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Mons. Milito: “basta parlare di emergenza immigrati!”

7 Gennaio 2020 - Oppido Mamertina – “Basta parlare di emergenza immigrati! È un termine abusato. Quando un’emergenza è permanente, è piuttosto un sistema, una realtà stabile e assolutamente da superare”. Lo afferma il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito, in una intervista al quotidiano Avvenire che pubblica, oggi, un reportage a 10 anni dalla rivolta di Rosarno: “se sotto il profilo logistico alcune cose, come la nuova tendopoli, sono state realizzate e sono il segno visibile di un’attenzione più vigile per un’ospitalità più accettabile, molto c’è ancora da fare”, evidenzia il presule che sottolinea come “la forte riduzione numerica ha portato qualche respiro in più, ma la soluzione del problema resta ancora lontana. Molte, infatti, sono le presenze apparentemente invisibili sparse su tutto il territorio”. Mons. Milito racconta che la chiesa diocesana  ha sempre promosso aiuti concreti” ma anche tenendo “alta la coscienza del Vangelo. A gennaio dell’anno scorso, dopo l’ennesimo incendio nella baraccopoli, dissi che ‘tre morti in pochi mesi sono troppi, è un eccidio, un’ecatombe’ e ad aprile, dopo lo smantellamento delle baracche, scrissi che ‘quel che resta da fare è molto di più e risolutivo’”. La diocesi ha affrontato il tema immigrazione nelle assemblee dei consigli pastorali diocesani e in quelle delle consulte laicali. Frutto di tali analisi è stato un documento che il 20 dicembre “abbiamo consegnato al prefetto di Reggio Calabria e al sindaco di San Ferdinando. Dal testo si ricava in modo inequivocabile, l’invito ad attivare quanto la legislazione vigente pone in essere a favore degli immigrati. Sono chiari, infatti – spiega il vescovo -  i ritardi e le inadempienze che ancora sussistono. Se assorbite rappresenterebbero un reale e concreto aiuto per cercare di sopperire alle difficoltà che il fenomeno produce. E per fugare l’impressione che lo smantellamento della baraccopoli sia stata più un’azione dimostrativa, seppure necessaria, che non una soluzione pienamente risolutiva”. (R.I.)