e Fatima, e i loro quattro figli. Aveva sentito parlare dei corridoi dalla tv e il progetto l’ha subito convinta. “Il mio è un atto di fede – racconta – ma ho trovato subito grande risposta da parte di tante associazioni” . Il messaggio per chi volesse fare lo stesso “tuffo nel buio” è chiaro: “È possibile osare, perché oltretutto ne vale la pena”. Firenze, Genova, Roma, Cosenza, Benevento le città che li accoglieranno, dimostrando che se “il mondo sul tema dei profughi è diviso”, oggi “trovate ad aspettarvi un Paese unito – dice il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo – i corridoi umanitari mostrano la nostra grande tradizione umanistica, civile e cristiana”. Come sono anche la dimostrazione che “fare bene il bene è possibile”. Chi è appena atterrato, infatti, è “una piccola fonte di speranza che vorremmo diventi un grande fiume di solidarietà europeo”. Un modello che “la Farnesina sostiene con forza – spiega il sottosegretario agli Esteri Emanuela Del Re – e che vogliamo portare in Europa”. Come nella parabola del buon samaritano, aggiunge Luca Maria Negro, presidente della Fcei, “non possiamo voltare la faccia dall’altra parte e dando il benvenuto a queste persone ci viene da pensare a chi non ce l’ha fatta”. I corridoi umanitari invece, aggiunge Alessandra Trotta della Tavola valdese, rispondono “a criteri umanitari di giustizia, efficace, sostenibile, quindi replicabile”. (Alessia Guerrieri – Avvenire)
#Oltrelefrontiere: la campagna del Consiglio Italiano per i Rifugiati per la Libia
5 Giugno 2019 - Roma - Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR lancia la campagna #Oltrelefrontiere per restituire un futuro agli uomini, alle donne e ai bambini bloccati in Libia. Attualmente in Libia – si legge in una nota del CIR - ci sono oltre 1 milione di persone bisognose di assistenza umanitaria e protezione. Non solo migranti e rifugiati, ma anche sfollati libici che vivono in condizioni di “estrema marginalità sociale, senza accesso a cure e servizi essenziali e martoriati dal conflitto in corso”. L’obiettivo della campagna è quello di migliorare il livello di protezione di migranti, rifugiati e sfollati interni, fornendo “assistenza umanitaria e promuovendo la ricerca di soluzioni durature. Vogliamo, al contempo, alleviare i bisogni delle comunità locali libiche così da favorire la coesione sociale e contribuire alla progressiva normalizzazione delle loro condizioni di vita”, spiega la nota.
La salute non ha etnia: presentata iniziativa “Ospedale amico delle donne migranti”
31 Maggio 2019 - Roma - Realizzare modelli e strumenti di inclusione sociale ed economica. Questo è l’obiettivo del progetto “Ospedale amico delle donne migranti - la salute non ha etnia” realizzato in collaborazione dalla ASL Roma 1 e da Fondazione TIM, che sostiene progetti che valorizzano il ruolo delle nuove tecnologie insieme a capacità di gestione ed efficienza, per realizzare modelli e strumenti di inclusione economica e sociale.
Ieri, presso il Salone del Commendatore del Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, sono state ripercorse le tappe di questo viaggio, raccontate dalla viva voce degli operatori e delle pazienti che hanno partecipato al lavoro, alla presenza del Direttore Generale di ASL Roma 1, Angelo Tanese, e del Direttore Generale di Fondazione TIM, Loredana Grimaldi.
Questa iniziativa, partita a settembre 2017 e conclusasi ad aprile di quest’anno, ha visto coinvolti i reparti e il personale di Ginecologia e Ostetricia degli ospedali San Filippo Neri e Santo Spirito in Sassia e di due consultori presenti sul territorio di competenza dell’azienda sanitaria. Sono loro i protagonisti del lavoro volto a potenziare il modello di accoglienza e assistenza alle donne migranti attraverso la promozione delle nuove tecnologie, in particolare con l’utilizzo di tablet, e con il supporto dell’attività di mediazione culturale attuata dal Programma Integra, partner del progetto, grazie al lavoro di 3 operatrici che hanno prestato servizio a chiamata per: bangla, russo, albanese, urdu, cinese, farsi, indi, amarico, tigrino, wolof, bambarà, mandinke, pular.
Alla ASL Roma 1 afferisce circa il 43% della popolazione straniera presente nella Capitale che corrisponde al 15% della popolazione residente di cui il 55,5% sono donne e il 44,6% uomini. Per quanto riguarda l’etnia viene registrata una prevalenza di persone provenienti dall’Asia e dall’Est Europa, che vede al primo posto romeni e filippini.
Africani Francofoni in Italia: domani e domenica pellegrinaggio a Loreto
31 Maggio 2019 - Loreto - Saranno circa trecento i pellegrini africani di lingua francese che domani e domenica si ritroveranno a Loreto per il pellegrinaggio annuale.
In questo pellegrinaggio “vogliamo affidare a Maria – dice don Mathieu Malick Faye, coordinatore nazionale Migrantes delle comunità cattoliche africane francofone in Italia - la situazione di mancanza di pace che c’è in Africa e nei altri paesi del mondo. Che gli uomini ritornano ad essere operatori di pace per assomigliare a Dio e quindi – aggiunge il sacerdote - essere figli di Dio. La pace è la virtù cara a Cristo che egli ha offerto per primo ai suoi discepoli la sera della risurrezione. La pace permette a l’uomo di essere se stesso e di poter vivere con gli altri e relazionarsi con loro e con Dio. Avendo pace l’uomo ha la possibilità e il tempo e lo spazio per vivere le altre virtù”. La pace promuove le altre virtù come “l’amore, la giustizia, il rispetto, la considerazione, la fraternità, lo sviluppo. L’uomo in pace accoglie l’ altro”, conclude don Mathieu.
A Loreto arriveranno cattolici africani francofoni da diverse città italiane: da Roma a Bologna, da Bergamo a Lecco, da Forli a Faenza, a Foggia etc.
149 migranti arrivano a Roma dalla Libia grazie a ACNUR e governo
31 Maggio 2019 - Roma - Nuova evacuazione umanitaria dalla Libia verso l’Italia. L’ACNUR ha trasferito a Roma 149 rifugiati e richiedenti asilo che saranno curati e accolti nei centri della rete degli enti locali Siproimi, ex Sprar, e da Ong. Molti i minori non accompagnati. Precarie le condizioni di salute per la denutrizione sofferta nei centri di detenzione libici.
Il volo è arrivato ieri pomeriggio. I profughi provengono da Eritrea (126), Somalia (14), Sudan (7), Etiopia (2). Gli uomini sono 79 e 70 donne. Tra questi 65 i minori, di cui 47 non accompagnati (13 hanno meno di un anno, uno solo due mesi). I minori non accompagnati saranno alloggiati in strutture di prima accoglienza e nella rete Siproimi, l’ex rete Sprar gestita dagli enti locali. Gli altri presso le strutture Cas gestite dalle associazioni Papa Giovanni XXIII e Pace in Terra (28 persone) e nei Cas attivati dalle Prefetture di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Reggio Emilia e Ferrara (74). L’Acnur spiega che il trasferimento è stato deciso anche “a causa dei violenti scontri e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Tripoli. Molti dei rifugiati e richiedenti asilo evacuati necessitano di cure mediche e soffrono di malnutrizione. Il gruppo è stato trasferito dal Centro di raccolta e partenza dell’ACNUR dopo mesi trascorsi in condizioni disperate all’interno dei centri di detenzione. L’evacuazione è stata portata a termine in collaborazione con le autorità italiane e libiche”. “Sono necessarie altre operazioni di evacuazione”, afferma Jean-Paul Cavalieri, capo missione ACNUR in Libia. “Sono un’àncora di salvezza per i rifugiati, per i quali l’unica possibilità di fuga consiste nell’affidare le loro vite a trafficanti senza scrupoli per attraversare il Mediterraneo”.
Altri 62 rifugiati a inizio settimana, da Siria, Sudan e Somalia, sono stati evacuati da Tripoli al Centro ACNUR a Timisoara, in Romania, dove riceveranno cure mediche prima di proseguire il viaggio verso la Norvegia, in collaborazione con l’OIM. L’ACNUR ringrazia gli Stati che hanno offerto opportunità di evacuazione: “Ma il numero dei nuovi detenuti aumenta molto più rapidamente di coloro che vengono evacuati. Quasi 1.000 sono stati evacuati dalla Libia o reinsediati nel 2019, mentre nel solo mese di maggio più di 1.200 persone sono state riportate indietro dalla Guardia Costiera libica dopo essere state soccorse o intercettate mentre tentavano la fuga in mare”. Da inizio aprile scontri e bombardamenti hanno costretto 83.000 libici a fuggire dalle proprie case. L’ACNUR ha fornito aiuti di emergenza a più di 9.000 sfollati, anche attraverso il Ministero della Salute e la Mezzaluna Rossa Libica. (Luca Liverani – Avvenire)
Faim: il 28 giugno Convegno su “Europa: tutelare le nuove migrazioni, quali responsabilità”
30 Maggio 2019 - Roma – “Europa: tutelare le nuove migrazioni, quasi responsabilità”: questo il tema di un convegno promosso dal Faim – Forum Associazioni Italiane nel Mondo – che si svolgera a Roma, presso il Centro Congressi Frentani il prossimo 28 giugno.
“Alla presa d’atto della significativa ripresa dell’emigrazione italiana che sta avvenendo a livello anche istituzionale non corrispondono iniziative volte a rendere meno gravosi i percorsi emigratori degli italiani che emigrano né a ridurre i motivi economici e sociali che sono alla base della nuova spinta emigratoria. Allo stesso tempo le mutazioni intervenute nel quadro economico e politico-sociale nei paesi di arrivo rendono in quei paesi più difficile la difesa dei diritti sociali e civili dei nuovi migranti. Si va affermando, nei diversi paesi, a partire dalla Brexit, ma non solo, un ambiente ostile volto a disincentivare l’immigrazione dei lavoratori comunitari”, si legge in una nota della Faim che presenta il Convegno. Per la Faim i nuovi processi emigratori intraeuropei determinano “una concentrazione di popolazione nei luoghi dove si concentra ricchezza, forte attività produttiva e potere politico e un progressivo decremento di popolazione, parallelo alla crescita di povertà, nelle aree periferiche europee. In Italia si accentua lo storico dualismo Nord-Sud Italia che indebolisce l'intero paese, nord compreso. Analoghi fenomeni caratterizzano altre aree del nostro continente. La principale contraddizione che attraversa l'Europa è – si legge in una nota - quella di un peggiorato rapporto fra centro e periferie. Accanto ai paesi mediterranei, i paesi dell'Est hanno perso e perdono quote ancora più consistenti di popolazione a vantaggio delle aree centrali. Contemporaneamente ha luogo il fenomeno delle migrazioni degli anziani verso altri paesi, attratti da incentivi fiscali e dal più basso costo della vita”. Rispetto a tali scenari “ci si è occupatati troppo di presunte invasioni di immigrati dall'estero, mentre non ci si è occupatati – in Italia come in Europa - di realizzare politiche di sviluppo e di riequilibrio tra aree periferiche e centrali”. E per quanto riguarda la composizione della nuova emigrazione si può confermare che si tratta di una emigrazione sempre “più spinta dalla necessità e sempre meno di una libera mobilità basata su libere scelte individuali, motivate da curiosità o ricerca di stili di vita alternativi. Secondo i dati disponibili i laureati costituiscono poco più di un quarto del totale degli emigranti; la principale componente “in fuga” continua a essere quella delle braccia; di ciò è necessario prendere atto. Ed è altrettanto necessario dotarsi a livello nazionale ed europeo di politiche che riguardino tutti gli emigrati, a prescindere dai loro diversi livelli di scolarizzazione e qualificazione ed ovunque essi si trovino”.
Papa Francesco in Romania: la comunità italiana
29 Maggio 2019 - Bucarest - Papa Francesco, a 20 anni esatti dalla visita storica di Papa Giovanni Paolo II, verrà in Romania per incontrare la popolazione romena in tutte le sue componenti religiose ed etniche. Il motto della visita “să mergem împreună” (camminiamo insieme) esprime bene l’intento del pastore che desidera camminare con il gregge e aiutare in questo modo i cristiani di Romania a fare un pezzo di strada insieme toccando diverse città e contesti religiosi: i romano-cattolici, che sono soprattutto di lingua romena e ungherese; i greco-cattolici, per lo più di lingua romena; i fedeli ortodossi, anch'essi soprattutto di lingua romena. Il papa arriverà a Bucarest il 31 maggio per poi recarsi, il giorno seguente a Șumuleu Ciuc e a Iași e concludere la sua visita a Blaj il 2 giugno. Molti già dicono che è per il nostro Papa l’occasione di completare la visita di Giovanni Paolo II che incontrò i fedeli solo a Bucarest.
Questo “camminare insieme” è posto sotto il manto di Maria che fa da sfondo al logo scelto per la visita e che richiama un appellativo caro alla nazione romena che è appunto chiamata “il giardino della Madre di Dio”.
Anche la comunità italiana di Romania, con le sue circa 15.000 presenze sparse su tutto il territorio romeno, si prepara ad accogliere il Vescovo di Roma e, ne sono certo, si sentirà echeggiare nelle varie città un insieme di voci che, in coro, grideranno l’italianissimo motto “Viva Il Papa!”. Questo sarà possibile anche perché, per una partecipazione organizzata, è stato proposto ai fedeli di iscriversi e questo ha dato la possibilità a noi Italiani di iscriverci usando un’unica sigla che ci permetterà appunto di stare insieme. La visita di Papa Francesco ha una connotazione soprattutto pastorale, ma anche ecumenica. Ciò è molto significativo per molti nostri connazionali. Infatti molti degli italiani cattolici presenti in Romania hanno contratto matrimonio, o si sono uniti, con un cittadino romeno per lo più appartenente al rito orientale ortodosso e questa visita va a nutrire in molti la speranza di un maggior avvicinamento, sintonia tra le due chiese. Tutti noi preghiamo affinché si ripeta l’accorata richiesta di tutti i presenti in piazza Izvor e in piazza Unirii a Bucarest, quando Giovanni Paolo II e il patriarca Teoctist si incontrarono e cioè: “Unitate, unitate!”. Un dato significativo è che molti italiani hanno iscritto anche parenti che, per l’occasione, verranno dall’Italia per incontrare il Papa. Molti nostri connazionali si sono offerti per aiutare come volontari e, tra questi, ci sono anche alcuni alpini appartenenti alla sezione Danubiana dell’ANA, che comprende appunto la Romania. Un po’ tutti stiamo pregando affinché la visita di papa Francesco dia un energico impulso al cammino ecumenico, ma soprattutto dia un forte impulso affinché aumenti la fede in Cristo in tutta la popolazione presente in Romania. (Don Valeriano Giacomelli – Coordinatore Missioni cattoliche italiane in Romania)
Papa Francesco: in Romania come fratello e pellegrino
29 Maggio 2019 - Città del vaticano - Vengo in Romania «Paese bello e accogliente, come pellegrino e fratello, e ringrazio il presidente e le altre autorità della Nazione per avermi invitato e per la piena collaborazione». È un passaggio del videomessaggio inviato dal Papa alla vigilia del viaggio che lo vedrà in Romania da venerdì 31 maggio al 2 giugno. «Già pregusto la gioia – aggiunge il Pontefice – di incontrare il patriarca e il Sinodo permanente della Chiesa ortodossa romena, come pure i pastori e i fedeli cattolici». Nel sottolineare i vincoli di fede che, a partire da Pietro e Andrea uniscono cristiani d’Oriente e d’Occidente, il Papa inoltre ricorda la testimonianza dei sette vescovi grecocattolici che proclamerà beati domenica prossima.
«Ciò per cui hanno sofferto, fino ad offrire la vita – spiega –, è un’eredità troppo preziosa per essere dimenticata. Ed è un’eredità comune, che ci chiama a non prendere le distanze dal fratello che la condivide». Infine un ultimo richiamo all’importanza del viaggio: «vengo tra voi per camminare insieme. Camminiamo insieme quando impariamo a custodire le radici e la famiglia, quando ci prendiamo cura dell’avvenire dei figli e del fratello che ci sta accanto, quando andiamo oltre le paure e i sospetti, quando lasciamo cadere le barriere che ci separano dagli altri».
In Italia, secondo i dati del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, risiedono 1.190.091 (684.130 donne) cittadini rumeni mentre gli italiani in Romania, secondo i dati del Rapporto Italiani nel Mondo della Migrantes, gli italiani che vivono in Romania sono 6477. Di questi 2061 sono donne.
Perù: domenica preghiera per le persone colpite dal sisma
28 Maggio 2019 - Roma - Nelle cappellanie peruviane in Italia domenica prossima si pregherà il “Signore della vita e della storia” per le persone colpite dal terremoto di questi giorni in Perù ed in altri Paesi latino-americani. Lo comunica p. Emerson Campos Aguilar, Coordinatore Nazionale per la Comunità Peruviana in Italia chiedendo ai cappellani di mettere nel programma di domenica una preghiera “chiedendo ai Santi Latinoamericani che intercedano in questa ora per il Sud America e per il popolo che soffre, per le vittime e per tutti coloro che sono rimasti senza casa e senza il necessario.
Migrantes Porto Santa Rufina: una preghiera in suffragio per le vittime in Sri Lanka
28 Maggio 2019 - Porto Santa Rufina – E’ passato poco più di un mese da Pasqua, il giorno in cui i cristiani celebrano la vittoria di Cristo sulla morte.
La Pasqua di quest’anno ha messo davvero di fronte agli occhi dei cristiani e del mondo intero le conseguenze di una fede vera e scomoda. Sono ancora vive nella memoria le scene degli attentati in Sri Lanka: chiese distrutte e luoghi frequentati da viaggiatori sono stati rasi al suolo nel giorno più importante per i seguaci di Cristo.
La diocesi di Porto–Santa Rufina ha sofferto con la Chiesa di Colombo per le morti di persone innocenti.
Con molti srilankesi, sacerdoti e laici, ci sono stati tanti incontri e momenti di scambio culturale e religioso. Un dolore vissuto in prima persona dagli srilankesi presenti in diocesi. La numerosa comunità singalese si ritrova presso le Suore Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore in zona Cassia per la celebrazione domenicale e altre feste tradizionali, con l’assistenza di un sacerdote incaricato dal vescovo.
Il cordoglio del vescovo, Mons. Gino Reali, pronunciato a Cesano nella domenica della Risurrezione, rivolto al cardinale Ranjith e alla sua Chiesa, ha detto con chiarezza una verità che noi
cristiani occidentali spesso ignoriamo: “Dobbiamo essere sinceri con noi stessi. La fede in Cristo, morto e risorto, oggi ci viene mostrata da questi nostri fratelli, e da quelli che vivono nei cosiddetti paesi del Terzo mondo”.
La diocesi di Porto Santa Rufina si è impegnata da subito offrendo un aiuto concreto alla Chiesa di
Colombo, per esprimere con i fatti la fraternità ai fratelli srilankesi.
Martedì prossimo il vescovo presiederà una Messa di suffragio per le vittime degli attentati. Assieme alla comunità srilankese tutti i fedeli sono invitati a partecipare alla celebrazione che si terrà nella Cattedrale dei Sacri cuori di Gesù e Maria alle 18.30 (Enzo Crialesi - Direttore Migrantes Porto Santa Rufina)
Censis: la mappa dell’imprenditoria immigrata in Italia
28 Maggio 2019 - Roma - L'Università Roma Tre e il Censis, con il supporto finanziario dell'Inail nell'ambito del Progetto Bric 2016 ID 46, hanno affrontato in un progetto ampio e articolato il tema della presenza e della crescita della imprenditoria immigrata in Italia e del rapporto che i titolari di impresa di origine straniera hanno con la salute e la sicurezza sul lavoro, rilevandone conoscenze, percezioni e bisogni.
I risultati della ricerca saranno presentati il 3 giugno nell’Aula Volpi del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre.
P. Ripamonti: accogliere senza paura
27 Maggio 2019 - Roma - “Non si tratta solo di migranti” è il titolo di un testo che secondo p. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli, ”mette al centro migranti e rifugiati ma che parla anche a e di ciascuno di noi, del nostro essere, dei nostri limiti e delle grandi potenzialità che abbiamo nel riscoprirci fratelli nell’accoglienza e nella solidarietà con chi si mette in viaggio in cerca di pace e giustizia. Un testo in piena continuità con l’impegno di Francesco che vuole una chiesa sempre al fianco dei più vulnerabili“. Lo afferma in una nota il Centro Astalli commentando il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato diffuso oggi dal titolo “Non si tratta solo di migranti”.
Il Pontefice ha scelto di richiamare – spiega il Centro Astalli - concetti e contenuti ripresi in molti dei suoi recenti discorsi come quello pronunciato di Al Azhar sulla fratellanza umana o quello di Sacrofano in cui invita la sua Chiesa a liberarsi da ogni paura.
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare, verbi cari al Santo Padre, citati ancora una volta in questo messaggio, sono i capisaldi su cui impostare l’agire di una chiesa che vuole presente nelle periferie esistenziali del mondo e ai crocevia della storia” grazie . Un invito – spiega p. Ripamonti - ad essere ogni giorno al fianco degli ultimi, degli emarginati, di quanti sono in cerca di solidarietà umana e dignità e sempre più spesso trovano ad accoglierli paura, discriminazione e cieca indifferenza” continua Ripamonti che conclude evidenziando la grande ricchezza umana che rappresentano migranti e rifugiati per le nostre comunità: “nel messaggio di Francesco troviamo ancora una volta incoraggiamento all’apertura verso l’umanità in cammino che per ogni cristiano non può essere che un dono”.
“Senor de los Milagros”: a Firenze l’incontro nazionale
27 Maggio 2019 - Firenze - Si è svolto, questo fine settimana a Firenze il VI Incontro nazionale della Confraternita del “Senor de los Milagros” per approfondire le sfide di oggi in un mondo che cambia. “Vogliamo essere Chiesa in cammino che segue il Signore con la gioia di una comunità viva e lieta”, dice Padre Emerson Campos, Coordinatore Nazionale citando Evangelii Gaudium in cui Papa Francesco scrive che «nella pietà popolare si può vedere come la fede ricevuta continua a trasmettersi”.
La parabola del banchetto di nozze insegna che “non c’è posto, alla festa nuziale, per chi si ostina a curarsi solo di sé” è stato detto. All’incontro ha partecipato don Alberto Vitale, cappellano della comunità Latinoamericana a Milano e direttore della Migrantes diocesana, incoraggiando alla preghiera, alla trasmissione della fede: “la vostra presenza semina gioia e dà un senso di festa”.
“Proseguiamo a camminare per portare speranza, fiducia, un riflesso dell’amore di Dio in questo mondo malato, forse, ma ricco di potenzialità”, ha concluso p. Emerson.
Migranti: un delegazione vaticana al campo di Lesbo
27 Maggio 2019 -
Città del Vaticano – A tre anni dalla visita di Papa Francesco a Lesbo la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede sono tornati in quei luoghi per raccontare la situazione attuale e ribadire ai migranti che il Papa “è con loro”. Alla missione hanno preso parte anche il Card. Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa e Mons. Jean-Claude Hollerich, Presidente della Comece, che hanno lanciato il loro appello perché “l’Europa sia accogliente”.
Migrantes Porto Santa Rufina: un pomeriggio al Pontificio istituto slovacco con il vescovo Reali
27 Maggio 2019 - Roma - Giovedì scorso il vescovo di Santa Rufina, Mons. Gino Reali, assieme al diacono Enzo Crialesi, direttore dell’Ufficio Migrantes diocesano, ha visitato il Pontificio istituto slovacco dei Santi Cirillo e Metodio.
Il presule si è intrattenuto con i sacerdoti e le religiose che vivono in questo collegio sulla zona Cassia.
La visita pastorale presso gli slovacchi fa parte dell’iter di incontri del vescovo diocesano con le comunità straniere presenti sul territorio della diocesi. Il pomeriggio di condivisione è cominciato con la Messa nella cappella dell’Istituto. Questa piccola chiesa è dedicata ai santi Cirillo e Metodio. Nel presbiterio è rappresentato Papa Formoso (vescovo di Porto-Santa Rufina nel IX secolo) che ordinò i primi sacerdoti e diaconi della missione cirillometodiana presso i popoli della Europa centrale.
Dopo la celebrazione monsignor Reali si è intrattenuto con i membri della comunità, che hanno presentato le loro attività e i percorsi seguiti nell’istituto. (Pavol Zvara - rettore dell’istituto)
L’asilo nido “Munting Tahanan” a rischio chiusura
24 Maggio 2019 -
Roma - “Munting tahanan”, che nella lingua delle Filippine significa “piccola casa”, è dal 1996 uno dei primi asili nido interculturali della capitale. Accoglie 40 bimbi da 0 a 3 anni di diverse nazionalità ma ora rischia di chiudere perché il 31 maggio scade il contratto stipulato con il Comune di Roma. Nel frattempo non sono usciti altri bandi ed educatrici e famiglie stanno lanciando un SOS per salvarlo. Dopo una prima richiesta a gennaio rimasta senza risposta, in questi giorni è stata inviata una nuova lettera all’assessora alla persona, scuola e comunità solidale di Roma Capitale, Laura Baldassarre, per chiedere una proroga del contratto fino al 31 luglio 2019, per completare almeno il percorso educativo iniziato a settembre. Come loro anche altri asili nido della capitale, che stanno pensando di unire le forze per affrontare l’emergenza.
“La mancata proroga del servizio – scrive la Commission for filipino migrant workers Italia, l’associazione che gestisce il centro – causerà un danno notevole ai bambini e alle famiglie in quanto verrà a mancare un fondamentale sostegno al processo di integrazione sociale e culturale”. Le 40 famiglie – il 40% sono filippini - hanno lavori precari e non rientrano nelle graduatorie per accedere agli asili nido comunali. “La convenzione con il Comune di Roma permetteva di coprire 14.000 euro di spese mensili – spiega al Sir Luisa Pagano, volontaria – così le famiglie potevano pagare una retta minima, di 150 euro, invece che 450 euro come negli asili privati. Dobbiamo cercare di tamponare l’emergenza fino a fine luglio. Siamo in attesa di una risposta dell’assessorato”. “Ci hanno detto che quest’anno non ci saranno bandi ma prevedono di aumentare di tre ore il sostegno nel doposcuola degli istituti pubblici – conferma la direttrice del centro Angelica Da Rocha, brasiliana -. Ma le nostre famiglie hanno bisogno di altro, perché i bimbi sono piccoli e non sanno dove lasciarli. Il nido è una alternativa importante per evitare separazioni dolorose tra mamme e bambini. A volte sono costretti a mandarli dai parenti in patria o a portarli con sé nei luoghi di lavoro”. Al “Munting Tahanan” ora ci sono bimbi da Filippine, Capoverde, Ecuador, Salvador, Perù, Brasile, Romania, Moldavia, Russia, Ucraina, Cina, Giappone e Italia. L’asilo è aperto dalle 8 alle 17 ma le dieci educatrici fanno tre ore al giorno in più di volontariato pur di mantenere in vita questo sogno: sono brasiliane, romene, peruviane, filippine. Se il centro chiude anche le educatrici rischiano di perdere il lavoro, ma la priorità sono i bambini e le famiglie.
Minori stranieri soli: un seminario a Torino su tutori volontari e affidatari
23 Maggio 2019 - Torino - Il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino e le associazioni Agevolando e Anfaa lunedì 27 maggio dalle 15 alle 18 presso la Sala lauree blu del Campus Einaudi di Torino organizzano il seminario “Tutore volontario di minori stranieri non accompagnati e affidatario familiare: analogie e differenze”.
Al convegno interverranno Joelle Long dell’Università di Torino, Carlo Infuso, tutore volontario, Alessia Rossato, affidataria, Daniela Caputi e Laura Pasquali del Comune di Torino, Frida Tonizzo di Anfaa e Rita Turino, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza.
Migrantes: don Matija nuovo coordinatore della pastorale per gli albanesi in Italia
23 Maggio 2019 - Roma - Don Elia Matija della diocesi di Pistoia è il nuovo coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi in Italia. La nomina da parte del Consiglio Permanente della CEI che si è svolto ieri durante i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani conclusasi oggi. A don Matija gli auguri di un proficuo lavoro.
Torino: l’arcivescovo “incontra l’America”
23 Maggio 2019 - Torino - Anche la cappellania ispano- americana di Torino incontra l’arcivescovo, Mons. Cesare Nosiglia, in occasione della visita pastorale, il prossimo 26 maggio. “Come cappellania siamo composti da circa 200 persone che si ritrovano tutti i sabati alle 19 e le domeniche alle 11 alla chiesa Immacolata Concezione e Santissimo Sacramento di via Nizza 47”, racconta padre Noè Antonio Romero, guida spirituale della comunità.
La cappellania ha svariate feste tradizionali che si tengono durante l’anno con balli, incontri e processioni; ha inoltre un coro multietnico che partecipa alle celebrazioni con altre cappellanie.
“Le due festività tradizionali più importanti”, continua padre Romero, “probabilmente sono le processioni di ottobre e dicembre. La prima è dedicata al Signore dei Miracoli, la seconda alla Madonna della Porta. Ci sono anche altre festività durante l’anno con devozioni a santi, ma sono più contenute e si svolgono a livello comunitario”.
“Per l’arrivo dell’Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia, oltre ad incontrarci con la cappellania brasiliana alla chiesa Sacro Cuore di Maria di via Morgari 11, sono in programma una processione e
delle letture in portoghese; inoltre, per solennizzare ulteriormente questo momento di incontro, 7 adulti della nostra comunità riceveranno la Cresima e la Comunione”.
La comunità brasiliana cristiana di Torino coinvolge circa una cinquantina di Peruviani e Brasiliani: trionfo di colori, processioni e canti guidate da padre Manuel Chilingutila. “Ci troviamo ogni seconda domenica del mese alle 16.30 per celebrare l’Eucarestia”, racconta padre Manuel, “presso la chiesa di San Domenico. Oltre alla tradizionale celebrazione domenicale, una festa in particolare caratterizza la cappellania brasiliana: quella di ‘Nossa Senhora Aparecida do Brazil’, che si festeggia il 12 ottobre. Abbiamo formato inoltre un coro e spesso ci incontriamo per la raccolta di prodotti, vestiti o soldi come solidarietà verso tutti gli altri membri che sono in difficoltà”.
“La visita dell’Arcivescovo”, conclude, “sarà un momento in cui manifestare le gioie e le sfide riguardanti la vita delle nostre comunità da quando sono nate fino ad oggi”.
Il programma della visita prevede alle 9.30 l’arrivo di Mons. Nosiglia presso la chiesa Immacolata Concezione (via Nizza 47) a Torino dove alle 10 incontra i rappresentanti dei diversi gruppi della cappellania ispano-americana e la comunità brasiliana prima di spostarsi presso la parrocchia Sacro Cuore di Maria (via Morgari11) dove alle 11.30 celebra l’Eucarestia. Sempre il 26 al pomeriggio incontra i giovani di tutte le comunità etniche: appuntamento alle 15 nella chiesa di San Domenico. (Fonte La Voce e il Tempo)