Lampedusa - “3 ottobre 2013 – 3 ottobre 2023. Non dimenticare è un grande esercizio per tenere aperti gli occhi, per non abituarci, per trarre lezione ancora da quella tragedia in cui centinaia di persone si sono perdute nel mare. Tragedia purtroppo ripetuta in questi anni. Poi, anche se muore una persona è sempre una tragedia. Ci deve spingere a trovare sempre delle risposte adeguate e continuative che permettano di salvare la vita e poi di affrontare un tema così grande che richiede il contributo di tutti”. Così l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il card. Matteo Maria Zuppi, in un videomessaggio inviato a Lampedusa, dov’è ieri si è svolta la commemorazione ecumenica intitolata “La memoria e l’impegno” al Santuario della Madonna di Porto Salvo, durante la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, che ricorda il naufragio di 10 anni fa davanti alle coste lampedusane in cui morirono 368 persone.
“Richiede il contribuito delle istituzioni”, osserva il cardinale che sottolinea l’esigenza di “una risposta europea” a questo fenomeno. “Lampedusa non so se riceverà mai il Nobel per la pace e per l’accoglienza. Noi glielo diamo volentieri. Perché – aggiunge riferendosi ai lampedusani -. Avete dimostrato sempre tanta umanità, tanta attenzione agli altri, con tutte le difficoltà chiaramente, ma anche sempre con uno sguardo verso tanta sofferenza che ha trovato una sicurezza nell’arrivo a Lampedusa e quindi nell’essere sottratti all’immensità del mare”.
Il presidente della Cei ringrazia poi la parrocchia di san Gerlando, l’arcidiocesi di Agrigento, l’arcivescovo Alessandro Damiano, l’ufficio ecumenismo della Cei e il presidente della Federazione delle Chiese evangeliche per questo incontro. “Continua un pellegrinaggio, quello che Papa Francesco ha fatto fare a tutti noi, con il suo primo viaggio fuori dalla Città del Vaticano, proprio a Lampedusa. Manteniamo questa unità anche tra di noi, perché possiamo con più chiarezza trarre da queste terribili lezioni delle indicazioni e soprattutto la consapevolezza di affrontare un tema come questo, un problema come questo”. L’incontro di stasera – ha concluso il cardinale – può aiutare l’Italia e l’Europa a “non dimenticare” e a “guardare il futuro di chi lo cerca da noi, che però è anche il nostro”.
4 Ottobre 2023 - Massa Carrara - A conclusione delle iniziative relative alla 109° Giornata del Migrante e del Rifugiato, promossa dall'Uffiucio Migrantes della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, in collaborazione con l’Associazione Casa di Betania, ieri mattina si è tenuta al porto di Marina di Carrara la commemorazione di tutte le vittime, morte o disperse lungo le rotte migratorie, seguita da un momento di preghiera interreligiosa.
Alla presenza delle autorità civili e militari, si è svolto un momento di preghiera interreligiosa in ricordo del 3 ottobre 2013 quando 368 persone persero la vita in un naufragio a largo di Lampedusa: assieme al vescovo, mons. Mario Vaccari, erano presenti Massimo Marottoli, pastore della Chiesa Valdese, e Hischam Koudsi della comunità musulmana. “L’ospitalità e l’accoglienza sono rimarcate nella Bibbia – ha detto il presule – e per questo la nostra umanità deve imparare ad andare oltre alla logica degli Stati, ma dobbiamo essere gli uni a fianco degli altri”.
4 Ottobre 2023 - Palermo - La preghiera, ovviamente, e poi subito l’inizio dei lavori, impreziositi da saluti delle autorità civili, politiche e religiose di livello. È iniziato così il Convegno nazionale delle missioni e comunità cattoliche di lingua italiana in Germania che si svolge a Palermo (Isola delle Femmine, 3-6 ottobre 2023) sul tema “Lontano da casa, essere a casa. Ovunque tu vada la Chiesa è con te”.
La preghiera delle lodi guidata da mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti e Segretario generale della Conferenza episcopale siciliana, ha introdotto ai temi dell’incontro, dell’ascolto e dell’accoglienza “atteggiamenti necessari per ritrovarci tutti – ha detto il presule – intorno alla stessa mensa con Gesù“. Nella sua riflessione, il vescovo ha posto l’attenzione sul tema del convegno “che – ha detto – esprime bene la missione della Chiesa che è la casa di tutti: nessuno è straniero o estraneo. Compito della Chiesa è far risplendere la luce di Cristo che fa sentire tutti a casa: luogo di un intreccio di volti, di storia, di culture che si incontrano per illuminare e illuminarsi nella solidarietà dell’amore. L’amore – ha concluso – annulla ogni distanza e ogni luogo e ambiente diventano casa e Chiesa: luoghi dove veniamo conosciuti, amati e accolti".
A portare il saluto ai convenuti – cinquanta in tutto tra sacerdoti, referenti e collaboratori pastorali che svolgono il loro servizio pastorale nelle 83 Missioni e Comunità di lingua italiana in Germania – il Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che ha condiviso la sua attenzione alle tematiche trattate, e ha toccato i temi delle migrazioni proponendo un’analisi attenta del fenomeno immigratorio in corso e una interpretazione di quello emigratorio tema del convenire di MCI Germania in Sicilia.
Per il Comune di Palermo era presente Maurizio Carta, urbanista e teorico italiano della “città creativa”, nonché assessore del Comune di Palermo con delega all’Urbanistica e relativa pianificazione strategica; Centro storico e relativi interventi; Mobilità sostenibile e collegata; Città creativa e qualità dello spazio pubblico e dell’abitare; Transizione energetica; Rapporti funzionali con Polizia Municipale, AMG e AMAT; Rapporti con Università. Per Carta “discutere di attraversamenti, di migrazione, di accoglienza reciproca è un elemento importante“: “queste cose accadono nelle città” e queste possono e devono “essere luoghi dell’accoglienza".
Ad aprire i lavori don Gregorio Milone, delegato MCI Germania: “Accoglienza: è questa la parola chiave. Dobbiamo liberarci – ha detto – da ogni indifferenza e aprire la mentalità alla prassi dell’accoglienza per la costruzione di società inclusive, fraterne, tolleranti e giuste. La pluralità di sempre più modelli culturali in Italia come in Germania, non solo non deve spaventarci, ma semmai rappresenta essa stessa ricchezza a cui poter attingere per migliorare addirittura noi stessi".
Ai presenti don Milone ha chiesto di continuare nel loro impegno di “favorire nelle comunità di appartenenza questa convivenza pacifica tra persone e culture diverse, stimolando sempre più la costruzione di un dialogo interculturale indispensabile, che apra a delle scelte coraggiose, superando le incertezze, la sfiducia e la rassegnazione".
A nome delle Chiese di Sicilia, è intervenuto il presidente della Conferenza episcopale siciliana, mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, che ha introdotto i lavori nel ricordo del giorno della memoria della grande tragedia di Lampedusa. Il presule ha detto “di tutte le problematiche che comporta l’immigrazione, col rischio della vita”. Ha parlato di paure, barriere e muri “o muri da battere come ci dice Papa Francesco". Ancora nel solco del Papa ha chiesto di “non fermarsi all’accoglienza, ma di accompagnare fino ad una vera integrazione perché si ricreino comunità di vita nuove".
Entrando, poi, nel vivo del tema trattato dal convegno delle comunità cattoliche italiane in Germania, ha detto che, intanto, “quanto chiesto dal Papa, i nostri missionari lo fanno con quelli che per diverse ragioni sono andati via dall’Italia, quanto pare più di 250.000 persone". Per loro “non solo la nostra solidarietà – ha detto mons. Raspanti – ma speriamo anche una maggiore interazione": il desiderio è di affiancare ai sacerdoti e ai laici già andati a fare questa missione, “altri cuori generosi” che certamente “ci vorrebbero in futuro per poter continuare questi scambi e per poter seguire i nostri conterranei che, per diverse ragioni si trovano, in terra straniera, in questo caso in Germania".
Nel corso della prima giornata di convegno, dedicata alla storia e alle storie della mobilità italiana, gli interventi di: Delfina Licata, sociologa delle migrazioni della Fondazione Migrantes; Edith Pichler, docente di sociologia delle migrazioni presso l’Università di Potsdam; Daniela Di Benedetto, Presidente Comites di Monaco di Baviera.
3 Ottobre 2023 - Roma - Sarà presentato il prossimo 17 ottobre 2023 dalle ore 10.00 alle ore 12.00 presso NH Hotel – The Church Palace il XXXII Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”.
A fare da sfondo alla nuova edizione del Rapporto Immigrazione è la scelta di lasciare il proprio Paese di origine: le ragioni della partenza, le insidie del viaggio, le sfide dell’inclusione, le ricchezze di una società plasmata da molteplici apporti sociali, culturali, spirituali ed economici. L’evento si svolgerà esclusivamente in presenza.
3 Ottobre 2023 - Brescia - "La nostra è una società plurale. Siamo chiamati alla convivialità delle differenze e la Chiesa ha il dovere di offrire il suo contributo nell’edificazione di questa comunione universale. Le migrazioni ci interrogano. Siamo consapevoli di trovarci di fronte a un fenomeno epocale, che ci disorienta e rischia di farci sentire impotenti. Non dobbiamo perdere il senso di umanità. Cercare di sentire, di condividere ciò che questi fratelli e sorelle provano è un dovere. Non possiamo trasformare tutto in una questione puramente sociale o di organizzazione politica. Si tratta non di numeri ma di volti, di cuori carichi di sentimenti, di uomini e donne che hanno un nome e una storia come l’abbiamo noi. Non possiamo cedere all’indifferenza. È il peccato peggiore, perché lascia intendere che la loro dignità di persone non rientra nei nostri interessi.
Se il senso di imbarazzo o addirittura di fastidio di fronte a quanto accade dovesse superare il senso di pietà, saremmo di fronte a una terribile sconfitta della civiltà. I migranti vanno accolti, accompagnati e integrati.
Occorre aprirsi a un progetto che superi i confini dell’emergenza. Alle persone che giungono nei nostri territori si deve offrire la possibilità di costruirsi il futuro, di dare un senso a tutta intera la propria vita. Non è sufficiente pensare a un tempo iniziale limitato e identificare luoghi chiusi nei quali confinare uomini, donne e bambini che desiderano semplicemente vivere in una giusta normalità.
Occorre immaginare per loro una forma di esistenza che preveda quello che è stato ed è necessario anche per noi: un’abitazione degna, un lavoro, un’istruzione adeguata, un contesto sociale amichevole, l’esercizio della responsabilità civile. Occorre attuare quella integrazione che deve seguire l’accoglienza. Ogni migrazione ha un luogo di partenza e un luogo di arrivo e si sviluppa lungo un percorso. È tutto questo processo che va preso in considerazione, a cominciare dal diritto di non partire, di offrire il proprio contributo al bene del proprio Paese, per poi giungere al contributo da offrire al Paese che accoglie e che presenta delle reali opportunità. La sfida epocale domanda una collaborazione intensa, sincera e intelligente tra tutte le istituzioni coinvolte, al di là dei confini delle singole nazioni. (Mons. Pirantonio Tremolada - Vescovo di Brescia - Dall’omelia per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato)
Roma - Sono passati 10 anni da quel 3 ottobre nel quale in un naufragio al largo di Lampedusa morirono 368 persone. Il Centro Astalli ha scelto di ricordarli nel “Giardino della memoria e dell’accoglienza”, istituito nel 2018 a piazza Gian Lorenzo Bernini, rione San Saba. Scuole, cittadini e alcuni rifugiati accolti al Centro Astalli si sono ritrovati per raccontarsi attraverso il metodo dei “libri viventi”: è l’iniziativa “Ti racconto una storia, ti racconto di me”, con la quale l’organizzazione dei gesuiti celebra la Giornata della memoria e dell’accoglienza, istituita dalla legge 45/2016 per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
«In questa giornata – spiega il presidente del Centro Astalli Camillo Ripamonti – facciamo memoria di uomini, donne e bambini costretti alla fuga da guerre, persecuzioni e crisi umanitarie, da carestie, cause ambientali e ingiustizie sociali. Facciamo memoria di chi non ce l’ha fatta a compiere il proprio viaggio che si è interrotto tragicamente, in assenza di vie legali. Ricordiamo anche chi si impegna ogni giorno a metterli in salvo, chi li accoglie e chi li aiuta in un’azione di solidarietà che mai va criminalizzata – aggiunge -. Molte delle politiche messe in atto da quel tragico 3 ottobre ad oggi vanno in una direzione estremamente preoccupante e non di rado in aperta violazione dei diritti umani e delle principali convenzioni in materia di asilo. Ricordare le vittime – ribadisce il gesuita – vuole dire prima di tutto rispettare la dignità e i diritti dei vivi».
3 Ottobre 2023 - Lampedusa - Una colomba bianca. Robel non ha più parole. Un pezzetto di carta con quel disegno è tutto quello che gli serve per dire «grazie» e «pace». «Non è cambiato nulla, dopo il 3 ottobre» prende coraggio Rafad, che gli siede accanto. Quella notte di 10 anni fa, c’era anche lui sul barcone che al largo della Tabaccara, a Lampedusa, dopo essersi capovolto, provocò la morte di 368 migranti. C’erano anche i suoi figli Mohamed e Acmen. «Sono due martiri e ancora lotto per avere loro notizie» si asciuga le lacrime raccontando i maltrattamenti subiti in Libia. Nella palestra del comprensivo Pirandello 200 studenti venuti da tutta Italia e dall’Europa, assieme a insegnanti e dirigenti, dialogano con i superstiti che Tareke Brhane, presidente del “Comitato 3 ottobre” ha radunato sull’isola. Sono tutti eritrei. «La nostra storia è la vostra storia - prende la parola Soreuman, che oggi vive in Svezia -. Eravamo 500 in una barca, seduti compatti perché avevamo voglia di vivere, di cercare un posto sicuro. Eravamo compatti - ripete -. Assieme nella speranza di vivere. Vorrei che ciascuno immaginasse, sembravamo un puzzle. Poi la barca si è capovolta e si è persa l’unità che avevamo». «Il viaggio non è solo il mare, ma l’ultima tappa, ci sono il deserto e la Libia» dice Yared rispondendo ad una studentessa del Monna Agnese di Siena che chiede di sapere cosa accade prima di salire su un barcone. «Non è semplice saperlo, ti consegni un po’ alla morte perché sai che puoi arrivare, oppure no». «Ho lasciato mia madre e le mie sorelle, sono dieci anni che non le vedo». È la sofferenza di Sami arrivata dall’Olanda, che riprende la parola per raccontare quanto «pesa la condizione del mio Paese, perché per uscire devo subire le conseguenze. Se decidi di lasciarlo non puoi tornare indietro. Mi fa soffrire, è così». Alysia del liceo artistico Majorana di Gela dice che «nonostante quello che hanno passato, pensano che ci sia speranza nel mondo, del buono». «Cerchiamo un posto dove possiamo vivere e fare quello che vogliamo fare» si alza in piedi Selam. «Spesso non ti lasciano la condizione di vivere e l’unico modo è scappare, rischiare. Spero un giorno che ci sarà una fine e che il futuro i diritti siano una sicurezza». Anche Yossef ha vissuto la notte nera di Lampedusa. Oggi vive al circolo polare. «Ci è stato detto: sono africani. In Europa spesso etichettiamo queste persone. La verità è che nessuno deve rischiare la vita se non c’è motivo» risponde ad una studentessa francese del Charles de Gaulle di Londra. «In mare ho perso quattro figli, la più piccola un anno e mezzo e la più grande sei. Se non volete che veniamo qui, non sostenete i dittatori, chiedete che i diritti vengano riconosciuti, in quei paesi non puoi neppure esprimerti» fatica, tra le lacrime Mohammed mentre risponde ad uno studente che vuol sapere perché i governi dei loro Paesi permettono tutto ciò «che ferisce il cuore». «Se potessi, farei 368 figli per restituire i morti di quella tragedia alle famiglie». Famouse è ancora una ragazza e alle celebrazioni voleva esserci. Così è tornata a Lampedusa. Quando sbarcò era ancora minorenne e tra due mesi sarà mamma del quarto figlio. È un dialogo d’amore e di parole, di lacrime e applausi, il suo con gli studenti e i lampedusani. Tra loro anche Vito Fiorino, il gelataio che lanciò l’allarme riuscendo a salvarne 47. Poi c’è Adal. Lui, che tra le acque del Mediterraneo ha perso il fratello, ha ricostruito i nomi di tutte le vittime di quella notte, ha un desiderio: «Mettere i corpi tutti in un unico cimitero per dare risposte a tante famiglie. Eppure le salme non possono essere rimandate indietro, non possiamo stare a casa neanche da morti». Oggi si terrà un momento di raccoglimento alla Porta d’Europa. Poi una corona in mare alla presenza, tra gli altri, dell’arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano, del sindaco Filippo Mannino e della vicepresidente M5s del Senato, Maria Domenica Castellone. Come fece dieci anni fa papa Francesco, in memoria di quanti muoiono perché «accettano di partire per il miraggio della libertà». (Andrea Cassisi - Avvenire)
3 Ottobre 2023 - mILANO - Nella topografia della memoria i luoghi contano, e raccontano le storie delle persone che li hanno attraversati o che vi sono morte, da Hiroshima a Ground Zero, o alle Fosse Ardeatine. Il Mediterraneo è divenuto uno di questi, percorso di speranza e insieme cimitero per tanti. Si stima che quasi 30.000 persone abbiano trovato la morte negli ultimi dieci anni. Forse la metà sono rimaste senza nome. Tra loro vi sono molti dei ragazzi, ragazze, uomini e donne e bambini che il 3 ottobre del 2013 sono naufragati al largo di Lampedusa.
La loro tragedia è stata una delle prime, non la più grande e non certo l'ultima dei grandi naufragi in mare sulle nostre coste. 368 vittime accertate, molti dispersi, 155 i salvati.
Quell'evento colpì l'opinione pubblica e fu l'inizio di un risveglio di coscienza che non si deve assopire, mentre siamo abituati a bollettini di sbarchi, contabilità preoccupata, politiche difensive, di corto respiro, non ispirate al rispetto dei diritti umani e al senso di umanità. Papa Francesco andò a Lampedusa e chiese perdono per l'indifferenza verso tanti fratelli e sorelle.
Nel 2016 il Parlamento ha approvato l'istituzione della Giornata nazionale del 3 ottobre in memoria delle vittime dell'immigrazione.
Tra i tanti modi di dimenticare c'è il tacere, il cancellare e - peggio ancora - il negare. C'è anche una memoria intermittente, molto frequente. Ci si indigna o ci si muove a compassione ma rapidamente - troppo rapidamente - si pensa ad altro.
Ma oggi, a dieci anni di distanza, ci si può fermare e chinare su volti e storie. Al Memoriale della Shoah di Milano è ospitata una raccolta di oggetti, curata dall'Associazione Carta di Roma, che appartenevano alle vittime del naufragio del 3 ottobre. Sono piccole cose che conservano una memoria struggente. Le foto e i documenti dei volti giovani, le croci copte, le tessere, i piccoli effetti personali, la macchinina giocattolo, un vestitino della festa di una bimba di circa 3 anni, che ci ricorda la speranza di chi si imbarca. Molti ricorderanno la pagella scolastica cucita nella giacca di un adolescente di circa 14 anni proveniente dal Mali, annegato nel naufragio del 18 aprile 2015. Il presidente Mattarella ha detto recentemente che conserva quel disegno nel suo studio. Insieme ad altri oggetti è stato recuperato dalla caparbia volontà di Cristina Cattaneo, anatomopatologa dell'Università Statale di Milano, di ridare un nome a tante vittime sconosciute. Qualcuno - una madre? un marito? un figlio? - in questo momento li sta ancora aspettando. Resta quindi il dovere di togliere dall'oblio bambini, donne e uomini che vi sono annegati, almeno ricordando i loro nomi, e conservando i pochi oggetti che ci sono pervenuti. necessario e urgente un database europeo delle vittime, e l'azione concreta del Commissario per le persone scomparse presso il Ministero dell'Interno per identificarle.
Di fronte a questo intento nasce spesso l'obiezione: salviamo piuttosto i vivi. Ma non dimenticare i morti serve anche a questo, quando addirittura i soccorsi vengono ostacolati. Ce lo insegna il progetto del Memoriale della Shoah di Milano, che custodisce il ricordo di coloro che sono partiti "per ignota destinazione" dalla Stazione Centrale tra il 1943 e il 1945 e che oggi ospita con cura e rispetto anche questi oggetti. Dalla deportazione pochissimi sono tornati. I nomi di alcuni di loro, però, sono scritti al suo interno, le storie rievocate con partecipazione e affetto, perché le loro vicende non si perdano. La loro memoria aiuta a salvare oggi, a non restare indifferenti come debito anche verso Liliana Segre e gli altri testimoni. Per questo, dal 2014 al 2017 al Memoriale sono stati ospitati per qualche notte in totale 7.500 profughi, grazie all'alleanza con Sant'Egidio e tanti milanesi solidali.
La tragedia dei naufraghi migranti del Mediterraneo è completamente diversa dalla vicenda della Shoah; la storia non si ripete, attenzione a impropri confronti. Ma il ricordo della Shoah, nella sua indicibile particolarità, illumina anche i loro percorsi, ammonendoci - oltre che sul dovere di impedire altre morti - di salvaguardare l'identità e la dignità di tutte le vittime, e con loro anche della nostra. (Milena Santerini - Vice presidente Memoriale della Shoah Milano)
Roma - Il 3 ottobre di ogni anno riporta il nostro sguardo al Mediterraneo, il Mare nostrum, il mare condiviso da sponde europee, africane e asiatiche, il mare che ci lega e ci abbraccia e per questo segno di fraternità.
Ma il nostro sguardo in questo giorno si carica anzitutto di silenzio, di preghiera e di dolore per il ricordo delle 368 vittime del naufragio al largo di Lampedusa, il 3 ottobre di 10 anni fa, e di migliaia di vittime che da quel giorno si sono aggiunte – 27.000 in dieci anni e oltre 2.000 in questo ultimo anno – sul fondo di questo splendido Mare Mediterraneo che “è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023).
La tragedia continua. E si allarga.
Con loro hanno perso la vita lungo il deserto del Sahara, nei lager della Libia o nei boschi della Bosnia e lungo i Balcani molti altri fratelli e sorelle. Sono “volti e storie, vite spezzate e sogni infranti” – ha ripetuto Papa Francesco: una generazione scomparsa tra le onde. Di fronte a queste ripetute tragedie, nate da un contesto internazionale segnato da guerre, miseria e cambiamenti climatici, guardando questo Mare Mediterraneo che “grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano di opulenza, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023), ritornano le parole di S. Paolo VI, nell’enciclica Populorum Progressio: “le nazioni sviluppate hanno l’urgentissimo dovere di aiutare le nazioni in via di sviluppo” (n.48).
Il ricordo della tragedia del 3 ottobre deve allargare la responsabilità nei confronti dei Paesi poveri da cui si mettono in cammino uomini e donne come noi, in cerca di sicurezza, di casa, di vita. Abbiamo il dovere della solidarietà, che nasce anche dal dovere di giustizia verso Paesi depredati dal vecchio e dal nuovo colonialismo. “I poveri non si contano, si abbracciano” ha ricordato Papa Francesco citando Don Primo Mazzolari.
La celebrazione del 3 ottobre, di dieci anni di morti nel Mediterraneo, accresca in noi il desiderio di abbracciare e non di respingere questi nostri fratelli e sorelle, i piccoli della terra, insieme alla speranza di un cammino insieme, sinodale, che riporti la solidarietà sulle coste e nel Mare Mediterraneo, ai confini dell’Europa, abbattendo i muri che stanno risalendo non solo con il filo spinato, ma anche con politiche repressive, respingimenti, con scelte culturali che chiudono il cuore e la mente. Consapevoli che “l’impegno delle istituzioni non basta, serve un sussulto di coscienza per dire ‘no’ all’illegalità e ‘si’ alla solidarietà, che non è una goccia nel mare, ma l’elemento indispensabile per purificarne le acque” (Papa Francesco, Marsiglia, 22.9.2023). - Mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente Fondazione Migrantes Cei
3 Ottobre 2023 - Lampedusa - Ci sono studenti, società civile e organizzazioni umanitarie in campo per salvare chi fugge da guerre, persecuzioni e crisi umanitarie, da carestie, cause ambientali e ingiustizie sociali a Lampedusa per le cerimonie di commemorazione organizzate dal “Comitato 3 ottobre”. Intanto il Mediterraneo si conferma la rotta più letale al mondo: dal 2013 a oggi oltre 28mila migranti e rifugiati vi hanno perso la vita. Secondo una stima delle agenzie delle Nazioni Unite (Oim, Unhcr e Unicef) solo nel 2023 sono più di 2.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo che nel corso degli ultimi dieci anni è stato teatro di continui naufragi e incidenti. E fanno appello ai governi affinché il salvataggio di vite umane sia una priorità assoluta. In questo contesto evidenziano gli organismi Onu - appare essenziale il sostegno fornito dalle organizzazioni non governative al fine di prevenire naufragi e morti. Al contempo, chiedono di affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli.
3 Ottobre 2023 - Palermo - Da oggi e fino a venerdì si svolgerà a Isola delle Femmine, nel palermitano, il convegno delle comunità cattoliche italiane in Germania. Il tema di riflessione proposto è “Lontano da casa, essere a casa. Ovunque tu vada la Chiesa è con te”. L’evento è organizzato dalla Delegazione italiana che ha sede nella città di Francoforte ed è destinato ai missionari sacerdoti che svolgono il loro servizio pastorale nelle missioni e nelle comunità di lingua italiana in Germania. “E sono ben 85 comunità – dice don Gregorio Milone, delegato nazionale per le missioni e le comunità cattoliche italiane in Germania –. Del resto questa è la funzione che la Conferenza episcopale tedesca conferisce alla Delegazione e al delegato nazionale, cioè quella di offrire nuovi impulsi, favorire occasioni di scambio, di idee e di incontro e, soprattutto, proporre iniziative pastorali rivolte in maniera speciale a tutte le nostre comunità presenti sul territorio tedesco“.
Oltre ai sacerdoti, al convegno nazionale parteciperà anche il personale assunto dalle diocesi tedesche per le comunità cattoliche italiane. “Laiche e laici – continua don Milone – che, dopo aver ottenuto titoli di studi in teologia che vengono poi riconosciuti dalle diocesi, lavorano in collaborazione con i sacerdoti e sono altresì impegnati nella pastorale rivolta ai nostri connazionali. Tale figura, esistente che io sappia solo in Germania, viene nominata ed identificata come ‘referente pastorale’”.
Partecipano al convegno anche le segretarie delle comunità, essendo anch’esse assunte dalle diocesi. Quattro i temi che saranno affrontati nelle quattro giornate: “La storia e le storie di mobilità italiana”, “Oltre le distanze, una sola Chiesa”, “Vivere uno spazio condiviso: con il cuore in Sicilia e i piedi in Germania” e “Il futuro che costruiamo insieme”. Sono previsti interventi, dibattiti e testimonianze. Si potranno conoscere esperienze già in atto e seguire un documentario sui siciliani in Germania.
Diverse e appartenenti a diversi ambiti, le personalità che parteciperanno ai lavori: mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Peter Birkhofer, ausiliare di Friburgo e membro della Commissione per le migrazioni presso la Conferenza episcopale tedesca, Pino Taibbi, presidente delle Acli Germania, Renato Schifani e Roberto Lagalla, rispettivamente presidente della Regione Sicilia e sindaco di Palermo, mons. Antonino Raspanti, presidente della Conferenza episcopale siciliana. Molti vescovi siciliani interverranno come relatori o offriranno la propria riflessione guidando la preghiera delle lodi.
2 Ottobre 2023 - Roma - Sono passati dieci anni da quel terribile 3 ottobre 2013, quando 368 persone, per lo più donne e bambini eritrei, persero la vita in un naufragio al largo di Lampedusa. Una tragedia continuata in questi anni, con migliaia di morti e dispersi, che la Comunità di Sant'Egidio, insieme a tanti migranti e rifugiati, ricorderà con una veglia di preghiera nella basilica di Santa Maria in Trastevere domani, martedì 3 ottobre, alle 20.
In questa Giornata della Memoria e dell'Accoglienza S. Egidio rilanciua l'appello all'Europa di "sostenere l'Italia nelle operazioni di salvataggio in mare, unico modo per evitare altre tragedie dell'immigrazione" e ricorda che esistono alternative ai trafficanti di esseri umani. Sono i corridoi umanitari che hanno permesso l'arrivo in Europa in sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie, a più di 6500 persone. Seguendo questo modello, che favorisce l'integrazione, è "urgente sviluppare altre vie legali di ingresso per motivi di lavoro, che risponderebbero alla ormai cronica carenza di lavoratori in diversi settori, a causa del calo demografico".
2 Ottobre 2023 -
Milano - Una circolare del 26/9 della Lega calcio dilettanti comunica modifiche burocratiche ai principi introdotti nel 2016 per il tesseramento di figli degli stranieri L'allarme è partito da una circolare della Lega Nazionale Dilettanti di cinque giorni fa che comunicava alle società dilettantistiche italiane le modifiche burocratiche ai principi dello ius soli sportivo introdotti nel 2016. Si tratta della riforma che eliminava molti ostacoli posti sulla strada della pratica sportiva dei figli degli immigrati ancora privi della cittadinanza italiana. Non a caso la nuova legge veniva presentata così in Gazzetta Ufficiale: «Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva». Un proposito molto nobile e atteso da anni da tantissimi ragazzi e dalle loro famiglie, sponsorizzato da tanti dirigenti sportivi e da alcune forze politiche sensibili al tema. Erano fondamentalmente due i problemi che lo ius soli sportivo alleviava: la difficoltà di iscriversi dei ragazzi stranieri nati in Italia, visto che in molti casi era difficilissimo rinvenire nei Paesi di origine la documentazione necessaria, e la discriminazione a partecipare alle gare individuali nazionali. C'erano anche i limiti alle convocazioni nelle Under azzurre prima dei 18 anni (quando è possibile ottenere la cittadinanza) che non erano stati rimossi del tutto dalla legge del 2016. Ma quella riforma, al netto dei dettagli da limare, aveva dato una grande speranza a molti "nuovi italiani". E aveva collocato lo sport in una posizione di avanguardia sul percorso di vera integrazione rispetto ad altri settori della società: non a caso il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si era battuto per questa innovazione. Per questo la circolare del 26 settembre ha seminato una notevole apprensione. È successo che l'entrata in vigore a febbraio di quest'anno di un decreto legislativo del 2021 ha complicato nuovamente le procedure di iscrizione facilitate dallo "ius soli sportivo". Sono stati tutti colti in contropiede da questo cortocircuito legislativo a partire dal ministero dello sport, visto che la norma sotto accusa risale a due anni fa. Il Coni ha messo al lavoro i propri esperti legali per capire esattamente quali potranno essere le conseguenze per le singole Federazioni. La Figc si è subito mossa per porre rimedio al contenuto della prima circolare. Già venerdì via Allegri ha chiarito che per iscrivere il ragazzo straniero basterà la certificazione di un anno di frequenza scolastica nei dodici mesi precedenti, oltre a una fotocopia del documento di identità di uno dei genitori.
Quindi non servirà il certificato di residenza in Italia nell'anno precedente. In questo modo dovrebbe essere stato posto rimedio ai problemi più seri con l'incubo del ritorno alle decine di incartamenti che erano necessari fino al 2016. Il lato positivo di questa delicatissima questione è che spesso le Federazioni possono dotarsi di regolamenti autonomi che agevolano le procedure di tesseramento dei giovani sportivi. In Italia la prima a muoversi in questa direzione è stata la Federazione cricket nel 1992 per ovvie ragioni legate al radicamento di questa disciplina nei Paesi asiatici e quindi agli immigrati in Italia provenienti da quelle zone. Un decennio dopo aveva adottato provvedimenti analoghi la Federazione pallanuoto. Nel caso del calcio esiste una complicazione in più: la necessità di armonizzare le regole sul tesseramento dei minori con quelle della Fifa che intendono scoraggiare la tratta internazionale dei baby fenomeni.
Con l'ulteriore aggravante che l'asticella anagrafica posta dalla Fifa è progressivamente scesa col passare del tempo perché le mire dei grandi club europei sono andate sempre più in giù con l'età. La Fifa ha collocato la soglia addirittura a 10 anni per il monitoraggio dei trasferimenti internazionali. Al di sopra si inizia a presumere che il giovanissimo atleta venga mosso da un Paese all'altro per soddisfare esigenze di calciomercato, non personali o della famiglia. Per questo il via libera viene dato solo in caso di tesseramenti per squadre dilettantistiche che non abbiano legami con club professionistici. Infatti, la Figc ha dovuto chiamare la Fifa per ottenere il semaforo verde alla correzione della circolare della Lnd.
Nessuno ha voglia di tornare indietro di sette anni dopo la conquista costata tanta fatica ottenuta nel 2016. (Avvenire)
2 Ottobre 2023 - Catanzaro - Una storia che va avanti da più di trent’anni, da quando cioe’ la comunita’ di Via Discesa Carbone, gestita dalla Fondazione Citta’ Solidale, ha iniziato ad accogliere i primi immigrati che, alla spicciolata, arrivavano a Catanzaro. Ed oggi, la Diocesi ancora una volta dimostra non solo la sua attenzione ma anche la sua azione di amore per lo straniero, per quell’uomo e quella donna che per un viaggio della speranza, si sentono di nuovo parte del mondo, popolo tra i popoli. “Quant’è bella oggi Catanzaro” è la dichiarazione dell’Arcivescovo Monsignor Maniago, che con la sua Arcidiocesi, la Migrantes e Fondazione Città Solidale, ha voluto essere forza motrice della festa dei popoli, organizzata insieme al Comune di Catanzaro. Diversi i momenti che hanno colorato il capoluogo di regione, dal convegno di apertura presso il complesso monumentale del San Giovanni ai momenti di intrattenimento e sensibilizzazione presso piazza Prefettura. Una Catanzaro dai grandi numeri, una partecipazione ricca per una città che dimostra di essere orgogliosa della sua ormai multiculturalità, dove ognuno può sentirsi “libero di partire libero di restare”. Una città che si è colorata con le bandiere di ogni nazionalità, che ha assaporato cibi etnici, che ha ballato su musica nuova, coinvolgente, che ha ascoltato lingue diverse e che ha compreso ogni cosa perché si è posta in ascolto con il cuore, quel cuore che il Vescovo, ha sentito battere per tutto il corteo, che ha ammirato con gli occhi di un Padre orgoglioso dei propri figli. Ha citato Papa Francesco e quella bellezza che spesso nomina, la bellezza di un’umanità che ha tanto da mostrare. Bellezza emersa anche nelle riflessioni di Padre Piero Puglisi, Direttore della Migrantes Diocesana, bellezza che emerge nella restituzione di un’opera di sensibilizzazione che va avanti da anni. “La nostra Fondazione ha una serie di strutture che da tempo si occupano dell’accoglienza di persone straniere, abbiamo costruito una rete sul territorio che ci ha permesso di formare anche numerosi tutori per minori stranieri non accompagnati. È da anni che chi lavora presso queste realtà può godere della bellezza che caratterizza la multiculturalità, ma soprattutto della bellezza dell’altro e della scoperta dell’amore di Dio nel suo volto, nel volto di chi ha sofferto, ha viaggiato e nutre, nonostante tutto, ancora una speranza”. Tanti i protagonisti di questo sabato diverso, che a dire del Sindaco Fiorita, è un’ulteriore azione, insieme al suo staff per costruire una Catanzaro aperta ed inclusiva: l’imam Khalid Elsheik; Don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Human; Bruno Palermo, giornalista; Domenico Oliverio, presidente dell’Associazione tutori volontari e tante altri che hanno lasciato una loro testimonianza. Tante anche le realtà che con la loro arte hanno voluto sposare la causa, il teatro di Enzo Corea, l’Ottopiù Street Band, la Divercity e tanta musica garantita dalla comunità Ucraina, di Cuba, del Brasile ma tanti anche i protagonisti locali. Una serata di festa che per l’Arcidiocesi ha segnato la storia di Catanzaro e che per la Fondazione ha rappresentato un tassello in più per il sogno che prende sempre più forma: la costruzione di una Città Solidale. (Ufficio Migrantes Catanzaro-Squillace)
Strasburgo - Prende avvio oggi a Strasburgo la sessione plenaria del Parlamento europeo (2-5 ottobre). Numerosi i temi in primo piano, a partire dalle migrazioni. “In un contesto caratterizzato da continui arrivi nell’Ue di rifugiati e migranti via mare, i deputati discuteranno con la Presidenza del Consiglio spagnola e la Commissione lo stato di avanzamento dei negoziati sulle nuove norme europee in materia di migrazione e asilo. La situazione in alcuni Paesi, come l’Italia – e in particolare nell’isola di Lampedusa – sarà al centro del dibattito”, specifica una nota dell’Euroassembleaa. Dopo l’approvazione della posizione negoziale del Parlamento sulle proposte legislative principali nell’aprile 2023, i deputati e i governi hanno avviato i negoziati per raggiungere un accordo su un sistema di solidarietà europeo per condividere la responsabilità di gestione della migrazione in maniera più equa. “Si tratta di una priorità assoluta per il Parlamento europeo, che vorrebbe concludere la riforma prima delle elezioni europee di giugno 2024”. Fra gli altri argomenti che verranno trattati in emiciclo la legge sulla libertà dei media (“in risposta alle crescenti minacce all’indipendenza editoriale, i deputati adotteranno la loro posizione sul progetto di legge che mira a rafforzare l’indipendenza dei media nell’Ue”), il nuovo strumento commerciale per difendere l’Unione dal ricatto economico (“le nuove regole mirano a dissuadere le potenze straniere dall’esercitare pressione sull’Ue o sugli Stati membri attraverso la coercizione economica”). I deputati interrogheranno inoltre la Commissione sulle relazioni commerciali con la Cina. (G.B. - Sir)
2 Ottobre 2023 - Milano - In occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, che si celebra domani 3 ottobre, in cui ricorre il decennale del naufragio al largo di Lampedusa durante il quale, nel 2013, persero la vita 368 migranti, ISMU fa presente che dal 2014 sono più di 28mila i migranti morti e dispersi nelle acque del Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Il viaggio verso l’Italia si conferma – sottolinea l’Istituto di ricerca - il “più pericoloso sulla rotta mediterranea: è qui che si registra da sempre il più elevato numero di morti e dispersi, pari a 2.093 dal 1° gennaio al 20 settembre 2023 su un totale di 2.356 avvenuti complessivamente sulle tre rotte mediterranee, la centrale verso l’Italia, l’orientale che porta in Grecia e quella occidentale verso la Spagna”. Nell’ultimo decennio gli eventi fatali avvenuti durante la traversata del Mediterraneo Centrale verso l’Italia rappresentano mediamente il 76% del totale eventi accaduti su tutte e tre le rotte del Mediterraneo, con proporzioni particolarmente elevate negli anni 2014 (95%), e negli anni 2016 e 2017 (90%); e anche il 2023, non ancora concluso, registra quasi il 90% degli eventi fatali nel Mediterraneo Centrale, spiegano i ricercatori Ismu. La Sicilia, a quasi dieci anni da quella tragedia, è ancora il principale approdo dei migranti che fuggono verso l’Europa e l’isola continua a registrare numerosi e continui arrivi: al 29 settembre degli oltre 133 mila migranti arrivati via mare, l’85% è approdato in Sicilia.
Roma - Aiutare i sacerdoti stranieri che svolgono un servizio pastorale nelle Chiese del Lazio a “prendere maggiore coscienza del loro contributo alla cooperazione missionaria tra le Chiese”. Questo l’obiettivo del primo Raduno regionale dei sacerdoti non italiani che svolgono un servizio pastorale nelle diocesi del Lazio, promosso da Missio Lazio – Commissione regionale per l’Evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria. L’iniziativa è in corso oggi, lunedì 2 ottobre nell’aula magna del Pontificio Collegio Urbano, a Roma.
2 Ottobre 2023 - Palermo - "Lontano da casa, essere a casa. Ovunque tu vada la Chiesa è con te": questo il tema del convegno nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania che si aprirà domani - fino al 6 ottobre - a Palermo ne promosso in collaborazione con la Fondazione Migrantes e la Conferenza Episcopale Siciliana. L'incontro si aprirà domani mattina con le Lodi mattutine e una riflessione affidata a mons. Guglielmo Giombanco, Vescovo di Patti e Presidente della Segreteria generale della Conferenza Epicopale Sicilia seguita dai saluti di Renato Schifani, Presidente Regione Sicilia; Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo e don Gregorio Milone, Delegato MCI Germania. Ad introdurre i lavori del convegno mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale e Presidente dei vescovi siciliani. Seguiranno gli interventi di Delfina Licata, Sociologa delle migrazioni della Fondazione Migrantes; Edith Pichler, Docente di sociologia delle migrazioni, Università di Potsdam; Daniela Di Benedetto, Presidente Comites Monaco di Baviera
e Leoluca Orlando, già Sindaco di Palermo. Nel pomeriggio testimonianze di chi ha vissuto l’immigrazione in Germania e successivamente, nella Cattedrale di Monreale una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Gualtiero Isacchi, Arcivescovo di Monreale. Il giorno successivo celebrazioni delle Lodi mattutine e riflessione affidata a mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani e un dialogo, nella proima mattinata, tra Hans-Paul Dehm, Referente diocesano per le comunità di altra madrelingua nella Diocesi di Fulda e Sebastian Schwertfeger, Vice-referente diocesano per le comunità di altra madrelingua nell’Arcidiocesi di Berlino. In tarda mattinata dialogheranno mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Presidente della Fondazione Migrantes e mons. Peter Birkhofer, Vescovo ausiliare di Friburgo, Membro della
Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Tedesca. Nel pomeriggio il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo dialogherà con Lukas Schreiber, Direttore nazionale della pastorale per gli stranieri in Germania. Le conclusioni saranno affidate mons. Gian Carlo Perego. La giornata di concluderà nella Cattedrale di Palermo, presieduta da mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e delegato Migrantes dei vescovi siciliani.
La terza giornata si aprirà con una breve riflessione, durante la preghiera delle Lodi, affidata a mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento. Seguiranno Saverino Richiusa, Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro della Regione siciliana; Grazia Messina, Direttrice Museo Etneo delle Migrazioni di Giarre; Angelo Lauricella, Presidente USEF (Unione Siciliana Emigrati e Famiglie) e mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone. Nel pomeriggio alcune esperienze moderarati da Alessandra Turrisi e in serata celebrazione eucaristica presso la Parrocchia di Brancaccio dove è stato ucciso il beato don Puglisi. L'ultima giornata si aprirà con le Lodi mattutine e una breve riflessione di mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina. Seguiranno gli interventi di don Gregorio Milone, Delegato delle MCI in Germania;
Santino Tornesi, Direttore regionale Migrantes Sicilia, alcune esperienze e la relazione di mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, Vice-Presidente
della C.E.Si e Membro della CEMi moderati da Chiara Ippolito. Le conclusini saranno affidate a mons. mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Nel pomeriggio Celebrazione eucaristica a Cefalù presieduta da mons. Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù.
Qui il programma completo
2 Ottobre 2023 - Milano - Dopo la positiva esperienza del primo convegno, organizzato dalla Diocesi di Crema nell'ottobre dello scorso anno, gli uffici Migrantes delle Diocesi di Lombardia organizzano una seconda edizione del convegno, che si svolgerà sabato 14 ottobre, dalle 9 alle 17, a Milano, presso la basilica di Santo Stefano Maggiore. Il titolo del convegno «Liberi di scegliere se migrare o restare: cause e possibilità» rimanda al messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2023, nel quale con forza si sottolinea la «libertà che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra». Una scelta che invece in moltissimi casi libera non è, perché «conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l'impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire».
Il convegno vuole soffermarsi sulle cause, principalmente strutturali, che obbligano milioni di persone in tutto il mondo ad abbandonare la propria terra e le proprie famiglie, per avventurarsi in viaggi rischiosi e umilianti della propria dignità; come pure mettere in luce le possibilità concrete di creare alternative sostenibili nei loro Paesi d'origine. In particolare si focalizzerà la questione del cosiddetto «debito estero», sul quale tanto si era impegnata la Chiesa cattolica in occasione del grande Giubileo dell'anno 2000 e la comunità internazionale, con campagne più mediatiche che reali: cosa è stato fatto?
Cosa resta da fare? E, ancora, come gli organismi di volontariato stanno concretamente lavorando nei diversi «Sud» del mondo, per offrire possibilità di sviluppo locali.
A ciò si aggiunge la testimonianza concreta di un giovane costretto a fuggire dalla sua terra - l'Afghanistan - a causa della guerra, che giunto in Italia nel 2005, dopo mille peripezie attraverso Pakistan, Iran, Turchia e Grecia, ha incontrato chi lo ha aiutato, anche a studiare, fino a conseguire la laurea in filosofia.
Dopo i saluti iniziali, si comincerà con una riflessione biblica, curata da mons. Franco Agnesi, vicario generale della Diocesi di Milano e vescovo delegato Cel per la Pastorale Migrantes; seguiranno l'intervento di Riccardo Moro (docente di Politiche dello Sviluppo all'Università Statale di Milano e direttore della Fondazione «Giustizia e solidarietà ») e di Ivana Borsotto, presidente nazionale di Focsiv, la federazione che riunisce 95 organizzazioni di volontariato internazionale di ispirazione cattolica, che operano in oltre 80 Paesi del mondo.
Nel pomeriggio, l'intervento di Alidad Shiri, autore del libro Via dalla pazza guerra, nel quale ha raccontato l'esperienza autobiografica della fuga dalla guerra e dell'accoglienza trovata e, a seguire, un tempo di dibattito con i relatori. Il convegno si concluderà alle 16.30 con la presentazione del corso di formazione permanente per i responsabili e gli operatori di pastorale dei migranti, organizzato da Migrantes Lombardia e giunto alla terza edizione.
2 Ottobre 2023 - Roma - «La parabola del padrone che impiega gli operai alla sua vigna, ci dice che il Signore chiama ognuno con le sue particolarità, quindi anche con la sua cultura, le tradizioni e i riti, nella certezza che per tutti c'è un posto nel Suo cuore».
Così il vescovo Gianrico Ruzza si è rivolto ai numerosi fedeli che, domenica 24 settembre, hanno partecipato alla Messa solenne per la 109ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che il presule ha presieduto della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Ladispoli, riunendo le comunità etniche delle due diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina.
Nell'introdurre la celebrazione, monsignor Ruzza ha ricordato i diaconi Carlo Campetella di Civitavecchia ed Enzo Crialesi di Ladispoli, scomparsi da pochi mesi, storici direttori dei due Uffici diocesani per la pastorale dei migranti.
«Dio - ha detto il presule nell'omelia - entra nella nostra storia rispettando il percorso di ognuno e non annullando nulla della sua esistenza ». «Mettere in dubbio la giustizia del padrone della vigna, come fanno gli operai della prima ora, è negare la bontà e la generosità di Dio». Lo stesso Signore, ha aggiunto il vescovo, «che ci chiede di allargare le braccia e di essere generosi, di accogliere i fratelli e sorelle che sono in difficoltà».
«La nostra pretesa di giustizia - fatta di muri e respingimenti, di sofferenze ed esclusione, di parole di odio - si scontra con l'evidente verità della bontà di Dio».
«Due immagini che ho nel cuore» sono state lo spunto per monsignor Ruzza di approfondire i temi dell'attualità: il ragazzo di 12 anni approdato a Lampedusa che durante il viaggio, nel deserto, si è occupato ed ha avuto cura di un bambino di tre anni rimasto solo, considerandolo un «fratellino». «Spero - ha denunciato il presule - che queste parole arrivino a coloro che puntano il dito, che minacciano, che invocano prigioni e sicurezza».
L'altra figura ricordata dal presule è quella dello studente afghano, arrivato giovanissimo a piedi attraverso la rotta balcanica e ora tra i più brillanti nel percorso liceale ed entrato all'università. «È arrivato nel nostro Paese perché i talebani gli impedivano di studiare: la sua volontà e dedizione dovrebbero essere di esempio per tutti».
«Dio ci chiede di allargare le braccia e di essere generosi: di accogliere i fratelli. Siamo chiamati a pensare con la sua logica: quella dell'amore, della gratuità, della bellezza, della libertà, della giustizia e della solidarietà. Come il padrone della vigna che accoglie tutti, anche quelli dell'ultima ora».
Le comunità presenti hanno trasformato questa giornata in una vera e propria festa, continuando dopo la Messa, con una breve presentazione delle diverse esperienze sia etniche che linguistiche, insieme ai cappellani che le seguono e offrendo delle testimonianze dei loro percorsi di integrazione.
Suor Chiara Mihaiela Albu, dell'Istituto delle Operaie di Gesù di Civitavecchia e responsabile dell'Ufficio per la Pastorale dei migranti, ha presentato i due gruppi diocesani della comunità romena e della comunità latinoamericana. «È una giornata di festa e di condivisione - ha detto suor Albu - ma anche di preghiera e di vicinanza a coloro che soffrono, alle famiglie che sono divise e a chi si prende cura e sostiene i migranti in difficoltà».
Armando, un ragazzo di origine albanese, da sette anni ospite di una casa famiglia per minori della Repubblica dei Ragazzi a Civitavecchia, ha ringraziato coloro che lo hanno accolto e tutti i volontari della comunità. «Ho ricevuto tantissimo, ne sono grato e non dimenticherò mai il bene che mi è stato fatto; un giorno spero di poter ricambiare».
Alla celebrazione sono intervenuti anche i coniugi Salvatore Olmetto e Serenella Longarini, dell'Ufficio per la pastorale della famiglia, e Massimo Magnano, responsabile della comunità Sant'Egidio.
La giornata è proseguita con balli e canti delle tradizioni nazionali delle diverse comunità, accompagnati dalla degustazione di specialità gastronomiche etniche. (Alberto Colaiacomo)