7 Gennaio 2020 - Forlì - Organizzata dall’ufficio Migrantes della diocesi di Forlì-Bertinoro, si celebra domenica 12 gennaio, presso la chiesa di S. Biagio in Forlì, la S. Messa dei Popoli, manifestazione liturgica che riunisce le Comunità cattoliche immigrate della nostra diocesi all’insegna della preghiera comunitaria, dell’accoglienza e della fratellanza.
La celebrazione Eucaristica, celebrata come da tradizione da oltre 15 anni, vuole essere un momento di incontro fra diverse culture accomunate da un’unica fede, un esempio di animazione liturgica “a più voci” capace di trasmettere un chiaro messaggio di accoglienza e di dialogo. In tale occasione, unica a livello diocesano nel corso dell’anno, si ritroveranno a pregare insieme le comunità cattoliche straniere più numerose, presenti da più anni nella nostra città, quali quelle rumena, ucraina, polacca, africane di lingua francofona e inglese, oltre a filippini, indiani del Kerala, eritrei e pakistani, accolti nella chiesa di S. Biagio dalla comunità cittadina dell’unità pastorale del centro storico, per un momento di fraterna unità nella Chiesa dell’unico Padre.
Alle ore 11,15 è prevista la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, mons. Livio Corazza, alla presenza dei sacerdoti delle comunità etniche di diversa nazionalità. Durante la concelebrazione a ciascun coro delle “chiese migranti” è affidato un canto in lingua originale e il coro di S. Biagio, in veste di comunità parrocchiale accogliente, intonerà il canto d’ingresso “Popoli tutti acclamate”. Altra consuetudine vuole che ogni comunità straniera legga la propria intenzione durante la preghiera dei fedeli e porti doni durante la processione all’altare. Al termine della celebrazione liturgica la festa si sposterà nei locali del Centro Buon Pastore per il pranzo comunitario, al termine del quale le varie comunità potranno presentare momenti delle tradizioni musicali e coreutiche dei loro paesi di provenienza per concludere una giornata di dialogo gioioso di tutte le genti accomunate nella preghiera e nella festa, animate dallo spirito cristiano che vuole gli uni e gli altri come fratelli e figli di Dio. Un modo questo per superare i pregiudizi e le difficoltà a capire le sfide dell’accoglienza, affinché la nostra comunità diocesana cresca sempre più nella consapevolezza che è possibile la fratellanza universale e la convivialità nelle differenze. Walter Neri - Direttore Migrantes Forlì-Bertinoro)
Tag: Immigrati e rifugiati
La gioia di essere un’unica grande famiglia: la festa dei Popoli a Napoli con il card. Sepe
7 Gennaio 2020 - Napoli – “Gesù è venuto per abbattere i muri di separazione, per accogliere tutti senza fare differenze culturali e sociali, creando fraternità e comunicazione tra noi”. Con queste parole il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha salutato le numerose rappresentanze delle varie comunità internazionali che vivono a Napoli e che in occasione della Solennità dell’ Epifania si sono ritrovate nel Duomo della città partenopea per celebrare e festeggiare insieme la festa dei Popoli promossa dall’Ufficio Migrantes diocesano. “Oggi tanti nostri amici che vivono a Napoli, come i magi, vengono da lontano. Anche loro arrivano da Africa, Asia, Europa e America latina e come Gesù, Giuseppe e Maria dovettero fuggire in Egitto per sottrarsi alla condanna a morte di Erode, questi nostri fratelli hanno lasciato i loro paesi per fuggire alla guerra”, ha detto il porporato.
Canti tradizionali, balli popolari e costumi tipici di vari Paesi, hanno riempito la Cattedrale, prendendo il posto di quel malessere che ancora oggi si percepisce in alcune persone quando si incontra un immigrato visto come uno 'diverso'.
“L'integrazione oggi è il fulcro della società perché è alla base di ogni forma di convivenza civile”, ha aggiunto don Luigi Castiello, officiale della Curia di Napoli e cappellano della delegazione Smom di Benevento, Ordine di Malta : “è importante che questa passi attraverso l'accoglienza con percorsi di formazione. Bisognerebbe creare più progetti attraverso i quali i migranti possano inserirsi, perché se non hanno un percorso vanno allo sbando”.
Come si insegna l'integrazione ai bambini in età primaria? “Bisogna integrare le classi, con presenze miste, creando attività di incrocio culturale - aggiunge il sacerdote - abituando i più piccoli a stare insieme partendo dal gioco. In questo modo i bambini vengono abituati ad accogliere l'altro senza alcun tipo di discriminazione. Solo così – dichiara don Castiello – si riesce ad evitare quel senso di paura e di diffidenza che si radica nei ragazzi dai primi anni dell'adolescenza perché purtroppo la persona che viene da lontano fa ancora paura”.
“Cari amici Napoli vi accoglie con il cuore aperto perché possiate impegnarvi nel rispetto della vostra dignità di persone, nell'esercizio dei vostri diritti e doveri – ha sottolineato con fermezza il cardinale -. L'accoglienza di chi viene da lontano e vive un disagio sociale, è un dovere di tutti ma soprattutto di noi cristiani perché Gesù stesso si è identificato con lo straniero 'chi accoglie voi, accoglie me'. Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora oggi permangono in alcuni ancora principi ideologici e forme di egoismo che tendono ad escludere dalla civile convivenza dell'integrazione nelle nostre comunità quanti ne vengono a far parte. Nonostante i tanti progressi che viviamo alcuni si comportano ancora da autentici provinciali, ripiegati solo sulla propria vita. Noi, diocesi di Napoli, - conclude il card. Sepe - come nella consuetudine millenaria, vogliamo aprire la nostra comunità e diventare sempre più come la grotta di Betlemme, accogliendo chi chiede di entrare. Questa festa rappresenta la cattolicità della Chiesa e chiediamo la protezione della Madonna per ricevere i doni della regalità e dell'attenzione verso i più bisognosi”.
Alla fine della celebrazione il cardinale ha consegnato a tutti i bambini, figli degli immigrati, tanti doni offerti dal Movimento Cristiano Lavoratori, dal Sovrano Militare Ordine di Malta e dall'Associazione Arti e Mestieri. Un gesto di amore profondo verso il prossimo che ha visto il sorriso di decine di bambini felici e gioiosi di poter scartare il proprio regalo, perché in fondo non c'è gioia più grande del donare amore. (Rossella Avella)
Fedeli etiopi in Europa: papa Francesco nomina il nuovo visitatore
7 Gennaio 2020 - Città del Vaticano – Papa Francesco ha nominato Visitatore Apostolico per i fedeli etiopi di rito Alessandrino Geez residenti in Europa don Petros Berga, del clero della diocesi di Haarlem-Amsterdam nei Paesi Bassi, attualmente in servizio presso la Metropolia sui iuris di Addis Abeba (Etiopia).
Nato il 24 dicembre 1967 ad Addis Abeba don Berga, dopo aver terminato gli studi di filosofia e teologia all’Università Cattolica di Utrecht (Paesi Bassi), nel 1998 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Haarlem-Amsterdam. Nominato parroco di San Nicola a Edam, si è dedicato in pari tempo alla cura pastorale dei fedeli etiopi, riunendoli in alcune comunità. In seguito ad un accordo di collaborazione con l’Arcieparchia di Addis Abeba, è tornato in Etiopia dove ha svolto dapprima l’incarico di Segretario della Conferenza Episcopale, e poi quello di Coordinatore pastorale della Segreteria Arcieparchiale
Mons. Milito: “basta parlare di emergenza immigrati!”
7 Gennaio 2020 - Oppido Mamertina – “Basta parlare di emergenza immigrati! È un termine abusato. Quando un’emergenza è permanente, è piuttosto un sistema, una realtà stabile e assolutamente da superare”. Lo afferma il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito, in una intervista al quotidiano Avvenire che pubblica, oggi, un reportage a 10 anni dalla rivolta di Rosarno: “se sotto il profilo logistico alcune cose, come la nuova tendopoli, sono state realizzate e sono il segno visibile di un’attenzione più vigile per un’ospitalità più accettabile, molto c’è ancora da fare”, evidenzia il presule che sottolinea come “la forte riduzione numerica ha portato qualche respiro in più, ma la soluzione del problema resta ancora lontana. Molte, infatti, sono le presenze apparentemente invisibili sparse su tutto il territorio”. Mons. Milito racconta che la chiesa diocesana “ha sempre promosso aiuti concreti” ma anche tenendo “alta la coscienza del Vangelo. A gennaio dell’anno scorso, dopo l’ennesimo incendio nella baraccopoli, dissi che ‘tre morti in pochi mesi sono troppi, è un eccidio, un’ecatombe’ e ad aprile, dopo lo smantellamento delle baracche, scrissi che ‘quel che resta da fare è molto di più e risolutivo’”. La diocesi ha affrontato il tema immigrazione nelle assemblee dei consigli pastorali diocesani e in quelle delle consulte laicali. Frutto di tali analisi è stato un documento che il 20 dicembre “abbiamo consegnato al prefetto di Reggio Calabria e al sindaco di San Ferdinando. Dal testo si ricava in modo inequivocabile, l’invito ad attivare quanto la legislazione vigente pone in essere a favore degli immigrati. Sono chiari, infatti – spiega il vescovo - i ritardi e le inadempienze che ancora sussistono. Se assorbite rappresenterebbero un reale e concreto aiuto per cercare di sopperire alle difficoltà che il fenomeno produce. E per fugare l’impressione che lo smantellamento della baraccopoli sia stata più un’azione dimostrativa, seppure necessaria, che non una soluzione pienamente risolutiva”. (R.I.)
Migrantes Palermo: in Cattedrale la Festa dei Popoli con l’arcivescovo Lorefice
7 Gennaio 2020 - Palermo – “Boicottiamo tutti i progetti di male e di paura dei potenti di questo mondo”. Monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, usa una frase a effetto per rileggere e attualizzare l’esempio dei Magi. Lo fa in una Cattedrale piena di giovani, famiglie, bambini appartenenti a molte etnie diverse, abbigliati a festa secondo le proprie tradizioni, felici di esprimere con danze, canti, fiori e decorazioni il proprio modo di vivere la fede in Cristo.
È la Messa dei popoli, organizzata ogni anno dall’ufficio Migrantes della diocesi, guidato da padre Sergio Natoli e Mario Affronti, e animata dal coro “Arcobaleno dei popoli”, a raccontare ciò che Palermo è diventata.
Il portone di bronzo principale è rivestito di teli dorati, quelle coperte termiche in cui vengono avvolti uomini, donne e bambini salvati dal mare e che “Eldorato - Nascita di una nazione”, il progetto di arte contemporanea ideato da Giovanni de Gara e dedicato al tema delle migrazioni e dell’accoglienza, ha portato in giro per l’Italia. “Molto provvidenzialmente il portone nella nostra Cattedrale oggi rifulge di luce, diventa attraverso questo segno quello che deve essere e sarà sempre la Chiesa – afferma monsignor Lorefice –. Oggi questa Cattedrale mostra in modo vivente e plastico che le genti sono chiamate in Cristo Gesù a formare lo stesso corpo per mezzo del Vangelo”.
L’arcivescovo invita a “non rimanere ripiegati e prostrati, dobbiamo rivestirci di luce”. E attualizza il passo del Vangelo del giorno dell’Epifania, pensando ai venti di guerra che soffiano nel mondo, ai muri e alle chiusure imposti dagli Stati: “I grandi di questo mondo, ci ricorda il Vangelo, hanno paura, invece i pastori, la gente ordinaria, quelli che vengono da oriente non temono, ma si mettono in moto. I Magi sono condotti da questa luce, lì dove c’è questo mirabile segno, un bambino, lì è concentrata la presenza stessa di Dio, luce che brilla tra le tenebre. I Magi ci indicano questa via: allargare il cuore, nessuno si faccia atrofizzare il cuore. I cristiani oggi dobbiamo essere un segno per l’umanità intera, perché tutti sappiano che la luce viene e che tutti possono essere radunati in un’unica famiglia umana. I Magi ci chiedono un cuore allargato. Siamo chiamati a boicottare tutti i progetti di male e di paura dei potenti di questo mondo. I Magi avendo intuito la falsità di Erode che cerca il Bambino non per adorarlo ma per eliminarlo, hanno boicottato questo progetto infanticida. Noi dobbiamo fare esplodere la vita”. (Alessandra Turrisi - Avvenire)
Migrantes Prato: domani Festa dei Popoli in Cattedrale con mons. Nerbini
5 Gennaio 2020 - Prato – Il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, a Prato la manifestazione di Gesù alle genti si celebra ormai da alcuni anni con la tradizionale Festa dei popoli. Nel pomeriggio, alle ore 15,30, in cattedrale sono attese le comunità cattoliche straniere presenti in città per partecipare alla messa festiva presieduta dal vescovo mons. Giovanni Nerbini. “Con questa particolare celebrazione Prato vuole testimoniare ancora una volta la sua realtà di città aperta e multietnica, nella quale tutti siamo figli dello stesso Padre”, sottolinea mons. Santino Brunetti, responsabile diocesano Migrantes, che insieme alla Caritas ha organizzato l’iniziativa.
Alla Festa dei popoli parteciperanno le comunità cinese, ucraina, pakistana, filippina, rumena, cingalese e nigeriana con i rispettivi cappellani. Durante la messa ogni etnia proporrà un canto e una preghiera nella propria lingua e all’inizio della celebrazione due rappresentanti per ogni nazionalità presente porteranno in dono all’altare prodotti tipici della loro terra. Proprio come fecero i Magi per omaggiare la nascita di Gesù.
Al termine della funzione, sul sagrato della cattedrale monsignor Nerbini impartirà la benedizione in piazza Duomo, in particolare sui bambini, e inviterà i presenti a baciare l’immagine di Gesù Bambino. A tutti verrà consegnato un santino contenente un saluto del Vescovo.
Migrantes Napoli: domani Festa dei Popoli con il card. Sepe
5 Gennaio 2020 - Napoli – Domani mattina, nella Cattedrale di Napoli, il card. Crescenzio Sepe presiederà la solenne Celebrazione Eucaristica in occasione della Festa dei Popoli nella solennità dell’Epifania.
Alla celebrazione, organizzata dall’Ufficio diocesano Migrantes, diretto da don Pasquale Langella, parteciperanno tutti i gruppi etnici che vivono a Napoli, con vestiti, canti e danze dei propri Paesi di origine.
Al termine della celebrazione tradizionale festa della Befana durante la quale il card. Sepe consegnerà ai figli degli immigrati doni offerti dal Movimento Cristiano Lavoratori, dal Sovrano Militare Ordine di Malta e dall’Associazione Arti e Mestieri.
Diocesi di Parma: domani la Festa dei Popoli con mons. Solmi
5 Gennaio 2020 -
Parma – Sarà il vescovo, mons. Enrico Solmi, a presiedere, domani in Cattadrale a Parma, la Festa dei Popoli nella solennità dell’Epifania. “Gesù incontra ed accoglie i popoli” è il titolo scelto dagli uffici pastorali diocesanai di Migrantes, Centro missionario e Caritas per l’edizione 2020 di questa giornata di incontro e preghiera che intende invitare a contemplare Gesù che si manifesta a tutte le genti, meditando sul viaggio che i Magi, rappresentanti di tutti i popoli della terra, hanno affrontato e continuano oggi ad affrontare.
Centro Astalli su nave affondata al largo della Turchia: “chiudere accordo con Ankara e aprire canali legali d’ingresso”
5 Gennaio 2020 - Roma - “Chiediamo che lo scellerato accordo tra Ue e Turchia per il blocco di migranti sia eliminato e lasci il posto a canali legali d’ingresso che garantiscano sicurezza e dignità a persone in fuga”. Lo si legge in un tweet del Centro Astalli all’indomani del naufragio di una piccola imbarcazione al largo della costa occidentale della Turchia con 15 migranti a bordo. Al momento proseguono le ricerche, ma almeno una decina di profughi, fra cui donne e bambini, sarebbero annegati.
Migrantes Cesena-Sarsina: domenica 12 gennaio la Festa dei Popoli
3 Gennaio 2020 - Cesena – Si svolgerà nella parrocchia di San Rocco a Cesena , la Festa dei Popoli promosso dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Cesena-Sarsina. Alle 15 sarà celebrata la Santa Messa, seguita alle 16 da testimonianze sulla trasmissione della fede e delle tradizioni legate al tempo di Natale proprie di ogni paese.
Migrantes Vicenza: Festa dei popoli con il vescovo mons. Beniamino Pizziol
3 Gennaio 2020 - Vicenza - Sarà il vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol a presiedere la celebrazione eucaristica in occasione della Festa dei Popoli che si svolgerà, su iniziativa dell’Ufficio Migrantes, a Vicenza .
La celebrazione della Santa Messa dell’ Epifania nella Cattedrale, oltre a ricordarci di come ogni comunità cristiana è la realizzazione particolare dell’ unica Chiesa santa, cattolica ed apostolica, è “un momento privilegiato” per ascoltare quale cammino di fede le “nostre parrocchie, ormai di diverse lingue e nazioni, siano chiamate ad intraprendere”, si legge in una nota.
«Ogni cultura è giusto che esprima la propria fede come vuole e il compito della comunità italiana è di accogliere le diversità con rispetto”, dice al settimanale diocesano “La Voce dei Berici” p. Domenico Colossi, nuovo direttore dell’ufficio Migrantes diocesano: “come all’interno di una famiglia ci si accoglie pur essendoci generazioni e quindi culture diverse, allo stesso modo bisogna camminare insieme all’interno della famiglia della fede cattolica””.
P. Colossi, nel suo ministero sacerdotale, ha lavorato anche in Canada, a Vancouver e Toronto dove ha potuto “sperimentare che solo quando le diversità vengono davvero accolte si crea un senso di identità. Pensiamo ad esempio a un italiano migrato in Canada e all’uso dell’espressione ‘italo-canadese’: un nome composto per indicare identità culturale e provenienza nazionale. Qui in Italia abbiamo mai sentito parlare di afro-italiani? Ucraino-italiani?”. “Quando si sradica una pianta – aggiunge - e la si vuole trapiantare, deve rimanere sempre del terreno attorno. Lo stesso vale per le persone, se manca l’identità è impossibile inserirsi in una comunità”. (R.I.)
Card. Maradiaga: “i migranti subiscono umiliazione sanguinante”
3 Gennaio 2020 -
Tegucigalpa - “Umiliazione sanguinante”. Così il card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) ha definito ciò che i tanti migranti devono sopportare. Un riferimento che riguarda, in particolare, moltissimi centroamericani e soprattutto honduregni, che cercano asilo negli Stati Uniti. Il porporato ha parlato in questo modo nel corso della messa di ringraziamento di fine anno, nell’ambito delle 40 ore di adorazione eucaristica vissute a Tegucigalpa.
Il card. Maradiaga, riferisce il Sir, si è scusato per chi non ha una casa e un lavoro, ha fatto riferimento ai conflitti in atto nel pianeta e in questo contesto ha denunciato la “tanto sanguinante umiliazione dei fratelli migranti, dei nostri connazionali, figli della Chiesa che in molti casi muoiono nel loro tentativo di cercare la felicità”. L’arcivescovo ha pregato anche per la pace sociale in Honduras.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il forte appello del card. Rodríguez Maradiaga, coordinatore del gruppo dei cardinali che accompagnano il governo collegiale di Papa Francesco, che chiede perdono per l’umiliazione sanguinante di milioni di migranti, oltraggiati, oppressi, senza casa, lavoro e dignità, si pone in sintonia con Papa Francesco e il suo messaggio per la pace nel mondo. Viene così ribadita l’importanza di seguire il cammino dell’opzione preferenziale dei poveri per una Chiesa povera, lungo i sentieri della ‘geopolitica della misericordia’, riconoscendo nei migranti un soggetto storico di accoglienza e liberazione, come ha sottolineato anche cardinale guatemalteco Alvaro Leonel Ramazzini, che è volato recentemente nel Tennessee, negli Usa, per denunciare le politiche discriminatorie contro i migranti centroamericani”.
Dispersi altri 45 migranti
3 Gennaio 2020 - Milano - Non si sa se è affondata o se è stata intercettata e riportata in Libia. Il 2020 nel Mediterraneo inizia così: con una barca di cui non si hanno più notizie dal 29 dicembre. L’imbarcazione, con a bordo 45 persone era stata segnalata da un pescatore di fronte alla Libia alla Ong Alarm Phone, il 30 dicembre. L’uomo che le aveva avvistate aveva parlato di tempo cattivo e di onde altissime. Era riuscito anche a parlare con i profughi che gli avevano detto di non poter chiamare i soccorsi, che il motore era in avaria e le onde altissime. All’allarme lanciato dal numero di emergenza auto-organizzato dalla rete di attivisti europei sono scattate le ricerche in mare. «La Sea Watch3 – informa la Ong tedesca, in questi giorni in mare con una nave di ricerca e soccorso – ha proseguito invano le ricerche mentre a causa delle condizioni meteorologiche il nostro aereo Moonbird non ha potuto volare. Speriamo che le 45 persone siano state soccorse».
Tutti sperano che la barca non sia naufragata. Che le 45 persone a bordo siano ancora vive e possano ancora essere salvate. «Abbiamo parlato con la guardia costiera, le autorità in Libia, le organizzazioni internazionali e con il nostro testimone. Nessuno sa cosa sia successo a questa barca. Temiamo il peggio, ma speriamo che in qualche modo siano salvi» scrive su Twitter Alarm Phone.
E proprio ieri, al largo delle coste pugliesi, la Capitaneria di castrignano del Capo, nel Leccese, ha individuato e soccorso 60 persone a 14 miglia al largo dalla costa di Leuca, in Salento. I migranti - 50 uomini, cinque donne e cinque bambini - erano a bordo di una barca a vela, lunga 13 metri, che navigava con difficoltà a causa del maltempo. I migranti, che secondo i primi accertamenti, sarebbero tutti iracheni, sono stati trasferiti al Centro di prima accoglienza di Otranto.
Intanto, secondo l’ultimo bilancio di attività diffuso dalla Ong che raccoglie gli Sos dal mare dalle imbarcazioni in difficoltà, sono oltre 300 le persone morte solo negli ultimi due mesi (dal 28 ottobre al 22 dicembre); 95 le chiamate di aiuto lanciate dal Mediterraneo, 3.184 migranti coinvolti. Di questi, circa 1.896 hanno raggiunto l’Europa.
Il maggior numero di vittime si registra nel Mediterraneo centrale. «Negli ultimi due mesi – continua Alarm Phone – abbiamo documentato violazioni di diritti umani da parte dell’Unione Europea e dei sui alleati: respingimenti nel Mediterraneo centrale e nell’Egeo, o ritardi nelle operazioni di soccorso».
Sono invece 1.278 (fonte Oim missing migrants) le persone che hanno perso la vita in mare nell’anno che si è appena chiuso, nel tentativo di raggiungere l’Europa. La rotta del mediterraneo centrale (quella che va dalla Libia all’Italia e a Malta) rimane come sempre la più pericolosa, con 743 morti segnalati. La più battuta rimane invece quella dell’Egeo, fra la Turchia e la Grecia (qui in tutto il 2019 sono stati registrati 71 decessi in mare). Nel report di Alarm Phone che fa riferimento al periodo che va dal 28 ottobre al 22 dicembre 2019, nel Mar Egeo sono state segnalate «60 barche in pericolo con circa 1.347 persone». Di queste, 38 barche con circa 834 persone hanno raggiunto la Grecia, mentre 22 barche con circa 513 persone sono state riportate in Turchia. «Temiamo almeno 5 casi di respingimenti illegali», si legge nel documento.
Sono invece complessivamente 125.309 (fonte Unhcr) le persone arrivate in Europa nel 2019. La maggior parte di loro via mare (102.154) lungo la rotta balcanica che rimane quella più battuta via mare e via terra.
Anche nell’Europa del Nord, a dimostrazione che i flussi migratori non si fermano e si spostano malgrado i muri e le mille difficoltà, nel 2019 è quadruplicato il flusso nella Manica. Quasi 2.500 migranti hanno tentato di attraversare il Canale per raggiungere la Gran Bretagna e sono stati salvati in mare in Francia nel 2019, quattro volte di più rispetto all’anno prima: erano stati 586. (Daniela Fassini – Avvenire)
A Napoli l’ambulatorio modello dove la “pelle” non è un problema
3 Gennaio 2020 - Napoli - Sono in tanti ad arrivare qui. Qualcuno sin da subito, al termine di un durissimo viaggio su un barcone, qualcun altro più tardi, dopo essersi reso conto che oltre alle difficoltà quotidiane c’è anche qualcosa che non va a livello di salute. L’ambulatorio di Dermatologia e venereologia etnica dell’azienda ospedaliera universitaria 'Federico II' di Napoli, che ha compiuto un anno di attività, è unico nel suo genere in Italia e punta a offrire la migliore assistenza sanitaria possibile agli stranieri regolarmente e non regolarmente soggiornanti sul territorio italiano.
A dirigere la struttura è la professoressa Gabriella Fabbrocini, responsabile dell’Unità operativa di dermatologia clinica, che sa bene come l’incremento della popolazione straniera in Italia ponga nuove sfide anche sul piano medico. “Da una parte - spiega - ci sono modalità specifiche in cui le malattie colpiscono queste popolazioni. Dall’altra ci sono patologie importate dai loro paesi di provenienza, che erano scomparse dal territorio italiano e che ora si stanno riaffacciando prepotenti. Senza contare le difficoltà legate alle ovvie barriere linguistico-culturali che si interpongono tra il medico e il paziente”.
Eppure, in appena un anno, l’ambulatorio ha registrato oltre 500 accessi e ha dimostrato di poter fare la differenza. C’è, ad esempio, il caso di un paziente arrivato con delle lesioni a una spalla, al collo e al volto: aveva cercato di medicarsi da solo, con delle foglie, ma senza nessun risultato. Il dolore era forte e non accennava ad andarsene, così ha deciso di rivolgersi all’ambulatorio. Ed è proprio qui che gli è stata diagnosticata una forma molto virulenta di 'herpes zoster'. E poi ci sono quelle malattie endemiche nei paesi di provenienza, che quindi sono difficili da diagnosticare perché spesso, alle nostre latitudini, semplicemente non ci si pensa. “È importante però non pensare a priori che il paziente straniero sia una persona infettiva - precisa Fabbrocini -. Gli immigrati portatori di malattie infettive nella realtà sono una minoranza: l’incidenza è pari a quella della popolazione nazionale. Peraltro risultano loro stessi esposti a patologie che il loro sistema non conosce e che invece sono endemiche in Italia”. Diverse sono le problematiche osservate in questi mesi: «Abbiamo diagnosticato – prosegue la specialista - anche malattie genetiche della cute e da circa 4 mesi seguiamo un caso di 'Scleredema di Buschke', una rara malattia del tessuto connettivo che in assenza di trattamento può addirittura arrivare a limitare i movimenti corporei. In ogni caso, è fondamentale riconoscere le specifiche patologie e intervenire tempestivamente, per offrire al paziente la migliore assistenza possibile e anche per ridurre i rischi di trasmissibilità delle malattie”. In contemporanea poi, con l’attività dell’ambulatorio, sta per nascere un portale che consentirà di mettere a disposizione dei medici iscritti l’esperienza del team di dottori coinvolti nella struttura sanitaria napoletana. (Eugenio Fatigante – Avvenire)
Migrantes Padova: il 6 gennaio la Festa delle Genti nel Duomo di Cittadella
2 Gennaio 2020 - Padova – Sarà il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, a presiedere, il prossimo 6 gennaio, nel duomo la celebrazione eucaristica in occasione della Festa delle genti. Momento anche per il vescovo di incontrare le comunità etniche presenti nel territorio.
Nella diocesi di Padova sono presenti tredici diverse comunità cattoliche. L’iniziativa della Festa delle Genti è dell’Ufficio Migrantes diocesano che “prosegue il nostro lavoro e l’attenzione in favore delle persone che sono tra noi con il loro bagaglio culturale, sociale e religioso”, spiega il direttore don Elia Ferro: “purtroppo molte di loro stanno vivendo un periodo piuttosto difficile per la mancanza di certezza nel futuro legata all’assenza di lavoro, all’abitazione, alla questione dei documenti. Molti di loro stanno cercando lavoro altrove, soprattutto in Belgio, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, altri tornano nel Paese d’origine. Comunque il numero delle presenze straniere nel nostro territorio resta stabile per la significativa crescita demografica che li caratterizza e per il ricongiungimento familiare”.
Brescia: il 6 gennaio Messa delle Genti con il vescovo Tremolada
2 Gennaio 2020 - Brescia - Il 6 gennaio, in Cattedrale a Brescia, il vescovo mons. Pierantonio Tremolada presiede la Messa delle Genti. “Il tema dell’accoglienza dei migranti – spiega don Roberto Ferranti (direttore ufficio Migrantes, ndr) – è stato tante volte anche quest’anno al centro del dibattito nelle nostre comunità e spesso non sappiamo come affrontarlo. Da credenti noi abbiamo la possibilità di riflettere usando anche la nostra fede”, ecco perché lunedì 6 gennaio 2020, solennità dell’Epifania, la diocesi di Brescia, come da tradizione, celebra la “Festa delle Genti”, con la Messa presieduta dal Vescovo. Alla celebrazione saranno presenti le diverse comunità migranti cattoliche residenti a Brescia e provincia, che animeranno la preghiera con i loro canti e costumi tradizionali. “È una occasione che abbiamo per rendere evidente un messaggio di accoglienza che già si realizza nella nostra città e provincia, un’accoglienza che parte soprattutto dalla Fede che ci rende realmente fratelli e sorelle”. Ciascuno ha un dono da offrire: ciascuna cultura, ciascuna tradizione liturgica, lingua, ciascuna abitudine di vita, se è buona, può essere condivisa, deve formare la Chiesa dalle Genti. Non possiamo restare chiusi nel proprio gruppo, nella propria celebrazione e tradizione: ciascuno merita di essere stimato nel dono che offre. Nella Chiesa ciascuno sente di dover offrire il suo dono, nessuno è autorizzato a pensare soltanto a sé stesso. I canti con i cori etnici, l’animazione liturgica affidata alle singole Comunità, le letture proclamate nelle diverse lingue… La Cattedrale diviene la cornice di un unico, magnifico mosaico di colori, suoni, lingue e abiti tradizionali. Sul valore dell’accoglienza all’interno delle nostre comunità risulta sempre di stretta attualità il testo “Stranieri, ospiti, concittadini” scritto dal vescovo emerito Luciano Monari. “Giungono nella nostra terra persone che provengono da altre Chiese. (...) Ogni comunità cristiana è una realizzazione particolare dell’unica Chiesa santa, cattolica e apostolica. Ogni comunità cristiana è quindi chiamata ad accogliere i credenti battezzati da qualunque parte essi provengano: sono a pieno titolo membri delle nostre stesse comunità . Questo richiede una sensibilità attenta sia da parte di chi arriva sia da parte di chi accoglie. (...) Proprio perché identità e storia della Chiesa bresciana sono ricchissime è molto facile che chi viene da fuori si senta estraneo e abbia, all’inizio, l’impressione di essere respinto dalla nuova comunità: quanto più una comunità è ‘strutturata’, tanto più alta appare la soglia di ingresso”. (Luciano Febbrari - La Voce del Popolo)
Le suore incontrano le immigrate di Ponte Galeria
2 Gennaio 2020 - Roma - Il “lieto annunzio”, portato da un gruppo internazionale di suore e dal vescovo Gian Piero Palmieri, è arrivato anche alle “ospiti” del Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Ponte Galeria, estrema periferia di Roma. È stato un Natale di accoglienza e di preghiera ecumenica per le cinquanta giovani immigrate di diversi Paesi rinchiuse nel centro di raccolta a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tutte ragazze che non hanno compiuto reati ma la cui unica colpa è essere clandestine perché trovate senza documenti. Vite sospese (la chiamano “detenzione amministrativa”). Per loro, come accade da anni, quindici religiose appartenenti a vari istituti hanno organizzato, il sabato prima del Natale, nella mensa della struttura un incontro con canti e letture in diverse lingue e poi una festa: momenti a cui ha partecipato anche monsignor Gian Piero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma Est. Riflessioni sul Mistero dell’Incarnazione, una Messa e la benedizione delle statuette fosforescenti di Gesù Bambino de- sposte poi nelle mani aperte – come una culla – di ciascuna delle ragazze, un gesto che il vescovo ha voluto compiere personalmente. Alla fine, le religiose, vestite da Babbo Natale, hanno distribuito doni a tutte le ospiti del Cpr.
«In questo luogo avvolto da tanto silenzio all’esterno, abbiamo “toccato con mano” che Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo – commenta suor Eugenia Bonetti, tra le promotrici dell’iniziativa – e abbiamo visto come Egli si china su ciò che agli occhi del mondo è considerato spregevole; che a Dio niente e nessuno sfugge, anzi, non perde mai di vista ciò che facilmente l’uomo considera insignificante, indegno, disprezzabile, piccolo, perduto, scarto...». Non tutte le donne presenti nella struttura sono cristiane, anzi, la maggior parte di loro professa un altro credo. Ma erano tutte presenti. Alla festa e alla preghiera. «Perché il Natale è un tempo che unisce i cuori – spiega suor Mihaela Baluca –, un tempo in cui ciò che separa è stato sanato dalla presenza di Dio che in Gesù si fa Uomo per tutti noi e per ciascuno di noi in particolare». Il momento più bello della giornata? Quando il vescovo ha portato Gesù nelle mani di ogni donna presente. «Un modo per dire ancora una volta che Dio le ama e non si dimentica di nessuna di loro! E mentre guardavano il Bambino, sul loro volto abbiamo notato sguardi attenti e carichi di silenzio, lacrime di fiducia e speranza, un atteggiamento di consegna fiduciosa e abbandono in Colui che tutto può» commenta suor Eugenia. (Fulvio Fulvi- Avvenire)
Viminale: nel 2019 oltre 11 mila arrivi di migranti sulle coste italiane
1 Gennaio 2020 -
Roma - Sono finora 11.471 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane nel 2019. Sono state 589 a dicembre con un picco di 159 migranti arrivati il 23 dicembre. Rispetto agli anni scorsi, complessivamente si è registrata una diminuzione delle persone giunte in Italia via mare del 50,92% sul 2018 (furono 23.370) e del 90,39% sul 2017 (118.369). Il dato è stato diffuso oggi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Degli oltre 11mila migranti sbarcati in Italia nel 2019, 2.654 sono di nazionalità tunisina (23%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Pakistan (1.180, 10%), Costa d’Avorio (1.139, 10%), Algeria (1.009, 9%), Iraq (872, 9%), Bangladesh (602, 5%), Iran (481, 4%), Sudan (446, 4%) e Guinea (295, 3%) a cui si aggiungono 2.423 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
Sono stati 1.680, invece, i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato, aggiornato al 31 dicembre, mostra un deciso calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane durante il 2017 (15.779) e il 2018 (3.536).
Viminale: prosegue l’assistenza ai titolari di protezione umanitaria
30 Dicembre 2019 - Roma - Sostegno finanziario ai comuni della rete Siproimi per la prosecuzione dell’assistenza e dell’inclusione dei titolari di protezione umanitaria dopo il 31 dicembre 2019, e fino al 30 giugno 2020. LO si legge sul sito del Ministero dell’Interno che spiega: le risorse, pari a 8.296.880, vengono dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) che con determinazione pubblicata sul sito online ha approvato la realizzazione del progetto “Accompagnamento all'autonomia e all’inclusione dei titolari di protezione umanitaria” presentato dalla direzione centrale dei Servizi civili per l'Immigrazione e l'Asilo del ministero. Le risorse saranno assegnate agli enti locali in particolare per misure di inserimento abitativo, lavorativo, sociale, e di accompagnamento amministrativo.
L'obiettivo è quello di “consolidare i percorsi in uscita dall’accoglienza prevenendo eventuali emergenze legate alla cessazione delle diverse attività di presa in carico di migranti ancora in accoglienza titolari di protezione umanitaria”.
Il progetto riguarda circa 1.400 persone, il 50% delle quali in condizioni di vulnerabilità.
Papa Francesco: “la Santa Famiglia solidarizza con tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra”
30 Dicembre 2019 - Città del Vaticano - “La Santa Famiglia solidarizza con tutte le famiglie del mondo obbligate all’esilio, solidarizza con tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa della repressione, della violenza, della guerra”. Lo ha detto ieri Papa Francesco, durante la preghiera dell’Angelus, nella giornata dedicata dalla Chiesa alla Sacra Famiglia di Nazareth. Una faniglia – ha spiegato il papa nella sua meditazione - “totalmente disponibile alla volontà di Dio”. Una famiglia che si inserisce “nell’ambito della santità che è dono di Dio ma, al tempo stesso, è libera e responsabile adesione al progetto di Dio”. Il papa ha, quindi pregato, affinchè la Santa Famiglia “possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia”. La famiglia è “un tesoro prezioso e bisogna sempre sostenerla e tutelarla, avanti! Finiamo l'anno in pace e in famiglia, comunicando l'uno con l'altro”. (R.I.)