Primo Piano

Dramma dei migranti in Spagna e Grecia

20 Giugno 2022 - Roma - Perdere la vita mentre si prova a ricostruirla: questo il tragico paradosso che accomuna molti migranti. Come Abderraman Bas, 25 anni, originario della Guinea Conakry, trovato morto nelle acque del fiume Bidasoa, al confine tra Spagna e Francia. Si tratta del secondo decesso di questo tipo registrato nel 2022. «È un dramma umano commenta il delegato del governo spagnolo nei Paesi Baschi, Denis Itxaso . Migranti che cercano una casa e incontrano la morte».
Unaltra tragedia si è consumata nel mar Egeo, dove la guardia costiera greca ha tratto in salvo 108 persone alla deriva su una barca a vela. Tra loro, 24 donne e 21 minori, ma si contano almeno 4 dispersi. Infine, nuovi sbarchi a Lampedusa dove sono giunti 123 migranti.

Trentino: raccolti 40mila euro grazie alla campagna “Cambiamo rotta!” a favore di quanti restano bloccati in Bosnia

20 Giugno 2022 -
Trento - L’odierna Giornata mondiale del rifugiato è l’occasione per riaccendere i riflettori sul dramma dei migranti sulla rotta balcanica e sulla campagna “Cambiamo rotta!”, promossa a maggio 2021 da diocesi di Trento, Ipsia Trentino, Acli, Cnca Trentino, Movimento dei focolari, Forum Trentino per la pace e i diritti umani e Osservatorio Balcani Caucaso. La campagna, mirata a sensibilizzare la comunità trentina e a sostenere le attività a favore di quanti restano bloccati in Bosnia, ha consentito di raccogliere in un anno quasi 40mila euro. Fondi – spiega una nota – destinati a sostenere le attività portate avanti, tra gli altri, da Ipsia-Acli in particolare nel campo profughi di Lipa, presso la città di Bihac, nel distretto bosniaco di Una Sana. A seguito di una recente visita da parte di una delegazione trentina (composta da Fabio Pipinato di Ipsia Trentino e Tatiana Brusco e Roberto Calzà per la diocesi di Trento), gli enti promotori della campagna hanno fatto il punto della situazione. “I 22mila euro già versati – prosegue la nota – hanno contribuito a sostenere principalmente due attività, fondamentali per il campo profughi di Lipa: il servizio lavanderia e le cucine collettive. La prima risponde ad una necessità igienico sanitaria mentre la seconda ad una più relazionale e identitaria: poter cucinare in base alle proprie tradizioni, invece che ricevere quotidianamente un pasto dalla Croce Rossa locale, permette infatti di avere maggiore autonomia di lavorare insieme ad altri. Lavanderia e cucine collettive costano tra i 3 e i 5 mila euro al mese. Un prossimo stanziamento di circa 18mila euro raccolti in Trentino attraverso ‘Cambiamo rotta!’ dovrebbe garantire il loro proseguimento almeno fino ad agosto”. “La visita del mese scorso – viene sottolineato – ha permesso di toccare con mano alcune situazioni particolarmente difficili in cui si trovano oggi circa duemila profughi che, nonostante le fatiche e i rischi a cui vanno incontro, non rinunciano a provare il cosiddetto ‘the game’, il cammino verso l’Europa, che è ormai abitudine tentare almeno una ventina di volte. Questo perché, appena passato il confine con la Croazia, è facile essere fermati e rispediti indietro, in dispregio al diritto internazionale e al diritto d’asilo. Per lo più si tratta di giovani maschi (anche se non manca qualche nucleo famigliare) provenienti in maggioranza da Afganistan e Pakistan, oltre a qualche gruppo di africani, cubani e altre nazionalità. La stagione estiva farà aumentare i passaggi, con una grande mobilità sia nel campo di Lipa che nei rifugi di fortuna (i jungle camp) sparsi nei boschi”.

Comunità Sant’Egidio: burocrazia contro lavoro e integrazione

20 Giugno 2022 - Roma - Domani, martedì 21 giugno, alle 11, la Comunità di Sant’Egidio illustrerà, con alcuni dati e storie, la rete burocratica che sta ostacolando di fatto l’inserimento lavorativo di migliaia di immigrati, di cui il nostro mondo produttivo e dei servizi alla persona ha estremamente bisogno. Si farà il punto sulla regolarizzazione avviata nel 2020 e, a distanza di due anni, non ancora ultimata, sui decreti flussi, che avrebbero bisogno di un maggiore impulso, e sui mille ostacoli che rendono difficile la vita a molti stranieri già residenti, alcuni da anni, nel nostro paese, e persino ai rifugiati. Verranno quindi lanciate alcune proposte concrete. Alla conferenza stampa interverrà il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.  

Unhcr: oggi tavola rotonda su integrazione rifugiati

20 Giugno 2022 - Roma - In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, l'Unhcr celebra il coraggio, la forza e la resilienza dei milioni di persone costrette a fuggire da conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani e persecuzioni, e ribadisce il loro diritto di essere protette e di ricostruire la propria vita in dignità, chiunque siano e da qualsiasi luogo provengano, sempre. "Non esiste protezione reale senza l'accesso effettivo ai diritti, l'integrazione e l'inclusione sociale, ed essi sono compito e responsabilità di tutta la società nel suo complesso", spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l'Italia, la Santa Sede e San Marino: "solo lavorando insieme - governo, società civile e settore privato - possiamo fare la differenza". E questa mattuna si parlerà di protezione e integrazione durante una tavola rotonda sul tema ""Rifugiati, dall'asilo all'integrazione: partnership e soluzioni innovative per una crisi senza precedenti"che si tiene Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, a Roma con rappresentanti delle istituzioni, del terzo settore, del mondo accademico, rifugiati e del settore privato. Alla tavola rotonda interverranno Abdullahi Ahmed (Comune di Torino), Yasmien Abdul Azeem (Le Gelsomine Siriane), Simone Bemporad (Generali), Chiara Cardoletti (UNHCR), Carlo Giovanni Cereti (Sapienza Università di Roma), Fabrizio Curcio (Dipartimento Protezione Civile), Daniela Di Capua (Soka Gakkai), Marco Impagliazzo (Comunità di Sant'Egidio), Alessandro Ramazza (Assolavoro), Filippo Rodriguez (Enel Cuore Onlus), Marina Sereni (Ministero degli Esteri), Alidad Shiri (UNIRE), Marinella Soldi (RAI). Durante la mattinata, inoltre, avverrà la consegna ufficiale della Maglia Rosa del Giro Donne 2022 dedicata a UNHCR.

Mattarella: accogliere rifugiati rispecchia i valori della Costituzione Italiana

20 Giugno 2022 -
Roma - "La cronaca internazionale ci presenta costantemente la drammatica attualità della condizione dei rifugiati. Il diritto internazionale e la nostra Costituzione prevedono forme specifiche di protezione per quei milioni di donne, uomini e bambini costretti da conflitti armati, discriminazioni, violazioni e abusi dei loro diritti e libertà fondamentali, a fuggire dal proprio paese alla ricerca di un presente e di un futuro migliori". Lo crive oggi il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in una dichiarazione in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra oggi. Per Mattarella l’Italia "contribuisce con responsabilità al dovere morale e giuridico di solidarietà, assistenza e accoglienza dei rifugiati, assicurando pieno sostegno all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e promuovendo nelle sedi europee un impegno incisivo e solidale in materia di migrazioni e asilo. L’azione a favore dei rifugiati va rafforzata ora, nei momenti di accentuata crisi, secondo quell’approccio multilaterale, del quale l’Italia è storica e convinta sostenitrice". Il Capo dello Stato manifesta la "riconoscenza della Repubblica" a quanti – personale delle Pubbliche Amministrazioni e operatori della protezione internazionale e dell’accoglienza – si "adoperano per alleviare le sofferenze e garantire l’accesso dei profughi ai servizi di base" aggiungendo che un "attestato di riconoscenza che va anche ai moltissimi concittadini che con grande umanità e dedizione hanno fornito, soprattutto nelle settimane successive all’aggressione russa all’Ucraina, un contributo fondamentale nell’assistenza e accoglienza dei rifugiati. Nel loro operato si rispecchiano i valori della nostra Costituzione". (Raffaele Iaria)
 

Mangiare, saziare

20 Giugno 2022 - Città del Vaticano - Mangiare, saziare. Sono i due verbi con i quali Papa Francesco ci parla, all’Angelus, della festa del Corpo e Sangue di Cristo – Corpus Domini – e del Vangelo che narra la famosissima pagina della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci, evento che tutti gli evangelisti propongono, anzi Matteo e Marco lo ricordano due volte. Luca non scrive, come fa Giovanni, che in quei giorni era vicina la Pasqua, non parla nemmeno del ragazzo al quale si rivolge Andrea perché in possesso di cinque pani – pane d’orzo, il pane dei poveri – e due pesci. Ciò che conta in Luca è il dialogo tra Gesù e i suoi apostoli: la folla ha seguito il Maestro fin nel bel mezzo del deserto, ha ascoltato la sua parola e ora è affamata; impossibile dare a tutta la gente cibo a sufficienza, impossibilità acquistarlo per tutti con i soli duecento denari. La soluzione è semplice per gli apostoli: “congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Ancora una volta Gesù mette alla prova i suoi: fa una richiesta che sa non essere praticabile: date voi stessi da mangiare. Conosce già la risposta, ma vuole che siano i discepoli a trovare la soluzione, così li chiama all’impegno personale. Anche Papa Francesco, all’Angelus chiama tutti a un impegno personale per non dimenticare “il martoriato popolo ucraino in questo momento, popolo che sta soffrendo”. Ecco allora la domanda che rivolge a coloro che lo ascoltano: “vorrei che rimanga in tutti voi una domanda: cosa faccio io oggi per il popolo ucraino? Prego? Mi do da fare? Cerco di capire? Cosa faccio oggi per il popolo ucraino? Ognuno risponda nel proprio cuore”. Torniamo alla pagina di Luca. Per gli apostoli, che ragionano ancora con la logica del mondo, la soluzione è semplice: che le persone si arrangino, vadano a cercare altrove il cibo. In Gesù c’è la certezza che tutto è possibile a Dio, per questo dice ai suoi: “voi stessi date loro da mangiare” come scrive Luca. Ordina di far sedere la gente, a gruppi di cinquanta, sull’erba. Come dice il Salmo “il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare”. Poi benedice quel poco che gli viene portato, e che diventa il tanto con il quale sfama la folla, e ciò che resta del pasto viene messo in dodici canestri. Allora, ecco i due verbi che Francesco propone nella sua riflessione domenicale: mangiare e saziare, “due fondamentali necessità che nell’eucaristia vengono appagate” Mangiare. Il pane “aumenta passando di mano in mano. E mentre mangia, la folla si rende conto che Gesù si prende cura di tutto”. Il Signore è “presente nell’Eucaristia: ci chiama ad essere cittadini del Cielo, ma, intanto, tiene conto del cammino che dobbiamo affrontare qui in terra”. Non va confinata l’eucaristia “in una dimensione vaga, lontana, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano”. Il Signore ha a cuore tutti i nostri bisogni, sottolinea Francesco, che aggiunge: “la nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, c’è fame di consolazione, di amicizia, di buonumore, c’è fame di attenzione, c’è fame di essere evangelizzati”. Nel pane eucaristico c’è “l’attenzione di Cristo alle nostre necessità, e l’invito a fare altrettanto verso chi ci è accanto”. Con quelle parole Gesù invita i discepoli a fare una conversione: dalla logica del “ciascuno per sé” a quella della condivisione. Secondo verbo, saziare, anzi essere saziati. “La folla si saziò per l’abbondanza di cibo, e anche per la gioia e lo stupore di averlo ricevuto da Gesù”. Abbiamo bisogno di alimentarci, ma anche “di essere saziati”, cioè di sapere che “il nutrimento ci venga dato per amore”. Nell’eucaristia troviamo la presenza di Cristo, “la sua vita donata per ognuno di noi. Non ci dà solo l’aiuto per andare avanti, ma ci dà sé stesso: si fa nostro compagno di viaggio, entra nelle nostre vicende, visita le nostre solitudini, ridando senso ed entusiasmo”. È proprio questo, afferma Papa Francesco, che “ci sazia”, perché il Signore “dà senso alla nostra vita, alle nostre oscurità, ai nostri dubbi”. È questo “senso” che ci dà il Signore che “ci sazia, ci dà quel di più che tutti cerchiamo: cioè la presenza del Signore”. (Fabio Zavattaro - sir)

Migrantes Messina-Lipari-S. Lucia del Mela: domani incontro di preghiera e Riflessione sul tema delle migrazioni forzate

19 Giugno 2022 - Messina - Lunedì 20 giugno 2022, alle ore 18.30, si celebra, anche a Messina, la Giornata Mondiale del Rifugiato indetta dall’ONU. Su iniziativa dell'Ufficio diocesano Migrantes nella Chiesa di Sant’Elia (Via S. Elia, 45 - Messina), è previsto un momento di preghiera e riflessione sul fenomeno delle migrazioni forzate e sul dramma di tante persone costrette a scappare in cerca di protezione. Oltre 100 milioni di persone negli ultimi 10 anni sono state costrette a fuggire dalle loro case cercando rifugio all’interno o all’esterno dei propri confini nazionali. La Giornata Mondiale del Rifugiato si celebra il 20 giugno di ogni anno per commemorare l’approvazione, nel 1951, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati (Convention Relating to the Status of Refugees) da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per ribadire con forza e determinazione che chiunque fugge da guerra, persecuzioni, violenza o a motivo del cambiamento climatico, ha diritto di trovare accoglienza sempre e ovunque. La Giornata di quest’anno, nella diocesi siciliana,  verrà realizzata con il contributo della diocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, del Centro Islamico di Messina, della Commissione sinodale per la Diaconia (Chiesa Evangelica Valdese) e della Cooperativa Medihospes. L’incontro si aprirà con un momento di preghiera ecumenica ed interreligiosa, per ricordare quanti nel mondo si sono messi in cammino alla ricerca di protezione e, purtroppo, i tanti che hanno perso la vita affrontando le diverse rotte migratorie. Subito dopo "ascolteremo la voce di migranti che hanno vissuto e  vivono sulla loro pelle il dramma delle migrazioni forzate; quindi, la voce degli operatori che sono coinvolti in quei percorsi che danno contenuti ai 4 verbi-azione che Papa Francesco ha indicato come fondamentali a sostegno della persona in mobilità: accogliere, promuovere, proteggere e integrare". Si parlerà del sistema del SAI e della necessità di mettere l’accoglienza, attraverso relazioni sociali e relazioni interpersonali, al "centro delle comunità e delle politiche sociali locali; dei Corridoi Umanitari; dei Corridoi Universitari per Rifugiati; delle attività di assistenza fornite a coloro che pur non rientrando nel circuito dell’accoglienza necessitano comunque di aiuto, supporto, e vicinanza",. spiega Santino Tornesi, direttore dell'Ufficio Migrantes. In occasione dell’incontro verrà inoltre allestita un’esposizione di lavori (collane, bracciali, orecchini, ecc…), realizzati dalle beneficiarie del SAI Vulnerabili durante il laboratorio artistico organizzato nell’ambito delle attività progettuali. L’animazione, con intermezzi musicali, sarà curata dal Coro multietnico dell’Ufficio diocesano Migrantes. Per informazioni: comunicazione@migrantesmessina.org

Papa Francesco prega per la Birmania e benedice il popolo di Myanmar

19 Giugno 2022 - Città del Vaticano – “Giunge ancora dal Myanmar il grido di dolore di tante persone a cui manca l’assistenza umanitaria di base e che sono costrette a lasciare le loro case perché bruciate e per sfuggire alla violenza. Mi unisco all’appello dei Vescovi di quell’amata terra, perché la Comunità internazionale non si dimentichi della popolazione birmana, perché la dignità umana e il diritto alla vita siano rispettati, come pure i luoghi di culto, gli ospedali e le scuole. E benedico la comunità Birmana in Italia, oggi qui rappresentata”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco dopo la preghiera mariana dell’Angelus.

Migranti: A settembre un corso formazione per religiose sul tema “Costruire il futuro con migranti e rifugiati”

19 Giugno 2022 - Roma - Dal 19 al 22 settembre si terrà il Corso di formazione per religiose "Costruire il futuro con migranti e rifugiati". Il corso è organizzato dall'Unione Internazionale delle Superiori Generali e dall'Istituto Internazionale di Migrazione Scalabrini e promosso dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Il corso, che sarà tenuto in lingua spagnola, si svolgerà in presenza presso la sede della Sezione a partire dalle ore 15:00 alle 17:00.

Migrantes, Giornata Mondiale del Rifugiato, “dalla politica alcuni passi avanti e molti indietro”

19 Giugno 2022 - Roma - Quest’anno, probabilmente, il numero dei rifugiati stimato sarà il più alto degli ultimi 50 anni: ormai 100 milioni nel mondo. Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove. Di fronte a questo fenomeno epocale, la politica continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro. Se da un lato è apprezzabile la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, dall’altra non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Rwanda, nonostante le condanne della Corte europea dei Diritti umani; l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi; i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela; la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad. L’auspicio è che la Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra domani, 20 giugno, accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Cemi e Fondazione Migrantes)

L’ integrazione a scuola e al lavoro

19 Giugno 2022 -
Milano - Non si può essere integrati nella società in cui si vive senza avere un lavoro. Ogni processo inclusivo deve porsi l' obiettivo dell' occupazione, soprattutto quando riguarda uno straniero che è stato costretto a emigrare a causa di una guerra, una carestia o una persecuzione. Ma nella maggior parte dei casi per avere un posto serve il "pezzo di carta" che attesta una qualifica o le competenze utili a svolgere un mestiere o una professione. In Italia, nel 2021, sono oltre 900 i rifugiati che hanno ottenuto il riconoscimento del loro titolo di studio. Il dato arriva dal Cimea (Centro di informazione su mobilità ed equivalenze accademiche) che ha preso in carico più di 1.300 richieste di valutazione di lauree e diplomi in possesso di soggetti con asilo politico nel nostro Paese. I documenti esteri sono stati esaminati per verificarne la «comparabilità » con il nostro sistema scolastico e universitario: chi ha ottenuto il riconoscimento potrà quindi proseguire gli studi in Italia o immettersi nel mercato del lavoro. «Siamo convinti che gli strumenti che abbiamo messo a disposizione possano incentivare l' integrazione di persone che scappano da conflitti o persecuzioni e cercano di iniziare un nuovo percorso di vita nel nostro Paese» commenta Luca Lantero, direttore generale Cimea. «Abbiamo notato che chi ha ottenuto l' attestato non solo ha proseguito gli studi in Università o ha trovato un lavoro, ma si è sentito accolto anche nella nostra società: è proprio qui che sta l' integrazione, che noi continueremo a promuovere e che trova nelle università italiane un luogo aperto al dialogo e di esempio per tutto il Paese». Dall' inizio del conflitto in Ucraina, inoltre, il Cimea ha già ricevuto 41 richieste di riconoscimento di titoli. Ma il nodo principale rimane quello del lavoro. Grazie al progetto Job Clinic Online di ItaliaHello, vincitore dell' ultimo bando di Otb Foundation (un contributo di 200mila euro), 33 rifugiati hanno trovato un' occupazione negli ultimi 4 mesi. Si tratta di uno strumento digitale innovativo nato per facilitare l' incontro tra domanda e offerta di lavoro e promuovere l' integrazione socio-economica di migranti e stranieri tra i 18 e i 45 anni. Da febbraio ad oggi sono stati inseriti nella piattaforma 314 curricula (25-30 ogni settimana) che sono stati incrociati con gli annunci di lavoro presentati dalle imprese (20 a settimana) e hanno portato a sostenere 94 colloqui, di cui 33 andati a buon fine (il 20% dei beneficiari sono donne). I profughi o richiedenti asilo hanno trovato un posto nella ristorazione (lavapiatti, aiuto cuoco), nel turismo (camerieri d' albergo e receptionist), nello stoccaggio merci (magazzinieri), nella mediazione linguistico-culturale, nell' assistenza familiare e domestica (pulizie, baby-sitter, colf e badanti) e nell' edilizia (operai generici e carpentieri), 41 persone hanno invece frequentato i corsi di formazione professionale e di falegnameria. Organizzati anche 9 seminari formativi incentrati sul miglioramento delle proprie competenze nell' ambito, ad esempio, della stesura del proprio curriculum o della conoscenza del mercato del lavoro in Italia. Makan Keita, 23 anni, arrivato dal Mali quando era un minore non accompagnato racconta: «Mi sono sempre impegnato molto, ho cercato di studiare e imparare la lingua ma purtroppo non ho avuto molta fortuna all' inizio e appena sono uscito dal percorso di accoglienza previsto per i minori, ho affrontato un periodo di grande difficoltà e isolamento, avevo bisogno di trovare un impiego per mantenermi ma anche per sentirmi attivo ». Ora Makan lavora nella cucina di un ristorante e può pagarsi una piccola camera in condivisione: all' inizio viveva in strada. Rasemany, 49 anni, è originario del Burkina Faso: cercava una vita migliore e più sicura. Parla diverse lingue e dialetti locali, il che gli ha permesso di trovare un lavoro, attraverso Job Clinic, come mediatore linguistico-culturale presso la Croce Rossa. «Adesso non solo sono autonomo e non faccio più una vita da clochard - dice - ma svolgo un' attività che mi permette di aiutare tante persone che si trovano nella mia stessa situazione». La sua è una storia di riscatto come quella di Iyobosa Ohenhen, nigeriano: «Dopo aver fatto vari lavori, tra cui il mediatore culturale ho trovato lavoro per un' impresa edile come elettricista-idraulico». I titolari dell' azienda, notando il suo entusiasmo, ne hanno favorito l' aggiornamento professionale: «Ho un buon stipendio e sono molto contento» commenta. L' impresa sta cercando falegnami e Yiobosa ha segnalato l' opportunità attraverso Job Clinic indicando due persone con esperienza in questo lavoro nel loro Paese: ora stanno partecipando a un corso di formazione presso una realtà del network. A breve avranno un colloquio. È la loro chance. RIPRODUZIONE RISERVATA Cimea: nel 2021 sono stati 900 i rifugiati che in Italia hanno ottenuto il riconoscimento del diploma. E con Job Clinic in 33 hanno trovato un' occupazione Iyobosa Ohenhen. (Fulvio Fulvi - Avvenire)

Con Dio e con i migranti: il lavoro di frontiera della Fondazione Ellacuría di Bilbao

19 Giugno 2022 - Bilbao - Ismael ha il tono cadenzato degli abitanti del Reef, terra che ha lasciato nel 2018, poco dopo aver compiuto vent’anni. I suoi occhi, però, non si inumidiscono quando parla del Marocco. A commuoverlo fino alle lacrime è il ricordo dell’anziana signora di Kharkiv che gli è stata accanto negli ultimi quattro anni. «Mi ha salvato due volte. Sono arrivato in Ucraina dal mio Paese senza nulla e lei mi ha aiutato. Quando è scoppiata la guerra mi ha convinto a partire. Non volevo lasciarla. Le ho detto: “Vieni con me”. Mi ha risposto che quella era la sua vita ma io ero giovane e avevo un futuro… La sento tutte le sere al telefono, vorrei poterla rivedere». Ismael fatica a parlare: il racconto si è fatto troppo doloroso. «Vado avanti di fuga in fuga», balbetta. «Prenditi un momento di pausa. Grazie per aver condiviso la tua storia», prova a consolarlo padre Martín Iriberri. Nei lunghi anni di servizio alla Fondazione Ellacuría e ad Alboan, il gesuita ha imparato che, vissuta in solitudine, la sofferenza schiaccia. Da qui la scelta di offrire orecchio, cuore e spalle per condividerla. «Non posso cancellare il loro dolore. Posso solo caricarmene un pezzo sulla schiena», afferma il religioso mentre si divide tra le richieste di Ismail, il nuovo arrivato dopo una gincana tra Slovacchia e Germania, e degli ospiti “storici” Yussef e il quasi omonimo Ismael. Nel quartier generale della Fondazione e dell’Ong di cooperazione internazionale della Compagnia, in un quartiere popolare di Bilbao, il flusso è continuo. Profughi, senzatetto, studenti universitari, famiglie. «Cerchiamo di mettere in relazione gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione. Se sappiamo ascoltare, possiamo trovare il Signore in ogni cosa, come insegnava il nostro fondatore. A cominciare dall’altro. Per questo, la nostra è una spiritualità per la missione. Il discernimento per scoprire la voce di Dio, ci porta verso i fratelli e le sorelle, che sono l’umanità tutta», sottolinea. Uomini da sempre di frontiera, proprio come Ignazio, ora come cinquecento anni fa, i gesuiti continuano a farsi costruttori di ponti tra mondi e realtà. A Bilbao hanno cercato di declinare l’accoglienza in modo innovativo. «Ad ospitare i profughi sono famiglie che frequentano le nostre parrocchie o momenti di spiritualità e le comunità religiose. I corsi di lingua, indispensabili perché possano integrarsi, come quelli professionali, sono, invece, tenuti dagli studenti dell’Università gesuita di Deusto». «Il sabato, dopo la lezione, andavamo a bere qualcosa insieme. Così siamo diventati amici», dice Yussef che, dopo aver imparato lo spagnolo, segue il programma di saldatura della Fondazione. «I muri non sono solo alla frontiera, sono anche all’interno delle nostre società, in cui i migranti sono relegati in bolle. Il primo passo per abbatterli è far entrare in contatto le persone. La conoscenza è il più efficace antidoto ai pregiudizi. Solo quando si parla di esseri umani in carne ed ossa e non più di categorie astratte, si comprende l’assurda crudeltà della discriminazione. I profughi sono uno dei grandi segni di questo tempo. Per questo, sono nel cuore della Compagnia». (Lucia Capuzzi -Avvenire)  

Obolo di San Pietro: crescono le offerte

17 Giugno 2022 -

Roma - L’obolo nell’antica Grecia era un sesto di una dracma, una “monetina”, e anche nel mondo romano e poi nel medio evo ha conservato questo significato, di pochi spiccioli. Quelli che anche le persone umili possono donare, come la vedova del famoso episodio narrato nei vangeli di Marco e Luca. L’Obolo di San Pietro è quindi un’offerta che viene chiesta a tutti i fedeli, ricchi e poveri, «come segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi». In concreto l’Obolo – con cui si intende sia la raccolta di offerte, sia il fondo che con esse viene alimentato – serve a due scopi: a sostenere la complessa “macchina” della Curia romana, da poco riformata da papa Francesco, insieme alle rappresentanze pontificie sparse nel mondo; e a sostenere le opere di carità del Pontefice a favore dei più bisognosi.

Ieri è stato diffuso il bilancio dell’Obolo per quanto riguarda il 2021 e il dato che emerge è che dopo anni di calo delle offerte – dal 2015 al 2020 la diminuzione era stata del 23% – torna il segno positivo. Se nel 2020 la raccolta era stata di 44,1 milioni di euro, nel 2021 è stata di 46,9 milioni. Le spese sostenute dall’Obolo, però, sono state di 65,3 milioni, generando un passivo di 18,4 milioni che è stato coperto dal patrimonio della Santa Sede.

I ricavi sono venuti dalle offerte raccolte in tutte le diocesi del mondo in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, poi da donazioni, lasciti ed eredità, e anche dagli accrediti effettuati attraverso il sito www.obolodisanpietro. va. Da un punto di vista geografico nel 2021 i contributi maggiori sono venuti dagli Stati Uniti (29,3%), seguiti da Italia (11,3%), Germania (5,2%), Corea (3,2%) e Francia (2,7%).

Dei 65,3 milioni spesi 55,5 milioni sono andati ad attività della Santa Sede a servizio della missione apostolica del Papa, mentre 9,8 milioni hanno riguardato 157 progetti di assistenza in 67 Paesi. I continenti che ne hanno tratto beneficio sono stati in ordine Africa (41,8%), America (23,5%), Asia (25,5%), Europa (8.2%) e Oceania (1.0%). Le aree di intervento sono state di tipo sociale – costrurero: zione di scuole, progetti contro la tratta ecc. – e il sostegno alla presenza evangelizzatrice delle Chiese con minor mezzi o anche di quelle più radicate, per esempio con l’edificazione di nuove chiese.

Ma qual è, alla fine, l’entità complessiva dell’Obolo di San Pietro? L’anno scorso il direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione, Andrea

Tornielli, in un’intervista per il portale

Vatican News aveva posto questa domanda al prefetto della Segreteria per l’Economia, il gesuita spagnolo Juan Antonio Guerrero Alves: «Sono state scritte molte cifre, si è parlato di circa 800 milioni di euro? Può dirci quanti soldi ha effettivamente il fondo dell’Obolo?». E così aveva risposto Guer- «Parlare di 800 milioni di euro... mi sembra fantasia! Nei conti che ho visto io, il patrimonio netto di tutti i fondi della Segreteria di Stato negli ultimi dieci anni è sempre stato ben al di sotto di quest’importo. Il fondo Obolo nel 2015 era di 319 milioni di euro. Negli ultimi anni ha speso in media 19 milioni di euro in più di quanto ha incassato. Il fondo Obolo aveva, al 31 dicembre 2020, circa 205 milioni di euro, parte di questi in investimenti poco “liquidi”, compreso il famoso palazzo di Londra. Il fondo Obolo è stato decapitalizzato negli ultimi anni a causa delle spese dei dicasteri della Curia, che hanno avuto bisogno di più di quanto veniva raccolto. È ovvio che non può più essere così». (A.Ga.- Avvenire)

Forlì: aperto in monastero un centro per profughi

17 Giugno 2022 -

Forlì - Sono già una decina - donne e bambini - i profughi ucraini da ieri ospitati nel centro di accoglienza che la diocesi di Forlì-Bertinoro ha realizzato all’interno del monastero del Corpus Domini a Forlì. La struttura è vuota da alcuni mesi dopo la partenza della comunità religiosa femminile che per oltre due secoli e mezzo l’ha abitato. L’antico convento potrà ospitare una parte dei profughi provenienti dal Paese invaso dall’esercito russo. A benedire la struttura ieri mattina è stato il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza.

Unhcr: i profughi ucraini in Europa sono circa 5 milioni

17 Giugno 2022 - Roma - L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha aggiornato il  portale dati  sulla situazione dei rifugiati dall’Ucraina registrando in 4,8 milioni i rifugiati registrati in tutta Europa. L'organismo riporta il numero stimato di singoli rifugiati nei 44 Paesi europei, gli aggiornamenti relativi agli attraversamenti delle frontiere dell’Ucraina dal 24 febbraio 2022, i ritorni verso l’Ucraina e le registrazioni per la protezione temporanea in Europa.

Morire di Speranza: a Milano veglia ecumenica di preghiera in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa

17 Giugno 2022 -

Milano - In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, la Comunità di Sant’Egidio e e Genti di Pace promuovono a Milano "Morire di Speranza", una veglia ecumenica di preghiera per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita nei viaggi della speranza verso l'Europa, "perché la loro memoria non vada perduta. Perché non accada più".

"Hassan, Rania, Salam, il piccolo Ayman ...". Durante la preghiera saranno letti i nomi e le storie di quanti hanno intrapreso questo viaggio e sono morti nel tentativo di raggiungere il nostro continente. Un'invocazione perché nasca una cultura di accoglienza, e cessino le morti nel Mediterraneo.

La preghiera ecumenica "Morire di Speranza" si tiene domenica 19 giugno alle ore 17 presso la chiesa di San Bernardino alle Monache (via Lanzone 13, M2 Sant'Ambrogio). Presiede la preghiera don Mario Antonelli, Vicario Episcopale per l'Educazione e la Celebrazione della Fede; parteciperanno la pastora Cornelia Möller della Chiesa Evangelica Luterana, la pastora Eleonora Natoli della Chiesa Evangelica Valdese, padre Tirayr Hakobyan della Chiesa Apostolica Armena, padre Ambrosij Makar della Chiesa Ortodossa Russa, padre Samuel Aregahegn della Chiesa Copta di Etiopia. Prenderanno parte alla preghiera anche diversi profughi accolti in questi anni a Milano, molti dei quali frequentano le Scuole di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant'Egidio e che ricorderanno i loro compagni morti nei viaggi. Parteciperanno anche i profughi giunti in Italia con il programma dei corridoi umanitari dal Libano, l'Etiopia, la Libia e Lesbo. Si calcola che siano oltre 48.647 persone morte, senza contare i dispersi, dal 1993 a oggi, nel mare Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Un conteggio drammatico, che si è ulteriormente aggravato nell’ultimo anno: sono infatti 5.257 le persone che, da giugno 2021 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra nel tentativo di raggiungere il nostro continente, soprattutto dalla Libia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.

Vangelo Migrante: Santissimo Corpo e Sangue di Cristo | Vangelo (Lc 9,11-17)

16 Giugno 2022 - Né a noi né a Dio è bastato darci solo la sua Parola. L’uomo ha così tanta fame che ha bisogno anche della Sua carne e del Suo sangue. E Dio non ha tenuto per sé né il Suo corpo “prendete e mangiate”; nè il Suo sangue “prendete e bevete”; e nemmeno il Suo futuro: “ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La festa del Corpo e Sangue del Signore, questa domenica è raccontata dal Vangelo attraverso il segno del pane che non finisce. I dodici sono appena tornati dalla missione, Gesù li accoglie e li porta in disparte. Ma la gente di Betsaida li vede, accorre da loro e li stringe in un assedio che Gesù non può e non vuole congedare, diversamente da come i discepoli gli chiedono di fare. Allora è Lui a riprendere la missione dei Dodici: “prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure”. In queste parole c’è tutto l’uomo: creatura che ha bisogno di Dio, di assoluto, di cure … e di pane; c’è tutta la missione di Gesù e della Sua Chiesa: insegnare, guarire, nutrire. E c’è il nome di Dio: Colui che si prende cura di tutti e di ciascuno. Anche di ciascuno di noi, una di quelle cinquemila persone in una sera sospesa, la sera della vita, il tempo in cui si finalizza tutta l’esistenza: “il giorno cominciava a declinare”.  Gli apostoli hanno a cuore la situazione, si preoccupano della gente e di Gesù, ma non hanno soluzioni da offrire: che ognuno si risolva i suoi problemi da solo. Il loro cuore, che pure è buono, non vede oltre l’ognuno per sé, oltre la solitudine. Ma Gesù non li ascolta, Lui non ha mai mandato via nessuno. Vuole fare di quei bisogni e di quel luogo deserto, e di ogni deserto, una casa, dove si condividono pane e sogni. Per questo risponde: “voi stessi date loro da mangiare”. Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani e due pesciolini. Ma a Gesù non interessa la quantità, e passa subito a un’altra logica: sposta l’attenzione da che cosa mangiare a come mangiare: “fateli sedere a gruppi”; come a dire: fate tavolate, create mense comuni, comunità dove ognuno possa ascoltare la fame dell’altro e faccia circolare il pane che avrà fra le mani. Infatti non sarà lui a distribuire, ma i discepoli e, a sua volta, l’intera comunità. Il gioco divino, al quale in quella sera tutti partecipano, non è la moltiplicazione, ma la condivisione. In questo quel pane è una benedizione e non una guerra. Il mistero della Sua presenza reale nel pane Eucaristico, da accogliere ed adorare, non può fare a meno di una mensa dove spezzarlo, condividerlo e distribuirlo. Solo così ci sarà dato di vedere anche i miracoli che fa. Il primo: sazia tutti! Non finisce mai! Il secondo: avanza! Il popolo di Dio li vede e non smette di adorare e ringraziare! (p. Gaetano Saracino)

Il mondo al crocevia si lasci guidare dai rifugiati

16 Giugno 2022 - Roma - Si avvicina il 20 giugno, l’anniversario dell’approvazione nel 1951 della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e, proprio per questo, la giornata che la comunità internazionale ha scelto di dedicare a chi è costretto a migrare dal timore di subire persecuzioni nel proprio Paese d’origine. Le iniziative per celebrarla sono già cominciate ovunque. A Roma, il Centro Astalli ha avviato una riflessione sugli interrogativi e sulle opportunità che queste persone mettono di fronte all’Europa, e l’ha coronata con il dialogo che si è tenuto martedì 14 giugno presso la Pontificia Università Gregoriana. Il messaggio era già nel titolo: “con i rifugiati” – accanto a loro, lì dove il papa, scegliendo il tema per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato celebrata dalla Chiesa il prossimo 25 settembre, ha significativamente collocato il futuro – “ai crocevia della Storia”. In un momento in cui ci sentiamo tutti in bilico su un confine, sull’orlo di crisi – quella climatica, energetica, alimentare e naturalmente quella bellica – che paiono ad un passo dal diventare irrecuperabili. I confini sono i luoghi in cui queste sfide si materializzano: ciò avviene in modo teatrale alla frontiera ucraina, scenario di già oltre cento giorni di una sanguinosissima guerra territoriale, ma avviene a ben vedere lungo ogni confine che divide le nazioni tra di loro e al loro interno. È sui confini che si fanno visibili le profondissime disuguaglianze di risorse, di opportunità, di prospettive di futuro. Per questo, quest’anno in modo speciale, è importante volgere lo sguardo a chi sull’attraversamento del confine ha costruito la propria intera esperienza di vita, a chi ha reso questi crocevia della Storia dei crocevia di esistenza individuale. Ai rifugiati, nell’anno in cui i dieci milioni di ucraini si sono aggiunti ai profughi di altre origini, segnando il massimo storico di cento milioni. Il Centro Astalli restituisce loro voce e la fa risuonare nell’Aula Magna della Gregoriana: voci da Mali, Bielorussia, Congo, Iraq, che raccontano di vite interrotte dall’irruzione della violenza o dalla vendetta di un potere autoritario, sradicate e costrette altrove, alla povertà, allo sfruttamento. Il loro personale crocevia, dicono, è stato l’arrivo in Italia, l’incontro con persone disposte ad aiutarle, l’abbraccio di un sistema che, per quanto imperfetto, le ha fatte sentire per la prima volta rispettate e al sicuro. Le democrazie, ha spiegato la politologa Nadia Urbinati, risolvono la propria contraddizione intrinseca, tra la necessaria limitazione territoriale e l’aspirazione universalistica alla tutela della dignità di ciascuno, proprio aprendo i confini e mettendosi in contatto tra loro: a questo l’Europa ha educato i propri cittadini, ad una concezione del confine che non è barriera ma luogo di incontro. Ma allora perché di recente ha praticato l’opposto? Perché ha prima inaugurato politiche escludenti e poi, pur di non vedere i propri confini trasformarsi in muri, ha cercato di allontanarli da sé, esternalizzando la gestione della migrazione in Turchia e in Libia? Il corso di formazione organizzato dal Centro Astalli in preparazione alla Giornata del rifugiato è stato dedicato all’“Europa ferita”: anch’essa oggi ad un crocevia, tra il volto nuovo mostrato alle famiglie in fuga dall’Ucraina e il pronto riemergere di tendenze che devono tristemente chiamarsi razziste, in quei criteri  per l’applicazione della protezione temporanea che distinguono, come ha ricordato il Direttore di Avvenire Marco Tarquinio, i cittadini ucraini dai profughi della stessa guerra ma di origine straniera. Questa ambiguità non è più accettabile. Al crocevia in cui ci troviamo occorre fare una scelta e aprire gli occhi sulle ingiustizie e sulle odiose disparità. Andare a vedere le regioni della povertà: le periferie delle città e del mondo, come ha proposto mons. Paul Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, o i fronti di guerra. Come ha fatto lui in Ucraina, messaggero della solidarietà della Santa Sede, ma anche promotore del dialogo e garante di un contatto da mantenere vivo, per evitare di distrarsi e di stancarsi. Ne ha riportato la sensazione che l’inverno che ci aspetta non lo dimenticheremo mai. Come prepararci, come rimediare? È ancora possibile evitarlo? Una bella proposta sta nel messaggio lanciato dal Centro Astalli: facciamoci guidare da chi ha già svoltato il crocevia della propria vita, da chi ha vissuto la guerra – generale o personale – e ha maturato un profondissimo, radicale desiderio di pace. “Costruiamo il nostro futuro con i rifugiati”: insieme a loro, seguendoli, varchiamo il confine dal lato giusto, entriamo nel mondo che loro sognavano quando sono partiti, nella dimensione di libertà, diritti e dignità per tutti che chiede anche il Papa, che è l’aspirazione di ogni democrazia e la condizione indefettibile per la pace. (Livia Cefaloni)  

Parte il Master “Diritto delle Migrazioni”

16 Giugno 2022 - Padova - Sono aperte le iscrizioni al Master “Diritto delle Migrazioni”, che prenderà avvio il 14 aprile 2023. Giunto alla tredicesima edizione, il Master forma esperti con capacità teoriche e pratiche necessarie per agire con competenza e professionalità nell’ambito specifico e complesso del diritto delle migrazioni – il cui rilievo è fondamentale e crescente nei settori amministrativo, educativo, sociale, della comunicazione, e nelle stesse professioni giuridiche attraverso l’approfondimento e l’analisi degli strumenti normativi, dottrinali e giurisprudenziali, nonché attraverso l’analisi dei contesti sociali ed economici. Si avvale della collaborazione di organizzazioni internazionali e nazionali come OIM (International Organization for Migration), ICMC (International Catholic Migration Commission) e CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) ed ha il sostegno della Fondazione Migrantes e di altri Enti per formare, aggiornare e approfondire competenze in un settore sempre più decisivo, dando concretezza alla cultura della legalità nelle direttrici di accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Per gli studenti meritevoli, secondo i parametri definiti dal Comitato scientifico, saranno a disposizione 10 Borse di studio.  

Giornata Mondiale del Rifugiato: le iniziative a Trento e Rovereto

16 Giugno 2022 - Trento - L' emergenza ucraina ha riaperto il dibattito sull' accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Secondo l' ultimo aggiornamento di Unhcr Italia, sono 7.363.623 i rifugiati che, dall'Ucraina, hanno attraversato i Paesi vicini in cerca di sicurezza dal 24 febbraio, giorno in cui è scoppiata la guerra, mentre 8 milioni sarebbero gli sfollati interni. Il titolo della Giornata Mondiale del Rifugiato 2022, che siu celebra lunedì 20 giugno, recita "Chiunque, ovunque, sempre". L' Unhcr con questo tema sottolinea la necessità di trattare con dignità le persone costrette a fuggire dai loro luoghi d' origine, chiunque esse siano; che le persone costrette a migrare devono essere accolte da qualsiasi luogo provengano; e, infine, che chiunque scappi dalla guerra deve essere accolto sempre. In Trentino saranno due le giornate di riflessione, approfondimento e dibattito - ma anche teatro, musica e gioco - dedicate alla Giornata Mondiale del Rifugiato 2022, come riferisce "Vita Trentina". Venerdì 17 giugno alle 20.45, al Vigilianum di Trento, un dibattito sul tema della Giornata, "Chiunque, ovunque, sempre". Partecipano Ester Gallo, docente del master Dirpom (Diritto e Politiche delle Migrazioni) dell' Università di Trento e responsabile del progetto Scholars at Risk (Sar), Angelica Villa, project manager e community organiser di Refugees Welcome Italia, e Sara Zanatta della Fondazione Museo Storico del Trentino. Sabato 18 giugno, dalle 16.30, al Parco Color io/Amico, nel quartiere Brione di Rovereto, un pomeriggio di gioco, musica e teatro dedicato al tema delle migrazioni. Si parte con giochi di ruolo, laboratori creativi e manuali, letture animate, pitture e origami a cura delle associazioni. Alle 18.45 ci sarà il saluto delle autorità, mentre alle 19.30 spazio alla performance teatrale "Persona singolare. Chi racconta la mia storia?" di Maura Pettorruso con Stefano Pietro Detassis, Sherif Diallo e Andrea Visibelli. Alle 20 cena conviviale; i partecipanti sono invitati a portare le proprie stoviglie da casa, del cibo e delle bevande da condividere con gli altri. Seguiranno, in conclusione, il concerto di Fela Beat alle 20.45 e il concerto di Nana Motobi & the Abe Pe Show crew alle 21.30. L'iniziativa è promossa, fra gli altri,  dall'Ufficio Migrantes della diocesi di Trento, dal Centro Astalli Trento, dal Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, Atas Onlus, dalla Fondazione Comunità Solidale, Master Dirpom, dal Comune di Rovereto.