Tag: Immigrati e rifugiati

La tragedia del piccolo Artin: trovato morto nel mare del Nord

8 Giugno 2021 - Milano - Erano quasi arrivati. Il sogno di una vita nuova, lontano dalla guerra e dalle violenze, stava per realizzarsi. Ma non è stato così. Il piccolo Artin e la sua famiglia di origine curdo iraniana non ce l’hanno fatta. Proprio nell’ultimo miglio. La loro barca, partita da Dunkerque, in Francia, alla fine non è mai arrivata in Gran Bretagna. Si è capovolta nel Canale della Manica, trascinandosi l’intera famiglia partita dal villaggio natale tre mesi prima. È il triste e drammatico epilogo dell’esodo di Rasoul Iran-Nejad, di 35 anni, della madre Shiva Mohammad Panahi, 35, della figlia più grande Anita, di 9 anni e di Armin, sei, tutti morti, come il più piccolo della famiglia, Artin, di soli 15 mesi. Il naufragio, ricostruisce la Bbc, è avvenuto lo scorso 27 ottobre. Altri quindici migranti furono portati in ospedale e sulla tragedia è stata aperta un’inchiesta a Dunkerque dalla procura francese. Il corpicino del piccolo Artin è stato trovato la notte di Capodanno sulla costa sud-occidentale della Norvegia, vicino a Karmoy. È di pochi giorni fa invece il risultato del test del Dna comunicato dalla polizia norvegese. Per giungere all’identificazione è stato ottenuto un profilo del Dna e alla famiglia è stato comunicato che si trattava effettivamente di Artin, aggiunge la stessa fonte, citando poi una dichiarazione della polizia in cui si afferma che «professionisti qualificati del dipartimento di scienze forensi dell’ospedale universitario di Oslo sono riusciti a recuperare i profili del Dna corrispondenti». I resti del bambino verranno ora riportati in Iran per essere seppelliti. La famiglia di Artin veniva dalla città di Sardasgt, nell’Iran occidentale, vicino al confine con l’Iraq, ed era giunta in Francia dopo essere passata per la Turchia e l’Italia. I curdi iraniani sono una minoranza emarginata dal punto di vista politico ed economico nel loro Paese e a migliaia si affidano ogni anno ai trafficanti per cercare di raggiungere l’Europa. La famiglia di Artin aveva fatto scalo anche in Italia, a Taranto, dove era giunta a bordo di un veliero. Qui aveva tentato la difficile risalita dello Stivale e il passaggio (altrettanto difficoltoso) della frontiera francese, non si sa se attraverso Ventimiglia o, più probabile fra agosto e settembre, da Bardonecchia al Monginevro. Al campo di Dunkerque, in Francia, dove la famiglia è rimasta alcuni giorni in attesa del passaggio sul barcone, si ricordano ancora del piccolo Artin, particolarmente vivace e sempre allegro. «Sono sia felice che triste», ha raccontato alla Bbc Niyaht, la zia di Artin rintracciata dalla polizia norvegese. «Felice che il corpo di Artin sia stato finalmente trovato, e triste naturalmente perché ci ha lasciato per sempre». Fra i tanti messaggi ricevuti prima della partenza dalla Francia, il padre di Artin aveva scritto ai parenti informandoli del viaggio pericoloso che si apprestavano ad affrontare attraverso la Manica ma aggiungendo anche «non abbiamo scelta». «Se vogliamo andare con un camion, abbiamo bisogno di più soldi e ora non li abbiamo» aveva scritto. Una scoperta amara per la famiglia del bambino, i cui resti saranno rispediti in Iran per la sepoltura da parte dei familiari prima angosciati dalla scomparsa di Artin, ora addolorati per la sua fine spaventosa in una delle rotte più pericolose. (Daniela Fassini – Avvenire)      

Calabria: cittadinanza simbolica bimbi nati a Crotone

8 Giugno 2021 - Crotone - La città di Crotone concederà ai bambini nati a Crotone da genitori stranieri che frequentano le scuole dell'infanzia l'attestato di cittadinanza simbolica prevista dall'apposito Regolamento Comunale. Il sindaco Vincenzo Voce ha scritto ai dirigenti degli istituti scolastici chiedendo di voler segnalare, entro il 15 giugno al fine di poter prevedere la relativa cerimonia entro la conclusione dell'anno scolastico, i nominativi dei bambini nati a Crotone da genitori stranieri che frequentano le scuole cittadine. "Sono certo che coglierà con favore questo gesto di grande civiltà anche in considerazione che i bambini che frequentano le nostre scuole sono ‘cittadini crotonesi’ a tutti gli effetti" ha scritto il sindaco Voce ai dirigenti. Il Regolamento per la concessione di un attestato di cittadinanza simbolica a figli di genitori stranieri nati a Crotone fu adottato con delibera del Consiglio Comunale n. 6 del 28 marzo 2012 ed il sindaco Voce ha voluto riprendere quando previsto dallo stesso estendendo la concessione dell'attestato ai bambini che frequentano le scuole dell'infanzia: "I bambini nati a Crotone, seppur da genitori stranieri, sono figli di questa città. Prevediamo, naturalmente, di estendere nel prossimo futuro anche in considerazione della ripresa dell'anno scolastico, tale concessione anche agli alunni che frequentano le scuole elementari e medie" ha detto il sindaco.  

Educare per prevenire

7 Giugno 2021 - Roma - “Il divario con l’Europa sull’istruzione continua ad ampliarsi: tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media Ue27”. E’ quanto emerge dall’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes). Dati che non devono sorprenderci: secondo una classifica stilata da Ipsos Mori nel 2017, gli italiani si sono rivelati i più ignoranti d’Europa e i dodicesimi più ignoranti del mondo. La speciale graduatoria redatta dall’azienda di trend inglese, misura la distorta percezione della realtà rispetto a quanto invece certificano i principali enti di statistica nazionale. Gli italiani hanno dimostrato di non essere abbastanza informati sul tema dell’immigrazione:  sovrastimano i dati reali, in particolare sul numero e sulle condizioni di chi arriva nel nostro Paese. “Sono troppi”, “gli immigrati che arrivano sono tutti poveri” e “sono disperati, fuggono dalle guerre” sono i commenti più comuni. Gli italiani infatti ritengono che gli immigrati nel nostro paese siano un terzo della popolazione, ossia più del 30%, contro invece il 7% reale. Da inizio anno infatti il Viminale ha riportato che sono sbarcate sulle coste italiane poco più di 15mila persone migranti evidenziando come il flusso migratorio sia maggiore in altri paesi europei come la Germania. “La percezione falsata del fenomeno dell’immigrazione influenza anche gli studenti nelle scuole” commenta Erik Conte, responsabile dei progetti educativi nelle scuole della cooperativa  Sophia da sempre impegnata per l’accoglienza e l’integrazione. “Dalle ricerche che conduciamo sull’impatto dei nostri progetti educativi, emerge chiaramente che gli studenti non conoscono i dati del fenomeno migratorio.” Tutti gli anni infatti Sophia realizza il progetto educativo “Confini” per provocare un cambio nella percezione del fenomeno migratorio negli studenti di tutta Italia. La formula del progetto è semplice: testimonianze di chi ha vissuto l’esperienza della migrazione, lettura di testi autobiografici e dati. Prezioso è il Dossier Migrazione, compendio riguardo le leggi, le statistiche e l’economia del fenomeno, riadattato per gli studenti sulla base del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Dal 2019 Sophia  sta inoltre conducendo delle ricerche nei “paesi di partenza”, in Senegal e in Guinea: “La disinformazione nel nostro paese porta all’odio e al rifiuto. Nei paesi di partenza porta a rischiare la vita: ci siamo chiesti se effettivamente i giovani sanno a cosa vanno incontro quando partono. ” continua Erik. Dalla ricerca emerge che, contrariamente a quanto si crede, coloro che arrivano in Italia non sono i più poveri delle loro nazioni: sono i ragazzi che provengono da famiglie di classe media e con una buona istruzione a desiderare di emigrare. Il problema è che questi giovani non conoscono le difficoltà del viaggio o le vie legali e i documenti necessari per accedere e rimanere in Europa, rischiando di fatto la vita per studiare meglio o ottenere un buon lavoro. “Incontrare gli studenti nelle classi è un’attività centrale della cooperativa romana: sebbene con le sue carenze, la scuola è un luogo di scambio importante per i giovani. Ce ne rendiamo conto stando in aula e assistendo all’interesse e alla commozione con cui i ragazzi e le ragazze - di qualsiasi paese - interagiscono con i testimoni migranti che raccontano la loro storia", conclude Erik, trasportato dalla gioia di aver appena concluso l’ottavo anno accademico di progetti educativi. (A.C.)  

Vie di fuga: 10 anni di informazione sul diritto d’asilo

7 Giugno 2021 - Torino - L’osservatorio sul diritto d’asilo Vie di fuga (Viedifuga.org) compie 10 anni. E, per l’occasione, si presenta da oggi ai lettori con un essenziale restyling di grafica e di contenuti che ha quattro semplici obiettivi: offrire news veramente “a tutto campo” nella parte alta dell’homepage, dare maggiore respiro all’oasi di creatività e di pensiero che trova spazio nella sezione Libri, film & C., rendere visivamente più leggibili i testi e rendere più fruibili e a portata di mano i contenuti principali del sito, ora condensati in otto sezioni tutte ben visibili e raggiungibili in homepage, senza bisogno di ricerche e di clic: oltre alle News le Buone pratiche e i Dati e ricerche, Libri, film & C., le Schede Paese in via di aggiornamento, Normativa, Le storie e Io studio. Il progetto di Vie di fuga è nato nel 2011, dentro la Pastorale migranti della diocesi di Torino e con il supporto della Fondazione Migrantes, per continuare il lavoro di gruppo che si era appena concluso con la pubblicazione del libro d’inchiesta La frontiera addosso (Laterza 2010) di Luca Rastello. «Siamo nati nel 2011, con le Primavere arabe che sembrano già Storia ‒ ricorda la redazione ‒. Crescendo siamo passati di “emergenza” in “emergenza”, di decreto in decreto, di notizia in notizia dalle frontiere d’Italia e d’Europa, di dato in dato da leggere e capire, fino alle ultime settimane che ci hanno portato in replica l’ennesima “emergenza” di annegati e di salvataggi nelle acque del Mediterraneo. Un decennio nel quale i rifugiati e gli sfollati nel mondo non hanno fatto che aumentare. Un quinquennio, l’ultimo, in cui l’Europa ha serrato sempre di più le sue porte e in cui l’Italia, a un certo punto, ha interrotto con politiche fallimentari un faticoso percorso verso un vero sistema d’asilo e di accoglienza: politiche che oggi si stanno rivelando quanto mai difficili da recuperare, come dimostra lo sconcertante monitoraggio sull’applicazione del DL 130 di cui abbiamo dato notizia nei giorni scorsi». Così, sottolinea Vie di fuga, quello di oggi «è un compleanno nel quale purtroppo non c’è molto da festeggiare. Continuiamo a essere una piccola redazione che cerca di leggere il significato di questi fatti oltre la retorica, le parole vuote e le strumentalizzazioni. Ma soprattutto vogliamo continuare a dare spazio ‒ lo confessiamo, con malcelata “parzialità”! ‒ a tutte quelle voci, esperienze, proposte e progetti che a questi fatti non si arrendono».  Vie di fuga, che ha sede a Torino, negli anni ha collaborato alle varie edizioni del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, frutto della collaborazione fra ANCI, Caritas, Cittalia, Fondazione Migrantes e UNHCR, e collabora tuttora a quelle del report su Il diritto d’asilo della Fondazione Migrantes. «Grazie per averci “visitato” 650 mila volte in questi anni ‒ scrive la redazione ai lettori e ai visitatori ‒ e grazie se vorrete continuare a farlo, a inviarci critiche o riscontri sul nostro lavoro, magari offrendoci qualche secondo del vostro tempo per un virtuale “condividi” o "mi piace" sul sito o sul profilo Facebook dell’osservatorio: anche così ci aiuterete a crescere ancora e a raggiungere il maggior numero possibile di persone».    

Migranti: il card. Bassetti e il procuratore De Raho al Centro Mondo Migliore

7 Giugno 2021 -

Roma - Il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, e Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale antimafia, hanno visitato il centro Mondo Migliore di Rocca di Papa dove alloggiano 340 persone di 32 nazionalità richiedenti asilo in Italia. Ad accoglierli Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium, e soprattutto i tanti bambini ospiti nella struttura.

“Venite da Paesi in cui avete sofferto e avete dovuto subire atrocità inimmaginabili. Nel mio lavoro mi è perfettamente noto ciò che avete vissuto. So che vi hanno raccolto in campi dove vi hanno trattato come animali, soltanto perché volevate trovare un Paese migliore”. “Il nostro Paese – ha detto il procuratore – ha scolpito nella Costituzione, all’articolo 10 comma 3, un diritto. È il diritto di asilo in favore di tutti coloro che vivono in territori nei quali non vengono riconosciuti i diritti della nostra democrazia. Il patrimonio più grande che abbiamo, sono la dignità e la libertà. Sono diritti che nessuno mai vi può portare via”. De Raho ha poi espresso parole cariche di gratitudine per quanto la Chiesa italiana fa sul territorio. “Salvare i popoli che si trovano in difficoltà. Intervenire per risollevare. In questo la Chiesa svolge un compito enorme”.  “Non è un merito, è un dovere di giustizia”, ha risposto il cardinale Bassetti. “Noi ci sentiamo responsabili della formazione e della educazione dei giovani. Vogliamo soprattutto far sentire ai giovani che la Chiesa è per loro come una mamma che li accompagna e li tiene per mano. Non devono mai sentirsi soli”.  In 5 anni di attività il centro ha accolto oltre 7.000 persone (tra loro oltre 600 bambini) in fuga da guerra e miseria.

Migrantes Messina: in festa la comunità filippina della città

4 Giugno 2021 -
Messina - Anche quest’anno, nei limiti imposti dalle restrizioni sanitarie, la Comunità Cattolica Filippina di Messina, guidata da p. Ric Duque, ha celebrato, nei giorni scorsi, la Flores de Mayo che si è conclusa con la Santacruzan, la processione in cui si commemora il ritrovamento della Croce a Gerusalemme da parte di Sant’Elena, madre di Costantino il Grande. Alla celebrazione anche il direttore Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Santino Tornesi.
È mancata la processione che ogni anno si snoda lungo le strade attorno la chiesa del "Collereale"; sono mancati gli abiti da cerimonia, eleganti e colorati, che indossano le “regine” con i diversi titoli mariani; ma la devozione alla Vergine Madre, da parte dei fedeli filippini, è stata più forte di ogni restrizione, spiega la Migrantes diocesana.

Viminale: da inizio anno sbarcate 14.999 persone migranti sulle coste italiane

4 Giugno 2021 -
Roma - Sono 14.999 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno.  Di questi 2.608 sono di nazionalità bengalese (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (2.113, 14%), Costa d’Avorio (1.410, 10%), Eritrea (971, 7%), Egitto (951, 6%), Guinea (945, 6%), Sudan (905, 6%), Marocco (623, 4%), Mali (568, 4%), Algeria (442, 3%) a cui si aggiungono 3.463 persone (23%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Cnca: il sistema di accoglienza deve essere integrato nel welfare

4 Giugno 2021 - Roma - La nascita di un Sistema unico di accoglienza e integrazione delle persone migranti (SAI) che allinea i CAS e i Siproimi, come descritto nella legge 173/2020, è un passo in avanti di miglioramento. Esso però va integrato in modo strutturale nel sistema di welfare nazionale e locale. Inoltre, è opportuno che vi sia un organismo istituzionale a cui il sistema di accoglienza faccia capo, evitando così l’attuale spezzettamento delle competenze. Questo organismo dovrebbe essere all’interno del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Queste le richieste avanzate dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), presentando  il dossier “Verso un nuovo sistema di accoglienza delle persone migranti. L’analisi e le proposte del CNCA”. Il dossier ricostruisce lo sviluppo e le caratteristiche del sistema pubblico di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, nato proprio venti anni fa. Il documento riporta numerosi dati sugli arrivi delle persone migranti in Italia, i posti disponibili e le persone accolte dal sistema di accoglienza nel corso degli anni, le domande di asilo, le organizzazioni del CNCA coinvolte nell’accoglienza. Inoltre, presenta una analisi del Sai e diverse proposte rivolte alle istituzioni affinché il sistema sia più inclusivo ed efficace. In merito alle proposte, il CNCA chiede – in primo luogo – la revisione del Testo Unico sull’Immigrazione, il cui impianto complessivo rappresenta uno degli ostacoli al governo del fenomeno e dei processi di inclusione sociale. In secondo luogo la federazione, pur riconoscendo i tanti elementi positivi del sistema Sprar-Siproimi-Sai (come l’essere un modello di politica pubblica incentrato sull’accoglienza diffusa, il coinvolgimento diretto degli enti locali e l’attenzione per l’inclusione socio-economica), rileva tuttavia che tali servizi sono ancora presenti in modo frammentario e disomogeneo all’interno del Paese, legati a scelte volontarie delle amministrazioni locali. Una situazione che produce un’instabilità di tali servizi, che vanno invece valorizzati come un’opportunità a disposizione dei territori e non come una mera risposta a bisogni individuali di cui si può o meno tenere conto. Per questo è necessario che il Sai diventi elemento strutturale del sistema di welfare nazionale e locale e che l’intero sistema di accoglienza sia coerente con la strutturale variabilità dei flussi di ingresso nel paese e del bisogno di accoglienza. Una terza proposta trova origine nella frammentazione delle competenze nell’ambito dell’accoglienza dei migranti. A vario titolo sono coinvolti ministero dell’Interno, prefetture, Comuni, Dipartimento per le pari opportunità, Regioni. È necessario che vi sia un soggetto istituzionale che assicuri una regia nella gestione del fenomeno. Questo soggetto, per il CNCA, come detto, non può che essere il ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Infine, la federazione sottolinea i tanti problemi che gli enti gestori devono affrontare per la farraginosità delle prassi che riguardano la rendicontazione dei servizi, che aggravano notevolmente il carico di lavoro di organizzazioni e operatori. Per queste ragioni si rende necessaria una decisa azione di semplificazione e digitalizzazione amministrative. Il meccanismo di mero rimborso delle spese, inoltre, rappresenta una criticità in termini di sostenibilità economica degli enti gestori che, è bene ricordare, sono imprese sociali che svolgono una funzione pubblica e non organismi della pubblica amministrazione. Secondo i dati il 31 agosto scorso, nelle organizzazioni aderenti al CNCA erano presenti 2.753 persone migranti, pari al 3,3% del totale dei migranti accolti nel paese. È una presenza rilevante soprattutto nell’accoglienza dei minorenni stranieri soli (316, pari al 6,1% del totale), più ridotta in percentuale nel Siproimi (972, pari al 4,2% del totale) e tra le strutture di prima accoglienza dove, con 1.465 persone prese in carico, il CNCA vale il 2,4% del totale degli accolti. Nella precedente rilevazione, svolta alla fine di maggio 2017, le persone accolte erano 6.369 persone, 5mila delle quali nei Cas, ambito nel quale si registra la riduzione di presenze più consistente (nel 2020 le persone accolte in queste strutture erano 1.465). È da rilevare che numerose organizzazioni del CNCA non hanno partecipato ai bandi emanati dalle prefetture sulla base del nuovo capitolato d’oneri, successivo ai cosiddetti decreti Salvini, che rendeva impossibile, di fatto, un’accoglienza diffusa e le azioni di integrazione. Per quanto riguarda la distribuzione delle persone accolte per area geografica, il 77% delle persone straniere è in carico presso strutture del CNCA dislocate nell’Italia settentrionale, il 12% nell’Italia meridionale, l’11% nell’Italia centrale. Infine, dei 316 minori stranieri soli accolti in strutture del CNCA, la gran parte era inserito in progetti Siproimi, ma ben 70 erano ospiti di comunità educative, non esclusivamente dedicate ai minorenni migranti. il CNCA ha inoltre avviato un’importante sperimentazione  di affidamento familiare a favore di minorenni migranti soli.

Aversa: Caritas e Migrantes chiudono il mese mariano con il Rosario Multilingue

4 Giugno 2021 -

Aversa - In occasione della chiusura del mese mariano, lunedì scorso 31 maggio, presso la parrocchia “Madonna del Rosario” a Gricignano di Aversa, l’Ufficio Immigrazione della Caritas Diocesana di Aversa e l’Ufficio Diocesano Migrantes hanno organizzato la recita del “Rosario Multilingue” (inglese, francese, arabo, swahili e tigrino).

 “Vogliamo essere una chiesa senza frontiere e madre di tutti. Nel rivolgere la nostra preghiera a Maria, Madre della speranza e aiuto e conforto dei migranti  – invocazioni inserite nelle Litanie Lauretane secondo le disposizioni di Papa Francesco – affidiamo alla Madonna i nostri fratelli e le nostre sorelle, che scappano da una realtà di morte e affrontano ogni giorno mille difficoltà per arrivare in una terra pacifica e ospitale”, ha detto Don Evaristo Rutino, direttore dell’Ufficio Diocesano Migrantes. Per Roger Sylvester Adjicoude della Caritas diocesana di Aversa, Responsabile Area Immigrazione: "abbiamo voluto dedicare il rosario anche alla popolazione di Goma – paese natale di Padre Laurianus Banyuzu Kwabo – che è stata colpita dall’eruzione del vulcano Nyiragongo". Inoltre, durante la preghiera un commosso ricordo è stato rivolto all’amica “Rosaria” che, insieme ai suoi due figli, ha condiviso un lungo tratto di strada presso la Caritas di Aversa.

Viminale: da inizio anno sbarcate 14.960 persone migranti sulle coste italiane

3 Giugno 2021 -     Roma - Sono 14.960 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Di questi 2.608 sono di nazionalità bengalese (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (2.113, 14%), Costa d’Avorio (1.410, 9%), Eritrea (969, 7%), Guinea (945, 6%), Egitto (916, 6%), Sudan (905, 6%), Marocco (623, 4%), Mali (568, 4%), Algeria (442, 3%) a cui si aggiungono 3.461 persone (243%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Migrantes Andria: uno store con laboratorio in città grazie alla Fondazione e all’8X1000

3 Giugno 2021 - Andria - Sulla porta d’ingresso risalta in bellavista il logo de “La Téranga”: una barchetta di carta in mezzo al mare che sembra fragile e precaria. Un'onda anomala o un soffio di vento potrebbe affondarla. Invece, la nostra barchetta di carta in quattro anni ha solcato mari sereni e agitati, ha attraversato in compagnia tanti orizzonti e ora è approdata in questo nuovo porto. La sartoria sociale, che non è solo un'occasione per creare una vetrina dei manufatti, attentamente lavorati, cuciti e personalizzati dai sarti della Tèranga e dagli ospiti della “Comunità Migrantesliberi”, è anche uno spazio che adotta come filosofia quella della riparazione e del riuso. La sartoria sociale diventa così un luogo di piccola imprenditorialità etica, con una grande attenzione alle persone e all'ambiente. È grazie alla fiducia dei tanti che credono nel nostro progetto e a chi si è soffermato sul valore dei manufatti: non solo prodotti sartoriali, ma storie di rinascita. Il giorno dell’inaugurazione di questa nuova progettualità, sostenuta anche dall’8xmille della Chiesa Cattolica tramite la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi di Andria, è un giorno non scelto a caso: il 31 di Maggio la chiesa ricorda la visita che Maria Vergine fece alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l'annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo. All’angelo inviato da Dio, Maria risponde: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Maria si lascia forgiare dalla Parola, riceve forma dalla parola di Dio che ascolta. L’Angelo che visita Maria, non le dice che cosa deve fare, in che cosa praticamente consista il suo servizio. Non riceve nessun ordine di servizio, nessun compito. Con l’intelligenza dell’amore, parte e si mette al servizio di Elisabetta. Nessuno glielo ha ordinato o commissionato. Maria, “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (cf Lc 1,39). L’espressione “in fretta”, indica un atteggiamento di attenzione, di rapidità. Maria è visitata, ma visita chi è lontano. La verità dell’amore è dimostrata dalla “rapidità di correre verso gli altri”. Nella vita quotidiana, in famiglia, in comunità, nei centri di carità e in tanti altri luoghi spesso si suddividono i compiti, i servizi e questo facilita la vita, l’organizzazione, ma c’è il rischio di fermarsi ai ruoli prefissati, alle abitudini, e di dimenticare che il servizio dell’amore, della prossimità, richiede creatività, disponibilità, chiede l’intelligenza del cuore che sa anticipare i bisogni dell’altro. Visitare implica uscire dalla propria casa, dal proprio ego, dalle proprie abitudini. Questo punto vendita, meglio, di incontro e di prossimità è, anche, segnato da situazioni di povertà e di emarginazione, di mancanze; tante storie esistenziali diverse e sfilacciate. L’incontro quindi diventa concretezza non nega l’alterità, ma riconosce, intreccia e tesse. (Geremia Acri – Direttore Migrantes Andria)  

Mamady e “educare senza confini”

3 Giugno 2021 - Roma - Il Parlamento Europeo ha chiesto all’Unione di adottare una politica migratoria europea unitaria e favorire nuovi canali per la migrazione legale. La risoluzione, approvata con ben 495 voti il 20 Maggio, manifesta una nuova consapevolezza europea: la migrazione legale è infatti un fenomeno da incoraggiare, non solo per contrastare il traffico di esseri umani, ma anche per sopperire alla mancanza di forza lavoro nel vecchio continente. Una risoluzione quanto mai importante considerando anche la ripresa della migrazione irregolare: da inizio anno infatti sono già 13 776 le persone arrivate sulle coste italiane. Oltre al problema interno della gestione e redistribuzione di chi arriva, vi è il dramma umanitario: le condizioni terribili a cui è sottoposto chi parte, le migliaia di morti in mare e l’azione senza scrupoli dei trafficanti di persone. Sophia Impresa Sociale, cooperativa romana che da tempo fornisce sostegno ai migranti in condizioni di vulnerabilità, ha appreso la drammaticità della situazione proprio ascoltando le storie di chi ha vissuto in prima persona le difficoltà incontrate durante la traversata. Mamady è uno di loro. Ha lasciato il suo paese, la Guinea, a 17 anni senza dire nulla alla sua famiglia e senza sapere a cosa sarebbe andato incontro. Il giovane guineano per arrivare in Europa ha dovuto scontare una durissima prigionia in Libia e attraversare il deserto, affrontando una volta in Italia, degrado, odio e mancanza di sostegno. Grazie a “Creare Valore Attraverso l’Integrazione” progetto di Sophia sostenuto dalla campagna "Liberi di Partire, Liberi di Restare" promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, Mamady ha potuto ritrovare la sua dignità ed iniziare un percorso di integrazione che oltre al lavoro gli ha permesso di migliorare la lingua con corsi di italiano e la propria posizione legale con la consulenza di esperti. Un sostegno che si è basato sul creare insieme e sul lavorare con: Mamady infatti ha espresso ai collaboratori di Sophia il desiderio di tornare nel proprio paese per sensibilizzare i ragazzi sulla migrazione e fare in modo che “altri non fanno come me”, dando vita al progetto educativo in Guinea “Educare senza Confini” (nel numero di giugno di Migranti-press" un articolo su questo progetto, ndr). “Il problema maggiore” rivela Marco, presidente di Sophia “è proprio l’informazione. Solo un terzo dei giovani che vogliono partire conosce le vie legali per raggiungere l’Europa. Per questo la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo mi dà molta fiducia e mi fa sperare che in futuro non si ripetano storie tragiche come quella di Mamady”. Aprire le porte ad una legislazione europea sulla migrazione legale infatti significa combattere la migrazione irregolare e favorire l’integrazione facendo un passo in più verso il “Noi sempre più grande” sperato da Papa Francesco. E’ proprio l’inclusione la realtà di cui a detta di Sylvie Guillame, “l’Europa ha bisogno” e che Sophia ha imparato essere la forza che genera veramente valore. (Arianna Cocchi)    

Acli: Festa della Repubblica sia festa di tutti, anche di chi non ha ancora la cittadinanza italiana

2 Giugno 2021 -

Roma - In occasione della Festa della Repubblica che si celebra oggi, le Acli hanno lanciato lo slogan “Cittadino italiano è anche chi sogna di esserlo”, con un esplicito richiamo al Parlamento affinché riprenda la discussione sulla riforma della cittadinanza che, complice anche la crisi dovuta alla pandemia, è rimasta su "un binario morto".

Sono ormai quasi 30 anni dalla legge 91 del 1992 ed è "chiaro - si legge in una nota - a tutti che la mobilità delle persone durante questi decenni si è profondamente trasformata e ha cambiato anche il volto del nostro paese". Le Acli chiedono con "forza che la norma che regola il diritto di cittadinanza, ancora legata allo ius sanguinis, vale a dire ad un impianto legislativo che risale addirittura al 1912, venga modificata e si arrivi presto ad uno ius soli".

Viminale: da inizio anno sbarcate 14.412 persone migranti sulle coste italiane

31 Maggio 2021 - Roma - Sono 14.412 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane in questo 2021. Di questi 2.520 sono di nazionalità bengalese (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (1.981, 14%), Costa d’Avorio (1.379, 10%), Eritrea (969, 7%), Guinea (914, 6%), Egitto (914, 6%), Sudan (878, 6%), Marocco (572, 4%), Mali (557, 4%), Algeria (413, 3%) a cui si aggiungono 3.315 persone (23%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 76.061 persone su tutto il territorio nazionale di cui 417 negli hot spot (285 in quelli della Puglia e 132 in quelli della Sicilia), 50.055 nei centri di accoglienza e 25.589 nei centri Sai. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 9.821 persone), seguita da Emilia Romagna (10%), Lazio e Piemonte (9%), Sicilia (8%), Campania (7%), Toscana, Puglia, Calabria e Veneto (6%).

Naima: “chiedo solo di essere accolta”

31 Maggio 2021 - Madrid -  «Sì, ho avuto molta paura. Pensavo di morire in mare con la mia bambina. Poi ho visto il sub della Guardia Civil e ho cominciato a fargli segnali di soccorso. Mi ha preso la piccola che avevo sulle spalle e l’ha portata fra le braccia a riva. Non l’ho più rivisto da allora, ma da qui lo ringrazio profondamente. Ora c’è un po’ di luce nel nostro futuro». Naima è la madre del fagottino di due mesi con la tutina a righe rosa strappato dieci giorni fa dall’agente del gruppo sommozzatori, Juan Francisco, alla morte nelle acque del Tarajal a Ceuta, durante la crisi che in 72 ore ha portato 10mila migranti a riversarsi a nuoto nell’enclave spagnola nel Maghreb. Quell’immagine del salvataggio ha fatto il giro del mondo con un clamore al quale Naima è rimasta aliena. Con i suoi tre figli di 2 mesi, 5 e 12 anni, si nasconde in un tugurio, per la paura di essere rimandata – come la gran parte dei suoi connazionali – dall’altro lato della frontiera, a Castillejo, Fnideq in arabo, il vecchio protettorato spagnolo e specchio povero di Ceuta, cresciuto in due decenni da 6mila a 77mila abitanti. La madre marocchina ha raccontato la sua odissea alla tv La Sexta, riuscita a rintracciarla. «Ero disperata », assicura. «Non avevo più un lavoro, nulla da dare da mangiare ai miei figli, neanche il latte, e mi stavano per cacciare di casa. Quando ho saputo che la frontiera era aperta non l’ho pensato due volte e mi sono lanciata in acqua con i bambini. So che molti sono morti in mare e molti altri si sono suicidati. Ma non avevo altra scelta, per la fame». Naima era una delle tremila 'porteadoras', le donne-mule cariche di mercanzie che facevano la spola fra Castillejo e Ceuta con piccoli commerci e merci di contrabbando, fino a che il Marocco non ha chiuso i varchi del Tarajal, con una decisione unilaterale nell’ottobre 2019. Porre fine al contrabbando in prevalenza di piccoli elettrodomestici e abiti usati, ma anche beni di prima necessità come pannolini, alcol, prodotti igienici - la finalità con cui Rabat giustificò allora la misura. E di passo asfissiare l’enclave spagnola, che con Melilla il regno alauita rivendica come proprie. Ma nell’isolamento, aggravato dal prolungato sbarramento imposto dalla pandemia, a restare intrappolate nel nulla sono state le centinaia di 'porteadoras', come Naima, residenti a Castilejo o provenienti dall’interno e dall’Atlas per racimolare poche centinaia di dirham al giorno. Spesso giocandosi la vita nella calca per passare i controlli con i pesanti fardelli. Sono l’anello debole della catena della crisi diplomatica e politica fra il Marocco e la Spagna, lungi dall’essere risolta alla frontiera sud d’Europa. E a poco sono valse le proteste che a febbraio, al grido di 'aprite la frontiera, avete ucciso Fnideq!', hanno coinvolto i tanti marocchini costretti a chiudere negozi, decine di piccole botteghe, e le vendite ambulanti, che davano da campare non solo alla gente di Fnideq ma anche a quella della vicina Beliones. Assieme ai tanti stagionali o alle lavoratrici domestiche che ogni giorno passavano la frontiera per lavorare a Ceuta. A marzo, 300 contratti temporanei offerti da Rabat alle 'porteadoras' per lavorare nel settore tessile a Tangeri e alcuni impieghi come spazzine sono state una goccia d’acqua nel deserto. Servita comunque a contenere le manifestazioni. Naima guadagnava l’equivalente di 20 euro al giorno, sufficienti per sfamare i suoi tre bambini. Da oltre un anno neanche quelli. Per questo, quando il 18 maggio ha saputo che la gendarmeria marocchina aveva allentato i controlli per poche ore, non ha esitato a lanciarsi verso la scogliera del Tarajal, aggrappata con i figli a salvagenti giocattolo. Non poteva sapere che, in un cinico calcolo strategico, con migliaia di altri disperati era utilizzata da Rabat come 'bomba umanitaria' su Ceuta, per fare pressione su Madrid a fini politici. Ora, nascosta nell’enclave, chiede aiuto al governo spagnolo, perché - supplica - «mi dia un’opportunità e mi accolga con i miei figli». (Paola Del Vecchio)  

Viminale:da inizio anno sbarcate 14.054 persone sulle coste italiane

28 Maggio 2021 - Roma - Sono 14.054 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Di questi 2.481 sono di nazionalità bengalese (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (1.932, 14%), Costa d’Avorio (1.379, 10%), Eritrea (960, 7%), Guinea (911, 6%), Egitto (892, 6%), Sudan (877, 6%), Mali (557, 4%), Marocco (547, 4%), Algeria (407, 3%) a cui si aggiungono 3.111 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Mons. Perego sui migranti: serve uno scatto di umanità e di solidarietà

28 Maggio 2021 - Roma – Mons. Gian Carlo Perego ringrazia i vescovi italiani che lo hanno chiamato alla presidenza della Commissione Episcopale per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes durante l’ultima Assemblea svoltasi a Roma. In questo – ha detto oggi in una intervista a VaticanNews – il presule ha “visto un'attenzione dell'episcopato italiano al tema delle migrazioni come uno dei temi che stanno attraversando non solo l'opinione pubblica, ma anche la coscienza e la vita delle nostre comunità cristiane. Quindi, farmi ritornare, penso che sia stato anche un segno anche per dire di riprendere a rafforzare un cammino, che già era avvenuto, in un tempo nuovo, in un tempo in cui il cammino della Chiesa, che è un cammino sinodale, deve incontrare il cammino anche degli uomini, soprattutto degli uomini migranti che soffrono e che sono in una situazione ancora più difficile, come vediamo dalle immagini tutti i giorni”. In questi giorni c’è una ripresa degli sbarchi che – ha spiegato – “sono quattro volte meno rispetto al 2014-2015, quando arrivavano 150-170mila persone, oggi ne vediamo 35mila, che però  segnalano un disinteresse a riprendere il discorso, soprattutto,  di revisione di Dublino e di responsabilità comune dell'Europa, e su questo la Chiesa italiana è preoccupata. Non si possono abbandonare le persone in mare, vedere morire delle persone. D’altra parte, però, è importante che si arrivi a delle decisioni, da una parte, di redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo su tutto il territorio europeo, dall'altra a una politica rinnovata con i Paesi al di là del Mediterraneo”. E parlando delle foto, che hanno fatto il giro del mondo, di bambini vittime del mare il neo presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes sottolinea che sono  morti della “indecisione, sono i morti del rinvio”. Occorre “uno scatto non solo di umanità, ma anche di politica, nel senso di come ce lo ricorda il Papa nella Fratelli tutti, nel capitolo V, una politica  che sia attenta al rispetto della dignità della persona, della vita delle persone e che cerchi, effettivamente, di considerare ogni persona un fratello, quindi una politica che sia certamente di solidarietà e non, invece, di ignoranza di questi problemi”. Nell’intervista mons. Perego allarga lo sguardo a tutti i mondi della mobilità: “oltre che ai volti dei richiedenti asilo e degli immigrati in Italia, delle diverse comunità, delle famiglie dei lavoratori e di chi cerca cittadinanza, i volti dei nostri cittadini italiani che vanno all'estero. Penso soprattutto ai più giovani, che si trovano in una situazione di difficoltà in alcuni Paesi, come  quella in cui si trovano gli italiani in Inghilterra da quando è uscita dall’Unione europea. Guarda poi anche a quegli altri piccoli mondi che hanno vissuto drammaticamente la realtà della pandemia, come il mondo dei circensi, dei fieranti e dello spettacolo viaggiante che si sono trovati con i tendoni chiusi, con le attività e le attrazioni chiuse per oltre un anno con la vita fortemente segnata. Fortunatamente – ha aggiunto - c'è stato un buon contributo da parte della Conferenza Episcopale Italiana, grazie all’8 per mille gestito da Migrantes e da Caritas a favore anche di queste imprese e di queste famiglie, circa 80mila persone”. E parlando del prossimo Sinodo, di cui si è parlato nell’Assemblea dei vescovo, ha detto che “l'icona più bella” del sinodo, che “significa camminare insieme, è l’icona dei migranti e, quindi, credo che, anche dalla storia dei migranti, dalla loro esperienza, potrà venire un grosso contributo all’esperienza di una Chiesa in cammino, affinché la Chiesa sia in cammino”.  

Corridoi umanitari: oggi arrivati 70 profughi dall’Africa

28 Maggio 2021 -

Roma - Questa mattina sono atterrati a Fiumicino, con un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba, 70 profughi del Corno d’Africa che erano da tempo rifugiati nei campi dell’Etiopia e che negli ultimi mesi hanno sofferto un aggravamento delle loro condizioni di vita a causa del conflitto nel Tigrai. Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie a un Protocollo d’intesa con lo Stato italiano, firmato nel 2019 dalla Conferenza Episcopale Italiana e della Comunità di Sant’Egidio che prevede l’arrivo di 600 persone vulnerabili.

Ad accogliere a Fiumicino i 70 profughi - 8 nuclei familiari con 13 minori e 40 singoli, in maggioranza giovani sotto i 25 anni - sono stati i volontari ed alcuni familiari, da tempo residenti nel nostro Paese, in qualche caso già cittadini italiani. Saranno ospitati in diverse città (Roma, Bologna, Belluno, Parma, Brisighella, Cologno Monzese, Padova, Rieti, Ancona, Taranto) presso associazioni, parrocchie, appartamenti di privati e istituti religiosi, con il supporto di famiglie italiane che si occuperanno di accompagnare il percorso d’integrazione sociale e lavorativa sul territorio, garantendo servizi, corsi di lingua italiana, inserimento scolastico per i minori, cure mediche adeguate. Tutto ciò grazie a un progetto totalmente autofinanziato con l’8x1000 della Cei, fondi raccolti dalla Comunità di Sant’Egidio e la generosità non solo di associazioni e parrocchie ma anche di cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario.

Migrantes Torino: in morte di un giovane senza speranza

28 Maggio 2021 - Torino – Si muore durante il viaggio. Si muore cercando di oltrepassare le frontiere. Si muore nelle acque del mare. Si muore assiderati di notte sulle montagne nel passaggio tra l’Italia e la Francia. Le frontiere, che per alcuni significano protezione, per altri sono il simbolo del passaggio alla morte. Si muore «lentamente» nell’indifferenza generale, si muore anche quando finalmente si è «arrivati» e il viaggio sembra finito, ma non si «arriva» mai. Muoiono le persone che diventano invisibili, muoiono le persone che continuano a subire violenze fisiche e strutturali. Muore chi non ha un «posto», chi non ha diritti. A Torino Musa Balde, 23 anni, originario della Guinea Conakry, era in attesa di un rimpatrio che avrebbe messo fine ad un sogno, ad un progetto, ad un investimento. Musa ha interrotto l’attesa impiccandosi con le lenzuola della camera dove si trovava in isolamento per motivi sanitari. Fine! Il suo gesto ci dice che ha considerato il suicidio l’unico modo per uscire da un Centro che gli negava la libertà e il futuro. Ha voluto mettere fine a una sofferenza divenuta per lui «insopportabile». La morte di Musa apre uno tra i tanti interrogativi scomodi per il nostro Paese e per il nostro ordinamento giuridico, su come l’immigrazione viene gestita, sui costi «economici» e «umani» di certe «strutture di morte». Ancora una volta perde la vita un giovane in cerca di un futuro dignitoso, la cui speranza si è frantumata con il diniego del riconoscimento dei documenti.  In questi casi subentra la povertà e la vulnerabilità di chi diventa «irregolare» e si ritrova per strada. Lo sguardo di pregiudizi, diffidenza, indifferenza lo si percepisce addosso, su un corpo privato di dignità. Per Muse la strada ha significato subire la violenza pesante di tre uomini a Ventimiglia. Ha vissuto sul suo corpo la rabbia di bastonate, calci, colpi e ha visto con i suoi occhi un mondo al contrario, dove la vittima viene rinchiusa in un Cpr (Centro di permanenza e rimpatrio) e i carnefici lasciati liberi.  Forse il vissuto di Muse gli ha tolto la naturale capacità di reazione e di resilienza di questi giovani ragazzi. Forse faceva parte di quella nuova categoria di soggetto «fragile», «vulnerabile» con un marcato malessere psicologico. Chissà?! La Procura di Torino ha avviato accertamenti sul caso. È arrivata l’accusa del Garante nazionale dei Diritti delle persone private della libertà personale, Mauro de Palma, sul fatto che nel Cpr di corso Brunelleschi, a Torino, non sia stato seguito in modo adeguato. La vita, così come la morte, richiede rispetto. L’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in più occasioni ci ha ricordato come questi gesti obbligano tutti a riflettere sulle ferite interiori che segnano il percorso di molti immigrati. Lunedì 31 maggio ai Santi Martiri si terrà una preghiera per Musa, presieduta dall’arcivescovo, per esprimere dolore e «compassione», affidare la sua anima a Dio che certamente è per la vita e saprà «restituire» senso e dignità a questo figlio. Per tutti noi, credenti o non, appartenenti a diverse confessioni, innamorati dei Testi Sacri, della Costituzione e convinti che i diritti umani siano inalienabili e non negoziabili, si aprono laceranti interrogativi e sfide a cui non possiamo più sottrarci. Viviamo in un’Europa che alza i muri, che criminalizza lo straniero per il fatto di essere straniero, che provoca una violenza sempre più manifesta. Viviamo in un Paese che «produce» irregolari (sono oltre 600 mila) e che alimenta una cultura dello scarto sempre più cinica, un mondo indifferente a chi vorrebbe urlare la sua disperazione, ma non ha voce. Come Musa, quanti disperati vivono accanto a noi? Come riuscire allora ad essere più umani, a farci prossimi ai nostri fratelli, superando stereotipi e paure? È possibile invertire la rotta con piccoli gesti quotidiani. A partire dal saluto offerto nell’incontro casuale con l’altro, un sorriso, uno sguardo dolce e comprensivo e qualche parola scambiata con chi sta in strada, per fargli ricordare che esiste e che è un essere degno.  Porgere la mano in segno di aiuto e offrire le proprie conoscenze per indirizzare la persona che è in cerca di aiuto. Dall’altra, chi ne ha la possibilità, dovrà continuare a fare informazione, sensibilizzare, contrastare la violenza con la denuncia, opponendosi alle strutture di morte e chiedendo alla politica «scelte» coraggiose perché ogni uomo sia portatore di una dignità inviolabile. Perché la cultura «del ribasso» non diventi un alibi per nessuno e perché finalmente la presenza dei nostri fratelli e sorelle stranieri diventi motivo di investimento del nostro Paese e non voci di spesa a perdere. «Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen 1,26). (Sergio Durando – Direttore Migrantes Torino)