Primo Piano
Presentato il rapporto annuale Sai 2022
Roma - Sono stati presentati ieri a Roma i dati del rapporto annuale Sai 2022 per il ventennale del sistema Sprar. Nel 2021 sono stati accolti oltre 42mila profughi e di questi in 9.877 casi si è trattato di minori non accompagnati (+39% rispetto al 2020). Sono stati 851 i progetti finanziati dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo della rete Sai: complessivamente 34.744 posti di accoglienza, divisi in quasi 1800 Comuni e 722 enti locali titolari di progetto. Nel 2021 è cresciuta anche la disponibilità di posti Sai dedicati all’accoglienza di minori stranieri soli arrivando a 239 progetti per un totale di 6.683 posti. «Quest’anno ricorre il ventennale del Sistema Sprar-Sai e, non a caso, abbiamo scelto di presentare le iniziative per ripercorrere questo percorso alla vigilia della Giornata mondiale del Rifugiato del 20 giugno» ha sottolineato il delegato dell’Anci all’immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Biffoni. Oggi il sistema Sai, che si occupa dei progetti di accoglienza diffusa sul territorio grazie alla rete tra Comuni e Terzo settore, «è diventato a tutti gli effetti una politica di welfare nazionale. Coinvolge ormai quasi un quarto di tutti i Comuni italiani anche quelli più piccoli: più della metà hanno meno di cinque mila abitanti», ha sottolineato il segretario generale dell’Anci, Veronica Nicotra. Il sistema di accoglienza dei Comuni ha aperto le porte anche a chi è scappato dalla guerra in Ucraina. Sono stati 740 i profughi ucraini accolti dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Si tratta per il 71% di donne. In prima linea c’è l’Emilia Romagna, dove sono presenti il 22% degli ucraini accolti, seguita da Lazio e Campania.
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Mediterraneo centrale: 690 vittime nel 2022
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha diffuso i dati delle vittime dei naufragi nel 2022: sono stati almeno 690 i morti nel Mediterraneo centrale da inizio anno. In un tweet del portavoce dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo, Flavio Di Giacomo, che riprende le informazioni di Oim Libya, si spiega che «il numero degli arrivi via mare resta molto limitato, non c’è nessuna emergenza numerica, ce n’è una umanitaria». Nel riepilogo della situazione, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni spiega in particolare come la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia via mare parta dalla Libia, circa 11.000. Più di 4.000 giungono dalla Turchia, metà dei quali sono afghani. Oltre 3.700 dalla Tunisia. L’Oim definisce inoltre «preoc-
cupante» il fatto che 7.742 migranti siano stati «intercettati in mare e rimandati in Libia, dove molti sono spesso vittime di violenze e abusi».
Gli ultimi sbarchi sulle coste italiane sono stati registrati ieri a Lampedusa, per un totale di 86 migranti. Alcuni sono stati soccorsi a terra dalla Guardia di Finanza, altri a 19 miglia dalla costa, a
bordo di un’imbarcazione di 9 metri, sulla quale c’era una settantina di migranti, fra cui sei minori. Prima degli ultimi due approdi, erano arrivate sull’isola altre 208 persone.
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Papa Francesco accanto ai profughi col rifugio che porta il suo nome in Romania
Milano - Si chiama la “Casa della misericordia – Papa Francesco” ed è un punto d’accoglienza per i rifugiati che si lasciano alle spalle il dramma della guerra in Ucraina. Si trova a Blaj, cittadina di 20mila abitanti in Romania che ha spalancato le braccia a quanti fuggono dal Paese attaccato dalla Russia. Ad inaugurarla è stato il card. Leonardo Sandri, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, che fino a domenica scorsa è rimasto nella regione per portare il sostegno del Pontefice. «Francesco arriva così ad essere presente con la sua paternità e la sua premura», ha detto il porporato aprendo la struttura realizzata con l’aiuto dell’associazione francese L’OEuvre d’Oriente e delle Chiese di Monaco e Friburgo, Augusta, Rottenburg-Stoccarda e Münster.
Dopo il card. inale Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, e il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, un altro porporato viene inviato dal Papa nelle terre dove il conflitto fa sentire i suoi effetti per portare alla gente la vicinanza del successore di Pietro. Una prossimità che Sandri ha voluto mostrare anche ai profughi, incontrati in più occasioni nei cinque giorni del viaggio. «Ho detto loro che il Papa è vicino e soffre per quanto sta accadendo ». E che se ancora non è potuto essere «fisicamente in Ucraina », la fraternità della Chiesa lo «rende evidente», ha spiegato a Vatican News. Se la meta della visita è stata la Romania, il cardinale argentino è entrato anche in Ucraina varcando il confine assieme al nunzio apostolico in Romania, Miguel Maury Buendìa, e ai vescovi greco-catto- lici romeni Vasile Bizau e Cristian Crisan. A Solotvino ha incontrato l’amministratore apostolico dell’eparchia ucraina di Mukachevo, Nil Yuriy Lushchak. «Siamo tante volte disarmati, impotenti vedendo questa triste, insensata e impensata situazione – ha evidenziato Sandri –. Ma sappiate che non siete soli. Malgrado tutte le difficoltà, le distruzioni, l’angoscia, non possiamo perdere la speranza. Questa speranza deve darci forza per continuare a fare il bene ed essere sostegno per aspettare un giorno, il più presto possibile, la pace». Inoltre il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali ha inviato un saluto all’arcivescovo maggiore della Chiesa grecocattolica ucraina, Svjatoslav Ševcuk, assicurando la solidarietà e la preghiera di Francesco e dell’intera Chiesa cattolica: «La nostra preghiera è ogni giorno per voi, per la pace, per la riconciliazione». È bastato riattraversare il fiume Tibisco per tornare in Romania e giungere nella città di Sighet diventata un avamposto solidale per gli sfollati. Qui sono stati distribuiti i generi di prima necessità portato con il camion di aiuti “vaticani” arrivati con il cardinale. Metà del carico è andata al centro di accoglienza lungo la frontiera; e l’altra metà alle suore del monastero greco-cattolico della Madre di Dio che hanno trasformato la loro casa di spiritualità in una residenza per mamme e bambini rifugiati. «Il cuore del Papa – ha detto Sandri dialogando con le ospiti – non è soltanto un cuore aperto per aiutare, ma è anche un cuore che condivide le lacrime di tutti quelli che hanno dovuto lasciare la loro nazione a causa della guerra». (G.G.)
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card. Zuppi su strage in Nigeria: “ci stringiamo al vostro dolore”
Roma - Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha inviato una lettera a mons. Jude Ayodeji Arogundade, vescovo di Ondo (Nigeria).
Ecco il testo.
«Esprimiamo profondo cordoglio per il brutale attacco che a Owo, nello Stato di Ondo, ha provocato decine di vittime tra i fedeli che ieri (domenica per chi legge, ndr) celebravano la Solennità di Pentecoste. Ci stringiamo al vostro dolore, invocando per quanti sono stati uccisi la misericordia del Padre e la consolazione del Paraclito per le loro famiglie. Proprio ieri, nell’omelia della Messa, Papa Francesco ha ricordato che “lo Spirito Santo invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre: alzati! alzati! Sempre ti dà animo: alzati! E ti prende per mano: alzati!”. Nel manifestare solidarietà e vicinanza all’intera Chiesa di Nigeria, assicuriamo la nostra preghiera affinché lo Spirito non faccia mancare la sua forza e il suo conforto a quanti soffrono. Come il Cireneo, condividiamo il dramma di quanto avvenuto, portando insieme a voi il peso della Croce, nella consapevolezza che il nostro cammino sarà sempre rischiarato dalla luce della Risurrezione. Il male non avrà mai l’ultima parola! Anche se l’oscurità e la morte sembrano avvolgere il mondo, siamo certi che la forza della preghiera e il dono della fede diraderanno le nubi. A lei, ai fratelli Vescovi e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà della Nigeria, l’affetto delle Chiese che sono in Italia».