Primo Piano

Dal fondo del pozzo

16 Ottobre 2023 -
Roma - “Che cos’è la vita di un giornalista? Sono i frammenti delle vite che ha incrociato, amato, accompagnato per un lembo del cammino e poi raccontato trasformandoli e facendoli rivivere in parole”.  Con una differenza rispetto a uno scrittore per i quali “quelle creature sono invenzioni, sono personaggi” mentre nel racconto di un giornalista “parole, gesti, volti sodi, loquaci, tristi o lieti, sono veri come quando li aveva davanti a sé”. È Domenico Quirico a comporre questo ritratto per ricordare Ettore Mo, “inviato speciale” del Corriere della Sera. Ettore Mo è morto a 91 anni lo scorso 10 ottobre e il ricordo di Quirico si collega al pozzo oscuro delle guerre, delle offese, delle ingiustizie. Un’oscurità circondata spesso da indifferenza, assuefazione, emotività. “I sentimenti che ti accompagnano quando ti inoltri in queste periferie sono quasi sempre di angoscia, sgomento, talvolta di raccapriccio…” scriveva Ettore Mo in “I dimenticati” il libro che raccoglie diciannove suoi reportage. Immancabilmente si apre una galleria di volti di giornaliste e giornalisti consapevoli che il racconto delle tragedie professionalmente vissute in prima persona va oltre sé stesso e diventa un insistente bussare alla porta della coscienza dei potenti e dell’opinione pubblica. E questo perché il racconto giornalistico nasce dall’incrociarsi degli sguardi degli innocenti con quelli dei testimoni, nasce dall’incrociarsi del pianto disperato con le parole e le immagini di un servizio. Ma è lo stesso sguardo che dal fondo del pozzo cerca di alzarsi verso l’alto. Ecco allora Ryszard Kapuscinski reporter di origine polacca (1932 – 2007) impegnato su molti fronti di guerra e di sfruttamento a scrivere nel libro “L’altro” che “L’esperienza di tanti anni trascorsi in mezzo agli altri in paesi lontani mi insegna che la benevolenza nei loro confronti è l’unico atteggiamento capace di far vibrare le corde dell’umanità”.  Per uscire dal pozzo occorre, nonostante il male incontrato, credere nel dialogo e riprendere la via dell’incontro. Un percorso impossibile senza il risveglio della coscienza ed è Francesca Mannocchi, giornalista oggi su diversi terreni di sofferenza ad affermare che: “mostrare la violenza e la guerra oggi ha senso solo se indaghiamo e facciamo domande scomode e sconvolgenti sul perché accadono questi eventi: non fermarsi alla reazione emotiva, ma usare la mente per riflettere, per porci degli interrogativi sulle cause e sulle responsabilità dei conflitti”. Il giornalismo, “il buon giornalismo” auspicato da Quirico, non è quello del sentito dire, chiuso in redazione, ma è quello che si tuffa nel pozzo per incontrare le vittime innocenti e raccontarle. E in questo racconto c’è la denuncia degli autori del male e degli indifferenti. (Paolo Bustaffa)

Corridoi universitari: arrivato questa mattina in Italia il primo gruppo di studenti rifugiati vincitori di borse di studio

13 Ottobre 2023 -
Roma - Questa mattina all’aeroporto di Fiumicino è stato accolto il primo gruppo di 51 rifugiati destinatari di borse di studio grazie alla quinta edizione del progetto Unicore – University Corridors for Refugees. Lo fa sapere con un comunicato l’Unhcr ricordando che giunto alla sua quinta edizione, il progetto Unicore University Corridors for Refugees ha assicurato 51 borse di studio a rifugiati residenti in Kenya, Nigeria, Sudafrica, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Attraverso il progetto, gli studenti, 11 donne e 40 uomini, hanno avuto l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per frequentare programmi di laurea magistrale della durata di 2 anni presso 32 atenei italiani. Le borse di studio sono state assegnate con un processo di selezione degli atenei stessi sulla base del merito accademico e della motivazione in seguito ad un bando pubblicato ad aprile 2023. Il programma University Corridors for Refugees è coordinato da Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, e coinvolge 41 atenei che hanno offerto oltre 200 borse di studio a studenti rifugiati negli ultimi cinque anni. Il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione con partner quali il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, il Centro Astalli, Fondazione Finanza Etica, Gandhi Charity, ed un’ampia rete di partner locali che forniranno agli studenti il supporto necessario per completare gli studi e favorire la loro integrazione nella vita universitaria. “L’arrivo oggi di questi studenti rifugiati che hanno avuto la possibilità di viaggiare in sicurezza e dignità è l’espressione concreta di un’alternativa ai pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “La crescita del progetto UNICORE, grazie al sostegno convinto delle università italiane, dimostra che l’ampliamento dei canali sicuri e regolari è possibile e deve essere prioritario”. Il 76% dei rifugiati nel mondo vive in paesi in via di sviluppo dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. Per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, infatti, i dati globali rimangono drammatici: solo il 6% dei rifugiati ha accesso all’istruzione terziaria contro il 38% della popolazione non rifugiata.

Giovani del Mediterraneo: appello per una pace immediata nel mondo, “nessuna guerra può mettere fine alla guerra”

13 Ottobre 2023 - Firenze - Pubblichiamo il comunicato del Consiglio dei giovani del Mediterraneo insediatosi a Firenze il 13 luglio 2023 e composto da 37 giovani di 18 Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Il Progetto è promosso dalla CEI e affidato alla Fondazione Giorgio La Pira, all'Opera per la Gioventù G. La Pira, al Centro Internazionale Studenti G. La Pira e alla Fondazione Giovanni Paolo II. È il frutto dell’Incontro dei vescovi del Mediterraneo tenuto nel capoluogo toscano dal 23 al 27 febbraio 2022. Il Consiglio ha come punto di riferimento la Carta di Firenze, documento sottoscritto il 26 febbraio 2022, dai Vescovi e dai Sindaci delle città del Mediterraneo. Questi ultimi convocati per un loro summit dal primo cittadino di Firenze "Il nostro cuore si spezza ogni volta che sentiamo parlare di guerra, in qualsiasi parte del mondo, ma soprattutto nel Mediterraneo. Chiediamo e invochiamo la pace per tutti i conflitti in corso, appellandoci alla buona volontà dei popoli e dei governi. Lo facciamo soprattutto in questi giorni, mentre è in corso un nuovo sanguinoso conflitto. Crediamo nella pace e nel dialogo e, come Consiglio, desideriamo la loro promozione permanentemente, costruendo ponti tra le persone, i popoli, le nazioni; condanniamo fermamente qualsiasi uso della violenza, inadatta a risolvere i conflitti e generatrice solo di odio. Mai nessuna guerra ha posto fine alle guerre. La guerra e le uccisioni da entrambe le parti, che gravano peraltro maggiormente sui civili, sui più deboli, sui bambini, sugli indifesi, non risolveranno mai il problema storico, fratricida, della terra di Abramo. Chiediamo ai leader politici di scegliere coraggiosamente la via del dialogo, di favorire la giustizia che porta la pace. Chiediamo alla Comunità internazionale di intervenire per fermare la spirale di odio e porre le basi per una convivenza pacifica tra palestinesi e israeliani, attraverso gli strumenti della diplomazia. Preghiamo per la pace e siamo pronti ad ospitare iniziative di riconciliazione che possano favorire il dialogo, l’ascolto, la reciproca conoscenza delle proprie ragioni, l’amicizia tra i giovani dei due popoli" (Il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo)  

Caritas e Migrantes: il 17 ottobre il Rapporto Immigrazione

13 Ottobre 2023 -
Roma – Sarà presentato il prossimo 17  ottobre 2023, dalle ore 10.00 alle ore 12.00, presso  NH Hotel – The Church  Palace (Via Aurelia, 481) il XXXII “Rapporto Immigrazione” realizzato da  Caritas  Italiana  e Fondazione Migrantes,  sul tema “Liberi  di scegliere se  migrare o restare”. A fare da sfondo alla nuova edizione del Rapporto Immigrazione è la scelta di lasciare il proprio Paese di origine: le  ragioni della partenza, le insidie del viaggio, le sfide dell’inclusione,   le ricchezze di una società plasmata da molteplici apporti sociali, culturali, spirituali ed economici. L’evento si svolgerà  esclusivamente in presenza. Qui il programma

Primo Festival Nazionale dei Cori Interculturali: nel fine settimana a Napoli

13 Ottobre 2023 - Napoli - La musica e il canto come strumenti di unione tra i popoli in uno straordinario e spettacolare incrocio di culture. Promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Napoli Città della Musica e organizzato dalla Rete dei Cori Interculturali d’Italia, con il supporto territoriale dell’associazione di volontariato Millecolori, dell’VIII Municipalità e dell’EAV in collaborazione con Ravello Creative LAB, arriva a Napoli  sabato 14 e domenica 15 ottobre, BabelebaB - Primo Festival Nazionale dei Cori Interculturali. Un evento inedito con undici cori, nati con l’obiettivo di creare inclusione interculturale, provenienti da sette città italiane e composti da italiani e stranieri di ogni età e abilità, nuovi cittadini e richiedenti asilo, che si danno appuntamento nella città di Partenope. Un grande progetto che è stato presentato a Palazzo San Giacomo in Sala Giunta dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, insieme a Ferdinando Tozzi, delegato del Sindaco di Napoli per l’industria della musica e dell’audiovisivo; Padre Eraldo Cacchione SJ, coordinatore Coro Millecolori di Scampia; Suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas Diocesana di Napoli; Alessandro Portelli, tra i fondatori della storia orale, anglista, presidente del Circolo Gianni Bosio. BabelebaB parte da Babele, metafora dell’incomprensione tra lingue diverse che viene capovolta e diventa il simbolo di una felice comprensione attraverso il linguaggio e lo strumento della musica e del canto corale, che hanno dato vita a un’unione di voci, alla creazione di nuove musiche, a canti reinterpretati, a nuove conoscenze di antiche culture, seguendo l’insegnamento del musicista, compositore, direttore d’orchestra e musicologo spagnolo Jordi Savall che ha definito i nuovi cittadini “biblioteche viventi di culture”. Ad aprire il festival sarà il convegno “Musica e intercultura nella coralità”, in programma sabato 14 ottobre dalle 9.00 alle 13.00 negli spazi dell’Università degli Studi di Napoli Federico II a Scampia. Dalle 16.00 alle 18.00, spazio alle “Improvvisazioni urbane”, prove libere e flash mob in città. La giornata si concluderà con i 400 coristi dei dodici cori in concerto sul palcoscenico allestito in Piazza Mercato, in programma dalle 21.00 alle 23.30. Domenica 15 ottobre, dalle 10.30 alle 12.30, nella stazione della Metropolitana Piscinola Scampia ci saranno i Laboratori di canto spontaneo. Il convegno “Musica e intercultura nella coralità” sarà strutturato in tre tavole rotonde. Ad aprire la mattina di riflessione e dibattito sarà la tavola rotonda moderata da Fulvia Caruso, con la partecipazione di Luciana Manca su “Storia dei cori mondo-italiani: genesi di una rete”; Salvatore Colazzo su “Multicultura e intercultura nell’era dei media”; Alessandro Portelli che dialogherà con Laura Scomparcini (Canto Sconfinato - Pordenone) su “Roma Forestiera e un caso di inclusione ed empowerment attraverso l’esperienza dei cori interculturali”; Alessandro Cosentino dialogherà con Paula Gallardo e Alina Varzaru (CoroIncanto Voci femminili senza confini - Roma) su “Un metodo integrato per la pedagogia musicale interculturale”. La seconda tavola rotonda “Intercultura in partitura: ibridazioni fra antico e contemporaneo” sarà moderata da Fulvia Caruso e Luciana Manca, con la partecipazione di Maurizio Mancini (Coro Consonanze - Bologna) e Meike Clarelli (Le Chemin des femmes - Modena). Chiuderà la mattinata, la tavola rotonda “Protagonismo femminile e pratica di comunità musicale”, moderata da Serena Facci e Simona Frasca, con gli interventi di Giuseppina Casarin, Maria Finica e Concepion Garcia Sanchez (Coro Voci dal Mondo - Venezia), Eka Kacharava (Vie dei Canti - Roma) e Roxana Ene (Coro Romolo Balzani - Roma). BabelebaB, insieme alle presenze istituzionali di Comune di Napoli, Napoli Città della Musica e Università degli Studi di Napoli Federico II, ha riunito attorno a sé una grande rete di solidarietà. Il Primo Festival Nazionale dei Cori Interculturali è, infatti, realizzato con il contributo di Caritas Diocesana di Napoli, che coordina l’ospitalità gratuita attraverso la propria rete di famiglie; Consulta delle Associazioni dell’VIII Municipalità di Napoli; Fondazione Migrantes; “Chikù” (ristorante italo-romanì); Rete Pangea; Fondazione Progetto Arca; Angeli di Strada Villanova; Caritas Nord est- Delegazione Caritas Triveneto, le parrocchie e le congregazioni religiose operanti sul territorio di Scampia; e con il patrocinio morale di Mediterranea Onlus; Aerco Associazione Emiliano Romagnola Cori e Centro Interculturale di Reggio Emilia.

Cei: il 17 ottobre Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione

13 Ottobre 2023 - Roma - La Presidenza della CEI ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. La data scelta è martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del card. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari, ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”. In un momento di grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente, l’invito della Presidenza della CEI è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa. Per l’occasione è stato predisposto uno schema di preghiera. Nel frattempo, domenica 15 ottobre, in tutte le celebrazioni eucaristiche, può essere adottata questa intenzione: “Padre misericordioso e forte: ‘tu non sei un Dio di disordine, ma di pace’. Spegni nella Terra Santa l’odio, la violenza e la guerra, perché rifioriscano l’amore, la concordia e la pace. Preghiamo”.

8X1000: un gesto semplice per tendere la mano a chi ne ha bisogno

13 Ottobre 2023 - Roma - Quando fai un gesto d’amore, quando aiuti qualcuno, quando tendi la mano al prossimo, provi una sensazione di felicità difficile da spiegare: non fai sentire bene solo chi riceve il gesto, ma ti senti bene anche tu. Con una firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica, puoi moltiplicare quella sensazione per migliaia di volte e aiutare la Chiesa a realizzare migliaia di progetti ogni anno, in tutta Italia e nel mondo, per raggiungere e sostenere chi ne ha più bisogno. Puoi accogliere, donare un pasto caldo, offrire un riparo, dare una seconda possibilità. Puoi anche ridare vita a un luogo, sostenere chi è in difficoltà, confortare, proteggere, dare futuro alla vita. Per realizzare questi e tanti altri gesti d’amore basta una firma: la tua. Scopri come firmare su 8xmille.it  

Calcio migrante e legione straniera

13 Ottobre 2023 - Milano - In un mondo globalizzato come quello odierno, fa quasi sorridere la parola "straniero", a meno che non imbocchiamo la via della letteratura che porta al capolavoro di Albert Camus. Gli stranieri nel calcio italiano rappresentano una storia secolare, piena di luci sfavillanti sotto i riflettori di uno stadio e ombre che ciclicamente si sono addensate nelle stanze dei club e in quelle del Palazzo della politica. Oggi la soglia degli stranieri che giocano in Serie A ha varcato da un pezzo il muro della metà dei tesserati. Siamo ad oltre il 60% con 16 squadre su 20 della massima serie che hanno una rosa a maggioranza straniera. L'Udinese guida la classifica della rosa a "maggioranza straniera" con 30 calciatori provenienti dall'estero, e a fargli da contraltare c'è il Monza, la squadra più italiana con "appena" 10 tesserati non italiani. Ma "I migranti del pallone. I calciatori stranieri in Italia. Un secolo di storia" (Le Monnier. Pagine 295. Euro 24,00), il bel saggio documentato dei due storici Alberto Molinari e Gioacchino Toni - saggio che aggiorna e completa il mirabile Storia sociale del calcio italiano di Panico e Papa - ci ricorda che il «giuoco» del calcio, come indica la "g" della Figc, l'hanno importato proprio gli stranieri. Alla fine dell'800 i padri fondatori della Serie A sono stati gli inglesi, i pionieri del football, ma soprattutto gli svizzeri. Edward Johan Peter Bosio (alias Edoardo Bosio), rampollo di una famiglia di imprenditori di religione valdese originaria della Svizzera che si era stabilita a Torino, migrò a Nottingham per impiegarsi nell'azienda tessile Thomas & Adams e dall'Inghilterra importò il primo pallone di cuoio e dei colleghi (tecnici e collaboratori) già avvezzi al football, con i quali nel 1891 diede vita all'International Torino FC. Due anni dopo, nel 1893, a Genova nacque la più antica società calcistica italiana ancora in attività: il Genoa Cricket and Football Club. Il suo fondatore, il medico Richardson Spensley arrivava da Stoke Newington. Nel primo incontro interreggionale contro l'International Torino, il dottor Spensley era portiere e capitano della formazione genoana che schierava due italiani, ben sette suoi connazionali britannici e lo svizzero Edoardo Pasteur che fu poi presidente del Genoa e anche un pioniere del giornalismo sportivo. Nel 1903 scrisse per la Gazzetta dello Sport la cronaca del primo match disputato da un club italiano in terra straniera: Football Vélo Club de Nice-Genoa con vittoria dei liguri per 3-0, con Pasteur protagonista sia in campo e in sala stampa. Era il tempo del calcio degli imprenditori amateur. Dilettanti, per decenni, che si muovevano sull'asse Torino-Milano, come il figlio del macellaio di Nottingham Herbert Kilpin, difensore arcigno che seguì Bosio sotto la Mole per poi spostarsi a Milano e diventare il "padre" e primo mister del Milan. La Vecchia Signora del calcio italiano, la Juventus, nel 1904 ebbe come presidente lo svizzero Alfredo Dick, a capo dell'omonima ditta di famiglia di Pellami e Calzature, mise mano al portafogli per finanziare il club e attinse anche al sussidio economico erogato dal Comune di Torino per affittare il primo campo, il Velodromo Umberto I. Ma la goliardia degli studenti del Liceo D'Azeglio che rappresentavano la costola principale della società bianconera «si scontrarono - scrivono Molinari e Toni - con il rigore elvetico di Dick che nel dicembre del 1906 lasciò la Juventus per promuovere la nascita del Torino Fc». Da una frattura interna nacque anche il Football Club Internazionale Milano, fondato dai «44 dissidenti del Milan» di Kilpin che si diedero appuntamento al ristorante l'Orologio in Piazza del Duomo, al numero civico 22. Numero che dà l'11 contro 11 in campo, e in quell'anno, il 1908, il nostro calcio registrò uno strano fenomeno di «apartheid - come scrive in prefazione a I migranti del pallone lo storico dello sport Sergio Giuntini - . In quella remota stagione infatti si disputarono due campionati: uno "indigeno" riservato ai soli veri calciatori italiani e l'altro "federale" solo per stranieri, purché residenti in Italia. Un clima scissionista che condizionerà il futuro del pallone italico che nei decenni successivi fu costretto ad imparare dai maestri danubiani, ma anche dalla piccola Austria felix. Dal Piave al Fascismo il monito rimase «non passa lo straniero», anche su un campo di calcio. Ma il ventennio nero si nutriva di follie e anche dell' «ipocrita» invenzione degli "oriundi". Per lo più figli dei nostri migranti fuggiti dalla fame dell'Italietta, i quali essendo considerati stranieri non avrebbero potuto dribblare la marcatura a uomo dell'autarchia imposta da Benito Mussolini. E il Duce, un gladiatore più che uno sportivo che al pallone preferiva le lezioni di tennis impartitegli a Villa Torlonia dall'azzurro del calcio Eraldo Monzeglio, era informato della bontà dei serbatoi sudamericani pieni di talenti figli di paisà e «predicava - sottolinea Giuntini - il suo indissolubile legame con l'emigrazione transoceanica». Gli oriundi della Nazionale del tenente degli Alpini Vittorio Pozzo contribuirono alle due vittorie Mondiali del 1934 (schierando Demaría, Orsi, Monti, Guaita e Guarisi) e del '38 (con Michele Andreolo). Così come dalla panchina il calcio italiano beneficiò delle alchimie tattiche degli allenatori della grande scuola danubiana, Erno Egri Erbstein e Arpad Weisz. Due ungheresi ebrei che alla promulgazione delle leggi razziali del '38 subirono la vergognosa "bonifica" che non esentò lo sport, anche perché illustri firme come Lando Ferretti sostenevano che il bis mondiale della nostra Nazionale «costituiva la prova del riuscito programma eugenetico». Erbstein scampò al totalitarismo nazifascista e fatalmente morì nel '49 da allenatore del Grande Torino nello schianto di Superga, mentre Weisz e tutta la sua famiglia (la moglie e due bambini) finirono i loro giorni ad Auschwitz nel 1944. Il 14 ottobre del 1945 il fischio d'inizio del primo campionato del dopoguerra. Lo scenario era quello delle macerie da cui ricostruire un movimento che presentava una Serie A a 20 squadre e una B a 60 formazioni ripartite in tre gironi. Il professionismo era garantito dal "mancato guadagno" con tetto salariale fissato a 160mila lire, contro le 31.500 lire che era lo stipendio medio dell'impiegato italiano. Stop all'embargo degli stranieri con una norma ad hoc del 1947 che stabiliva: 5 calciatori provenienti da federazioni estere, due dei quali dovevano essere di origine italiana. Ma il flusso migratorio iniziò a dare fastidio alla politica che denunciava due fenomeni insostenibili: il «mercantilismo» e il «divismo». Mentre il principe Lanza di Trabia dalla sua suite dell'Hotel Gallia creava e animava il calcio mercato, a Roma scattava il "veto Andreotti". Il "divo" Giulio Andreotti per bieche ragioni elettorali promosse un nuovo nazionalismo chiudendo le frontiere agli stranieri, anche per la gioia di quei Paesi come la Svezia che erano stati letteralmente depredati dai club di proprietà di «ricchi scemi che fanno ridere il mondo». Così nel '58 il presidente del Coni Giulio Onesti si scagliò contro i patron delle tre "grandi sorelle", le dinastie juventine, milaniste e interiste degli Agnelli, Rizzoli e Moratti. «E come se non bastasse è venuta fuori la trovata dell'oriundo che ha ormai una sua letteratura», tuonava Onesti. Un'epica che a differenza degli oriundi di Stato del '34 e del '38, adesso si basava sui magheggi e le furbizie da archivi comunali ed ecclesiastici, e non portò vantaggi alla Nazionale. Ma la Juventus portò in Italia l'antesignano di Maradona, il fantastico cabezon Omar Sivori, l'Inter si prese l'altro "angelo" argentino Antonio Angelillo e il Milan potè sfoggiare l'eroe Mundial del Maracanazo brasiliano del '50, l'uruguagio Pepe Schiaffino eternato per la sua eleganza anche nella struggente Sud America di Paolo Conte. Ma la mancata qualificazione al Mondiale del '58 e la magra del Mondiale del 1966, indusse la Federcalcio a sbarrare le frontiere e varare un altro ciclo autarchico con il preciso intento di valorizzare il "prodotto nazionale". Quando nel maggio del 1980 le frontiere vennero riaperte eravamo in pieno scandalo calcio scommesse e la presenza di un solo straniero per squadra nel biennio che portava al Mundial di Spagna '82, secondo molti fu uno dei motivi del trionfo degli azzurri di Enzo Bearzot. Va detto che con la rivoluzionaria "sentenza Bosman" del 1995, che ha liberalizzato la circolazione dei calciatori stranieri, siamo risaliti sul tetto del Mondo a Berlino, nel 2006, e la Nazionale è campione d'Europa in carica. Però, ad ogni risultato negativo del calcio azzurro o dei nostri club impegnati nelle Coppe Europee, il dibattito sullo "stranierificio" si riaccende, alimentano dibattiti ideologici che sono gli stessi che virano sul razzismo - da ultimo stadio - dai tempi in cui il brasiliano del Milan Germano de Sales, nel 1962, scatenò l'intolleranza per aver sposato la contessina Giovanna Augusta, lui che era nato povero e soprattutto "negro". Un libro fondamentale questo di Molinari e Toni, che fa comprendere l'evoluzione della specie calcistica legata alla fenomenologia delle migrazioni. Una storia secolare che consente anche di sorridere, a denti stretti, ora che lo sport nazionale è in mano a fantomatiche multinazionali, ricordando di quando il "Pelè bianco", Zico, l'estate del 1983 suscitò lo scandalo finanziario e l'indignazione dei sindacati, quando il presidente dei friulani Mazza, con 4.500 operai della Zanussi in cassa integrazione, creò una società parallela per pagare al Flamengo parte dei 6 miliardi di lire necessari per l'acquisto di uno più grandi campioni di sempre. E quella stessa storia insegna che una volta la Serie A, anche se dominata da ricchi scemi, e non sempre onesti, attraeva i migliori fuoriclasse del pianeta football, mentre oggi la legione straniera spesso riserva ancora discrete quantità di "bidoni", degni discendenti della meteora brasiliana della Pistoiese, Luis Silvio. (Massimiliano Castellani - Avvenire)    

Minori migranti: appello al Parlamento di 25 organizzazioni della società civile

12 Ottobre 2023 -
Roma - 25 organizzazioni della società civile sono allarmate per i rischi di violazioni dei diritti dei minori migranti e si appellano al Parlamento in occasione dell’avvio alla Camera dei Deputati dell’esame parlamentare del Decreto legge su Immigrazione e sicurezza. Le organizzazioni sottolineano la propria preoccupazione per la prevista accoglienza di minori ultrasedicenni in centri per adulti e per i rischi di respingimento, trattenimento ed espulsione dei minorenni che arrivano soli nel nostro Paese e che potrebbero essere erroneamente considerati adulti per insufficienti garanzie nella procedura di accertamento dell’età. Le organizzazioni chiedono al Parlamento di “stralciare tali norme dal testo”. “Contrariamente a quanto disposto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per l’accoglienza dei minorenni soli, che deve avvenire in affidamento in famiglia o in centri loro riservati – fanno notare -, il Decreto-legge in esame prevede che, in caso di indisponibilità di strutture dedicate, i prefetti possano collocare i minori migranti non accompagnati ultrasedicenni in centri per adulti. Stiamo parlando di strutture di grandi dimensioni e prive degli standard (in termini di personale, di servizi garantiti ecc.) stabiliti per i minorenni, dove gli stessi non avranno accesso all’assistenza legale e psicologica né a corsi di lingua italiana. Una scelta, questa, che si pone in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore, oltre che rappresentare una grave discriminazione tra minorenni italiani e stranieri”. A proposito della determinazione dell’età in fase di identificazione (il testo prevede una deroga alla procedura disposta dalla L.47, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, a seguito di attività di ricerca e soccorso in mare, di rintraccio alla frontiera o nelle zone di transito e di rintraccio sul territorio nazionale a seguito di ingresso avvenuto eludendo i controlli di frontiera) le organizzazioni fanno presente che “nessun metodo disponibile, neanche medico, consente la determinazione esatta dell’età, è inoltre molto preoccupante che la norma eluda il principio dell’approccio multidisciplinare, e che preveda un’eccezione alla regola secondo la quale gli accertamenti sanitari, in particolare se caratterizzati da invasività, debbano essere utilizzati soltanto se strettamente necessari e in seguito a metodi meno invasivi, quali il colloquio psico-sociale con l’interessato”. Le organizzazioni ricordano che “la procedura di accertamento dovrebbe essere disposta solo in caso di ‘fondato dubbio’ sulle dichiarazioni dell’interessato e non a libera discrezione delle forze di pubblica sicurezza, sulle quali tale ampia discrezionalità farebbe ricadere una responsabilità eccessiva, oltre che gravosa, nell’ambito dell’identificazione”. Inoltre questa procedura, “può facilmente portare al respingimento, alla detenzione e alla successiva espulsione di minori dichiarati maggiorenni per errore”, nonostante “l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte Europea dei diritti umani per aver collocato minorenni non accompagnati in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti”. Perciò queste modifiche normative “sono inaccettabili e si fa appello al Parlamento affinché vengano eliminate dal testo durante l’iter di conversione in Legge”.

È morto José Agudo: scoprì Dio tra gli zingari nelle baracche di Madrid

12 Ottobre 2023 -
Città del Vaticano - Una vita cambiata radicalmente dall’incontro con Gesù Cristo e spesa, poi, nell’annuncio del Vangelo. Nato il 29 febbraio del 1940, José Agudo, di origine quinqui, viveva in una casetta fra le baracche di Palomeras Altas, a Madrid, assieme alla moglie Rosario Cordero. Vendevano chincaglieria per le strade. Qui nel 1964 incontrano Kiko Argüello che era andato a vivere in una baracca, fra i poveri, e pregava con la chitarra e la Bibbia. Pian piano attorno a lui, si formò un gruppo di persone che pregavano insieme. L’esperienza dell’incontro con Gesù Cristo che ha potere sulla vita portò un cambiamento profondo in Josè. Gli insegnò quell’amore in grado di trasformare le relazioni. José e Rosario lasciarono poi le baracche e iniziarono una nuova vita. Furono sempre molto vicini a Kiko e Carmen e testimoni della nascita del Cammino Neocatecumenale, che poi frequentarono fin da quando iniziò in una parrocchia del quartiere di Argüelles. Nel 1987 José e Rosario furono inviati, assieme ad altre famiglie, da San Giovanni Paolo II, come famiglia missionaria del Cammino nei pueblos jovenes del Perù, una zona molto difficile e povera, alla periferia di Lima. Avevano già 13 figli e lì adottarono due bambini. In pochi anni sono sorte varie comunità formate da persone attratte dalla loro testimonianza. (Vatican News)

Ferrara: la mostra “Nzermu. Accesa è la notte. Una biografia per immagini”

12 Ottobre 2023 - Ferrara - Un piccolo crotonese, un operaio del Sud più povero che cerca fortuna nelle fabbriche del Nord e vi trova, invece, Cristo. Fra le nebbie e i fumi delle industrie chimiche, Anselmo “Nzermu” Perri cercava una via a lui consona per fondare una società socialista, e invece trovò molto di più, quella fiamma della fede che non si spegne. E la troverà, lui pittore, anche attraverso la forma artistica, una passione che mai lo abbandonerà. A questo gesuita speciale, tornato alla Casa del Padre nel dicembre 2021, l’Ufficio Comunicazioni Sociali (UCS) dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio insieme all’Associazione “Amici di Nzermu” (nata nel 1986 e presieduta da Giovanni Dalle Molle) dedica un progetto espositivo inaugurato lo scorso 30 settembre nella chiesa di S. Giacomo Apostolo a Ferrara. Per l’occasione, è intervenuto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes mons. Gian Carlo Perego, mentre il Vicario Generale e Direttore dell’UCS mons. Massimo Manservigi ha presentato il suo nuovo documentario “Nzermu accesa è la notte”, con musiche di Roberto Manuzzi. La mostra “Nzermu. Accesa è la notte. Una biografia per immagini” – questo il titolo – è stata realizzata anche col contributo della Fondazione Migrantes, “AlimentiAmo Arte”, Caschi Blu della Cultura-Ferrara e Centro Astalli-Bologna. Nella chiesa di S. Giacomo sono esposti 6 dipinti di grandi dimensioni sul tema della Passione di Cristo, mentre nella sala polivalente è possibile visitare un percorso composto da 7 pannelli sulla vita e l’opera di p. Perri realizzati dall’Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano (progetto grafico di Laura Magni con testi di Barbara Giordano e allestimento a cura di Giuliano Laurenti). La scelta delle opere esposte in chiesa porta invece la firma degli “Amici di Nzermu” con la consulenza dell’artista arch. Mirco Mariotto. In cantiere la realizzazione di un pieghevole e un catalogo ispirati a questo evento. Il percorso espositivo resterà aperto, negli orari della parrocchia (tutti i giorni dalle ore 9 alle 18) o concordati, almeno fino alla prossima primavera. Anselmo Perri nasce nel 1931 a Strongoli, nel crotonese, in una famiglia povera. Dopo aver lavorato come operaio a Crotone, nel ’49 si trasferisce a Ferrara, dove lavora alla Montecatini, e poi a Ravenna. Il suo lavoro è strettamente connesso con la militanza politica e sindacale comunista. Ma è a inizio degli anni '60 che matura in lui la conversione – grazie all’incontro in fabbrica con due gesuiti - che lo porterà nel ’63 a entrare nella Compagnia di Gesù. Dopo un periodo trascorso in Brasile come missionario dal ’65 al ‘67, va a Urbino, Napoli (dal ’68 al ’71, dove studia teologia e viene ordinato sacerdote), Ferrara e poi definitivamente a Bologna (dagli anni ’70), dove fonda la “Comunità Giovanile” nella "Casa Cavanna" dei gesuiti in via Guerrazzi (oggi sede del Centro Astalli e del Centro Poggeschi), dove dagli inizi degli anni ’90 pone anche una Vetrina Figurativa con le sue opere, senza intenti commerciali. In questa Comunità autogestita, Perri ospiterà prima gli operai meridionali emigrati al Nord, poi i giovani extracomunitari (soprattutto georgiani) venuti per studiare, ma anche ex tossicodipendenti. Una Comunità speciale dove ogni ospite si abitua a una vita sobria, fatta di condivisione, in pieno spirito evangelico (Andrea Musacci)  

Vangelo Migrante: XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Vangelo, Mt 22, 1-14)

12 Ottobre 2023 -
Ritroviamo in questa domenica ancora una parabola di avvertimento. Gesù è a Gerusalemme, nella settimana della sua passione e nel tempio si ritrova a rispondere alle domande dei capi dei sacerdoti e degli anziani. Racconta di un invito a nozze. Ovviamente la parabola non intende sottolineare l’assurda pretesa del re, ma piuttosto il pericolo di chi, “chiamato” alla festa, possa sentirsi automaticamente al sicuro solo perché è stato invitato. Gesù, ancora una volta, ci mette in discussione e ci spinge a riflettere su noi stessi, invitandoci a guardare onestamente il nostro modo di vivere. Nessuno può credersi garantito e arrivato. Nessuno può dirsi certificato per il regno. È sorprendente notare come la sala della festa resti deserta e malinconica, una rappresentazione spietata del fallimento del re: nessuno accoglie il suo invito, nessuno si unisce alla sua gioia. Sembra che nessuno mostri interesse, tutti sono affaccendati nei loro affari, immersi nella liturgia del lavoro e del profitto; non trovano tempo per le piccole cose, troppo occupati per vivere veramente; non sperimentano la felicità, hanno perso la gioia nel loro cuore inseguendo cose e affari. Le nozze rappresentano indubbiamente il segno dell’alleanza con Dio che, come un sovrano benevolo, desidera solamente condividere la sua gioia nella festa. Tuttavia, le preoccupazioni terrene e gli affari spengono negli invitati il desiderio di partecipare alla letizia del loro Signore. Questo rifiuto della grazia ci degrada, trasformandoci in creature fameliche convinte che la violenza sia la soluzione a tutti i problemi. C’è un particolare che colpisce nelle parole di Gesù: l’invito ad uscire, a recuperare la dimensione della strada per ritrovare la gioia della comunione. «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze»: la volontà è che nessuno venga escluso. Questo aspetto meraviglioso del nostro Dio si manifesta quando, anche dopo essere stato rifiutato da molti, Egli continua a invitare tutti, senza distinzioni, senza alcuna esitazione, senza bilanciare o stabilire quote da assegnare. La volontà di Dio è quella di raggiungere tutti, senza escludere nessuno. Siamo tutti in viaggio, anche se talvolta affannati e zoppicanti, ma in cammino. La strada diventa simbolo della nostra libertà di scelta: possiamo seguirla verso la festa o allontanarci verso affari e preoccupazioni. L’uomo senza veste nuziale non è peggiore degli altri, ma non ha creduto alla festa, non ha portato il suo contributo di bellezza alla liturgia delle nozze. L’abito nuziale rappresenta il nostro stato interiore trasformato dalla riflessione e dall’assimilazione della Parola di Dio. Non costituisce un semplice indumento da indossare in occasioni speciali, non indica le consuetudini e le tradizioni imposte da un mal celato senso del dovere, ma quel dinamismo spirituale che progressivamente plasma il nostro pensiero e il nostro comportamento in armonia con quello di Dio. La veste necessaria per affrontare la vita con successo è Gesù stesso. Siamo chiamati a trascorrere la nostra vita rivestendoci di Cristo, facendo nostre le sue parole, la sua visione del mondo, le sue azioni e i suoi sentimenti, dare priorità a coloro che erano importanti per Lui. Perché la chiamata alla salvezza ed essere realmente salvati è un’equazione da risolvere, non una semplice identità da accettare senza riflessione. Questa equazione si concretizza solo quando l’incognita rappresenta “il principio di responsabilità”. (Doriano Vincenzo De Luca)

Un disagio da intercettare. E da comunicare

11 Ottobre 2023 -
Roma - “Comunicare il disagio. Serve (anche) una nuova narrazione”. È una delle istanze che emergono dal recente rapporto “L’era del disagio”, curato da Inc Non Profit Lab, laboratorio permanente dedicato alla comunicazione del Terzo settore. Quello del disagio psichico non è un tema facile da affrontare mediaticamente; eppure, è necessario farlo prima che sia troppo tardi. I dati parlano chiaro: negli ultimi tre anni, il 60% degli italiani dichiara di aver sofferto di disturbi legati alla sfera psicologica con un impatto significativo e prolungato sulla qualità della vita. A soffrirne sono più le donne degli uomini (65% vs 56%), con un picco all’interno della Gen Z (75%, che sale fino a 81% tra le ragazze). All’indomani della Giornata mondiale della salute mentale, è necessario ribadire quanto comunicazione e informazione si confermino sempre più determinanti: c’è bisogno di maggiore consapevolezza e attenzione, di sensibilità nel trattare queste tematiche e di cura delle parole per aiutare a superare i pregiudizi. In questo senso, coniugare linguaggio e immagini con la capacità di ascolto può essere un punto di partenza. (Vincenzo Corrado)

Card. Aveline: “Trafficare esseri umani è un crimine; impedire di soccorrerli, anche”

11 Ottobre 2023 -     Roma - «Quando donne, uomini e bambini, che non sanno nulla di navigazione, vengono gettati su imbarcazioni fragili e pericolose, senza alcun riguardo per la loro vita, è più di una tragedia: è un crimine».  Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, cardinale da poco più di un anno, ha denunciato i trafficanti di persone e la crescente cultura dell’indifferenza che sta paralizzando l’Europa. Lo ha fatto in un messaggio indirizzato a quanti erano presenti al convegno Migranti, oltre i muri – Le nuove frontiere dell’accoglienza organizzato a Lampedusa da Famiglia Cristiana. Nel suo indirizzo di saluto, pubblicato dal settimanale cattolico nel numero da domani in edicola, il cardinale Aveline ha ricordato la recente visita di papa Francesco a Marsiglia proprio per scuotere le coscienze del Vecchio Continente circa i flussi migratori e le sofferenze che li accompagnano. «Quando i poteri politici», ha poi aggiunto, «più preoccupati dell'opinione pubblica che del rispetto della vita, vietano alle organizzazioni non governative e persino alle navi che navigano in queste acque di soccorrere i naufraghi, in spregio alle più elementari regole del diritto marittimo internazionale, anche questo è un crimine, e altrettanto grave». «Il problema dei flussi migratori è complesso», ha concluso l’arcivescovo di Marsiglia. «Inizia con il rispetto del diritto delle persone a non dover emigrare e a poter sviluppare la propria vita nella terra e nella cultura in cui sono nate. Il Papa non pretende di dettare soluzioni. Ma ci prega di rimanere umani! In solidarietà e fraternità».    

Fisc Europa: riunita la delegazione in vista dell’Assemblea

11 Ottobre 2023 -
Raffaele Iaria è stato confermato alla guida della delegazione Estero della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). Redattore del mensile Migranti-Press della fondazione Migrantes, Iaria continuerà a rappresentare i giornali di lingua italiana diffusi all’estero aderenti alla Federazione. L’elezione è avvenuta all’unanimità dall’assemblea delle sei testate diffuse in Europa. Il delegato ha ringraziato i “colleghi che hanno posto nuovamente fiducia nel sottoscritto” ed ha sottolineato il ruolo dei giornali italiani all’estero che hanno bisogno oggi di una maggiore collaborazione con i giornali aderenti alla Fisc in termini di articoli ma anche di sostegno per non essere marginali visto il ruolo che ricoprono: sono giornali che raccontano la vita di un ‘territorio’ che è quello dove vivono milioni di persone con in tasca un documento che attesta la cittadinanza italiana: circa 6milioni. Uomini e donne che non possiamo dimenticare”.

Salerno: il caso dei profughi respinti

11 Ottobre 2023 - Salerno - Tra i 257 migranti soccorsi nel Mediterraneo dalla Geo Barents e sbarcati lunedì nel porto di Salerno ce ne sono 60 che sono stati respinti. Per loro niente trasferimento nei centri di prima accoglienza perché sono stati ritenuti privi dei requisiti necessari. Dopo aver ricevuto il provvedimento di espulsione sono stati allontanati dal centro di identificazione. La maggior parte di loro, alcuni scalzi, ha così trascorso la notte in strada. Caritas e Ufficio Migrantes dell'arcidiocesi di Salerno hanno fornito loro assistenza, un pasto e una bibita e anche la possibilità di effettuare una telefonata, conducendoli poi in stazione. Sulla nave c'erano anche 56 minori, di cui 26 non accompagnati, e alcune donne che sarebbero state maltrattate durante il viaggio. Il gruppo di migranti era variamente composto da persone provenienti da Sierra leone, Bangladesh, Egitto e altri Paesi arabi. Quando la nave ha attraccato, sul molo c'era anche un siriano che da tre anni vive e lavora in Germania: ha raccontato di essersi recato a Salerno per riabbracciare la moglie che ha intrapreso il viaggio per raggiungerlo. Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, ha immediatamente attivato la collaudata macchina dell'accoglienza. «Noi facciamo il nostro dovere con uno spirito solidaristico ed umanitario che credo contraddistingua il nostro Comune e i nostri concittadini». Tra i migranti soccorsi dalla Geo Barents sono stati accertati 22 casi di scabbia: subito assistiti dai medici di Msf saliti a bordo, continueranno a essere curati nelle strutture dove sono stati accolti.

Comunità cattolica cinese di Napoli: domenica messa con il card. Stephen Chow Sau Yan

11 Ottobre 2023 - Napoli - Domenica scorsa la comunità cattolica cinese che vive a Napoli ha vissuto un momento significativo con una solenne celebrazione eucaristica nella Chiesa della Sacra Famiglia. A presiederla il card. Stephen Chow Sau Yan, vescovo della Diocesi di Hong Kong che prima della celebrazione ha presieduto anche il rito della deposizione della reliquia di S. Wu Wan shu, Martire cinese. Con il porporato anche l'arcivescovo emerito di Napoli, il card. Crescenzio Sepe, il vescovo ausiliare mons. Michele Autuoro; mons. Yang Yongqiang, vescovo d Zhoucun e mons. Yao Shun, vescovo di Jining. "E stata una  grande gioia per noi condividere insieme  questo momento così bello e significativo", ha detto il cappellano cinese don Paolo Kong. In rappresentanza del direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, il direttore regionale Migrantes della Campania Antonio Bonifacio e Silvia Campanari dell'ufficio nazionale.

Migrantes Brescia: da domani la mostra “Anatomia di un’accoglienza”

11 Ottobre 2023 - Brescia - Da domani, giovedì 12 ottobre, a domenica 5 novembre 2023, presso lo spazio mostre dei Missionari Saveriani (via Piamarta 9 a Brescia), si potrà visitare la mostra fotografica “HUMAN LINES, Anatomia di un’accoglienza”. La mostra è promossa dall’Ufficio Migrantes di Brescia, il Centro Migranti ETS e dalla Cooperativa Kemay in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia e MissioneOggi. “Anatomia di un’accoglienza” è il risultato del progetto Human Lines, un progetto nato da un collettivo di artisti e dall’Università di Notre Dame (US), che si pone l’obiettivo di documentare l'esperienza dei Corridoi Umanitari cercando di capire e narrare l’interazione tra persone che arrivano e comunità che accolgono. Persone è la parola chiave: sempre più persone hanno necessità di spostarsi, sempre meno trovano accoglienza nel mondo ricco, questo dicono i dati. I Corridoi Umanitari sono un'alternativa, un'idea di strada percorribile, ancora insufficiente nei numeri ma interessante nel modo in cui entra nella comunità. Si tratta di un lavoro di sintesi a più livelli di profondità: la mostra è composta da 36 pannelli, di cui 3 introduttivi, mentre ognuno dei 33 restanti affronta uno specifico tema tramite una foto accoppiata ad un breve testo e un QRcode che dà accesso a contenuti audio con voci, opinioni, testimonianze dei protagonisti su quello stesso tema, che siano operatori, rifugiati, volontari, esperti ed altri attori coinvolti da questa esperienza. L’evento inaugurale si terrà Giovedì 12 ottobre alle ore 18.00. parteciperanno i due dei fotografi che attraverso i loro scatti hanno reso possibile questa mostra: Max Hirzel e Marida Augusto. La mostra può essere visitata anche da Gruppi e classi scolastiche che saranno accompagnati da una Guida messa a disposizione dall’Ufficio Migrantes solo su prenotazione scrivendo a migranti@diocesi.brescia.it L’iniziativa si inserisce nelle attività promosse dalla diocesi di Brescia per la 109ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno ha come titolo Liberi di Scegliere se Migrare o Restare. Migrare dovrebbe sempre essere una scelta libera, così come il restare.

Migrantes e Inps: oggi il convegno sui pensionati migranti di ieri e di oggi

10 Ottobre 2023 - Roma - “Italia delle partenze e di ritorni – i pensionati migranti di ieri e di oggi”. Questo il tema del convegno che si è svolto oggi, 10 ottobre, presso Palazzo Wedekind (Piazza Colonna, n. 366).  L’incontro, voluto da Inps e Fondazione Migrantes, moderato dal giornalista Fabio Insenga, ha offerto l’occasione per un confronto sul tema dei pensionati italiani all’estero. Ad introdurre i lavori il Direttore Generale dell’INPS, Dr. Vincenzo Caridi, che ha ricordato le celebrazioni dei 125 anni dell’Inps. Questi 125 anni hanno rappresentato un lungo periodo storico caratterizzato da cambiamenti a livello politico - sociale che hanno toccato un po' tutti gli aspetti che riguardano il nostro vivere in comunità. La storia dell’INPS ha sempre coinciso con la storia dello Stato sociale in Italia, da applicarsi anche fuori dai nostri confini, rappresentando un indicatore delle importanti trasformazioni del mondo del lavoro e delle famiglie. In questi 125 anni, il sistema di protezione sociale nel nostro Paese è progressivamente diventato più articolato e complesso per offrire copertura assicurativa in relazione non solo alle necessità emergenti, ma anche alle ipotesi di rischio. L’Inps ha lavorato in questi anni per rafforzare i legami con le altre amministrazioni previdenziali estere per garantire l’attuazione dei diritti umani legati alla persona, di quelli economici, sociali e culturali, includendo il diritto alla salute, alla sicurezza sociale, alle condizioni di lavoro giuste e, conseguentemente, alla tutela previdenziale e pensionistica. Chi emigra, infatti, deve poter contare sulla possibilità di valorizzare tutti i periodi contributivi accumulati in qualsiasi parte del mondo e senza preclusioni derivanti da barriere territoriali. L’Inps ha adeguato i propri sistemi e la propria organizzazione per attuare i regolamenti europei cui l’Italia ha aderito e le convenzioni bilaterali con Paesi extraeuropei che sono state stipulate, per assicurare la tutela dei propri assicurati/pensionati anche all’estero, anche nelle circostanze eccezionali, non programmate e imprevedibili, come nel caso di una pandemia o di un conflitto. L’obiettivo prioritario, per l’Inps, è quindi di consentire al lavoratore migrante di affrontare con maggiore tranquillità il trasferimento e l’inizio di una nuova attività lavorativa altrove, con tutte le garanzie tipiche previste in Italia, e di evitare che possa sentirsi, o sia, lavoratore di “serie b” rispetto ai lavoratori originari del paese ospitante. Ecco perché la portabilità dei diritti previdenziali rappresenta un elemento di giustizia sociale irrinunciabile. Per la Dott.ssa Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, in un’Italia sempre più spopolata e longeva, la mobilità continua ad essere abitata sia come elemento strutturale che lega a dinamiche nazionali tradizionali, sia come elemento nuovo che porta sempre più giovani annualmente a partire (il 42% delle partenze annuali per la sola motivazione espatrio riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni). Eppure gli anziani, tra gli italiani e le italiane in mobilità, continuano ad avere un ruolo da protagonisti: il 21,2% dei 6 milioni di connazionali residenti stabilmente e ufficialmente all’estero ha più di 65 anni. Le donne sono il 52,2%. L’analisi degli anziani italiani iscritti all’AIRE porta a fare un salto all’indietro di circa venti anni: è evidente, ad esempio, il protagonismo del continente americano, soprattutto dell’America Latina, con Argentina e Brasile che sono i paesi con il numero maggiore di anziani residenti. Il 52,2%  proviene dal Meridione, più esattamente da Sicilia, Campania, Calabria. La nostra attuale mobilità è, invece, euroamericana e le regioni più dinamiche risultano Lombardia e Veneto. Il Dr. Vito La Monica, Direttore centrale Pensioni Inps, ha approfondito il tema delle pensioni pagate all’estero.  L’insieme dei pagamenti delle pensioni all’estero - a gennaio 2022 oltre 317.000 - includono non solo quelli riferiti alle prestazioni in regime di totalizzazione internazionale, ma anche a quelle liquidate sulla base di sola contribuzione italiana. Complessivamente questo aggregato rappresenta il 2,3% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto e si distribuisce su circa 160 Paesi. Con riferimento al trend quinquennale, si registra un decremento di oltre il 6%, dovuto essenzialmente alla riduzione dei pagamenti pensionistici in Aree continentali di “antica migrazione”, quali: Nord e sud America e Oceania. Ma nelle altre Aree il trend è costantemente in crescita. Da un punto di vista tendenziale, i dati interessanti sono quelli che riguardano l’incremento del numero dei pagamenti di pensioni in Europa (+4,3%), e la forte crescita di quelle pagate in America centrale, in Asia e in Africa (rispettivamente + 38,9%, + 34,9% e +30,3%). Oggi l’Inps sta provvedendo a liquidare soprattutto le pensioni della generazione di coloro che sono emigrati dopo il secondo dopoguerra. Molte di queste sono diventate pensioni di reversibilità, destinate a ridursi nel tempo, come, ad esempio avviene soprattutto per quelle destinate in America meridionale, dove le pensioni di vecchiaia rappresentano solo il 37% e quelle ai superstiti sono oltre il 60%, con un’età media molto elevata. Pertanto, nei Paesi che, in passato, hanno rappresentato le mete di milioni di italiani, le comunità di pensionati connazionali registrano un trend in forte decremento, mentre è iniziata la liquidazione di pensioni di “nuova generazione” in nuove località. Le pensioni all’estero sono destinate sia a italiani che a stranieri che in Italia hanno maturato una pensione o una quota parte di questa che viene liquidata in regime di totalizzazione.
Le pensioni pagate all'estero - dettaglio nazionalità
Area continentale Totale Italiani Stranieri % stranieri su totale
Europa 183.795 125.529 58.266 31,7%
Africa 4.055 3.194 861 21,2%
Asia 2.163 690 1.473 68,1%
Oceania 32.921 30.754 2.167 6,6%
America settentrionale 69.768 65.978 3.790 5,4%
America centrale 1.570 909 661 42,1%
America meridionale 22.982 13.670 9.312 40,5%
Totale 317.254 240.724 76.530 24,1%
  Agli stranieri è destinato il 24,1% del totale delle pensioni pagate all’estero, percentuale che sale in America meridionale e in America centrale, ma soprattutto in Asia. Il trend è in crescita, pari a un generale incremento del 17,4%, e con un picco in America centrale (+72,6%) e in Asia (+44,6%). Diminuiscono invece in America meridionale e settentrionale e in Africa. Quello dei pensionati che decidono di emigrare all’estero è un tema di grande attualità. Questi – ha sottolineato la Dr.ssa Susanna Thomas, della Direzione Centrale Pensioni Inps – che ne ha analizzato le motivazioni che li spingono a lasciare il nostro paese sulla base dei dati raccolti. L’Inps ha iniziato ad analizzare in maniera più puntuale e sistematica l’argomento da 12 anni, da quando il fenomeno è diventato più significativo. In questo lasso di tempo il trend è stato assolutamente incostante, alternando periodi di forte crescita ad altri di decremento. Sicuramente ha inciso la pandemia: fino al 2019 i numeri di chi decideva di trasferirsi altrove si attestavano a circa 5.600 – 5.700 partenze, nel 2020 e nel 2021 si è scesi ad una media di circa 3.600 pensionati, per poi risalire, nel 2022 a oltre 4.600 partenze. L’argomento è stato affrontato partendo dalla distinzione tra pensionati italiani e pensionati stranieri. Questi ultimi hanno avuto un forte trend in crescita e nel 2022 hanno rappresentato il 40% del totale dei pensionati che hanno lasciato il nostro paese. Per quanto concerne i soli pensionati italiani, la prima motivazione analizzata, quella della ricerca di Paesi esotici, non ha avuto alcun riscontro significativo a livello statistico. La seconda motivazione, relativa alla ricerca di paesi che offrono vantaggi economico-  fiscali non è del tutto soddisfacente perché, a parte la Spagna, le altre destinazioni registrano arrivi poco consistenti dal punto di vista statistico e soprattutto è basso il numero delle donne che vi si sono trasferite. Queste in particolare scelgono come mete la Svizzera, la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Francia, il Belgio e in parte la Gran Bretagna. Conteggiando anche gli uomini, questi sono i Paesi che insieme risultano i più significativi dal punto di vista statistico. La caratteristica di questi paesi è quella di aver accolto i giovani lavoratori italiani. I pensionati italiani che vi si sono trasferiti sono i genitori di coloro i quali hanno trovato lavoro e si sono stabilizzati in questi paesi numeri peraltro sottostimati, in quanto non tutti trasferiscono la residenza dall’Italia, volendo mantenere l’assistenza sanitaria italiana. Segnala, infine, che la Spagna non attira solo pensionati attratti dai vantaggi delle isole Canarie, ma anche molti genitori perché è un paese che ha accolto e continua ad accogliere numerosi giovani lavoratori italiani. Conclude, pertanto, che per contenere il fenomeno delle migrazioni di pensionati la soluzione migliore è far rientrare i giovani lavoratori in Italia. Lo storico delle migrazioni, Prof. Toni Ricciardi, si è soffermato sul dimostrare come le direttrici mi-gratorie di ieri spieghino le pensioni di oggi. L’analisi è partita dal ricordare la stagione degli accordi in emigrazione che l’Italia siglò con molto paesi all’epoca e principalmente con Stati europei, a partire dal 1946 con il Belgio, 1947 con la Francia, fino a toccare i due accordi che ne segnarono la storia migratoria del secondo dopoguerra, Svizzera nel 1948 e Repubblica federale tedesca nel 1955. Questa fase della storia dell’emigrazione italiana è stata caratterizzata dagli accordi, dalla stagionalità della permanenza, dai progetti migratori che ne mutarono la durata e l’essenza della Provincia italiana dalla quale i flussi principali provennero. Il rapporto con i luoghi d’origine, con i luoghi della partenza, non fu solo testimoniato durante gli anni dell’emigrazione attraverso le rimesse che, in molte realtà territoriali, rappresentarono i primi momenti di modernità e cambiamento. Infine, è stato affrontato il case studies della Svizzera, primo paese erogatore di pensioni in Italia, quasi 2 miliardi l’anno dal quale sono rientrate quasi 300 mila persone. Da questo punto di vista è stato interessante notare come la presenza nella Confederazione, dove ancora oggi vive la terza comunità italiana nel mondo (700mila), abbia interessato significativamente la provincia italiana. Infatti, in province come Avellino, Bergamo, Catania, Catanzaro, Como e Lecce, la percentuale sul totale delle pensioni erogate da Inps, non scende mai al di sotto del 54%, a testimonianza dell’impatto che la migrazione ha avuto ieri, con le partenze, e oggi con i ritorni che contribuiscono in molti casi a mantenere in vita minuscoli comuni della penisola. Gli emigrati italiani sono stati e sono una risorsa per il nostro Paese? L’erogazione delle pensioni all’estero produce la dispersione di consistenti mezzi finanziari che, anziché entrare nel ciclo economico del nostro Paese e contribuire a produrre nuova ricchezza, sostengono il sistema economico dei Paesi di residenza dei pensionati? Oppure i nostri emigranti, che hanno conseguito all’estero trattamenti previdenziali per importi di gran lunga superiori alle pensioni italiane pagate all’estero, garantiscono un afflusso nel nostro sistema economico di consistenti erogazioni dall’estero? È quanto ha analizzato il Dr. Daniele Russo, dirigente della Direzione Centrale Pensioni Inps, avvalendosi di una survey elaborata dall’Inps ed inoltrata alle Istituzioni previdenziali estere per conoscere il numero e gli importi delle pensioni che erogano in Italia. Operando il confronto con alcuni Paesi sul numero di pensioni che questi erogano nel nostro territorio e che al contrario l’Inps paga nel loro si è rilevato che i paesi che storicamente hanno rappresentato le mete privilegiate dei migranti italiani e che sono vicini ai luoghi di origine, come Germania, Francia, Svizzera, Belgio, ma anche Olanda e Austria, sono quelli che pagano un rilevante numero di pensioni in Italia, a coloro, cioè, che, conclusa l’esperienza lavorativa all’estero, hanno deciso di far rientro nei nostri confini. Al contrario, in quelli più lontani, come Australia, Stati Uniti e Canada, dove gli italiani migrati hanno preferito rimanere perché la lontananza ha contribuito a ridurre i legami con il nostro Paese, l’Inps registra un consistente numero di pensioni da pagarvi. Le conclusioni sono state affidate a Mons. Giancarlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni che ha sottolineato come la migrazione è ormai un fenomeno strutturale che la Fondazione Migrantes studia da anni attraverso alcune ricerche come il Rapporto Immigrazione (realizzato con Caritas Italiana), il Rapporto Italiani nel Mondo sul fenomeno dell’emigrazione italiana e il Rapporto Asilo. Il tema migratorio è sempre al centro del dibattito pubblico spesso con una narrazione non conforme alla realtà e che porta a farlo diventare  capro espiatorio del disagio sociale che si avverte nelle nostre città. Si registra una certa stanchezza soprattutto nelle fasce più bisognose imputando le cause ad una immigrazione irregolare. Tra la Fondazione Migrantes e l’INPS si è istaurata, da anni, una collaborazione che porta, con studi ed eventi come questi, a incidere nel dibattito culturale di oggi. Non servono, comunque, solo le statistiche e gli studi che rimangono nascosti nei cassetti delle scrivanie. Questi studi e ricerche, devono arrivare sulle scrivanie dei decisori politici e soprattutto è necessario che affianchino le istituzioni, le indirizzino per giusti e nuovi percorsi di lavoro per e con i migranti. Il passaggio dallo studio all’azione è fondamentale, ma di difficile realizzazione se non si conviene a uno sforzo collettivo nell’interesse del benessere comune. Ed è quello che proponiamo di fare ancora una volta oggi riconfermando la collaborazione tra Migrantes e Fondazione Migrantes. È seguita poi una Tavola Rotonda su pandemia, guerra e movimenti migratori alla quale hanno partecipato Micaela Gelera, Commissario straordinario dell’INPS, mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, e Luigi Maria Vignali, Direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del MAECI.          

Trento: domani incontro sull’accoglienza dei migranti

10 Ottobre 2023 -
Trento - La Chiesa trentina si riunisce per fare il punto con tutte le realtà attualmente impegnate nell’accoglienza in ambito ecclesiale. Lo farà domani, mercoledì 11 ottobre, alle ore 20 nella chiesa delle Canossiane a Trento in piazza Venezia nell’incontro dal titolo “La Chiesa che accoglie”, inserito tra gli eventi de “Il Trentino chiama l’Africa”, che quest’anno anima l’ottobre missionario. La serata consentirà di presentare tutte le realtà di accoglienza operanti in diocesi all’interno del progetto “Una comunità intera”, lanciato negli anni scorsi dalla Caritas diocesana con l’obiettivo di sostenere l’accoglienza sul territorio in una linea di coinvolgimento più ampio possibile. Nell’ambito del progetto hanno aperto le porte delle loro strutture anche molti istituti religiosi: Canossiane, Cappuccini, Comboniani, Dehoniani, Francescani, Gesuiti, Serve di Maria con il coordinamento del Centro Astalli. Nell’incontro di domani prenderanno in particolare la parola padre Tullio Donati, comboniano e nuovo referente diocesano per la pastorale delle migrazioni (Migrantes), Stefano Canestrini (Coordinatore Astalli), suor Daniela Rizzardi (Canossiane), Asia Parro (Casa Bakhita) e Gabriele Tosi per testimoniare l’esperienza delle convivenze universitarie. Per le molte realtà ecclesiali protagoniste dell’incontro sarà anche l’occasione per rilanciare un comune appello per la pace, soprattutto alla luce dell’escalation nel conflitto tra Israele e Palestina. Cresce la trepidazione a Gerusalemme, dove rimane padre Francesco Patton, custode di Terra Santa. Il francescano trentino è stato raggiunto ieri al telefono dall’arcivescovo Lauro Tisi, che gli ha confermato la vicinanza nella preghiera da parte di tutta la comunità trentina. Il presule ha raccolto da fra’ Francesco Patton il grande timore di un’estensione del conflitto e il suo probabile protrarsi troppo a lungo.