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Cei: domani l’ Atto di Affidamento dell’Italia alla Madre di Dio dal Santuario di Caravaggio
Roma - La Conferenza Episcopale Italiana affida l’intero Paese alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza. Il momento di preghiera con l'Atto di Affidamento è trasmesso da Tv2000 e InBlu Radio, venerdì 1 maggio ore 21, dalla basilica di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio.
La scelta della data e del luogo è estremamente simbolica. Maggio è, infatti, il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna, tempo scandito dalla preghiera del Rosario, dai pellegrinaggi ai santuari, dal bisogno di rivolgersi con preghiere speciali all’intercessione della Vergine. Iniziare questo mese con l’Atto di Affidamento alla Madre di Dio, nella situazione attuale, acquista un significato molto particolare per tutta l’Italia.
Il luogo, Caravaggio, situato nella diocesi di Cremona e provincia di Bergamo, racchiude in sé la sofferenza e il dolore vissuti in una terra duramente provata dall’emergenza sanitaria. Alla Madonna la Chiesa affida i malati, gli operatori sanitari e i medici, le famiglie, i defunti.
Nella festa di San Giuseppe lavoratore, sposo di Maria Vergine, affida, in particolare, i lavoratori, consapevole delle preoccupazioni e dei timori con cui tanti guardano al futuro.
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Trapani - Il campetto dell’oratorio è avvolto nel silenzio: una scena inconsueta in giorni normali, perché siamo sulla via principale della città e qui è sempre un via vai di ragazzi. Le stanze, liberate dagli arredamenti, sono state riadattate in magazzini, dove vengono stipati i viveri; pure nei corridoi, trovano spazio cassette impilate con ortaggi freschi. All’entrata, dove è stata messa su una rudimentale segreteria, ci sono due pile di cartoni alte due metri. Anche la stanza del direttore non esiste più: da qualche giorno, con l’aiuto di Ceesay, che ha studiato da sarto, è diventata un laboratorio per la produzione di mascherine. Il direttore è un laico, Peppe Virzì, padre di due figli. Con gli animatori, già dopo la prima chiusura, nei primi di marzo, aveva organizzato un servizio telefonico per gli anziani che non potevano andare a fare la spesa o ritirare i farmaci. Con l’aggravarsi dell’emergenza, l’oratorio è diventato, quasi naturalmente, il cuore solidale della città e ha dovuto far fronte a sempre maggiori richieste, a necessità nuove e urgenti. "Quando un amico mi ha chiamato dicendo che alcuni suoi amici immigrati volevano dare una mano – spiega Virzì – non ci ho pensato due volte". I primi a bussare alla porta dell’oratorio sono stati Embalo, Ceesay e Omar. Oggi gli immigrati africani 'in servizio', a turno, sono 18, tutti residenti in città da anni. La spiegazione di Ceesay è nitida e lineare, quasi commovente. "Siamo rimasti senza lavoro e passavamo le giornate sul divano, a non far nulla. Quando si è tutti sulla stessa barca bisogna remare insieme per superare la bufera e noi non volevamo restare a guardare", spiega il giovane africano, esibendo un sorriso gentile e profondo con cui trasforma uno slogan in una metafora drammaticamente evidente della sua storia di immigrato appartenente al 'mondo dei salvati', arrivato in Italia su un barcone.
Al mattino, all’oratorio, la giornata inizia alle 9: Tomas, della Costa d’Avorio, puntualmente, varca la soglia. Prima della pandemia, effettuava servizi transfert. Ha messo a disposizione il suo pulmino ed è lui a fare la consegna dei pacchi spesa, mentre gli altri si preparano per le commissioni agli anziani. "Possiamo fare la fila al supermercato fino a stasera. Non abbiamo soldi, ma abbiamo tempo e quello mettiamo a disposizione" è la riflessione a tutto tondo di Ceesay. Il loro pensiero corre ai genitori, ai fratelli lasciati in Africa; suscitano ricordi, forse nostalgia. "Abbiamo paura per le nostre famiglie lontane – aggiunge Omar – ma possiamo dare una mano qui". Lamin, del Gambia, l’ultimo arrivato del gruppo, aiuto cuoco, a Trapani da soli 3 anni, continua: "Qui siamo stati accolti e qui viviamo, anche noi ragazzi africani vogliamo dare il nostro contributo Ora è questa la nostra casa, qui è la nostra famiglia". Nel corridoio sono già pronte, per essere distribuite, le buste con cibo della rete solidale di 'Mangiamone tutti', un comitato spontaneo per assistere liberi professionisti e i lavoratori autonomi rimasti senza reddito. Il direttore del teatro lirico della città, Giovanni De Santis, pianifica gli aiuti, utilizzando il modello organizzativo tipico delle produzioni d’opera, potendo contare su imprenditori, comunicatori e perfino un’intera squadra di pallamano. Centro operativo sempre l’oratorio. "Ci vuole tatto e discrezione – spiega Virzì –. Qualche giorno fa abbiamo aiutato un dentista. Lui per ricambiare ci ha regalato tutte le mascherine del suo studio. A voi servono di più", ha spiegato. (Lilli Genco - Avvenire)
Mascherine per la cittadinanza: l’iniziativa del giovane ivoriano Bakary
Massa Carrara - "In un momento tanto critico, in cui il virus ci ha inchiodato tutti sulla stessa barca, la solidarietà non conosce confini di etnia e di fede". Con queste parole si può riassumere l’iniziativa che Bakary Oularè, giovane sarto Ivoriano, ha lanciato sui social network: produrre mascherine per le persone che ne hanno bisogno!
Ospite dell’Associazione Casa di Betania O.n.l.u.s di Carrara, Bakary non si è piegato sotto il peso della pandemia, ma ha preso in mano ago e filo ed ha deciso di mettere a disposizione degli altri i propri talenti: "l’Italia mi ha ospitato quando avevo bisogno. Per questo, in un momento tanto tribolato, voglio fare anch’io la mia parte!". Venuti a conoscenza del progetto di Oularè, gli operatori di Casa Betania si sono attivati per fargli avere tutto l’occorrente: "Grazie al nostro tecnico della sicurezza abbiamo reperito le informazioni necessarie per confezionare mascherine idonee, da produrre in poco tempo. Bakary le ha realizzate per noi, aggiungendovi il suo tocco d’artista!". Un sentito ringraziamento per il gesto di generosità giunge da Ivonne Tonarelli, direttrice dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, che si è detta orgogliosa dal grande cuore del giovane ivoriano: " È bello constatare che, anche in un momento tanto travagliato, Bakary non abbia perso l’altruismo e la generosità che lo hanno sempre contraddistinto. Gli auguro di continuare su questa strada, perché sta andando nella direzione giusta!". (E.G.)